Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
8 mar 2018 15:34
RETROSCENA, ULTIME DA FARSA ITALIA – IL BANANA INCAZZATO CON I FILOLEGHISTI: ROMANI, GHEDINI E TOTI LO VOGLIONO IMPAGLIARE – LO SBERLEFFO DI ROMANI SULL'ETA' DEL BANANA: PER LUI SI ALLONTANA LA PRESIDENZA DI PALAZZO MADAMA – MARONI E' DETESTATO DA SALINI? IL CAV VUOLE LANCIARE ZAIA PER PALAZZO CHIGI - L'IRA CON IL LEGAIOLO BELPIETRO E IL SARCASMO DI FELTRI - LETTA LANCIA ANDREA CANGINI
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Dritta contro il russare
Uno dei metodi anti-russamento più semplici e allo stesso tempo una delle più efficaci.
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Dall’uva la formula anti-età
Si può sembrare più giovani a 50 anni che a 35? Leggi di più...
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Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse
Se non ha le sembianze di un take over a tutti gli effetti, ci si avvicina parecchio. Ed è quello che i parlamentari filoleghisti di Farsa Italia stanno lanciando sul partito. A guidare la pattuglia sono Romani, Toti e Ghedini. In seconda fila: Brunetta e la Bernini. Mentre Maria Strega Gelmini si è autoaffidato il compito di mediare fra i “dissidenti” e Berlusconi.
lurch ghedini lurch ghedini
Sebbene sia uno dei massimi artefici del disastro elettorale azzurro (vista la composizione delle liste), Ghedini non si aspettava che la Lega scavalcasse Forza Italia. O meglio: si aspettava le medesime percentuali (17 e 14), ma a parti inverse. Va detto che l’unico sondaggista che ha azzeccato i risultati delle elezioni è stata la Ghisleri. I suoi pronostici indicavano un successo di Salvini su Berlusconi già a partire da domenica mattina. Ma erano troppo corretti, tant’è che ha dovuto dire – su input esterno - che erano “fake news”.
gianni letta e berlusconi gianni letta e berlusconi
Dentro Farsa Italia ore difficili per Paolo Romani. Gianni Letta lo ha apertamente accusato di essere il responsabile della debacle elettorale. E’ stato lui in Senato a difendere l’impianto del Rosatellum, fino a lasciarne le impronte digitali. Ma non solo per questo dorme sonni agitati.
Berlusconi si è davvero incazzato per la sua battuta a Porta a Porta (“Salvini è giovane, ha tante energie per girare l' Italia, Berlusconi ha 81 anni, l' età fa la sua parte"). E La Russa era stato facile presago: "Questa ti costerà cara”. Sembra che Silvio lo abbia chiamato al telefono furibondo. La cosa più carina che gli ha detto sarebbe stato “fai il tifo per Salvini”. A telefono spento avrebbe poi dato sfogo alla sua delusione con parole di fuoco e non proprio da oratorio.
TOTI SALVINI PORTOFINO TOTI SALVINI PORTOFINO
L’uomo di ''Colpo grosso'' avrebbe provato a parare i colpi con qualche amico: Silvio è scomparso per sei mesi, e noi abbiamo retto il partito. Anche questa difesa d’ufficio è stata riferita ad Arcore, ed il Banana si è incazzato ancora di più. I sei mesi a cui fa riferimento Romani sono quelli dell’intervento al cuore. La reazione del Cav è stata lapidaria: i capigruppo di Camera e Senato li faccio io. E sono pronto a scommettere che se convoco i parlamentari, questi sono tutti con me. E per Paolo s’allontana la poltrona più alta di Palazzo Madama…
ZAIA BERLUSCONI ZAIA BERLUSCONI
Giuseppe Toti ha già da tempo fatto i conti con la sua coscienza; ed ha deciso di non tenerne conto. Dal balcone di Villa Paradiso, era stato il prescelto da Berlusconi come potenziale guida del centrodestra, poi lo ha esiliato in Liguria. E da lì ha fatto partire la chiamata a coorte dei filo leghisti. Fino al pranzo di ieri a Portofino con Salvini.
Nell’adunata (non certo oceanica) dei nuovi parlamentari forzisti Berlusconi ha in animo di lanciare il candidato del centrodestra per Palazzo Chigi. Ed è Luca Zaia. La scelta sul governatore del Veneto sarebbe più o meno obbligata, visto come Salvini detesta Bobo Maroni.
andrea cangini andrea cangini
Ed allo stesso Matteo “populista” il nome andrebbe bene. Gli eviterebbe di bruciarsi in un eventuale incarico perlustrativo. Per non parlare del fatto che l’ex ministro dell’Agricoltura ha un approccio decisamente più istituzionale rispetto al leader dei lumbard; dote che Mattarella sembrerebbe apprezzare.
feltri belpietro feltri belpietro
Dalle parti di Forza Italia raccontano che Gianni Letta parli benissimo con tutti di Andrea Cangini, ex direttore de La Nazione e neo deputato forzista. Mentre Berlusconi parla malissimo di Maurizio Belpietro (“La Verità” titilla eccessivamente i bassi umori leghisti) e di Feltri, che regolarmente lo percula su “Libero”.
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cafonal
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Re: Diario della caduta di un regime.
Gustavo Zagrebelsky
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Gustavo Zagrebelsky (San Germano Chisone, 1º giugno 1943) è un giurista italiano, giudice costituzionale dal 1995 al 2004 e presidente della Corte costituzionale nel 2004.
ps://it.wikipedia.org/wiki/Gustavo_Zagrebelsky
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Gustavo Zagrebelsky (San Germano Chisone, 1º giugno 1943) è un giurista italiano, giudice costituzionale dal 1995 al 2004 e presidente della Corte costituzionale nel 2004.
ps://it.wikipedia.org/wiki/Gustavo_Zagrebelsky
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- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Diario della caduta di un regime.
.........DENTRO LA TORRE DI BABELE.....
Da pagina 4 del Fatto Quotidiano di oggi, venerdì 9 marzo 2018:
Gustavo Zagrebelsky
di SILVIA TRUZZI
L'INTERVISTA
Il giurista e presidente
emerito della Consulta:
"Hanno voluto rinviare
di un pò il redde rationem,
ma alla fine è arrivato
e per via democratica"
Professor Zagrebelsky, che lettura dà del voto del 4 marzo?
"Questo voto è una rivolta
contro la classe politica oligarchica"
Non una rivoluzione, ma piuttosto una rbellione o , se si preferisce una rivolta.
Mi baso non su dati di demoscopia elettorale, ma su personali diffuse percezioni.
UncleTom ha scritto:Gustavo Zagrebelsky
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Gustavo Zagrebelsky (San Germano Chisone, 1º giugno 1943) è un giurista italiano, giudice costituzionale dal 1995 al 2004 e presidente della Corte costituzionale nel 2004.
ps://it.wikipedia.org/wiki/Gustavo_Zagrebelsky
Da pagina 4 del Fatto Quotidiano di oggi, venerdì 9 marzo 2018:
Gustavo Zagrebelsky
di SILVIA TRUZZI
L'INTERVISTA
Il giurista e presidente
emerito della Consulta:
"Hanno voluto rinviare
di un pò il redde rationem,
ma alla fine è arrivato
e per via democratica"
Professor Zagrebelsky, che lettura dà del voto del 4 marzo?
"Questo voto è una rivolta
contro la classe politica oligarchica"
Non una rivoluzione, ma piuttosto una rbellione o , se si preferisce una rivolta.
Mi baso non su dati di demoscopia elettorale, ma su personali diffuse percezioni.
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Re: Diario della caduta di un regime.
idee
LIBRE friends
LIBRE news
Recensioni
segnalazioni
I padroni del mondo brindano alla “rivoluzione” Lega-M5S
Scritto il 09/3/18 • nella Categoria: idee Condividi
Vince la Rivoluzione in Italia… Ma nessuno al mondo li caga. Cioè? Fidatevi della mia parola, non ho tempo di fare migliaia di copia-incolla dalla stampa internazionale: per 6 anni ogni singolo giornale, Tv, sito finanziario del mondo – dal Giappone alla Korea del Sud, da Londra a Los Angeles a Francoforte a New York, dal Canada al Lussemburgo – quando hanno parlato del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord hanno usato con ripetitività ossessiva la seguente frase: «The populist, anti-euro and anti-Establishment Five Stars Movement and Northern League». I Mercati finanziari, mentre maneggiano trilioni di dollari all’anno, funzionano così: i monitor sono accesi 24 su 24, 365 su 365, e sono molto più sensibili di un rilevatore sismico. Se, ad esempio, alle 12:07 a New York arriva appena un sussurro che Macron è stato visto nel parcheggio di un Policlinico, l’Azienda Francia perde solo in quell’istante miliardi; se poi le agenzie battono la conferma di una visita medica importante per il Presidente, è il crollo per Parigi. Ok? Dopo 8 anni di ossessive speculazioni sul destino dell’Unione Europea in caso di un successo elettorale in Italia dei “the populist, anti-euro and anti-Establishment Five Stars Movement and Northern League” – ovvero di scenari apocalittici del sicuro schianto “alla 11 Settembre” del grattacielo della Bce a Grossmarkthalle, con copertine sull’“Economist” o sullo “Spiegel” della classica moneta euro frantumata – be’, siamo oggi proprio al successo elettorale in Italia dei “the populist, anti-euro and anti-Establishment Five Stars Movement and Northern League”. E non è successo un caXXo. Ops?
Tokyo apre stamattina con un colpetto di tosse dovuto, ci annuncia “MarketWatch”, soprattutto alle minacce di Trump di porre dazi alle importazioni Usa di acciaio e alluminio. Il “Wall Street Journal” dedica all’Italia che vota un articolo dove si legge: «I risultati produrranno un gomitolo annodato… Al peggio ci sarà un fiato di volatilità, con un saltino di spread… Ma il risultato delle elezioni italiane è già stato messo in conto dai Mercati da tempo». Attenti a questo passaggio: “Ma il risultato delle elezioni italiane è già stato messo in conto dai Mercati da tempo”. Eccovi le due domande più lampanti che verrebbero in mente a un gufo svenuto: 1) Ma non sono anni che ci dicono in tutto il mondo che il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord sono gli eversivi d’Europa? 2) Ma non sono anni che in Italia Grillo e Salvini s’atteggiano allo Tsunami di Zeus che spazzerà via l’Establishment? Allora, perché l’Establishment – dove i soldi contano, dove ci stanno i Soros, Blankfein, Dimon, Rothschild, Fink e soci – ha già messo in conto il risultato delle elezioni italiane da tempo? Lo capite cosa vuol dire quel “da tempo”?
Vuol dire che là dove i soldi contano, dove ci stanno i Soros, Blankfein, Dimon, Rothschild, Fink e soci, che vincesse Berlusconi, Renzi, Casapound, Bersani, Salvini, Di Maio o il Calciomercato, la Nutella o Briatore, non gliene poteva fregare di meno. E questo cosa significa caro il mio gufo svenuto? Significa che là dove i soldi contano, dove ci stanno i Soros, Blankfein, Dimon, Rothschild, Fink e soci, si sapeva per-fet-ta-men-te che di ‘eversivo’, di ‘nuovo’, di ‘dirompente’ il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord hanno un emerito caXXo. Di Maio aveva portato il Cv rassicura-Establishment alla Trilaterale e all’Ispi già nel 2016. Casaleggio, ancor prima, al meeting bancario internazionale Ambrosetti. Salvini della Lega Nord (partito-vecchia conoscenza della Cia nel 1992, con carte in Procura a Milano) si era fatto fotografare anche all’anagrafe siberiana con gli economisti Pippo&Baudo, che costituiscono per l’euro-Establishment la minaccia che un vigile urbano di San Lazzaro di Savena costituisce per un carrarmato Mi2 Abrams dell’esercito Usa.
Scrivo colorito proprio per dare le esatte, deprimenti, proporzioni, e sono ahimè serissimo. Una scorribanda fra i maggiori Policy-Makers del mondo conferma tutto. Accenture: sonni placidi. McKinsey: sonni placidi. Il Gruppo Bruegel a Bruxelles: sonni placidi. All Bertelsmann Stiftung in Germania: sonni placidi. Open Europe e Business Europe, i due maggiori architetti dei Trattati Ue: sonni placidi (e vvvai Pippo&Baudo). Il Group of 30, con dentro il nostro Mario Draghi e i top fanatici dell’euro: sonni placidi (e vvvai Pippo&Baudo). Devo sul serio dire altro? Bravi Italians, avete votato, non cambia un caXXo, il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord sono una truffa, lo scrivo da anni. E l’Establishment visse felice e contento per tutta la vita, come autorevolmente evidenziato sopra (…o mi sbaglio? Non è che per caso quel ragazzetto stellato, magari si chiama di Mao?… e l’Establishment ha letto male il nome? Cool).
(Paolo Barnard, “Vince l’anti-establishment, e l’establishment manco se ne accorge”, dal blog di Barnard del 5 marzo 2018).
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I padroni del mondo brindano alla “rivoluzione” Lega-M5S
Scritto il 09/3/18 • nella Categoria: idee Condividi
Vince la Rivoluzione in Italia… Ma nessuno al mondo li caga. Cioè? Fidatevi della mia parola, non ho tempo di fare migliaia di copia-incolla dalla stampa internazionale: per 6 anni ogni singolo giornale, Tv, sito finanziario del mondo – dal Giappone alla Korea del Sud, da Londra a Los Angeles a Francoforte a New York, dal Canada al Lussemburgo – quando hanno parlato del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord hanno usato con ripetitività ossessiva la seguente frase: «The populist, anti-euro and anti-Establishment Five Stars Movement and Northern League». I Mercati finanziari, mentre maneggiano trilioni di dollari all’anno, funzionano così: i monitor sono accesi 24 su 24, 365 su 365, e sono molto più sensibili di un rilevatore sismico. Se, ad esempio, alle 12:07 a New York arriva appena un sussurro che Macron è stato visto nel parcheggio di un Policlinico, l’Azienda Francia perde solo in quell’istante miliardi; se poi le agenzie battono la conferma di una visita medica importante per il Presidente, è il crollo per Parigi. Ok? Dopo 8 anni di ossessive speculazioni sul destino dell’Unione Europea in caso di un successo elettorale in Italia dei “the populist, anti-euro and anti-Establishment Five Stars Movement and Northern League” – ovvero di scenari apocalittici del sicuro schianto “alla 11 Settembre” del grattacielo della Bce a Grossmarkthalle, con copertine sull’“Economist” o sullo “Spiegel” della classica moneta euro frantumata – be’, siamo oggi proprio al successo elettorale in Italia dei “the populist, anti-euro and anti-Establishment Five Stars Movement and Northern League”. E non è successo un caXXo. Ops?
Tokyo apre stamattina con un colpetto di tosse dovuto, ci annuncia “MarketWatch”, soprattutto alle minacce di Trump di porre dazi alle importazioni Usa di acciaio e alluminio. Il “Wall Street Journal” dedica all’Italia che vota un articolo dove si legge: «I risultati produrranno un gomitolo annodato… Al peggio ci sarà un fiato di volatilità, con un saltino di spread… Ma il risultato delle elezioni italiane è già stato messo in conto dai Mercati da tempo». Attenti a questo passaggio: “Ma il risultato delle elezioni italiane è già stato messo in conto dai Mercati da tempo”. Eccovi le due domande più lampanti che verrebbero in mente a un gufo svenuto: 1) Ma non sono anni che ci dicono in tutto il mondo che il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord sono gli eversivi d’Europa? 2) Ma non sono anni che in Italia Grillo e Salvini s’atteggiano allo Tsunami di Zeus che spazzerà via l’Establishment? Allora, perché l’Establishment – dove i soldi contano, dove ci stanno i Soros, Blankfein, Dimon, Rothschild, Fink e soci – ha già messo in conto il risultato delle elezioni italiane da tempo? Lo capite cosa vuol dire quel “da tempo”?
Vuol dire che là dove i soldi contano, dove ci stanno i Soros, Blankfein, Dimon, Rothschild, Fink e soci, che vincesse Berlusconi, Renzi, Casapound, Bersani, Salvini, Di Maio o il Calciomercato, la Nutella o Briatore, non gliene poteva fregare di meno. E questo cosa significa caro il mio gufo svenuto? Significa che là dove i soldi contano, dove ci stanno i Soros, Blankfein, Dimon, Rothschild, Fink e soci, si sapeva per-fet-ta-men-te che di ‘eversivo’, di ‘nuovo’, di ‘dirompente’ il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord hanno un emerito caXXo. Di Maio aveva portato il Cv rassicura-Establishment alla Trilaterale e all’Ispi già nel 2016. Casaleggio, ancor prima, al meeting bancario internazionale Ambrosetti. Salvini della Lega Nord (partito-vecchia conoscenza della Cia nel 1992, con carte in Procura a Milano) si era fatto fotografare anche all’anagrafe siberiana con gli economisti Pippo&Baudo, che costituiscono per l’euro-Establishment la minaccia che un vigile urbano di San Lazzaro di Savena costituisce per un carrarmato Mi2 Abrams dell’esercito Usa.
Scrivo colorito proprio per dare le esatte, deprimenti, proporzioni, e sono ahimè serissimo. Una scorribanda fra i maggiori Policy-Makers del mondo conferma tutto. Accenture: sonni placidi. McKinsey: sonni placidi. Il Gruppo Bruegel a Bruxelles: sonni placidi. All Bertelsmann Stiftung in Germania: sonni placidi. Open Europe e Business Europe, i due maggiori architetti dei Trattati Ue: sonni placidi (e vvvai Pippo&Baudo). Il Group of 30, con dentro il nostro Mario Draghi e i top fanatici dell’euro: sonni placidi (e vvvai Pippo&Baudo). Devo sul serio dire altro? Bravi Italians, avete votato, non cambia un caXXo, il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord sono una truffa, lo scrivo da anni. E l’Establishment visse felice e contento per tutta la vita, come autorevolmente evidenziato sopra (…o mi sbaglio? Non è che per caso quel ragazzetto stellato, magari si chiama di Mao?… e l’Establishment ha letto male il nome? Cool).
(Paolo Barnard, “Vince l’anti-establishment, e l’establishment manco se ne accorge”, dal blog di Barnard del 5 marzo 2018).
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Re: Diario della caduta di un regime.
........DENTRO LA TORRE DI BABELE...
Formenti: e ora il potere annullerà questa rivolta elettorale
Scritto il 09/3/18 • nella Categoria: idee Condividi
Dopo Trump, la Brexit e il referendum italiano sulla Costituzione, erano arrivate la vittoria di Macron e il recente, travagliato rilancio della “grande coalizione” Cdu-Spd in Germania, alimentando nell’establishment “liberal” l’illusione che la marea populista fosse sul punto di rifluire. Invece no: il risultato delle elezioni del 4 marzo l’onda prosegue e rischia di travolgere «la diga eretta da partiti tradizionali, media e istituzioni nazionali ed europee», scrive Carlo Formenti su “Micromega”. 5 Stelle e Lega triplicano le rispettive rappresentanze parlamentari e i loro voti sommati superano il 50%, «certificando che metà dei cittadini italiani sono euroscettici e non credono più alle narrazioni sulla fine della crisi e sui presunti benefici della globalizzazione». Per i media, siamo allo tsunami populista. Ma che radici sociali ha? Quali sono le differenze fra le sue due anime principali? E perché le sinistre (socialdemocratiche e radicali) stanno affondando nell’insignificanza politica? E poi: perché, malgrado tutto, l’establishment è ancora in grado resistere? Quali scenari si apriranno, se e quando la diga crollerà davvero?
Dario Di Vico, sul “Corriere della Sera”, spiega il trionfo della Lega nelle regioni del Nord scrivendo che i voti dei ceti medi produttivi e quelli delle “periferie del rancore” si sono potuti sommare grazie a un’agenda politica chiara quanto facile daCarlo Formenticomunicare: meno tasse e più controllo dell’immigrazione. A sua volta Enzo d’Errico (“Corriere del Mezzogiorno”) attribuisce la valanga dei voti pentastellati al Sud a un’altra convergenza: quella fra le masse meridionali, martoriate da disoccupazione e miseria, e i ceti medi a loro volta impoveriti dalla crisi: tutti «sedotti dalla promessa grillina di istituire un reddito di cittadinanza». Dopo la “normalizzazione” del movimento creato da Grillo e l’accentuazione del rifiuto di definirsi di destra o di sinistra, le differenze fra M5S e Lega «appaiono meno radicali di quelle che oppongono populismi di destra e di sinistra in altri paesi (vedi “Podemos” e “Ciudadanos” in Spagna, o Marine Le Pen e Mélenchon in Francia)». Quanto al crollo delle sinistre, abbondano invece le diagnosi precise: Massimo Franco, sul “Corriere”, parla di un potere che non è stato in grado di vedere quanto stava accadendo». Sullo stesso giornale, Luciano Violante sostiene che la sinistra viene punita perché ha scelto il politicamente corretto, abbandonando l’etica dell’uguaglianza.
Onofrio Romano, intervistato dal “Corriere del Mezzogiorno”, punta il dito contro l’illusione dei fan nostrani della Terza Via di contemperare mercato e diritti sociali e di costruire un europeismo “buono e sociale”. Il futuro prossimo? E’ l’ora degli espedienti tecnico-politici da mettere in atto «per impedire a chi ha vinto di governare: alchimie parlamentari e presidenziali, condizionamenti finanziari e istituzionali da parte di mercati e organismi internazionali», soprattutto per scongiurare un patto fra M5S e Lega che, secondo Franco, «terrorizzerebbe l’Europa». Per Formenti, il fallimento delle campagne propagandistiche che hanno tentato di rintuzzare l’ondata populista «nasce dal reale, drammatico peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di milioni e milioni di cittadini colpiti dalla crisi e dagli effetti di una globalizzazione che diventa sempre più difficile spacciare come un’opportunità per tutti». A votare Lega e 5 Stelle è una popolazione che «paga il fio di disoccupazione, precarizzazione, degrado delle periferie “slum” dove si ammassano bianchi poveri e immigrati». Alla politica si chiede Violante«protezione economica e sociale dai fallimenti del mercato e messa in sicurezza del territorio», e protezione «è proprio ciò che offrono i programmi populisti».
Entrambi, leghisti e pentastellati, «utilizzano la retorica dello scontro fra popolo (buono) ed élite (cattive)». Sia Salvini che Di Maio «vogliono difendere la nazione dalle ingerenze esterne (per cui condividono l’euroscetticismo)». Entrambi i partiti «hanno leadership carismatiche», e mentre i leghisti «offrono protezione dall’ondata migratoria e dai suoi effetti, nonché dall’invadenza statale (tasse, burocrazia, sprechi)», i 5 Stelle «si propongono di contrastare la mobilità di capitali e merci più che quella dei flussi migratori, auspicano un ruolo attivo dello Stato in economia». Ricompare la lotta di classe, «ancorché trasfigurata in opposizione alto/basso». Una partita dalla quale le sinistre sono ormai escluse: «Non sanno più intercettare i bisogni reali della gente – scrive Formenti – perché hanno perso la capacità di analizzare la realtà sociale». Ma la verità, agguiunge, è che la sinistra non rappresenta più il popolo perché – come scrive Luca Ricolfi in “Sinistra e popolo” (Longanesi) – questo non è più il suo popolo. È dagli anni Ottanta (ma si potrebbe risalire più in là), a partire cioè dalla conversione alla fede nel mercato, che il suo blocco sociale di riferimento è cambiato, slittando progressivamente dalle classi subalterne agli strati medi colti e benestanti (classi creative, professionisti, quadri intermedi, quadri superiori dell’amministrazione, lavoratori dipendenti qualificati e garantiti).
«La connotazione di sinistra, a suo tempo associata alla difesa dei più deboli, è oggi affidata esclusivamente all’ideologia del politicamente corretto: diritti delle comunità Lgbt, matrimoni gay, quote rosa, tutela delle minoranze, tolleranza per ogni differenza, apertura ai flussi migratori (i migranti sono ormai gli unici soggetti deboli di cui si occupino)». I germi della mutazione, continua Formenti, vengono da lontano: da quando cioè i socialisti alla Blair e alla Clinton si sono convertiti al credo liberista. «Socialisti e liberali sono entrambi per l’incondizionata libertà di circolazione di capitali, merci e persone; condividono una visione cosmopolita da “cittadini del mondo” che esalta il superamento dei confini nazionali come un immenso progresso; infine sono accomunati dal disprezzo per i rozzi bisogni di un popolo che si oppone ai “benefici” della globalizzazione. È per questo che lottano ovunque uniti per fermare la marea populista. È per questo che qui in Italia Viola Carofalo, di Potere al Popolosperavano in un voto che creasse le condizioni per una santa alleanza fra Renzi e Berlusconi. È per questo che faranno di tutto per impedire che i populisti riescano a governare». E cosa succederà se non potranno più impedirlo?
Se fossimo in Spagna o in Francia, ragiona Formenti, potremmo dire che dipende da quale delle due anime populiste avrà l’egemonia: “Podemos” o “Ciudadanos”, Le Pen o Mélenchon. «Ma in Italia l’evoluzione moderata del M5S non alimenta illusioni: ammesso e non concesso che il movimento riesca a dribblare tutti gli ostacoli che si frappongono alla sua andata al governo, non appena i mercati e l’Europa detteranno le condizioni per lasciarveli, assisteremo a una calata di braghe ancora più veloce di quella di Tsipras». Si apriranno allora spazi inediti per vere alternative antisistema? «Temo di no, visto che le ultime elezioni non hanno certificato solo il fallimento del Pd, ma anche quello delle “sinistre-sinistre”». Non stupisce il flop di “Liberi e Uguali”, «che gli elettori hanno giustamente riconosciuto come una costola della casa madre, dalla quale si è divisa a seguito di guerre intestine per il potere, ma con la quale condivide la centralità del politicamente corretto quale unico attestato di un’identità “di sinistra”». E non stupisce nemmeno il misero 1% raccolto da “Potere al Popolo”, cioè «l’ennesima federazione elettorale di cespugli vetero-comunisti», che è nata «“annacquando” la chiarezza dell’opposizione all’euro e alla Ue in un discorso “internazionalista” che inorridisce di fronte a ogni progetto che affermi la necessità di recuperare la sovranità nazionale quale condizione per la riconquista della sovranità popolare». Un’impazienza che, per Formenti, «renderà ancora più lungo e difficile il cammino verso la costruzione di alternative politiche credibili (e non pateticamente minoritarie) al regime liberale».
Formenti: e ora il potere annullerà questa rivolta elettorale
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Dopo Trump, la Brexit e il referendum italiano sulla Costituzione, erano arrivate la vittoria di Macron e il recente, travagliato rilancio della “grande coalizione” Cdu-Spd in Germania, alimentando nell’establishment “liberal” l’illusione che la marea populista fosse sul punto di rifluire. Invece no: il risultato delle elezioni del 4 marzo l’onda prosegue e rischia di travolgere «la diga eretta da partiti tradizionali, media e istituzioni nazionali ed europee», scrive Carlo Formenti su “Micromega”. 5 Stelle e Lega triplicano le rispettive rappresentanze parlamentari e i loro voti sommati superano il 50%, «certificando che metà dei cittadini italiani sono euroscettici e non credono più alle narrazioni sulla fine della crisi e sui presunti benefici della globalizzazione». Per i media, siamo allo tsunami populista. Ma che radici sociali ha? Quali sono le differenze fra le sue due anime principali? E perché le sinistre (socialdemocratiche e radicali) stanno affondando nell’insignificanza politica? E poi: perché, malgrado tutto, l’establishment è ancora in grado resistere? Quali scenari si apriranno, se e quando la diga crollerà davvero?
Dario Di Vico, sul “Corriere della Sera”, spiega il trionfo della Lega nelle regioni del Nord scrivendo che i voti dei ceti medi produttivi e quelli delle “periferie del rancore” si sono potuti sommare grazie a un’agenda politica chiara quanto facile daCarlo Formenticomunicare: meno tasse e più controllo dell’immigrazione. A sua volta Enzo d’Errico (“Corriere del Mezzogiorno”) attribuisce la valanga dei voti pentastellati al Sud a un’altra convergenza: quella fra le masse meridionali, martoriate da disoccupazione e miseria, e i ceti medi a loro volta impoveriti dalla crisi: tutti «sedotti dalla promessa grillina di istituire un reddito di cittadinanza». Dopo la “normalizzazione” del movimento creato da Grillo e l’accentuazione del rifiuto di definirsi di destra o di sinistra, le differenze fra M5S e Lega «appaiono meno radicali di quelle che oppongono populismi di destra e di sinistra in altri paesi (vedi “Podemos” e “Ciudadanos” in Spagna, o Marine Le Pen e Mélenchon in Francia)». Quanto al crollo delle sinistre, abbondano invece le diagnosi precise: Massimo Franco, sul “Corriere”, parla di un potere che non è stato in grado di vedere quanto stava accadendo». Sullo stesso giornale, Luciano Violante sostiene che la sinistra viene punita perché ha scelto il politicamente corretto, abbandonando l’etica dell’uguaglianza.
Onofrio Romano, intervistato dal “Corriere del Mezzogiorno”, punta il dito contro l’illusione dei fan nostrani della Terza Via di contemperare mercato e diritti sociali e di costruire un europeismo “buono e sociale”. Il futuro prossimo? E’ l’ora degli espedienti tecnico-politici da mettere in atto «per impedire a chi ha vinto di governare: alchimie parlamentari e presidenziali, condizionamenti finanziari e istituzionali da parte di mercati e organismi internazionali», soprattutto per scongiurare un patto fra M5S e Lega che, secondo Franco, «terrorizzerebbe l’Europa». Per Formenti, il fallimento delle campagne propagandistiche che hanno tentato di rintuzzare l’ondata populista «nasce dal reale, drammatico peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di milioni e milioni di cittadini colpiti dalla crisi e dagli effetti di una globalizzazione che diventa sempre più difficile spacciare come un’opportunità per tutti». A votare Lega e 5 Stelle è una popolazione che «paga il fio di disoccupazione, precarizzazione, degrado delle periferie “slum” dove si ammassano bianchi poveri e immigrati». Alla politica si chiede Violante«protezione economica e sociale dai fallimenti del mercato e messa in sicurezza del territorio», e protezione «è proprio ciò che offrono i programmi populisti».
Entrambi, leghisti e pentastellati, «utilizzano la retorica dello scontro fra popolo (buono) ed élite (cattive)». Sia Salvini che Di Maio «vogliono difendere la nazione dalle ingerenze esterne (per cui condividono l’euroscetticismo)». Entrambi i partiti «hanno leadership carismatiche», e mentre i leghisti «offrono protezione dall’ondata migratoria e dai suoi effetti, nonché dall’invadenza statale (tasse, burocrazia, sprechi)», i 5 Stelle «si propongono di contrastare la mobilità di capitali e merci più che quella dei flussi migratori, auspicano un ruolo attivo dello Stato in economia». Ricompare la lotta di classe, «ancorché trasfigurata in opposizione alto/basso». Una partita dalla quale le sinistre sono ormai escluse: «Non sanno più intercettare i bisogni reali della gente – scrive Formenti – perché hanno perso la capacità di analizzare la realtà sociale». Ma la verità, agguiunge, è che la sinistra non rappresenta più il popolo perché – come scrive Luca Ricolfi in “Sinistra e popolo” (Longanesi) – questo non è più il suo popolo. È dagli anni Ottanta (ma si potrebbe risalire più in là), a partire cioè dalla conversione alla fede nel mercato, che il suo blocco sociale di riferimento è cambiato, slittando progressivamente dalle classi subalterne agli strati medi colti e benestanti (classi creative, professionisti, quadri intermedi, quadri superiori dell’amministrazione, lavoratori dipendenti qualificati e garantiti).
«La connotazione di sinistra, a suo tempo associata alla difesa dei più deboli, è oggi affidata esclusivamente all’ideologia del politicamente corretto: diritti delle comunità Lgbt, matrimoni gay, quote rosa, tutela delle minoranze, tolleranza per ogni differenza, apertura ai flussi migratori (i migranti sono ormai gli unici soggetti deboli di cui si occupino)». I germi della mutazione, continua Formenti, vengono da lontano: da quando cioè i socialisti alla Blair e alla Clinton si sono convertiti al credo liberista. «Socialisti e liberali sono entrambi per l’incondizionata libertà di circolazione di capitali, merci e persone; condividono una visione cosmopolita da “cittadini del mondo” che esalta il superamento dei confini nazionali come un immenso progresso; infine sono accomunati dal disprezzo per i rozzi bisogni di un popolo che si oppone ai “benefici” della globalizzazione. È per questo che lottano ovunque uniti per fermare la marea populista. È per questo che qui in Italia Viola Carofalo, di Potere al Popolosperavano in un voto che creasse le condizioni per una santa alleanza fra Renzi e Berlusconi. È per questo che faranno di tutto per impedire che i populisti riescano a governare». E cosa succederà se non potranno più impedirlo?
Se fossimo in Spagna o in Francia, ragiona Formenti, potremmo dire che dipende da quale delle due anime populiste avrà l’egemonia: “Podemos” o “Ciudadanos”, Le Pen o Mélenchon. «Ma in Italia l’evoluzione moderata del M5S non alimenta illusioni: ammesso e non concesso che il movimento riesca a dribblare tutti gli ostacoli che si frappongono alla sua andata al governo, non appena i mercati e l’Europa detteranno le condizioni per lasciarveli, assisteremo a una calata di braghe ancora più veloce di quella di Tsipras». Si apriranno allora spazi inediti per vere alternative antisistema? «Temo di no, visto che le ultime elezioni non hanno certificato solo il fallimento del Pd, ma anche quello delle “sinistre-sinistre”». Non stupisce il flop di “Liberi e Uguali”, «che gli elettori hanno giustamente riconosciuto come una costola della casa madre, dalla quale si è divisa a seguito di guerre intestine per il potere, ma con la quale condivide la centralità del politicamente corretto quale unico attestato di un’identità “di sinistra”». E non stupisce nemmeno il misero 1% raccolto da “Potere al Popolo”, cioè «l’ennesima federazione elettorale di cespugli vetero-comunisti», che è nata «“annacquando” la chiarezza dell’opposizione all’euro e alla Ue in un discorso “internazionalista” che inorridisce di fronte a ogni progetto che affermi la necessità di recuperare la sovranità nazionale quale condizione per la riconquista della sovranità popolare». Un’impazienza che, per Formenti, «renderà ancora più lungo e difficile il cammino verso la costruzione di alternative politiche credibili (e non pateticamente minoritarie) al regime liberale».
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Re: Diario della caduta di un regime.
,,,,,,,DENTRO LA TORRE DI BABELE....
9 mar 2018 12:45
LA BOMBA DI SALVINI? PORTARE TOTI A PALAZZO CHIGI: COSI’ SPACCA FORZA ITALIA E LO MANOVRA DA FUORI - IL GOVERNATORE LIGURE GIA’ DA TEMPO HA SFANCULATO IL CAV E DIVENTEREBBE L’ALFIERE DEL PARTITO UNICO DEL CENTRODESTRA A TRAZIONE LEGHISTA (UN CANDIDATO AL GIORNO ALLONTANA IL GOVERNO DI TORNO)
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Alessandro Da Rold per La Verità
TOTI E SALVINI INSIEME A PRANZO A PORTOFINO TOTI E SALVINI INSIEME A PRANZO A PORTOFINO
Mentre dentro la Lega di Matteo Salvini le giornate scorrono tranquille, tra le fila di Forza Italia è scesa la notte dei lunghi coltelli. Non è una novità. Ma questa volta a scatenare le ire di molti azzurri sono le ultime mosse del governatore della Liguria, Giovanni Toti, immortalato mercoledì a tavola in un ristorante di Portofino proprio con Salvini e reduce da un' intervista al Corriere che un azzurro di rango giudica «lunare» per gli attacchi contro Silvio Berlusconi.
matteo salvini giovanni toti al papeete di milano marittima 2 matteo salvini giovanni toti al papeete di milano marittima 2
Per questo motivo, tra le fila dei fedelissimi di Gianni Letta - ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio da mesi alle strette con l' avvocato Niccolò Ghedini, in particolare sulla compilazione delle liste elettorali-, è iniziata a serpeggiare l' idea che tra Toti e Salvini ci sia molto di più che una semplice intesa politica. Insomma, la chiacchierata sul lungo mare, tra foto e bicchieri di bianco, avrebbe avuto portate ben più sostanziose di una semplice pasta al pesto. Il laboratorio ligure, ormai in moto da tre anni, avrebbe prodotto un piano di conquista nazionale che punterebbe ad archiviare per sempre la stagione berlusconiana.
TOTI E SALVINI INSIEME A PRANZO A PORTOFINO TOTI E SALVINI INSIEME A PRANZO A PORTOFINO
In quell' area lettiana c' è già chi parla di «operazione Toti», ovvero del tentativo di portare l' ex anchorman Mediaset sulla poltrona di Palazzo Chigi, nel caso in cui Salvini non dovesse trovare i voti in Parlamento: Toti diventerebbe l' anello di congiunzione della coalizione e potrebbe trovare voti anche nel centrosinistra. Il piano è sul tavolo. E avrebbe già ricevuto il via libera di Ghedini. Si tratta di una delle tante ipotesi che in queste ore circolano in questa fase di stallo dopo la chiusura delle urne, ma esiste. Anche perché avrebbe più di un senso.
Basta leggere le parole di Toti nell' intervista, quando il governatore ligure spiega di aver sempre «auspicato come obiettivo finale la nascita di un partito unico del centrodestra. Ma se riusciremo a costruirlo, l' area moderata della quale io mi sento parte dovrà arrivarci rinnovata, forte, preparata, con una classe dirigente nuova e radicata. Quella che purtroppo in molti casi in queste elezioni nelle nostre liste è mancata». In pratica la rottamazione dentro Forza Italia deve in particolare passare da una persona in particolare, Berlusconi.
gianni letta e berlusconi gianni letta e berlusconi
Il Cavaliere ha 81 anni, ma lotta ancora come un leone. Fu lui a incoronare per primo come delfino proprio Toti. Poi i rapporti tra i due si sono raffreddati. Anzi, in Forza Italia sanno bene che i due non si parlano da almeno un anno. Troppi i torti dei quali il governatore ligure si sarebbe macchiato nei confronti del leader di Forza Italia, ultimamente collegati al legame troppo forte con Salvini durante tutta la campagna elettorale. In più Toti si è messo pure a litigare con l' ex ministro dell' Interno, Claudio Scajola, che punta a fare il sindaco di Imperia.
berlusconi salvini meloni berlusconi salvini meloni
C' è fibrillazione. Non è un caso, infatti, che dopo la visita da Berlusconi, il leader leghista sia stato in Liguria, dove l' alleanza tiene e dove negli ultimi anni sono state vinte partite importanti, tra cui soprattutto Genova. Il laboratorio ha funzionato anche a livello nazionale. Appoggiare l' Opa leghista di Salvini è stata una mossa vincente per Toti. Ma a Palazzo Chigi come ci si arriva? La vera partita che si sta giocando in queste ore verte sulle delegazioni o sulla singola delegazione che andrà dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante le consultazioni. Salvini, Toti e Ghedini sarebbero d' accordo sul gruppo unico al Quirinale e anche a livello di gruppi parlamentari.
BERLUSCONI ED IL SUDORE DI SALVINI BERLUSCONI ED IL SUDORE DI SALVINI
Oggi il leader leghista ne parlerà a Milano con i parlamentari e senatori eletti nella Lega. Il gruppo unico avrebbe diversi vantaggi per il nuovo centrodestra salviniano. Sarebbe un' accelerazione per l' ingresso dei parlamentari azzurri nella corte del Carroccio 2.0, i quali poi si troverebbero abbracciati a Salvini.
SCAJOLA SCAJOLA
Sul gruppo unico ci sono resistenze dentro Forza Italia, anche perché in questo caso Berlusconi perderebbe capacità di manovra. E quando Salvini dovesse incontrare Luigi Di Maio? Il Cav sarà sacrificato sull' altare della patria? La questione è spinosa. Ma trova un sostenitore d' eccellenza, cioè Giancarlo Giorgetti, il braccio destro di Salvini. «Salire insieme al Quirinale avrebbe un senso», dice a Radio Anch' io, «indicherebbe chiaramente che Salvini è il candidato della coalizione di centrodestra. La Lega non fa nessuna Opa sul centrodestra. Sono gli elettori che hanno scelto. Toti ha una sua idea da tempo circa il partito unico. Ma in caso noi come Lega saremmo pronti».
Il tema gruppi parlamentari è tra i punti chiave per la formazione del prossimo governo. Non a caso ieri ha fatto capolino su Facebook e Twitter l' eminenza grigia di Matteo Renzi, Luca Lotti, da sempre in ottimi rapporti con l' ex compilatore di liste azzurre, Denis Verdini, tra gli architetti dell' ormai defunto Patto del Nazareno.
gianni letta e luca lotti gianni letta e luca lotti
Il ministro dello Sport, oltre a tirare una bordata al ministro di Grazia e Giustizia, Andrea Orlando, («Perché sentire pontificare di risultati elettorali persone che non hanno mai vinto un' elezione in vita propria sta diventando imbarazzante»), ha spiegato che «se invece vogliamo essere seri, siamo pronti come sempre ad ascoltare le parole del presidente Mattarella e il suo appello alla responsabilità. E forse anziché parlare del Pd - che ha perso e starà all' opposizione - è arrivato il momento di vedere cosa vogliono fare i vincitori Salvini e Di Maio». Forse anche cosa vuole fare davvero Berlusconi.
9 mar 2018 12:45
LA BOMBA DI SALVINI? PORTARE TOTI A PALAZZO CHIGI: COSI’ SPACCA FORZA ITALIA E LO MANOVRA DA FUORI - IL GOVERNATORE LIGURE GIA’ DA TEMPO HA SFANCULATO IL CAV E DIVENTEREBBE L’ALFIERE DEL PARTITO UNICO DEL CENTRODESTRA A TRAZIONE LEGHISTA (UN CANDIDATO AL GIORNO ALLONTANA IL GOVERNO DI TORNO)
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TOTI E SALVINI INSIEME A PRANZO A PORTOFINO TOTI E SALVINI INSIEME A PRANZO A PORTOFINO
Mentre dentro la Lega di Matteo Salvini le giornate scorrono tranquille, tra le fila di Forza Italia è scesa la notte dei lunghi coltelli. Non è una novità. Ma questa volta a scatenare le ire di molti azzurri sono le ultime mosse del governatore della Liguria, Giovanni Toti, immortalato mercoledì a tavola in un ristorante di Portofino proprio con Salvini e reduce da un' intervista al Corriere che un azzurro di rango giudica «lunare» per gli attacchi contro Silvio Berlusconi.
matteo salvini giovanni toti al papeete di milano marittima 2 matteo salvini giovanni toti al papeete di milano marittima 2
Per questo motivo, tra le fila dei fedelissimi di Gianni Letta - ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio da mesi alle strette con l' avvocato Niccolò Ghedini, in particolare sulla compilazione delle liste elettorali-, è iniziata a serpeggiare l' idea che tra Toti e Salvini ci sia molto di più che una semplice intesa politica. Insomma, la chiacchierata sul lungo mare, tra foto e bicchieri di bianco, avrebbe avuto portate ben più sostanziose di una semplice pasta al pesto. Il laboratorio ligure, ormai in moto da tre anni, avrebbe prodotto un piano di conquista nazionale che punterebbe ad archiviare per sempre la stagione berlusconiana.
TOTI E SALVINI INSIEME A PRANZO A PORTOFINO TOTI E SALVINI INSIEME A PRANZO A PORTOFINO
In quell' area lettiana c' è già chi parla di «operazione Toti», ovvero del tentativo di portare l' ex anchorman Mediaset sulla poltrona di Palazzo Chigi, nel caso in cui Salvini non dovesse trovare i voti in Parlamento: Toti diventerebbe l' anello di congiunzione della coalizione e potrebbe trovare voti anche nel centrosinistra. Il piano è sul tavolo. E avrebbe già ricevuto il via libera di Ghedini. Si tratta di una delle tante ipotesi che in queste ore circolano in questa fase di stallo dopo la chiusura delle urne, ma esiste. Anche perché avrebbe più di un senso.
Basta leggere le parole di Toti nell' intervista, quando il governatore ligure spiega di aver sempre «auspicato come obiettivo finale la nascita di un partito unico del centrodestra. Ma se riusciremo a costruirlo, l' area moderata della quale io mi sento parte dovrà arrivarci rinnovata, forte, preparata, con una classe dirigente nuova e radicata. Quella che purtroppo in molti casi in queste elezioni nelle nostre liste è mancata». In pratica la rottamazione dentro Forza Italia deve in particolare passare da una persona in particolare, Berlusconi.
gianni letta e berlusconi gianni letta e berlusconi
Il Cavaliere ha 81 anni, ma lotta ancora come un leone. Fu lui a incoronare per primo come delfino proprio Toti. Poi i rapporti tra i due si sono raffreddati. Anzi, in Forza Italia sanno bene che i due non si parlano da almeno un anno. Troppi i torti dei quali il governatore ligure si sarebbe macchiato nei confronti del leader di Forza Italia, ultimamente collegati al legame troppo forte con Salvini durante tutta la campagna elettorale. In più Toti si è messo pure a litigare con l' ex ministro dell' Interno, Claudio Scajola, che punta a fare il sindaco di Imperia.
berlusconi salvini meloni berlusconi salvini meloni
C' è fibrillazione. Non è un caso, infatti, che dopo la visita da Berlusconi, il leader leghista sia stato in Liguria, dove l' alleanza tiene e dove negli ultimi anni sono state vinte partite importanti, tra cui soprattutto Genova. Il laboratorio ha funzionato anche a livello nazionale. Appoggiare l' Opa leghista di Salvini è stata una mossa vincente per Toti. Ma a Palazzo Chigi come ci si arriva? La vera partita che si sta giocando in queste ore verte sulle delegazioni o sulla singola delegazione che andrà dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante le consultazioni. Salvini, Toti e Ghedini sarebbero d' accordo sul gruppo unico al Quirinale e anche a livello di gruppi parlamentari.
BERLUSCONI ED IL SUDORE DI SALVINI BERLUSCONI ED IL SUDORE DI SALVINI
Oggi il leader leghista ne parlerà a Milano con i parlamentari e senatori eletti nella Lega. Il gruppo unico avrebbe diversi vantaggi per il nuovo centrodestra salviniano. Sarebbe un' accelerazione per l' ingresso dei parlamentari azzurri nella corte del Carroccio 2.0, i quali poi si troverebbero abbracciati a Salvini.
SCAJOLA SCAJOLA
Sul gruppo unico ci sono resistenze dentro Forza Italia, anche perché in questo caso Berlusconi perderebbe capacità di manovra. E quando Salvini dovesse incontrare Luigi Di Maio? Il Cav sarà sacrificato sull' altare della patria? La questione è spinosa. Ma trova un sostenitore d' eccellenza, cioè Giancarlo Giorgetti, il braccio destro di Salvini. «Salire insieme al Quirinale avrebbe un senso», dice a Radio Anch' io, «indicherebbe chiaramente che Salvini è il candidato della coalizione di centrodestra. La Lega non fa nessuna Opa sul centrodestra. Sono gli elettori che hanno scelto. Toti ha una sua idea da tempo circa il partito unico. Ma in caso noi come Lega saremmo pronti».
Il tema gruppi parlamentari è tra i punti chiave per la formazione del prossimo governo. Non a caso ieri ha fatto capolino su Facebook e Twitter l' eminenza grigia di Matteo Renzi, Luca Lotti, da sempre in ottimi rapporti con l' ex compilatore di liste azzurre, Denis Verdini, tra gli architetti dell' ormai defunto Patto del Nazareno.
gianni letta e luca lotti gianni letta e luca lotti
Il ministro dello Sport, oltre a tirare una bordata al ministro di Grazia e Giustizia, Andrea Orlando, («Perché sentire pontificare di risultati elettorali persone che non hanno mai vinto un' elezione in vita propria sta diventando imbarazzante»), ha spiegato che «se invece vogliamo essere seri, siamo pronti come sempre ad ascoltare le parole del presidente Mattarella e il suo appello alla responsabilità. E forse anziché parlare del Pd - che ha perso e starà all' opposizione - è arrivato il momento di vedere cosa vogliono fare i vincitori Salvini e Di Maio». Forse anche cosa vuole fare davvero Berlusconi.
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Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:.........DENTRO LA TORRE DI BABELE.....
UncleTom ha scritto:Gustavo Zagrebelsky
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Gustavo Zagrebelsky (San Germano Chisone, 1º giugno 1943) è un giurista italiano, giudice costituzionale dal 1995 al 2004 e presidente della Corte costituzionale nel 2004.
ps://it.wikipedia.org/wiki/Gustavo_Zagrebelsky
Da pagina 4 del Fatto Quotidiano di oggi, venerdì 9 marzo 2018:
Gustavo Zagrebelsky
"Questo voto è una rivolta
contro la politica oligarchica"
CANCELLATO DALLA "BASTARD BAND RENZIANA"
di SILVIA TRUZZI
L'INTERVISTA
Il giurista e presidente
emerito della Consulta:
"Hanno voluto rinviare
di un pò il redde rationem,
ma alla fine è arrivato
e per via democratica"
Professor Zagrebelsky, che lettura dà del voto del 4 marzo?
"Questo voto è una rivolta
contro la classe politica oligarchica"
Non una rivoluzione, ma piuttosto una rbellione o , se si preferisce una rivolta.
Mi baso non su dati di demoscopia elettorale, ma su personali diffuse percezioni.
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Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:UncleTom ha scritto:.........DENTRO LA TORRE DI BABELE.....
UncleTom ha scritto:Gustavo Zagrebelsky
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Gustavo Zagrebelsky (San Germano Chisone, 1º giugno 1943) è un giurista italiano, giudice costituzionale dal 1995 al 2004 e presidente della Corte costituzionale nel 2004.
ps://it.wikipedia.org/wiki/Gustavo_Zagrebelsky
Da pagina 4 del Fatto Quotidiano di oggi, venerdì 9 marzo 2018:
Gustavo Zagrebelsky
"Questo voto è una rivolta
contro la politica oligarchica"
CANCELLATO DALLA "BASTARD BAND RENZIANA"
di SILVIA TRUZZI
L'INTERVISTA
Il giurista e presidente
emerito della Consulta:
"Hanno voluto rinviare
di un pò il redde rationem,
ma alla fine è arrivato
e per via democratica"
Professor Zagrebelsky, che lettura dà del voto del 4 marzo?
"Questo voto è una rivolta
contro la classe politica oligarchica"
Non una rivoluzione, ma piuttosto una rbellione o , se si preferisce una rivolta.
Mi baso non su dati di demoscopia elettorale, ma su personali diffuse percezioni.
Rivolta contro chi o contro cosa?
La psicologia politica democratica è ciclica .
Le democrazie, all'inizio sono sistemi aperti alla larga partecipazione popolare : poi, piu' o meno rapidamente si rattrappiscono in oligarchie.
Le forme possono restare tali, ma i cittadini iniziano a sentirsi estranei in casa propria.
Dalla trasformazione delle democrazie in oligarchie ètestimone la storia.
La ribellione non è una malattia dello spirito, ma la reazione ad un sentimento di spossamento, tanto piu' forte quanto la classe politica è stata sorda e si è costituita in casta.
Non appena si toglie il coperchio, arrivano le sorprese.
==================
NON SO' VOI, MA QUESTE PAROLE DI ZAGREBELSKY PER ME RAPPRESENTANO UNA LUCE NEL FONDO DELLA FOSSA BIOLOGICA IN CUI QUESTA CLASSE POLITICA SOPRATTUTTO """"FALSAMENTE DI SINISTRA""""" CI HA SPINTI A FORZA.
==================
Se questo è "populismo", allora equivale alla ribellione delle masse contro le elite?
La parola è carica di valenze negative.
Che cosa significhi davvero è difficile dirlo.
INTERRUZIONE PROVOCATA DALLA "BASTARD BAND RENZIANA"
Di sicuro, chi a rivolge ad un altro non vuole fargli un complimento.
Senza risalire piu' indietro, populisti sono stati detti Peròn e la moglie Evita in Argentina; papa Giovanni XXIII e papa Francesco; Obama, Trump e Sarah Palin negli Usa, Di Pietro, Berlusconi e Renzi da noi.
Insomma, populisti sono sempre gli altri quando li si teme.
Salvo poi scambiare e vesti; così per esempio Berlusconi e Renzi, all'inizio esempi di populismo, diventano a un certo punto gli alfieri dell'anti-populismo.
CONTINUA
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Re: Diario della caduta di un regime.
A parte che come al solito si accomunano delle cose come le elezioni di questo presidente americano con la brexit, che sono invece come il mercurio e l'oro, perché nel secondo caso si è esclusivamente posto fine a un'ambiguità dei britannici di stare mezzi dentro e mezzi fuori; non vedo che c'è da esultare nel risultato di queste elezioni, come se si fossero risolti tutti i problemi.UncleTom ha scritto:........DENTRO LA TORRE DI BABELE...
Formenti: e ora il potere annullerà questa rivolta elettorale
Scritto il 09/3/18 • nella Categoria: idee Condividi
Dopo Trump, la Brexit e il referendum italiano sulla Costituzione,
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Re: Diario della caduta di un regime.
....I FILM HORROR DEL DOPO ELEZIONI.....
"DENTRO LA TORRE DI BABELE CON I PIEDI A MOLLO NELLA VASCA BIOLOGICA"
Titolava il Fatto , mercoledì 7 marzo, a pagina 8:
[b]
GAME OVER[/b] Il regista della destra è prigioniero
La guerra per le soglie di B. Il cerchio acido "salvinizza" FI
Gli sfoghi di Letta & Bisignani conto Ghedini e Ronzulli, badanti filoleghiste
^^^^^^^
Il vice Bufaliere, sostenitore e curatore di Salvini se ne accorge solo oggi e in bella evidenza in prima pagina, riporta:
.........Difficile per questi due leader risorgere
REQUIEM PER SILVIO E RENZI
La sconfitta di Forza Italia e Pd ha scombinato la geografia politica italiana. Non si capisce niente
tranne una cosa: i due ex grandi partiti hanno una sola possibilità di salvarsi, cercare di rifare il patto del Nazareno
^^^^^^^^
L'affondamento
ha tanti colpevoli
di RENATO FARINA
Se fossimo in America, con i medesimi risultati usciti da noi il 4 marzo la corsa sarebbe chiusa e l'alloro cingerebbe una fronte sola. quella di Matteo Salvini, emerso dalle urne come capo del centrodestra (37,4 per cento)
Se fossimo in America................
DA QUESTE PARTI UN VECCHIO DETTO RECITA:
SE MIO NONNO AVESSE AVUTO LE RUOTE SAREBBE STATO UN TRAM
a pagina 3:
PATRIMONIO AZZURRO DILAPIDATO
La sconfitta peggiore di sempre ha tanti padri
Perdere con Prodi era rimediabile, andare sotto con la Lega è un disastro: i consiglieri del Cavaliere debbono fare mea culpa.
LUI,............IL GRANDE SHOWMAN, NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO????????????
Nei prossimi giorni e mesi dovemmo abituarci alla guerra di chi si ritrova senza giocattolo.
Dal Bufaliere di oggi:
.........-TESORETTO GRILLINO
IL REDDITO DI CITTADINANZA?
6 MILIONI A CASALEGGIO & C.
^^^^^^
Zuppa di Porro
Confindustria sbanda
Il Presidente di Confindustria , Vincenzo Boccia ha detto che non ha paura dell'avvento del Movimento cinque stelle.
"DENTRO LA TORRE DI BABELE CON I PIEDI A MOLLO NELLA VASCA BIOLOGICA"
Titolava il Fatto , mercoledì 7 marzo, a pagina 8:
[b]
GAME OVER[/b] Il regista della destra è prigioniero
La guerra per le soglie di B. Il cerchio acido "salvinizza" FI
Gli sfoghi di Letta & Bisignani conto Ghedini e Ronzulli, badanti filoleghiste
^^^^^^^
Il vice Bufaliere, sostenitore e curatore di Salvini se ne accorge solo oggi e in bella evidenza in prima pagina, riporta:
.........Difficile per questi due leader risorgere
REQUIEM PER SILVIO E RENZI
La sconfitta di Forza Italia e Pd ha scombinato la geografia politica italiana. Non si capisce niente
tranne una cosa: i due ex grandi partiti hanno una sola possibilità di salvarsi, cercare di rifare il patto del Nazareno
^^^^^^^^
L'affondamento
ha tanti colpevoli
di RENATO FARINA
Se fossimo in America, con i medesimi risultati usciti da noi il 4 marzo la corsa sarebbe chiusa e l'alloro cingerebbe una fronte sola. quella di Matteo Salvini, emerso dalle urne come capo del centrodestra (37,4 per cento)
Se fossimo in America................
DA QUESTE PARTI UN VECCHIO DETTO RECITA:
SE MIO NONNO AVESSE AVUTO LE RUOTE SAREBBE STATO UN TRAM
a pagina 3:
PATRIMONIO AZZURRO DILAPIDATO
La sconfitta peggiore di sempre ha tanti padri
Perdere con Prodi era rimediabile, andare sotto con la Lega è un disastro: i consiglieri del Cavaliere debbono fare mea culpa.
LUI,............IL GRANDE SHOWMAN, NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO????????????
Nei prossimi giorni e mesi dovemmo abituarci alla guerra di chi si ritrova senza giocattolo.
Dal Bufaliere di oggi:
.........-TESORETTO GRILLINO
IL REDDITO DI CITTADINANZA?
6 MILIONI A CASALEGGIO & C.
^^^^^^
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Confindustria sbanda
Il Presidente di Confindustria , Vincenzo Boccia ha detto che non ha paura dell'avvento del Movimento cinque stelle.
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