Renzi
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Re: Renzi
17 gen 2018 13:17
IL CAZZONE RESISTE, E SCATTA LA SOTTOSCRIZIONE PER CANDIDARE LUIGI MANCONI IN BERLINGUER. FIRMANO, CALENDA, DACIA MARAINI E CACCIARI. PETIZIONE A FAVORE ANCHE DI MISTER “FRITTURA DI PESCE”
– EPURAZIONE DALLE LISTE PER I NON RENZIANI
– PRIMA DIREZIONE PD SULLE DEROGHE A CHI SFUGGE LE TRE LEGISLATURE
Angela Mauro per www.huffingtonpost.it
Giuliano Da Empoli dentro. Luigi Manconi chissà. Di certo diranno addio alle Camere diversi parlamentari Dem tra i meno renziani o non renziani, quasi fosse una nuova diaspora silenziosa dopo la scissione del febbraio scorso. Fuori per scelta propria Pietro Ichino, Vannino Chiti, Giorgio Tonini, Beppe Fioroni, Massimo Mucchetti oltre a Anna Finocchiaro e Rosi Bindi, che lo hanno annunciato già prima della pausa natalizia. E invece sull'alleanza tra Pd e Ala di Denis Verdini ancora non è detta l'ultima parola, anche se è materia scottante per il Nazareno: dal quartier generale renziano continuano a fioccare dinieghi e silenzi.
Mercoledì alle 18 il segretario Dem Matteo Renzi riunisce la direzione nazionale del partito. Non è ancora quella decisiva sulle candidature per le politiche (c'è tempo fino al 29 gennaio). Ma servirà a stabilire le deroghe per i parlamentari che si ricandideranno pur avendo già maturato i 15 anni in Parlamento, limite previsto dallo Statuto. Anche Manconi è tra coloro che avrebbero bisogno di deroga per correre. E su di lui, simbolo della battaglia sullo ius soli, capofila dello sciopero della fame a staffetta sostenuto da amministratori, società civile e ministri (Delrio) per ottenere la nuova legge sulla cittadinanza (invano), si addensano punti interrogativi.
A sostegno della ricandidatura di Manconi firmano anche il ministro Carlo Calenda e Emanuele Macaluso, sottoscrizioni fresche di oggi che si vanno ad aggiungere ad altri nomi pesanti: i genitori di Giulio Regeni, Ermanno Olmi e Massimo Cacciari, Dacia Maraini e Agnese Moro, il filosofo pur vicino a Renzi Massimo Recalcati, Padre Guido Bertagna e Gianni Amelio, gli scrittori Elena Stancanelli e Nicola Lagioia e tanti altri. Molti sono rappresentanti di aree lontane dal Pd: la ricandidatura di Manconi potrebbe servire a riavvicinarle, potrebbe essere il tentativo di recuperare un pezzo di immagine pubblica dopo il fiasco sullo ius soli. E invece Renzi tentenna.
Di per sé, il segretario non gradisce che le petizioni gli impongano la linea. Anche se c'è da vedere: di petizione a sostegno di una sua corsa elettorale parla anche il campano Franco Alfieri, capo della segreteria del governatore Vincenzo De Luca, ex sindaco di Agropoli noto per "le fritture di pesce" da offrire in campagna elettorale per acchiappare voti, come gli disse in un comizio della campagna referendaria il presidente della Regione Campania, lodandolo per le sue qualità "clientelari". Sarà no anche per Alfieri?
Renzi intanto su Manconi non si scalda. Nessun tweet, nessun incontro per sostenerne la causa, nessuna mossa sullo stile di quelle fatte per Paolo Siani, il fratello di Giancarlo, giornalista ucciso dalla Camorra, in lista Pd in Campania, porta-bandiera della battaglia Dem contro la criminalità organizzata. Sullo ius soli invece nessun simbolo e nessuna battaglia, anche in campagna elettorale. Anzi: a maggior ragione in una campagna elettorale che vede virare a destra la maggior parte delle forze politiche in campo.
Quanto alle altre deroghe, dopo i mugugni nei territori, il segretario ha deciso di restringerle a pochi casi: il premier Paolo Gentiloni e i ministri che ne necessitano (Minniti, Pinotti, per esempio) e pochissimi altri (tra i parlamentari di sicuro ne avranno bisogno Roberto Giachetti, deputato ed ex candidato Pd al Comune di Roma, e l'ambientalista Ermete Realacci). Non ne avrà bisogno Luigi Zanda, capogruppo al Senato che sarà candidato sempre a Palazzo Madama nel collegio 'Roma 1'. Ma molti altri vecchi con alle spalle 15 anni di esperienza in Parlamento, hanno deciso di farsi da parte.
E così non saranno ricandidati il veltroniano Giorgio Tonini, attuale presidente della Commissione Bilancio del Senato. E anche Vannino Chiti, capofila della battaglia contro la legge costituzionale poi bocciata dal referendum 2016, non si ricandida. Stessa scelta per Massimo Mucchetti, ex del Corriere, candidato nelle liste Pd nel 2013 dall'allora segretario Pierluigi Bersani: con Renzi non ha nulla a che spartire. Ma anche Pietro Ichino, giurista e giornalista, una delle personalità inizialmente vicine al segretario toscano, considera terminata la sua esperienza da parlamentare. E non tornano in Parlamento Beppe Fioroni, Rosi Bindi, Anna Finocchiaro.
Nel caso degli ultimi citati, si tratta di personalità che in Parlamento ci hanno trascorso una vita intera o quasi. Dunque avrebbero bisogno delle deroghe. Ma comunque il 'gruppone' di chi si fa fuori da solo è composto da nomi non particolarmente legati a Renzi, anche se si sono collocati in maggioranza Pd al congresso (vedi Tonini, per esempio). E' come se, al termine di una legislatura faticosa anche dal punto di vista dei rapporti con il segretario, in molti abbiano deciso di farsi da parte per non chiedere il favore della deroga, per chiudere un ciclo politico, per alzare bandiera bianca forse rispetto a un Pd profondamente cambiato.
Oltre all'economista Tommaso Nannicini, che mercoledì presenterà in direzione i cento punti del programma Pd, sarà in lista anche Giuliano Da Empoli, intellettuale, personalità del renzismo fin dall'inizio, scrittore che ha accompagnato il segretario in numerose visite istituzional-politiche all'estero, anche quando era premier.
Quanto alle alleanze, ancora il cerchio non si è chiuso intorno al Nazareno. Anzi: i cerchi. Perché oltre all'intesa con i Radicali di Tabacci e Bonino (ancora aperta), oltre a quella (già chiusa) con i Verdi e i Socialisti della lista 'Insieme', non è escluso un accordo con Ala di Denis Verdini. Nonostante le smentite ufficiali del Pd. Lo schema cui i verdiniani stanno lavorando sarebbe quello di resuscitare il vecchio simbolo dei Repubblicani, l'Edera, e candidarsi così, alleandosi poi con i De
Un meccanismo che consentirebbe agli 'eredi' di La Malfa di non raccogliere le firme per correre, permetterebbe a Verdini di candidare i suoi in collegi sicuri in Toscana (tipo l'ex direttore del 'Giornale della Toscana' a Prato), al Pd porterebbe voti sul proporzionale anche nel caso in cui la lista Ala-Pri non raggiungesse il 3 per cento. E' un'offerta che al Pd hanno difficoltà ad accettare pubblicamente e che comunque per ora viene subordinata al fatto che in lista non ci sia Denis, il garante del patto del Nazareno con Berlusconi. Solo così, ragiona una fonte Dem, l'intesa potrebbe risultare meno indigesta all'elettorato democratico. Se pure, chissà.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 165026.htm
IL CAZZONE RESISTE, E SCATTA LA SOTTOSCRIZIONE PER CANDIDARE LUIGI MANCONI IN BERLINGUER. FIRMANO, CALENDA, DACIA MARAINI E CACCIARI. PETIZIONE A FAVORE ANCHE DI MISTER “FRITTURA DI PESCE”
– EPURAZIONE DALLE LISTE PER I NON RENZIANI
– PRIMA DIREZIONE PD SULLE DEROGHE A CHI SFUGGE LE TRE LEGISLATURE
Angela Mauro per www.huffingtonpost.it
Giuliano Da Empoli dentro. Luigi Manconi chissà. Di certo diranno addio alle Camere diversi parlamentari Dem tra i meno renziani o non renziani, quasi fosse una nuova diaspora silenziosa dopo la scissione del febbraio scorso. Fuori per scelta propria Pietro Ichino, Vannino Chiti, Giorgio Tonini, Beppe Fioroni, Massimo Mucchetti oltre a Anna Finocchiaro e Rosi Bindi, che lo hanno annunciato già prima della pausa natalizia. E invece sull'alleanza tra Pd e Ala di Denis Verdini ancora non è detta l'ultima parola, anche se è materia scottante per il Nazareno: dal quartier generale renziano continuano a fioccare dinieghi e silenzi.
Mercoledì alle 18 il segretario Dem Matteo Renzi riunisce la direzione nazionale del partito. Non è ancora quella decisiva sulle candidature per le politiche (c'è tempo fino al 29 gennaio). Ma servirà a stabilire le deroghe per i parlamentari che si ricandideranno pur avendo già maturato i 15 anni in Parlamento, limite previsto dallo Statuto. Anche Manconi è tra coloro che avrebbero bisogno di deroga per correre. E su di lui, simbolo della battaglia sullo ius soli, capofila dello sciopero della fame a staffetta sostenuto da amministratori, società civile e ministri (Delrio) per ottenere la nuova legge sulla cittadinanza (invano), si addensano punti interrogativi.
A sostegno della ricandidatura di Manconi firmano anche il ministro Carlo Calenda e Emanuele Macaluso, sottoscrizioni fresche di oggi che si vanno ad aggiungere ad altri nomi pesanti: i genitori di Giulio Regeni, Ermanno Olmi e Massimo Cacciari, Dacia Maraini e Agnese Moro, il filosofo pur vicino a Renzi Massimo Recalcati, Padre Guido Bertagna e Gianni Amelio, gli scrittori Elena Stancanelli e Nicola Lagioia e tanti altri. Molti sono rappresentanti di aree lontane dal Pd: la ricandidatura di Manconi potrebbe servire a riavvicinarle, potrebbe essere il tentativo di recuperare un pezzo di immagine pubblica dopo il fiasco sullo ius soli. E invece Renzi tentenna.
Di per sé, il segretario non gradisce che le petizioni gli impongano la linea. Anche se c'è da vedere: di petizione a sostegno di una sua corsa elettorale parla anche il campano Franco Alfieri, capo della segreteria del governatore Vincenzo De Luca, ex sindaco di Agropoli noto per "le fritture di pesce" da offrire in campagna elettorale per acchiappare voti, come gli disse in un comizio della campagna referendaria il presidente della Regione Campania, lodandolo per le sue qualità "clientelari". Sarà no anche per Alfieri?
Renzi intanto su Manconi non si scalda. Nessun tweet, nessun incontro per sostenerne la causa, nessuna mossa sullo stile di quelle fatte per Paolo Siani, il fratello di Giancarlo, giornalista ucciso dalla Camorra, in lista Pd in Campania, porta-bandiera della battaglia Dem contro la criminalità organizzata. Sullo ius soli invece nessun simbolo e nessuna battaglia, anche in campagna elettorale. Anzi: a maggior ragione in una campagna elettorale che vede virare a destra la maggior parte delle forze politiche in campo.
Quanto alle altre deroghe, dopo i mugugni nei territori, il segretario ha deciso di restringerle a pochi casi: il premier Paolo Gentiloni e i ministri che ne necessitano (Minniti, Pinotti, per esempio) e pochissimi altri (tra i parlamentari di sicuro ne avranno bisogno Roberto Giachetti, deputato ed ex candidato Pd al Comune di Roma, e l'ambientalista Ermete Realacci). Non ne avrà bisogno Luigi Zanda, capogruppo al Senato che sarà candidato sempre a Palazzo Madama nel collegio 'Roma 1'. Ma molti altri vecchi con alle spalle 15 anni di esperienza in Parlamento, hanno deciso di farsi da parte.
E così non saranno ricandidati il veltroniano Giorgio Tonini, attuale presidente della Commissione Bilancio del Senato. E anche Vannino Chiti, capofila della battaglia contro la legge costituzionale poi bocciata dal referendum 2016, non si ricandida. Stessa scelta per Massimo Mucchetti, ex del Corriere, candidato nelle liste Pd nel 2013 dall'allora segretario Pierluigi Bersani: con Renzi non ha nulla a che spartire. Ma anche Pietro Ichino, giurista e giornalista, una delle personalità inizialmente vicine al segretario toscano, considera terminata la sua esperienza da parlamentare. E non tornano in Parlamento Beppe Fioroni, Rosi Bindi, Anna Finocchiaro.
Nel caso degli ultimi citati, si tratta di personalità che in Parlamento ci hanno trascorso una vita intera o quasi. Dunque avrebbero bisogno delle deroghe. Ma comunque il 'gruppone' di chi si fa fuori da solo è composto da nomi non particolarmente legati a Renzi, anche se si sono collocati in maggioranza Pd al congresso (vedi Tonini, per esempio). E' come se, al termine di una legislatura faticosa anche dal punto di vista dei rapporti con il segretario, in molti abbiano deciso di farsi da parte per non chiedere il favore della deroga, per chiudere un ciclo politico, per alzare bandiera bianca forse rispetto a un Pd profondamente cambiato.
Oltre all'economista Tommaso Nannicini, che mercoledì presenterà in direzione i cento punti del programma Pd, sarà in lista anche Giuliano Da Empoli, intellettuale, personalità del renzismo fin dall'inizio, scrittore che ha accompagnato il segretario in numerose visite istituzional-politiche all'estero, anche quando era premier.
Quanto alle alleanze, ancora il cerchio non si è chiuso intorno al Nazareno. Anzi: i cerchi. Perché oltre all'intesa con i Radicali di Tabacci e Bonino (ancora aperta), oltre a quella (già chiusa) con i Verdi e i Socialisti della lista 'Insieme', non è escluso un accordo con Ala di Denis Verdini. Nonostante le smentite ufficiali del Pd. Lo schema cui i verdiniani stanno lavorando sarebbe quello di resuscitare il vecchio simbolo dei Repubblicani, l'Edera, e candidarsi così, alleandosi poi con i De
Un meccanismo che consentirebbe agli 'eredi' di La Malfa di non raccogliere le firme per correre, permetterebbe a Verdini di candidare i suoi in collegi sicuri in Toscana (tipo l'ex direttore del 'Giornale della Toscana' a Prato), al Pd porterebbe voti sul proporzionale anche nel caso in cui la lista Ala-Pri non raggiungesse il 3 per cento. E' un'offerta che al Pd hanno difficoltà ad accettare pubblicamente e che comunque per ora viene subordinata al fatto che in lista non ci sia Denis, il garante del patto del Nazareno con Berlusconi. Solo così, ragiona una fonte Dem, l'intesa potrebbe risultare meno indigesta all'elettorato democratico. Se pure, chissà.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 165026.htm
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Re: Renzi
............LA GUERRA DELLA FINE DELLA SECONDA REPUBBLICA
Il Fatto Quotidiano di oggi, mette in grande evidenza in un grande riquadro:
NESSUNO LO VUOLE PIU' E FA I CAPRICCI
RENZI E' ULTIMO
E SPARA BALLE
CONTRO IL FATTO
CROLLA NEI SONDAGGI
E INSULTA TRAVAGLIO:
"DISINFORMAZIONE SUI
VACCINI". ECCO LE BUGIE
SUL DECRETO LORENZIN
-D'ESPOSITO E TECCE DA PAG.2.3 E 6
Il Fatto Quotidiano di oggi, mette in grande evidenza in un grande riquadro:
NESSUNO LO VUOLE PIU' E FA I CAPRICCI
RENZI E' ULTIMO
E SPARA BALLE
CONTRO IL FATTO
CROLLA NEI SONDAGGI
E INSULTA TRAVAGLIO:
"DISINFORMAZIONE SUI
VACCINI". ECCO LE BUGIE
SUL DECRETO LORENZIN
-D'ESPOSITO E TECCE DA PAG.2.3 E 6
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Re: Renzi
..............CRONACA DI UN SUICIDIO ANNUNCIATO
25 gen 2018 12:47
“ER MOVIOLA” FA INCAZZARE IL QUIRINALE
- SCENDE IN CAMPO SU ORDINE DI RENZI, ANCHE SE MATTARELLA GLI AVEVA IMPOSTO DI ESSERE SUPER PARTES
– MA OCCHIO ALLE SUE PAROLE: ''QUESTO PD NON FARA' ACCORDI CON BERLUSCONI''. OVVERO: CI SARA’ ANCORA QUESTO PD DOPO IL VOTO? E POI GLI ACCORDI NON SARANNO CON BERLUSCONI, MA CON FORZA ITALIA...
– RENZI INCASSA SOLO ''NO'' DEGLI INDUSTRIALI PER LE CANDIDATURE
– STASERA O DOMANI IL MATCH SULLE LISTE CON FRANCESCHINI
.dagospia.com/rubrica-3/politica/ldquo-er-moviola-rdquo-fa-incazzare-quirinale-scende-campo-165659.htm
25 gen 2018 12:47
“ER MOVIOLA” FA INCAZZARE IL QUIRINALE
- SCENDE IN CAMPO SU ORDINE DI RENZI, ANCHE SE MATTARELLA GLI AVEVA IMPOSTO DI ESSERE SUPER PARTES
– MA OCCHIO ALLE SUE PAROLE: ''QUESTO PD NON FARA' ACCORDI CON BERLUSCONI''. OVVERO: CI SARA’ ANCORA QUESTO PD DOPO IL VOTO? E POI GLI ACCORDI NON SARANNO CON BERLUSCONI, MA CON FORZA ITALIA...
– RENZI INCASSA SOLO ''NO'' DEGLI INDUSTRIALI PER LE CANDIDATURE
– STASERA O DOMANI IL MATCH SULLE LISTE CON FRANCESCHINI
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Re: Renzi
25 gen 2018 11:12
LA BOSCHI “EMIGRA” IN AUSTRIA –
MARIAETRURIA CANDIDATA IN ALTO ADIGE, DOVE IL GOVERNO PD HA GARANTITO FONDI, POTERE POLITICO E LINEE AD ALTA VELOCITA' VERSO LA CAPITALE (INTESA COME INNSBRUCK...)
- A VOTARLA SARANNO GLI AUTONOMISTI CHE PARLANO SOLO TEDESCO: UNA PROVINCIA CHE NON HA FILIALI DELLA BANCA DI PAPA’. LA PIU’ VICINA E’ A 200 KM
-
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 165642.htm
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BOSCHI CAMPIGLIO BOSCHI CAMPIGLIO
Più che blindata è gepanzert. La candidatura di Maria Elena Boschi nel collegio uninominale di Bolzano nelle intenzioni di chi l' ha decisa (Matteo Renzi) è assicurata dal sostegno del Svp. Partito un tempo vicino alla Dc, poi ai democratici e oggi fedelissimo sostenitore del segretario Pd, che ha ricambiato con generose concessioni ai partiti di lingua tedesca dell' Alto Adige. Da un atteggiamento indulgente verso la cancellazione dei nomi italiani di alcune località alla legge elettorale, fino a una linea ferroviaria ad alta velocità tra Bolzano e la Capitale. O meglio, la città che alcuni sud tirolesi considerano tale: Innsbruck.
BOSCHI BOSCHI
Il sottosegretario alla presidenza, insomma, nel Tirolo del sud troverà un' accoglienza calorosa. Difficile dire quanti voti raccoglierà. Sicuramente quelli di chi nella provincia hanno sostenuto la cancellazione dei toponimi italiani dalle mappe dell' Alto Adige. Il governo Monti nel 2012 presentò ricorso contro una legge varata dell' allora governatore Luis Dornwalder perché non rispettava il principio del bilinguismo. Un classico caso di uso politico della lingua, che l' esecutivo Monti cercò di fermare (ora è all' esame della Corte costituzionale).
Luis Dornwalder Luis Dornwalder
Il governo Renzi ha avuto un atteggiamento tutt' altro che ostile alle insegne in solo tedesco. Si disse che era il regalo di Renzi all' Svp per assicurarsi il Sì al referendum. La sfida elettorale è andata male un po' ovunque, a Bolzano vinsero i sì; non bastò. Ma non è mai troppo tardi per mettere a frutto un capitale politico.
I rapporti tra Renzi e l' Svp sono sempre stati ottimi. Sulla legge elettorale il Partito popolare del Sud Tirolo ebbe in realtà da ridire sulle scelte del Pd, tanto da minacciare l' uscita dalla maggioranza. Intervenne lo stesso segretario dem per dire che «sul Trentino Alto Adige, non faremo mai una legge contro Svp o contro gli amici autonomisti» del Trentino «perché ci sono decenni di regole internazionali e nazionali che difendono l' autonomia di quel territorio e che nessuno può mettere in discussione semplicemente per un' esigenza personale dell' onorevole Biancofiore o dell' onorevole Fraccaro. Svp è un punto di riferimento di un pezzo cruciale del nostro territorio e noi non andremo mai contro quella realtà».
BOLZANO BOLZANO
Il problema era sui collegi che, secondo i partiti autonomisti, non garantiva tutti i gruppi linguistici. Soluzione trovata. Talmente gradita che nel collegio altoatesino è finita una candidata italiana doc, la Boschi per l' appunto. Contro la candidata di Forza Italia, che è Michaela Biancofiore.
RENZI CON MOGLIE IN ALTO ADIGE RENZI CON MOGLIE IN ALTO ADIGE
I rapporti tra Alto Adige e politica sono sempre stati complessi. Uno dei terreni di scontro nel passato è stata la scuola e l' università. Negli ultimi anni è cresciuta quella di Bolzano, riuscito esperimento trilingue. In passato il progetto stentò a decollare perché per molti sud tirolesi l' unica università era quella di Innsbruck, se non Vienna.
ALTO ADIGE - CARTELLI STRADALI IN DUE LINGUE ALTO ADIGE - CARTELLI STRADALI IN DUE LINGUE
Oggi è diverso, ma a breve i legami tra Bolzano e la città austriaca saranno rafforzati grazie al corridoio del Brennero. Progetto più vecchio del governo Renzi, ma salutato come una novità importante dal ministro delle Infrastrutture Graziano Del Rio. «Non credo vi siano grandi movimenti quotidiani di persone tra Bolzano e Innsbruck e l' Alta velocità cambierà questa situazione». L' Alto Adige più integrato con l' Austria. Proprio come vogliono i partiti di lingua tedesca.
CARTELLI STRADALI IN ALTO ADIGE CARTELLI STRADALI IN ALTO ADIGE
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VAFFAN-KOONS! - GLI INTELLETTUALI FRANCESI CONTRO LA PROPOSTA...
FLASH - DICONO CHE UNA DELLE VOGLIE DELLA PIU' ATTESA DELLE DAME REALI...
"MENOPAUSA, PIÙ VITA" - UN NUOVO LIBRO RIBALTA LE...
“CAFONA, NON METTERMI LE MANI ADDOSSO” - LITE FURIBONDA...
MARRON(I) GLACÈ PER LA DUCETTO’S FAMILY – L’EX AD...
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ADDIO A NAOMI PARKER. È MORTA A 96 ANNI L'ICONA DEL...
LA BOSCHI “EMIGRA” IN AUSTRIA –
MARIAETRURIA CANDIDATA IN ALTO ADIGE, DOVE IL GOVERNO PD HA GARANTITO FONDI, POTERE POLITICO E LINEE AD ALTA VELOCITA' VERSO LA CAPITALE (INTESA COME INNSBRUCK...)
- A VOTARLA SARANNO GLI AUTONOMISTI CHE PARLANO SOLO TEDESCO: UNA PROVINCIA CHE NON HA FILIALI DELLA BANCA DI PAPA’. LA PIU’ VICINA E’ A 200 KM
-
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 165642.htm
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Antonio Signorini per il Giornale
BOSCHI CAMPIGLIO BOSCHI CAMPIGLIO
Più che blindata è gepanzert. La candidatura di Maria Elena Boschi nel collegio uninominale di Bolzano nelle intenzioni di chi l' ha decisa (Matteo Renzi) è assicurata dal sostegno del Svp. Partito un tempo vicino alla Dc, poi ai democratici e oggi fedelissimo sostenitore del segretario Pd, che ha ricambiato con generose concessioni ai partiti di lingua tedesca dell' Alto Adige. Da un atteggiamento indulgente verso la cancellazione dei nomi italiani di alcune località alla legge elettorale, fino a una linea ferroviaria ad alta velocità tra Bolzano e la Capitale. O meglio, la città che alcuni sud tirolesi considerano tale: Innsbruck.
BOSCHI BOSCHI
Il sottosegretario alla presidenza, insomma, nel Tirolo del sud troverà un' accoglienza calorosa. Difficile dire quanti voti raccoglierà. Sicuramente quelli di chi nella provincia hanno sostenuto la cancellazione dei toponimi italiani dalle mappe dell' Alto Adige. Il governo Monti nel 2012 presentò ricorso contro una legge varata dell' allora governatore Luis Dornwalder perché non rispettava il principio del bilinguismo. Un classico caso di uso politico della lingua, che l' esecutivo Monti cercò di fermare (ora è all' esame della Corte costituzionale).
Luis Dornwalder Luis Dornwalder
Il governo Renzi ha avuto un atteggiamento tutt' altro che ostile alle insegne in solo tedesco. Si disse che era il regalo di Renzi all' Svp per assicurarsi il Sì al referendum. La sfida elettorale è andata male un po' ovunque, a Bolzano vinsero i sì; non bastò. Ma non è mai troppo tardi per mettere a frutto un capitale politico.
I rapporti tra Renzi e l' Svp sono sempre stati ottimi. Sulla legge elettorale il Partito popolare del Sud Tirolo ebbe in realtà da ridire sulle scelte del Pd, tanto da minacciare l' uscita dalla maggioranza. Intervenne lo stesso segretario dem per dire che «sul Trentino Alto Adige, non faremo mai una legge contro Svp o contro gli amici autonomisti» del Trentino «perché ci sono decenni di regole internazionali e nazionali che difendono l' autonomia di quel territorio e che nessuno può mettere in discussione semplicemente per un' esigenza personale dell' onorevole Biancofiore o dell' onorevole Fraccaro. Svp è un punto di riferimento di un pezzo cruciale del nostro territorio e noi non andremo mai contro quella realtà».
BOLZANO BOLZANO
Il problema era sui collegi che, secondo i partiti autonomisti, non garantiva tutti i gruppi linguistici. Soluzione trovata. Talmente gradita che nel collegio altoatesino è finita una candidata italiana doc, la Boschi per l' appunto. Contro la candidata di Forza Italia, che è Michaela Biancofiore.
RENZI CON MOGLIE IN ALTO ADIGE RENZI CON MOGLIE IN ALTO ADIGE
I rapporti tra Alto Adige e politica sono sempre stati complessi. Uno dei terreni di scontro nel passato è stata la scuola e l' università. Negli ultimi anni è cresciuta quella di Bolzano, riuscito esperimento trilingue. In passato il progetto stentò a decollare perché per molti sud tirolesi l' unica università era quella di Innsbruck, se non Vienna.
ALTO ADIGE - CARTELLI STRADALI IN DUE LINGUE ALTO ADIGE - CARTELLI STRADALI IN DUE LINGUE
Oggi è diverso, ma a breve i legami tra Bolzano e la città austriaca saranno rafforzati grazie al corridoio del Brennero. Progetto più vecchio del governo Renzi, ma salutato come una novità importante dal ministro delle Infrastrutture Graziano Del Rio. «Non credo vi siano grandi movimenti quotidiani di persone tra Bolzano e Innsbruck e l' Alta velocità cambierà questa situazione». L' Alto Adige più integrato con l' Austria. Proprio come vogliono i partiti di lingua tedesca.
CARTELLI STRADALI IN ALTO ADIGE CARTELLI STRADALI IN ALTO ADIGE
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- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
.........QUELL'ETERNO 2 NOVEMBRE........
Il Pd a pezzi sulle liste: la minoranza non vota
Calenda: “Fuori gente seria, serve ravvedimento”
Rientrano Damiano, Pollastrini e il costituzionalista Ceccanti. C’è Sensi, portavoce di Gentiloni. Fuori
l’orlandiano Martella. Guardasigilli: “Nemmeno consultati” VIDEO – Emiliano: “Renzi salva i fedeli”
Elezioni Politiche 2018
La spaccatura con la minoranza non si è ricomposta. Anzi, nella notte in direzione Pd è andato in scena lo strappo: gli orlandiani non hanno partecipato al voto sulle liste per le politiche del 4 marzo, arrivato quando erano quasi le quattro del mattino. “Non c’è stata nessuna trattativa o braccio di ferro, perché i nomi li sentiamo solo ora, non li abbiamo neanche letti”, ha lamentato il Guardasigilli, anche a nome di Cuperlo e Emiliano. “Questa è una delle esperienze peggiori, una delle esperienze più devastanti dal punto di vista personale che abbia vissuto”, ha ammesso il segretario Matteo Renzi di F. Q.
•video – pd candida Cerno, condirettore di Repubblica: “Non sono qui perché mi ha convinto Renzi, ma per combattere le battaglie di una vita”
•Leu, terremoto per le liste: tra paracadutati e vecchi ras •Taranto, iscritti Pd occupano la federazione. “Non vogliamo baresi candidati”
•VIDEO – L’arretramento sui diritti civili: a Bologna sì a Casini e no a Lo Giudice. Fuori anche Giusi Nicolini (di M. Lanaro)
•L’istantanea di Antonello Caporale – Il capitale umano del Pd
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La spaccatura con la minoranza non si è ricomposta. Anzi, nella notte in direzione Pd è andato in scena lo strappo: gli orlandiani non hanno partecipato al voto sulle liste per le politiche del 4 marzo, arrivato quando erano quasi le quattro del mattino. “Non c’è stata nessuna trattativa o braccio di ferro, perché i nomi li sentiamo solo ora, non li abbiamo neanche letti”, ha lamentato il Guardasigilli, anche a nome di Cuperlo e Emiliano. “Questa è una delle esperienze peggiori, una delle esperienze più devastanti dal punto di vista personale che abbia vissuto”, ha ammesso il segretario Matteo Renzi di F. Q.
•video – pd candida Cerno, condirettore di Repubblica: “Non sono qui perché mi ha convinto Renzi, ma per combattere le battaglie di una vita”
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•L’istantanea di Antonello Caporale – Il capitale umano del Pd
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Re: Renzi
27 gen 2018 15:38
1. C’E’ DAVVERO SPERANZA PER TUTTI: RENZI CANDIDA IN PARLAMENTO FRANCESCA BARRA!
2. LA BIONDINA NEL 2014 INTERVISTO’ PER “MATRIX” IL BULLETTO - DI QUEL FACCIA A FACCIA E’ PASSATO ALLA STORIA SOLO L'AFFANNO DI RENZI DAVANTI ALLE GAMBE DELLA GIORNALISTA…
3.ARCHEO: IL RITRATTONE AL VETRIOLO DEL "FATTO" E LA DAGO-INTERVISTA SOTTO LE LENZUOLA
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 165850.htm
1. C’E’ DAVVERO SPERANZA PER TUTTI: RENZI CANDIDA IN PARLAMENTO FRANCESCA BARRA!
2. LA BIONDINA NEL 2014 INTERVISTO’ PER “MATRIX” IL BULLETTO - DI QUEL FACCIA A FACCIA E’ PASSATO ALLA STORIA SOLO L'AFFANNO DI RENZI DAVANTI ALLE GAMBE DELLA GIORNALISTA…
3.ARCHEO: IL RITRATTONE AL VETRIOLO DEL "FATTO" E LA DAGO-INTERVISTA SOTTO LE LENZUOLA
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 165850.htm
-
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- Iscritto il: 21/02/2012, 22:55
Re: Renzi
La notte che trasforma il Pd. Anzi, la notte del Pd. Alle cinque di mattina Andrea Orlando è distrutto.
Chiede, con voce tesa: "Si possono almeno avere le fotocopie delle liste? Fateci almeno sapere dove
ci avete messo. Un'ora di tempo e riprendiamo". Emanuele Fiano ha l'incarico di rispondere che non c'è tempo.
Poco dopo inizia la direzione, sette ore dopo la prima convocazione. E dalla presidenza, per la prima volta
nella storia, le liste vengono solo lette. Un lungo eletto di sommersi e salvati. Paolo Gentiloni, arrivato alle
due di notte, è visibilmente imbarazzato. Soprattutto quando non viene pronunciato il nome di Claudio De Vincenti,
il suo sottosegretario a palazzo Chigi. Uomini di governo, gente con una lunga storia alle spalle, anche di provata
lealtà apprendono solo a quel punto il proprio destino. Senza un colloquio, un sms, un contatto col Capo.
Al termine del lungo elenco, nero su bianco non resta nulla, alimentando nelle ore successive il sospetto
di aggiustamenti, limature, ulteriori sostituzioni nonostante il passaggio ufficiale. Poche ore dopo, a metà
mattinata il sole illumina il "partito di Renzi". Dal Nazareno escono mano per mano la neo candidata Francesca
Barra, giornalista che conquistò Renzi con una non indimenticabile intervista a palazzo Chigi, col suo compagno
Claudio Santamaria, il popolare attore che prima si schierò con Virginia Raggi, tranne poi dichiarare poco tempo fa
la sua delusione.
La grande epurazione è compiuta, in un clima terrore. Il secondo piano per tutta la notte è un bivacco di anime
perse: segretari regionali, parlamentari, dirigenti che col passare delle ore cercano di capire dove sono finiti,
quali sono i criteri, i motivi, il perché. Matteo Renzi è asserragliato al terzo piano nella sua stanza, quella che fu
del tesoriere Luigi Lusi, porta blindata con codice di accesso. In pochi riescono ad entrare. Inserisce nomi,
stronca con un tratto di penna carriere politiche, disegna collegio per collegio il "suo" partito di fedelissimi.
La renzizzazione di un partito che, del vecchio, mantiene solo il simbolo, chissà per quanto.
Opposizioni decimate, e prima ancora umiliate. "Parlaci tu con Orlando, io ho altro da fare", dice a Piero Fassino.
Per due giorni il Guardasigilli, leader della minoranza interna, chiede invano di essere ricevuto. Cuperlo apprende
di essere candidato a Sassuolo alle tre di notte via sms. E rinuncerà ventiquatt'ore dopo. Mentre Orlando alle
quattro di notte apprende che la sua corrente è smontata: "Piero – dice all'ex segretario – sui numeri possiamo
ragionare, ma non potete scegliere voi le persone. Quelle spetta a me indicarle". Niente da fare. Cadono i nomi
di Andrea Martella, parlamentare di lungo corso stimato, molto stimato da Walter Veltroni e anche del giovane
Marco Sarracino, il portavoce della mozione, 28enne, il più giovane di tutti. Urlano i suoi parlamentari:
"Ditelo che non volete il rinnovamento, ma un partito yes man!".
Il clima è da tregenda. Scoppia a piangere anche Deborah Serracchiani, una fedelissima, che in una prima bozza
non compare nelle liste del Friuli: "Io ci perdo la faccia – sbotta in uno scatto di nervi – se non mi mettete in Friuli
non mi candido". Alla fine ce la fa. Entrano e escono dalla stanza del segretario i pochi che hanno accesso.
Nella lunga notte, la tensione è a fior di pelle. A un certo punto si sentono le urla di Renzi: "Adesso non mi rompete i ...,
uscite tutti dalla mia stanza. Poco dopo si vedono varcare la testa Fassino, Franceschini, Lotti. Maria Elena Boschi,
sempre presente, è in cabina di regia col Capo. Racconta più di un presente: "C'era un'aria fa funerale. Quando Minniti
è arrivato a Mezzanotte, ha stretto qualche mano, sembrava consolasse chi poi effettivamente non ce l'ha fatta.
È la fotografia di un partito che si prepara alla sconfitta, col leader che si fa i gruppi a sua immagine".
Fuori Lo Giudice, Damiano recuperato all'ultimo ma in collegio difficile a Terni, una decina scarsa i parlamentari
di Orlando, catapultato a Modena senza collegio. Stessa sorte al vulcanico Emiliano, forse il solo che riesce a
prendere di petto il segretario: "Tu non hai capito un ca.... Io queste liste te le straccio. Hai capito? Te le straccio.
Se vai avanti così in Puglia non ti ci fanno neanche mettere piede". Il governatore riesce a salvarne solo tre dei
suoi, tra cui Boccia, rimasto in bilico fino alla fine, perché troppo critico con Renzi. In Campania, dove sono blindati
il figlio di De Luca e Alfieri, l'uomo delle fritture di pesce e delle "clientele come Cristo comanda" Michele Emiliano
non riesce a tutelare nessuno dei suoi.
Le liste, vendetta postuma di chi è uscito, certificano l'inagibilità politica del Pd e, con essa, l'umiliazione di chi è
rimasto dentro pensando che comunque ci fosse uno spazio e una quota per mantenere vivo un punto di vista.
Sconcerto, sgomento, nella lunga notte, il pugno del comando è sbattuto dal Capo anche sui tavoli che riguardano
i suoi, travolti anch'essi dal meccanismo di vendette e ricompense. Paolo Gentiloni non riesce a candidare il suo
uomo di fiducia a palazzo Chigi, Antonio Funiciello e a salvare Ermete Realacci. Mentre ci vuole tutta la pazienza
di Franceschini per tenere Luigi Zanda – un altro a cui non è arrivata una telefonata dal suo segretario - al Senato
e non spostarlo alla Camera. Perché il disegno è chiaro. Al Senato andranno Renzi, Carbone, Bonifazi, Giuliano
Da Empoli (Lotti e la Boschi non hanno l'età): con un partito sfondato nelle casse, dopo il referendum, e con quello
alla Camera ridotto di più della metà, solo al Senato ci saranno un po' di risorse e di incarichi sistemare degli staff.
A proposito, Maria Elena Boschi, oltre all'uninominale di Bolzano, sarà candidata in un proporzionale nel Lazio,
sempre lontano da Arezzo.
"Questo non è più il Pd", "democratico", "plurale", piovono indignate agenzie, dirigenti come pugili suonati che avevano
bisogno del ko per scoprire i muscoli di Renzi. Anche la quota di Delrio, volto del renzismo mite, è ridimensionata.
In Emilia Richetti è al secondo posto dopo Valeria Fedeli e Delrio, candidato all'uninominale di Reggio Emilia, è l'unico
ministro che non ha un paracadute proporzionale. Escluso Angelo Rughetti, sottosegretario alla Funzione Pubblica,
ieri su tutte le pagine dei giornali per la chiusura dei contratti per le forze armate. Il senso di quel che è accaduto è nei
numeri che i più attenti sanno leggere: su una stima di 200 eletti, Renzi ha 160 parlamentari suoi, i restanti 40 sono
distribuiti tra Martina, Orfini, Franceschini, Orlando. Vai a chiedere un congresso il minuto dopo una sconfitta.
Il partito di Renzi c'è, e nascerà in Parlamento. E ora è nelle liste, omericamente trasmesse a voce, prima di tornare
sulla scrivania del Capo.
http://www.huffingtonpost.it/2018/01/27 ... _23345451/
Chiede, con voce tesa: "Si possono almeno avere le fotocopie delle liste? Fateci almeno sapere dove
ci avete messo. Un'ora di tempo e riprendiamo". Emanuele Fiano ha l'incarico di rispondere che non c'è tempo.
Poco dopo inizia la direzione, sette ore dopo la prima convocazione. E dalla presidenza, per la prima volta
nella storia, le liste vengono solo lette. Un lungo eletto di sommersi e salvati. Paolo Gentiloni, arrivato alle
due di notte, è visibilmente imbarazzato. Soprattutto quando non viene pronunciato il nome di Claudio De Vincenti,
il suo sottosegretario a palazzo Chigi. Uomini di governo, gente con una lunga storia alle spalle, anche di provata
lealtà apprendono solo a quel punto il proprio destino. Senza un colloquio, un sms, un contatto col Capo.
Al termine del lungo elenco, nero su bianco non resta nulla, alimentando nelle ore successive il sospetto
di aggiustamenti, limature, ulteriori sostituzioni nonostante il passaggio ufficiale. Poche ore dopo, a metà
mattinata il sole illumina il "partito di Renzi". Dal Nazareno escono mano per mano la neo candidata Francesca
Barra, giornalista che conquistò Renzi con una non indimenticabile intervista a palazzo Chigi, col suo compagno
Claudio Santamaria, il popolare attore che prima si schierò con Virginia Raggi, tranne poi dichiarare poco tempo fa
la sua delusione.
La grande epurazione è compiuta, in un clima terrore. Il secondo piano per tutta la notte è un bivacco di anime
perse: segretari regionali, parlamentari, dirigenti che col passare delle ore cercano di capire dove sono finiti,
quali sono i criteri, i motivi, il perché. Matteo Renzi è asserragliato al terzo piano nella sua stanza, quella che fu
del tesoriere Luigi Lusi, porta blindata con codice di accesso. In pochi riescono ad entrare. Inserisce nomi,
stronca con un tratto di penna carriere politiche, disegna collegio per collegio il "suo" partito di fedelissimi.
La renzizzazione di un partito che, del vecchio, mantiene solo il simbolo, chissà per quanto.
Opposizioni decimate, e prima ancora umiliate. "Parlaci tu con Orlando, io ho altro da fare", dice a Piero Fassino.
Per due giorni il Guardasigilli, leader della minoranza interna, chiede invano di essere ricevuto. Cuperlo apprende
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quattro di notte apprende che la sua corrente è smontata: "Piero – dice all'ex segretario – sui numeri possiamo
ragionare, ma non potete scegliere voi le persone. Quelle spetta a me indicarle". Niente da fare. Cadono i nomi
di Andrea Martella, parlamentare di lungo corso stimato, molto stimato da Walter Veltroni e anche del giovane
Marco Sarracino, il portavoce della mozione, 28enne, il più giovane di tutti. Urlano i suoi parlamentari:
"Ditelo che non volete il rinnovamento, ma un partito yes man!".
Il clima è da tregenda. Scoppia a piangere anche Deborah Serracchiani, una fedelissima, che in una prima bozza
non compare nelle liste del Friuli: "Io ci perdo la faccia – sbotta in uno scatto di nervi – se non mi mettete in Friuli
non mi candido". Alla fine ce la fa. Entrano e escono dalla stanza del segretario i pochi che hanno accesso.
Nella lunga notte, la tensione è a fior di pelle. A un certo punto si sentono le urla di Renzi: "Adesso non mi rompete i ...,
uscite tutti dalla mia stanza. Poco dopo si vedono varcare la testa Fassino, Franceschini, Lotti. Maria Elena Boschi,
sempre presente, è in cabina di regia col Capo. Racconta più di un presente: "C'era un'aria fa funerale. Quando Minniti
è arrivato a Mezzanotte, ha stretto qualche mano, sembrava consolasse chi poi effettivamente non ce l'ha fatta.
È la fotografia di un partito che si prepara alla sconfitta, col leader che si fa i gruppi a sua immagine".
Fuori Lo Giudice, Damiano recuperato all'ultimo ma in collegio difficile a Terni, una decina scarsa i parlamentari
di Orlando, catapultato a Modena senza collegio. Stessa sorte al vulcanico Emiliano, forse il solo che riesce a
prendere di petto il segretario: "Tu non hai capito un ca.... Io queste liste te le straccio. Hai capito? Te le straccio.
Se vai avanti così in Puglia non ti ci fanno neanche mettere piede". Il governatore riesce a salvarne solo tre dei
suoi, tra cui Boccia, rimasto in bilico fino alla fine, perché troppo critico con Renzi. In Campania, dove sono blindati
il figlio di De Luca e Alfieri, l'uomo delle fritture di pesce e delle "clientele come Cristo comanda" Michele Emiliano
non riesce a tutelare nessuno dei suoi.
Le liste, vendetta postuma di chi è uscito, certificano l'inagibilità politica del Pd e, con essa, l'umiliazione di chi è
rimasto dentro pensando che comunque ci fosse uno spazio e una quota per mantenere vivo un punto di vista.
Sconcerto, sgomento, nella lunga notte, il pugno del comando è sbattuto dal Capo anche sui tavoli che riguardano
i suoi, travolti anch'essi dal meccanismo di vendette e ricompense. Paolo Gentiloni non riesce a candidare il suo
uomo di fiducia a palazzo Chigi, Antonio Funiciello e a salvare Ermete Realacci. Mentre ci vuole tutta la pazienza
di Franceschini per tenere Luigi Zanda – un altro a cui non è arrivata una telefonata dal suo segretario - al Senato
e non spostarlo alla Camera. Perché il disegno è chiaro. Al Senato andranno Renzi, Carbone, Bonifazi, Giuliano
Da Empoli (Lotti e la Boschi non hanno l'età): con un partito sfondato nelle casse, dopo il referendum, e con quello
alla Camera ridotto di più della metà, solo al Senato ci saranno un po' di risorse e di incarichi sistemare degli staff.
A proposito, Maria Elena Boschi, oltre all'uninominale di Bolzano, sarà candidata in un proporzionale nel Lazio,
sempre lontano da Arezzo.
"Questo non è più il Pd", "democratico", "plurale", piovono indignate agenzie, dirigenti come pugili suonati che avevano
bisogno del ko per scoprire i muscoli di Renzi. Anche la quota di Delrio, volto del renzismo mite, è ridimensionata.
In Emilia Richetti è al secondo posto dopo Valeria Fedeli e Delrio, candidato all'uninominale di Reggio Emilia, è l'unico
ministro che non ha un paracadute proporzionale. Escluso Angelo Rughetti, sottosegretario alla Funzione Pubblica,
ieri su tutte le pagine dei giornali per la chiusura dei contratti per le forze armate. Il senso di quel che è accaduto è nei
numeri che i più attenti sanno leggere: su una stima di 200 eletti, Renzi ha 160 parlamentari suoi, i restanti 40 sono
distribuiti tra Martina, Orfini, Franceschini, Orlando. Vai a chiedere un congresso il minuto dopo una sconfitta.
Il partito di Renzi c'è, e nascerà in Parlamento. E ora è nelle liste, omericamente trasmesse a voce, prima di tornare
sulla scrivania del Capo.
http://www.huffingtonpost.it/2018/01/27 ... _23345451/
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Re: Renzi
Che ha detto il privatizzatore Calenda di queste liste di proscrizione? Se non si sviluppa il titolo si va fuori tema.UncleTom ha scritto:.........QUELL'ETERNO 2 NOVEMBRE........
Il Pd a pezzi sulle liste: la minoranza non vota
Calenda: “Fuori gente seria, serve ravvedimento”
Rientrano Damiano, Pollastrini e il costituzionalista Ceccanti. C’è Sensi, portavoce di Gentiloni. Fuori
l’orlandiano Martella. Guardasigilli: “Nemmeno consultati” VIDEO – Emiliano: “Renzi salva i fedeli”
Elezioni Politiche 2018
La spaccatura con la minoranza non si è ricomposta. Anzi, nella notte in direzione Pd è andato in scena lo strappo: gli orlandiani non hanno partecipato al voto sulle liste per le politiche del 4 marzo, arrivato quando erano quasi le quattro del mattino. “Non c’è stata nessuna trattativa o braccio di ferro, perché i nomi li sentiamo solo ora, non li abbiamo neanche letti”, ha lamentato il Guardasigilli, anche a nome di Cuperlo e Emiliano. “Questa è una delle esperienze peggiori, una delle esperienze più devastanti dal punto di vista personale che abbia vissuto”, ha ammesso il segretario Matteo Renzi di F. Q.
•video – pd candida Cerno, condirettore di Repubblica: “Non sono qui perché mi ha convinto Renzi, ma per combattere le battaglie di una vita”
•Leu, terremoto per le liste: tra paracadutati e vecchi ras •Taranto, iscritti Pd occupano la federazione. “Non vogliamo baresi candidati”
•VIDEO – L’arretramento sui diritti civili: a Bologna sì a Casini e no a Lo Giudice. Fuori anche Giusi Nicolini (di M. Lanaro)
•L’istantanea di Antonello Caporale – Il capitale umano del Pd
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Re: Renzi
...........VERSO LE ELEZIONI.....
Dalla prima pagina de "il Fatto Quotiidiano":
LA GUERRA NEL PD
Sposetti: "Renzi
un delinquente
Dopo il 4 marzo
si fanno i conti
Un vecchio detto dello Stivalone recita:
"SCAPPATI I BUOI SI CHIUDE LA STALLA"
Sposetti, politico di carriera, doveva accorgesene subito.
Ecco uno dei tanti motivi sul perchè la "sinistra" è finita al cimitero.
Dalla prima pagina de "il Fatto Quotiidiano":
LA GUERRA NEL PD
Sposetti: "Renzi
un delinquente
Dopo il 4 marzo
si fanno i conti
Un vecchio detto dello Stivalone recita:
"SCAPPATI I BUOI SI CHIUDE LA STALLA"
Sposetti, politico di carriera, doveva accorgesene subito.
Ecco uno dei tanti motivi sul perchè la "sinistra" è finita al cimitero.
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