Diario della caduta di un regime.

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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.....VERSO LO SFASCIO TOTALE
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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UncleTom ha scritto:.....VERSO LO SFASCIO (T9OTALE<<<< :cry :evil: )TOTALE


Scrive LUCIANO FONTANA, attuale direttore del Corriere della Sera, nel suo libro di (recenre<<<< :cry: :cry: )recente pubblicazione, "UN (PAESE4<<<< :cry: :cry: :cry: ) PAESE SENZA LEADER":

Capitolo 1
Sull'orlo del burrone

Finisce così? Venticinque anni di Seconda Repubblica ci (c9onsegnano<<<<< :cry: :cry: :cry: ) consegnano un sistema politico ai limiti del collasso ( o dell'impazzimento, dipende dai punti di vista)
Siamo partiti con l'illusione di un Paese conteso da due schieramenti, sinistra riformista e destra conservatrice cin forti leadership investite (o quasi) dagli elettori.

Siamo arrivati al traguardo delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 con un sistema frantumato, diviso, affollato di partiti e partitini che invocano le virtù del proporzionale.
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

.....Altro che."Sull'orlo del burrone"



Dopo la domenica delle Salme è arrivata la domenica di Pasqua. Ma questa, cade il primo di Aprile, che secondo la tradizione diventa "un pesce d'Aprile.

Il pesce d'Aprile quest'anno è stato riservato gli elettori della Lega.


Dalla copertina del numero dell'Espresso oggi in edicola, si legge:


Eslusivo


==========================================================
L'ESPRESSO ENTRA A GAMBA TESA NELLE CONSULTAZIONI.

CON QUESTE ACCUSE IL MAGO SALVINI DEVE FARE LE CAPRIOLE PER DISTRICARSI.

PER I 5 STELLE SARA' COMPLICATO FARE UN GOVERNO.

DOVREMO RIVOTARE A BREVE??????

MA ANCHE QUESTA SOLUZIONE NON RISOLVE I PROBLEMI.

=========================================================

OPERA DELLA SOLITA BANDA CRIMINALE CON IL CERVELLO DA GALLINA

NEPPURE I BAMBINETTI DI 4 ANNI PROVEREBBERO SODDISFAZIONE A FARE QUESTE COSE

======================================================

L'uomo che vuole
diventare premier
nasconde decine
di milioni. Soldi
che la Lega fa girare
vorticosamente
per sfuggire ai giudici.
Ecco come e dove
e con quali finanziatori



^^^^^^


Mentre, a pagina 9 de "La Repubblica" si legge:

Centrodestra/1

Lega Ma Salvini vuole tutto
il centrodestra al governo
Primo "Cencelli"dei ministri



^^^^^^^

Sopra si legge ancora:

La lista più votata

5 Stelle La strada di Di Maio
e l'alt della Lombardi ai forzisti
"Se ci sono loro io vado via"



^^^^^^^^

Infine, una voce dall'aldilà:

Forza Italia E Berlusconi
va al Quirinale da Cavaliere
"Rifiutiamo i diktat grillini"



CON QUESTO BIGLIETTO DA VISITA LE FORZE VINCENTI IL 4 MARZO SCORSO, SI PRESENTANO ALLE CONSULTAZIONI DEL CAPO DELLO STATO.

NATURALMENTE, LA BALENA ROSA, DESTINATA ALL'ESTINZIONE NON CONTA PIU NULLA



L'ESPRESSO ENTRA A GAMBA TESA NELLE CONSULTAZIONI.

CON QUESTE ACCUSE IL MAGO SALVINI DEVE FARE LE CAPRIOLE PER DISTRICARSI.

PER I 5 STELLE SARA' COMPLICATO FARE UN GOVERNO.

DOVREMO RIVOTARE A BREVE??????

MA ANCHE QUESTA SOLUZIONE NON RISOLVE I PROBLEMI.
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

......NEL PAESE DEI MORTI VIVENTI...........



Scrive il vice Bufaliere in prima pagina:

La sinistra morente sconfessa l'eutanasia


La sinistra in Europa è morta da mò.

Ma i bufalieri fanno finta di non saperlo. Un nemico serve sempre in politica.

Quello che fanno anche finta di ignorare è che anche la destra è morta.



^^^^^^^^^

» Politica
martedì 03/04/2018
“Se si allea con la Lega, il M5S si suicida: serve un nuovo voto”
Lo scrittore: “Il 4 marzo è stata bocciata la coalizione tra Pd e Forza Italia, ma qualsiasi governo adesso sarebbe solo un’accozzaglia”
“Se si allea con la Lega, il M5S si suicida: serve un nuovo voto”

di Luca De Carolis | 3 aprile 2018

|

Nel voto del 4 marzo non ha visto un verdetto: “Gli italiani hanno espresso un pronunciamento, non una scelta precisa”. E quel pronunciamento però gli pare chiaro: “Gli elettori hanno voluto scongiurare una coalizione tra Pd e Forza Italia”. Dopodiché, “qualunque alleanza di governo è impossibile, perché sarebbe solo un’accozzaglia”. Lo scrittore Erri De Luca […]

===============================================
Immaginatevi perchè questo articolo compare in forma ridotta
===============================================


CONTINUA

====================================


Dalla prima pagina del Fatto Quotidiano:

OGGI LE CONSULTAZIONI Il capo leghista chiude ai Dem, che stanno fermi

Di Maio cerca di stanare Salvini
e il Pd: "Chi ci sta? Ma niente B."



^^^^^^^^^

Risponde il Bufaliere:


...........ODIO AD PERSONAM
Di Maio fuori di testa
Il leader 5 Stelle: al governo con tutti tranne il Cavaliere
E Berlusconi contrattacca: ma chi si crede di essere?
di Alessandro Sallusti
Ultima modifica di UncleTom il 04/04/2018, 14:05, modificato 2 volte in totale.
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

4 apr 2018 12:04

UN GOVERNO DI MATTI O MATTI AL GOVERNO? – E' UN PASSATO UN MESE DAL VOTO E TRA LE PIROETTE DI SALVINI E DI MAIO VERSO UNA MAGGIORANZA CHE VERRA’, LA CLASSE POLITICA NON TRADISCE LA COMMEDIA ALL'ITALIANA DEI SORDI E DEI GASSMAN – RENZI E BERLUSCONI I PERDENTI: MA E’ VERO O E’ UN’ILLUSIONE OTTICA? - CRONACA DEL TEATRINO DI MATTIA FELTRI
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

UncleTom ha scritto:......NEL PAESE DEI MORTI VIVENTI...........



Scrive il vice Bufaliere in prima pagina:

La sinistra morente sconfessa l'eutanasia


La sinistra in Europa è morta da mò.

Ma i bufalieri fanno finta di non saperlo. Un nemico serve sempre in politica.

Quello che fanno anche finta di ignorare è che anche la destra è morta.



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» Politica
martedì 03/04/2018
“Se si allea con la Lega, il M5S si suicida: serve un nuovo voto”
Lo scrittore: “Il 4 marzo è stata bocciata la coalizione tra Pd e Forza Italia, ma qualsiasi governo adesso sarebbe solo un’accozzaglia”
“Se si allea con la Lega, il M5S si suicida: serve un nuovo voto”

di Luca De Carolis | 3 aprile 2018

|

Nel voto del 4 marzo non ha visto un verdetto: “Gli italiani hanno espresso un pronunciamento, non una scelta precisa”. E quel pronunciamento però gli pare chiaro: “Gli elettori hanno voluto scongiurare una coalizione tra Pd e Forza Italia”. Dopodiché, “qualunque alleanza di governo è impossibile, perché sarebbe solo un’accozzaglia”. Lo scrittore Erri De Luca […]

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Immaginatevi perchè questo articolo compare in forma ridotta
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CONTINUA

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Dalla prima pagina del Fatto Quotidiano:

OGGI LE CONSULTAZIONI Il capo leghista chiude ai Dem, che stanno fermi

Di Maio cerca di stanare Salvini
e il Pd: "Chi ci sta? Ma niente B."



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Risponde il Bufaliere:


...........ODIO AD PERSONAM
Di Maio fuori di testa
Il leader 5 Stelle: al governo con tutti tranne il Cavaliere
E Berlusconi contrattacca: ma chi si crede di essere?
di Alessandro Sallusti
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SCENARI POLITICI Il centrosinistra

Il diktat M5S compatta il Pd
<<Restiamo all'opposizione>>


No immediato alla prima proposta ufficiale dei grillini
Reazione dem: <<Inaccettabili porre il veto su Renzi>>



^^^^^^^^^^^^^

QUELLA DISTANZA INFINITA TRA LUIGI E MATTEO
Vittorio Macioce



^^^^^^^^^^^^^

Dall'Espresso.it:





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Lega
È già indagato il neo deputato di Salvini in Sicilia
Legami pericolosi. Con questo titolo L'Espresso ha raccontato gli impresentabili e riciclati saliti sul Carroccio di Matteo Salvini. Che per incassare consenso al Sud non ha badato al curriculum dei candidati, ora travolti dalle inchieste giudiziarie
di Giovanni Tizian e Stefano Vergine
04 aprile 2018
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Sul Carroccio di Matteo Salvini è salito chiunque. Soprattutto al Sud, a partire dalla Sicilia dove una folta schiera di riciclati già democristiani, alfaniani, cuffariani, lombardiani e persino ex missini, ha scelto da che parte stare: con la nuova Lega sovranista di Salvini. Tra questi ci sono Angelo Attaguile, deputato uscente Gruppo Lega Nord e segretario di Noi con Salvini e Alessandro Pagano, eletto alla Camera e coordinatore della Sicilia occidentale del movimento Noi con Salvini, incubatore del partito padano nel Mezzogiorno.

Nell'inchiesta di copertina “ Legami pericolosi ” pubblicata sul numero 7 dell'Espresso tracciavamo il profilo di Pagano, politico di lungo corso, abile nel saltare da uno schieramento all'altro e che nella suo paese di San Cataldo, in provincia di Caltanissetta, ha il feudo elettorale. Qui la Lega ha incassato il 9 per cento dei consensi, mica male per un partito che in Sicilia partiva da zero. Ora, però, vengono a galla i primi scheletri dell'uomo che Salvini ha voluto con sé al dì la dello stretto.
vedi anche:
matteo salvini
Trasformisti, fascisti, impresentabili e ras delle clientele: ecco le liste al Sud di Matteo Salvini
La rete del consenso nel meridione si fonda su figure spesso note e di lungo corso. Con non poche ombre. Ecco regione per regione i casi più interessanti

È indagato dalla procura di Termini Imerese insieme ad altri neo militanti leghisti, sotto inchiesta per voto di scambio: ai domiciliari sono finiti Salvino Caputo, avvocato e commissario di “Noi con Salvini” a Palermo, e il fratello, Mario, candidato non eletto con la Lega alle Regionali. Insomma, un vero terremoto giudiziario per il Carroccio siciliano. I magistrati di Termini Imerese hanno chiesto alla Camera l'autorizzazione per usare le intercettazioni che riguardano il deputato leghista Pagano.

Tuttavia la giunta che dovrà occuparsi della questione non è ancora in funzione e i tempi, perciò, non saranno rapidissimi. Ma c'è già chi ammette le proprie responsabilità. Giancarlo Giorgetti, vice di Salvini nel partito, ha dichiarato che «è probabile sia stato comesso qualche errore in alcune zone».

Di seguito riproniamo i paragrafi dell'inchiesta giornalistica in cui L'Espresso raccontava i riciclati, gli impresentabili, alcuni con parentele ingombranti, gli uomini clientela di Salvini al Sud. Il servizio integrale è disponibile a questo link

************

QUEL PALAZZO NEL CENTRO DI ROMA
Un palazzo signorile al centro di Roma. In uno dei quartieri dell’upper class della Capitale. In via Federico Cesi, a due passi dal Lungotevere, c’è l’incarnazione dello sposalizio tra democristiani e leghisti. Qui al secondo piano si trova la sede ufficiale di “Noi con Salvini”. Almeno questo dicono gli atti ufficiali.

«In realtà da quattro mesi, si sono traferiti per le regionali siciliane», precisa il portiere dello stabile. Una sede fantasma, quindi? Un documento svela l’arcano. Gli appartamenti al secondo piano sono divisi tra la famiglia Attaguile. E la sezione si trova proprio in quello di proprietà di Angelo Attaguile.

Segretario nazionale di Noi con Salvini, coordinatore del movimento in Sicilia, e candidato al Senato con la Lega, Attaguile è stato esponente di punta della Dc, poi del Movimento per l’autonomia di Raffele Lombardo, presidente dell’istituto case popolari e del Catania calcio, assolto dalla corte d’appello di Messina per una tentata concussione.

Con Lombardo sono compaesani, entrambi del paesone di Grammichele, feudo elettorale del primo e ancor prima del padre di Angelo Attaguile, Gioacchino, che dell’ex governatore è stato padrino politico. Eh sì, l’esponente della Lega di Sicilia si porta dietro una gloriosa eredità politica: il babbo è stato tre volte senatore Dc, sottosegretario alle Finanze nei governi Rumor e Colombo, infine ministro della Marina Mercantile. Angelo ha dato il massimo per non tradire la storia politica di famiglia. Da ragazzo è stato presidente dei giovani democristiani, nel 2005 Giuseppe Pizza lo nomina suo vice nella nuova Dc. Poi milita con gli autonomisti e nel 2013 viene eletto alla Camera grazie a un posto sicuro in quota Lombardo nelle fila del Pdl, due settimane dopo migra nel gruppo Lega Nord-Autonomie.

Un sostegno indispensabile che ha permesso all’ aggregazione paralamentare di avere il numero necessario per sopravvivere. Lunga vita ad Attaguile, dunque, che due anni dopo verrà incoronato segretario nazionale di Noi con Salvini, embrione del Carroccio nazionale. Il movimento entra così all’interno di Montecitorio e alla sigla Lega Nord-Autonomie si aggiunge Noi con Salvini, che da allora ha iniziato a usufruire della quota dei rimborsi ai gruppi: quasi 1,8 milioni negli ultimi due anni, a cui si è aggiunto un contributo liberale di 500mila euro dal gruppo Lega Nord Padania, in auge nella legislatura precedente dei governi Berlusconi e Monti.

Che sia questione anche di affari la liason con gli autonomisti siciliani è evidente dal sostegno economico ricevuto da questi ultimi negli anni passati: circa un 1,4 milioni fino al 2010. Sebbene Attaguile sia un recente acquisto di Salvini, con i leghisti c’è sempre stata un’intesa. Lo scopriamo tornando in via Cesi. Tra il ‘93 e il ‘99 la proprietà dello stesso appartamento era suddivisa tra Attaguile e Michele Baldassi di Udine, leghista, manager in aziende pubbliche in quota Carroccio e sposato con Federica Seganti, pezzo grosso del partito friulano, ex assessora regionale, alla cui campagna elettorale è cresciuto un giovanissimo Massimiliano Fedriga, astro nascente della Lega versione Salvini. Un leghista e un democristiano a Roma. Negli anni in cui si raccoglievano le macerie della prima Repubblica, con il partito di Bossi che si scagliava contro le clientele della Dc e i tangentari di Mani pulite, per non parlare dei meridionali. Tuttavia Baldassi per pochi mesi nel periodo di comproprietà ha ottenuto anche un incarico nell’Ast, la società del trasporto pubblico della Regione Sicilia. Uscito Baldassi dalla proprietà, mai Attaguile avrebbe immaginato che 16 anni più tardi in quel di via Cesi avrebbe riabbracciato altri leghisti.

IL DRAGO E IL PADANO
Nel club dei Salvini boys della Trinacria si è iscritto anche Alessandro Pagano da San Cataldo, provincia di Caltanissetta. Berlusconiano della prima ora, assiduo pellegrino a Medjugori, fedele ultratradizionalista della congrega Alleanza cattolica. Il primo incarico di rilievo è del ‘96, assessore alla Sanità nel governo regionale del chiacchierato Giuseppe Provenzano. Quattro anni più tardi si alternerà tra Finanza e Beni Culturali nella prima giunta Cuffaro. Nel 2013 da deputato Pdl transita con Angelino Alfano nel Nuovo centro destra, da cui divorzia per giurare amore eterno alla Lega-Noi con Salvini. E da quel momento per i nisseni Pagano diventa “Il Padano”.

Lo ha seguito il cugino, dipendente del centro di accoglienza per migranti. Chi è rimasto fuori, ma lo sosterrà, sono il cognato, Raimondo Torregrossa, in passato sindaco di San Cataldo, e la cognata Angela Maria Torregrossa, amministratrice della rinomata clinica Regina Pacis, convenzionata con la Regione. Torregrossa fa il suo ingresso nella struttura sanitaria di San Cataldo nel periodo in cui Pagano guidava la Sanità.

Il cognato, invece, è stato primo cittadino di San Cataldo quando lui era deputato all’assemblea regionale. Poi, quando Pagano va Montecitorio, Torregrossa va a palazzo dei Normanni. I maligni hanno definito questa alternanza sancataldese “Operazione Montante”, perché voluta da Antonello Montante, l’imprenditore, cavaliere del lavoro, fino a un anno fa capo degli industriali sicialiani e sotto indagine per concorso esterno in associazione mafiosa. Montante come Pagano è di San Cataldo, fino al 2009 i rapporti erano ottimi. Poi tra i due è sceso il gelo.


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Matteo Salvini
Alessandro Pagano
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Sud

© Riproduzione riservata
04 aprile 2018


^^^^^^^^^^






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L'inchiesta integrale
Esclusivo: caccia ai soldi della Lega
Il denaro investito 
in modo illegale. 
E la onlus Più voci per sfuggire ai giudici. Quel che 
non dice l’uomo 
che vuole l’incarico 
di governo
di Giovanni Tizian e Stefano Vergine
03 aprile 2018
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Un’associazione senza scopo di lucro. Una onlus usata per ricevere finanziamenti dalle aziende e girarli subito dopo a società controllate dalla Lega. La porta girevole è stata creata da tre commercialisti fedelissimi a Matteo Salvini nell’ottobre del 2015, nel pieno del processo per truffa che ha poi mandato sul lastrico il partito imponendo il sequestro dei conti correnti. Ma questo non è l’unico segreto finanziario del nuovo leader della destra italiana, in corsa per diventare capo del governo. Al riparo da occhi indiscreti ci sono anche milioni di euro investiti in obbligazioni societarie e titoli derivati. Scommesse proibite per un partito politico, stabilisce la legge. Eppure la Lega le ha fatte. I documenti ottenuti da L’Espresso permettono di andare oltre i bilanci ufficiali e ricostruire un pezzo delle trame finanziarie architettate dal Carroccio negli ultimi sei anni, quelli cioè che vanno dalla cacciata di Umberto Bossi a oggi. Il risultato è che alla narrazione legalitaria sostenuta pubblicamente da Salvini si sovrappone una gestione economica opaca, che richiama il passato bossiano, tempi che “il capitano” vuole far cadere nell’oblio al più presto.

Ripartiamo dunque dall’inizio. Dov’è finito il tesoro della Lega? Dove sono spariti i 48 milioni di euro messi sotto sequestro dal tribunale di Genova dopo la condanna di Bossi per truffa ai danni dello Stato? Da mesi i giudici di Genova sono a caccia di quei denari: soldi pubblici, perché frutto dei rimborsi elettorali. Finora sui conti del Carroccio sono stati però rinvenuti poco più di 2 milioni. Gli altri? Usati, spesi, spariti: questo hanno sempre sostenuti i massimi dirigenti del Carroccio. «Oggi sul conto corrente della Lega nazionale abbiamo 15 mila euro», ha detto lo scorso 3 gennaio Salvini, che non perde occasione per ricordare come il suo partito sia senza un quattrino. La stessa cosa si legge sui bilanci ufficiali.

Alcuni documenti bancari aiutano però a comprendere meglio che fine ha fatto la ricchezza leghista. Facendo emergere un fatto inedito: sia sotto la gestione di Roberto Maroni, sia in seguito sotto quella di Salvini, parecchi milioni sono stati investiti illegalmente. Una legge del 2012 vieta infatti ai partiti politici di scommettere i propri denari su strumenti finanziari diversi dai titoli di Stato dei Paesi dell’Unione europea. Il partito che si batte contro «l’Europa serva di banche e multinazionali» (copyright di Salvini) ha cercato di guadagnare soldi comprando le obbligazioni di alcune delle più famose banche e multinazionali. Colossi come l’americana General Electric, la spagnola Gas Natural, le italiane Mediobanca, Enel, Telecom e Intesa Sanpaolo. Una fiche da 300mila euro è stata messa anche sul corporate bond di Arcelor Mittal, il gruppo siderurgico indiano che ha acquistato l’Ilva promettendo di lasciare a casa circa 4mila lavoratori.

Ma lasciamo stare per un attimo gli investimenti e torniamo al momento in cui tutto è cambiato. Il 16 maggio del 2012, poco dopo che la notizia dell’inchiesta per truffa ha costretto Bossi a dimettersi da segretario federale, la Lega apre un conto corrente presso la filiale Unicredit di Vicenza. Nel giro di sei mesi vi trasferisce buona parte della liquidità parcheggiata in altre banche: 24,4 milioni di euro in totale. È l’inizio di una frenetica girandola di bonifici e giroconti che porteranno, nel giro di quattro anni, al prosciugamento delle risorse finanziarie padane. O almeno di quelle registrate sul conto della Lega nazionale.

Degli oltre 24 milioni arrivati in Unicredit, una decina sparisce quasi subito: prelievi in contanti, pagamenti non meglio specificati, investimenti finanziari, trasferimenti sui conti delle sezioni locali del partito, bonifici a favore di società di capitali controllate dalla stessa Lega come Pontida Fin, Media Padania ed Editoriale Nord. A gennaio del 2013 un altro colpo di scena. Il partito, allora guidato da Maroni, apre un nuovo conto corrente. Dove sposta una buona fetta del tesoretto custodito in Unicredit. Questa volta la scelta ricade sulla Sparkasse, la cassa di risparmio di Bolzano. Non un istituto a caso.

Il presidente della banca altoatesina è infatti Gerhard Brandstätter, già socio d’affari dell’avvocato della Lega di quel momento, il calabrese Domenico Aiello. Sul conto della Sparkasse arrivano, oltre a 4 milioni di titoli finanziari, 6 milioni di liquidità. Bastano solo sei mesi, però, e i soldi spariscono. La maggior parte del denaro viene usata per finanziare la campagna elettorale di Maroni alla presidenza della regione Lombardia: decine di bonifici a società di comunicazione e organizzazione eventi, tra cui spiccano i quasi 400 mila euro diretti alla sede irlandese di Google, punto di passaggio obbligato per chiunque voglia farsi pubblicità sul motore di ricerca più usato al mondo.

Anche in questo caso non mancano i trasferimenti alle sedi locali del partito, ma la parte del leone - come avvenuto pochi mesi prima con il conto Unicredit - la fanno le società di capitali della Lega. Radio Padania: 250 mila. Editoriale Nord: 600 mila. Pontida Fin: 206 mila. Fin Group: 360 mila. Una volta prosciugato il conto Sparkasse, si torna a puntare tutto su Unicredit. Ed è qui che vengono a galla i dettagli sugli investimenti finanziari. Nel dicembre del 2013, quando Maroni è ancora il segretario federale, il Carroccio ha in pancia titoli per 11,2 milioni di euro. Due terzi della somma equivalgono a buoni del tesoro italiani, mentre il resto sono obbligazioni societarie. Ci sono anche 380 mila euro investiti in un derivato, un titolo basato sull’andamento del Ftse Mib, il principale indice azionario della Borsa di Milano. Insomma una Lega che, a dispetto della legge e delle dichiarazioni ufficiali contro la finanza speculativa, ha scelto di rischiare parecchio con i soldi dei rimborsi elettorali.

Strategia che non è cambiata quando a Maroni è succeduto Salvini. Alcuni documenti bancari riassumono il saldo del conto corrente del Carroccio presso Unicredit il 19 maggio del 2014, quando Matteo è ormai da qualche mese in plancia di comando. Le carte raccontano due fatti. Il primo è che anche Salvini ha investito i denari del partito in obbligazioni societarie. Nello specifico, Matteo ha puntato 1,2 milioni su Mediobanca, Arcelor Mittal e Gas Natural. Il secondo fatto salta all’occhio confrontando i saldi del conto corrente leghista a distanza di soli cinque mesi. Da dicembre del 2013 al maggio del 2014 il patrimonio è crollato, passando da 14,2 milioni a 6,6 milioni. Non è dato sapere in che modo siano stati spesi così rapidamente tutti quei soldi. Di certo Salvini fino a qualche tempo fa poteva disporre di parecchie risorse, mentre oggi i conti della Lega sono ufficialmente a secco. Tant’è che lo Stato italiano, attraverso i giudici di Genova, si è dovuto accontentare di sequestrare solo 2 milioni sui 48 teorici.

Perché la Lega ha investito soldi violando una legge dello Stato? E come mai i finanziamenti delle imprese sono arrivati sui conti di una sconosciuta associazione no profit invece che su quelli ufficiali? Alle domande de L’Espresso, il partito guidato da Salvini ha preferito non rispondere. Scelta che alimenta un dubbio: la onlus è stata creata per evitare il sequestro dei soldi da parte dei magistrati? In mancanza di risposte da parte dei diretti interessati, non resta che attenersi ai fatti documentabili.

L’associazione si chiama Più Voci, esiste dall’autunno del 2015. All’apparenza sembra una rivisitazione in salsa padana della fondazione renziana Big Bang. Con la differenza che la onlus sovranista non ha nemmeno un sito internet, figuriamoci una lista pubblica dei finanziatori. A tenerne le redini sono tre commercialisti lombardi che Salvini ha voluto al suo fianco nel nuovo partito: Giulio Centemero, tesoriere, assistito dai colleghi Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. Se è vero che la onlus Più Voci finora non ha pubblicizzato alcuna attività politica o sociale, il conto corrente di riferimento mostra una certa vitalità. Soldi - 313 mila euro in pochi mesi - che entrano, fanno una sosta e poi ripartono per altri lidi. O meglio, verso altri conti intestati a società della galassia leghista: aziende in cui i commercialisti preferiti da Salvini hanno incarichi di rilievo.

Per chiarire meglio il ruolo dell’associazione Più Voci è necessario tornare tra la metà del dicembre 2015 e i primi mesi del 2016, quando sul conto della onlus piovono due bonifici per un totale di 250 mila euro. La causale è la classica usata per i contributi ai partiti: “erogazione liberale”. I versamenti sono stati disposti dalla Immobiliare Pentapigna srl. Un nome che ai più non rivela molto. Scavando sulla proprietà si arriva a uno dei più noti costruttori della Capitale: Luca Parnasi, titolare del 100 per cento delle azioni dell’immobiliare. Già, proprio l’uomo che dovrebbe costruire il nuovo stadio della Roma, erede di una dinastia di palazzinari (lui preferisce il termine “sviluppatore di progetti”) che con il potere ha sempre flirtato. Il padre Sandro, era un comunista convinto, ha gettato le basi dell’impero, oggi con le finanze scricchiolanti e con i debiti in mano a Unicredit. Il figlio Luca preferisce il basso profilo, anche se qualche anno fa ha tentato di far rivivere lo storico quotidiano di sinistra Paese Sera, ma si è dovuto arrendere poco dopo. Nella sua carriera non ha disdegnato affari con personaggi equivoci. Come quello proposto dal capo della famigerata “Cricca”, Diego Anemone, di recente condannato in primo grado a 6 anni per associazione a delinquere. Una decina di anni fa, Parnasi acquistò da Anemone per 12 milioni un complesso residenziale di pregio dietro il Pantheon, un tempo nella disponibilità del Vaticano.

Perché Parnasi ha versato almeno 250 mila euro all’associazione leghista? L’immobiliarista romano non ha risposto alle domande de L’Espresso. Di certo il primo contributo versato all’associazione Più Voci si concretizza il 12 dicembre di tre anni fa. Nel pieno dunque della retorica sovranista di Salvini, che già in quel momento può contare sul movimento Noi con Salvini per fare proselitismo sotto il Po. E sempre a cavallo tra il primo e il secondo bonifico il leader leghista annunciava la presenza della Lega-Noi con Salvini alle Comunali poi vinte dai Cinque Stelle e Virginia Raggi. Insomma, il sostegno “liberale” offerto dal re del mattone Parnasi potrebbe essere letto in questa ottica locale-Capitale. Un luogo dove il costruttore ha bisogno di mantenere buoni rapporti con tutti, se vuole davvero sperare di costruire lo stadio della Roma.

Ma, forse, non si tratta solo di questioni romane. Perché i Parnasi si stanno giocando partite decisive per il futuro del loro gruppo anche oltre il Tevere e il raccordo. C’è per esempio il caso Ferrara. Qui la famiglia di costruttori è proprietaria del Palaspecchi, un grande complesso immobiliare che versa da anni in stato di abbandono. La politica locale, con in testa la Lega, per diversi anni ha sostenuto l’idea di demolire tutto. Un’ipotesi rischiosa per Parnasi. Per sua fortuna, però, le cose sono cambiate. Dopo anni di tira e molla, all’inizio dell’anno scorso la situazione sembra essere stata risolta con un intervento finanziato principalmente da Cassa depositi e prestiti. L’ente che gestisce i risparmi postali degli italiani dovrebbe permettere di riqualificare l’intera area e realizzare duecentosessanta alloggi sociali, affiancati da attività commerciali, servizi e spazi verdi. Un bel sospiro di sollievo per il gruppo Parnasi, che intanto sta facendo parlare di sé anche nell’altra capitale d’Italia, quella economica, Milano. Un mese e mezzo fa, infatti, il Milan ha affidato al quarantenne Luca Parnasi il compito di individuare un’area adatta a realizzare il futuro campo di proprietà rossonera.

L’immobiliarista ha dunque contribuito in maniera massiccia alla causa di questa sconosciuta associazione leghista. Non è il solo, però. Con 40 mila euro si piazza Esselunga, la catena di ipermercati della famiglia Caprotti. Del resto Salvini stesso non ha mai nascosto l’ammirazione per il gruppo concorrente per eccellenza delle Coop. «Grande uomo, mai servo di nessuno», scriveva nel suo addio su Facebook il giorno della scomparsa di Umberto Caprotti. La causale del bonifico di 40 mila euro versato a giugno 2016 recita “contributo volontario 2016”. Quasi a voler sottolineare che anche per quell’anno sono in regola con l’attestazione di fiducia verso la Lega sovranista. Esselunga è stata l’unica a rispondere alle nostre domande. La catena di supermercati non ha spiegato perché abbia scelto di versare almeno 40 mila euro all’associazione leghista invece che donarli direttamente al partito. Si è limitata a farci sapere che quella cifra «è stata destinata a Radio Padania nell’ambito della pianificazione legata agli investimenti pubblicitari su oltre 70 radio». Ma allora perché le aziende non versano il loro contributo direttamente alla Lega o a Radio Padania? È un modo per confondere le acque ed evitare il sequestro dei soldi? E per quale motivo scrivere nella causale “Contributo volontario” se di pubblicità si trattava? Domande a cui non è possibile dare risposta. Il loquace Salvini, questa volta, ha preferito il no comment.

C’è da dire, però, che in effetti, poco dopo essere arrivati sul conto della onlus i soldi, non solo quelli di Esselunga, vengono girati a società di capitali del gruppo leghista. In quattro mesi 265 mila finiscono proprio alla cooperativa Radio Padania, quella della storica emittente del Carroccio, mentre altri 30 mila euro vengono versati sul conto della Mc srl, società leghista che controlla il giornale online Il Populista, diventato lo strumento principe della propaganda salviniana in rete. Insomma, l’operazione ha tutta l’aria di essere una partita di giro. Anche perché l’amministratore unico sia della Mc che di Radio Padania è lo stesso Giulio Centemero, tesoriere del partito, che siede nella onlus da cui partono i denari.

Le azioni della Mc sono saldamente in mano alla Pontida Fin, altra cassaforte storica del Carroccio ormai caduta in disgrazia, il cui 1 per cento continua a essere in mano al Senatur Umberto Bossi. Frammenti di un passato che Salvini vorrebbe rottamare, ma che non riesce a tenere fuori dalla porta. Anche se una cosa Matteo Salvini l’ha cambiata davvero. Roma per i sovranisti cresciuti tra le valli di Pontida non è più ladrona. Ai tempi di Umberto Bossi era proibito frequentare i salotti. Il Senatur aveva avvertito i parlamentari padani, guai a mischiarsi con il potere romano, tra manager, stelle dello spettacolo e palazzinari. Con la Lega modello Front National, certe rigidità appartengono al passato secessionista.
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Matteo Salvini

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03 aprile 2018


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Dal Fatto Quotidiano.it:


Voto di scambio, arrestati 2 dirigenti salviniani
E c’è il primo indagato della Lega in Parlamento

I pm ipotizzano anche il reato di attentato ai diritti politici del cittadino alle regionali 2017. Domiciliari
per Salvino Caputo e il fratello Mario. Altri 20 indagati. Sotto inchiesta il neo eletto Alessandro Pagano

Giustizia & Impunità

La Lega ha il suo primo parlamentare indagato. E viene dalla Sicilia. È Alessandro Pagano, coordinatore del Carroccio sul versante occidentale dell’isola, coinvolto in un’inchiesta per voto di scambio e attentato ai diritti politici del cittadino. Accusa che – insieme a quella di attentato ai diritti politici del cittadino – ha portato all’arresto anche di altre due persone: l’ex consigliere regionale ed ex sindaco di Monreale, Salvino Caputo, commissario straordinario per la provincia di Palermo del movimento Noi con Salvini, la costola siciliana della Lega. E suo fratello Mario, candidato non eletto alle regionali di F. Q.

•Video – Centinaio: “Aspettiamo la magistratura. Salvini incontrerà Pagano” (di M. Lanaro)
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

LA SOLITA BANDA CRIMINALE RENZIANA E' PIU NERVOSA DEL SOLITO. ECCESSO DI OVERDOSE??????????????????????????????????
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

.....TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE.......VERSO IL DISASTRO.....


Dalla prima pagina de "LA STAMPA":

Troppi veti, cresce l'ipotesi del voto bis
Conti pubblici peggio delle stime: più difficile rispettare le promesse elettorali


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la Repubblica:

M5S e Lega senza intese al colle
La tentazione, subito le elezioni


Di Maio: io premier, a Salvini i ministri più importanti. Martina si candida alla segreteria Pd



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DOMENICA MATTINA SCORSA, GIORNO DI PASQUA, NELL'EDICOLA DI VIA ROVANI COMMENTAVO CON IL TITOLARE, L'AMICO MAURO, GLI ARTICOLI DI PAGINA 9 DE "la REpubblica".

POI ARRIVA UN AVVENTORE, MAI VISTO PRIMA, CHE SI INSERISCE, NELLA DISCUSSIONE.

AD UN CERTO PUNTO DICE: "IO UN'IDEA CE L'AVREI"

DICA, ABBIAMO DETTO IN CORO CON MAURO.

"ANDARE A ROMA E METTERE UNA BOMBA A TUTTI"

NON SEMBRAVA DALL'ASPETTO UN BOMBAROLO, NE UN BRIGATISTA, MA ERA SOLO UN ITALIANO MEDIO OVER '60 CHE NON PUO' PIU'.
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

.........LA LOTTA POLITICA NELL'ITALIA ALLO SFASCIO



la Repubblica titola in prima pagina:

Più vicino il governo 5S-Lega
Berlusconi messo all'angolo


Chiuso il primo giro di consultazioni, Mattarella: nessuna intesa. Gentiloni: rinvio Def,


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Risponde il Bufaliere in prima pagina:

............CONSULTAZIONI FLOP
UN BUCO NELL'ACQUA

Di Maio si schianta al Quirinale: vuole l'incarico, ma non prende niente
Berlusconi rilancia: serve un governo di emergenza


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LA RICREAZIONE E FINITA
di Alessandro Sallusti

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Mattarela dà tempo ai partiti
e Di Maio restan a mani vuote


Il Capo dello Stato certifica lo stallo e smonta i 5 Stelle
non c'è una maggioranza, in democrazia si fanno intese



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Buco nell'acqua sul Colle:
già a rischio il secondo giro


Una settimana in stand -by potrebbe non bastare per
trovare la quadra. L'ipotesi: incarico al grillino Fico



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Dagospia:


6 apr 2018 13:21

“BISOGNA PULIRE IL DIVANO DOVE SI È SEDUTO IL NANO”

- IL PADRE DI ALESSANDRO DI BATTISTA CONSIGLIA AI GRILLINI DI IGIENIZZARE GLI AMBIENTI DEL QUIRINALE IN CUI E’ PASSATO BERLUSCONI

- E’ LA LINEA DURA DI CHI NON VUOLE NEANCHE SENTIR PARLARE DI UN ACCORDO DI GOVERNO CON IL CAV


VEDI FOTO ED ARTICOLO:

http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 170932.htm

Giulia Sbarbati per “Libero Quotidiano”


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6 apr 2018 13:21

BERLUSCONI M’HA DATO UNA SÒLA

– PARLA FLAVIO CARBONI: IO ERO IN CARCERE E IL CAV MI HA SOTTOPAGATO VILLA CERTOSA: 800 MILIONI, MA VALEVA 20 VOLTE DI PIU’

- NELL’INTERVISTA A “MILLENNIUM” DEL ''FATTO QUOTIDIANO'' RACCONTA ANCHE DEGLI STROZZINI DI CAMPO DE’ FIORI E DEI LORO CLIENTI, DELL'ASSOLUZIONE PER L'OMICIDIO DI ROBERTO CALVI E DELLA P3...


Da http://www.fqmillennium.it (DOMANI IN EDICOLA)



flavio carboni
flavio carboni

Nell'intervista su FqMillenniuM in edicola da sabato 7 aprile, l'imprenditore condannato per il crac Ambrosiano e per la P3 racconta gli affari in Costa Smeralda con il leader di Forza Italia. “L'acquisto di Villa Certosa? Un furto, una rapina. Lo venni a sapere quando ero in carcere a Parma e mandai telegrammi a Berlusconi, Dell’Utri, Confalonieri, diffidandoli dal comprarla. Diedero al mio assistente Emilio Pellicani mi pare 800 milioni di lire, ma non corrispondevano neanche a un decimo, a un ventesimo, del suo valore”.



villa certosa
villa certosa

Flavio Carboni, personaggio al centro di molti misteri italiani, da Calvi alla P3, racconta cinquant'anni nel “mondo di mezzo”, là dove si incontrano politica, imprenditoria e criminalità. Lo fa in una lunga intervista a FqMillenniuM, il mensile diretto da Peter Gomez, in edicola domani.



BERLUSCONI-VILLA CERTOSA
BERLUSCONI-VILLA CERTOSA

Carboni, condannato in via definitiva per la bancarotta del Banco Ambrosiano, assolto dall'accusa dell'omicidio di Roberto Calvi (“Indiscutibilmente non è omicidio, se no che lo provino”, si inalbera), recentemente condannato in primo grado per l'affare P3 (“Non l'ho organizzata io”, assicura), si sofferma su rapporti con l'attuale leader di Forza Italia, risalenti agli anni Settanta e alle prime speculazioni immobiliari in Costa Smeralda: “Eravamo ragazzi, ci siamo presi subito. Cominciai col vendergli, nel ’72, centomila metri cubi nel cuore di Porto Rotondo, che poi lui rivendette”.



ROBERTO CALVI
ROBERTO CALVI

Ma proprio nell'affare Costa Smeralda furono coinvolti nomi di peso della criminalità organizzata, a partire da Pippo Calò, poi condannato come “cassiere” della mafia corleonese. Carboni fa risalire il suo rapporto con Calò - che allora agiva sotto il falso nome di Mario Aglialoro - al “mercato dei soldi” di Campo de' Fiori a Roma, dove in quegli anni gli usurai operavano alla luce del sole: “Era una sorta di istituzione a cui ricorrevano molti costruttori, ma anche professionisti e uomini dello Stato. Io stesso ci sono andato sovente con funzionari di Polizia e magistrati”, ricorda.

ERNESTO DIOTALLEVI
ERNESTO DIOTALLEVI



È qui che Carboni entra in contatto con personaggi come Domenico Balducci ed Ernesto Diotallevi, legati alla parabola della banda della Magliana. L'alto e il basso, il mondo di mezzo a far da collante. Perché Carboni rivendica altri rapporti. Francesco Cossiga? “Avevamo un legame fraterno, l’ho frequentato sia prima che dopo il crac Ambrosiano. Anche quando era ministro dell’Interno e poi Presidente della Repubblica”. E poi le entrature ai vertici del Vaticano, la collaborazione con Francesco Pazienza, agente del Sismi e piduista.


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6 apr 2018 12:31

QUANTO FA FICO ANDARE A PIEDI AL QUIRINALE: FRA POZZANGHERE, PICCIONI MORTI E SANPIETRINI

– AUTO BLU BANDITE PER LE CONSULTAZIONI (O PER LE BUCHE DELLA RAGGI?). BATTUTACCIA: MATTARELLA LI PRENDE PER STANCHEZZA

– SALVINI SBAGLIA STRADA E I LEGHISTI ARRIVANO IN RITARDO: “SEMBRA DI SCALARE LE CIME DI LAVAREDO”




NATANGELO SUL FATTO DI 2 GIORNI FA, AVEVA SINTETIZZATO IL TUTTO CON:

- I GRILLINI CHE ANDAVANO AL COLLE IN AUTOBUS

- SALVINI CON LA RUSPA

- IL PD SU DI CARRO FUNEBRE (ERORE: PD E FI-ndt)
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

.....LA FATA SMEMORINA NEL PAESE DEL BUNGA BUNGA......



Scrive ad un certo punto, Marco Travaglio, nel suo editoriale di ieri sul Fatto Quotidiano, dal titolo "En Retromarche":


......Come scrive Paolo Mieli sul Corriere, la causa dell'impasse sono le finte dimissioni di Renzi, il piu' grande collezionista di fiaschi mai visto nella storia delle cantine sociali: ha perso tutte le amministrative dal 2015 ad oggi, ha tracollato al referendum costituzionale, e si è schiantato alle politiche, eppure continua a fare il bello e cattivo tempo nel Pd per completarne la distruzione fino all'azzeramento.


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MASSIMO CACCIARI, intervistato da Lorenzo Garelli sostiene:

" Il Pd ha fallito: Matteo si faccia il partito suo"



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MASSIMI FINI, in un aricolo sui vaneggiamenti di Littorio Feltri fa una riflessione che può balzare all'occhio dell'ultimo merlo credulone dello Stivalone:


......DEVE ESSERSI bevuto il cervello per non accorgersi che nessuno dei personaggi da lui citati è stato politico.
Ma al di là di questo dettaglio quale dei nostri politici attuali può reggere il raffronto con Leonardo da Vinci?
Salvini? Renzi? Grasso? Verdini?
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