LEGGE ELETTORALE

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Re: LEGGE ELETTORALE

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Gustavo Zagrebelsky - “I partiti studiano i sistemi di voto per regolare i conti tra di loro: i cittadini sono trattati come pedine”

E’ così, egregio Prof. Zagrebelsky.

E allora, un poco di coraggio in più e dica, Lei che può, che la democrazia in questo Paese non esiste più.






Politica
sabato 07/10/2017
Legge elettorale, Zagrebelsky: “Non è più dei cittadini, ma dei partiti. Rischiamo l’ennesima riforma incostituzionale”


di Silvia Truzzi | 7 ottobre 2017


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Se questa fosse un’operetta morale, potrebbe intitolarsi Dialogo tra un realista e un utopista. Ma con Gustavo Zagrebelsky stiamo per parlare di temi assai prosaici, e non è il caso di scomodare Leopardi, anche se quel Piangi che ne hai ben donde Italia mia potrebbe fare al caso nostro.
Professore, ha recentemente detto che non ne può più di sentir parlare di legge elettorale. Prima del referendum, aveva detto la stessa cosa delle riforme costituzionali…
È vero. Durante l’ennesimo dibattito alla vigilia del 4 dicembre ricordo che cominciai dicendo: “Non ne posso più”, suscitando un applauso. Evidentemente, gli infiniti discorsi su “le regole” hanno stancato.
La legge elettorale è lo specchio della democrazia. Tra le leggi ordinarie, ha detto Carlo Smuraglia, la più vicina alla Costituzione.
Sì. Dovrebbe essere quella più vicina ai diritti politici dei cittadini. La legge elettorale crea, modella l’elettore, gli dà o gli toglie potere. Dovrebbe essere la sua legge. Invece da anni è trattata come la legge dei partiti. Serve a regolare i conti tra loro, ad accaparrarsi posti. Il risultato delle elezioni interessa meno perché i giochi si vogliono fare prima, con la legge elettorale. Si capisce, allora, l’estrema litigiosità e, al tempo stesso, il fastidio, anzi la nausea, dei cittadini che assistono al gioco dall’esterno.
Non le pare irrealistico che i partiti non pensino ai propri interessi?
Certamente. Quando i partiti scrivono la legge elettorale operano in causa propria e la posta, per loro, è grande.
Quindi li assolviamo?
Non si tratta né di assolverli, né di condannarli. Che ci sia sempre un retro-pensiero è inevitabile. C’è sempre stato. Manca quello che si chiama il “velo dell’ignoranza” circa i propri interessi immediati. Potendo fare calcoli, dell’interesse generale non importa a nessuno. Tutto si risolve in convenienze e compromessi neppure dichiarati alla luce del sole. Ma ci sono i cittadini: per poco che si rendano conto di ciò che accade, si accorgono d’essere trattati come meri strumenti, come pedine della dama. Ecco: non popolo, ma pedine.
È sano fare una legge elettorale alla vigilia delle urne?
Per niente. Si dice sempre che se c’è una legge che dev’essere stabile è quella elettorale, proprio per evitare che si confezionino sistemi ad hoc. Esiste, per questo, un codice di buona condotta del Consiglio d’Europa, datato 2003, citato anche da una sentenza della Corte di Strasburgo, che dice che un anno prima delle elezioni non si devono fare leggi elettorali. Una ovvia regola prudenziale come è questa implica che ci sia qualcuno a vegliare sulla sua applicazione.
Chi dovrebbe essere?
Questo è il punto dolente. Non vedo facili rimedi. Immaginiamo che si approvi una nuova legge elettorale in prossimità del voto e che questa legge sia incostituzionalissima, addirittura per contrasto evidente con i precedenti della Corte costituzionale. Le procedure non consentirebbero di rivolgersi a essa in tempo utile. Si voterebbe con quella legge e le nuove Camere resterebbero in carica tranquillamente, ma incostituzionalmente, in virtù del principio di continuità, già evocato in passato. Non ci si è resi conto per tempo di questa assurdità: la Corte costituzionale ha dato la mano per prima, poi sono venuti i commentatori e i politici eletti che, comprensibilmente, avevano tutto l’interesse a terminare il mandato parlamentare. Con la conseguenza aberrante che le sentenze della Corte non hanno sortito effetto e il gioco può essere ripetuto all’infinito: basta votare la legge quando non è più possibile ricorrere contro i suoi vizi.
E allora?
Oggi è troppo tardi ma, forse, il presidente della Repubblica avrebbe potuto dire per tempo: non promulgherò nessuna legge elettorale nell’ultimo anno prima dello scioglimento delle Camere. Cosicché si andrà a votare con le zoppicanti leggi sortite dalla Consulte: zoppicanti ma certo migliori dei pasticci cui stiamo assistendo.
In 4 anni il tempo c’era…
Ma adesso non c’è più. Dopo la sentenza che ha dichiarato incostituzionale il Porcellum, che secondo la Corte aveva rotto il rapporto di rappresentanza tra eletti ed elettori, ci si sarebbe aspettati che il Parlamento regolarizzasse la situazione.
Si potrebbe obiettare: è passato remoto.
O forse futuro prossimo: corriamo il rischio – fondatissimo – di avere un’altra legge incostituzionale, contro cui non ci sarà il tempo per ricorrere alla Consulta. Quindi potremmo eleggere un’altra volta il Parlamento con una legge illegittima, dovendo poi digerire la beffa di un’eventuale sentenza della Corte che non servirebbe a nulla.
Qui il confine tra perversione democratica ed eversione è labile…
Diciamo così: sarebbe il picco di una scostumatezza costituzionale mai vista prima.
Proporzionale vs maggioritario: lei da che parte sta?
Le maggioranze speciali previste dalla Costituzione valgono a garanzia delle minoranze e sono sensibili al sistema elettorale. I premi elettorali rischiano di vanificare gli intenti dei costituenti. Si potrebbe pensare a una modifica della Costituzione in funzione di garanzia: se si introduce un premio di maggioranza, si adeguino i quorum costituzionali, alzandoli conseguentemente, per impedire ai vincitori di fare quel che vogliono a spese delle minoranze.
Dunque, meglio il proporzionale?
In generale sì: è il sistema più onesto perché riflette perfettamente il principio di rappresentanza elettori-eletti. Non si presta a manipolazioni ma implica che i partiti si assumano responsabilità politiche e siano in grado di fare coalizioni. Oltretutto, maggioritari e premi di maggioranza applicati a sistemi politici frammentati come il nostro, dove il partito più forte è lontanissimo dalla maggioranza assoluta, provocherebbero una distorsione della rappresentanza inaccettabile.
Ma la sera stessa delle elezioni non si saprebbe chi ha “vinto”…
È curioso come questo formuletta, che sentivamo ripetere ogni minuto, sia scomparsa… Oggi tutti stanno pensando a come trafficare la mattina dopo. Nella situazione attuale il maggioritario o il premio indicherebbero un vincitore. Ma subito dopo inizierebbero i guai perché le coalizioni fatte prima servono solo a vincere le elezioni per poi squagliarsi subito dopo. Non abbiamo riprove a sufficienza? Altro che stabilità, altro che “governabilità”! Vogliamo parlare dell’arte del trasformismo? Talora serve al governo a tirare avanti, ma a che prezzo per l’integrità della politica?
In questa legislatura un voltagabbana ogni tre giorni: un’interpretazione piuttosto disinvolta dell’assenza di vincolo di mandato.
A metà dell’Ottocento Walter Bagehot, nel commento alla Costituzione britannica, individuava quattro funzioni del Parlamento: legiferare, rappresentare il meglio della Nazione, controllare il governo e sostenerlo. Sostenere il governo se si è nella sua maggioranza, non sostenerlo se si è all’opposizione. Si potrebbe studiare una riforma dell’articolo 67 della Costituzione che, garantendo la libertà di mandato per tutte le altre funzioni, ponesse limiti e prevedesse sanzioni (decadenza?) quando si ondeggia opportunisticamente sul quarto punto, il trasformismo vero e proprio, magari “incentivato” nel mercato dei voti. Anche qui, abbiamo bisogno di esempi?
A proposito: si aspettava il ritorno di Berlusconi? Come la mettiamo con l’ineleggibilità?
Se la domanda è: “Può un ineleggibile essere a capo di un partito?”, le rispondo: “Quale norma lo vieta?”. Non si può ragionare alla buona e dire “se non è eleggibile, non può essere capo d’un partito che si presenta alle elezioni né comparire nel suo simbolo”. Diremmo che un partito comunista non può mettere la barba di Marx nel suo simbolo perché Marx non è eleggibile?
I principali leader politici non siedono in Parlamento: significa qualche cosa?
È una delle tante conseguenze dell’emarginazione del Parlamento. Siamo a Torino: Cavour dove costruiva la sua politica e faceva i suoi più importanti discorsi? A Palazzo Carignano. De Gasperi, Togliatti, portavano alle Camere i grandi temi della loro politica. La questione della legge elettorale dovrebbe, tra le altre cose, riqualificare la rappresentanza: “Il meglio della Nazione“, dicevamo.
Non ha detto che effetto le fa il ritorno del Cavaliere.
Un capolavoro che ci meritiamo: non siamo in grado di produrre novità politiche.
Renzi era nuovo: è politicamente invecchiato?
La sua retorica è fuori tempo. Il futuro era la sua parola chiave, l’ha divorata e consumata. Alla Leopolda il motto era “Il futuro è ora”: provate a dirlo ai disoccupati, agli occupati precari e sottopagati, a quelli che non si curano perché non hanno soldi…
E la sinistra che impressione le fa?
Dopo il 4 dicembre si è aggrappata all’idea, sensata, di interloquire con i milioni di elettori che allora si sono mobilitati, pur disertando normalmente le urne. “Diamo loro motivo perché ritornino a votare”. Bene. Ma le pare che le cose che accadono possano suscitare speranze ed entusiasmi? Mancano drammaticamente la materia prima e la materia grigia.
Quale potrebbe essere il programma a grandi linee?
Non ci vogliono mille pagine ma nemmeno il poco spazio che abbiamo a disposizione. Però si potrebbero elaborare proposte concrete sugli argomenti più urgenti che conosciamo tutti: lavoro; flussi migratori; cultura e scuola pubblica; diritto alla salute, corruzione, evasione fiscale. Poi c’è un tema fondamentale: l’ambiente, il territorio, il diritto dei cittadini di avere sotto i piedi una terra sana, accessibile, bella. I cittadini di Taranto non devono vivere nel terrore di ammalarsi per l’aria che respirano, si deve abitare in case sicure e non abusive. E se uno vuole andare in spiaggia deve poterlo fare senza pagare. Sono programmi che costano e allora, oltre a dire che cosa si vuol fare, bisogna dire che cosa non si vuol più fare.
Torniamo alla legge elettorale. Gaetano Azzariti ha giustamente sottolineato che in una democrazia parlamentare la legge elettorale non serve a scegliere un governo ma è lo strumento con cui i cittadini eleggono i loro rappresentanti. Una prospettiva completamente scomparsa dal dibattito pubblico.
Sono gli orizzonti divergenti dei sostenitori del proporzionale e dei fautori del maggioritario. Ma i cittadini non vogliono essere considerati pecore dentro il gregge o mucche dentro la mandria. I cittadini sono la forza che dà senso alla politica, ai partiti che esprimono idee e programmi per attuarle. Non si dovrebbe avere la sgradevole sensazione che i giochi siano già fatti, ma si dovrebbe restituire al popolo l’idea di essere parte fattiva del gioco. E perché questo accada la legge elettorale non deve essere solo onesta, ma anche semplice e chiara, il contrario degli arzigogoli ai quali si dedicano gli esperti dei sistemi elettorali (quasi una categoria professionale).
Parliamo del Rosatellum nuova versione?
La legge elettorale deve anche essere “coerente”. Che senso ha dire agli elettori: vi diamo una quota di nominati e una quota libera? Cosa pensa il cittadino del “voto unico” che fa sì che il voto dato al candidato nel collegio uninominale si trasferisca automaticamente alla lista dei candidati nel collegio plurinominale e viceversa? Tutte le volte che logiche alternative s’inseriscono nel meccanismo elettorale, sorgono dubbi sulla onestà della legge.
Con i “nominati” la selezione non la fanno gli elettori.
Gli appuntamenti elettorali sono spesso quelli in cui, all’opposto di quanto teorizzava Bagehot, emerge il peggio della Nazione. Per correre dietro ai consensi che servono per vincere, i partiti non vanno troppo per il sottile. Non fanno differenze tra il voto delle persone oneste, informate e disinteressate e quello delle persone disoneste, disinformate e interessate: anzi, per lo più si coccola la seconda categoria che può offrire pacchetti di voti. In una situazione socialmente decadente, emerge il degrado.
Che fare? Sorteggio?
Lucrezio nel De rerum natura racconta che gli Etiopi conferivano il potere del governo ai più belli: un sistema come un altro, no? Tornando seri, l’elezione non può che rispecchiare il grado o il degrado di elettori, candidati ed eletti, a seconda di chi ha in mano il gioco.
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Re: LEGGE ELETTORALE

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Politica | Di F. Q.


Legge elettorale, ora è rischio fiducia
o canguro per far passare il Rosatellum
Opposizioni: “Boldrini rifiuti forzature”
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Re: LEGGE ELETTORALE

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….I NIPOTI DELLA BALENA BIANCA ALLEVATI NELLA PARROCCHIA DI RIFONDAZIONE COMUNISTA, TORNANO A CASA…






IlFattoQuotidiano.it / Politica

Legge Elettorale, Epifani (Mdp): “Fiducia? Voltafaccia di Gentiloni”. E Migliore (Pd): “Non è grave”
di Manolo Lanaro e Alberto Sofia | 10 ottobre 2017
VIDEO.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10 ... e/3904765/
00:55
02:48
di Manolo Lanaro e Alberto Sofia | 10 ottobre 2017
11
• 349


Più informazioni su: Governo Gentiloni, Guglielmo Epifani, Legge Elettorale, Paolo Gentiloni
“Rosato ha chiesto di mettere lafiducia sulla legge elettorale? Grave, Gentiloni l’aveva escluso. Se cambia idea, è un voltafaccia”. Ad attaccare, dopo la richiesta del capogruppo dem al governo per blindare il Rosatellum bis, è Mdp-Articolo Uno attraverso le parole del deputato Guglielmo Epifani. Al contrario, tra non pochi imbarazzi, è Gennaro Migliore a difendere la richiesta: “Fiducia? Non è grave…“, ha tagliato corto il sottosegretario alla Giustizia.
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Re: LEGGE ELETTORALE

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A quelli di Casa Pound piace l’esibizione muscolare, secondo la tradizione. Gli altri preferiscono agire in modo soft, un po’ per volta, affinché “la rinomata merleria italiana non se ne accorga”





IlFattoQuotidiano.it / Politica


Legge elettorale, Fascistellum: sul Fatto Quotidiano dell’11 ottobre le facce di chi ha voluto la norma incostituzionale


Politica
di F. Q. | 10 ottobre 2017
24
• 5,4 mila


Più informazioni su: Legge Elettorale

Fascistellum. È questo il titolo della prima pagina del Fatto Quotidiano in edicola oggi, mercoledì 11 ottobre. In apertura le facce di Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Silvio Berlusconi, Angelino Alfano, Matteo Salvini e Sergio Mattarella: cioè i “padri” della nuova legge elettorale che il Parlamento si accinge ad approvare con il voto di fiducia. Il Fatto Quotidiano ha lanciato una petizione per chiedere che gli elettori possano scegliere i parlamentari: finora le firme raccolte sono 79mila (clicca qui per firmare).


http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10 ... e/3906095/
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Re: LEGGE ELETTORALE

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LA REPUBBLICA DEI BROCCHI E LA SUA LUNGA AGONIA




Marco Travaglio è corso in Chiesa è si è messo a suonare le campane a morto.

Riuscirà a togliere dal torpore della narcosi profonda in cui si trova prigioniero da anni questo popolo?????????

Anch’io ho firmato questa petizione, anche se sono poco fiducioso dei risultati.






Un altro 4 dicembre

» MARCO TRAVAGLIO

Un governo illegittimo, sostenuto da una maggioranza fittizia figlia di una legge elettorale incostituzionale e spalleggiato da un capo dello Stato eletto da quella falsa maggioranza e già firmatario di una legge elettorale incostituzionale, impone la fiducia a se stesso su una nuova legge elettorale incostituzionale senza averne il potere (la legge non è di iniziativa governativa, ma parlamentare) per impedire al Parlamento di discutere, emendare ed eventualmente bocciare una norma studiata a tavolino da quattro partiti per favorire se stessi e far perdere le elezioni alla prima forza politica del Paese (il M5S) e alla sinistra non allineata, e per consentire a un pugno di capi-partito di nominarsi i due terzi delle prossime Camere, truccando le regole del gioco a pochi mesi dalle urne in barba alla raccomandazione del Consiglio d’Europa del 2003 (citata anche da sentenze della Corte di Strasburgo) di non modificare le leggi elettorali nell’ultimo anno prima delle elezioni.


Stiamo parlando della legge “nostra” per antonomasia: quella che regola il diritto di voto, la sovranità popolare sancita dall’articolo 1 della Carta e ora confiscata dai partiti come “cosa loro”.

I precedenti di un voto di fiducia sulla legge elettorale sono, nell’ultimo secolo, appena tre e tutti poco rassicuranti: il primo sulla legge Acerbo del 1923, che assicurò a Benito Mussolini una maggioranza in Parlamento che non aveva nel Paese; il secondo sulla cosiddetta “legge truffa”del 1953 (un modello di democrazia al confronto degli ultimi obbrobri: assegnava un piccolo premio di governabilità a chi si aggiudicava il 50% dei voti più uno); il terzo nel 2015 sull’Italicum, poi dichiarato incostituzionale dalla Corte.

Infatti ieri è inorridito persino Napolitano, il che è tutto dire.

Nemmeno B. aveva osato tanto nel 2005, quando impose il Porcellum, anche lui alla vigilia del voto.

E dire che la legge Calderoli, portando la firma del ministro delle Riforme, era di iniziativa governativa, così come l’Italicum firmato dieci anni dopo dalla ministra Boschi: dunque in quei casi, per quanto forzata, la fiducia un senso poteva averlo.

Stavolta il governo Gentiloni si era volutamente e dichiaratamente tenuto fuori dalla legge elettorale, infatti il Rosatellum-1, il Tedeschellum e il Rosatellum-2 sono stati tutti di iniziativa parlamentare.

Il Rosatellum prende il nome dal capogruppo del Pd alla Camera, previo accordo con Pd, Ap, FI e Lega: due forze di maggioranza e due di opposizione.

Che c’entra il governo Gentiloni?

E perché mai chi del Rosatellum non condivide il metodo (l’accordo con B. e Salvini) o il merito (coalizioni finte e solubili, nominati à gogo, niente voto disgiunto, 6 pluricandidature) dovrebbe affossare il governo?

E quali cause di forza maggiore giustificano la fiducia per approvarlo in blocco, senza emendamenti né dibattiti, visto che il Parlamento ha il tempo e i numeri per votarlo con le normali procedure?

E che fine hanno fatto i moniti del Quirinale contro gli abusi di fiducia anti-Parlamento?

Dinanzi a questo sterminio della democrazia parlamentare e della legalità costituzionale, ci sarebbe da attendersi una reazione delle istituzioni di garanzia, a cominciare dal presidente della Repubblica, che invece tace e acconsente (a parte i fervorini ai giudici che osano ancora aprire bocca).

E dai presidenti di Camera e Senato, che già avallarono la fiducia all’Italicum, ma che ora – visto quel che stabilì la Consulta – dovrebbero pensarci bene prima di perseverare.

I loro poteri lo sostiene un gruppo di giuristi interpellati da Libertà e Giustizia – consentono di rifiutare la messa in votazione della fiducia.

Se invece ignoreranno un’altra volta la legge dello Stato per piegarsi alla legge del più forte, passeranno alla storia come i complici di una stagione incostituzionale senza fine.

Si leggano il presidente emerito della Consulta Gustavo Zagrebelsky, nell’ultima intervista a Silvia Truzzi sul Fatto:“Immaginiamo che si approvi una nuova legge elettorale in prossimità del voto e che questa legge sia incostituzionalissima, addirittura per contrasto evidente con i precedenti della Corte.

Le procedure non consentirebbero di rivolgersi a essa in tempo utile.

Si voterebbe con quella legge e le nuove Camere resterebbero in carica tranquillamente, ma incostituzionalmente, in virtù del principio di continuità...

I politici eletti avevano tutto l’interesse a terminare il mandato parlamentare.

Con la conseguenza aberrante che le sentenze della Corte non hanno sortito effetto e il gioco può essere ripetuto all’infinito: basta votare la legge quando non è più possibile ricorrere contro i suoi vizi”.

Chiamatelo regime, o fascismo 2.0, o come volete.

Ma una cosa è certa: la democrazia parlamentare è un’altra cosa, anzi è l’opposto.

E pensare che questi impuniti hanno appena approvato la legge Fiano per rivietare il fascismo e magari abbattere qualche obelisco del Duce, salvo poi calcarne le orme con lo stesso Fiano relatore.

Chi condivide la nostra denuncia può fare molto in queste ore decisive.

Aderire sul sito del Fatto all’appello anti-Rosatellum (80 mila firme in 10 giorni).

Tempestare di email e messaggi sui social Laura Boldrini perché blocchi la fiducia e i parlamentari del Pd perché abbiano il coraggio di opporsi.

Scendere in piazza Montecitorio oggi alle 13 con i 5Stelle e poi sempre a Roma in piazza del Pantheon alle 17.30 con Bersani (Mdp), Anna Falcone e le altre sinistre, per dire No alla deriva autoritaria e Sì alla sovranità popolare.

Come al referendum del 4 dicembre 2016: anche un anno fa ci credevano pochi e rassegnati, invece fummo 19.420.271. E stravincemmo.

Dal il Fatto Quotidiano oggi in edicola.
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Re: LEGGE ELETTORALE

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LA REPUBBLICA DEI BROCCHI – LA LUNGA AGONIA

L’ORDINE E’ IMPERATIVO E CATEGORICO: GALLEGGIARE, GALLEGGIARE, GALLEGGIARE.


Legge elettorale, sui nominati l’aula tira dritto
M5s in piazza: “Il vero Parlamento è qui fuori”

Prima fiducia a maggioranza sul Rosatellum, il Pd e pochi altri a favore. Mdp: “Gentiloni perde la faccia”
5Stelle manifestano (diretta) – “I PARLAMENTARI VOGLIAMO SCEGLIERLI NOI” – PETIZIONE, 90MILA FIRME
UncleTom
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Re: LEGGE ELETTORALE

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UncleTom ha scritto:LA REPUBBLICA DEI BROCCHI – LA LUNGA AGONIA

L’ORDINE E’ IMPERATIVO E CATEGORICO: GALLEGGIARE, GALLEGGIARE, GALLEGGIARE.


Legge elettorale, sui nominati l’aula tira dritto
M5s in piazza: “Il vero Parlamento è qui fuori”

Prima fiducia a maggioranza sul Rosatellum, il Pd e pochi altri a favore. Mdp: “Gentiloni perde la faccia”
5Stelle manifestano (diretta) – “I PARLAMENTARI VOGLIAMO SCEGLIERLI NOI” – PETIZIONE, 90MILA FIRME





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Legge elettorale, diretta: primo voto alla Camera, 307 sì. Mdp: “Gentiloni perde faccia”. M5s: “Vero Parlamento è fuori”


Politica


CRONACA ORA PER ORA - In Aula le prime due fiducie sul Rosatellum. Voto finale giovedì. Banchi del Pd e del governo vuoti. In piazza le manifestazioni dei Cinquestelle e della sinistra unita. Di Battista: "Noi non violenti ma anche non coglioni". Bersani: "Il premier ha perso credibilità". No anche dalla Bindi. La Russa: "E' peggio di una porcata: è un porcaio"



di F. Q. | 11 ottobre 2017

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Più informazioni su: Alessandro Di Battista, Legge Elettorale, Pier Luigi Bersani, Riforma Elettorale, Rosatellum



Dentro, il tempio della democrazia, lasciato semi-vuoto soprattutto da chi propone la nuova legge elettorale, alla prima prova (di forza): i sì alla fiducia sono 307, vuol dire che votano il Pd e pochi altri. Fuori, invece, la piazza piena, con centinaia di persone (la polizia dice 1500) che insieme ai deputati M5s gridano “Onestà”, “Vergogna”, fischiano la Boldrini e Mattarella perché hanno permesso la fiducia sul Rosatellum e Napolitano che pure del Rosatellum parla malissimo ma anche Umberto Bossi che passa di lì (qui la diretta tv). Molti parlamentari grillini non partecipano alla discussione sul primo voto di fiducia. Solo Danilo Toninelli, l’assicuratore-carabiniere, l’uomo M5s dei temi costituzionali, insieme a pochi altri colleghi, rientra nell’emiciclo solo per ribadire che questa riforma è una “cloaca”, come già aveva detto con vari sinonimi nei giorni scorsi. Il parlamento, quello vero, è qui fuori. “Io non mi rivolgo a questo Parlamento – grida, come per abitudine – non ha più la dignità di rappresentare i cittadini dopo aver messo la fiducia sulla legge elettorale come fece Mussolini. Siete indegni, io mi rivolgo ai cittadini che stanno qui fuori e che gridano onestà”. Grillo non c’è, ma annunciano la sua presenza per domani, in occasione dell’approvazione definitiva della legge a Montecitorio. Anche lui, dal blog, aveva chiamato la gente in piazza: “Se lasciate che vengano di nuovo cambiate le regole elettorali per far sì che la melma del Paese torni in alto, ancora una volta saranno i vostri figli a farne le spese”. In piazza sono arrivati, il tifo è da stadio: gli attivisti e i simpatizzanti guardano un maxi-schermo con il canale della Camera e esplodono i “buuu” o i boati a seconda di chi sta intervenendo. “Una risposta eccezionale per un evento organizzato in meno di 24 ore” esulta Carlo Sibilia. E sul palco, almeno per ora, le divisioni scompaiono: Di Maio, Di Battista e Fico cantano con la folla l’inno di Mameli, l’unità dei Cinquestelle passa anche dall’unità nazionale. Poco dopo Fico ha frenato i fischi della piazza a Mattarella che però “è gravissimo che stia zitto”. “Noi siamo non violenti ma non siamo coglioni” sintetizza la giornata Di Battista.

Mdp, invece, il movimento degli ex Pd, decide di non manifestare durante le operazioni di voto per la prima fiducia. Ma dopo: si riuniscono al Pantheon e non sono soli. Ci sono Sinistra Italiana, Possibile, Rifondazione Comunista. Gentiloni ha perso credibilità, dice Bersani che avverte che con 308 voti (uno in più della fiducia di oggi) Berlusconi dette le dimissioni nel 2011. “E’ mite ma dipende da Renzi” la butta sul pratico D’Alema. “Il Pd è irresponsabile – dice al Pantheon – Logora la democrazia“. Bersani ci riprova: “Questo è il posto di tutti, vorrei Pisapia e tantissimi altri, vorrei che si avesse più cura della nostra democrazia”. In Aula gli interventi di Alfredo D’Attorre e Nicola Fratoianni si somigliano. Il braccio destro di Bersani dice che “Gentiloni oggi perde anche la faccia, Gentiloni non è presente in Aula perché la faccia non ce la mette in quanto avverte l’imbarazzo e l’incoerenza della sua scelta, e forse sappiamo chi è il mandante neppure troppo occulto di questa gravissima forzatura democratica. Forse l’interesse del segretario del suo partito, caro presidente del Consiglio, è anche farle perdere la faccia”. Paolo stai sereno, insomma, secondo D’Attorre. Fratoianni è quasi sconsolato mentre vede che tra i banchi dei gruppi parlamentari c’è quasi il deserto e tra quelli del governo c’è solo il sottosegretario all’Interno Bocci. Questo non dovrebbe chiamarsi Rosatellum, dice, piuttosto “legge Renzi-Berlusconi“: la fiducia è “l’ennesimo schiaffo alla libertà dei deputati di esprimersi”, “è uno schiaffo alla democrazia, un segno di debolezza, della incapacità di controllare i deputati di maggioranza, uno strumento coercitivo da parte di chi ha allergia rispetto alla libertà”.

Incredibilmente assomiglia a quello che dice l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che annuncia che al Senato interverrà “per mettere in luce l’ambito pesantemente costretto in cui qualsiasi deputato oggi, o senatore domani, può far valere il suo punto di vista e le sue proposte, e contribuire così alla definizione di un provvedimento tra i più significativi e delicati”. Bersani, in un colloquio con il Corriere, in effetti aveva già cambiato passo: non solo “vergogna” e solite accuse di inciucismo a Pd e Forza Italia, a Renzi e Berlusconi. Ma un po’ di più: “Meno male che qualcuno protesta, ma lì fuori c’è di tutto, tranne i liberali. Non ci sono più i liberali in Italia. La borghesia di un tempo, che fine ha fatto? Poi dicono che si è radicalizzato Bersani… Io sono rimasto un liberale”.

Il programma delle 4 votazioni alla Camera
I voti di fiducia saranno tre: uno per l’articolo sul sistema elettorale della Camera, uno per quello del sistema del Senato e un terzo per la delega al governo per la riperimetrazione dei collegi elettorali. Il primo voto di fiducia è in programma alle 15,45, con inizio delle dichiarazioni di voto dalle 13,45. Il risultato si conoscerà intorno alle 17,30. Il secondo voto comincerà con le dichiarazioni in aula alle 19,30 e l’inizio del voto alle 21,30 (risultato intorno alle 23). Domani il terzo voto di fiducia (alle 9 le dichiarazioni, dalle 11 il voto) e poi all’esame degli articoli 4 e 5 del testo (e relativi emendamenti), poi gli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto e il voto finale, l’unico con voto elettronico e per il quale potrà essere chiesto lo scrutinio segreto (è sufficiente la richiesta di almeno 30 deputati).

I numeri della legge in Parlamento
I partiti che sostengono il Rosatellum bis sulla carta hanno numeri “bulgari”: 441 voti alla Camera con cui affrontare l’insidioso voto finale sulla legge. In particolare, il Pd conta 283 deputati (ma 3 hanno detto che non voteranno la legge), Ap ne ha 22, 19 la Lega, 14 Civici ed Innovatori, 50 Forza Italia, 6 le Minoranze linguistiche, 17 Scelta Civica-Ala, 12 Des-Cd, 11 Direzione Italia, 6 l’Udc e 4 il Psi. Il “fronte” del no conta invece su 164 voti: 43 sono di Mdp, 11 di Fdi, 88 di M5s, 17 di Si, 5 di Alternativa libera. Altri deputati del gruppo misto non si sono pronunciati.

L’attenzione è tutta puntata sull’ultimo voto della maratona che si concluderà domani, quello per approvare la legge nel suo complesso: oltre a non essere coperto dalla fiducia (alla Camera il regolamento lo vieta), quasi sicuramente si svolgerà a scrutinio segreto: è quella, dunque, l’occasione in cui i franchi tiratori potrebbero colpire. Conti alla mano, se tutti i deputati parteciperanno al voto finale (tutti tranne la presidente della Camera, che per prassi non vota mai), per affossare la legge bisognerebbe che almeno 127 deputati cambiassero idea e trasformassero i loro sì in altrettanti no.

CRONACA ORA PER ORA

18.04 – Bersani: “307 voti? Con 308 Berlusconi salì al Colle…”
“Io non chiedo nulla, aspetto che qualcuno di Forza Italia faccia notare che con 308 sì Berlusconi salì al Quirinale”. Così Pier Luigi Bersani arrivando a piazza del Pantheon a Roma per la manifestazione contro la fiducia posta dal governo sulla legge elettorale. “Lo ricordi – aggiunge – in qualità di opposizione, se invece è al governo”. Il riferimento è alle dimissioni di Berlusconi nel 2011.

18.01 – Bersani: “Spero in un sussulto del Parlamento”
“Spero in un sussulto del Parlamento nei voti palesi o in quello segreto perché si fermi questo obbrobrio che allarga ancora di più il solco tra politica e cittadini”. Lo dice Pier Luigi Bersani alla manifestazione contro il Rosatellum bis.

17.56 – Bersani: “Gentiloni ha perso credibilità”
“Da Gentiloni non me lo sarei aspettato. Aveva detto che non sarebbe intervenuto. Ha perso credibilità, uno con credibilità avrebbe detto ‘non ci sto'”. Lo afferma Pierluigi Bersani, arrivando al sit-in organizzato dalla sinistra contro la fiducia sul Rosatellum, a Piazza del Pantheon.

17.47 – D’Alema: “Pd irresponsabile, logora la democrazia”
“Con questa legge inaccettabile avremmo un Parlamento di nominati per la seconda volta nella stessa legislatura. Segno dell’irresponsabilità del gruppo dirigente del Pd che logora la democrazia e apre la strada ai populismi”. Così Massimo D’Alema arrivando alla manifestazione del Pantheon organizzata da Mdp.

17.36 – D’Alema: “Gentiloni mite, ma dipende da Renzi”
“Paolo Gentiloni ha mostrato più mitezza del suo predecessore a Palazzo Chigi, tuttavia ha mostrato di dipendere politicamente da Renzi”. Così Massimo D’Alema arrivando al Pantheon.

17.31 – E Di Maio cita Fico: “Chi vuole tutto, perde tutto”
“Tutti stanno provando ad allearsi con un altro ma sono sicuro che li manderete a casa alle prossime politiche”. Così Luigi Di Maio ai manifestanti in piazza Montecitorio. “‘Chi vuole tutto perde tutto’ mi disse Roberto quando misero la fiducia sull’Italicum. Succederà anche questa volta”, aggiunge, citando Fico.

17.29 – Di Maio: “Tre partiti e Alfano d’accordo per sopravvivere”
“Tre partiti più una persona, Alfano, si sono messi d’accordo per sopravvivere al corso della storia”. Così il candidato premier del M5S Luigi Di Maio in piazza a Montecitorio.

17.27 – Di Maio: “Domani veglia per la democrazia”
Una veglia per la democrazia in piazza: l’annuncia dal palco di piazza Montecitorio il canddiato premier M5s Luigi Di Maio. “Oggi avete già raggiunto il primo obiettivo: questa piazza è sulle prime pagine di tutti i siti. Fateci un applauso per come avete risposto in così poco tempo” aggiunge Di Maio che continua: “Il motivo per cui vi abbiamo convocato qui è perché possiate dire ai vostri figli e amici: noi c’eravamo a difendere questa democrazia”.

17.23 – Di Battista: “Mettere la fiducia è come comprarsi l’arbitro”
“Sulla legge elettorale non si può ostacolare il dibattito con la fiducia, è come comprarsi un arbitro di calcio”. Lo dice Alessandro Di Battista alla manifestazione M5S contro il Rosatellum bis.

17.19 – Cuperlo: “Voto sì alla legge, ma la fiducia è un errore”
“Penso che il Parlamento abbia il dovere di dare al paese una nuova legge elettorale. Resto però convinto che lo strumento scelto, il voto di fiducia, rappresenti un errore”. Così Gianni Cuperlo, parlando della legge elettorale in discussione alla Camera. Cuperlo non ha votato la fiducia, ma voterà la riforma.

17.13 – Di Battista: “M5s non violento ma anche non coglione”

“Tutti i partiti miserabili di questi anni si sono occupati solo del movimento del M5s, perché ne hanno paura, e fanno bene: noi siamo non violenti ma non siamo coglioni”. Così il deputato M5s Alessandro Di Battista alla manifestazione di piazza Montecitorio.

17.08 – Fico ferma i fischi della piazza M5s contro Mattarella
Roberto Fico ferma i fischi della piazza contro il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, scattati quando Fico lo nomina per criticare la fiducia alla legge elettorale. “Niente fischi”, ha detto il deputato campano agli attivisti. Il giudizio tuttavia resta: “Sulla legge elettorale per me è gravissimo che si metta la fiducia e Mattarella stia zitto”.

16.27 – Di Maio ai manifestanti: “Siete dalla parte giusta della storia”
“Vi abbiamo chiamato e avete risposto, in meno di 24 ore. Siete dalla parte giusta della storia. Grazie! #PacificamenteInPiazza”. Lo scrive su Fb il candidato premier M5S Luigi Di Maio, postando una foto di piazza Montecitorio gremita per la protesta dei 5 Stelle contro il Rosatellum.

16.20 – La Camera dà l’ok alla fiducia: 307 sì
La Camera conferma la fiducia al governo sul primo articolo della legge elettorale. I voti a favore sono stati 307, 90 i contrari, nove gli astenuti.

15.51 – Al via le votazioni sulla prima fiducia
Al via nell’Aula della Camera la votazione sulla fiducia che il governo ha posto sul primo dei cinque articoli di cui si compone la legge elettorale. La votazione è palese ed avviene per appello nominale: ciascun deputato sfila davanti al banco della presidenza e dichiara ad alta voce il proprio voto.

15.40 – Bini (Pd): “La legge serve al Paese”
Per il Pd è intervenuta la deputata Caterina Bini che ha confermato la fiducia e il voto favorevole alla riforma elettorale. “Non siamo felici di aver posto la fiducia, ma impropria è la regola che impone il voto segreto sulla materia elettorale, e il rischio era che dietro il meccanismo del voto segreto si nascondessero dinamiche legittime che poco hanno a che fare con la coscienza. Le regole comunque lo consentono”. “Ci assumiamo la responsabilità di dire un sì convinto a questo governo e questa legge elettorale, che serve al Paese reale: i giochetti li lasciamo agli altri”, conclude, sottolineando che “sinistra è lavorare per il bene delle persone e non cercare spazi e fare giravolte politiche”.

15.37 – Tifo da stadio nella piazza M5s
Tifo da stadio per le dichiarazioni di voto sulla fiducia al Rosatellum bis durante la manifestazione del M5s a Montecitorio. In piazza c’è un maxischermo sul quale i militanti cinque stelle seguono quello che succede in aula. Il discorso del loro deputato Toninelli viene accompagnato da applausi, gli interventi dei sostenitori del Rosatellum vengono sottolineati da buu e fischi.

15.31 – Toninelli: “Gentiloni passacarte. Parlamento di bugiardi”
“La fiducia viene posta come nel 1923 sulla legge Acerbo e poi sulla legge Truffa. Dov’è quel passacarte di Gentiloni che si deve far chiamare da Rosato per mettere la fiducia? Questo governo e questo Parlamento sono fatti di indegni e di bugiardi. Non avete la dignità di rappresentare gli italiani, non rappresentate quei cittadini che avete zittito con un colpo di mano”. Lo dice nell’Aula della Camera Danilo Toninelli in dichiarazione di voto sulla fiducia sulla legge elettorale.

15.28 – Toninelli (M5s): “Il vero Parlamento è fuori”
“Il vero Parlamento è fuori, questo non ha più dignità” ha detto all’inizio e alla fine del suo intervento Danilo Toninelli, intervenendo al nome del M5s.

15.26 – In piazza insulti M5s contro Bossi: “Hai rubato”
“Traditore”, “ladro”, “hai rubato i soldi dei cittadini”: Umberto Bossi lascia Montecitorio da un stradina laterale al palazzo ma agli attivisti M5s presenti in piazza per manifestare contro il Rosatellum, non sfugge la figura del Senatur. E nella sua direzione iniziano a piovere insulti che lo prendono di mira per la condanna per truffa allo Stato per i rendiconti irregolari.
UncleTom
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Re: LEGGE ELETTORALE

Messaggio da UncleTom »

.......................MAI DIMENTICARE ZAGREBELSKY...................


Zagrebelsky: Legge elettorale non è più dei cittadini, ma dei partiti.
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Re: LEGGE ELETTORALE

Messaggio da UncleTom »

UncleTom ha scritto:.......................MAI DIMENTICARE ZAGREBELSKY...................


Zagrebelsky: Legge elettorale non è più dei cittadini, ma dei partiti.



SMS PER PANCHO, SE PASSA DA QUESTE PARTI


COME POI CONSTATARE ANCHE IN QUESTO ENNESIMO CASO, LA VOLONTA' POPOLARE NON CONTA UN EMERITO caXXo
UncleTom
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Re: LEGGE ELETTORALE

Messaggio da UncleTom »

Legge elettorale, Bersani: “Avete mai sentito opposizione dire ‘comprendiamo’ la fiducia?”. E D’Alema sferza Gentiloni
di Manolo Lanaro | 11 ottobre 2017
VIDEO:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10 ... i/3908371/
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Più informazioni su: Massimo D’Alema, Matteo Renzi, Mdp, Paolo Gentiloni, Pier Luigi Bersani, Rosatellum
“Il primo voto di fiducia è stato di 307 voti a favore. Ricordo che Berlusconi con 307 salì al Colle. Se Forza Italia in qualità di opposizione, se è opposizione, non ricorda questo vuol dire o che è smemorata o che c’è un incoccio in corso. Se è opposizione”. Pierluigi Bersani arrivando in Piazza del Pantheon a Roma per la manifestazione unitaria dei partiti di sinistra contro il Rosatellum Bis, attacca Forza Italia e Partito Democratico. La legge elettorale come prova di un accordo tra le due forze politiche in vista della prossima legislatura? “Basta vedere con chi è stata elaborata e da chi questa legge è sostenuta per capire”. Si aspetta un sussulto dei deputati del Pd nel voto segreto? “Segreto, palese, come vogliono”. Sia Bersani che Massimo D’Alema esprimono duri giudizi contro il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: “Ha perso credibilità mettendo la fiducia sulla legge elettorale”, accusa il primo. “Ha confermato di dipendere politicamente da Renzi”, aggiunge D’Alema
di Manolo Lanaro | 11 ottobre 2017
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