IL LAVORO

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Re: IL LAVORO

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Magaldi: Di Maio, i barbagianni e l’utopia del diritto al lavoro

Scritto il 24/4/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

Avrebbe la cortese compiacenza, Luigi Di Maio, di far graziosamente sapere, prima o poi, cosa intenderebbe fare, una volta al governo dell’Italia? I primi che vorrebbero saperlo, probabilmente, sono i suoi elettori – meglio ancora: i votanti che il 4 marzo hanno scelto i pentastellati magari «turandosi il naso», percependo comunque il Movimento 5 Stelle «come qualcosa di nuovo e diverso, rispetto agli altri “barbagianni”». Essere o non essere un’alternativa per il paese? Spieghi, l’amletico grillino, che idea ha in testa (se ce l’ha) per questo paese. Tutte le alleanze e tutte le idee possono essere utili, purché coraggiose e serie: a patto che non si scivoli verso i lidi collaudatissimi del rigore di bilancio, di cui finora è stato custode il Pd per conto dell’oligarchia privatizzatrice che presidia l’Unione Europea. A oltre un mese e mezzo dal voto, Gioele Magaldi avverte: così non si va da nessuna parte. «Non vorrei che poi ci ritrovassimo un programma della cosiddetta pseudo-sinistra più classica, quella che ritiene che tassando e ritassando si garantisce non si sa bene quale equilibrio sociale, mettendosi a pari coi burattinai di Bruxelles e con le altre entità sovranazionali: stiamo attenti, perché non è questa la via per chi voglia dirsi progressista». La strada maestra? Il lavoro, come baluardo della dignità individuale. L’orizzonte di un’utopia necessaria: rendere costituzionale il diritto all’impiego. Il reddito di cittadinanza? Una tappa intermedia e transitoria, nella lunga marcia per cambiare faccia all’Italia e all’Europa.
«Giorno per giorno, le cose si sono complicate», premette Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, ai microfoni di “Colors Radio”. «C’è stato un deterioramento dei toni e un innalzamento delle antipatie, una sottolineatura delle cose che dividono anziché di quelle che possono unire». Serpeggia un pericolo: «Non vorrei che l’ipotesi di un governo con 5 Stelle, Pd e “Leu”, ammesso che i numeri ci siano, si traduca in una sorta di esecuzione delle suggestioni dell’Ocse, del Fmi e di altre entità economicistiche sovranazionali che hanno sbagliato tutto, negli scorsi anni, perché sento parlare troppo di tassazione e patrimoniali, di scetticismo anche rispetto alla utile proposta di Salvini (Flat Tax o qualcosa del genere)». Per Magaldi, la verità è che il Movimento 5 Stelle «deve fare i conti con i limiti della propria traiettoria». Le elezioni regionali molisane, considerate deludenti? «Non ho condiviso i trionfalismi del dopo-voto e non condivido adesso l’analisi secondo cui, avendo avuto il 32% in Molise, il M5S starebbe arretrando», precisa Magaldi: «E’ un dato locale, non traducibile a livello nazionale». Ma Di Maio e colleghi devono capire che il loro 32% a livello nazionale, ottenuto «nonostante la pessima performance nel governo di Roma e nonostante moltri altri dubbi che tanti dei loro stessi votanti nutrono», non è affatto un dato che si possa mettere in cassaforte. Al contrario: gli elettori potrebbero non rinnovare la fiducia accordata il 4 marzo.
Lo scenario è confuso: in tanti sono indaffarati, non si capisce se «a cercare di fare un governo o solo a far finta di volerlo fare». A maggior ragione, il Movimento 5 Stelle «farebbe bene a chiarire ai suoi elettori che cosa vuole fare, a prescindere dagli alleati con cui lo farebbe», sottolinea Magadi, secondo cui «nelle ultime settimane si è appannato proprio il senso progettuale: non si è capito bene cosa farebbe, Di Maio, in un governo». Magaldi ripropone la prospettiva per la quale si batte il Movimento Roosevelt, lungo l’orizzonte della migliore tradizione social-liberale: «E’ il lavoro che deve diventare imprescindibile e garantito dalla Costituzione, pur nel rispetto del merito e dei talenti». Va bene anche «la libera economia di mercato del tanto vituperato capitalismo», purché non quello neoliberista: Magaldi pensa al capitalismo sociale rooseveltiano ispirato da Keynes e da John Rawls, l’ideologo del “welfare universale” europeo. Il capitalismo, aggiunge Magaldi, deve restare «la facoltà di investire capitali privati per trarne legittimo profitto, senza monopoli né oligopoli», ma a livello legislativo «occorre che nessuno sia privato del diritto di lavorare, e quindi del diritto di avere un reddito e accompagnare i propri sogni e le proprie aspirazioni, partecipando anche all’economia e rafforzandone i circuiti».
Magaldi lo definisce «un orizzonte epocale», benché «sobrio e moderato, rispetto alle istanze palingenetiche e agli incubi del ‘900», neri e rossi. Chi auspicava il comunismo come “il paradiso in terra” oggi è spesso dalla parte dei capitalisti ultra-liberisti, «che credono alla divinità del mercato in termini integralisti e fanatici». Volevano l’abbattimento del capitalismo “borghese” e oggi «si sono trasformati in accompagnatori del dogmatismo di un’idea sola di capitalismo, e anche di una idolatria del mercato in quanto tale, senza più alcuna preoccupazione per i grandi ideali di giustizia sociale che, pure, nel ‘900 sono stati presenti». In parallelo, il “secolo breve” ha archiviato (dolorosamente) altri incubi speculari, fascisti e fascistoidi, che pur con altri presupposti «hanno spesso spacciato per interesse del popolo la loro vocazione oligarchica, alla pari di quella dei comunisti». Magaldi le definisce «distopie finite tragicamente», ricordando che «nel mezzo c’è stata una linea politica e ideologica che ha visto una parziale concretizzazione nei famosi “decenni d’oro”, il boom del dopoguerra in Europa, con le ricette keynesiane e un “welfare system” che ha garantito mobilità e giustizia sociale».
Quello degli ‘70, però, «non era ancora l’orizzonte cui dobbiamo approdare», aggiunge Magaldi, che lavora per la sua “utopia moderata”. Ovvero: «Il diritto costituzionale all’occupazione». Una rivoluzione, che «risolverebbe molti problemi e preverrebbe qualunque crisi economica». Il reddito di cittadinanza del Movimento 5 Stelle? Una proposta «annacquata nei ragionamenti politici di questi giorni». Magaldi non lo vedrebbe come «un’alternativa al diritto al lavoro», ma piuttosto «come un accompagnamento, in una fase transitoria». Ovvero: «Dato che per arrivare al diritto al lavoro occorrerà convincere politicamente la maggioranza degli elettori, per avere (in Italia e altrove) maggioranze parlamentari capaci di approvare riforme costituzionali di questa portata, nel frattempo il reddito di cittadinanza può essere un modo per garantire la dignità di coloro che vivono in un contesto occupazionale complesso». E quindi «credo che sia una buona idea», conclude Magaldi, «se vista non come sostitutiva dell’orizzonte che mette il lavoro al centro della dignità delle persone, ma come un elemento di supporto, durante la transizione verso quel modello». Di Maio è in ascolto? Ha un’idea, in proposito? Pensa di riuscire a distinguersi dagli altri “barbagianni” della mala-politica italiana sottomessa al rigore Ue?
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Re: IL LAVORO

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Francesco Borgonovo ha mandato in libreria, per Sperling & Kupfer, il suo ultimo libro :

...FERMATE
LE MACCHINE


Come ci stanno rubando il lavoro,
la salute e perfino l'anima



Quando eravamo giovani, con alcuni amici ci eravamo incazzati "nù poco assai" quando l'autorità giudiziaria aveva deciso di mandare al Nord, in soggiorno obbligato i condannati per mafia e "ndrangheta,
perché era facilmente intuibile che avrebbero riportato in queste Regioni, quanto avevano realizzato al Sud.
Più di cinquant'anni dopo costatiamo che quanto previsto si è realizzato concretamente.

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LA BANDA CRIMINALE FASCISTA, RENZIANA E' DI NUOVO IN STATO DI OVERDOSE.
PRETENDE CHE NON SI SCRIVA SU QUESTO FORUM


FATE IN MODO CHE PROSSIMAMENTE PINOCCHIO MUSSOLONI NON RICEVA PIU' VOTI, ALTRIMENTI SARA' PEGGIO CHE SOTTO BENITO MUSSOLINI.

CE NE STANNO DANDO UNA PROVA TANGIBILE.

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Nella prima Repubblica sono stati presi dei provvedimenti che avrebbero messo in crisi l'Inps.

Come stanno scrivendo in molti, la fine di Aldo Moro corrisponde la fine della politica nel Bel Paese.

Se siamo ridotti come siamo ridotti, è perchè gli italiani hanno accettato di subire una serie di provvedimenti che ci avrebbe portato al fallimento.

Scrive Borgonovo a pagina 4:

Sul Corriere della Sera, Milena Gabanelli ha raccontato che, <<secondo il Forum di Davos, entro il 2020 si prevede la perdita di 7,1 milioni di posti di lavoro, la maggior parte nei ruoli amministrativi.
Contemporaneamente però ci sarà un incremento fino a 2 milioni di posti di lavoro nel settore delle tecnologie, della matematica e dell'ingegneria.
Vuol dire che resta un buco di circa 5,1 milioni di posti di lavoro.


ANCORA UNA VOLTA, "L'ITALIAN PEOPLE" RIMARRA' INERME CONTRO IL DESTINO DELLE FUTURE GENERAZIONI????????
UncleTom
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Re: IL LAVORO

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Sindacati e Confindustria uniti nella lotta contro i lavoratori

Scritto il 08/5/18 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet

Pochi giorni fa la Corte dei Conti ha espresso un giudizio negativo sui contratti già stipulati nel pubblico impiego. Troppi i soldi dati a tutti e troppo pochi quelli legati al merito individuale, ha sentenziato. Il fatto è che i dipendenti pubblici hanno subìto quasi dieci anni di blocco contrattuale. Solo il recupero del costo della vita avrebbe comportato aumenti attorno ai trecento euro. Invece, come si sa, gli aumenti reali delle buste paga, quelli che ricevono tutti, sono stati tra i 50 e gli 80 euro lordi, cioè tra i 30 e 50 netti. E la magistratura contabile ora considera questi incrementi salariali eccessivi. Quindi per lo Stato il salario dei suoi dipendenti deve ridursi. Per i privati va meglio? Neanche per sogno. L’accordo sul sistema contrattuale firmato con scene di giubilo comune tra i vertici di Cgil, Cisl, Uil e quelli di Confindustria è la peggiore politica di depressione salariale fatta contratto. Esso conclude un percorso iniziato nel 2009 da un’ intesa che la Cgil inizialmente non sottoscrisse, salvo poi cambiare idea successivamente. L’ultimo contratto dei metalmeccanici sottoscritto anche dalla Fiom – il peggiore della storia della categoria con quasi zero aumenti salariali, la flessibilità a go go e i fondi sanitari – ha dato il via libera definitivo a quest’intesa.
L’accordo interconfederale programma la riduzione dei salari reali nei contratti nazionali e lega rigidamente quelli aziendali ai massimi profitti dell’impresa. A livello nazionale i soli aumenti previsti saranno quelli che rivalutano i minimi tabellari, che sono solo una parte della retribuzione effettiva di un lavoratore. Si dovrà calcolare quanto cresce il costo della vita, sottrarre da esso i costi energetici e dei beni importati – l’aumento della bolletta elettrica, del gas, della benzina che non si recupera in busta paga – e infine si arriverà a definire quanto sarà l’aumento reale in busta paga. Con questo sistema i metalmeccanici hanno ricevuto l’incremento favoloso di 3 euro mensili. Si crea così più spazio per la contrattazione a livello aziendale, come dicono i firmatari dell’accordo e i soliti esperti liberisti e confindustriali? Certo che no. I lavoratori non possono rivolgersi alla loro azienda dicendole: visto che il contratto nazionale non ci ha dato i soldi che ci spettano, ora ce li dai tu. Eh no, risponderà l’azienda, l’accordo interconfederale stabilisce che ogni centesimo in più debba essere guadagnato con lavoro in più e legato all’andamento dei profitti aziendali. Per essere chiari, se l’azienda va benissimo ai lavoratori tocca qualcosa, che però può essere loro tolto se la situazione cambia.
Il salario aziendale diventata totalmente variabile, verso l’alto ma anche verso il basso. Il salario fisso vale sempre meno e quello che dovrebbe integrarlo è sempre più aleatorio: oggi c’è, domani no. Insomma i lavoratori vengono trattati come i manager, ma con retribuzioni mille volte inferiori. In sintesi con questo sistema contrattuale il salario reale può solo calare. Del resto lo stesso concetto di aumento della retribuzione viene bandito dalle regole del gioco. I sindacati non possono rivendicare più soldi solo perché i lavoratori non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. Guai, questo significherebbe alimentare la vecchia lotta di classe e rifiutare la moderna collaborazione con l’impresa! Ci sono voluti quasi trenta anni di accordi, dal taglio della scala mobile negli anni ’80, alle varie intese degli anni ’90 e dell’ultimo decennio; alla fine l’obiettivo storico delle classi imprenditoriali è stato raggiunto: il salario costituzionale, quello che definisce la dignità del lavoro indipendentemente dal mercato, non esiste più. E con esso non esiste neppure più la contrattazione. I sindacati che accettano questo modello non possono e non devono chiedere più nulla, devono solo applicare delle formule rinunciando a fare il loro mestiere.
I metalmeccanici tedeschi hanno raggiunto le 28 ore settimanali assieme all’aumento dei salari. L’accordo sul sistema contrattuale italiano non solo impedisce che simili risultati possano essere mai acquisiti, ma vieta persino che possano essere richiesti. La piattaforma della IgMetall, nel sistema sottoscritto da Camusso e compagnia, sarebbe semplicemente fuorilegge. Neppure i vertici della Ue avrebbero saputo imporre ai lavoratori italiani un sistema così capace di farli lavorare sempre di più e guadagnare sempre di meno. Cgil, Cisl, Uil e Confindustria cancellano la possibilità per i lavoratori di ottenere contratti degni di questo nome, ma si mettono definitivamente assieme in affari. Fondi pensione, sanità privata, formazione e traffici vari sul lavoro, di questo si occuperanno davvero.
Alla firma dell’intesa i leader sindacali e confindustriali si sono abbracciati e hanno fatto sapere alla politica che essa non deve occuparsi di loro, che i lavoratori sono cosa loro. Pensano così di essersi salvati dal crollo del Pd, partito che, pur con finte polemiche, hanno sempre sostenuto. Hanno organizzato un sindacato unico di regime in cui padroni e vertici sindacali operano affratellati in una sola corporazione. A sua volta lo Stato, con le parole della Corte dei Conti, ha teorizzato la riduzione dei salari dei propri dipendenti. Il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio obbligatorio costituzionalmente si fanno contratto. È il tallone di ferro che schiaccia tutto il mondo del lavoro, un regime di austerità e di impoverimento permanente che si afferma con la complicità di Cgil, Cisl e Uil. La ricostruzione del valore costituzionale del lavoro e del suo salario passa attraverso la rottura del sistema di relazioni sindacali che si è affermato in questo decenni. E ovviamente questa rottura dovrà anche riguardare i grandi sindacati confederali, che per salvare sé stessi hanno abbandonato i lavoratori al mercato ed ai tagli della spesa pubblica.
(Giorgio Cremaschi, estratto da “E’ nato il nuovo sindacato unitario: Cgil, Cisl, Uil e Confindustria”, da “Carmilla” del 22 aprile 2018).
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Re: IL LAVORO

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Da "FERMATE LE MACCHINE", di FRANCESCO BORGONOVO, Capitolo 1

La quarta rivoluzione
....industriale



Una società senza lavoro


Klaus Schwab, fondatore e presidente del World Economic Forum di Ginevra, l'ha chiamata <<quarta rivoluzione industriale>>.

<<La prima rivoluzione industriale>>, ha scritto, <<ha interessato un arco di tempo compreso tra il 1790 e il 1840 circa e ha introdotto la produzione meccanica, favorita anche dalla realizzazione del sistema ferroviario e dall'invenzione del motore a vapore.

La seconda rivoluzione industriale, inizia alla fine del XiX secolo e termina agli inizi del XX, ha reso possibile la produzione di massa grazie all'avvento dell'elettricità e l'introduzione della catena di montaggio.

La terza rivoluzione industriale, ha avuto inizio negli anni Sessanta ed è spesso definita 'rivoluzione digitale' o 'informatica', in quanto determinata dallo sviluppo di semiconduttori, dispositivi di elaborazione ad alto livello (i cosidetti mainframe computer negli anni Sessanta), del personal computer (anni Settanta e Ottanta) e della diffusione della rete internet (anni Novanta).

La quarta rivoluzione , avviata nel XX secolo, è una conseguenza diretta della terza.

<<Essa si caratterizza >>, spiega Schwab, <<per un uso più diffuso di internet, a cui si ha accesso con sempre maggiore frequenza attraverso dispositivi mobili. sempre più piccoli ma più potenti ed economici, e per il ricorso all'intelligenza artificiale e a forme di apprendimento automatico.>> (La quarta rivoluzione industriale, b Franco Angeli.

I cantori di questa rivoluzione proliferano un pò ovunque, ma è interessante notare come il <<tecnoentusiasmo>>sia particolarmente diffuso a sinistra.

In quell'area, insomma, continuano a moltiplicarsi i progressisti.

Uno dei più convinti, è Enrico Moretti,
UncleTom
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Re: IL LAVORO

Messaggio da UncleTom »

UncleTom ha scritto:Da "FERMATE LE MACCHINE", di FRANCESCO BORGONOVO, Capitolo 1

La quarta rivoluzione
....industriale



Una società senza lavoro


Klaus Schwab, fondatore e presidente del World Economic Forum di Ginevra, l'ha chiamata <<quarta rivoluzione industriale>>.

<<La prima rivoluzione industriale>>, ha scritto, <<ha interessato un arco di tempo compreso tra il 1790 e il 1840 circa e ha introdotto la produzione meccanica, favorita anche dalla realizzazione del sistema ferroviario e dall'invenzione del motore a vapore.

La seconda rivoluzione industriale, inizia alla fine del XiX secolo e termina agli inizi del XX, ha reso possibile la produzione di massa grazie all'avvento dell'elettricità e l'introduzione della catena di montaggio.

La terza rivoluzione industriale, ha avuto inizio negli anni Sessanta ed è spesso definita 'rivoluzione digitale' o 'informatica', in quanto determinata dallo sviluppo di semiconduttori, dispositivi di elaborazione ad alto livello (i cosidetti mainframe computer negli anni Sessanta), del personal computer (anni Settanta e Ottanta) e della diffusione della rete internet (anni Novanta).

La quarta rivoluzione , avviata nel XX secolo, è una conseguenza diretta della terza.

<<Essa si caratterizza >>, spiega Schwab, <<per un uso più diffuso di internet, a cui si ha accesso con sempre maggiore frequenza attraverso dispositivi mobili. sempre più piccoli ma più potenti ed economici, e per il ricorso all'intelligenza artificiale e a forme di apprendimento automatico.>> (La quarta rivoluzione industriale, b Franco Angeli.

I cantori di questa rivoluzione proliferano un pò ovunque, ma è interessante notare come il <<tecnoentusiasmo>>sia particolarmente diffuso a sinistra.

In quell'area, insomma, continuano a moltiplicarsi i progressisti.

Uno dei più convinti, è Enrico Moretti,
professore di Economia dell'Università di Berkeley, divenuto famoso per aver scritto, nel 2013, un saggio intitolato La nuova geografia del lavoro (Mondadori), un libro che da molti punti di vista, celebrava il modello della Silicon Valley e la nuova base creativa.

Su Repubblica Moretti ha sostenuto le virtù del nuovo mondo digitale in un articolo intitolato <<Il robot in fabbrica non deve fare paura.
Più lavoro se cresce la produttività>> .

<<Anche quando distruggono posti di lavoro>>, ha scritto, <<le nuove tecnologie aumentano la produttività del lavoro, e quindi i salari, facendo crescere la domanda di servizi.>>

Poi ha aggiunto: <<La tesi secondo cui la rivoluzione tecnologica del XXI secolo porterà via il posto di lavoro alla maggior parte di noi, lasciandoci in gran parte disoccupati, mentre robot e computer ci sostituiranno nelle fabbriche e negli uffici, rappresenta una concezione ingenua e parziale di come funziona il mercato del lavoro. [...]

Un'analisi più approfondita e matura permette una visione più ottimistica del futuro, un futuro in cui le tecnologie cambiano il tipo dei lavori, ma non necessariamente il livello generale di occupazione>>.

Saremo anche ingenui e parziali, ma abbiamo la sensazione che Moretti non ce la racconti giusta.

Alla fine del suo gioioso articolo, egli stesso ammettere: <<Va chiarito però che anche se l'automazione non ridurrà il numero totale degli occupati, influenzerà sicuramente il tipo dei posti di lavoro e la loro collocazione geografica.

Negli ultimi trent'anni i maggiori aumenti salariali registrati sul mercato del lavoro e delle economie occidentali sono andati a vantaggio dei lavoratori con alta scolarità, ovvero quelli con la laurea e il master.

Il motivo è che le nuove tecnologie sono più un complemento che un'alternativa ai lavoratori con alto titolo di studio. [...]

Negli ultimi trent'anni le città ad alto tasso di laureati e di imprenditori innovativi hanno avuto alti tassi di crescita sia occupazionale che salariale, mentre quelle meno dotate di capitale umano hanno perso terreno>>.

Preparatevi, perchè nella migliore delle ipotesi vi toccherà spostarvi in giro per il globo, svolgendo occupazioni di cui, ora, faticate persino a pronunciare il nome.

Lo conferma pure un articolo di Bruno Ruffilli uscito sulla Stampa, un altro giornale a trazione progressista.

<<L'intelligenza artificiale>>, si legge, <<secondo un recentissimo studio di Accenture Strategy, potrebbe incentivare l'occupazione e far crescere i ricavi delle imprese, addirittura del 38 % entro il 2020, se investiranno in un'efficace cooperazione uomo -macchina.

Per l'economia globale significherebbe una crescita dei profitti pari a 4,8 trilioni di dollari, ma soprattutto un profondo ripensamento del sistema produttivo: alle macchine verrebbero affidati i compiti più semplici, mentre milioni di lavoratori in tutto il mondo dovrebbero
inventarsi un nuovo ruolo e una nuova funzione.

Sul Corriere della Sera, Milena Gabanelli ha raccontato che, <<secondo il Forum di Davos, entro il 2020 si prevede la perdita di 7,1 milioni di posti di lavoro, la maggior parte in ruoli amministrativi.

CONTINUA
UncleTom
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Re: IL LAVORO

Messaggio da UncleTom »

CONTINUA


Contemporaneamente però ci sarà un incremento fino a 2 milioni di posti di lavoro nelle professioni del settore delle tecnologie, della matematica e dell'ingegneria>>.

Vuol dire che resta un buco che resta un buco di circa 5,1 milioni di posti di lavoro.

Ma ammettiamo pure lo scarto sia minore.

Che generi di lavori produrrà la quarta (riv9oluzione<<< :cry: :cry: :cry: opera pia criminale renziana) rivoluzione industriale?

Lo ha spiegato una bella inchiesta della rivista (liberal) americana Newsweek, che alla fine di (gennanio<<< :cry: :cry: :cry: opera pia criminale renziana) gennaio ha dedicato la copertina al <<boom dei lavori smart>>, sostenendo che <<l'intelligenza artificiale (s5ta<<< :cry: :cry: :cry:O.P.C.R.) ) sta creando nuove industrie e nuovi modi di lavorare>>.

Anche il settimanale statunitense cita dati e ricerche, ma i numeri lasciano un pò il tempo che trovano: dipende tutto
da chi ha commissionato gli studi...

LA BANDA CRIMINALE FASCISTA RENZIANA HA TAGLIATO L'ULTIMO PEZZO
UncleTom
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Re: IL LAVORO

Messaggio da UncleTom »

Scrive Yuval Noah Harari, che ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia, all'Università di Oxford e insegna presso il Dipartimento di Storia della Hebrew University di Gerusalemme, nel suo libro :
"Homo Deus":


...Diversi indizi inducono a pensare che nel XXI secolo faranno un serio tentativo di diventare immortali.

E' infatti sufficiente che gli sforzi contro l'invecchiamento e la morte perseverino nella ormai veneranda lotta contro la penuria alimentare e le malattie, manifestando il valore sommo della cultura contemporanea: l'importanza della vita umana.

Ci viene costantemente ricordato che la vita umana è il bene più sacro dell'universo.

Chiunque lo afferma: gli insegnanti a scuola, i politici nei parlamenti, i giudici nelle corti, gli attori sui palcoscenici.

La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo adottata dalle Nazioni Unite dopo la seconda guerra mondiale - che è forse il documento più vicino che abbiamo a una costituzione mondiale - stabilisce in modo categorico che "il diritto alla vita" è il valore fondamentale dell'umanità.


STABILITI QUESTI PRINCIPII FONDAMENTALI ACCETTATI IN LINEA DI MASSIMA DAL CONSORZIO UMANO DEL XX E XXI SECOLO, POI IN PRATICA NON VENGONO RISPETTATI NEL MONDO DEL LAVORO DEL XXI SECOLO.


Possiamo leggere a pagina 3 del Fatto Quotidiano di oggi, Lunedì 14 Maggio 2018:

PADOVA, ACCIAIERIE VENETE
Investiti dalla colata,
gravissimi due operai



ENNESIMO incidente sul lavoro. Ieri due degli operai che sono stati colpiti da un getto incandescente alle Acciaierie Venete: hanno riportato ustiuni al 100% del corpo e sono in condizioni gravissime. Si trovano nei centri di Padova e Cesena. Un terzo lavoratore presenta ustioni sul 70% del corpo, ed è ricoverato a Verona. Un quarto meno grave, è al Sant'Antonio di Padova. L'incidente si sarebbe verificato a causa della rottura di alcuni supporti che sostengono i tubi nei quali scorre l'acciaio allo stato liquido.


UN'ULTERIORE SEGNO CHE SIAMO, ANCHE IN QUESTO SETTORE, ALL'INTERNO DELLA GRANDE REGRESSIONE.
aaa42
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Re: IL LAVORO

Messaggio da aaa42 »

IL CONTRATTO DI GOVERNO NELLA ULTIMA VERSIONE VA COMPLETAMENTE CAMBIATO IN ALCUNI PUNTI QUALIFICANTI.

1) Capitolo lavoro

MANCANO LE BASI DI PARTENZA, SI PUO SAPERE COSA E SUCCESSO NELLA COMMISSIONE DI DISCUSSIONE DEL CONTRATTO ?

a) Manca l' abolizione del job act, manca ADDIRITTURA l' abolizione nelle sue parti PALESEMENTE anticostituzionali quali licenziamento disciplinari a prescindere dalla gravità del procedimento disciplinare .
Manca l abolizione della parte del processo del lavoro in cui i costi del processo sono a carico del lavoratore.

b) manca la problematica fondamentale del capitolo lavoro, l ' introduzione dell' art. 18 per le aziende con piu di 15 dipendenti.

Va cancellata la parte che introduce i voucher , problematica non di diritto del lavoro ma di diritto amministrativo gia presente nell' attuale normativa, si tratta di un atto politico di natura fascista.
Questo e un punto politico discriminante.

CARO BEPPE GRILLO POETA CON TALENTO VUOI SPIEGARE TU CHE NON SEI NE DI SINISTRA NE DI DESTA CHE … C...O E SUCCESSO SUL CAPITOLO LAVORO ?


2) Capitolo Pensioni
Manca il RICALCOLO delle pensioni sia con il METODO RETRIBUTIVO che con il METODO CONTRIBUTIVO e il DIRITTO DI OPZIONE.

3) Manca la norma che disciplina le pensioni ANTICIPATE tra i 60 anni e i 65 anni con una PENALE che sia ACCETTABILE in sostituzione della FOLLE PRESTITO denominato APE SOCIAL e APE VOLONTARIA.

LA PENSIONE DI CITTADINANZA e una grande invenzione ma MANCA TUTTO
eta', contribuzione e manca addirittura il nesso causa effetto cin il REDDITO MINIMO GARANTITO ( ex reddito di cittadinanza ).

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GAS E ENERGIA ELETTRICA : manca la nazionalizzazione, il commerciante fallito 10 anni prima non puo avere il contratto fornitura del gas
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SGOMBRO CASE OCCUPATE : manca la questione piu importante che le famiglie che vengono ' sgrombrate' devono avere obbligatoriamente avere un alloggio di trasansito con condizioni vivibile accertate. SENZA SE E MA !!!!!
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SFRATTI : le famigli con sfratto devono avere un CONTRATTO DI AFFITTO IN REGIME CONCORDATO GARANTITO e EVENTUALMENTE PAGATO DIRETTAMENTE DAL COMUNE
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MINIBOT : da subito emissione di minibot per pagare le retribuzione degli impiegati della pubblica
amministrazione ( valore nominale 0,50 % euro) vuol dire che uno stipendio di 1500 euro nominalmente diventa di 3000 minibot ) un aumento nominale di stipendio del 40 %.
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manca poi l' apertura dell' iter per la doppia moneta in italia .
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IN QUESTE CONDIZIONI UN GOVERNO MOVIMENTO 5 STELLE E LEGA BASATO SULLA DITTATURA DEL POPOLO NON HA ALCUN SENSO.
SU PENSIONI E LAVORO IL PROGRAMMA POTEVA TRANQUILLAMENTO ESSERE SCRITTO DA UN QUALSIASI GOVERNO DI CENTRO DESTRA FORZA ITALIA E LEGA se avevano la maggioranza oppure da MOVIMENTO 5 STELLE E PD.

CARO RAGIONIERE BEPPE GRILLO PAETA CON TALENTO COME DICE KEYNES
CARO GESU SCENDI IN TERRA MA VIENI TU NON MANDARMI IL TUO BAMBINO.
NON E ROBA PER BAMBINI.

SCENDERE IN TERRA PER RISCRIVERE IL CONTRATTO SU LAVORO E PENSIONI E PER
METTERTI UNA PICCOLA E BELLA GOBBA ….E MARCIARE
POETA CON TALENTO.

altrimenti e meglio ritornare al voto
UncleTom
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Re: IL LAVORO

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robot
ronaca
Melzo, azienda licenzia operaio disabile: al suo posto mette un

Milano, benservito a un disabile dopo 30 anni. "La posa di tappi? In automatico"
di MONICA AUTUNNO
Pubblicato il 25 maggio 2018
Ultimo aggiornamento: 25 maggio 2018 ore 07:01
Operaio licenziato

4 min

Melzo (Milano), 25 maggio 2018 - Una macchina che svolge esattamente il suo lavoro, all’azienda non serve più: licenziato dopo trent’anni operaio disabile. Al suo posto un robot che non prende stipendio, non rischia infortuni e non ha neppure una famiglia da mantenere. L’uomo, Osmu Labib, originario del Marocco, ha 61 anni e una mano in meno, la destra. Gli rimase sotto una pressa il 6 marzo 1991, nella stessa azienda dalla quale ora viene allontanat, la Grief Italia srl; una ditta che produce taniche e contenitori a Melzo, nel Milanese, e che nell’aprile scorso, via missiva e senza nessun tipo di preavviso, gli ha dato il benservito.

La lettera che ha distrutto la serenità di Osmu, in Italia da quasi quarant’anni, sposato e con figli, parla di licenziamento per giustificato motivo, e per questo senza obbligo di preavviso. Tutto molto semplice.In fabbrica il marocchino era da molti anni assegnato all’attività di posa di tappi sui recipienti prodotti, prima del processo ultimo di verniciatura. Una mansione semplice, ma adatta alle sue condizioni fisiche.

La macchina installata a fine febbraio («in seguito a una riorganizzazione aziendale e ottimizzazione dei processi produttivi»), il «Paint cap applicator», «svolge in automatico il medesimo lavoro sino a oggi da lei svolto». Posizione in organico dunque soppressa. «Abbiamo valutato la possibilità – precisa nella nota, quasi per gentile concessione, la dirigenza aziendale – di assegnarla ad altre mansioni riconducibili alla sua professionalità. Purtroppo non è stata reperita alcuna posizione lavorativa vacante, essendo tutti i posti già occupati da altri dipendenti».

Fine della storia. E notifica dell’avviamento della procedura per la risoluzione del rapporto. Fine della storia ma non per l’uomo, troppo anziano per cercare un’altra collocazione, gravato da una disabilità importante, troppo giovane per una pensione «a cui mi mancavano pochi anni - racconta lui -. Non accetto tutto questo». Delusione su tutti i fronti. «Ho la tessera della Cgil da trent’anni, mi sono rivolto subito a loro, e all’Ispettorato del Lavoro. Hanno inviato una lettera, ma non c’è stata risposta». Un tentativo fallito di conciliazione davanti alla direzione territoriale del lavoro, cui l’azienda fa riferimento. Poi dritto dall’avvocato. Il primo, indicato da conoscenti, il penalista milanese Mirko Mazzali. «Sono un penalista e non un avvocato del lavoro e l’ho indirizzato altrove, consigliandogli comunque di tornare, innanzitutto, al sindacato. Una vicenda che si commenta da sola». Ancora Osmu. «L’Italia è il mio Paese da anni, e in quell’azienda ho sempre lavorato, era la mia casa. Non mi aspettavo un trattamento del genere».

Il suo telefono, ieri, ha suonato tutto il pomeriggio. «Grazie a tutti per l’interessamento, speriamo di ottenere qualcosa», ha detto ancora. La fabbrica, una casa con dei rischi, visto quanto accaduto all’operaio nel 1991. «Quel giorno lavoravo a una pressa, mi rimase dentro la mano. La destra. Ma non ho mai smesso di lavorare, facevo cose diverse». Una mano sola per posizionare le «paint cap». «Ora farà tutto la macchina automatica». Osmu avanza almeno una richiesta all’azienda che lo ha sostituito con un apparato elettromeccanico: «Che mi sia pagato almeno quello che è giusto: i contributi, per arrivare alla pensione».
UncleTom
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Re: IL LAVORO

Messaggio da UncleTom »

Sulla precoerti8na deln libro di Laurent Alexandre:
LA GUERRA DELLE
INTELLIGENZE


Intelligenza artificiale
.......contro
Intelliigenza umana


si può leggere:
L'umanità è alle soglie di una r8ivoluzione
senza precedenti. Negli ultimi anni,
grazie ai progressi congiunti delle
c9osidette


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L'umanità è alle soglie di una rivoluzione
senza precedenti. Negli ultimi anni,
grazie ai progressi congiunti delle
cosidette NBIC (nanotecnologie,
biotecnologie, informatica e scienze
cognitive) e agli investimenti dei
giganti americani e cinesi del digitale,
la ricerca sull'intelligenza artificiale
(IA) ha fatto un enorme balzo in
avanti. Si stima che, a partire dal
2030,IA più trasversali e asociate
a robot polivalenti modificheranno
profondamente il mercato del
lavoro: la quasi totalità dei mestieri
che conosciamo sarà robotizzata,
informatizzata o potrebbe più
semplicemente scomparire. Il rischio
di una disoccupazione pandemica è
dunque altissimo. La possibilità di
potenziare attraverso sistemi
le facoltà cognitive umane potrebbe
inoltre trasformare la misurazione
del QI, per quanto perfezionata,in un
pericoloso strumento di discriminazione
economica e soliale.
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