Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
…...LA GUERRA CIVILE A BASSA INTENSITA' PROSEGUE SUI QUOTIDIANI. SIAMO AL TUTTI CONTRO TUTTI
L'occasione dello scontro è il caso della nave Aquarius, ma anche i risultati delle elezioni comunali di domenica scorsa 10 giugno 2018.
la Repubblica titola.
Aquarius , la lezione spagnola
Altri 937 migranti verso l'Italia
^^^^^
Risponde il Vice Bufaliere:
Chiusi gli scali e anche le bocche di sinistra
NON C'E' PORTO PER TUTTI
Il ministro dell'interno non accoglie la nave carica di 629 profughi: sarà ospitata dalla Spagna
Però non è finita altre imbarcazioni sono in azione e mille migranti stanno per arrivare
di RENATO FARINA
^^^^^
Nè si spezza né si piega
SALVINI
E' L'EROE
DI MATTEO PRANDINI
^^^^^
Era ora di agire
di AZZURRA NOEMI BARBUTO
^^^^^
Dal Fatto Quotidiano
AQUARIUS Primo sbarco di migranti accolto in Paese Ue diverso da Italia e Grecia
Nave in Spagna: e la prossima?
La linea dura del governo smuove Madrid, ma “una tantum. L'Europa tace
^^^^^
Dal Bufaliere:
…....E NE SBARCANO ALTRI 900
<<O IN ITALIA O NIENTE>>
IL RICATTO DEGLI IMMIGRATI
La Spagna apre alla Aquarius. Ma le Ong: non ci muoviamo
La linea dura di Salvini fa esplodere i 5 stelle
^^^^^
<<REPUBBLICA>> SALVA MALTA PER ATTACCARE SALVINI
LA DESTRA FASCISTA DI “LIBERO” E QUELLA FINTA MODERATA DE “IL GIORNALE”, ASSESTANO UN DURO COLPO ALLA CHIESA CATTOLICA.
LORO SI PROFESSANO CATTOLICI, COME L'ELASTICO DELLE MUTANDE.
A SECONDO DELLA PROPAGANDA DEL MOMENTO CHE GLI PUO' TORNARE PIU' UTILE.
L'occasione dello scontro è il caso della nave Aquarius, ma anche i risultati delle elezioni comunali di domenica scorsa 10 giugno 2018.
la Repubblica titola.
Aquarius , la lezione spagnola
Altri 937 migranti verso l'Italia
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Risponde il Vice Bufaliere:
Chiusi gli scali e anche le bocche di sinistra
NON C'E' PORTO PER TUTTI
Il ministro dell'interno non accoglie la nave carica di 629 profughi: sarà ospitata dalla Spagna
Però non è finita altre imbarcazioni sono in azione e mille migranti stanno per arrivare
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Nè si spezza né si piega
SALVINI
E' L'EROE
DI MATTEO PRANDINI
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Era ora di agire
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Dal Fatto Quotidiano
AQUARIUS Primo sbarco di migranti accolto in Paese Ue diverso da Italia e Grecia
Nave in Spagna: e la prossima?
La linea dura del governo smuove Madrid, ma “una tantum. L'Europa tace
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Dal Bufaliere:
…....E NE SBARCANO ALTRI 900
<<O IN ITALIA O NIENTE>>
IL RICATTO DEGLI IMMIGRATI
La Spagna apre alla Aquarius. Ma le Ong: non ci muoviamo
La linea dura di Salvini fa esplodere i 5 stelle
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<<REPUBBLICA>> SALVA MALTA PER ATTACCARE SALVINI
LA DESTRA FASCISTA DI “LIBERO” E QUELLA FINTA MODERATA DE “IL GIORNALE”, ASSESTANO UN DURO COLPO ALLA CHIESA CATTOLICA.
LORO SI PROFESSANO CATTOLICI, COME L'ELASTICO DELLE MUTANDE.
A SECONDO DELLA PROPAGANDA DEL MOMENTO CHE GLI PUO' TORNARE PIU' UTILE.
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Re: Diario della caduta di un regime.
pancho ha scritto:Mi sono imballato?UncleTom ha scritto:Leggendo i titoli dei quotidiani oggi in edicola, si potrebbe concludere che il botto della società italiana, non è lontano.
DA LA REPUBBLICA:
629 persone ostaggio di Salvini
Il ministro chiude tutti i porti e ordina alla nave della ong che ha salvato centinaia di migranti di andare a Malta
La Valletta replica: non spetta a noi. L'Aquarius: a bordo 11 bambini e 7 donne incinte. C'è cibo solo per 3 giorni.
DAL VICE-BUFALIERE:
Meno male che il governo agisce
Vietato alle navi straniere
portare profughi in Italia
Salvini blocca un'imbarcazione, battente bandiera di Gibilterra, con oltre 600 africani a bordo:
<<La accolga Malta, chiudo tutti i porti>>. Ma il premier dell'isola:<<Non è di nostra competenza>>
Grande successo del ministro dell'Interno: Gino Strada vuol abbandonare l'Italia a causa sua
DAL FATTO QUOTIDIANO:
SBARCHI Il leghista fa il bullo, ma molte cose non vanno anche a Tripoli e La Valletta
Libia, Malta e Salvini: 3 furbi
continua
Qualcuno mi può spiegare xche in Europa nessuno vuole dividersi questi profughi e se in Italia qualcuno afferma che d'ora in può se non si risolve questo problema i porti italiani saranno chiusi a tutte queste navi onlus che caricano e scaricano profughi?
Mi son perso qualcosa o sto avendo i primi sintomi dell'Alzheimer
un salutone
DEVO RICERCARE I DATI, MA PER QUANTO RICORDO. SEMBRA CHE LA GERMANIA NE ASSORBA PIU' DI NOI. VERIFICHERO'.
MA UNA MIGRAZIONE DEL GENERE, DA CONTINENTE A CONTINENTE, NON RIGUARDA SOPRATTUTTO L'ONU, O QUESTA SOVRA ORGANIZZAZIONE NON ESISTE PIU'????
E' MAI ESISTITA, ALMENO NEGLI ULTIMI TRENT'ANNI, UNA CLASSE POLITICA TRICOLORE AUTOREVOLE E CREDIBILE CHE POSSA ANDARE SIA ALL'ONU CHE A BRUXELLES, PER FAR SENTIRE LE RAGIONI DI QUESTO PAESE?????????????
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Re: Diario della caduta di un regime.
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Cabras: l’Era dell’Aquarius e l’ipocrisia dei Buonisti Mannari
Scritto il 12/6/18 • nella Categoria: idee Condividi
È già evidente come la vicenda dell’Aquarius, la nave attrezzata con 629 migranti soccorsi in mare e in attesa di un approdo certo, rappresenti il primo episodio di una nuova importante fase politica in materia di gestione dei flussi migratori. Il caso Aquarius sta spingendo tutti a posizionarsi e a dipingere lo scenario con toni molto forti, accuse durissime, appelli perentori su fronti opposti. Per parte mia so che dietro al caso Aquarius ci sono sì quelle 629 vite in viaggio e in ansia, ma c’è anche una questione enorme, complessa, di fronte alla quale non ci sono soluzioni semplici. Non si mettono le brache al mondo, neanche in questa materia. Però si possono costruire punti di riferimento molto laici e ridurre i decibel delle grida, guardando avanti e calcolando il tempo che abbiamo per fare qualcosa. Partiamo ad esempio dalla cosa più urgente, la vita delle persone coinvolte in questo specifico caso. Se ne parla con i toni del pericolo imminente, come se si trattasse di una carretta del mare pronta a rovesciarsi dopo un Sos, mentre invece si tratta di un mezzo sicuro, con viveri e medicinali, in costante contatto con le autorità e con gli operatori sanitari per urgenti rifornimenti. Non è sicuramente un posto invidiabile dove trascorrere l’esistenza, ma non è peggiore di un centro di prima accoglienza sulla terraferma.
Quel che è in atto è “solo” un braccio di ferro politico sulla destinazione di questo segmento del viaggio. Come ogni questione politica, la decisione è da ritenersi un argomento controverso, ma quel che è certo è che non sussiste una minaccia diretta e grave all’esistenza delle persone che stanno dentro l’Aquarius. Chi definisce la decisione del governo (che nega l’approdo in porti italiani della nave proveniente dalle acque libiche) come un’operazione spietata di gente “senza cuore”, e invita nel frattempo a guardare in faccia “gli occhi dei bambini”, punta a un importante lato emotivo che tuttavia è fuorviante se si considera che non è affatto in questione il loro salvataggio, bensì la forma che assumerà la loro accoglienza e le decisioni su chi abbia diritto a restare. Le forze politiche che hanno composto la maggioranza parlamentare e firmato il “Contratto di governo” condividono questi elementi essenziali in materia di migrazioni: il sistema di accoglienza deve essere autenticamente europeo, non nazionale; chi richiede asilo deve farlo direttamente dai paesi di provenienza o transito e chi ne ha diritto, direttamente da lì, deve essere già ripartito obbligatoriamente presso i 27 Stati membri dell’Unione europea e quindi integrato negli stessi.
Un problema gigantesco come le migrazioni contemporanee, in particolare nelle sue forme irregolari e illegali, non deve essere gestito solo dalla Repubblica Italiana intanto che gli altri membri della Ue blindano da decenni le frontiere e i porti, inclusi quelli retti da governi sedicenti “progressisti”. Veltroni in questi giorni ha paventato un ritorno agli anni trenta, ma ha dimenticato cosa faceva il suo governo negli anni novanta. Proprio mentre dal centrosinistra si urla alla disumanità del caso Aquarius, possiamo compulsare pagine ancora non sbiadite delle azioni di governo di quella parte, come il blocco navale anti immigrazione deciso dal governo Prodi, con “disposizioni rigide sul respingimento” in mare degli albanesi. Nell’album di famiglia della sinistra italiana c’è un’iniziativa molto più drastica di quel che accade oggi. Certo, non lo ricorda il solito Roberto Saviano, quando intima al ministro dei trasporti di aprire i porti e twitta: «#umanitàperta #apriteiporti #Aquarius». È lo stesso Saviano che non fa una piega su come Israele gestisce le questioni di #umanitàaperta alle sue frontiere e su come bombarda i porticcioli dei pescatori palestinesi. Omissioni umanitarie.
In questo quadro mi colpisce un’osservazione del giornalista Sebastiano Caputo, che chiama in causa una delle critiche rivolte alla chiusura dei porti, ossia il fatto che si concentri sui soggetti più deboli. Dice Caputo che chiudere i porti «è un atto politico, non razzista, che mira a fermare questa orrenda tratta di esseri umani. Ora però aspettiamo da Matteo Salvini, e dai suoi colleghi al governo, un gesto altrettanto forte quando i vertici della Nato ci chiederanno di utilizzare le nostre basi militari per bombardare paesi sovrani e appoggiare guerre “umanitarie” che alimentano quella stessa orrenda tratta di essere umani. Forti coi forti, senza doppi standard». Le risposte sono scritte nel futuro, e dovranno contrastare le pressioni di quelle stesse parti politiche che oggi ci accusano di razzismo ma si sono schierate con tutte le guerre imperialistiche che hanno devastato Africa e Asia negli ultimi venticinque anni. Non mi è congeniale la postura mediatica di Salvini su questa materia, troppo attenta al possibile risvolto elettorale, come d’altro canto, sul fronte opposto, lo è quella del sindaco di Napoli De Magistris. Tuttavia le cose vanno viste nell’insieme, senza pregiudizi, e senza sconti per i signori delle pagliuzze e delle travi.
Faccio un esempio che sconcerterà qualche lettore. Ricordo di aver assistito a un dibattito in Tv del 2011, quando si stava per fare la guerra alla Libia. Sino a quel giorno Salvini lo conoscevo solo di viso, non lo avevo mai seguito in un confronto. Praticamente vinse a mani basse su esponenti della sinistra che si spendevano per la guerra a Gheddafi, ai quali diceva in sostanza: “Ma vi rendete conto che, devastando questo paese, oltre a fare decine di migliaia di morti, causerete una catastrofe migratoria dai costi umani esagerati?”. E concluse con “Povera sinistra, come si è ridotta, povera sinistra”. Mi colpì moltissimo perché aveva ragionato e concluso con lucidità prevedendo gli esiti di quel disastro criminale, al quale la sinistra si consegnò totalmente, in parte complicemente e in parte stupidamente. Ricordo l’odio sparso dagli organi di informazione vicini alla sinistra: una totale demonizzazione di Gheddafi, una campagna isterica e guerrafondaia, un delirio che accompagnava le stragi, lo sterminio dei dirigenti dello Stato libico, la distruzione dei potabilizzatori e delle infrastrutture, e infine l’espulsione di due milioni di africani che lavoravano in Libia. Non mi piace il frasario del Salvini di oggi, lo ribadisco, ma la sinistra è ancora incapace di un’autocritica sulle sue grandi colpe storiche di anni recenti, non imputabili a Salvini.
Le classi dirigenti francesi e britanniche negli ultimi sette anni hanno scatenato guerre che oltre ai lutti e oltre alla distruzione di interi Stati con cui noi avevamo relazioni convenienti, hanno provocato un drastico peggioramento nella gestione dei flussi migratori, e ora dicono che gestirli non è affar loro ma solo affar nostro. Non siamo di fronte a casuale o banale egoismo. Stanno invece ridisegnando la gerarchia europea, trasformando il fianco sud dell’Europa in un mondo troppo debole per farsi valere, troppo ripiegato sui suoi problemi per esigere che più a nord si paghi il prezzo delle spietate politiche di potenza. Le classi dirigenti di Parigi e Londra hanno scelto cosa voler fare dell’Italia: il paraurti per le tragedie della globalizzazione; così come a Francoforte, Bruxelles e Berlino avevano deciso cosa fare della Grecia: il laboratorio dove sperimentare la futura ‘mezzogiornificazione’ di mezza Europa. È l’autodemolizione del sogno europeo in vista di un ordine che toglie già, ancora una volta, il velo che nascondeva ciò che non è mai venuto meno: i soliti brutali rapporti di forza guidati dalle grandi capitali dei grandi capitali. In questa particolare congiuntura è giusto richiamare l’Europa ai suoi doveri, in tempi rapidi. L’estate è lunga.
(Pino Cabras, “L’era dell’Aquarius”, dal blog “Vietato Parlare” dell’11 giugno 2018. L’intervento è ripreso dalla pagina Facebook di Cabras, neo-deputato 5 Stelle).
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Cabras: l’Era dell’Aquarius e l’ipocrisia dei Buonisti Mannari
Scritto il 12/6/18 • nella Categoria: idee Condividi
È già evidente come la vicenda dell’Aquarius, la nave attrezzata con 629 migranti soccorsi in mare e in attesa di un approdo certo, rappresenti il primo episodio di una nuova importante fase politica in materia di gestione dei flussi migratori. Il caso Aquarius sta spingendo tutti a posizionarsi e a dipingere lo scenario con toni molto forti, accuse durissime, appelli perentori su fronti opposti. Per parte mia so che dietro al caso Aquarius ci sono sì quelle 629 vite in viaggio e in ansia, ma c’è anche una questione enorme, complessa, di fronte alla quale non ci sono soluzioni semplici. Non si mettono le brache al mondo, neanche in questa materia. Però si possono costruire punti di riferimento molto laici e ridurre i decibel delle grida, guardando avanti e calcolando il tempo che abbiamo per fare qualcosa. Partiamo ad esempio dalla cosa più urgente, la vita delle persone coinvolte in questo specifico caso. Se ne parla con i toni del pericolo imminente, come se si trattasse di una carretta del mare pronta a rovesciarsi dopo un Sos, mentre invece si tratta di un mezzo sicuro, con viveri e medicinali, in costante contatto con le autorità e con gli operatori sanitari per urgenti rifornimenti. Non è sicuramente un posto invidiabile dove trascorrere l’esistenza, ma non è peggiore di un centro di prima accoglienza sulla terraferma.
Quel che è in atto è “solo” un braccio di ferro politico sulla destinazione di questo segmento del viaggio. Come ogni questione politica, la decisione è da ritenersi un argomento controverso, ma quel che è certo è che non sussiste una minaccia diretta e grave all’esistenza delle persone che stanno dentro l’Aquarius. Chi definisce la decisione del governo (che nega l’approdo in porti italiani della nave proveniente dalle acque libiche) come un’operazione spietata di gente “senza cuore”, e invita nel frattempo a guardare in faccia “gli occhi dei bambini”, punta a un importante lato emotivo che tuttavia è fuorviante se si considera che non è affatto in questione il loro salvataggio, bensì la forma che assumerà la loro accoglienza e le decisioni su chi abbia diritto a restare. Le forze politiche che hanno composto la maggioranza parlamentare e firmato il “Contratto di governo” condividono questi elementi essenziali in materia di migrazioni: il sistema di accoglienza deve essere autenticamente europeo, non nazionale; chi richiede asilo deve farlo direttamente dai paesi di provenienza o transito e chi ne ha diritto, direttamente da lì, deve essere già ripartito obbligatoriamente presso i 27 Stati membri dell’Unione europea e quindi integrato negli stessi.
Un problema gigantesco come le migrazioni contemporanee, in particolare nelle sue forme irregolari e illegali, non deve essere gestito solo dalla Repubblica Italiana intanto che gli altri membri della Ue blindano da decenni le frontiere e i porti, inclusi quelli retti da governi sedicenti “progressisti”. Veltroni in questi giorni ha paventato un ritorno agli anni trenta, ma ha dimenticato cosa faceva il suo governo negli anni novanta. Proprio mentre dal centrosinistra si urla alla disumanità del caso Aquarius, possiamo compulsare pagine ancora non sbiadite delle azioni di governo di quella parte, come il blocco navale anti immigrazione deciso dal governo Prodi, con “disposizioni rigide sul respingimento” in mare degli albanesi. Nell’album di famiglia della sinistra italiana c’è un’iniziativa molto più drastica di quel che accade oggi. Certo, non lo ricorda il solito Roberto Saviano, quando intima al ministro dei trasporti di aprire i porti e twitta: «#umanitàperta #apriteiporti #Aquarius». È lo stesso Saviano che non fa una piega su come Israele gestisce le questioni di #umanitàaperta alle sue frontiere e su come bombarda i porticcioli dei pescatori palestinesi. Omissioni umanitarie.
In questo quadro mi colpisce un’osservazione del giornalista Sebastiano Caputo, che chiama in causa una delle critiche rivolte alla chiusura dei porti, ossia il fatto che si concentri sui soggetti più deboli. Dice Caputo che chiudere i porti «è un atto politico, non razzista, che mira a fermare questa orrenda tratta di esseri umani. Ora però aspettiamo da Matteo Salvini, e dai suoi colleghi al governo, un gesto altrettanto forte quando i vertici della Nato ci chiederanno di utilizzare le nostre basi militari per bombardare paesi sovrani e appoggiare guerre “umanitarie” che alimentano quella stessa orrenda tratta di essere umani. Forti coi forti, senza doppi standard». Le risposte sono scritte nel futuro, e dovranno contrastare le pressioni di quelle stesse parti politiche che oggi ci accusano di razzismo ma si sono schierate con tutte le guerre imperialistiche che hanno devastato Africa e Asia negli ultimi venticinque anni. Non mi è congeniale la postura mediatica di Salvini su questa materia, troppo attenta al possibile risvolto elettorale, come d’altro canto, sul fronte opposto, lo è quella del sindaco di Napoli De Magistris. Tuttavia le cose vanno viste nell’insieme, senza pregiudizi, e senza sconti per i signori delle pagliuzze e delle travi.
Faccio un esempio che sconcerterà qualche lettore. Ricordo di aver assistito a un dibattito in Tv del 2011, quando si stava per fare la guerra alla Libia. Sino a quel giorno Salvini lo conoscevo solo di viso, non lo avevo mai seguito in un confronto. Praticamente vinse a mani basse su esponenti della sinistra che si spendevano per la guerra a Gheddafi, ai quali diceva in sostanza: “Ma vi rendete conto che, devastando questo paese, oltre a fare decine di migliaia di morti, causerete una catastrofe migratoria dai costi umani esagerati?”. E concluse con “Povera sinistra, come si è ridotta, povera sinistra”. Mi colpì moltissimo perché aveva ragionato e concluso con lucidità prevedendo gli esiti di quel disastro criminale, al quale la sinistra si consegnò totalmente, in parte complicemente e in parte stupidamente. Ricordo l’odio sparso dagli organi di informazione vicini alla sinistra: una totale demonizzazione di Gheddafi, una campagna isterica e guerrafondaia, un delirio che accompagnava le stragi, lo sterminio dei dirigenti dello Stato libico, la distruzione dei potabilizzatori e delle infrastrutture, e infine l’espulsione di due milioni di africani che lavoravano in Libia. Non mi piace il frasario del Salvini di oggi, lo ribadisco, ma la sinistra è ancora incapace di un’autocritica sulle sue grandi colpe storiche di anni recenti, non imputabili a Salvini.
Le classi dirigenti francesi e britanniche negli ultimi sette anni hanno scatenato guerre che oltre ai lutti e oltre alla distruzione di interi Stati con cui noi avevamo relazioni convenienti, hanno provocato un drastico peggioramento nella gestione dei flussi migratori, e ora dicono che gestirli non è affar loro ma solo affar nostro. Non siamo di fronte a casuale o banale egoismo. Stanno invece ridisegnando la gerarchia europea, trasformando il fianco sud dell’Europa in un mondo troppo debole per farsi valere, troppo ripiegato sui suoi problemi per esigere che più a nord si paghi il prezzo delle spietate politiche di potenza. Le classi dirigenti di Parigi e Londra hanno scelto cosa voler fare dell’Italia: il paraurti per le tragedie della globalizzazione; così come a Francoforte, Bruxelles e Berlino avevano deciso cosa fare della Grecia: il laboratorio dove sperimentare la futura ‘mezzogiornificazione’ di mezza Europa. È l’autodemolizione del sogno europeo in vista di un ordine che toglie già, ancora una volta, il velo che nascondeva ciò che non è mai venuto meno: i soliti brutali rapporti di forza guidati dalle grandi capitali dei grandi capitali. In questa particolare congiuntura è giusto richiamare l’Europa ai suoi doveri, in tempi rapidi. L’estate è lunga.
(Pino Cabras, “L’era dell’Aquarius”, dal blog “Vietato Parlare” dell’11 giugno 2018. L’intervento è ripreso dalla pagina Facebook di Cabras, neo-deputato 5 Stelle).
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Re: Diario della caduta di un regime.
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Piramide schiavista: gli “amici” dei migranti sono i loro killer
Scritto il 13/6/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet
Si dice spesso che quello dell’immigrazione sia “un problema complesso”, e che non lo si possa quindi risolvere con una semplice formula di due righe. Questo è verissimo, ma quando poi si cerca di analizzare questa complessità ci si trova davanti ad un garbuglio intricato di concetti che tendono a mescolarsi continuamente fra di loro. Forse un piccolo grafico può aiutare, se non altro a separare fra di loro i vari livelli del problema. Al livello più basso ci sono sicuramente i migranti stessi. Ovvero la carne umana, l’oggetto del contendere, la cristallizzazione fisica del problema reale. Centinaia di migliaia di disperati che lasciano le loro terre vuote di promesse alla ricerca di un futuro migliore. Queste masse si spingono istintivamente verso nord, attratte dal miraggio del benessere europeo. Ma fra loro e questo miraggio si frappone un problema: il viaggio. I paesi europei infatti non accettano un’immigrazione libera, da qualunque parte del mondo. E’ quindi necessario arrivare in Europa con metodi illegali. E qui subentrano gli schiavisti, che si approfittano del desiderio di queste persone di raggiungere l’Europa, e ne traggono un notevole vantaggio economico.
I migranti vengono raccolti in veri e propri lager sulle coste africane, e vengono spediti con mezzi di fortuna attraverso il mare, dopo essere stati torturati, schiavizzati e sfruttati, e dopo che a loro è stato spremuto dalle tasche fino all’ultimo soldo che possedevano. In mezzo al mare ci sono ad attenderli le navi delle Ong, che rappresentano il “lato buono” dello schiavismo. Mentre i negrieri africani sfruttano apertamente i migranti prima di mandarli in mezzo al mare, coloro che li raccolgono lo fanno – almeno ufficialmente – per motivi umanitari. Chi paghi il costo di queste navi, chi paghi lo stipendio ai suoi marinai, chi paghi le tonnellate di viveri che trasportano non è mai stato molto chiaro, perché a quanto pare queste Ong non sono obbligate ad una particolare trasparenza finanziaria. Ma diciamo, almeno per adesso, che siano tutti motivati da puro spirito umanitario, e andiamo avanti. Una volta che le navi hanno raccolto in mare i naufraghi li rifocillano, li curano se ne hanno bisogno, e li scaricano in qualche porto europeo, quasi sempre italiano (o almeno fino a ieri le cose funzionavano così).
A questo punto entrano in scena i popoli europei, ovvero coloro che si vedono riversare queste masse di migranti nelle loro strade e nelle loro piazze, e che non sono quasi mai contenti di assistere a questo spettacolo. Un po’ perché la presenza di questi migranti crea un senso di insicurezza fisica nelle popolazioni, un po’ perché si teme una lenta ma irreversibile “colonizzazione” del nostro sistema culturale (curioso, vero? I colonizzatori di una volta temono oggi di essere colonizzati). I popoli europei lamentano la loro insoddisfazione per questa “invasione” di popoli africani, e quindi si rivolgono alla politica perché metta un freno a questo fenomeno. E così i politici, che traggono la loro linfa vitale dallo stesso consenso popolare, cercano di agire in modo da ottenere un ampliamento del loro supporto elettorale. Ma c’è anche un altro aspetto della faccenda, che impedisce ai politici di viaggiare tutti nella stessa direzione: i migranti infatti creano problemi, ma rendono anche dei soldi. Molti soldi. Per ogni migrante presente sul suolo nazionale, lo Stato eroga 35 euro a testa al giorno. E di questi 35 euro soltanto due vanno direttamente nelle tasche dei migranti. Tutti gli altri vengono dati alle cooperative che li gestiscono, e che – teoricamente – dovrebbero mantenerli in modo dignitoso.
Ma tutti sappiamo che buona parte di quei soldi rimangono invece nelle tasche delle cooperative stesse. Il guadagno è proprio lì, nel non dover rendere conto allo stato di come vengono spesi i soldi ricevuti. E a questo punto sarebbe stupido pensare che queste cooperative non abbiano un legame, diretto o indiretto, proprio con quella politica che determina da una parte i flussi migratori, e dall’altra i flussi di denaro verso di loro. La famosa frase di Buzzi, «c’è più da guadagnare con i migranti che con la droga», sintetizza il problema in maniera esemplare. Abbiamo quindi, da una parte, una classe politica che vorrebbe soddisfare le necessità di sicurezza e tranquillità della propria popolazione, ma dall’altra una classe politica che è anche inevitabilmente tentata di fare affari con l’immigrazione stessa. Nascono così i due partiti: quello del “tutti a casa”, e quello dell’“accogliamoli a braccia aperte, siamo tutti fratelli su questo pianeta”. Ovvero, il cosiddetto “razzismo xenofobo” da una parte, e il cosiddetto “buonismo universale” dall’altra. Ma, fra i politici che incarnano queste diverse posizioni e la popolazione che tende a polarizzarsi su di esse, esiste una categoria intermedia, che è quella dei giornalisti. Sono loro infatti a rimestare nel calderone, e a fare continuamente leva – nei loro infiniti talk-show – sulle varie emozioni della popolazione. A volte calcano in modo quasi terroristico sul senso di insicurezza diffuso, altre volte promuovono in modo disgustoso il buonismo a 360°.
E fin qui abbiamo descritto solo quella che può essere la parte visibile del problema, e cioè la catena di interessi concorrenti che ci ha portato allo scontro sociale a cui siamo assistendo in questi giorni. Poi però c’è il lato nascosto del problema, ovvero le élites finanziarie. “Quelli che hanno i soldi”, tanto per capirci, ovvero quelli che detengono il vero potere nel mondo di oggi. Sono infatti le stesse élites finanziarie, nella forma di inappuntabili corporations, che hanno invaso e depauperato il continente africano nell’ultimo secolo, e che non esitano a causare guerre e genocidi pur di trarre un vantaggio economico per i propri azionisti. E’ quindi lo sfruttamento macro-economico dei grandi capitali che sta alla base dell’impulso migratorio dall’Africa verso l’Europa. E nel cedere a questo impulso, gli stessi africani vengono ad alimentare, nel micro, tutta una catena di sub-economie che rendono denaro a schiavisti, mafiosi e forse alle stesse organizzazioni “umanitarie” che gestiscono il fenomeno migratorio. Pensate che bello: a generare il problema all’ultimo livello sono quelli del primo livello. E in mezzo ci sono tutti gli altri – ci siamo noi, e ci sono loro – a scannarci gli uni contro gli altri per un tozzo di pane dal mattino alla sera.
(Massimo Mazzucco, “La piramide del fenomeno migratorio”, dal blog “Luogo Comune” del 13 giugno 2018).
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Piramide schiavista: gli “amici” dei migranti sono i loro killer
Scritto il 13/6/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet
Si dice spesso che quello dell’immigrazione sia “un problema complesso”, e che non lo si possa quindi risolvere con una semplice formula di due righe. Questo è verissimo, ma quando poi si cerca di analizzare questa complessità ci si trova davanti ad un garbuglio intricato di concetti che tendono a mescolarsi continuamente fra di loro. Forse un piccolo grafico può aiutare, se non altro a separare fra di loro i vari livelli del problema. Al livello più basso ci sono sicuramente i migranti stessi. Ovvero la carne umana, l’oggetto del contendere, la cristallizzazione fisica del problema reale. Centinaia di migliaia di disperati che lasciano le loro terre vuote di promesse alla ricerca di un futuro migliore. Queste masse si spingono istintivamente verso nord, attratte dal miraggio del benessere europeo. Ma fra loro e questo miraggio si frappone un problema: il viaggio. I paesi europei infatti non accettano un’immigrazione libera, da qualunque parte del mondo. E’ quindi necessario arrivare in Europa con metodi illegali. E qui subentrano gli schiavisti, che si approfittano del desiderio di queste persone di raggiungere l’Europa, e ne traggono un notevole vantaggio economico.
I migranti vengono raccolti in veri e propri lager sulle coste africane, e vengono spediti con mezzi di fortuna attraverso il mare, dopo essere stati torturati, schiavizzati e sfruttati, e dopo che a loro è stato spremuto dalle tasche fino all’ultimo soldo che possedevano. In mezzo al mare ci sono ad attenderli le navi delle Ong, che rappresentano il “lato buono” dello schiavismo. Mentre i negrieri africani sfruttano apertamente i migranti prima di mandarli in mezzo al mare, coloro che li raccolgono lo fanno – almeno ufficialmente – per motivi umanitari. Chi paghi il costo di queste navi, chi paghi lo stipendio ai suoi marinai, chi paghi le tonnellate di viveri che trasportano non è mai stato molto chiaro, perché a quanto pare queste Ong non sono obbligate ad una particolare trasparenza finanziaria. Ma diciamo, almeno per adesso, che siano tutti motivati da puro spirito umanitario, e andiamo avanti. Una volta che le navi hanno raccolto in mare i naufraghi li rifocillano, li curano se ne hanno bisogno, e li scaricano in qualche porto europeo, quasi sempre italiano (o almeno fino a ieri le cose funzionavano così).
A questo punto entrano in scena i popoli europei, ovvero coloro che si vedono riversare queste masse di migranti nelle loro strade e nelle loro piazze, e che non sono quasi mai contenti di assistere a questo spettacolo. Un po’ perché la presenza di questi migranti crea un senso di insicurezza fisica nelle popolazioni, un po’ perché si teme una lenta ma irreversibile “colonizzazione” del nostro sistema culturale (curioso, vero? I colonizzatori di una volta temono oggi di essere colonizzati). I popoli europei lamentano la loro insoddisfazione per questa “invasione” di popoli africani, e quindi si rivolgono alla politica perché metta un freno a questo fenomeno. E così i politici, che traggono la loro linfa vitale dallo stesso consenso popolare, cercano di agire in modo da ottenere un ampliamento del loro supporto elettorale. Ma c’è anche un altro aspetto della faccenda, che impedisce ai politici di viaggiare tutti nella stessa direzione: i migranti infatti creano problemi, ma rendono anche dei soldi. Molti soldi. Per ogni migrante presente sul suolo nazionale, lo Stato eroga 35 euro a testa al giorno. E di questi 35 euro soltanto due vanno direttamente nelle tasche dei migranti. Tutti gli altri vengono dati alle cooperative che li gestiscono, e che – teoricamente – dovrebbero mantenerli in modo dignitoso.
Ma tutti sappiamo che buona parte di quei soldi rimangono invece nelle tasche delle cooperative stesse. Il guadagno è proprio lì, nel non dover rendere conto allo stato di come vengono spesi i soldi ricevuti. E a questo punto sarebbe stupido pensare che queste cooperative non abbiano un legame, diretto o indiretto, proprio con quella politica che determina da una parte i flussi migratori, e dall’altra i flussi di denaro verso di loro. La famosa frase di Buzzi, «c’è più da guadagnare con i migranti che con la droga», sintetizza il problema in maniera esemplare. Abbiamo quindi, da una parte, una classe politica che vorrebbe soddisfare le necessità di sicurezza e tranquillità della propria popolazione, ma dall’altra una classe politica che è anche inevitabilmente tentata di fare affari con l’immigrazione stessa. Nascono così i due partiti: quello del “tutti a casa”, e quello dell’“accogliamoli a braccia aperte, siamo tutti fratelli su questo pianeta”. Ovvero, il cosiddetto “razzismo xenofobo” da una parte, e il cosiddetto “buonismo universale” dall’altra. Ma, fra i politici che incarnano queste diverse posizioni e la popolazione che tende a polarizzarsi su di esse, esiste una categoria intermedia, che è quella dei giornalisti. Sono loro infatti a rimestare nel calderone, e a fare continuamente leva – nei loro infiniti talk-show – sulle varie emozioni della popolazione. A volte calcano in modo quasi terroristico sul senso di insicurezza diffuso, altre volte promuovono in modo disgustoso il buonismo a 360°.
E fin qui abbiamo descritto solo quella che può essere la parte visibile del problema, e cioè la catena di interessi concorrenti che ci ha portato allo scontro sociale a cui siamo assistendo in questi giorni. Poi però c’è il lato nascosto del problema, ovvero le élites finanziarie. “Quelli che hanno i soldi”, tanto per capirci, ovvero quelli che detengono il vero potere nel mondo di oggi. Sono infatti le stesse élites finanziarie, nella forma di inappuntabili corporations, che hanno invaso e depauperato il continente africano nell’ultimo secolo, e che non esitano a causare guerre e genocidi pur di trarre un vantaggio economico per i propri azionisti. E’ quindi lo sfruttamento macro-economico dei grandi capitali che sta alla base dell’impulso migratorio dall’Africa verso l’Europa. E nel cedere a questo impulso, gli stessi africani vengono ad alimentare, nel micro, tutta una catena di sub-economie che rendono denaro a schiavisti, mafiosi e forse alle stesse organizzazioni “umanitarie” che gestiscono il fenomeno migratorio. Pensate che bello: a generare il problema all’ultimo livello sono quelli del primo livello. E in mezzo ci sono tutti gli altri – ci siamo noi, e ci sono loro – a scannarci gli uni contro gli altri per un tozzo di pane dal mattino alla sera.
(Massimo Mazzucco, “La piramide del fenomeno migratorio”, dal blog “Luogo Comune” del 13 giugno 2018).
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Re: Diario della caduta di un regime.
…...LA GUERRA CIVILE A BASSA INTENSITA' PROSEGUE SUI QUOTIDIANI. SIAMO AL TUTTI CONTRO TUTTI
Dal Bufaliere:
.......SCONTRO SULL'IMMIGRAZIONE
<<Vomitevoli, cinici e poverelli>>
Mezza Europa ci ha dichiarato guerra
Francia e Spagna insultano l'Italia. Conte: <<No a lezioni ipocrite>>
Salvini tiene duro e la sinistra lo porta in tribunale
^^^^^^
Da "la Repubblica":
La Francia all'attacco di Salvini
Macron: "L'Italia cinica sui migranti". Critiche di Germania e Spagna. Conte: a rischio il vertice dell'Eliseo
Dal Bufaliere:
.......SCONTRO SULL'IMMIGRAZIONE
<<Vomitevoli, cinici e poverelli>>
Mezza Europa ci ha dichiarato guerra
Francia e Spagna insultano l'Italia. Conte: <<No a lezioni ipocrite>>
Salvini tiene duro e la sinistra lo porta in tribunale
^^^^^^
Da "la Repubblica":
La Francia all'attacco di Salvini
Macron: "L'Italia cinica sui migranti". Critiche di Germania e Spagna. Conte: a rischio il vertice dell'Eliseo
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Re: Diario della caduta di un regime.
Le inchieste de L'Espresso
Lega, caccia ai milioni dal Lussemburgo: cosa sappiamo sui soldi del partito di Salvini
Gli investimenti illegali. L'associazione usata per ottenere finanziamenti privati. I soldi della truffa incassati dai nuovi dirigenti. I fortunati fornitori del partito. I bonifici di Parnasi. Fino allo strano gruppo di società controllate tramite una holding in Lussemburgo. Lo stesso Paese dove ora i magistrati credono che la Lega abbia riciclato milioni
di Giovanni Tizian e Stefano Vergine
13 giugno 2018
Roberto Maroni e Matteo Salvini hanno riciclato i soldi della Lega in Lussemburgo? È questa la pista che stanno seguendo i magistrati della procura di Genova, da tempo impegnati a capire dove sono finiti i 48 milioni di euro di rimborsi elettorali usati illegalmente dal Carroccio ai tempi di Umberto Bossi. La notizia è stata pubblicata questa mattina da Repubblica e da Il Fatto Quotidiano. I due giornali hanno raccontato di una segnalazione inviata dalle autorità lussemburghesi alla Banca d'Italia poco dopo le ultime elezioni del 4 marzo. Una segnalazione legata a un movimento bancario sospetto: 3 milioni di euro versati da una fiduciaria lussemburghese su un conto corrente italiano che gli investigatori ritengono collegato alla Lega.
L'inchiesta dalla procura di Genova, per ora a carico di ignoti, ha portato questa mattina la Guardia di Finanza a perquisire le sedi della banca Sparkasse di Bolzano e Milano con l'obiettivo di raccogliere tutta la documentazione sui conti del Carroccio. Come detto, la vicenda riguarda i 48 milioni di euro di rimborsi elettorali incassati dalla Lega ai tempi di Bossi. Soldi percepiti illegalmente, hanno stabilito in primo grado i tribunali di Genova e Milano, perché frutto di truffa e appropriazione indebita.
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vedi anche:
Matteo Salvini
Esclusivo: anche Matteo Salvini ha usato i soldi rubati da Bossi
L’attuale leader della Lega e Bobo Maroni hanno utilizzato una parte dei 48 milioni di euro frutto della truffa orchestrata dal Senatur e dall’ex tesoriere. Lo dimostrano le carte del partito tra la fine del 2011 e il 2014 che abbiamo consultato
Il problema è che quando i magistrati sono andati a sequestrare tutti questi soldi sui conti del Carroccio hanno trovato solo 3 milioni. Gli altri? A questo tema – importante non solo perché riguarda un partito politico ma anche perché stiamo parlando di 45 milioni di euro pubblici, provenienti da chi paga le tasse - L'Espresso ha dedicato molti articoli nell'ultimo anno. Inchieste giornalistiche, basate su visure camerali e documenti interni alla Lega, che hanno permesso di svelare parecchie notizie inedite. Innanzitutto il fatto che sia Maroni che Salvini, segretari federali succeduti a Bossi, pur avendolo più volte negato in pubblico hanno usato il denaro pubblico frutto di truffa, e lo hanno fatto consapevoli dei rischi che correvano.
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L'Espresso è stato anche il primo giornale a rivelare ai suoi lettori l'esistenza di parecchi milioni di euro investiti dalla Lega in prodotti finanziari vietati per un partito. In barba alla legge, Maroni e Salvini hanno infatti usato i denari del Carroccio per acquistare titoli obbligazionari di alcune delle più famose banche e multinazionali del
vedi anche:
SALVINI_WEB
Esclusivo: caccia ai soldi della Lega
Il denaro investito in modo illegale. E la onlus Più voci per sfuggire ai giudici. Quel che non dice l’uomo che vuole l’incarico di governo
mondo come General Electric, Gas Natural, Mediobanca, Enel, Telecom, Intesa Sanpaolo e Arcelor Mittal. Dove sono finiti tutti questi soldi? Su quale conto corrente sono stati incassati una volta scadute le obbligazioni? Gli strumenti del giornalismo d'inchiesta non ci hanno permesso di scoprirlo.
Seguendo i movimenti finanziari della galassia leghista siamo però riusciti a raccontare qualche altro fatto inedito. Abbiamo ad esempio dato conto dell'esistenza, a partire dal 2015, dell'associazione Più Voci, un'organizzazione fondata dal tesoriere del partito, Giulio Centemero, e usata per ricevere finanziamenti privati al riparo da sguardi indiscreti. È così emerso che sul conto corrente dell'associazione leghista sono arrivati bonifici a quattro e cinque zeri da Esselunga e dal costruttore romano Luca Parnasi, quello che dovrebbe realizzare lo stadio della Roma e che proprio per questo progetto è stato arrestato oggi su mandato della procura di Roma con l'accusa, insieme a diverse altre persone, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
vedi anche:
salvini-jpg
I soldi dei leghisti nascosti in Lussemburgo
Gli affari dei tre commercialisti scelti da Salvini per gestire i fondi del partito. Tra fiduciarie svizzere e holding offshore
Infine, nell'ultima inchiesta di copertina, abbiamo raccontato degli affari dei commercialisti scelti da Salvini per gestire le finanze del partito. E proprio studiando la rete societaria collegata ai cassieri del ministero dell'Interno siamo arrivati nel più noto paradiso fiscale europeo: il Lussemburgo. Lo stesso Paese che i magistrati di Genova ritengono essere al centro del riciclaggio milionario targato Lega.
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Matteo Salvini
Lega
riciclaggio
Lega, caccia ai milioni dal Lussemburgo: cosa sappiamo sui soldi del partito di Salvini
Gli investimenti illegali. L'associazione usata per ottenere finanziamenti privati. I soldi della truffa incassati dai nuovi dirigenti. I fortunati fornitori del partito. I bonifici di Parnasi. Fino allo strano gruppo di società controllate tramite una holding in Lussemburgo. Lo stesso Paese dove ora i magistrati credono che la Lega abbia riciclato milioni
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13 giugno 2018
Roberto Maroni e Matteo Salvini hanno riciclato i soldi della Lega in Lussemburgo? È questa la pista che stanno seguendo i magistrati della procura di Genova, da tempo impegnati a capire dove sono finiti i 48 milioni di euro di rimborsi elettorali usati illegalmente dal Carroccio ai tempi di Umberto Bossi. La notizia è stata pubblicata questa mattina da Repubblica e da Il Fatto Quotidiano. I due giornali hanno raccontato di una segnalazione inviata dalle autorità lussemburghesi alla Banca d'Italia poco dopo le ultime elezioni del 4 marzo. Una segnalazione legata a un movimento bancario sospetto: 3 milioni di euro versati da una fiduciaria lussemburghese su un conto corrente italiano che gli investigatori ritengono collegato alla Lega.
L'inchiesta dalla procura di Genova, per ora a carico di ignoti, ha portato questa mattina la Guardia di Finanza a perquisire le sedi della banca Sparkasse di Bolzano e Milano con l'obiettivo di raccogliere tutta la documentazione sui conti del Carroccio. Come detto, la vicenda riguarda i 48 milioni di euro di rimborsi elettorali incassati dalla Lega ai tempi di Bossi. Soldi percepiti illegalmente, hanno stabilito in primo grado i tribunali di Genova e Milano, perché frutto di truffa e appropriazione indebita.
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Matteo Salvini
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L’attuale leader della Lega e Bobo Maroni hanno utilizzato una parte dei 48 milioni di euro frutto della truffa orchestrata dal Senatur e dall’ex tesoriere. Lo dimostrano le carte del partito tra la fine del 2011 e il 2014 che abbiamo consultato
Il problema è che quando i magistrati sono andati a sequestrare tutti questi soldi sui conti del Carroccio hanno trovato solo 3 milioni. Gli altri? A questo tema – importante non solo perché riguarda un partito politico ma anche perché stiamo parlando di 45 milioni di euro pubblici, provenienti da chi paga le tasse - L'Espresso ha dedicato molti articoli nell'ultimo anno. Inchieste giornalistiche, basate su visure camerali e documenti interni alla Lega, che hanno permesso di svelare parecchie notizie inedite. Innanzitutto il fatto che sia Maroni che Salvini, segretari federali succeduti a Bossi, pur avendolo più volte negato in pubblico hanno usato il denaro pubblico frutto di truffa, e lo hanno fatto consapevoli dei rischi che correvano.
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L'Espresso è stato anche il primo giornale a rivelare ai suoi lettori l'esistenza di parecchi milioni di euro investiti dalla Lega in prodotti finanziari vietati per un partito. In barba alla legge, Maroni e Salvini hanno infatti usato i denari del Carroccio per acquistare titoli obbligazionari di alcune delle più famose banche e multinazionali del
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Il denaro investito in modo illegale. E la onlus Più voci per sfuggire ai giudici. Quel che non dice l’uomo che vuole l’incarico di governo
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Seguendo i movimenti finanziari della galassia leghista siamo però riusciti a raccontare qualche altro fatto inedito. Abbiamo ad esempio dato conto dell'esistenza, a partire dal 2015, dell'associazione Più Voci, un'organizzazione fondata dal tesoriere del partito, Giulio Centemero, e usata per ricevere finanziamenti privati al riparo da sguardi indiscreti. È così emerso che sul conto corrente dell'associazione leghista sono arrivati bonifici a quattro e cinque zeri da Esselunga e dal costruttore romano Luca Parnasi, quello che dovrebbe realizzare lo stadio della Roma e che proprio per questo progetto è stato arrestato oggi su mandato della procura di Roma con l'accusa, insieme a diverse altre persone, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
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Gli affari dei tre commercialisti scelti da Salvini per gestire i fondi del partito. Tra fiduciarie svizzere e holding offshore
Infine, nell'ultima inchiesta di copertina, abbiamo raccontato degli affari dei commercialisti scelti da Salvini per gestire le finanze del partito. E proprio studiando la rete societaria collegata ai cassieri del ministero dell'Interno siamo arrivati nel più noto paradiso fiscale europeo: il Lussemburgo. Lo stesso Paese che i magistrati di Genova ritengono essere al centro del riciclaggio milionario targato Lega.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Tutto giusto quello che posti Zione ma a questo punto mi sembra che anche Repubblica sia entrata a gamba tesa all'interno di coloro che si scagliano contro a questo governo. Io non li ho mai votati ma ora visto il fallimento degli altri , mi riservo il giudizio su quel che faranno.UncleTom ha scritto:Le inchieste de L'Espresso
Lega, caccia ai milioni dal Lussemburgo: cosa sappiamo sui soldi del partito di Salvini
Gli investimenti illegali. L'associazione usata per ottenere finanziamenti privati. I soldi della truffa incassati dai nuovi dirigenti. I fortunati fornitori del partito. I bonifici di Parnasi. Fino allo strano gruppo di società controllate tramite una holding in Lussemburgo. Lo stesso Paese dove ora i magistrati credono che la Lega abbia riciclato milioni
di Giovanni Tizian e Stefano Vergine
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Roberto Maroni e Matteo Salvini hanno riciclato i soldi della Lega in Lussemburgo? È questa la pista che stanno seguendo i magistrati della procura di Genova, da tempo impegnati a capire dove sono finiti i 48 milioni di euro di rimborsi elettorali usati illegalmente dal Carroccio ai tempi di Umberto Bossi. La notizia è stata pubblicata questa mattina da Repubblica e da Il Fatto Quotidiano. I due giornali hanno raccontato di una segnalazione inviata dalle autorità lussemburghesi alla Banca d'Italia poco dopo le ultime elezioni del 4 marzo. Una segnalazione legata a un movimento bancario sospetto: 3 milioni di euro versati da una fiduciaria lussemburghese su un conto corrente italiano che gli investigatori ritengono collegato alla Lega.
L'inchiesta dalla procura di Genova, per ora a carico di ignoti, ha portato questa mattina la Guardia di Finanza a perquisire le sedi della banca Sparkasse di Bolzano e Milano con l'obiettivo di raccogliere tutta la documentazione sui conti del Carroccio. Come detto, la vicenda riguarda i 48 milioni di euro di rimborsi elettorali incassati dalla Lega ai tempi di Bossi. Soldi percepiti illegalmente, hanno stabilito in primo grado i tribunali di Genova e Milano, perché frutto di truffa e appropriazione indebita.
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Matteo Salvini
Esclusivo: anche Matteo Salvini ha usato i soldi rubati da Bossi
L’attuale leader della Lega e Bobo Maroni hanno utilizzato una parte dei 48 milioni di euro frutto della truffa orchestrata dal Senatur e dall’ex tesoriere. Lo dimostrano le carte del partito tra la fine del 2011 e il 2014 che abbiamo consultato
Il problema è che quando i magistrati sono andati a sequestrare tutti questi soldi sui conti del Carroccio hanno trovato solo 3 milioni. Gli altri? A questo tema – importante non solo perché riguarda un partito politico ma anche perché stiamo parlando di 45 milioni di euro pubblici, provenienti da chi paga le tasse - L'Espresso ha dedicato molti articoli nell'ultimo anno. Inchieste giornalistiche, basate su visure camerali e documenti interni alla Lega, che hanno permesso di svelare parecchie notizie inedite. Innanzitutto il fatto che sia Maroni che Salvini, segretari federali succeduti a Bossi, pur avendolo più volte negato in pubblico hanno usato il denaro pubblico frutto di truffa, e lo hanno fatto consapevoli dei rischi che correvano.
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L'Espresso è stato anche il primo giornale a rivelare ai suoi lettori l'esistenza di parecchi milioni di euro investiti dalla Lega in prodotti finanziari vietati per un partito. In barba alla legge, Maroni e Salvini hanno infatti usato i denari del Carroccio per acquistare titoli obbligazionari di alcune delle più famose banche e multinazionali del
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Esclusivo: caccia ai soldi della Lega
Il denaro investito in modo illegale. E la onlus Più voci per sfuggire ai giudici. Quel che non dice l’uomo che vuole l’incarico di governo
mondo come General Electric, Gas Natural, Mediobanca, Enel, Telecom, Intesa Sanpaolo e Arcelor Mittal. Dove sono finiti tutti questi soldi? Su quale conto corrente sono stati incassati una volta scadute le obbligazioni? Gli strumenti del giornalismo d'inchiesta non ci hanno permesso di scoprirlo.
Seguendo i movimenti finanziari della galassia leghista siamo però riusciti a raccontare qualche altro fatto inedito. Abbiamo ad esempio dato conto dell'esistenza, a partire dal 2015, dell'associazione Più Voci, un'organizzazione fondata dal tesoriere del partito, Giulio Centemero, e usata per ricevere finanziamenti privati al riparo da sguardi indiscreti. È così emerso che sul conto corrente dell'associazione leghista sono arrivati bonifici a quattro e cinque zeri da Esselunga e dal costruttore romano Luca Parnasi, quello che dovrebbe realizzare lo stadio della Roma e che proprio per questo progetto è stato arrestato oggi su mandato della procura di Roma con l'accusa, insieme a diverse altre persone, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
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I soldi dei leghisti nascosti in Lussemburgo
Gli affari dei tre commercialisti scelti da Salvini per gestire i fondi del partito. Tra fiduciarie svizzere e holding offshore
Infine, nell'ultima inchiesta di copertina, abbiamo raccontato degli affari dei commercialisti scelti da Salvini per gestire le finanze del partito. E proprio studiando la rete societaria collegata ai cassieri del ministero dell'Interno siamo arrivati nel più noto paradiso fiscale europeo: il Lussemburgo. Lo stesso Paese che i magistrati di Genova ritengono essere al centro del riciclaggio milionario targato Lega.
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E' troppo stomachevole udire scandalo proprio da quelli che sono maestri in questo mestiere.
Come avrai potuto sentire oggi, la Merkel, l'Austria e quant'altri si sono messi dalla parte del poverno x quanto riguarda gli sbarchi poiche Salvini ha smosso le acque e su questo potrebbe cadere tutta l'europa e quelli che potrebbero perderci maggiormente son proprio quelli che finora ne hanno guadagnato di più.
Ora non passa minuto che non senta critiche a qualcuno d loro mentre prima non mi sembra fossero cosi' infuriati. Se segui i talk politici son sempre gli stessi a criticare e molti di loro seguono le indicazioni dei loro editori. Editori come scalfari, berlusca e co.
Sara' xche han pure loro una famiglia da mantenere ?
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Diario della caduta di un regime.
pancho ha scritto:Tutto giusto quello che posti Zione ma a questo punto mi sembra che anche Repubblica sia entrata a gamba tesa all'interno di coloro che si scagliano contro a questo governo. Io non li ho mai votati ma ora visto il fallimento degli altri , mi riservo il giudizio su quel che faranno.UncleTom ha scritto:Le inchieste de L'Espresso
Lega, caccia ai milioni dal Lussemburgo: cosa sappiamo sui soldi del partito di Salvini
Gli investimenti illegali. L'associazione usata per ottenere finanziamenti privati. I soldi della truffa incassati dai nuovi dirigenti. I fortunati fornitori del partito. I bonifici di Parnasi. Fino allo strano gruppo di società controllate tramite una holding in Lussemburgo. Lo stesso Paese dove ora i magistrati credono che la Lega abbia riciclato milioni
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Roberto Maroni e Matteo Salvini hanno riciclato i soldi della Lega in Lussemburgo? È questa la pista che stanno seguendo i magistrati della procura di Genova, da tempo impegnati a capire dove sono finiti i 48 milioni di euro di rimborsi elettorali usati illegalmente dal Carroccio ai tempi di Umberto Bossi. La notizia è stata pubblicata questa mattina da Repubblica e da Il Fatto Quotidiano. I due giornali hanno raccontato di una segnalazione inviata dalle autorità lussemburghesi alla Banca d'Italia poco dopo le ultime elezioni del 4 marzo. Una segnalazione legata a un movimento bancario sospetto: 3 milioni di euro versati da una fiduciaria lussemburghese su un conto corrente italiano che gli investigatori ritengono collegato alla Lega.
L'inchiesta dalla procura di Genova, per ora a carico di ignoti, ha portato questa mattina la Guardia di Finanza a perquisire le sedi della banca Sparkasse di Bolzano e Milano con l'obiettivo di raccogliere tutta la documentazione sui conti del Carroccio. Come detto, la vicenda riguarda i 48 milioni di euro di rimborsi elettorali incassati dalla Lega ai tempi di Bossi. Soldi percepiti illegalmente, hanno stabilito in primo grado i tribunali di Genova e Milano, perché frutto di truffa e appropriazione indebita.
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Matteo Salvini
Esclusivo: anche Matteo Salvini ha usato i soldi rubati da Bossi
L’attuale leader della Lega e Bobo Maroni hanno utilizzato una parte dei 48 milioni di euro frutto della truffa orchestrata dal Senatur e dall’ex tesoriere. Lo dimostrano le carte del partito tra la fine del 2011 e il 2014 che abbiamo consultato
Il problema è che quando i magistrati sono andati a sequestrare tutti questi soldi sui conti del Carroccio hanno trovato solo 3 milioni. Gli altri? A questo tema – importante non solo perché riguarda un partito politico ma anche perché stiamo parlando di 45 milioni di euro pubblici, provenienti da chi paga le tasse - L'Espresso ha dedicato molti articoli nell'ultimo anno. Inchieste giornalistiche, basate su visure camerali e documenti interni alla Lega, che hanno permesso di svelare parecchie notizie inedite. Innanzitutto il fatto che sia Maroni che Salvini, segretari federali succeduti a Bossi, pur avendolo più volte negato in pubblico hanno usato il denaro pubblico frutto di truffa, e lo hanno fatto consapevoli dei rischi che correvano.
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L'Espresso è stato anche il primo giornale a rivelare ai suoi lettori l'esistenza di parecchi milioni di euro investiti dalla Lega in prodotti finanziari vietati per un partito. In barba alla legge, Maroni e Salvini hanno infatti usato i denari del Carroccio per acquistare titoli obbligazionari di alcune delle più famose banche e multinazionali del
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Esclusivo: caccia ai soldi della Lega
Il denaro investito in modo illegale. E la onlus Più voci per sfuggire ai giudici. Quel che non dice l’uomo che vuole l’incarico di governo
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Seguendo i movimenti finanziari della galassia leghista siamo però riusciti a raccontare qualche altro fatto inedito. Abbiamo ad esempio dato conto dell'esistenza, a partire dal 2015, dell'associazione Più Voci, un'organizzazione fondata dal tesoriere del partito, Giulio Centemero, e usata per ricevere finanziamenti privati al riparo da sguardi indiscreti. È così emerso che sul conto corrente dell'associazione leghista sono arrivati bonifici a quattro e cinque zeri da Esselunga e dal costruttore romano Luca Parnasi, quello che dovrebbe realizzare lo stadio della Roma e che proprio per questo progetto è stato arrestato oggi su mandato della procura di Roma con l'accusa, insieme a diverse altre persone, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
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I soldi dei leghisti nascosti in Lussemburgo
Gli affari dei tre commercialisti scelti da Salvini per gestire i fondi del partito. Tra fiduciarie svizzere e holding offshore
Infine, nell'ultima inchiesta di copertina, abbiamo raccontato degli affari dei commercialisti scelti da Salvini per gestire le finanze del partito. E proprio studiando la rete societaria collegata ai cassieri del ministero dell'Interno siamo arrivati nel più noto paradiso fiscale europeo: il Lussemburgo. Lo stesso Paese che i magistrati di Genova ritengono essere al centro del riciclaggio milionario targato Lega.
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E' troppo stomachevole udire scandalo proprio da quelli che sono maestri in questo mestiere.
Come avrai potuto sentire oggi, la Merkel, l'Austria e quant'altri si sono messi dalla parte del poverno x quanto riguarda gli sbarchi poiche Salvini ha smosso le acque e su questo potrebbe cadere tutta l'europa e quelli che potrebbero perderci maggiormente son proprio quelli che finora ne hanno guadagnato di più.
Ora non passa minuto che non senta critiche a qualcuno d loro mentre prima non mi sembra fossero cosi' infuriati. Se segui i talk politici son sempre gli stessi a criticare e molti di loro seguono le indicazioni dei loro editori. Editori come scalfari, berlusca e co.
Sara' xche han pure loro una famiglia da mantenere ?
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Sara' xche han pure loro una famiglia da mantenere ?
Temo che sia così
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Re: Diario della caduta di un regime.
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Macché migranti: via l’Italia dalla Libia, il vero piano Macron
Scritto il 15/6/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet
Altro che migranti. Dietro lo scontro Francia-Italia c’è il piano di Macron per mettere l’Italia fuori dalla Libia, a partire dal summit di Vienna di fine giugno. Lo sostiene un analista geopolitico come Giulio Sapelli, sul “Sussidiario”, all’indomani dello scontro fra Roma e Parigi sulla nave Aquarius carica di migranti, da cui l’aggettivo “vomitevole” utilizzato sal partito di Macron per definire la nuova politica italiana incarnata da Matteo Salvini. «La politica estera è un gioco di specchi», premette Sapelli: è fatta di miraggi, «dove ciò che appare non è ciò che è», tanto più «laddove lo spazio di potenza è stretto, ossia non si svolge tra cieli e terre immense, l’uno dall’altra lontano». Questo, sostiene Sapelli, «spiega la differenza tra la politica estera e la relazione di potenza tra gli Usa e la Russia, o tra gli Usa e la Cina: si solcano oceani, si parla attraverso cavi sottomarini e satelliti, senza vedersi l’un l’altro se non con le tecnologie». Tutto è diverso, invece, quando lo spazio della politica di potenza è stretto, ossia tra nazioni confinanti, tra mari condivisi, dove ci si può vedere e parlare a viva voce, o con un viaggio che dura una manciata di ore. Faccia a faccia, come sono Italia e Francia, «tutti i fondamenti della potenza si presentano insieme: dal potere politico al potere economico, in un intreccio fortissimo ma che spesso non appare così evidente».
A rompere l’equilibrio è bastata una nuova, drammatica vicenda migratoria, con il ministro degli interni italiano che ha tenuto il punto sulla necessità di far condividere gli arrivi dei migranti in una sorta di “misericordia transfrontaliera”. La Spagna, cheGiulio Sapellili ha improvvisamente accolti? Il nuovo governo di Madrid «vuole scrollarsi di dosso l’ipoteca tedesca che il partito popolare di Rajoy gli ha imposto e riallacciare un rapporto con gli Stati Uniti, indispensabile dopo la crisi catalana». Tanto è bastato, comunque, «perché il sistema di potere oggi dominante in Francia cominciasse il suo gioco di specchi». Un insulto gratuito da parte di un dirigente di “En Marche” ed ecco le pietre che rotolano, scrive Sapelli, con le richieste di scuse della nostra Farnesina e del muso duro di Macron, «che si rifà il trucco con una sceneggiata nazionalistica, per fronteggiare le critiche da sinistra del suo mentore Pisany, che guida un gruppone di economisti francesi preoccupati dello smantellamento dello stato sociale e della burocrazia weberiana che Macron ha sin da subito iniziato a evocare».
La politica migratoria è importantissima, ma attenti agli specchietti per le allodole, avverte Sapelli: «In quel lago atlantico che è il Mediterraneo, in cui tutto è maledettamente stretto, il problema vero oggi è quello della Libia, e del silenzio che avvolge i preparativi della conferenza viennese del 28-29 giugno, organizzata dalla Noc, ossia dalla compagnia di Stato libica, o di ciò che ne rimane». Attenzione: a rimettere insieme la società petrolifera della Libia sono stati in larga misura dagli italiani, cje però oggi sono estranei alla preparazione di quel congresso, «che oltre alla compagnia energetica austriaca vedrà la partecipazione, udite!udite!, della spagnola Repsol e di una delle più grandi compagnie mondiali di servizi gasiferi e petroliferi, ossia l’immensa Schumberger, certo public company quotata a New York, Emmanuel Macronma dalle profonde radici francesi, come francese è il suo fondatore». Capito? Una conferenza, quella di Vienna, «che scaturisce dall’incontro parigino tra Haftar e Serraj, chiusosi solo apparentemente con un nulla di fatto, ma in realtà con l’instaurazione di rapporti franco-russi-egiziani che dovrebbero essere decisivi, dopo le prossime elezioni libiche, per cacciare definitivamente gli italiani dalla Libia».
Il tutto – continua Sapelli – incardinato, di silenzio in silenzio, «nei lavori avvolti di mistero del cosiddetto Trattato del Quirinale, ossia del trattato italo-francese che il governo Gentiloni aveva cominciato a scrivere in una quanto mai sbilanciata architettura di potenza: da un lato un fuoriclasse come il ministro Le Maire, per la gloriosa Francia, e dall’altro lato due professionisti stimatissimi ma pur sempre privati cittadini, come l’avvocato Severino e il prof. onorevole Bassanini, in rappresentanza dell’Italia». Una sconcertante «asimmetria dei poteri, sottratta a ogni controllo o iniziativa parlamentare». Sapelli pensa a come si è scritto il più recente trattato franco-tedesco: trasparenza e procedure parlamentari concordate. Basta questo, «per capire che quello che sta avvenendo non è che la parte di un gioco di specchi su cui sarebbe opportuno gettare il fascio di luce dell’argomentazione pubblica: ecco un grande banco di prova per il nuovo governo del cambiamento».
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Macché migranti: via l’Italia dalla Libia, il vero piano Macron
Scritto il 15/6/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet
Altro che migranti. Dietro lo scontro Francia-Italia c’è il piano di Macron per mettere l’Italia fuori dalla Libia, a partire dal summit di Vienna di fine giugno. Lo sostiene un analista geopolitico come Giulio Sapelli, sul “Sussidiario”, all’indomani dello scontro fra Roma e Parigi sulla nave Aquarius carica di migranti, da cui l’aggettivo “vomitevole” utilizzato sal partito di Macron per definire la nuova politica italiana incarnata da Matteo Salvini. «La politica estera è un gioco di specchi», premette Sapelli: è fatta di miraggi, «dove ciò che appare non è ciò che è», tanto più «laddove lo spazio di potenza è stretto, ossia non si svolge tra cieli e terre immense, l’uno dall’altra lontano». Questo, sostiene Sapelli, «spiega la differenza tra la politica estera e la relazione di potenza tra gli Usa e la Russia, o tra gli Usa e la Cina: si solcano oceani, si parla attraverso cavi sottomarini e satelliti, senza vedersi l’un l’altro se non con le tecnologie». Tutto è diverso, invece, quando lo spazio della politica di potenza è stretto, ossia tra nazioni confinanti, tra mari condivisi, dove ci si può vedere e parlare a viva voce, o con un viaggio che dura una manciata di ore. Faccia a faccia, come sono Italia e Francia, «tutti i fondamenti della potenza si presentano insieme: dal potere politico al potere economico, in un intreccio fortissimo ma che spesso non appare così evidente».
A rompere l’equilibrio è bastata una nuova, drammatica vicenda migratoria, con il ministro degli interni italiano che ha tenuto il punto sulla necessità di far condividere gli arrivi dei migranti in una sorta di “misericordia transfrontaliera”. La Spagna, cheGiulio Sapellili ha improvvisamente accolti? Il nuovo governo di Madrid «vuole scrollarsi di dosso l’ipoteca tedesca che il partito popolare di Rajoy gli ha imposto e riallacciare un rapporto con gli Stati Uniti, indispensabile dopo la crisi catalana». Tanto è bastato, comunque, «perché il sistema di potere oggi dominante in Francia cominciasse il suo gioco di specchi». Un insulto gratuito da parte di un dirigente di “En Marche” ed ecco le pietre che rotolano, scrive Sapelli, con le richieste di scuse della nostra Farnesina e del muso duro di Macron, «che si rifà il trucco con una sceneggiata nazionalistica, per fronteggiare le critiche da sinistra del suo mentore Pisany, che guida un gruppone di economisti francesi preoccupati dello smantellamento dello stato sociale e della burocrazia weberiana che Macron ha sin da subito iniziato a evocare».
La politica migratoria è importantissima, ma attenti agli specchietti per le allodole, avverte Sapelli: «In quel lago atlantico che è il Mediterraneo, in cui tutto è maledettamente stretto, il problema vero oggi è quello della Libia, e del silenzio che avvolge i preparativi della conferenza viennese del 28-29 giugno, organizzata dalla Noc, ossia dalla compagnia di Stato libica, o di ciò che ne rimane». Attenzione: a rimettere insieme la società petrolifera della Libia sono stati in larga misura dagli italiani, cje però oggi sono estranei alla preparazione di quel congresso, «che oltre alla compagnia energetica austriaca vedrà la partecipazione, udite!udite!, della spagnola Repsol e di una delle più grandi compagnie mondiali di servizi gasiferi e petroliferi, ossia l’immensa Schumberger, certo public company quotata a New York, Emmanuel Macronma dalle profonde radici francesi, come francese è il suo fondatore». Capito? Una conferenza, quella di Vienna, «che scaturisce dall’incontro parigino tra Haftar e Serraj, chiusosi solo apparentemente con un nulla di fatto, ma in realtà con l’instaurazione di rapporti franco-russi-egiziani che dovrebbero essere decisivi, dopo le prossime elezioni libiche, per cacciare definitivamente gli italiani dalla Libia».
Il tutto – continua Sapelli – incardinato, di silenzio in silenzio, «nei lavori avvolti di mistero del cosiddetto Trattato del Quirinale, ossia del trattato italo-francese che il governo Gentiloni aveva cominciato a scrivere in una quanto mai sbilanciata architettura di potenza: da un lato un fuoriclasse come il ministro Le Maire, per la gloriosa Francia, e dall’altro lato due professionisti stimatissimi ma pur sempre privati cittadini, come l’avvocato Severino e il prof. onorevole Bassanini, in rappresentanza dell’Italia». Una sconcertante «asimmetria dei poteri, sottratta a ogni controllo o iniziativa parlamentare». Sapelli pensa a come si è scritto il più recente trattato franco-tedesco: trasparenza e procedure parlamentari concordate. Basta questo, «per capire che quello che sta avvenendo non è che la parte di un gioco di specchi su cui sarebbe opportuno gettare il fascio di luce dell’argomentazione pubblica: ecco un grande banco di prova per il nuovo governo del cambiamento».
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA GUERRA CIVILE A BASSA INTENSITA' NELLA PEN ISOLA DEI FUMOSI
Secondo LA STAMPA, (prima pagina):
IMMIGRAZIONE, IL VERTICE ALL'ELISEO
Macron, schiaffo a Salvini
“Io parlo solo con Conte”
L'irritazione del ministro dell'Interno: perché il premier non mi ha difeso?
^^^^^
Da La Repubblica :
Macron divide Conte da Salvini
“A che gioco sta giocando l'Italia?”
Anias Ginori
^^^^^
Dal Corriere della Sera:
(prima pagina)
La visita di Conte Replica del vicepremier: niente lezioni dalla Francia, non caleremo più le braghe
Migranti, intesa con Parigi
Centri nei Paesi d'origine, Macron critica Salvini: si parla tra presidenti
(seconda pagina)
Primo piano La crisi
Conte e Macron, <<sintonia perfetta>>
Tre obiettivi comunin sui migranti (versione B.C.F.R )
Tre obiettivi comuni sui migranti
Cambiare Dublino, più controlli, lavorare con i Paesi d'origine. Il neopremier elogiato da Trump
^^^^^
Dal Fatto Quotidiano :
(prima pagina)
FRANCIA-ITALIA Ritorna l'ipotesi hotspot fuori dai confini
Disgelo Conte-Macron:
migranti non solo a noi
Dopo giorni di dichiara-
zioni di fuoco attorno
al destino della nave Aqua-
rius, torna il sereno tra
i due presidenti. Ma ogni
decisione è rimandata al
vertice Ue del 28-29 giugno
GRAMAGLIA
A PAG. 12
^^^^^
LA SPOCCHIA
DI PARIGI
E' UN PROBLEMA
EUROPEO
MASSIMO FINI
A PAG. 11
^^^^^
Da IL GIORNO:
(prima pagina)
VERTICE A PARIGI
Macron tende
la mano a Conte
Ma è battaglia
con Salvini
MARTELLI >> A p. 12 e 13
SUI QUOTIDIANI NEMICI
Dal Bufaliere:
(prima pagina)
….....VERTICE SULL'IMMIGRAZIONE
Macron fa il bullo:
<<Salvini non conta niente>>
A Parigi il premier Conte non difende il suo ministro
^^^^^
( terza pagina)
Sorrisi e abbracci con Conte
Ma Macron <<bastona>> Salvini
Vertice a vuoto, niente impegni precisi nel pranzo all'Eliseo
I siluri sul vice premier: <<Io tratto con i capi di governo>>
di Gian Micalessin
^^^^^
Dal vice Bufaliere:
Il francese ci prova: lavoriamo mano nella mano
CONTE E MACRON
SI DANNO I BACETTI
Incontro con effusioni ma niente intese su come cambiare i trattati. Unica idea : fare centri profughi in Africa
L'Eliseo insulta ancora l'Italia per l'asse con Berlino e Vienna: <<Evoca un triste passato>>. Ma vada al diavolo
Parigi trucca documenti dei migranti minorenni per poterli cacciare meglio
di FAUSTO CARIOTI
Secondo LA STAMPA, (prima pagina):
IMMIGRAZIONE, IL VERTICE ALL'ELISEO
Macron, schiaffo a Salvini
“Io parlo solo con Conte”
L'irritazione del ministro dell'Interno: perché il premier non mi ha difeso?
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Da La Repubblica :
Macron divide Conte da Salvini
“A che gioco sta giocando l'Italia?”
Anias Ginori
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Dal Corriere della Sera:
(prima pagina)
La visita di Conte Replica del vicepremier: niente lezioni dalla Francia, non caleremo più le braghe
Migranti, intesa con Parigi
Centri nei Paesi d'origine, Macron critica Salvini: si parla tra presidenti
(seconda pagina)
Primo piano La crisi
Conte e Macron, <<sintonia perfetta>>
Tre obiettivi comunin sui migranti (versione B.C.F.R )
Tre obiettivi comuni sui migranti
Cambiare Dublino, più controlli, lavorare con i Paesi d'origine. Il neopremier elogiato da Trump
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Dal Fatto Quotidiano :
(prima pagina)
FRANCIA-ITALIA Ritorna l'ipotesi hotspot fuori dai confini
Disgelo Conte-Macron:
migranti non solo a noi
Dopo giorni di dichiara-
zioni di fuoco attorno
al destino della nave Aqua-
rius, torna il sereno tra
i due presidenti. Ma ogni
decisione è rimandata al
vertice Ue del 28-29 giugno
GRAMAGLIA
A PAG. 12
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LA SPOCCHIA
DI PARIGI
E' UN PROBLEMA
EUROPEO
MASSIMO FINI
A PAG. 11
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Da IL GIORNO:
(prima pagina)
VERTICE A PARIGI
Macron tende
la mano a Conte
Ma è battaglia
con Salvini
MARTELLI >> A p. 12 e 13
SUI QUOTIDIANI NEMICI
Dal Bufaliere:
(prima pagina)
….....VERTICE SULL'IMMIGRAZIONE
Macron fa il bullo:
<<Salvini non conta niente>>
A Parigi il premier Conte non difende il suo ministro
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( terza pagina)
Sorrisi e abbracci con Conte
Ma Macron <<bastona>> Salvini
Vertice a vuoto, niente impegni precisi nel pranzo all'Eliseo
I siluri sul vice premier: <<Io tratto con i capi di governo>>
di Gian Micalessin
^^^^^
Dal vice Bufaliere:
Il francese ci prova: lavoriamo mano nella mano
CONTE E MACRON
SI DANNO I BACETTI
Incontro con effusioni ma niente intese su come cambiare i trattati. Unica idea : fare centri profughi in Africa
L'Eliseo insulta ancora l'Italia per l'asse con Berlino e Vienna: <<Evoca un triste passato>>. Ma vada al diavolo
Parigi trucca documenti dei migranti minorenni per poterli cacciare meglio
di FAUSTO CARIOTI
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