Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
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Piccole alchimie parlamentari per un paese in rottamazione
Scritto il 17/3/18 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet
Di Maio ha stravinto nel centro-sud promettendo il reddito di cittadinanza (ma annunciando con Fioramonti di dimezzare il debito pubblico), mentre Salvini ha spopolato al nord garantendo di sbriciolare le tasse e sbarrare le frontiere ai migranti. Nell’offerta politica dei due schieramenti, svetta lo squillante sovranismo della Lega con la candidatura dell’economista Alberto Bagnai, che contesta il dirigismo dell’oligarchia di Bruxelles da posizioni keynesiane (lo Stato che torna protagonista dell’economia), mentre Di Maio si affanna a ricordare che sono i mercati, semmai, ad avere l’ultima parola. Premiante, per grillini e leghisti, la fedina politica immacolata, dopo anni di opposizione al renzismo, il regime propagandistico che all’Italia in crisi ha raccontato che tutto andava bene, anzi benissimo. Né i 5 Stelle né la Lega contestano organicamente il sistema liberista, di cui il Pd è stato il più zelante esecutore: si propongono soltanto di correggerne gli eccessi, con l’avvento di politici “dalle mani pulite” (ma legate, nel caso di Salvini, all’alleanza con un Berlusconi che si è prostrato come il Pd all’obbedienza feudale nei confronti dell’élite finanziaria che ha privatizzato le istituzioni europee). In questo contesto, appaiono piuttosto lunari le chiacchiere sull’ipotetica intesa, a distanza, tra i due vincitori delle elezioni – il Di Maio senza programmi e il Salvini con programmi vincolati agli umori di Arcore.
Tiene banco, ancora, il surreale connubio tra i 5 Stelle e i rottami del Pd, cioè il “nemico” dei grillini; accordo invocato da quell’Eugenio Scalfari che, a Di Maio, avrebbe preferito l’odiato Berlusconi. Tra i “pontieri”, dopo Scalfari, figurano personaggi come Gustavo Zagrebelsky e Salvatore Settis, Barbara Spinelli e Massimo Cacciari. Un giornalista come Marco Travaglio accusa Di Maio di non ascoltarli. Arrivare primi con quasi il 33% significa partire favoriti per l’incarico di formare un governo – scrive Travaglio sul “Fatto” – ma questo non conferisce «il diritto divino di fare un governo con i voti altrui, per giunta gratis». E’ vero che l’inciucio lo vogliono solo i due “trombati” del 4 marzo, cioè Berlusconi e Renzi, «terrorizzati dalle rispettive ininfluenze e soprattutto da nuove elezioni», ma una maggioranza parlamentare va costruita, «facendo ai partner una proposta che non possano rifiutare». Ovvero? «La cosa sarebbe meno difficile se Di Maio aprisse la sua squadra di esterni ad altri indipendenti di centrosinistra, per un governo senza ministri parlamentari, e bilanciasse la sua premiership lasciando la presidenza di una Camera alla Lega». E poi «è sul programma che dovrebbe garantire il cambiamento che gli elettori hanno appena chiesto». Già: quale programma?
Travaglio ricorda la proposta di Grillo nel 2013: «Eleggiamo Rodotà al Quirinale e poi governiamo insieme». E aggiunge: «Fu il Pd napolitanizzato e lettizzato, cioè berlusconizzato, a rifiutarla» (per Travaglio, dunque, il grande manovratore era Berlusconi, cioè l’omino ricattato e brutalmente disarcionato, due anni prima, dai padroni della Borsa). L’obiettivo di Napolitano, all’epoca: mantenere i 5 Stelle lontano dall’area di governo, dato che nel 2013 i grillini facevano ancora paura (più che al “povero” Silvio, ai veri poteri forti rappresentati da Napolitano: quelli che con Draghi e Trichet firmarono la condanna dell’Italia, affidata al commissario Monti). E oggi? Tutto è cambiato; da Scalfari in giù, è il vecchio mainstream a tifare per un’intesa che pare spaventi solo Renzi. Piccoli tatticismi, dove a contare non sono tanto le mosse dei leader, quanto il futuro dei rispettivi elettorati. Un italiano su quattro si è rifiutato di votare. Tra i votanti, il 55% ha scelto Di Maio, Salvini e la Meloni per gridare un “no”, forte e chiaro. Se il reddito di cittadinanza (arma vincente per mietere voti) è una misura ascrivibile alla voce welfare (sinistra), è piuttosto la Lega a sfidare il sistema europeo, con il taglio delle tasse (destra), sia pure da un’angolazione ancora liberista.
Tra veti incrociati e opposte convenienze, resta solo lo spiraglio per il mini-governo a cui starebbe lavorando Mattarella, inevitabilmente imbottito di “tecnici” per incoraggiare tiepide convergenze eterodosse. Niente a che vedere, in ogni caso, con il “no” proclamato dalla maggioranza assoluta degli elettori italiani, cui si aggiunge l’astensionismo del 25% della popolazione, che non ha letto niente di convincente (o realisticamente praticabile) né sul programma grillino né su quello leghista. Se siamo a questo non-risultato, ribadisce Gianfranco Carpeoro, è perché – ancora una volta – abbiamo votato “contro” qualcuno, innanzitutto (votare “per qualcosa”, probabilmente, era impossibile). E senza una gestione nazionale autonoma, la regia delle operazioni passerà alla consueta “sovragestione” internazionale. E’ il potere-ombra che – licenziati Andreotti e Craxi – da 25 anni fa dell’Italia quello che vuole: fabbricando partiti, movimenti e leader senza idee né progetti, costruiti per durare una sola stagione, prima di essere rottamati da altri, futuri rottamandi. Una spirale senza fine, dove a essere rottamata è l’Italia, a cui è stato raccontato che il debito pubblico (cioè lo sviluppo, il benessere diffuso) è roba che non ci possiamo più permettere.
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Di Maio ha stravinto nel centro-sud promettendo il reddito di cittadinanza (ma annunciando con Fioramonti di dimezzare il debito pubblico), mentre Salvini ha spopolato al nord garantendo di sbriciolare le tasse e sbarrare le frontiere ai migranti. Nell’offerta politica dei due schieramenti, svetta lo squillante sovranismo della Lega con la candidatura dell’economista Alberto Bagnai, che contesta il dirigismo dell’oligarchia di Bruxelles da posizioni keynesiane (lo Stato che torna protagonista dell’economia), mentre Di Maio si affanna a ricordare che sono i mercati, semmai, ad avere l’ultima parola. Premiante, per grillini e leghisti, la fedina politica immacolata, dopo anni di opposizione al renzismo, il regime propagandistico che all’Italia in crisi ha raccontato che tutto andava bene, anzi benissimo. Né i 5 Stelle né la Lega contestano organicamente il sistema liberista, di cui il Pd è stato il più zelante esecutore: si propongono soltanto di correggerne gli eccessi, con l’avvento di politici “dalle mani pulite” (ma legate, nel caso di Salvini, all’alleanza con un Berlusconi che si è prostrato come il Pd all’obbedienza feudale nei confronti dell’élite finanziaria che ha privatizzato le istituzioni europee). In questo contesto, appaiono piuttosto lunari le chiacchiere sull’ipotetica intesa, a distanza, tra i due vincitori delle elezioni – il Di Maio senza programmi e il Salvini con programmi vincolati agli umori di Arcore.
Tiene banco, ancora, il surreale connubio tra i 5 Stelle e i rottami del Pd, cioè il “nemico” dei grillini; accordo invocato da quell’Eugenio Scalfari che, a Di Maio, avrebbe preferito l’odiato Berlusconi. Tra i “pontieri”, dopo Scalfari, figurano personaggi come Gustavo Zagrebelsky e Salvatore Settis, Barbara Spinelli e Massimo Cacciari. Un giornalista come Marco Travaglio accusa Di Maio di non ascoltarli. Arrivare primi con quasi il 33% significa partire favoriti per l’incarico di formare un governo – scrive Travaglio sul “Fatto” – ma questo non conferisce «il diritto divino di fare un governo con i voti altrui, per giunta gratis». E’ vero che l’inciucio lo vogliono solo i due “trombati” del 4 marzo, cioè Berlusconi e Renzi, «terrorizzati dalle rispettive ininfluenze e soprattutto da nuove elezioni», ma una maggioranza parlamentare va costruita, «facendo ai partner una proposta che non possano rifiutare». Ovvero? «La cosa sarebbe meno difficile se Di Maio aprisse la sua squadra di esterni ad altri indipendenti di centrosinistra, per un governo senza ministri parlamentari, e bilanciasse la sua premiership lasciando la presidenza di una Camera alla Lega». E poi «è sul programma che dovrebbe garantire il cambiamento che gli elettori hanno appena chiesto». Già: quale programma?
Travaglio ricorda la proposta di Grillo nel 2013: «Eleggiamo Rodotà al Quirinale e poi governiamo insieme». E aggiunge: «Fu il Pd napolitanizzato e lettizzato, cioè berlusconizzato, a rifiutarla» (per Travaglio, dunque, il grande manovratore era Berlusconi, cioè l’omino ricattato e brutalmente disarcionato, due anni prima, dai padroni della Borsa). L’obiettivo di Napolitano, all’epoca: mantenere i 5 Stelle lontano dall’area di governo, dato che nel 2013 i grillini facevano ancora paura (più che al “povero” Silvio, ai veri poteri forti rappresentati da Napolitano: quelli che con Draghi e Trichet firmarono la condanna dell’Italia, affidata al commissario Monti). E oggi? Tutto è cambiato; da Scalfari in giù, è il vecchio mainstream a tifare per un’intesa che pare spaventi solo Renzi. Piccoli tatticismi, dove a contare non sono tanto le mosse dei leader, quanto il futuro dei rispettivi elettorati. Un italiano su quattro si è rifiutato di votare. Tra i votanti, il 55% ha scelto Di Maio, Salvini e la Meloni per gridare un “no”, forte e chiaro. Se il reddito di cittadinanza (arma vincente per mietere voti) è una misura ascrivibile alla voce welfare (sinistra), è piuttosto la Lega a sfidare il sistema europeo, con il taglio delle tasse (destra), sia pure da un’angolazione ancora liberista.
Tra veti incrociati e opposte convenienze, resta solo lo spiraglio per il mini-governo a cui starebbe lavorando Mattarella, inevitabilmente imbottito di “tecnici” per incoraggiare tiepide convergenze eterodosse. Niente a che vedere, in ogni caso, con il “no” proclamato dalla maggioranza assoluta degli elettori italiani, cui si aggiunge l’astensionismo del 25% della popolazione, che non ha letto niente di convincente (o realisticamente praticabile) né sul programma grillino né su quello leghista. Se siamo a questo non-risultato, ribadisce Gianfranco Carpeoro, è perché – ancora una volta – abbiamo votato “contro” qualcuno, innanzitutto (votare “per qualcosa”, probabilmente, era impossibile). E senza una gestione nazionale autonoma, la regia delle operazioni passerà alla consueta “sovragestione” internazionale. E’ il potere-ombra che – licenziati Andreotti e Craxi – da 25 anni fa dell’Italia quello che vuole: fabbricando partiti, movimenti e leader senza idee né progetti, costruiti per durare una sola stagione, prima di essere rottamati da altri, futuri rottamandi. Una spirale senza fine, dove a essere rottamata è l’Italia, a cui è stato raccontato che il debito pubblico (cioè lo sviluppo, il benessere diffuso) è roba che non ci possiamo più permettere.
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Re: Diario della caduta di un regime.
‘Non può esserci governo senza Di Maio premier’
Alfonso Bonafede, fedelissimo del leader M5s e candidato ministro: ‘No a persone non elette dai cittadini’
Politica
“Se noi ai cittadini presentiamo un altro candidato premier, non eletto dai cittadini determiniamo il definitivo allontanamento dalla politica”. A dirlo a Radio 24, è l’esponente del Movimento 5 stelle, e candidato ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede intervistato da Luca Telese e Oscar Giannino durante la trasmissione 24Mattino. Il reddito di cittadinanza nella versione di Grillo? “Attualmente non può essere realizzato” di F. Q.
•Di Maio: “Partita sulle presidenze Camere slegata da quella del governo” •Salvini tra l’unità della coalizione e la corte al M5s •video – Salvini: “Si parte dalla coalizione di centrodestra e dal programma. Senza accordo non tiro a campare”
•Governo, “Forza Italia non ha rispettato i patti”. I capigruppo M5s giocano la carta della compattezza in chiave Colle
Alfonso Bonafede, fedelissimo del leader M5s e candidato ministro: ‘No a persone non elette dai cittadini’
Politica
“Se noi ai cittadini presentiamo un altro candidato premier, non eletto dai cittadini determiniamo il definitivo allontanamento dalla politica”. A dirlo a Radio 24, è l’esponente del Movimento 5 stelle, e candidato ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede intervistato da Luca Telese e Oscar Giannino durante la trasmissione 24Mattino. Il reddito di cittadinanza nella versione di Grillo? “Attualmente non può essere realizzato” di F. Q.
•Di Maio: “Partita sulle presidenze Camere slegata da quella del governo” •Salvini tra l’unità della coalizione e la corte al M5s •video – Salvini: “Si parte dalla coalizione di centrodestra e dal programma. Senza accordo non tiro a campare”
•Governo, “Forza Italia non ha rispettato i patti”. I capigruppo M5s giocano la carta della compattezza in chiave Colle
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Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:‘Non può esserci governo senza Di Maio premier’
Alfonso Bonafede, fedelissimo del leader M5s e candidato ministro: ‘No a persone non elette dai cittadini’
Politica
“Se noi ai cittadini presentiamo un altro candidato premier, non eletto dai cittadini determiniamo il definitivo allontanamento dalla politica”. A dirlo a Radio 24, è l’esponente del Movimento 5 stelle, e candidato ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede intervistato da Luca Telese e Oscar Giannino durante la trasmissione 24Mattino. Il reddito di cittadinanza nella versione di Grillo? “Attualmente non può essere realizzato” di F. Q.
•Di Maio: “Partita sulle presidenze Camere slegata da quella del governo” •Salvini tra l’unità della coalizione e la corte al M5s •video – Salvini: “Si parte dalla coalizione di centrodestra e dal programma. Senza accordo non tiro a campare”
•Governo, “Forza Italia non ha rispettato i patti”. I capigruppo M5s giocano la carta della compattezza in chiave Colle
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... i/4254485/
“Se noi ai cittadini presentiamo un altro candidato premier, non eletto dai cittadini determiniamo il definitivo allontanamento dalla politica”. A dirlo a Radio 24, è l’esponente del Movimento 5 stelle, e candidato ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede intervistato da Luca Telese e Oscar Giannino durante la trasmissione 24Mattino. E’ così che continua la dinamica dei rapporti tra i Cinquestelle e la Lega. Da una parte Salvini che continua a “corteggiare” il M5s, con aperture più o meno esplicite. Dall’altra il M5s che, come confermano le parole di Bonafede, guardano al Parlamento nella sua interezza, anche se (o forse proprio per questo) per il momento Di Maio resta ancora molto abbottonato. “A queste elezioni i cittadini hanno partecipato con entusiasmo e, quindi, va data una risposta e questa risposta secondo noi non può prescindere dalla presenza di Luigi Di Maio come candidato premier”, ha aggiunto Bonafede. “O lui o non si fa il governo?” chiede Luca Telese. “Noi riteniamo che debba essere lui il candidato premier, sì. Il premier del governo”. Bonafede ha parlato anche della possibilità di realizzare un reddito di cittadinanza universale, per tutti i nati in Italia, così come teorizzato tempo dal fondatore Beppe Grillo. “Lui parla di una proposta che in questo momento non può essere realizzata. Tuttavia realizzeremo un reddito di cittadinanza. Lo abbiamo promesso ai nostri elettori e rimane una nostra priorità da portare avanti, senza se e senza ma. Porteremo avanti il reddito di cittadinanza come porteremo avanti tutte le nostre promesse fatte in campagna elettorale” ha concluso
Prima di continuare
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di F. Q. | 27 marzo 2018
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Re: Diario della caduta di un regime.
27 mar 2018 12:32
FARSA ITALIA COME CASTROCARO: IL CAV CERCA “VOCI NUOVE” PER IL PARTITO PER FRENARE L'EFFETTO SALVINI – FUORI ROMANI E BRUNETTA, DENTRO GELMINI E BERNINI - SCALDANO IL ROSSETTO ANNAGRAZIA CALABRIA E MARA CARFAGNA – TRAMONTATO GALLIANI, SULLO SFONDO IL PROFILO DI TAJANI NELLA VESTE DI COORDINATORE UNICO DI FORZA ITALIA
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 170214.htm
FARSA ITALIA COME CASTROCARO: IL CAV CERCA “VOCI NUOVE” PER IL PARTITO PER FRENARE L'EFFETTO SALVINI – FUORI ROMANI E BRUNETTA, DENTRO GELMINI E BERNINI - SCALDANO IL ROSSETTO ANNAGRAZIA CALABRIA E MARA CARFAGNA – TRAMONTATO GALLIANI, SULLO SFONDO IL PROFILO DI TAJANI NELLA VESTE DI COORDINATORE UNICO DI FORZA ITALIA
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 170214.htm
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Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:OPERAZIONE
FRANKESTEIN
Massimo Giannini
Con l'elezione dei presidenti di Camera e Senato è nato il Frankestein grillo- leghista, frutto del bacio sacrilego tra Di Maio e Salvini.
Difficile dire con quanto anticipo sia stato concepito.
Sta di fatto che la strana creatura con due mosse spregiudicate ha marchiato a fuoco la nuova legislatura.
CONTINUA
Per fare che cosa, si vedrà.
Intanto 5 Stelle e Lega, pur avendo "non vinto" le elezioni si muovono come padroni incontrastati del campo.
Sono al primo stadio di ubna convergenza non più tanto parallela: condividono la scelta della seconda e terza carica dello Stato, in attesa di capire se potranno condividere anche un governo provvisorio e poi magari un duello elettorale con altre regole.
La svolta è dirompente. Per dirla con il linguggio ruvido di Napolitano: le formazioni politiche di <<vera e propria rottura rispetto al passato>>
hanno travolto quelle <<radicate da tempo nell'assetto istituzionale e di governo del Paese>>.
Il 4 marzo lo avevano fatto nelle urne.
Ieri lo hanno fatto in Parlamento.
CONTINUA
iL TESTO INTEGRALE CHE LA BANDA CRIMANALE RENZIANA >>>>CLOCCAVA <<<< BLOCCAVA I GIORNI SCORSI
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ei in:
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> 25
> OPERAZIONE FRANKENSTEIN
OPERAZIONE FRANKENSTEIN
Con l'elezione dei presidenti di Camera e Senato è nato il Frankenstein grillo- leghista, frutto del bacio sacrilego tra Di Maio e Salvini. Difficile dire con quanto anticipo sia stato concepito. Sta di fatto che la strana creatura con due mosse spregiudicate ha marchiato a fuoco la nuova legislatura. Per farne che cosa, si vedrà. Intanto 5 Stelle e Lega, pur avendo "non vinto" le elezioni, si muovono come i padroni incontrastati del campo. Sono al primo stadio di una convergenza non più tanto parallela: condividono la scelta della seconda e terza carica dello Stato, in attesa di capire se potranno condividere anche un governo provvisorio e poi magari un duello elettorale con altre regole.
La svolta è dirompente. Per dirla col linguaggio ruvido di Napolitano: le formazioni politiche di « vera e propria rottura rispetto al passato» hanno travolto quelle «radicate da tempo nell'assetto istituzionale e di governo del Paese » . Il 4 marzo lo avevano fatto nelle urne. Ieri lo hanno fatto anche in Parlamento. Con geometrica potenza, ma anche con cinica impudenza.
Di Maio ha compiuto la definitiva metamorfosi del Movimento. M5S è ormai a tutti gli effetti un "partito di sistema" che pensa e agisce con le logiche del "sistema". Ciò è un bene per la democrazia. A patto che il capo politico, i suoi dirigenti e i suoi elettori lo riconoscano e la smettano di usare come una clava la propria presunta diversità, bollando come "casta corrotta" tutto ciò che non origina dalle sacre ma oscure sorgenti della Casaleggio Associati.
Per portare a casa il risultato finale (salvare il patto con Salvini) Di Maio ha accettato un compromesso al ribasso. È vero che si è rifiutato di legittimare nella trattativa l'odiato " psiconano" dileggiato da Grillo. È vero che ha costretto Berlusconi ad ammainare la bandiera di Romani, condannato per peculato e dunque "invotabile". Ma è altrettanto vero che ora la seconda carica dello Stato è Elisabetta Alberti Casellati. Né olgettina né velina, ma pur sempre zarina del berlusconismo da combattimento. Dal 2001, con Ghedini, ha scritto le peggiori leggi ad personam, nel 2005 ha assunto la figlia come capo della sua segreteria al ministero, nel 2011 ha spergiurato su Ruby nipote di Mubarak e nel 2014 ha urlato «golpe» davanti al tribunale di Milano. Era quasi meglio Romani. Ma è la realpolitik, bellezza a 5 Stelle, e non puoi farci niente.
La stessa realpolitik che spinge Salvini a non recidere il filo azzurro che lo unisce al Cavaliere. Il parricidio ci sarà, sarà inevitabile, ma deve consumarsi lentamente, perché con Berlusconi e Meloni il capo leghista è leader di una coalizione del 37%, da solo guida un partito del 17, che tra le braccia del moloch pentastellato finirebbe soffocato. Salvini sta facendo un investimento: la sua Opa sull'elettorato forzista funziona solo se non è ostile, il suo già forte radicamento territoriale si compie solo se rinuncia alla presidenza del Senato per quella del Friuli Venezia Giulia. Verrà il giorno dell'assalto al cielo. Ma non è oggi.
Adesso il Frankenstein grillo- leghista muove verso il Quirinale e prepara il secondo stadio della convergenza. Un governo di transizione, per cambiare l'orribile Rosatellum e tornare in fretta alle urne. La campagna è già impostata, come si evince dal discorso di insediamento di Fico alla Camera: subito il taglio di vitalizi e privilegi dei parlamentari. Non un programma politico da realizzare in cinque anni, ma un feticcio elettorale da agitare tra cinque mesi. Salvini cercherà di incassare il lascito berlusconiano a destra e Di Maio proverà a occupare lo spazio politico a sinistra, che un Pd mestamente scomparso dalla scena non sa più presidiare. E allora sarà il definitivo cambio di fase. Passeremo dal bipolarismo al "bi-populismo". È la « involuzione » profetizzata dal comico genovese sul Sacro Blog: la specie che sopravvive non è la più forte, ma quella che si adatta meglio. Il Frankenstein grillo-leghista nasce per questo. Servirebbe una nuova forza progressista per provare a sconfiggerlo. Ma purtroppo si è eclissata, tra un Aventino e un campo da tennis.
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Massimo Giannini
25 marzo 2018 sez.
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Re: Diario della caduta di un regime.
ILRESTO LEGGETELO QUI PERCHE' LA NOTA BANDA CRIMINALE PROIBISCE LA PUBBLICAZIONE
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... i/4257050/
– Il Pd? Se ha capito la lezione e vuole tornare a una declinazione di sinistra o di centrosinistra, forse converrebbe anche al Pd cominciare a dialogare seriamente con il Movimento 5 Stelle”.
D’altra parte, però, il Pd resta fermo sulla posizione decretata due settimane fa in direzione: “Di Maio e Salvini si stanno scontrando sulle poltrone. Se i Cinquestelle si rivolgeranno a noi – dice il nuovo capogruppo al Senato, Andrea Marcucci – la risposta è ‘avete vinto, tocca a voi!’. “Ho l’impressione – continua Marcucci – che non si siano letti i programmi elettorali. Il programma elettorale del M5S sostanzialmente su tutti i punti dice questioni e pone temi opposti alle nostre istanze e alle nostre battaglie”. Il renziano spiega che “ascoltiamo tutti ma c’è una delibera molto chiara del Partito democratico. E cioè che le forze che hanno vinto si mettano d’accordo. Secondo me alla fine la risolveranno e governeranno. Se Forza Italia sarà parte del governo? E’ un problemino che forse non avevano previsto, né gli uni né gli altri”.
Una situazione in cui il tasso di incertezza è tornato a salire in un quadro di tutti contro tutti. Oggi una ricostruzione della Stampa spiega che il capo dello Stato Mattarella potrebbe decidere un secondo giro di consultazioni senza dare incarichi dopo il primo, che inizierà il 3 aprile. Il presidente non vuole dare incarichi “giusto per provarci” soprattutto con la consapevolezza che non c’è una maggioranza parlamentare. La prima mossa, comunque, è ancora l’attesa, senza la pretesa che i partiti diano subito risposte e con la speranza che qualcosa si “scongeli”. Resta, poi come extrema ratio, dopo gli eventuali fallimenti dei “vincitori”, la carta del “governo del presidente”
Prima di continuare
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di F. Q. | 28 marzo 2018
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Re: Diario della caduta di un regime.
......GIORNO PER GIORNO VERSO IL DISASTRO FINALE...
28 mar 2018 13:05
RETROSCENA
- SALVINI HA CAPITO CHE SENZA FI NON VA LONTANO. SE A CAPO DELLA LEGA È INFERIORE A DI MAIO, A CAPO DELLA COALIZIONE È SUPERIORE
- SE IL CENTRODESTRA SI PRESENTA UNITO MATTARELLA DAREBBE L’INCARICO A UNA PERSONALITÀ DA LORO INDICATA. IN CASO CONTRARIO A DI MAIO - MA COMUNQUE IL COLLE RIMANE IN CONTATTO CON MERKEL E MACRON
DAGOREPORT
Così come voleva Grilllo ora Di Maio deve dimostrare di saper fare politica. Fico incarnerà l’immagine del Movimento, onesto, sobrio e di sinistra.
Renzi ha quasi vinto dentro il PD. Marcucci detterà la linea dura e Del Rio quella morbida.
Salvini ha capito che senza FI non va lontano. Se a capo della Lega è inferiore a Di Maio, a capo della coalizione è superiore.
Berlusconi in tandem con Meloni gioca la partita dell’indispensabile.
Per il Colle la forma è sostanza.
SALVINI - DI MAIO - BERLUSCONI - RENZI
SALVINI - DI MAIO - BERLUSCONI - RENZI
Se il Centrodestra si presenta unito, Mattarella darebbe l’incarico a una personalità da loro indicata. In caso contrario a Di Maio.
Ma comunque rimane in contatto con Merkel e Macron.
28 mar 2018 13:05
RETROSCENA
- SALVINI HA CAPITO CHE SENZA FI NON VA LONTANO. SE A CAPO DELLA LEGA È INFERIORE A DI MAIO, A CAPO DELLA COALIZIONE È SUPERIORE
- SE IL CENTRODESTRA SI PRESENTA UNITO MATTARELLA DAREBBE L’INCARICO A UNA PERSONALITÀ DA LORO INDICATA. IN CASO CONTRARIO A DI MAIO - MA COMUNQUE IL COLLE RIMANE IN CONTATTO CON MERKEL E MACRON
DAGOREPORT
Così come voleva Grilllo ora Di Maio deve dimostrare di saper fare politica. Fico incarnerà l’immagine del Movimento, onesto, sobrio e di sinistra.
Renzi ha quasi vinto dentro il PD. Marcucci detterà la linea dura e Del Rio quella morbida.
Salvini ha capito che senza FI non va lontano. Se a capo della Lega è inferiore a Di Maio, a capo della coalizione è superiore.
Berlusconi in tandem con Meloni gioca la partita dell’indispensabile.
Per il Colle la forma è sostanza.
SALVINI - DI MAIO - BERLUSCONI - RENZI
SALVINI - DI MAIO - BERLUSCONI - RENZI
Se il Centrodestra si presenta unito, Mattarella darebbe l’incarico a una personalità da loro indicata. In caso contrario a Di Maio.
Ma comunque rimane in contatto con Merkel e Macron.
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Re: Diario della caduta di un regime.
......GIORNO PER GIORNO VERSO IL DISASTRO FINALE...
Dalla lettura dei (q7uotidiani <<<<< ) di o9ggi(idem):
Tra propaganda e bufale. Sta ad ognuno saper leggere tra le righe
Dal vice Bufaliere:
.....Cinque stelle pentiti
I grillini rifiutano
i berlusconiani
ADDIO GOVERNO
M5S INIZIA LE CO9NSULTAZIONI COI PARTITI, MA IL PD CHIUDE LA PORTA.
Salvini sfida il movimento(<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<. )d9 dove trova i voti
^^^^^^^^
Tanto per creare odio
Torino, preso il predicatore dell'Isis
Teniamo aperte le frontiere
per facilitare chi vuole ucciderci
CARO LEI, QUANDO C'ERA LUI......LI SPEDIVA NEI CAMPI DI STERMINIO IN GERMANIA
^^^^^^^^
L'esecutivo resta un sogno
di Littorio Feltri
========================
Dal Bufaliere:
TENSIONE CON SALVINI, PD FURIOSO
Di Maio senza i numeri
adesso punta
alla cassaforte
===========================
da lA repubblica<<<<<
OPERA PIA CRIMINAALI RENZIANI
^^^^^^^^^
LE MANI GRILLINE SU CDP
E I NOSTRI SOLDI IN PERICOLO
di Marcello Zacchè
===========================
da lA repubblica<<<<<
5Stelle - Lega, lite su tutti fronti
Di Maio insiste: io premier. Salvini non farò il suo ministro. E minacciando di tornare al voto
Il Pd chiude ai grillini : noi all'opposizione. (E£ protes5ta: :<<<<cry: ) E protesta : esclusi dai posti chiave delle Camere
=========================
Dal Fatto Quotidiano.it, ora:
169
Telecom, corsa per neutralizzare l’aggressore di B.
Prima che nasca un governo sfavorevole a Pd e Fi
L’ANALISI – Dal 4 marzo le azioni per fermare Bollorè hanno avuto un’accelerazione senza precedenti
Come se ogni giorno, fino al nuovo esecutivo, fosse l’ultimo per mettere in sicurezza le aziende di Arcore
Economia & Lobby
All’indomani delle elezioni la corsa a mettere in un angolo l’aggressore francese dei Berlusconi ha subito un’accelerazione senza precedenti. Come se ogni giorno, fino alla nascita del nuovo esecutivo, fosse l’ultimo disponibile per mettere in sicurezza le aziende di Arcore. E chiudere in cassaforte un’infrastruttura strategica e delicata come il primo gruppo italiano di telefonia che pure sarebbe un’azienda privata con quasi 60mila dipendenti di F. Capozzi e G. Scacciavillani
Dalla lettura dei (q7uotidiani <<<<< ) di o9ggi(idem):
Tra propaganda e bufale. Sta ad ognuno saper leggere tra le righe
Dal vice Bufaliere:
.....Cinque stelle pentiti
I grillini rifiutano
i berlusconiani
ADDIO GOVERNO
M5S INIZIA LE CO9NSULTAZIONI COI PARTITI, MA IL PD CHIUDE LA PORTA.
Salvini sfida il movimento(<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<. )d9 dove trova i voti
^^^^^^^^
Tanto per creare odio
Torino, preso il predicatore dell'Isis
Teniamo aperte le frontiere
per facilitare chi vuole ucciderci
CARO LEI, QUANDO C'ERA LUI......LI SPEDIVA NEI CAMPI DI STERMINIO IN GERMANIA
^^^^^^^^
L'esecutivo resta un sogno
di Littorio Feltri
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Dal Bufaliere:
TENSIONE CON SALVINI, PD FURIOSO
Di Maio senza i numeri
adesso punta
alla cassaforte
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da lA repubblica<<<<<
OPERA PIA CRIMINAALI RENZIANI
^^^^^^^^^
LE MANI GRILLINE SU CDP
E I NOSTRI SOLDI IN PERICOLO
di Marcello Zacchè
===========================
da lA repubblica<<<<<
5Stelle - Lega, lite su tutti fronti
Di Maio insiste: io premier. Salvini non farò il suo ministro. E minacciando di tornare al voto
Il Pd chiude ai grillini : noi all'opposizione. (E£ protes5ta: :<<<<cry: ) E protesta : esclusi dai posti chiave delle Camere
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Dal Fatto Quotidiano.it, ora:
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Prima che nasca un governo sfavorevole a Pd e Fi
L’ANALISI – Dal 4 marzo le azioni per fermare Bollorè hanno avuto un’accelerazione senza precedenti
Come se ogni giorno, fino al nuovo esecutivo, fosse l’ultimo per mettere in sicurezza le aziende di Arcore
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All’indomani delle elezioni la corsa a mettere in un angolo l’aggressore francese dei Berlusconi ha subito un’accelerazione senza precedenti. Come se ogni giorno, fino alla nascita del nuovo esecutivo, fosse l’ultimo disponibile per mettere in sicurezza le aziende di Arcore. E chiudere in cassaforte un’infrastruttura strategica e delicata come il primo gruppo italiano di telefonia che pure sarebbe un’azienda privata con quasi 60mila dipendenti di F. Capozzi e G. Scacciavillani
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Re: Diario della caduta di un regime.
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Galloni: dire no ai boss dell’euro, creato per uccidere l’Italia
Scritto il 07/12/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet
Poniamo il caso che un grande economista italiano vi dicesse che l’euro è stato inventato per impedire all’Italia di rafforzarsi: ci credereste? Vi conviene farlo, dice Gianluca Scorla, se questo economista risponde al nome di Nino Galloni, già ricercatore a Berkeley e poi docente universitario a Modena, Milano e Roma. Di scuola post-keynesiana, tra il 1981 e il 1986 è stato collaboratore del professor Federico Caffè, il genio europeo dell’economia progressista. Nell’ultima stagione governativa di Andreotti, il “Divo Giulio” chiamò a sé proprio Galloni per aiutare l’Italia a non rimetterci le penne, in vista del Trattato di Maastricht. Risultato: l’allora cancelliere Kohl ingiuse al nostro governo di allontanare quel funzionario “ribelle”, che si ridusse – in ufficio – a comunicare con Andreotti mediante “pizzini”, per aggirare il rischio di intercettazioni ambientali. Galloni ha lavorato al ministero dell’economia e in quello del lavoro, all’Inpdap e all’Ocse, nonché presso gruppi come Agip, Nuova Satin, Fintext Corporation. E’ stato impegnato nell’Inps, poi nell’Inail. Oggi è vicepresidente del Movimento Roosevelt fondato da Gioele Magaldi. Obiettivo: costringere la politica italiana a leggere la crisi in modo corretto, capendo chi l’ha creata e perché.
Sono passi indispensabili, per poterne uscire. Come? Restituendo allo Stato la sua piena sovranità operativa, monetaria e finanziaria, senza la quale ogni soluzione di rilancio non è credibile, è pura propaganda elettorale. Renzi e Berlusconi fanno a gara nel promettere bonus e sgravi fiscali? Stanno semplicemente barando: sanno benissimo che, se prima non si rovescia il tavolo europeo del rigore (che non è tecnico-economico ma solo politico, ideologico), non ci si saranno soldi per sostenere gli italiani. Era il 2014, quando Galloni – dopo aver denunciato il piano di “deindustrializzazione” dell’Italia pianificato via Eurozona dal nostro maggiore competitor, la Germania – ricordava la trama del film horror proiettato in Europa negli ultimi tre lustri. «Dalla fine della primavera del 2001 i grandi ecomomisti, i Premi Nobel, i centri di ricerca, i grandi esperti avevano previsto che “dal prossimo trimestre ci sarà la ripresa”, e che questa ripresa “slitterà al semestre successivo”, poi “all’anno successivo” e poi ancora a quello venturo, senza alcuna spiegazione sulle logiche che avrebbero dovuto guidare questa ripresa». Ma della ripresa, ovviamente, «nemmeno l’ombra», sintetizza tre anni fa Gianluca Scorla, sul “Giornale delle Buone Notizie”.
E vi pare possibile che, di trimestre in trimestre, da allora, le banche abbiano emesso 800.000 miliardi di dollari di titoli derivati e altri 3 milioni di miliardi di dollari di derivati sui derivati, quindi di titoli tossici? Già nel 2014 il totale sfiorava i 4 quadrilioni di miliardi di dollari, cifra pari a 55 volte il Pil del mondo. Lacrime e sangue: quante ne hanno davvero versate gli italiani, obbedendo ai diktat degli ultimi governi euro-diretti, da Monti a Gentiloni passando per Letta e Renzi? «Nella fase storica in cui la politica è stata superata dall’economia e le scelte operate seguono il paradigma della speculazione internazionale piuttosto che del rilancio dello sviluppo», riassume Scorla, Galloni racconta come stanno realmente le cose, indicando anche la via da percorrere per risalire la china: utilizzare ogni mezzo (compresi quelli esistenti, non soppressi da Maastricht) per riattivare lo Stato come soggetto necessariamente protagonista dell’economia nazionale: per esempio emettendo moneta metallica o anche “moneta fiduciaria”, non a corso legale fuori dai confini nazionali, ma valida ad esempio per pagare le tasse. «Già solo questo – ricorda Galloni, in un recente intervento al convegno promosso a Roma dal Movimento Roosevelt sulla Costituzione – basterebbe a rimediare allo scellerato obbligo del pareggio di bilancio, introdotto dal governo Monti con i voti di Berlusconi e Bersani».
“Chi ha tradito l’economia italiana” (Editori Riuniti) è uno dei recenti saggi ai quali Galloni ha affidato la sua circostanziata denuncia. In estrema sintesi: i 35 anni che vanno dal 1944 al 1979, riassume Scorla, sono lo specchio di uno stabile modello di capitalismo espansionista keynesiano che ha centrato l’obiettivo di massimizzare le vendite, i profitti complessivi e l’occupazione. Nel 1979, in concomitanza con il G7 di Tokyo, l’uscita dal sistema della solidarietà internazionale dà luogo alla genesi di un nuovo tipo di capitalismo, definito di “rivincita dei proprietari”, che durerà fino agli inizi degli anni ’90 con l’avvento della crisi del sistema monetario europeo. «Dalla fine degli anni ’70, la svolta liberista anti-keynesiana trova il suo apice devastatore nella logica del salvataggio bancario, che spinge le istituzioni e le banche stesse ad assoggettarsi, nel tempo, al sistema ultra-speculativo voluto dalla grande finanza». Dal 2001, quindi, «le banche affondano l’acceleratore nell’emissione di derivati e dei derivati sui derivati, generando così i titoli tossici. L’obiettivo raggiunto coincide con la massimizzazione del guadagno, non sul rendimento del titolo ma sul numero delle emissioni».
Meglio di chiunque altro, Galloni ha spiegato come – tra il 1980 e l’anno seguente – lo sviluppo del paese fu letteralmente sabotato dal divorzio tra Bankitalia (Ciampi) e il Tesoro (Andreatta): prima ancora dell’euro, la banca centrale abdicò al suo ruolo istituzionale di “prestatore di ultima istanza”, cessando di fungere da “bancomat” del governo, a costo zero. Da allora, il deficit cominciò a essere finanziato – al prezzo di interessi salatissimi – da investitori finanziari privati: cosa che fece letteralmente esplodere, di colpo, il debito pubblico italiano, problema poi impugnato come una clava dal potere neoliberista, fin dall’inizio impegnato a fare la guerra allo Stato. Oggi, dice Galloni, la buona notizia è che l’Italia sta resistendo in modo imprevedibile al massacro sociale imposto da Bruxelles per via finanziaria. E senza alcun intervento da parte della politica: i lavoratori, semplicemente, hanno smesso di andare a votare, gonfiando l’oceano dell’astensionismo. Potremmo vivere un’accelerazione positiva esponenziale, aggiunge Galloni, se solo la politica si decidesse a dire la verità sull’accaduto, a denunciare i nemici del sistema-Italia e a mettere in campo politiche nuovamente espansive, fondate su investimenti strategici sorretti dall’emissione monetaria diretta. Premessa: innanzitutto, è urgente compiere una mossa semplice e drastica, di cui hanno paura tutti – dal Pd a Berlusconi, fino ai 5 Stelle. E cioè: mandare a stendere i poteri che manovrano i fantocci di Berlino, Bruxelles e Francoforte. Dicendo loro: se non si rinegozia tutto, da cima a fondo, l’Italia sospende la vigenza dei trattati europei. Funzionerebbe: perché, senza più il nostro paese, il bunker antieuropeo chiamato Unione Europea crollerebbe un minuto dopo.
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Galloni: dire no ai boss dell’euro, creato per uccidere l’Italia
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Poniamo il caso che un grande economista italiano vi dicesse che l’euro è stato inventato per impedire all’Italia di rafforzarsi: ci credereste? Vi conviene farlo, dice Gianluca Scorla, se questo economista risponde al nome di Nino Galloni, già ricercatore a Berkeley e poi docente universitario a Modena, Milano e Roma. Di scuola post-keynesiana, tra il 1981 e il 1986 è stato collaboratore del professor Federico Caffè, il genio europeo dell’economia progressista. Nell’ultima stagione governativa di Andreotti, il “Divo Giulio” chiamò a sé proprio Galloni per aiutare l’Italia a non rimetterci le penne, in vista del Trattato di Maastricht. Risultato: l’allora cancelliere Kohl ingiuse al nostro governo di allontanare quel funzionario “ribelle”, che si ridusse – in ufficio – a comunicare con Andreotti mediante “pizzini”, per aggirare il rischio di intercettazioni ambientali. Galloni ha lavorato al ministero dell’economia e in quello del lavoro, all’Inpdap e all’Ocse, nonché presso gruppi come Agip, Nuova Satin, Fintext Corporation. E’ stato impegnato nell’Inps, poi nell’Inail. Oggi è vicepresidente del Movimento Roosevelt fondato da Gioele Magaldi. Obiettivo: costringere la politica italiana a leggere la crisi in modo corretto, capendo chi l’ha creata e perché.
Sono passi indispensabili, per poterne uscire. Come? Restituendo allo Stato la sua piena sovranità operativa, monetaria e finanziaria, senza la quale ogni soluzione di rilancio non è credibile, è pura propaganda elettorale. Renzi e Berlusconi fanno a gara nel promettere bonus e sgravi fiscali? Stanno semplicemente barando: sanno benissimo che, se prima non si rovescia il tavolo europeo del rigore (che non è tecnico-economico ma solo politico, ideologico), non ci si saranno soldi per sostenere gli italiani. Era il 2014, quando Galloni – dopo aver denunciato il piano di “deindustrializzazione” dell’Italia pianificato via Eurozona dal nostro maggiore competitor, la Germania – ricordava la trama del film horror proiettato in Europa negli ultimi tre lustri. «Dalla fine della primavera del 2001 i grandi ecomomisti, i Premi Nobel, i centri di ricerca, i grandi esperti avevano previsto che “dal prossimo trimestre ci sarà la ripresa”, e che questa ripresa “slitterà al semestre successivo”, poi “all’anno successivo” e poi ancora a quello venturo, senza alcuna spiegazione sulle logiche che avrebbero dovuto guidare questa ripresa». Ma della ripresa, ovviamente, «nemmeno l’ombra», sintetizza tre anni fa Gianluca Scorla, sul “Giornale delle Buone Notizie”.
E vi pare possibile che, di trimestre in trimestre, da allora, le banche abbiano emesso 800.000 miliardi di dollari di titoli derivati e altri 3 milioni di miliardi di dollari di derivati sui derivati, quindi di titoli tossici? Già nel 2014 il totale sfiorava i 4 quadrilioni di miliardi di dollari, cifra pari a 55 volte il Pil del mondo. Lacrime e sangue: quante ne hanno davvero versate gli italiani, obbedendo ai diktat degli ultimi governi euro-diretti, da Monti a Gentiloni passando per Letta e Renzi? «Nella fase storica in cui la politica è stata superata dall’economia e le scelte operate seguono il paradigma della speculazione internazionale piuttosto che del rilancio dello sviluppo», riassume Scorla, Galloni racconta come stanno realmente le cose, indicando anche la via da percorrere per risalire la china: utilizzare ogni mezzo (compresi quelli esistenti, non soppressi da Maastricht) per riattivare lo Stato come soggetto necessariamente protagonista dell’economia nazionale: per esempio emettendo moneta metallica o anche “moneta fiduciaria”, non a corso legale fuori dai confini nazionali, ma valida ad esempio per pagare le tasse. «Già solo questo – ricorda Galloni, in un recente intervento al convegno promosso a Roma dal Movimento Roosevelt sulla Costituzione – basterebbe a rimediare allo scellerato obbligo del pareggio di bilancio, introdotto dal governo Monti con i voti di Berlusconi e Bersani».
“Chi ha tradito l’economia italiana” (Editori Riuniti) è uno dei recenti saggi ai quali Galloni ha affidato la sua circostanziata denuncia. In estrema sintesi: i 35 anni che vanno dal 1944 al 1979, riassume Scorla, sono lo specchio di uno stabile modello di capitalismo espansionista keynesiano che ha centrato l’obiettivo di massimizzare le vendite, i profitti complessivi e l’occupazione. Nel 1979, in concomitanza con il G7 di Tokyo, l’uscita dal sistema della solidarietà internazionale dà luogo alla genesi di un nuovo tipo di capitalismo, definito di “rivincita dei proprietari”, che durerà fino agli inizi degli anni ’90 con l’avvento della crisi del sistema monetario europeo. «Dalla fine degli anni ’70, la svolta liberista anti-keynesiana trova il suo apice devastatore nella logica del salvataggio bancario, che spinge le istituzioni e le banche stesse ad assoggettarsi, nel tempo, al sistema ultra-speculativo voluto dalla grande finanza». Dal 2001, quindi, «le banche affondano l’acceleratore nell’emissione di derivati e dei derivati sui derivati, generando così i titoli tossici. L’obiettivo raggiunto coincide con la massimizzazione del guadagno, non sul rendimento del titolo ma sul numero delle emissioni».
Meglio di chiunque altro, Galloni ha spiegato come – tra il 1980 e l’anno seguente – lo sviluppo del paese fu letteralmente sabotato dal divorzio tra Bankitalia (Ciampi) e il Tesoro (Andreatta): prima ancora dell’euro, la banca centrale abdicò al suo ruolo istituzionale di “prestatore di ultima istanza”, cessando di fungere da “bancomat” del governo, a costo zero. Da allora, il deficit cominciò a essere finanziato – al prezzo di interessi salatissimi – da investitori finanziari privati: cosa che fece letteralmente esplodere, di colpo, il debito pubblico italiano, problema poi impugnato come una clava dal potere neoliberista, fin dall’inizio impegnato a fare la guerra allo Stato. Oggi, dice Galloni, la buona notizia è che l’Italia sta resistendo in modo imprevedibile al massacro sociale imposto da Bruxelles per via finanziaria. E senza alcun intervento da parte della politica: i lavoratori, semplicemente, hanno smesso di andare a votare, gonfiando l’oceano dell’astensionismo. Potremmo vivere un’accelerazione positiva esponenziale, aggiunge Galloni, se solo la politica si decidesse a dire la verità sull’accaduto, a denunciare i nemici del sistema-Italia e a mettere in campo politiche nuovamente espansive, fondate su investimenti strategici sorretti dall’emissione monetaria diretta. Premessa: innanzitutto, è urgente compiere una mossa semplice e drastica, di cui hanno paura tutti – dal Pd a Berlusconi, fino ai 5 Stelle. E cioè: mandare a stendere i poteri che manovrano i fantocci di Berlino, Bruxelles e Francoforte. Dicendo loro: se non si rinegozia tutto, da cima a fondo, l’Italia sospende la vigenza dei trattati europei. Funzionerebbe: perché, senza più il nostro paese, il bunker antieuropeo chiamato Unione Europea crollerebbe un minuto dopo.
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Re: Diario della caduta di un regime.
.....VERSO LO SFASCIO (T9OTALE<<<< :cry )TOTALE
Scrive LUCIANO FONTANA, attuale direttore del Corriere della Sera, nel suo libro di (recenre<<<< )recente pubblicazione, "UN (PAESE4<<<< ) PAESE SENZA LEADER":
Capitolo 1
Sull'orlo del burrone
Finisce così? Venticinque anni di Seconda Repubblica ci (c9onsegnano<<<<< ) consegnano un sistema politico ai limiti del collasso ( o dell'impazzimento, dipende dai punti di vista)
Scrive LUCIANO FONTANA, attuale direttore del Corriere della Sera, nel suo libro di (recenre<<<< )recente pubblicazione, "UN (PAESE4<<<< ) PAESE SENZA LEADER":
Capitolo 1
Sull'orlo del burrone
Finisce così? Venticinque anni di Seconda Repubblica ci (c9onsegnano<<<<< ) consegnano un sistema politico ai limiti del collasso ( o dell'impazzimento, dipende dai punti di vista)
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