Renzi
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Re: Renzi
SAPPIATE CHE IN QUESTO MOMENTO UN SECONDO COMPUTER ERA STATO COLLEGATO ALLA RETE, MA LA BANDA FASCISTA RENZIANA SI E' ATTIVATA PER TOGLIERE IL COLLEGAMENTO
Infostrada Wi-Fi
Nessun accesso a Internet
Il disposititivo è connesso,
VERSIONE NORMALE- QUELLA SOPRA E' OPERA DEL FASCISTA RENZIANO
Il dispositivo è connesso, ma potresti non riuscire ad accedere alle risorse di rete.
NELLO STESSO TEMPO UN TABLET E' IN CARICA MA IL FASCISTA BLOCCA LA CARICA.
IL TUTTO VA AVANTI DA CIRCA MEZZORA.
OVVIO QUINDI CHE BISOGNA RINCARARE LA DOSE.
<<Libero>> e l'inchiesta
sul papà di Renzi
A PROPOSITO di vicende intricate e di intrecci affascinanti, a questo punto vale la pena di raccontare che mi riguarda vicino.
QUESTO CAPITOLO APPARTIENE AL LIBRO DI MAURIZIO BEL PIETRO "I SEGRETI DI RENZI" <<TUTTO QUELLO CHE NON VOGLIONO FARVI SAPERE>>
Tutto comincia giovedì 17 settembre 2014, sette mesi dopo l'insediamentodi Renzi a Palazzo Chigi
Matteo vola nei sondaggi: gli ultimi lo danno in crescita rispetto ad agosto, con una fiducia sua e del governo sopra il 50 per cento.
E tra l'annuncio di una riforma(quella della giustizia e della Buona Scuola) e la promessa (da marinaio-ndt) di saldare i debiti della pubblica amministrazione entro un mese(MANCO IL MAGO OTELMA IN PIENA FORMA CI SAREBBE RIUSCITO--ndt) (per la precisione il 21, data che però già si intuisce essere destinata a slittare nonostante l'impegno preso con Bruno Vespa, che ha come penale un pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario), sembra avere davanti a sè una strada senza ostacoli.
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IL SECONDO COMPUTER INDICA:
Infostrada
Protetta
Connetti automaticamente
ma premendo nel riquadro Connetti
ovviamente non si connette un tubo
==================================================================================
Il patto del Nazareno lo mette al riparo dagli agguati che la sinistra interna gli tende fin dal principio, in particolare sulla modifica dell'articolo 18. (Voluto da Licio Gelli nel Piano di Rinascita Democratica--ndt)
L'Italicum viaggia su binari sicuri grazie all'accordo con (nDenis<<<< OVVIO CHE CERCHINO COSTANTEMENTE DI SABOTARE) Denis Verdini, il vero artefice della legge elettorale, e perfino la riscrittura della Costituzione sembra non incontrare intoppi, blindata com'è dalla strana maggioranza sinistra destra che la sostiene.
E' CHIARO CHI SONO I RESPONSABILI DEL CAOS CHE CI TROVIAMO CON LA NECESSITA' DI DARE VITA AL GOVERNO FRANKESTEIN?????????????????????????????????????????????
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<<Libero>> e l'inchiesta
sul papà di Renzi
A PROPOSITO di vicende intricate e di intrecci affascinanti, a questo punto vale la pena di raccontare che mi riguarda vicino.
QUESTO CAPITOLO APPARTIENE AL LIBRO DI MAURIZIO BEL PIETRO "I SEGRETI DI RENZI" <<TUTTO QUELLO CHE NON VOGLIONO FARVI SAPERE>>
Tutto comincia giovedì 17 settembre 2014, sette mesi dopo l'insediamentodi Renzi a Palazzo Chigi
Matteo vola nei sondaggi: gli ultimi lo danno in crescita rispetto ad agosto, con una fiducia sua e del governo sopra il 50 per cento.
E tra l'annuncio di una riforma(quella della giustizia e della Buona Scuola) e la promessa (da marinaio-ndt) di saldare i debiti della pubblica amministrazione entro un mese(MANCO IL MAGO OTELMA IN PIENA FORMA CI SAREBBE RIUSCITO--ndt) (per la precisione il 21, data che però già si intuisce essere destinata a slittare nonostante l'impegno preso con Bruno Vespa, che ha come penale un pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario), sembra avere davanti a sè una strada senza ostacoli.
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Il patto del Nazareno lo mette al riparo dagli agguati che la sinistra interna gli tende fin dal principio, in particolare sulla modifica dell'articolo 18. (Voluto da Licio Gelli nel Piano di Rinascita Democratica--ndt)
L'Italicum viaggia su binari sicuri grazie all'accordo con (nDenis<<<< OVVIO CHE CERCHINO COSTANTEMENTE DI SABOTARE) Denis Verdini, il vero artefice della legge elettorale, e perfino la riscrittura della Costituzione sembra non incontrare intoppi, blindata com'è dalla strana maggioranza sinistra destra che la sostiene.
E' CHIARO CHI SONO I RESPONSABILI DEL CAOS CHE CI TROVIAMO CON LA NECESSITA' DI DARE VITA AL GOVERNO FRANKESTEIN?????????????????????????????????????????????
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Re: Renzi
…...DA RENZUSCONI...
8. Renzi è uomo di parola
<<Lo ripeto anche qui: se perdessi il referendum considererei conclusa la mia esperienza politica.
Credo profondamente nella dignità della cosa pubblica>>
Aula del Senato , 20 gennaio 2016
<<Io non sono come gli altri, se gli italiani diranno di No, prendo la borsettina e torno a casa>>
Quinta Colonna, 25 gennaio 2016
GLI ITALIANI DAL 1953 SUBISCONO IL TRATTAMENTO DI ESSERE MESSI A NOVANTA GRADI.
MA IN QUESTO CASO VIENE SUPERATA OGNI MINIMA DECENZA
8. Renzi è uomo di parola
<<Lo ripeto anche qui: se perdessi il referendum considererei conclusa la mia esperienza politica.
Credo profondamente nella dignità della cosa pubblica>>
Aula del Senato , 20 gennaio 2016
<<Io non sono come gli altri, se gli italiani diranno di No, prendo la borsettina e torno a casa>>
Quinta Colonna, 25 gennaio 2016
GLI ITALIANI DAL 1953 SUBISCONO IL TRATTAMENTO DI ESSERE MESSI A NOVANTA GRADI.
MA IN QUESTO CASO VIENE SUPERATA OGNI MINIMA DECENZA
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Re: Renzi
.......ITALIANI!!!!!!!!!!!!!!!!SIETE A NOVANTA GRADI?????????????????????????????
Se perdiamo il referendum è doveroso trarne le conseguenze , è sacrosanto non solo che il governo vada a casa , ma che io consideri terminata la mia esperienza politica.
Pinocchio Mussoloni
alla Squola di formazione del ( Defunto )Pd
Se perdiamo il referendum è doveroso trarne le conseguenze , è sacrosanto non solo che il governo vada a casa , ma che io consideri terminata la mia esperienza politica.
Pinocchio Mussoloni
alla Squola di formazione del ( Defunto )Pd
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Re: Renzi
....DOPO I FASCISTI SU MARTE......VA IN ONDA "I FASCISTI COL CERVELLO DI GALLINA"
OVVIAMENTE RENZIANI
» Editoriale
martedì 26/06/2018
#senzadivoi
di Marco Travaglio | 26 giugno 2018
|
Non so chi sia davvero Elena Ferrante. Ma so, dopo aver letto l’ultima sua rubrica sul Guardian, che oltreché una grande scrittrice, è anche una delle migliori teste della sinistra italiana. In poche righe spiega meglio di qualunque trattato politologico quel che accade dopo il 4 marzo: “La guerra contro il Movimento 5Stelle ci ha impedito di vedere che il pericolo è un altro: la Lega di Matteo Salvini”. La Ferrante non ha votato 5Stelle, ma centrosinistra. Eppure del M5S dice: “Mi è estraneo il suo linguaggio confuso, a volte ingenuo, a volte banale. Ma penso anche che sia un grave errore considerarlo un pericolo per la democrazia italiana e, più in generale, per l’Europa… Non ho mai condiviso l’apprensione per l’ascesa politica dei 5Stelle. Mi è sembrato un importante contenitore per lo scontento generato dal modo disastroso con cui i governi di destra e di sinistra, in Italia come in Europa, hanno affrontato la crisi economica e il cambiamento epocale che stiamo vivendo”. Su un unico punto, secondo me, la Ferrante sbaglia: là dove parla di “errore”. La sistematica demonizzazione-emarginazione dei 5Stelle nell’ultimo quinquennio non è stata un errore: ma una scelta precisa. Una sera, prima di un dibattito a La7, l’ho sentita teorizzare dall’allora premier e segretario del Pd Matteo Renzi: “Per me Salvini è l’avversario ideale. Se continua a crescere e a frenare l’avanzata 5Stelle, per noi è una pacchia, perché spaventa la maggioranza degli italiani che fra noi e lui, magari turandosi il naso, preferiranno sempre noi”.
Era, credo, l’autunno del 2014: il Pd era reduce dal trionfo (40,8%) alle Europee, aveva tutta la grande stampa e i poteri forti ai suoi piedi, controllava militarmente ogni angolo della Rai. Eppure – guardacaso – Salvini scorrazzava da un programma all’altro, dal “servizio pubblico” a Mediaset a La7, e rubava voti al M5S (sceso sotto il 20%) con le solite sparate sui migranti e i diversi: tant’è che la Lega, presa al 4%, veleggiava nei sondaggi oltre il 10. E così per un anno, fino all’inatteso stop della tarda estate 2015, per la celebre immagine di Aylan Kurdi, il bimbo siriano in fuga dalla guerra trovato morto a testa in giù sulla spiaggia turca. Una foto storica che fece il giro del mondo, ribaltò per qualche mese il sentire comune sull’immigrazione e tappò la bocca al Cazzaro Verde. Poi, col nuovo boom di sbarchi, il pendolo dell’opinione pubblica tornò indietro. E quando nel 2017, dopo quattro anni di vacanza (cioè di Alfano), al Viminale arrivò Minniti, la sua politica di rigore e pragmatismo fu troppo tardiva per non sembrare concorrenza sleale a Salvini.
Il quale, intanto, era stato risparmiato dal fuoco concentrico della propaganda dei media renzian-berlusconiani (quasi tutti). Anzi era stato invitato al tavolo del Rosatellum con Renzi e B., per tener fuori il M5S. E anche quando, in campagna elettorale, il Pd gli improvvisò una marcia antifascista contro, dipingendolo come il nuovo Mussolini, non fece altro che renderlo ancora più popolare: tra chi notava l’eccessiva iperbole propagandistica e tra chi un ducetto l’aveva sempre sognato.
Frattanto l’unico vero bersaglio della demonizzazione di massa erano i 5Stelle. Le favolose fortune della Casaleggio Associati (sempre in perdita). Le parolacce di Grillo. I crimini contro l’umanità della Raggi (origine e causa di tutti i mali del mondo, dal famigerato Spelacchio in su). Gli efferati delitti dei putribondi Appendino e Nogarin. L’orrore senza fine perché 6-7 parlamentari su 130 non si erano tagliati la paga (come da sempre tutti quelli di tutti i partiti). I sarcasmi razzisti e classisti per la tesi di laurea di Fico sui neomelodici napoletani e per la non-laurea di Di Maio, scandalosamente privo di un posto fisso nel Sud della piena occupazione. Il pregiudizio universale su Conte, dipinto come una nullità che ci avrebbe mandati tutti in malora perché non frequenta i cocktail, le cene, le terrazze, i salotti e i giri giusti.
Mutatis mutandis, la sinistra politica, mediatica e intellettuale ha replicato con la Lega lo schema adottato per 25 anni con B.: fingere di combatterlo, ma in realtà tenerlo in vita come comodo spaventapasseri per costringere tanta brava gente a votare il “meno peggio” dall’altra parte; e fucilare chiunque altro (Di Pietro, Girotondi, Cofferati ecc.) osasse far concorrenza a quelli “giusti”. Questa destra orrenda (prima con B. e ora con Salvini) per il centrosinistra non solo non è mai stata un problema: ma è sempre stata una benedizione, l’unica ragione di sopravvivenza di un ceto politico che altrimenti non avrebbe alcun senso. Finché dall’altra parte c’è il babau, da questa si può continuare in eterno con le vecchie facce e le vecchie pratiche, senz’alcuno sforzo di rinnovamento. Se invece c’è un movimento di facce nuove, ingenue e impreparate finché si vuole, ma pulite e sintonizzate sui bisogni di milioni di esclusi, è finita. Perciò il Sistema ha sempre accettato la Lega, anche quella salviniana, come una forza addomesticabile e utilizzabile (infatti ora ci si aggrappa come all’ultima zattera per riciclarsi o almeno non estinguersi). Ma ha sempre vomitato gli incontrollabili 5Stelle come corpi estranei, marziani, barbari, usurpatori. Il gioco però non ha funzionato, perché la maggioranza degli elettori era talmente schifata dal passato da premiare sia il nuovo dei 5Stelle sia l’usato finto-nuovo della Lega, portandoli al massimo storico di voti.
Così la geniale strategia di Renzi & B. di scatenare Salvini contro Di Maio per far perdere i 5Stelle, far vincere Pd e FI e propiziare il governo Renzusconi ha sortito l’effetto opposto. E continua a sortirlo dopo il gran rifiuto dem di qualunque dialogo coi 5Stelle per spingerli tra le fauci di Salvini, confidando nel controesodo degli elettori. Che invece restano dove sono o stanno a casa, ma una sola cosa non fanno: tornare all’ovile, visto che non sono pecore. Anche perché quel che vuol fare la maggioranza giallo-verde, l’hanno capito tutti. Ma cosa voglia fare il Pd, a parte quel che ha già fatto con banche, lobby, vitalizi, rimborsopoli, scandali, Ilva e grandi opere inutili, non lo capisce nessuno.
Renzi si arma di pop-corn e sfida 5Stelle e Lega a mantenere le promesse, che lui però considera pericolose, letali e un po’ fasciste, dunque non si vede il senso dei pop-corn e di tutto il resto. A meno che i pop-corn non siano per l’eventuale pubblico dei format tv che, archiviata la trovata del partito Micron (dato dai sondaggi al 4%), il Matteo minor si propone di scrivere nella sua ultima reincarnazione di autore e conduttore tv (lo vedremo presto a fare il valletto di Paola Perego in Pomeriggio in famiglia con la Boschi o a Forum con babbo Tiziano e mamma Laura imputati per false fatture). Calenda, che è un Renzi con più pancia, rilancia l’ideona del “fronte repubblicano”, senza spiegare con chi ce l’ha (coi monarchici?). E vuole “andare oltre il Pd”, come peraltro fanno gli elettori da mo’. Per le ragioni che spiega bene la Ferrante.
L’autoreggente Martina dice che “dal Pd non si po’ prescindere”, mentre gli italiani ne prescindono benissimo. Il capogruppo renziano Marcucci si consola a modo suo: “Visto? Il Pd perde anche senza Renzi”. E sono soddisfazioni: manco fosse una gara a chi riesce a perdere di più. Da oggi il Fatto ascolta le voci più autorevoli della sinistra sul fu Pd e su come ridare forma a un patrimonio politico e culturale, senza il quale la democrazia diventa zoppa: per mancanza di opposizione ed eccesso di maggioranza.
Infatti, mentre lorsignori si accapigliano sulla parola “oltre” (che sostituisce, negli onanismi dem, il celebre “trattino” fra centro e sinistra) e su concetti astrusi come congressi, primarie, assemblee e direzioni, il bipolarismo che sognano di riesumare per tornare in gioco come baluardi al “populismo” si realizza alle loro spalle, tutto interno alla maggioranza “populista”: chi teme Salvini guarda a Conte, Di Maio e Fico, sperando che lo tengano a bada. Non chiede certo aiuto al Pd, che nessuno calcola più. Ricordate il geniale hashtag renziano contro il dialogo con i 5Stelle? Diceva così: #senzadime. Ora è il motto degli elettori in fuga.
OVVIAMENTE RENZIANI
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martedì 26/06/2018
#senzadivoi
di Marco Travaglio | 26 giugno 2018
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Non so chi sia davvero Elena Ferrante. Ma so, dopo aver letto l’ultima sua rubrica sul Guardian, che oltreché una grande scrittrice, è anche una delle migliori teste della sinistra italiana. In poche righe spiega meglio di qualunque trattato politologico quel che accade dopo il 4 marzo: “La guerra contro il Movimento 5Stelle ci ha impedito di vedere che il pericolo è un altro: la Lega di Matteo Salvini”. La Ferrante non ha votato 5Stelle, ma centrosinistra. Eppure del M5S dice: “Mi è estraneo il suo linguaggio confuso, a volte ingenuo, a volte banale. Ma penso anche che sia un grave errore considerarlo un pericolo per la democrazia italiana e, più in generale, per l’Europa… Non ho mai condiviso l’apprensione per l’ascesa politica dei 5Stelle. Mi è sembrato un importante contenitore per lo scontento generato dal modo disastroso con cui i governi di destra e di sinistra, in Italia come in Europa, hanno affrontato la crisi economica e il cambiamento epocale che stiamo vivendo”. Su un unico punto, secondo me, la Ferrante sbaglia: là dove parla di “errore”. La sistematica demonizzazione-emarginazione dei 5Stelle nell’ultimo quinquennio non è stata un errore: ma una scelta precisa. Una sera, prima di un dibattito a La7, l’ho sentita teorizzare dall’allora premier e segretario del Pd Matteo Renzi: “Per me Salvini è l’avversario ideale. Se continua a crescere e a frenare l’avanzata 5Stelle, per noi è una pacchia, perché spaventa la maggioranza degli italiani che fra noi e lui, magari turandosi il naso, preferiranno sempre noi”.
Era, credo, l’autunno del 2014: il Pd era reduce dal trionfo (40,8%) alle Europee, aveva tutta la grande stampa e i poteri forti ai suoi piedi, controllava militarmente ogni angolo della Rai. Eppure – guardacaso – Salvini scorrazzava da un programma all’altro, dal “servizio pubblico” a Mediaset a La7, e rubava voti al M5S (sceso sotto il 20%) con le solite sparate sui migranti e i diversi: tant’è che la Lega, presa al 4%, veleggiava nei sondaggi oltre il 10. E così per un anno, fino all’inatteso stop della tarda estate 2015, per la celebre immagine di Aylan Kurdi, il bimbo siriano in fuga dalla guerra trovato morto a testa in giù sulla spiaggia turca. Una foto storica che fece il giro del mondo, ribaltò per qualche mese il sentire comune sull’immigrazione e tappò la bocca al Cazzaro Verde. Poi, col nuovo boom di sbarchi, il pendolo dell’opinione pubblica tornò indietro. E quando nel 2017, dopo quattro anni di vacanza (cioè di Alfano), al Viminale arrivò Minniti, la sua politica di rigore e pragmatismo fu troppo tardiva per non sembrare concorrenza sleale a Salvini.
Il quale, intanto, era stato risparmiato dal fuoco concentrico della propaganda dei media renzian-berlusconiani (quasi tutti). Anzi era stato invitato al tavolo del Rosatellum con Renzi e B., per tener fuori il M5S. E anche quando, in campagna elettorale, il Pd gli improvvisò una marcia antifascista contro, dipingendolo come il nuovo Mussolini, non fece altro che renderlo ancora più popolare: tra chi notava l’eccessiva iperbole propagandistica e tra chi un ducetto l’aveva sempre sognato.
Frattanto l’unico vero bersaglio della demonizzazione di massa erano i 5Stelle. Le favolose fortune della Casaleggio Associati (sempre in perdita). Le parolacce di Grillo. I crimini contro l’umanità della Raggi (origine e causa di tutti i mali del mondo, dal famigerato Spelacchio in su). Gli efferati delitti dei putribondi Appendino e Nogarin. L’orrore senza fine perché 6-7 parlamentari su 130 non si erano tagliati la paga (come da sempre tutti quelli di tutti i partiti). I sarcasmi razzisti e classisti per la tesi di laurea di Fico sui neomelodici napoletani e per la non-laurea di Di Maio, scandalosamente privo di un posto fisso nel Sud della piena occupazione. Il pregiudizio universale su Conte, dipinto come una nullità che ci avrebbe mandati tutti in malora perché non frequenta i cocktail, le cene, le terrazze, i salotti e i giri giusti.
Mutatis mutandis, la sinistra politica, mediatica e intellettuale ha replicato con la Lega lo schema adottato per 25 anni con B.: fingere di combatterlo, ma in realtà tenerlo in vita come comodo spaventapasseri per costringere tanta brava gente a votare il “meno peggio” dall’altra parte; e fucilare chiunque altro (Di Pietro, Girotondi, Cofferati ecc.) osasse far concorrenza a quelli “giusti”. Questa destra orrenda (prima con B. e ora con Salvini) per il centrosinistra non solo non è mai stata un problema: ma è sempre stata una benedizione, l’unica ragione di sopravvivenza di un ceto politico che altrimenti non avrebbe alcun senso. Finché dall’altra parte c’è il babau, da questa si può continuare in eterno con le vecchie facce e le vecchie pratiche, senz’alcuno sforzo di rinnovamento. Se invece c’è un movimento di facce nuove, ingenue e impreparate finché si vuole, ma pulite e sintonizzate sui bisogni di milioni di esclusi, è finita. Perciò il Sistema ha sempre accettato la Lega, anche quella salviniana, come una forza addomesticabile e utilizzabile (infatti ora ci si aggrappa come all’ultima zattera per riciclarsi o almeno non estinguersi). Ma ha sempre vomitato gli incontrollabili 5Stelle come corpi estranei, marziani, barbari, usurpatori. Il gioco però non ha funzionato, perché la maggioranza degli elettori era talmente schifata dal passato da premiare sia il nuovo dei 5Stelle sia l’usato finto-nuovo della Lega, portandoli al massimo storico di voti.
Così la geniale strategia di Renzi & B. di scatenare Salvini contro Di Maio per far perdere i 5Stelle, far vincere Pd e FI e propiziare il governo Renzusconi ha sortito l’effetto opposto. E continua a sortirlo dopo il gran rifiuto dem di qualunque dialogo coi 5Stelle per spingerli tra le fauci di Salvini, confidando nel controesodo degli elettori. Che invece restano dove sono o stanno a casa, ma una sola cosa non fanno: tornare all’ovile, visto che non sono pecore. Anche perché quel che vuol fare la maggioranza giallo-verde, l’hanno capito tutti. Ma cosa voglia fare il Pd, a parte quel che ha già fatto con banche, lobby, vitalizi, rimborsopoli, scandali, Ilva e grandi opere inutili, non lo capisce nessuno.
Renzi si arma di pop-corn e sfida 5Stelle e Lega a mantenere le promesse, che lui però considera pericolose, letali e un po’ fasciste, dunque non si vede il senso dei pop-corn e di tutto il resto. A meno che i pop-corn non siano per l’eventuale pubblico dei format tv che, archiviata la trovata del partito Micron (dato dai sondaggi al 4%), il Matteo minor si propone di scrivere nella sua ultima reincarnazione di autore e conduttore tv (lo vedremo presto a fare il valletto di Paola Perego in Pomeriggio in famiglia con la Boschi o a Forum con babbo Tiziano e mamma Laura imputati per false fatture). Calenda, che è un Renzi con più pancia, rilancia l’ideona del “fronte repubblicano”, senza spiegare con chi ce l’ha (coi monarchici?). E vuole “andare oltre il Pd”, come peraltro fanno gli elettori da mo’. Per le ragioni che spiega bene la Ferrante.
L’autoreggente Martina dice che “dal Pd non si po’ prescindere”, mentre gli italiani ne prescindono benissimo. Il capogruppo renziano Marcucci si consola a modo suo: “Visto? Il Pd perde anche senza Renzi”. E sono soddisfazioni: manco fosse una gara a chi riesce a perdere di più. Da oggi il Fatto ascolta le voci più autorevoli della sinistra sul fu Pd e su come ridare forma a un patrimonio politico e culturale, senza il quale la democrazia diventa zoppa: per mancanza di opposizione ed eccesso di maggioranza.
Infatti, mentre lorsignori si accapigliano sulla parola “oltre” (che sostituisce, negli onanismi dem, il celebre “trattino” fra centro e sinistra) e su concetti astrusi come congressi, primarie, assemblee e direzioni, il bipolarismo che sognano di riesumare per tornare in gioco come baluardi al “populismo” si realizza alle loro spalle, tutto interno alla maggioranza “populista”: chi teme Salvini guarda a Conte, Di Maio e Fico, sperando che lo tengano a bada. Non chiede certo aiuto al Pd, che nessuno calcola più. Ricordate il geniale hashtag renziano contro il dialogo con i 5Stelle? Diceva così: #senzadime. Ora è il motto degli elettori in fuga.
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Re: Renzi
Corriere della Sera
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opinioni
le amministrative
La Sinistra senza voce
Che cosa aveva da offrire l’opposizione agli elettori? Sia il Pd sia Forza Italia hanno praticamente dato il via libera al governo gialloverde, pur ritenendolo pericoloso. Per far cambiare rotta al voto ci deve essere un’alternativa credibile
di Antonio Polito
Corriere della Sera
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La Sinistra senza voce
Che cosa aveva da offrire l’opposizione agli elettori? Sia il Pd sia Forza Italia hanno praticamente dato il via libera al governo gialloverde, pur ritenendolo pericoloso. Per far cambiare rotta al voto ci deve essere un’alternativa credibile
di Antonio Polito
disegno di Doriano Solinas disegno di Doriano Solinas
shadow
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La caduta del muro di Siena e di Pisa, dopo 74 anni di incontrastata egemonia della sinistra, segna la fine definitiva del voto di appartenenza. Gli elettori sono sempre in libera uscita. Non esiste più alcuna rendita di posizione. Neanche la più antica e nobile, che in Toscana si era nel tempo quasi fusa con la storia dei comuni medievali e con le loro originali forme di autogoverno.
Proprio per questo il voto di domenica ha un valore politico speciale, superiore a quello di una consultazione locale. Hanno certo pesato i fattori indigeni e il forte astensionismo. Ma il messaggio è forte e chiaro: vince il governo anche in casa dell’opposizione. Questo doppio turno nei Comuni era infatti il primo con il governo gialloverde in carica. Se si poteva dire che in Molise e Friuli aveva contato l’effetto band wagon, la tendenza a saltare sul carro del vincitore, stavolta invece gli elettori hanno potuto valutare le prime e uniche mosse del governo, quelle sui migranti. E le hanno giudicate bene. È infatti Salvini il traino elettorale che ha portato il centrodestra a conquistare le ex roccaforti rosse e a dilagare nel centro-nord. Al punto che il voto del prossimo anno a Firenze città e in Emilia Romagna si presenta già come un incubo epocale per la sinistra.
PUBBLICITÀ
inRead invented by Teads
Ma Salvini traina, insieme al «suo centrodestra (o forse sarebbe ormai meglio dire destra-centro), anche le sorti della maggioranza di governo. Le difficoltà dei Cinquestelle, peraltro tradizionalmente deboli nel voto amministrativo, vengono infatti compensate con gli interessi dal successo della Lega. E, quel che più conta, sembra di capire che nei ballottaggi, quando serve, i due elettorati si alleino con facilità, come è avvenuto a Imola e Avellino dove il M5S ha prevalso. Il che conferma la buona salute di cui gode il governo nel Paese.
D’altra parte che cosa aveva da offrire l’opposizione agli elettori? Sia il Pd sia Forza Italia hanno praticamente dato il via libera al governo gialloverde, pur ritenendolo pericoloso: il Pd tirandosi indietro da ogni trattativa con i Cinquestelle, e Berlusconi autorizzando apertamente Salvini a procedere senza rompere la coalizione. Ma mentre il Cavaliere può ancora contare sul forno dell’alleanza con Lega e Fratelli d’Italia, e sui nuovi candidati civici locali che ieri ha giustamente indicato come una delle chiavi del buon risultato di un «centrodestra plurale», il Pd è duramente sconfitto, tristemente solo e praticamente acefalo. Né la disfatta del 4 dicembre al referendum né quella del 4 marzo alle politiche hanno prodotto finora alcun ricambio di gruppi dirigenti o di politiche. L’atteggiamento generale del partito resta di stizzita recriminazione, quasi come se un destino cinico e baro avesse impedito agli elettori di apprezzare i grandi risultati di cinque anni di governo. Invece di provare a dare un senso al Pd si discute se superarlo, se andare per l’ennesima volta «oltre», così accreditando il giudizio di chi lo dà per morto. Mentre invece dove ancora esiste un simulacro di classe dirigente, come in Lazio e in Puglia, i risultati non autorizzano il funerale. Se Renzi intendeva mettersi comodo a guardare lo spettacolo del rapido tracollo dell’alleanza gialloverde, nella speranza che presto gli elettori si sarebbero pentiti dell’errore commesso per tornare all’ovile, bisogna dire che per ora i pop corn li stanno mangiando Salvini e Di Maio.
Naturalmente siamo appena agli inizi. Il governo è in carica da soli 25 giorni e ha prodotto un solo decreto legge. Tutta la parte economica e sociale del programma resta appesa alle fragilità di un bilancio che il ministro del Tesoro sembra voler proteggere da ogni assalto populista e che resta ogni giorno esposto al giudizio dei mercati. La stessa determinata azione che ha consentito a Salvini di rovesciare il tavolo europeo sui migranti e di costringere gli altri Paesi a fare i conti con il dramma italiano, potrebbe trasformarsi in un boomerang se all’imminente vertice di Bruxelles non si trovasse un accordo, mentre le acque italiane si riempiono di navi cariche di esseri umani in cerca di approdo. Ma tutto questo si vedrà. L’esperienza dovrebbe avere ormai insegnato che non basta che chi governa commetta errori, o dimostri di non essere in grado di mantenere le sue promesse, perché l’opposizione se ne avvantaggi. Ci deve essere un’alternativa credibile, in grado di prendere in mano l’agenda politica, per smuovere l’elettorato e fargli cambiare strada. Oggi questa alternativa non esiste, ed è lecito dubitare che possa manifestarsi in un prevedibile futuro.
Basti guardare a quello che è accaduto in questo turno elettorale a Castellammare di Stabia, ex roccaforte rossa, un tempo detta la Stalingrado del Sud: il candidato sindaco del centrodestra era un ex segretario del Pd, il candidato del centrosinistra era un ex di Forza Italia, e l’unico iscritto al Pd della partita, vice-sindaco uscente, guidava una coalizione di liste centriste. Al ballottaggio il partito, forse ipnotizzato da questo kamasutra elettorale, ha invitato i suoi elettori a votare scheda bianca. Ha vinto il centrodestra. Difficile trovare una vicenda più simbolica dell’irrilevanza attuale della sinistra, sia riformista sia radicale.
25 giugno 2018 (modifica il 25 giugno 2018 | 20:27)
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Che cosa aveva da offrire l’opposizione agli elettori? Sia il Pd sia Forza Italia hanno praticamente dato il via libera al governo gialloverde, pur ritenendolo pericoloso. Per far cambiare rotta al voto ci deve essere un’alternativa credibile
di Antonio Polito
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Che cosa aveva da offrire l’opposizione agli elettori? Sia il Pd sia Forza Italia hanno praticamente dato il via libera al governo gialloverde, pur ritenendolo pericoloso. Per far cambiare rotta al voto ci deve essere un’alternativa credibile
di Antonio Polito
disegno di Doriano Solinas disegno di Doriano Solinas
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La caduta del muro di Siena e di Pisa, dopo 74 anni di incontrastata egemonia della sinistra, segna la fine definitiva del voto di appartenenza. Gli elettori sono sempre in libera uscita. Non esiste più alcuna rendita di posizione. Neanche la più antica e nobile, che in Toscana si era nel tempo quasi fusa con la storia dei comuni medievali e con le loro originali forme di autogoverno.
Proprio per questo il voto di domenica ha un valore politico speciale, superiore a quello di una consultazione locale. Hanno certo pesato i fattori indigeni e il forte astensionismo. Ma il messaggio è forte e chiaro: vince il governo anche in casa dell’opposizione. Questo doppio turno nei Comuni era infatti il primo con il governo gialloverde in carica. Se si poteva dire che in Molise e Friuli aveva contato l’effetto band wagon, la tendenza a saltare sul carro del vincitore, stavolta invece gli elettori hanno potuto valutare le prime e uniche mosse del governo, quelle sui migranti. E le hanno giudicate bene. È infatti Salvini il traino elettorale che ha portato il centrodestra a conquistare le ex roccaforti rosse e a dilagare nel centro-nord. Al punto che il voto del prossimo anno a Firenze città e in Emilia Romagna si presenta già come un incubo epocale per la sinistra.
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Ma Salvini traina, insieme al «suo centrodestra (o forse sarebbe ormai meglio dire destra-centro), anche le sorti della maggioranza di governo. Le difficoltà dei Cinquestelle, peraltro tradizionalmente deboli nel voto amministrativo, vengono infatti compensate con gli interessi dal successo della Lega. E, quel che più conta, sembra di capire che nei ballottaggi, quando serve, i due elettorati si alleino con facilità, come è avvenuto a Imola e Avellino dove il M5S ha prevalso. Il che conferma la buona salute di cui gode il governo nel Paese.
D’altra parte che cosa aveva da offrire l’opposizione agli elettori? Sia il Pd sia Forza Italia hanno praticamente dato il via libera al governo gialloverde, pur ritenendolo pericoloso: il Pd tirandosi indietro da ogni trattativa con i Cinquestelle, e Berlusconi autorizzando apertamente Salvini a procedere senza rompere la coalizione. Ma mentre il Cavaliere può ancora contare sul forno dell’alleanza con Lega e Fratelli d’Italia, e sui nuovi candidati civici locali che ieri ha giustamente indicato come una delle chiavi del buon risultato di un «centrodestra plurale», il Pd è duramente sconfitto, tristemente solo e praticamente acefalo. Né la disfatta del 4 dicembre al referendum né quella del 4 marzo alle politiche hanno prodotto finora alcun ricambio di gruppi dirigenti o di politiche. L’atteggiamento generale del partito resta di stizzita recriminazione, quasi come se un destino cinico e baro avesse impedito agli elettori di apprezzare i grandi risultati di cinque anni di governo. Invece di provare a dare un senso al Pd si discute se superarlo, se andare per l’ennesima volta «oltre», così accreditando il giudizio di chi lo dà per morto. Mentre invece dove ancora esiste un simulacro di classe dirigente, come in Lazio e in Puglia, i risultati non autorizzano il funerale. Se Renzi intendeva mettersi comodo a guardare lo spettacolo del rapido tracollo dell’alleanza gialloverde, nella speranza che presto gli elettori si sarebbero pentiti dell’errore commesso per tornare all’ovile, bisogna dire che per ora i pop corn li stanno mangiando Salvini e Di Maio.
Naturalmente siamo appena agli inizi. Il governo è in carica da soli 25 giorni e ha prodotto un solo decreto legge. Tutta la parte economica e sociale del programma resta appesa alle fragilità di un bilancio che il ministro del Tesoro sembra voler proteggere da ogni assalto populista e che resta ogni giorno esposto al giudizio dei mercati. La stessa determinata azione che ha consentito a Salvini di rovesciare il tavolo europeo sui migranti e di costringere gli altri Paesi a fare i conti con il dramma italiano, potrebbe trasformarsi in un boomerang se all’imminente vertice di Bruxelles non si trovasse un accordo, mentre le acque italiane si riempiono di navi cariche di esseri umani in cerca di approdo. Ma tutto questo si vedrà. L’esperienza dovrebbe avere ormai insegnato che non basta che chi governa commetta errori, o dimostri di non essere in grado di mantenere le sue promesse, perché l’opposizione se ne avvantaggi. Ci deve essere un’alternativa credibile, in grado di prendere in mano l’agenda politica, per smuovere l’elettorato e fargli cambiare strada. Oggi questa alternativa non esiste, ed è lecito dubitare che possa manifestarsi in un prevedibile futuro.
Basti guardare a quello che è accaduto in questo turno elettorale a Castellammare di Stabia, ex roccaforte rossa, un tempo detta la Stalingrado del Sud: il candidato sindaco del centrodestra era un ex segretario del Pd, il candidato del centrosinistra era un ex di Forza Italia, e l’unico iscritto al Pd della partita, vice-sindaco uscente, guidava una coalizione di liste centriste. Al ballottaggio il partito, forse ipnotizzato da questo kamasutra elettorale, ha invitato i suoi elettori a votare scheda bianca. Ha vinto il centrodestra. Difficile trovare una vicenda più simbolica dell’irrilevanza attuale della sinistra, sia riformista sia radicale.
25 giugno 2018 (modifica il 25 giugno 2018 | 20:27)
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Re: Renzi
MAI VISTO IN 72 ANNI DEI DEFICENTI CON IL CERVELLO INFERIORE A QUELLO DELLE GALLINE. CHE OGGI POSSONO TRIONFARE,
COME QUELLO DEI RENZIANI CHE SI DIVERTONO IN OGNI SORTA DI ( DIPETTUCCI <<<<< )DISPETTUCCI DI QUESTO GENERE
ANCHE I BAMBINI DELL'ASILO MARIUCCIA SI SCANDALIZZEREBBERO PER QUESTO LIVELLO PRIMORDIALE..
IDIOTI DI TUTTO IL MONDO..............UNITEVI!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Re: Renzi
SAREBBE OPPORTUNO CHE CACCIARI, EZIO MAURO, ANTONIO POLITO, ANDREA SCANZI,PETER GOMEZ, MARCO TRAVAVAGLIO<<<<<<
TRAVAGLIO, MARCELLO FOA, VENISSERO A VERIFICARE DI PERSONA SU QUESTO FORUM L'INCRANCHENITA ED IRRECUPERABILE DEFICIENZA DEI RENZIANI
TRAVAGLIO, MARCELLO FOA, VENISSERO A VERIFICARE DI PERSONA SU QUESTO FORUM L'INCRANCHENITA ED IRRECUPERABILE DEFICIENZA DEI RENZIANI
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Re: Renzi
STAVO CERCANDO, SUL MIO TABLET PRIVATO, DI RISPONDERE A PANCHO, NEL TREAD “COME SI VIENE FUORI” ANCHE SE IN RITARDO A CAUSA DELLA BENEMERITA BANDA CRIMINALE FASCISTA RENZIANA, QUANDO IL SOLERTE CAMERATA DI TURNO, IN GARA PER VINCERE LA AMBITA MEDAGLIA DEI FASCISTI RENZIANI, “IL COGLIONE D'ORO”, HA BLOCCATO TUTTO.
PER NON DIMENTICARE
….non sono mai mancate critiche, rintuzzate da Sensi, CHE
….non sono mai mancate critiche, rintuzzate da Sensi, che per contrastarle orgaNIZZÒ
VERSIONE REGOLARE SENZA INTERVENTO DEI FASCISTI RENZIANI
….non sono mai mancate critiche, rintuzzate da Sensi, che per contrastarle organizzò squadre di troll ( MARCELLO FOA, quando ha scritto queste righe non sapeva ancora che non erano squadre di troll ma le nuove squadre fasciste del terzo millennio-Devo assolutamente contattarlo perché faccia un aggiornamento sulla prossima edizione del suo libro—ndt) ovvero dei blogger che dietro lo pseudonimo e ovviamente senza dichiarare la propria affiliazione, scorrazzavano per il web al fine di difendere Renzi e di attaccare i suoi oppositori.
MARCELLO FOA
…...ITALIANIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!! esclamazione nota di Benito Mussolini di 80 anni fa.
SI E' RIPETUTA POI CON SILVIETTO UN QUARTO DI SECOLO FA.
OGGI LA RIPETE PINOCCHIO MUSSOLONI, MA CON UN'AGGIUNTA PER I TEMPI NUOVI.
...ITALIANIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!! …....METTETEVI A NOVANTA GRADI E CALATE LE BRAGHE...........GHE PENSI MI'.........................................................................................
La notizia era già nota ieri, ma Alessandro Robecchi, per il suo spazio sul Fatto Quotidiano dal titolo: PIOVONO PIETRE, a pagina 13 scrive:
In cucina o di pomeriggio
Così Renzi entrerà
(di nuovo) in casa nostra
di ALESSANDRO ROBECCHI
A seguito delle indiscrezioni pubblicate dall'organo ufficiale del renzismo (Maria Teresa Meli) e riprese da molti giornali, secondo cui Matteo Renzi starebbe tentando il passaggio alla carriera televisiva, il Fatto Quotidiano, è in grado di anticipare alcuni dei progetti allo studio nella cantinetta
di Rignano sull'Arno, progetti complessi che prevedono anche un giornale dedicato dell'ex leader: Sorrisi e Cazzoni Tv. Ecco l'elenco.
Chef Matteo. Il fascino delle trasmissioni in cui si cucina, si mangia, si mostrano le eccellenze italiane sotto forma di rape e fagioli, rarissimi è forte.
Renzi pare deciso a ritagliarsi il ruolo di conduttore, ma anche del capo cuoco, ma anche del produttore, affidando alla famiglia l'approvvigionamento delle materie prime, fatturate a parte.
Il programma sarà strutturato con un lungo monologo del conduttore, la presentazione dei concorrenti, un altro lungo monologo del conduttore, l'inquadratura dei piatti (30 secondi) e una lunga conclusione del conduttore.
Qualche problema tecnico pare turbare la messa in onda perché alcuni autori hanno deciso di abbandonare il progetto.
Matteo non si è scomposto: “Via, via andate a fare il vostro programmino del due per cento, noi faremo il quaranta”.
Miss Italia Dem.
Non indifferente al fascino femminile, Renzi potrebbe condurre un concorso di bellezza che affianchi alle doti fisiche delle concorrenti anche altre qualità come affidabilità, culto del capo, obbedienza.
I migliori tweet di Anna Ascani e Alessia Morani verranno mostrati in sovraimpressione.
Il programma sarà itinerante e toccherà tutti i comuni conquistati dal Pd nelle recenti amministrative.
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….non sono mai mancate critiche, rintuzzate da Sensi, CHE
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VERSIONE REGOLARE SENZA INTERVENTO DEI FASCISTI RENZIANI
….non sono mai mancate critiche, rintuzzate da Sensi, che per contrastarle organizzò squadre di troll ( MARCELLO FOA, quando ha scritto queste righe non sapeva ancora che non erano squadre di troll ma le nuove squadre fasciste del terzo millennio-Devo assolutamente contattarlo perché faccia un aggiornamento sulla prossima edizione del suo libro—ndt) ovvero dei blogger che dietro lo pseudonimo e ovviamente senza dichiarare la propria affiliazione, scorrazzavano per il web al fine di difendere Renzi e di attaccare i suoi oppositori.
MARCELLO FOA
…...ITALIANIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!! esclamazione nota di Benito Mussolini di 80 anni fa.
SI E' RIPETUTA POI CON SILVIETTO UN QUARTO DI SECOLO FA.
OGGI LA RIPETE PINOCCHIO MUSSOLONI, MA CON UN'AGGIUNTA PER I TEMPI NUOVI.
...ITALIANIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!! …....METTETEVI A NOVANTA GRADI E CALATE LE BRAGHE...........GHE PENSI MI'.........................................................................................
La notizia era già nota ieri, ma Alessandro Robecchi, per il suo spazio sul Fatto Quotidiano dal titolo: PIOVONO PIETRE, a pagina 13 scrive:
In cucina o di pomeriggio
Così Renzi entrerà
(di nuovo) in casa nostra
di ALESSANDRO ROBECCHI
A seguito delle indiscrezioni pubblicate dall'organo ufficiale del renzismo (Maria Teresa Meli) e riprese da molti giornali, secondo cui Matteo Renzi starebbe tentando il passaggio alla carriera televisiva, il Fatto Quotidiano, è in grado di anticipare alcuni dei progetti allo studio nella cantinetta
di Rignano sull'Arno, progetti complessi che prevedono anche un giornale dedicato dell'ex leader: Sorrisi e Cazzoni Tv. Ecco l'elenco.
Chef Matteo. Il fascino delle trasmissioni in cui si cucina, si mangia, si mostrano le eccellenze italiane sotto forma di rape e fagioli, rarissimi è forte.
Renzi pare deciso a ritagliarsi il ruolo di conduttore, ma anche del capo cuoco, ma anche del produttore, affidando alla famiglia l'approvvigionamento delle materie prime, fatturate a parte.
Il programma sarà strutturato con un lungo monologo del conduttore, la presentazione dei concorrenti, un altro lungo monologo del conduttore, l'inquadratura dei piatti (30 secondi) e una lunga conclusione del conduttore.
Qualche problema tecnico pare turbare la messa in onda perché alcuni autori hanno deciso di abbandonare il progetto.
Matteo non si è scomposto: “Via, via andate a fare il vostro programmino del due per cento, noi faremo il quaranta”.
Miss Italia Dem.
Non indifferente al fascino femminile, Renzi potrebbe condurre un concorso di bellezza che affianchi alle doti fisiche delle concorrenti anche altre qualità come affidabilità, culto del capo, obbedienza.
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Il programma sarà itinerante e toccherà tutti i comuni conquistati dal Pd nelle recenti amministrative.
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