Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto
Autonomia. Zaia costituisce Consulta del Veneto
http://www.quotidianosanita.it/veneto/a ... o_id=55234
un salutone
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Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto
Ci sono un sacco di problemi e in Catalogna (neanche si parla dei baschi) giocano a fare la secessione. Non deve estendersi anche in Italia.
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto
Infatti il rischio c'è anche in Italia di chi parla di eliminare le regioni a statuto speciale ma queste non sono un problema.In Spagna zapatero ha fatto una pessima riforma sull'autonomia catalana che ha dato il pretesto a settori conservatori di cancellare l'autonomia.Zaia?il veneto è una regione come le altre,serve la camera delle regioni con rappresentanza paritetica per regolare la materia del federalismo le regioni non possono fare fai da te e poi dopo gli scandali se si vuole più decentramento il prefetto deve ripulire costantemente le liste a tutti i livelli comuni,città metropolitane,regioni,cioè le istituzioni devono essere presidiate da chi è competente ed ha la fedina penale pulita.Il veneto ha avuto più presidenti di regione implicati in vicende di mala amministrazione
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto
In Veneto gli indipendentisti sono il 5% gli autonomisti il 10% tutto il resto del voto del referendum è voto federalista che non può essere risucchiato dagli autonomisti calcoliamo poi che il 43% degli aventi diritto non si e recato a votare il referendum.La scheda era anche ingannevole perche non citava ne l'autonomia ne il trattenimento dei 9/10 delle entrate fiscali che farebbe saltare l'unità del paese e in Gran Bretagna dire falsità è considerato grave perche secondo locke configurerebbe una violazione dei patti.Secondo me alle esuberanze del Veneto di Zaia si pone un freno con la camera delle regioni a rappresentanza paritetica perche se la rappresentanza fosse proporzionale alla popolazione le regioni più ricche e popolate soffocherebbero quelle più deboli,c'è naturalmente la Valle d'Aosta e il Molise che sono troppo piccole per avere 10 rappresentanti ma andrebbero sempre sovrarappresentate con 4 rappresentanti ciascuna.La rappresentanza paritetica allo stesso tempo permette di dire alle regioni ricche i trasferimenti te li dà ma vanno utilizzati bene.Il nostro sistema istituzionale è fatto di esuberanze da riportare alla normalità.La maggioranza senza check and balance diventerebbe esuberante un primo ministro con la sfiducia costruttiva sarebbe esuberante ,con il presidenzialismo ci sarebbe esuberanza,con il proporzionale candidati che ottengono milioni di voti si sentirebbero esuberanti,una camera delle regioni senza la rappresentanza paritetica porterebbe alcune regioni ad essere esuberanti.L'unica possibilità è il modello westminster
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto
Attenti a non sminuire il voto del referendum in Veneto perché in questo modo si da spazio agli indipendentisti e allora la Catalogna può essere più vicina di quel che credete. Dare un senso diverso a questo voto e' molto pericoloso quindi non possiamo più parlare a vanvera se non si vuol aumentare la contrapposizione nord-sud.
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto
Scomode verità sul referendum per l’autonomia
13.10.17
Paolo Balduzzi
Il 22 ottobre si tengono in Lombardia e Veneto due referendum per “ottenere maggiore autonomia”. Circolano molte inesattezze sui cosiddetti residui fiscali e sulle materie su cui si chiede la competenza. Forse un negoziato avrebbe prodotto più risultati.
La questione dei residui
Si avvicina la data del referendum sull’autonomia in Veneto e Lombardia. L’obiettivo dei proponenti, dando per scontata una vittoria del “sì”, è quello di ottenere una partecipazione al voto molto elevata. Nel tentativo di suscitare tanto l’interesse di chi è favorevole quanto lo sdegno di chi è contrario, si assiste perciò all’ennesima campagna elettorale farcita di esagerazioni e inesattezze.
L’inesattezza maggiore ruota interno ai cosiddetti residui fiscali. Si tratta della differenza tra entrate e spese della pubblica amministrazione riferite a ogni singola regione.
Il calcolo dei residui è molto critico, soprattutto per la componente di spesa regionalizzata. Come considerare infatti la spesa per la difesa nazionale, concentrata prevalentemente nelle sole regioni di confine? O la spesa per tutti gli organi costituzionali, localizzata esclusivamente nel Lazio? È evidente che quelle spese devono essere ricollocate anche rispetto alle altre regioni, utilizzando un criterio discrezionale (per esempio, la dimensione demografica).
Sull’entità dei residui esistono dunque stime molto diverse. Per esempio, Eupolis Lombardia ha pubblicato uno studio in cui confronta le proprie stime (47 miliardi di euro come media nel triennio 2009-2011 per la Lombardia) con quelle di altre ricerche, alcune più ottimistiche e altre meno. Curiosamente, Eupolis viene citata dai proponenti come fonte di un’altra cifra (57 miliardi) la cui precisa origine, tuttavia, rimane ignota. In entrambi i casi si tratta di numeri abbastanza irrealistici: contributi di maggiore rigore scientifico li hanno stimati in circa 30 miliardi. Ma fossero pure 47 o 57 miliardi, il punto è che i residui vengono originati per differenza. È ovvio che se lo stato concederà autonomia a una regione su una quota, a seconda della dimensione delle competenze trasferite, smetterà di spenderli esso stesso sotto forma di spesa regionalizzata: il residuo fiscale rimarrà dunque identico.
Anche sulle materie trasferite si sono sentite molte inesattezze. Innanzitutto, le regioni possono chiedere di ottenere competenza esclusiva in tutte le materie a competenza concorrente (art. 117 terzo comma, Costituzione). Possono anche chiedere competenza esclusiva su alcune materie che la Costituzione attribuisce in maniera esclusiva allo Stato: organizzazione della giustizia di pace; norme generali sull’istruzione; tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali. Quantitativamente, la più rilevante tra tutte è sicuramente l’istruzione, escludendo la sanità che già però occupa in media l’80 per cento dei bilanci regionali.
Cosa farà il governo?
Cosa succederà poi il giorno successivo alla chiusura delle urne? Innanzitutto, la regione avvierà l’iter necessario e previsto dall’articolo 116, vale a dire aprirà ufficialmente il procedimento di richiesta e sentirà gli enti locali. In seguito, avvierà la trattativa con lo stato (il governo). Ora, se la regione avesse a disposizione un criterio tecnico per sostenere la propria richiesta (ad esempio, l’equilibrio di spese e entrate, come era previsto dall’articolo 116 della riforma costituzionale bocciata nel 2016), il governo avrebbe poche armi a disposizione per dire di no o per non procedere (come avvenuto in tutti i tentativi precedenti). Sulla base del semplice risultato di un referendum, invece, il governo avrà certamente più libertà e discrezionalità nel temporeggiare e nell’argomentare contro la sua valenza politica.
Infatti, c’è un pericolo sottovalutato dai proponenti del referendum: che il governo decida di non dare alcun credito alla consultazione per mandare un segnale alle altre regioni. In altri termini, se domani il governo concede maggiore autonomia a Lombardia e Veneto sulla base di un referendum, è lecito aspettarsi che dopodomani anche le altre regioni a statuto ordinario organizzino un’analoga consultazione. Ma è difficile credere che il governo sia disposto a concedere maggiore autonomia a tutte le regioni italiane. Come scoraggiare quindi referendum di questo tipo? Dando poco peso a quelli già svolti.
Ciò non vuol dire che Veneto e Lombardia non otterranno nulla: ma quello che otterranno, se lo otterranno, arriverà sulla base di criteri tecnici e non politici. L’articolo 116 contiene un richiamo ai principi dell’articolo 119. Tra questi, vi è anche quello organizzativo di garantire l’equilibrio tra entrate e spese a seguito della concessione di maggiore autonomia. Certo, è una cosa ben diversa dal criterio selettivo che è rimasto escluso dall’articolo 116; è comunque con molta probabilità l’unico che sarà fatto valere. Ci si sarebbe potuti arrivare direttamente per via negoziale (come sta cercando di fare la regione Emilia-Romagna), senza il rischio di un flop referendario che – quello sì, invece – metterà la parola fine alle velleità di (maggiore) autonomia delle regioni per i prossimi dieci o venti anni. Con buona pace di chi sostiene un referendum a soli fini meramente ed egoisticamente elettorali.
http://www.lavoce.info/archives/49038/l ... autonomia/
"Infatti, c’è un pericolo sottovalutato dai proponenti del referendum: che il governo decida di non dare alcun credito alla consultazione per mandare un segnale alle altre regioni. In altri termini, se domani il governo concede maggiore autonomia a Lombardia e Veneto sulla base di un referendum, è lecito aspettarsi che dopodomani anche le altre regioni a statuto ordinario organizzino un’analoga consultazione. Ma è difficile credere che il governo sia disposto a concedere maggiore autonomia a tutte le regioni italiane. Come scoraggiare quindi referendum di questo tipo? Dando poco peso a quelli già svolti."
Se è questo il problema facciamo una buona volta un vero federa
Isso come esiste in parecchi paesi non solo europei. È difficile far questo o bisogna continuare a fare assistenzialismo perpetuo? Son questi ragionamenti che han fatto si che questo paese diventasse come è ora. L'impossibilità politica con la sua pochezza anch'essa politica e la vera responsabile e non di meno coloro che per anni non han voluto cambiare il solo sistema politico.era forse più comodo così ma questo non poteva durare a lungo senza creare una contrapposizione fra nord e sud. Mi viene spontaneo da pensare che probabilmente era tutto voluto e quindi una formula molto precisa per creare casini.
Attenzione quindi poiché il passo verso uni stabilità politica oltre rigore la pagheremo solo e soltanto noi.
Un salutone
13.10.17
Paolo Balduzzi
Il 22 ottobre si tengono in Lombardia e Veneto due referendum per “ottenere maggiore autonomia”. Circolano molte inesattezze sui cosiddetti residui fiscali e sulle materie su cui si chiede la competenza. Forse un negoziato avrebbe prodotto più risultati.
La questione dei residui
Si avvicina la data del referendum sull’autonomia in Veneto e Lombardia. L’obiettivo dei proponenti, dando per scontata una vittoria del “sì”, è quello di ottenere una partecipazione al voto molto elevata. Nel tentativo di suscitare tanto l’interesse di chi è favorevole quanto lo sdegno di chi è contrario, si assiste perciò all’ennesima campagna elettorale farcita di esagerazioni e inesattezze.
L’inesattezza maggiore ruota interno ai cosiddetti residui fiscali. Si tratta della differenza tra entrate e spese della pubblica amministrazione riferite a ogni singola regione.
Il calcolo dei residui è molto critico, soprattutto per la componente di spesa regionalizzata. Come considerare infatti la spesa per la difesa nazionale, concentrata prevalentemente nelle sole regioni di confine? O la spesa per tutti gli organi costituzionali, localizzata esclusivamente nel Lazio? È evidente che quelle spese devono essere ricollocate anche rispetto alle altre regioni, utilizzando un criterio discrezionale (per esempio, la dimensione demografica).
Sull’entità dei residui esistono dunque stime molto diverse. Per esempio, Eupolis Lombardia ha pubblicato uno studio in cui confronta le proprie stime (47 miliardi di euro come media nel triennio 2009-2011 per la Lombardia) con quelle di altre ricerche, alcune più ottimistiche e altre meno. Curiosamente, Eupolis viene citata dai proponenti come fonte di un’altra cifra (57 miliardi) la cui precisa origine, tuttavia, rimane ignota. In entrambi i casi si tratta di numeri abbastanza irrealistici: contributi di maggiore rigore scientifico li hanno stimati in circa 30 miliardi. Ma fossero pure 47 o 57 miliardi, il punto è che i residui vengono originati per differenza. È ovvio che se lo stato concederà autonomia a una regione su una quota, a seconda della dimensione delle competenze trasferite, smetterà di spenderli esso stesso sotto forma di spesa regionalizzata: il residuo fiscale rimarrà dunque identico.
Anche sulle materie trasferite si sono sentite molte inesattezze. Innanzitutto, le regioni possono chiedere di ottenere competenza esclusiva in tutte le materie a competenza concorrente (art. 117 terzo comma, Costituzione). Possono anche chiedere competenza esclusiva su alcune materie che la Costituzione attribuisce in maniera esclusiva allo Stato: organizzazione della giustizia di pace; norme generali sull’istruzione; tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali. Quantitativamente, la più rilevante tra tutte è sicuramente l’istruzione, escludendo la sanità che già però occupa in media l’80 per cento dei bilanci regionali.
Cosa farà il governo?
Cosa succederà poi il giorno successivo alla chiusura delle urne? Innanzitutto, la regione avvierà l’iter necessario e previsto dall’articolo 116, vale a dire aprirà ufficialmente il procedimento di richiesta e sentirà gli enti locali. In seguito, avvierà la trattativa con lo stato (il governo). Ora, se la regione avesse a disposizione un criterio tecnico per sostenere la propria richiesta (ad esempio, l’equilibrio di spese e entrate, come era previsto dall’articolo 116 della riforma costituzionale bocciata nel 2016), il governo avrebbe poche armi a disposizione per dire di no o per non procedere (come avvenuto in tutti i tentativi precedenti). Sulla base del semplice risultato di un referendum, invece, il governo avrà certamente più libertà e discrezionalità nel temporeggiare e nell’argomentare contro la sua valenza politica.
Infatti, c’è un pericolo sottovalutato dai proponenti del referendum: che il governo decida di non dare alcun credito alla consultazione per mandare un segnale alle altre regioni. In altri termini, se domani il governo concede maggiore autonomia a Lombardia e Veneto sulla base di un referendum, è lecito aspettarsi che dopodomani anche le altre regioni a statuto ordinario organizzino un’analoga consultazione. Ma è difficile credere che il governo sia disposto a concedere maggiore autonomia a tutte le regioni italiane. Come scoraggiare quindi referendum di questo tipo? Dando poco peso a quelli già svolti.
Ciò non vuol dire che Veneto e Lombardia non otterranno nulla: ma quello che otterranno, se lo otterranno, arriverà sulla base di criteri tecnici e non politici. L’articolo 116 contiene un richiamo ai principi dell’articolo 119. Tra questi, vi è anche quello organizzativo di garantire l’equilibrio tra entrate e spese a seguito della concessione di maggiore autonomia. Certo, è una cosa ben diversa dal criterio selettivo che è rimasto escluso dall’articolo 116; è comunque con molta probabilità l’unico che sarà fatto valere. Ci si sarebbe potuti arrivare direttamente per via negoziale (come sta cercando di fare la regione Emilia-Romagna), senza il rischio di un flop referendario che – quello sì, invece – metterà la parola fine alle velleità di (maggiore) autonomia delle regioni per i prossimi dieci o venti anni. Con buona pace di chi sostiene un referendum a soli fini meramente ed egoisticamente elettorali.
http://www.lavoce.info/archives/49038/l ... autonomia/
"Infatti, c’è un pericolo sottovalutato dai proponenti del referendum: che il governo decida di non dare alcun credito alla consultazione per mandare un segnale alle altre regioni. In altri termini, se domani il governo concede maggiore autonomia a Lombardia e Veneto sulla base di un referendum, è lecito aspettarsi che dopodomani anche le altre regioni a statuto ordinario organizzino un’analoga consultazione. Ma è difficile credere che il governo sia disposto a concedere maggiore autonomia a tutte le regioni italiane. Come scoraggiare quindi referendum di questo tipo? Dando poco peso a quelli già svolti."
Se è questo il problema facciamo una buona volta un vero federa
Isso come esiste in parecchi paesi non solo europei. È difficile far questo o bisogna continuare a fare assistenzialismo perpetuo? Son questi ragionamenti che han fatto si che questo paese diventasse come è ora. L'impossibilità politica con la sua pochezza anch'essa politica e la vera responsabile e non di meno coloro che per anni non han voluto cambiare il solo sistema politico.era forse più comodo così ma questo non poteva durare a lungo senza creare una contrapposizione fra nord e sud. Mi viene spontaneo da pensare che probabilmente era tutto voluto e quindi una formula molto precisa per creare casini.
Attenzione quindi poiché il passo verso uni stabilità politica oltre rigore la pagheremo solo e soltanto noi.
Un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto
Io sono d'accordo a decentralizzare di più le competenze perche secondo il dettato costituzionale la Repubblica realizza la sua unità attraverso la diversità attua il più ampio decentramento amministrativo adegua i principi della sua legislazione alle mutate esigenze dell'autonomia,inoltre se per le regioni a statuto speciale è stata prevista una specifica tutela costituzionale un motivo c'è,perche potrebbero essere attaccate.Ma l'attuazione di un maggior federalismo a tutte le regioni ordinarie non può avvenire per strappi perche la materia federale è complessa e delicata dovrebbe prevedere prima una camera delle regioni a rappresentanza paritetica.Per attuare il decentramento bisogna prima partire dal federalismo fiscale secondo il quale le tasse si pagano prima al comune poi alle città metropolitane poi alla regione ed infine allo stato che può redistribuire alle aree più depresse del paese,mantenendo per se il 60% delle entrate fiscali.Le tasse che si pagano a partire dai comuni devono essere sufficenti ad attuare le competenze senza trasferimenti di risorse.Dobbiamo calcolare che nel trasferimento delle competenze gioca molto la funzione unitaria del paese,perche se una legge regionale oppure le competenze comunali e delle città metropolitane sono esercitate contro il principio unitario c'è la regola della supremazia con la quale il parlamento interviene fissando principi validi sù tutta la penisola.Poi naturalmente il trasferimento delle competenze comporta una radiografia sulle liste elettorali dal prefetto affinche quelle funzioni decentrate non diventino un'acquitrino della corruzione
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto
In teoria caro Amico, potrei essere anche d'accordo con te ma son passati oramai 70anni da quello che giustamente proponi e non è successo nulla se non quello di allargare un becero assistenzialismo che ha corroso l'unita' nazionale o cmq la mette in discussione. Che poteva fare Zaia per poter accelerare quanto da te detto? Non sono leghista ma capisco queste ragioni che questo popolo sia destra, centro che sinistra ora chiede con forza. La furbata se così si vuol definire, di Zaia a contrario di Maroni, e' stata quella che è stata quella di vedere la forza che poteva aver dietro e quindi contarci. Lo sapeva di averla contrariamente a Maroni poiche qui rispetto alla Lombardia ci voleva il quorum ed è proprio questo che ha fatto la differenza.lilly ha scritto:Io sono d'accordo a decentralizzare di più le competenze perche secondo il dettato costituzionale la Repubblica realizza la sua unità attraverso la diversità attua il più ampio decentramento amministrativo adegua i principi della sua legislazione alle mutate esigenze dell'autonomia,inoltre se per le regioni a statuto speciale è stata prevista una specifica tutela costituzionale un motivo c'è,perche potrebbero essere attaccate.Ma l'attuazione di un maggior federalismo a tutte le regioni ordinarie non può avvenire per strappi perche la materia federale è complessa e delicata dovrebbe prevedere prima una camera delle regioni a rappresentanza paritetica.Per attuare il decentramento bisogna prima partire dal federalismo fiscale secondo il quale le tasse si pagano prima al comune poi alle città metropolitane poi alla regione ed infine allo stato che può redistribuire alle aree più depresse del paese,mantenendo per se il 60% delle entrate fiscali.Le tasse che si pagano a partire dai comuni devono essere sufficenti ad attuare le competenze senza trasferimenti di risorse.Dobbiamo calcolare che nel trasferimento delle competenze gioca molto la funzione unitaria del paese,perche se una legge regionale oppure le competenze comunali e delle città metropolitane sono esercitate contro il principio unitario c'è la regola della supremazia con la quale il parlamento interviene fissando principi validi sù tutta la penisola.Poi naturalmente il trasferimento delle competenze comporta una radiografia sulle liste elettorali dal prefetto affinche quelle funzioni decentrate non diventino un'acquitrino della corruzione
Continua...
Ah, dimenticavo.... Se un popolo decide di non voler alcun cambiamento in tutto questo tempo che gli si può dire? Sarai mantenuto lo stesso poiche per te esisterà sempre chi penserà per te.
Un salutone
Ultima modifica di pancho il 30/10/2017, 13:00, modificato 1 volta in totale.
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto
Il Veneto caro pancho con l'autonomia non c'entra niente.L'autonomia è stata concessa alle regioni transfrontaliere perche hanno minoranze linguistiche e per ragioni economiche data la loro posizione geografica transfrontaliera.Per ex nel Friuli la benzina costa meno a differenza del resto di Italia altrimenti i friulani andavano a fare benzina ed acquisti in Slovenia dove la benzina costa la metà,poi che bisogna eliminare gli sprechi nelle regioni autonome dove ci sono compensi agli amministratori locali fuori regola è sacrosanto.In merito a Zaia probabile che riceva competenze aggiuntive in base all'art 116 della costituzione,se prima provvedeva lo stato a certe competenze,adesso provvede la regione Veneto ma rimane un federalismo ancora frammentato poco chiaro e incompleto la cui completezza deve realizzarsi nell'unità del paese e nella chiarezza agli occhi dei cittadini
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto
Qui non ci siamo ma non vorrei fosse come di impulso mi succerisce o le mie sinapsi. Penso ma spero proprio non sia una valutazione di convenienza. L'ho dettoooo oramai.
Lo stesso Ivo Diamanti a proposito di questo referendum oggi a QUante Storie sul tre rai conclude dichiarando apertamente se lui abitasse in un paesino ai confini col Friul non si soffermerebbe alla sola protesta visto i privilegi di queste regione . Il problema linguistico non ha niente a che fare con questi referendum.
Detto questo vi invito ad aprire questo link e ...... casomai ne riparliamo:
http://www.repubblica.it/politica/2017/ ... refresh_ce
un salutone
Lo stesso Ivo Diamanti a proposito di questo referendum oggi a QUante Storie sul tre rai conclude dichiarando apertamente se lui abitasse in un paesino ai confini col Friul non si soffermerebbe alla sola protesta visto i privilegi di queste regione . Il problema linguistico non ha niente a che fare con questi referendum.
Detto questo vi invito ad aprire questo link e ...... casomai ne riparliamo:
http://www.repubblica.it/politica/2017/ ... refresh_ce
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