LIBERI E UGUALI

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
iospero
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LIBERI E UGUALI

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Piero Grasso leader della sinistra tra le ovazioni: “Il voto utile è qui. Il Pd offre incarichi, ma i calcoli non sono da me”
Show tra gli applausi del presidente del Senato incoronato guida del nuovo partito unico, Liberi e uguali. “Radicalità e discontinuità, a partire da giustizia sociale. Voto utile? Il vostro”
di F. Q. | 3 dicembre 2017

Tra invitati e delegati ci sono circa 5mila persone. “Voglio chiedere scusa a chi è rimasto fuori da questa sala – dice tradendo un po’ di soddisfazione Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana – Mi rendo conto che abbiamo sbagliato, dovevamo prendere un luogo più grande”. Il primo a parlare tra i leader politici è stato Pippo Civati. “Il nostro progetto – ha detto il leader di Possibile – non è solo mettere insieme la sinistra, che è un’impresa titanica mai riuscita, il nostro progetto è cambiare l’Italia, la sua politica, i suoi rapporti di potere”. E manda l’ultimo avviso a Giuliano Pisapia: “Altri stanno allestendo coalizioni da incubo, in cui c’è dentro tutto: Minniti con Bonino, Merkel con no euro. Noi saremo rigorosi”. “C’era chi diceva ‘mai con Alfano‘, patrimoniale, ius soli. E allora perché poi va con Alfano, con chi non vuole lo ius soli, con chi quando nomini la patrimoniale gli viene un colpo? Il mio appello è: Giuliano, dove campo vai?”.
UncleTom
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Re: LIBERI E UGUALI

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iospero ha scritto:Immagine
Piero Grasso leader della sinistra tra le ovazioni: “Il voto utile è qui. Il Pd offre incarichi, ma i calcoli non sono da me”
Show tra gli applausi del presidente del Senato incoronato guida del nuovo partito unico, Liberi e uguali. “Radicalità e discontinuità, a partire da giustizia sociale. Voto utile? Il vostro”
di F. Q. | 3 dicembre 2017

Tra invitati e delegati ci sono circa 5mila persone. “Voglio chiedere scusa a chi è rimasto fuori da questa sala – dice tradendo un po’ di soddisfazione Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana – Mi rendo conto che abbiamo sbagliato, dovevamo prendere un luogo più grande”. Il primo a parlare tra i leader politici è stato Pippo Civati. “Il nostro progetto – ha detto il leader di Possibile – non è solo mettere insieme la sinistra, che è un’impresa titanica mai riuscita, il nostro progetto è cambiare l’Italia, la sua politica, i suoi rapporti di potere”. E manda l’ultimo avviso a Giuliano Pisapia: “Altri stanno allestendo coalizioni da incubo, in cui c’è dentro tutto: Minniti con Bonino, Merkel con no euro. Noi saremo rigorosi”. “C’era chi diceva ‘mai con Alfano‘, patrimoniale, ius soli. E allora perché poi va con Alfano, con chi non vuole lo ius soli, con chi quando nomini la patrimoniale gli viene un colpo? Il mio appello è: Giuliano, dove campo vai?”.


Nel mezzo di una crisi di sistema di queste dimensioni, non basta indicare:

“Il nostro progetto – ha detto il leader di Possibile – non è solo mettere insieme la sinistra, che è un’impresa titanica mai riuscita, il nostro progetto è cambiare l’Italia, la sua politica, i suoi rapporti di potere”

ma bisogna anche saper indicare “COME”
UncleTom
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Re: LIBERI E UGUALI

Messaggio da UncleTom »

Per la prima volta nella storia repubblicana mi è capitato di leggere, (una cosa abbastanza semplice ed evidente), questo concetto espresso da Salvatore Sechis, all’interno di un’articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano:


Approntare, dichiarare, sbandierare programmi di governo fondati sui diritti costituzionali dei cittadini: dimostrarne la fattibilità giuridica, politica, economica
.


Noi siamo sprofondati in una crisi di sistema, perché la classe politica che mirava solo alla poltrona ed alla sistemazione economica, non ha mai affrontato le campagne elettorali raccontando la verità.

Adesso siamo arrivati ad un punto che agli elettori non si può più nascondere la realtà.

I venditori di pentole bucate del centrodestra, e del centrodestra camuffato, che per convenienza molti chiamano “centrosintra”, continuano con la loro propaganda commerciale.

Per raccattare voti, il profeta di Harcore ha promesso di portare le pensioni minime a 1.000 euro.

Che qualche merlo abbocchi è fuori di dubbio, ma Berlusconi dovrebbe spiegare come.

Salvini attrae con le sue promesse, chi non sopporta di pelle, gli immigrati.

Il suo predecessore trent’anni fa, faceva scrivere sui muri di Milano: “Terun fora dei ball”

Perchè allora si raccattavano voti sul fastidio della presenza dei meridionali.

La sinistra, se vuol ripartire deve indicare percorsi fattibili e concreti, non allinearsi ai venditori di pentole.
lucfig
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Re: LIBERI E UGUALI

Messaggio da lucfig »

Rispondo a Zio Tom con la trascrizione del discorso di Civati.
Ho assistito personalmente all'Assemblea del 3 dicembre e ho notato un cambiamento, forse dovuto alla speranza, ma c'era un sentore di cambiamento, forse perché hanno parlato più la società civile che i politici, forse perché della vecchia guardia non è salito nesuno sul palco eppure erano presenti in aula, forse perché ormai siamo disperati ...


Viva la libertà e viva – soprattutto – l’uguaglianza
4 DICEMBRE 2017

In realtà sono io a dover ringraziare voi, davvero, anche per l’affetto di queste ore. Mio padre (Nda.: On. Civati ieri ha subito il lutto della morte del padre), quando ero ragazzo, votava La Malfa padre. Che a dirlo oggi sembra un po’ come citare Plinio il vecchio, una figura di questo tipo. E però c’è, in questa storia, che dev’essere ricca e plurale. Dobbiamo ricordare da dove veniamo, quali sono i valori della nostra Repubblica.

E poi volevo ringraziare tutte e tutti voi. È stato un percorso lungo, non semplice, non scontato. Volevo ringraziare soprattutto chi lo ha fatto con me, Roberto e Nicola in primo luogo.

Siamo diventati una squadra, siamo diventati un gruppo che lavora insieme, che ha imparato a collaborare. E mi piace immaginare che oltre a libertà e uguaglianza ci sia anche fratellanza, tra noi, un comune sentire.

Il nostro progetto non è solo quello di rimettere insieme la sinistra, che pure è un’impresa titanica, mai riuscita, potremmo dire.
Il nostro progetto è quello di cambiare l’Italia, la sua politica, i rapporti di potere.

Siamo qui per un’Italia più ricca per tutti, per i più piccoli, per le loro scuole, che devono diventare davvero gratuite, per i ragazzi, che devono essere pagati il giusto, per chi innova e chi rischia, per chi vuole provare a fare impresa, non solo per chi l’impresa l’ha ereditata, nell’Italia delle casate prima ancora che delle caste.

Un’Italia vivaio che rimane viva, che fa crescere nazionali di calciatori, capisco il dramma, ma anche di scienziati e di manager e di insegnanti.
Perché non c’è solo il pianto di Buffon. Sono troppi i mondiali a cui non ci siamo qualificati.

Un’Italia più ricca di innovazione e di qualità ambientale, di lavoro verde, di efficienza energetica, di efficienza energetica, di efficienza energetica, lo ripeto che così magari entra nel mainstream, non avendone di energia se non un po’ sporca, ancora fossile e spesso importata da sceicchi e dittatori, di cui faremmo volentieri a meno.

Molti di noi sono qui per via di una promessa tradita, nella legislatura delle promesse tradite. La promessa di dare tutele ai lavoratori precari, che invece hanno perso le poche che avevano.
La promessa, viene un po’ da sorridere, di non avere un uomo solo al comando, non è venuta molto bene. La promessa di un’Italia più giusta.

Sarà una campagna elettorale a chi la spara più grossa, gli altri leader in campo non fanno altro: la prima gallina che canta ha fatto la fake, potremmo dire, perché già ci pare di capire che andrà così. Ecco, noi dobbiamo prenderci un impegno con gli italiani, quello di fare promesse che non verranno più tradite e che saranno banalmente mantenute. Loro preparano nuovi tradimenti, ma noi questa volta li fermeremo.

Gli altri sono tre facce della stessa medaglia, se le medaglie ne avessero tre.
Sono l’uno il Crozza dell’altro. Si imitano, si rincorrono, diventano caricature.
Le cose che Berlusconi promette, Renzi realizza. L’ha detto Renzi.
Di Maio sembra un Salvini di Napoli, ha realizzato il sogno di diffondersi alle pendici del Vesuvio senza nemmeno usare la felpa.

Le ricette economiche e fiscali, ad esempio sulle tasse, sono identiche, si fatica a distinguerle e hanno un unico tratto distintivo: sono tutte a favore dei ricchi.

Aleggia su tutti loro un certo qual senso di disprezzo verso il Parlamento.

Fanno la guerra alle Ong, sgominano pericolose organizzazioni criminali come Msf e Emergency, ossequiano Al-Sisi, partner ineludibile dice il partner ineludibile, consentono bombardamenti con bombe italiane contro le popolazioni civili delle Yemen, finanziano con le nostre tasse le milizie libiche, i trafficanti di uomini, le violenze, gli stupri, le persone ridotte in schiavitù.

Banalizzano l’indignazione con cui Laura Boldrini denuncia lo scandalo della questione maschile, delle violenze, della disparità salariale, del linguaggio volgare e del potere che si impone, con violenza o paternalismo o con tutte e due le cose.

Preferiscono andare a cena con l’amministratore delegato di Amazon che stare al fianco degli operai che scioperano, non è di moda. Se interrogati rispetto ai soprusi, non hanno niente da dire. Sono servi di un sistema e del potere, preoccupati solo di non dare un dispiacere a chi comanda il mondo e comanda anche loro.

Gli italiani non sono colpiti dalla propaganda elettorale di questo o di quello, ma dal fatto che anche chi lavora può rimanere sotto la soglia di povertà, dalla disoccupazione giovanile insieme allo sfruttamento, un’altra parola da ritrovare, che hanno raggiunto livelli e dati inaccettabili, che gridano vendetta. Non è un problema di comunicazione, è un problema politico. Culturale. Economico.

Io vorrei che noi oggi dessimo l’idea di un paese diverso, di una politica diversa. Vi fanno credere che progressività, diritti, garanzie, distribuzione dei redditi e delle ricchezze, laicità, socialismo, siano parole vecchie. E invece sono parole antiche, valori senza i quali nulla ha senso, nulla ha valore. Vecchie sono le ricette dell’individualismo sfrenato del si salvi chi può, della riduzione delle tasse che non è mai per tutti, è solo per chi guadagna di più.

Sono convinto che la maggioranza degli italiani sia già con noi se diciamo che donne e uomini devono guadagnare lo stesso. La maggioranza degli italiani pensa che chi ha di più debba pagare di più. aiutare chi è in difficoltà. Sono pronto a scommettere che la gran parte degli italiani è convinta che debba esserci un salario minimo dignitoso per tutti quelli che lavorano Penso che la maggioranza degli italiani sia d’accordo che la prima voce di bilancio debba essere destinata alla scuola e alla ricerca, senza ulteriori condizioni. Che tutto questo vada detto in un contesto di verità. Perché qualcuno la verità dovrà pur dirla in una politica che tende a farne a meno.

Altri stanno allestendo, con questo sistema elettorale, delle coalizioni da incubo, in cui c’è dentro tutto. Minniti con Bonino, Merkel con NoEuro. Noi facciamo le cose per bene, prendiamo un impegno di farle serie e rigorose. E con chi è più prossimo.

C’era chi aveva detto non ci deve essere Alfano, bisogna fare lo ius soli, bisogna reintrodurre articolo 18, citare di patrimoniale, perché poi va con Alfano e con chi non vuole lo ius soli, non vuole discutere articolo 18 e quando sente la parola patrimoniale chiama i pompieri?
Che se ci pensate è un dilemma tipo Catalano.

E il mio appello è: Giuliano, dove ‘campo’ vai? Dove ‘campo’ vai?

Lo stesso, mi rivolgo ai protagonisti del No al referendum: a ogni angolo si incontrano cose e questioni incostituzionali, c’è molto da fare, insistiamo, facciamolo insieme. Siete i benvenuti e benvenuta è la Costituzione. E noi siamo gente di pianura, che fa le assemblee, nei partiti e nelle associazioni, però a me i Montanari piacciono, e la dico così anche per svelenire un po’ il clima di questi ultimi mesi. Ci hanno dato dei gufi per anni, Falcone è una bella idea, se volesse raggiungere questa nostra assise.

E mi auguro che mentre noi ci troviamo qui, e ringrazio Piero Grasso per essere con noi e per guidarci in questa sfida, in un’altra parte del mondo, magari in più parti nel mondo, ci siano persone che come noi si stiano trovando per fare la stessa cosa. Immaginate un Robert Hope, Nicole Fratoiannì, altri leader, altri soggetti, che si muovono perché sia migliore il nostro paese, e sia meno cattivo questo mondo.

Una grande sinistra, una grande Repubblica,

E fatemelo dire: viva la libertà e viva – soprattutto – l’uguaglianza.

Grazie ancora.
_____________________
«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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iospero
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Re: LIBERI E UGUALI

Messaggio da iospero »

IlFattoQuotidiano.it / BLOG di Francesca Fornario

Liberi e uguali, la sinistra di Grasso e quella che non si rassegna

Ho seguito l’assemblea fondativa di quella che i giornali hanno definito per mesi la “lista unitaria”, anche se non sarà l’unica. Se non siete fan dei King Crimson faticherete a ricordare l’attuale formazione, poiché nei mesi sono stati sostituti diversi componenti: restano Sinistra italiana e Possibile, escono Rifondazione e i civici del Brancaccio riuniti da Tomaso Montanari e Anna Falcone, entrano Movimento democratico e progressista e Piero Grasso, resta in bilico Giuliano Pisapia, impegnato in un progetto solista, che sembrerebbe orientato a decidere con chi schierarsi dopo le elezioni, dato che prima non si sa chi vince.

In platea c’erano 1500 delegati dai territori a votare le proposte dell’assemblea ma non c’era niente da votare: né un programma – se ne parlerà a gennaio – né un nome, né un leader. Non c’erano mozioni, non ci saranno primarie. Roberto Speranza di Mdp, Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, Giuseppe Civati di Possibile hanno dato per scontato che il capo politico del “quarto polo alternativo al Pd” sarà Piero Grasso, che fino a ieri era nel Pd. Grasso, intervenuto in quanto capo politico a chiusura dell’assemblea, ha a sua volta dato per scontato e che il nome della lista sarà “Liberi e Uguali”, declinato al maschile, per una lista di quattro maschi: le delegate – immagino lo scoramento – e i delegati devono averlo intuito incrociando le indiscrezioni dei giornali e lo slogan che Grasso ha scandito per tre volte alla fine del suo intervento.


Speranza, Civati, Fratoianni e Grasso sono entrati nel merito di alcuni specifici provvedimenti da adottare, citandone solamente due: la legge sul fine-vita e lo Ius soli. E nel merito di quelli da abolire, citandone solamente due: gli accordi Italia-Libia e la legge Bossi-Fini, la cui abolizione avevano già promesso nel 2013, quando erano coalizzati in “Italia Bene Comune”.

Nessuno dei quattro ha però citato la legge Fornero, il Fiscal compact, il pareggio di bilancio frettolosamente inserito in Costituzione, l’abolizione della Buona Scuola, dello Sblocca Italia, del Jobs act. Nessuno di questi provvedimenti è stato mai evocato, per l’intera mattinata. Gli interventi hanno seguito la traccia del documento unitario di Mdp, Possibile e Sinistra Italiana che Tomaso Montanari aveva rispedito ai mittenti definendolo “inaccettabile”, incompatibile con gli scopi del Brancaccio, che non si dava l’obiettivo di fare il socialismo ma almeno quello di abolire la legge Fornero.


Per quale motivo i provvedimenti più invisi dei governi Monti e Renzi non sono stati mai evocati dai “Liberi e uguali” che vogliono riconquistare gli elettori delusi? Non lo hanno fatto perché la gran parte dei protagonisti di “Liberi e uguali” hanno votato a favore di quei provvedimenti? A favore del pareggio di bilancio in Costituzione e dell’aumento dell’età pensionabile come Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema o a favore del Jobs act come Speranza?

Probabile, ma non sono sicura che evitare l’argomento, come fanno i fidanzati che tornano insieme dopo un tradimento, sia una buona idea. O ci si pente per gli errori del passato e ci si scusa e si spera che gli elettori siano disposti a perdonare, o si rivendicano quelle scelte come fa Matteo Renzi, puntando però a un elettorato diverso da quello che dal Pd si è sentito tradito o mai rappresentato.


Quel che è mancato negli interventi dal palco è l’ingrediente fondamentale di ogni convincente comizio politico: l’atto d’accusa nei confronti dei responsabili. L’indicazione dei nemici. Per Silvio Berlusconi erano i comunisti, per i 5 Stelle La Casta, per Salvini gli immigrati e la Bce. E per la sinistra? Per i Liberi e Uguali? Non si può far politica senza avversari. Se non si è avversari, si è complici.

Nel racconto dell’Italia impoverita descritta da Grasso, Fratoianni, Speranza e Civati, nessuno dei quattro “Liberi e Uguali” ha indicato i responsabili dello sfruttamento dei lavoratori che andavano evocando. Nessuno si è scagliato contro le politiche neoliberiste che hanno smantellato le tutele dei lavoratori e rafforzato quelle della grande impresa. Nessuno ha promesso battaglia contro chi ha salvato le banche invece delle persone.


Non sono mancati gli applausi della platea, composta in maggioranza da ex Pd, per Piero Grasso che nei modi e nei toni seri e garbati ricorda il Bersani del 2013. Da allora il rapporto di fiducia tra gli elettori e la sinistra si è però ulteriormente incrinato e il conflitto sociale è montato.

L’unica lavoratrice invitata a parlare è stata Laura, operaia Melagatti. Ha raccontato di come i dipendenti della ditta Veronese si siano avvicendati nel laboratorio per tenere vivo il lievito madre e riprendere la produzione nonostante l’azienda sia in concordato e i dipendenti dispensati dal lavoro: “La nostra non è stata una protesta – ha precisato mite – perché a Verona noi non.. beh, non…” e non trovava le parole per dire che a Verona non si usa, non si protesta davanti ai cancelli della fabbrica. Non era un picchetto, il loro era “Diciamo un presidio di resistenza”, ha concluso Laura con gentilezza, ringraziando tutti e ricordando che i lavoratori Melegatti sono ancora a rischio licenziamento.


Non so se a Verona non si usi protestare, so che – anche se sul palco di Liberi e Uguali non è stata invitata – c’è un’Italia in lotta in centinaia di fabbriche, magazzini, scuole e ospedali. So che quei lavoratori, quegli studenti quelle famiglie non si accontenteranno di una sinistra che all’atto fondativo denunci un unico sopruso: quello dei “quattro Fascisti”, come li definisce Grasso, che hanno fatto irruzione a Como.

“C’è un’onda nera che monta nelle periferie delle nostre città”, denuncia correttamente Grasso, ma non sono quattro fascisti che hanno impoverito e vessato milioni di italiani. Quattro fascisti cavalcano strumentalmente la rabbia e la paura come fa Salvini – che non a caso minimizza il gesto violento dei fascisti – ma non sono loro la causa della povertà che in dieci anni è triplicata, dell’esodo di massa dei giovani, della disoccupazione che in dieci anni è raddoppiata, dell’emergenza abitativa, del fatto che più di 11 milioni di italiani rinunciano alle cure mediche perché non hanno i soldi per pagarle.


Non sono quattro fascisti la causa degli esodati, del crollo dei laureati, dello spaventoso divario salariale tra uomini e donne, della mancanza di asili nido e case popolari. L’antifascismo è elemento necessario ma non sufficiente per dirsi e farsi sinistra. Se non ci sarà una sinistra in grado di additare i responsabili dello sfruttamento dell’uomo e delle risorse ambientali, di lottare contro l’austerity imposta dai trattati europei, di fermare la svendita del patrimonio pubblico, di investire nell’emergenza abitativa e nella scuola invece che nelle spese militari e negli F35, di sostenere il reddito dei lavoratori e liberarli dallo sfruttamento delle agenzie interinali, di sollevarli dai turni massacranti accettati in cambio del rinnovo di contratto e dall’auto-sfruttamento delle false partite Iva, se non ci sarà una sinistra in grado di combattere questa battaglia, quei quattro fascisti diventeranno 400mila.

È per questo che si stanno riunendo a migliaia, in tutta Italia, in risposta all’appello dei giovani dell’Ex Ospedale psichiatrico giudiziario – Je so pazzo. Non si riconoscono nella sinistra che non ha nemici e vogliono dare vita a una lista popolare che metta al centro la lotta alle politiche liberiste che hanno impoverito il 99 per cento a vantaggio dell’uno per cento. Hanno abbozzato un programma e si riuniranno ancora a Roma domenica 17, in un luogo da definire, perché le adesioni sono già migliaia e alla prima assemblea, convocata quando era saltata quella del Brancaccio, avevano riempito il Teatro Italia. Hanno aderito Rifondazione, l’Altra Europa, i consiglieri comunali e gli iscritti che in diverse città si sono autosospesi da Sinistra Italiana in polemica con la decisione del partito interrompere il percorso del Brancaccio. Hanno aderito l’Usb, il Partito comunista italiano, i No Tav, decine di collettivi universitari, i centri sociali, vecchi e giovani che non si erano mai visti e che non sapevano di lottare dalla stessa parte, per le stesse cose.


“Pensate che sia una cosa fattibile?!” ho chiesto alla vigilia della prima assemblea, poiché avevano l’aria di non essersi posti la domanda. “Pensiamo che sia una cosa che va fatta”, mi hanno risposto, con l’aria di chi si era posto questa domanda qui. Spesso la sinistra fa le cose sbagliate, ho pensato, perché si fa le domande sbagliate: “Come facciamo a rientrare in Parlamento?”

Ho seguito tutte le assemblee di tutte le sinistre e solo lì mi sono sentita nel posto che troppo spesso, nella vita sono due. Quello dove bisogna stare e quello dove si sta bene. A scuola e a ricreazione, al lavoro e in vacanza. Sono una sentimentale? Sicuro, ma ne faccio una questione politica.

Da donna, ragiono spesso sulla fortuna che mi è toccata in sorte rispetto alle mie sorelle che in passato e ancora oggi in gran parte del mondo, vengono obbligate a sposare l’uomo che le famiglie scelgono per loro. Penso a quante poche di noi hanno avuto la fortuna di conoscere l’amore e viverlo.


“Sono stata innamorata di un solo uomo”, ci raccontava durante un’intervista una mondina che aveva sognato di fare la sarta ed era sposata da sessant’anni: “Avevo quindici anni, lui mi faceva battere il cuore!”

«E Poi?», le ho chiesto. “Poi, ho sposato Giovanni”.

Sono tanti gli elettori di sinistra rassegnati a sposare Giovanni. Soprattutto i più anziani. Lo fanno in buona fede, per difendere il poco che resta. Alla prima generazione che guadagna meno dei padri, la prima senza il posto fisso, senza le ferie, senza la casa e la pensione, a loro che è rimasto poco da difendere e tutto da riconquistare rispetto ai genitori e nonni, tranne il fondamentale diritto a non sposare Giovanni, viene più naturale partire da qui: stare con chi ti fa battere il cuore. Non è fattibile finché non si fa. Con chi è in buona fede, da una parte e dall’altra, ci si ritroverà, perché non si sta insieme nelle liste, si sta insieme nelle battaglie.
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Vero ? forse sì, certe cose non sono state dette, ma ci sono nei programmi di SI ,di Possibile e credo anche del MDP, credo altresì che al momento la cosa più importante fosse l'affermazione unitaria delle tre sigle di sinistra e l'occasione unica di un laeder come Grasso, che non ha alcuna ambizione di essere un uomo solo al comando. Ben venga un'altra lista di sinistra popolare, si potrebbe benissimo fare una coalizione.
UncleTom
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Re: LIBERI E UGUALI

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iospero ha scritto:IlFattoQuotidiano.it / BLOG di Francesca Fornario

Liberi e uguali, la sinistra di Grasso e quella che non si rassegna

Ho seguito l’assemblea fondativa di quella che i giornali hanno definito per mesi la “lista unitaria”, anche se non sarà l’unica. Se non siete fan dei King Crimson faticherete a ricordare l’attuale formazione, poiché nei mesi sono stati sostituti diversi componenti: restano Sinistra italiana e Possibile, escono Rifondazione e i civici del Brancaccio riuniti da Tomaso Montanari e Anna Falcone, entrano Movimento democratico e progressista e Piero Grasso, resta in bilico Giuliano Pisapia, impegnato in un progetto solista, che sembrerebbe orientato a decidere con chi schierarsi dopo le elezioni, dato che prima non si sa chi vince.

In platea c’erano 1500 delegati dai territori a votare le proposte dell’assemblea ma non c’era niente da votare: né un programma – se ne parlerà a gennaio – né un nome, né un leader. Non c’erano mozioni, non ci saranno primarie. Roberto Speranza di Mdp, Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, Giuseppe Civati di Possibile hanno dato per scontato che il capo politico del “quarto polo alternativo al Pd” sarà Piero Grasso, che fino a ieri era nel Pd. Grasso, intervenuto in quanto capo politico a chiusura dell’assemblea, ha a sua volta dato per scontato e che il nome della lista sarà “Liberi e Uguali”, declinato al maschile, per una lista di quattro maschi: le delegate – immagino lo scoramento – e i delegati devono averlo intuito incrociando le indiscrezioni dei giornali e lo slogan che Grasso ha scandito per tre volte alla fine del suo intervento.


Speranza, Civati, Fratoianni e Grasso sono entrati nel merito di alcuni specifici provvedimenti da adottare, citandone solamente due: la legge sul fine-vita e lo Ius soli. E nel merito di quelli da abolire, citandone solamente due: gli accordi Italia-Libia e la legge Bossi-Fini, la cui abolizione avevano già promesso nel 2013, quando erano coalizzati in “Italia Bene Comune”.

Nessuno dei quattro ha però citato la legge Fornero, il Fiscal compact, il pareggio di bilancio frettolosamente inserito in Costituzione, l’abolizione della Buona Scuola, dello Sblocca Italia, del Jobs act. Nessuno di questi provvedimenti è stato mai evocato, per l’intera mattinata. Gli interventi hanno seguito la traccia del documento unitario di Mdp, Possibile e Sinistra Italiana che Tomaso Montanari aveva rispedito ai mittenti definendolo “inaccettabile”, incompatibile con gli scopi del Brancaccio, che non si dava l’obiettivo di fare il socialismo ma almeno quello di abolire la legge Fornero.


Per quale motivo i provvedimenti più invisi dei governi Monti e Renzi non sono stati mai evocati dai “Liberi e uguali” che vogliono riconquistare gli elettori delusi? Non lo hanno fatto perché la gran parte dei protagonisti di “Liberi e uguali” hanno votato a favore di quei provvedimenti? A favore del pareggio di bilancio in Costituzione e dell’aumento dell’età pensionabile come Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema o a favore del Jobs act come Speranza?

Probabile, ma non sono sicura che evitare l’argomento, come fanno i fidanzati che tornano insieme dopo un tradimento, sia una buona idea. O ci si pente per gli errori del passato e ci si scusa e si spera che gli elettori siano disposti a perdonare, o si rivendicano quelle scelte come fa Matteo Renzi, puntando però a un elettorato diverso da quello che dal Pd si è sentito tradito o mai rappresentato.


Quel che è mancato negli interventi dal palco è l’ingrediente fondamentale di ogni convincente comizio politico: l’atto d’accusa nei confronti dei responsabili. L’indicazione dei nemici. Per Silvio Berlusconi erano i comunisti, per i 5 Stelle La Casta, per Salvini gli immigrati e la Bce. E per la sinistra? Per i Liberi e Uguali? Non si può far politica senza avversari. Se non si è avversari, si è complici.

Nel racconto dell’Italia impoverita descritta da Grasso, Fratoianni, Speranza e Civati, nessuno dei quattro “Liberi e Uguali” ha indicato i responsabili dello sfruttamento dei lavoratori che andavano evocando. Nessuno si è scagliato contro le politiche neoliberiste che hanno smantellato le tutele dei lavoratori e rafforzato quelle della grande impresa. Nessuno ha promesso battaglia contro chi ha salvato le banche invece delle persone.


Non sono mancati gli applausi della platea, composta in maggioranza da ex Pd, per Piero Grasso che nei modi e nei toni seri e garbati ricorda il Bersani del 2013. Da allora il rapporto di fiducia tra gli elettori e la sinistra si è però ulteriormente incrinato e il conflitto sociale è montato.

L’unica lavoratrice invitata a parlare è stata Laura, operaia Melagatti. Ha raccontato di come i dipendenti della ditta Veronese si siano avvicendati nel laboratorio per tenere vivo il lievito madre e riprendere la produzione nonostante l’azienda sia in concordato e i dipendenti dispensati dal lavoro: “La nostra non è stata una protesta – ha precisato mite – perché a Verona noi non.. beh, non…” e non trovava le parole per dire che a Verona non si usa, non si protesta davanti ai cancelli della fabbrica. Non era un picchetto, il loro era “Diciamo un presidio di resistenza”, ha concluso Laura con gentilezza, ringraziando tutti e ricordando che i lavoratori Melegatti sono ancora a rischio licenziamento.


Non so se a Verona non si usi protestare, so che – anche se sul palco di Liberi e Uguali non è stata invitata – c’è un’Italia in lotta in centinaia di fabbriche, magazzini, scuole e ospedali. So che quei lavoratori, quegli studenti quelle famiglie non si accontenteranno di una sinistra che all’atto fondativo denunci un unico sopruso: quello dei “quattro Fascisti”, come li definisce Grasso, che hanno fatto irruzione a Como.

“C’è un’onda nera che monta nelle periferie delle nostre città”, denuncia correttamente Grasso, ma non sono quattro fascisti che hanno impoverito e vessato milioni di italiani. Quattro fascisti cavalcano strumentalmente la rabbia e la paura come fa Salvini – che non a caso minimizza il gesto violento dei fascisti – ma non sono loro la causa della povertà che in dieci anni è triplicata, dell’esodo di massa dei giovani, della disoccupazione che in dieci anni è raddoppiata, dell’emergenza abitativa, del fatto che più di 11 milioni di italiani rinunciano alle cure mediche perché non hanno i soldi per pagarle.


Non sono quattro fascisti la causa degli esodati, del crollo dei laureati, dello spaventoso divario salariale tra uomini e donne, della mancanza di asili nido e case popolari. L’antifascismo è elemento necessario ma non sufficiente per dirsi e farsi sinistra. Se non ci sarà una sinistra in grado di additare i responsabili dello sfruttamento dell’uomo e delle risorse ambientali, di lottare contro l’austerity imposta dai trattati europei, di fermare la svendita del patrimonio pubblico, di investire nell’emergenza abitativa e nella scuola invece che nelle spese militari e negli F35, di sostenere il reddito dei lavoratori e liberarli dallo sfruttamento delle agenzie interinali, di sollevarli dai turni massacranti accettati in cambio del rinnovo di contratto e dall’auto-sfruttamento delle false partite Iva, se non ci sarà una sinistra in grado di combattere questa battaglia, quei quattro fascisti diventeranno 400mila.

È per questo che si stanno riunendo a migliaia, in tutta Italia, in risposta all’appello dei giovani dell’Ex Ospedale psichiatrico giudiziario – Je so pazzo. Non si riconoscono nella sinistra che non ha nemici e vogliono dare vita a una lista popolare che metta al centro la lotta alle politiche liberiste che hanno impoverito il 99 per cento a vantaggio dell’uno per cento. Hanno abbozzato un programma e si riuniranno ancora a Roma domenica 17, in un luogo da definire, perché le adesioni sono già migliaia e alla prima assemblea, convocata quando era saltata quella del Brancaccio, avevano riempito il Teatro Italia. Hanno aderito Rifondazione, l’Altra Europa, i consiglieri comunali e gli iscritti che in diverse città si sono autosospesi da Sinistra Italiana in polemica con la decisione del partito interrompere il percorso del Brancaccio. Hanno aderito l’Usb, il Partito comunista italiano, i No Tav, decine di collettivi universitari, i centri sociali, vecchi e giovani che non si erano mai visti e che non sapevano di lottare dalla stessa parte, per le stesse cose.


“Pensate che sia una cosa fattibile?!” ho chiesto alla vigilia della prima assemblea, poiché avevano l’aria di non essersi posti la domanda. “Pensiamo che sia una cosa che va fatta”, mi hanno risposto, con l’aria di chi si era posto questa domanda qui. Spesso la sinistra fa le cose sbagliate, ho pensato, perché si fa le domande sbagliate: “Come facciamo a rientrare in Parlamento?”

Ho seguito tutte le assemblee di tutte le sinistre e solo lì mi sono sentita nel posto che troppo spesso, nella vita sono due. Quello dove bisogna stare e quello dove si sta bene. A scuola e a ricreazione, al lavoro e in vacanza. Sono una sentimentale? Sicuro, ma ne faccio una questione politica.

Da donna, ragiono spesso sulla fortuna che mi è toccata in sorte rispetto alle mie sorelle che in passato e ancora oggi in gran parte del mondo, vengono obbligate a sposare l’uomo che le famiglie scelgono per loro. Penso a quante poche di noi hanno avuto la fortuna di conoscere l’amore e viverlo.


“Sono stata innamorata di un solo uomo”, ci raccontava durante un’intervista una mondina che aveva sognato di fare la sarta ed era sposata da sessant’anni: “Avevo quindici anni, lui mi faceva battere il cuore!”

«E Poi?», le ho chiesto. “Poi, ho sposato Giovanni”.

Sono tanti gli elettori di sinistra rassegnati a sposare Giovanni. Soprattutto i più anziani. Lo fanno in buona fede, per difendere il poco che resta. Alla prima generazione che guadagna meno dei padri, la prima senza il posto fisso, senza le ferie, senza la casa e la pensione, a loro che è rimasto poco da difendere e tutto da riconquistare rispetto ai genitori e nonni, tranne il fondamentale diritto a non sposare Giovanni, viene più naturale partire da qui: stare con chi ti fa battere il cuore. Non è fattibile finché non si fa. Con chi è in buona fede, da una parte e dall’altra, ci si ritroverà, perché non si sta insieme nelle liste, si sta insieme nelle battaglie.
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Vero ? forse sì, certe cose non sono state dette, ma ci sono nei programmi di SI ,di Possibile e credo anche del MDP, credo altresì che al momento la cosa più importante fosse l'affermazione unitaria delle tre sigle di sinistra e l'occasione unica di un laeder come Grasso, che non ha alcuna ambizione di essere un uomo solo al comando. Ben venga un'altra lista di sinistra popolare, si potrebbe benissimo fare una coalizione.



Perché chi fa politica e si dichiara di sinistra, si è dimenticato perché Antonio Gramsci, nel 1924, ha chiamato il giornale da lui fondato, l’Unità?????
lucfig
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Re: LIBERI E UGUALI

Messaggio da lucfig »

iospero ha scritto: Vero ? forse sì, certe cose non sono state dette, ma ci sono nei programmi di SI ,di Possibile e credo anche del MDP, credo altresì che al momento la cosa più importante fosse l'affermazione unitaria delle tre sigle di sinistra e l'occasione unica di un laeder come Grasso, che non ha alcuna ambizione di essere un uomo solo al comando. Ben venga un'altra lista di sinistra popolare, si potrebbe benissimo fare una coalizione.
Non sono d'accordo con questa analisi perché non è così.

Di fatto si è parlato di cambiare le riforme Renzi e di avere una attenzione particolare sul lavoro e sui diritti.

Appena formati noi di Possibile abbiamo messo in campo, follemente, 8 referendum su tutte le riforme di renzi, quindi non puoi dire che in Civati e in molti delegati di quella sala non ci fosse un'intenzione di cambiare "la legge Fornero, il Fiscal compact, il pareggio di bilancio frettolosamente inserito in Costituzione, l’abolizione della Buona Scuola, dello Sblocca Italia, del Jobs act".

L'abbiamo fatto con i fatti anzi con i banchetti ad agosto, rincorrendo le persone persino con i risciò ...

Il problema è un altro.

Diciamolo francamente che il problema è Rifondazione.

Perché Rifondazione ha affondato Montanari e Falcone a Torino ... io c'ero ... e domenica Civati ha mantenuto la porta aperta ad Alleanza Popolare per la Democrazia, perché in fondo vogliamo tutti la stessa cosa.

Non nascondiamoci dietro ad un dito.

Basta giochini ... è ora di alzaci e difendere le nostre idee insieme.
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iospero
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Re: LIBERI E UGUALI

Messaggio da iospero »

lucfig ha scritto:
iospero ha scritto: Vero ? forse sì, certe cose non sono state dette, ma ci sono nei programmi di SI ,di Possibile e credo anche del MDP, credo altresì che al momento la cosa più importante fosse l'affermazione unitaria delle tre sigle di sinistra e l'occasione unica di un laeder come Grasso, che non ha alcuna ambizione di essere un uomo solo al comando. Ben venga un'altra lista di sinistra popolare, si potrebbe benissimo fare una coalizione.
Non sono d'accordo con questa analisi perché non è così.

Di fatto si è parlato di cambiare le riforme Renzi e di avere una attenzione particolare sul lavoro e sui diritti.

Appena formati noi di Possibile abbiamo messo in campo, follemente, 8 referendum su tutte le riforme di renzi, quindi non puoi dire che in Civati e in molti delegati di quella sala non ci fosse un'intenzione di cambiare "la legge Fornero, il Fiscal compact, il pareggio di bilancio frettolosamente inserito in Costituzione, l’abolizione della Buona Scuola, dello Sblocca Italia, del Jobs act".

L'abbiamo fatto con i fatti anzi con i banchetti ad agosto, rincorrendo le persone persino con i risciò ...

Il problema è un altro.

Diciamolo francamente che il problema è Rifondazione.

Perché Rifondazione ha affondato Montanari e Falcone a Torino ... io c'ero ... e domenica Civati ha mantenuto la porta aperta ad Alleanza Popolare per la Democrazia, perché in fondo vogliamo tutti la stessa cosa.

Non nascondiamoci dietro ad un dito.

Basta giochini ... è ora di alzaci e difendere le nostre idee insieme.[/quote

Penso che tu abbia ragione (tu c'eri a Torino) su Rifondazione , resta il fatto, per chi ha visto la diretta o era presente a Roma, che quanto scritto nel Blog di Francesca Fornario corrisponde a verità e ha suscitato diversi malumori specie ad alcuni iscritti di Possibile, SI, Comitati perTsipras. Vedremo a Roma domenica 17 cosa faranno[/b] Personalmente auguro a loro un buon risultato e credo che sarebbe positivo fare con loro una coalizione .
UncleTom
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Re: LIBERI E UGUALI

Messaggio da UncleTom »

…….ANAMNESI DELLA MALATTIA PROFONDA CHE PERSEGUITA DA PIU’ DI UN SECOLO LA SINISTRA ITALIANA




Il punto di vista di Giole Magaldi, che è senza dubbio un progressista, ma che soffre anche lui della malattia infettiva della sinistra.






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Magaldi: l’Italia è salva, grazie a Grasso e ai D’Alema-boys
Scritto il 05/12/17 • nella Categoria: idee Condividi

Sicché sarebbe Pietro Grasso, detto Piero, il formidabile anti-Renzi?

O meglio l’anti-Renzusconi, l’eroe carismatico che si opporrà all’ennesimo inciucio che ci attende?

Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò.

Abbiate fede: prima o poi gli italiani avranno finalmente un Parlamento degno – non ancora nella primavera 2018, però. Parola di Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e promotore del Pdp, Partito Democratico

Progressista, che ancora aspetta di nascere su base popolare, mediante assemblea costituente con libera adesione.

Obiettivo: fare piazza pulita dei personaggi che hanno condannato il paese al declino, e che – lungi dal farsi da parte – animano l’imbarazzante farsa dell’ennesima campagna elettorale inutile.

Nessuno dei tre poli osa raccontare la nuda verità, l’inaccettabile sottomissione ai poteri forti europei che hanno costretto il sistema-Italia a fare harakiri.

Renzi e Berlusconi, in attesa di sedersi allo stesso tavolo, fanno a gara a chi le spara più grosse, in termini di promesse elettorali palesemente impossibili da mantenere, sotto il regime di euro-austerity.

Mentre il grillino Di Maio – altrettanto lontano dalla realtà – fa il turista a Washington, evitando accuratamente la sponda progressista.

E a Roma intanto chi spunta?

Pietro Grasso, il nuovo campione degli indimenticabili Bersani e D’Alema, notoriamente amatissimi dagli italiani.

«C’è da ridere per non piangere, se il rinnovamento deve partire da Grasso», dice Gioele Magaldi a David Gramiccioli di “Colors Radio” all’indomani della convention romana dei fuoriusciti dal Pd renziano, alleati degli ex-Sel e di gruppi ancora più esigui della sinistra, come quello di Civati.

«Già magistrato dignitoso, Grasso è un signore di 72 anni che è stato miracolato da alcune poltrone, come la presidenza del Senato: si è dimesso, tra virgolette, dal Pd, ma non ricordo che si sia erto a difensore della democrazia e dei diritti quando tutti quanti, da destra a sinistra, avallavano il Fiscal Compact varato dal governo Monti, anche con i voti di Bersani, D’Alema, Speranza e compagni, tutti provenienti dalla filiera Pci».

Insiste Magaldi: «L’aver pienamente sottoscritto le peggiori le politiche di rigore è davvero il peccato originale di questa sedicente sinistra italiana».

E aggiunge: «Chi può pensare, davvero, che il rinnovamento del paese possa venire da un personaggio come Grasso?

Non direi che sia stato un presidente del Senato memorabile: e oggi il popolo “de sinistra” dovrebbe entusiasmarsi, plaudire?

Immagino quanta eccitazione e quanti fremiti, alla vista di Grasso che arringa le folle.

C’è davvero da piangere, da singhiozzare».

Per il dopo-elezioni, non c’è bisogno di profezie: sondaggi alla mano, Renzi e il Cavaliere saranno “costretti” a una riedizione del Patto del Nazareno.

Larghe intese, ma dalla vita breve: Magaldi prevede «crisi parlamentari sempre più ravvicinate, nei prossimi tempi, perché la situazione è insostenibile: c’è una decadenza dell’Italia che ormai questa classe dirigente nel suo complesso non è in grado di fronteggiare», men che meno «gli spaventapasseri della convention romana della sinistra, vecchi notabili variamente riciclati, che oggi ci vengono a cantare questa canzone stonata: e sono più aristocratici loro, nei rapporti umani e anche nella visione politica, di altri che vengono collocati a destra».

Magaldi pensa al futuro Pdp e ragiona da allenatore: «Basta con questa finzione, noi lavoriamo per un partito davvero popolare: non ci interessa la rappresentazione populista, demagogica e squinternata che fa del popolo una macchietta, vogliamo una politica finalmente all’altezza dell’Italia, fondata su sovranità, dignità e diritti».

Si tratta di ripartire da zero, per una «credibile rigenerazione politica di un paese malgovernato per 25 anni dai sedicenti centrodestra e centrosinistra».

Il punto si svolta?

Dire no alla truffa del rigore, dogma ideologico imposto dall’élite finanziaria.

E’ la parola d’ordine su cui, promette Magaldi, si costruirà il Pdp, già partire dalla prossima legislatura, parlando anche a parlamentari «disgustati» dello spettacolo in arrivo.
iospero
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Iscritto il: 24/02/2012, 18:16

Re: LIBERI E UGUALI

Messaggio da iospero »

Voci importate dalla Wikipedia italiana,

Gioele Magaldi (Roma, 14 luglio 1971) è uno scrittore italiano.

Gioele Magaldi, fondatore e portavoce del movimento d'opinione nato internamente al Grande Oriente d'Italia, conosciuto come Grande Oriente d'Italia Democratico[1] (semplificato in Grande Oriente Democratico o anche conosciuto con l'acronimo GOD)[2] e fondatore del movimento d' opinione per il rinnovamento della sinistra italiana Democrazia Radical Popolare[3], è uno studioso di eterodossia nello spiritualismo e nelle diverse correnti spirituali ed esoteriche d' Europa.

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