Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Ambarabà, cicì cocò,.... son tornati i derivati.


Da La Repubblica – Affari & Finanza

Derivati, il ritorno degli zombie
In ballo 650 trilioni di dollari
(cose da Paperon de Paperoni-ndt)

Federico Rampini

New York – E’ il ritorno dei morti viventi. Ci illudevamno di averli sepppelliti, di aver trovato la formula per un funerale definitivo, che ce li togliesse di torno per sempre?

Come zombi, i derivati sono risorti e sono in mezzo a noi più temibili e pericolosi che mai.


Una massa che vale 650 trilioni di dollari.

Non è solo la scoperta di quel buco di 2 miliardi (già diventati 3, ora si mormora che siano saliti a 4, e non staccate gli occhi dal contatore) nel bilancio di JP Morgan Chase, la più grande banca degli Usa. Un obbrobio su cui ora indaga perfino l’Fbi, dopo la Federal Reserve e la Sec.

C’è di peggio, tutta la serie di dettagli di contorno che danno a questa vicenda un aspetto terrificante: gli zombi fingevano di riposare, eccoli che ci afferrano come in un remake infinito dello stesso film-horror come se fosse impossibile uscire dall’incubo.

Zombi per eccellenza lo è una figura – chiave dello scandalo : non tanto lo Squalo di Londra Bruno Iksil, diretto esecutore della speculazione dei derivati; bensì sopra di lui la malefica Ina Drew, la manager che dal quartier generale di JP Morgan sulla Park Avenue di Manhattan aveva la guida delle strategie d’investimento e la supervisione del controllo dei rischi.

=========

Solo questa esposizione d’apertura di Federico Rampini, assomiglia veramente a quei film-horror che non si possono neppure proiettare in seconda serata ma a notte fonda e solo e soltanto per stomaci forti.

C’è tutto quanto quello che occorre per ricorrere alla profezia dei Maya.

E’ come se tutti gli Stati che detengono le testate nucleari stiano per attivarle perché siamo a Defcon 1.

Il problema è sempre lo stesso, che fare? Come se ne viene fuori?

Il problema è complesso. In natura ci sono degli Squali con la sindrome del Dottor Stranamore. Molto probabilmente da piccoli sono rimasti affascinati dal film di Chaplin “Il grande dittatore”, dove l’imbianchino di Berlino si trastulla a giocare con un grande mappamondo.

Il desiderio di dominare il mondo attrae parecchi soggetti umani.

L’impulso del dominio è più diffuso di quel che si creda. In sedicesimo, un ufficiale di complemento alle Casermette di Casale Monferrato, nel 1968, si vantava con la fidanzata per averne 110 sotto di lui.

Ad ognuno il suo dream.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Day after day

1945 -2012 . La differenza tra queste due date è che nella prima una buona parte dell'Italia era sotto le macerie dei bombardamenti, mentre oggi ci sono alcune macerie a Nord per via del terremoto. Le macerie maggiori sono però quelle della politica. Bersani gioca al "speriamo che io me la cavo", e oggi ci troviamo il redivivo Celeste che annuncia che tra qualche settimana verrà annunciata da Alfano una soluzione rivoluzionaria che cambierà la politica italiana.

In studio ad Agorà sorridono anche i giornalisti di destra.

La marescialla a Omnibus non si smentisce. Berlusconi deve uscire dal governo Monti perché la nostra gente ha dato questo segnale.

Il caro estinto intanto fa le prove di sonno nella nuova bara.

Sarà un pò difficile che il governo Monti possa reggere in questo modo.

Era sorretto da una maggioranza relativa che non esiste più, si è liquefatta sotto le macerie del voto di maggio.

Se cede a sinistra gli interessi del caro estinto vengono azzerati. Il caro estinto non se lo può permettere.

In più adesso deve badare alla concorrenza di Montezemolo e Giulia Sofia.

La situazione in Italia è ulteriormente peggiorata.

Sulle majorettes del Pd non si può fare affidamento perché hanno solo in mente Poltrone & Forchette ma non hanno in mano nessun progetto organico per superare la crisi spaventosa.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

La rassegna stampa del Ministero dell'Interno.

http://tweb.interno.it/news/daily/rasse ... STAMPA.pdf

Il Fatto Quotidiano apre in prima pagina con il titolo :

I PARMACOTTI

e sotto le foto cerchiate di :

Angelino, Bersani, Maroni, Casini e Fini.

E' l'immagine di un'Italia di altri tempi che va cambiata.

Loro invece lottano per essere presenti nella terza Repubblica.

*

Il Manifesto apre invece con il titolo:

Le stelle sono tante

*

Auguri Italia,.....ne hai tanto bisogno
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Ognuno interpreta i risultati elettorali per riaffermare le sue tesi e le sue posizioni.

L'onestà intellettuale è merce molto rara. Bersani dice che va tutto bene "madama la marchesa". Enrico Letta dice che devono "riflettere" insieme al centro-destra e che per recuperare credibilità vanno fatte queste fantomatiche riforme, compresa una nuova legge elettorale truffa. C'è da giurarci che i soliti -oni ci spiegheranno che la foto di Vasto non va bene e che ci vogliono alleanze "più larghe" e "di nuovo conio".

Eppure la spiegazione di un'astensione record e del boom grillino è sotto gli occhi di tutti. E' lì per chi ovviamente la vuole vedere.

Sono andato a guardarmi il curriculum di Bernazzoli (candidato PD di Parma) su wikipedia:

Dal 2007 è amministratore delegato del Consorzio italiano per la sicurezza e la ricerca sulla qualità degli alimenti.[2] È stato riconfermato nella carica di Presidente della Provincia il 22 giugno 2009, a seguito del ballottaggio che lo ha visto sconfiggere Giampaolo Lavagetto, candidato di Pdl e Lega Nord, nelle elezioni provinciali 2009, ottenendo il 60,8% dei consensi. È sostenuto nel Consiglio provinciale in carica da una maggioranza che si è modificata nel corso del mandato ed è attualmente costituita da: Partito Democratico, Comunisti Italiani, Verdi, Sinistra Democratica, Italia dei Valori, Altra Politica.
È il presidente in carica dell'Unione Regionale dell'Emilia-Romagna dell'Unione delle Province d'Italia (UPI).

In aprile 2012 il TAR dell'Emilia-Romagna ha dato ragione al ricorso di oltre 400 cittadini di Lesignano de' Bagni contro il progetto della tangenziale, a causa di incongruenze cartografiche e delle analisi idrogeologiche, sostenuto dal Comune di Lesignano de' Bagni e dalla Provincia di Parma.[5][6]
La Provincia di Parma è sostenitrice di un impianto di incenerimento rifiuti realizzato da Iren S.p.A. che viene contestato da una parte della cittadinanza di Parma e dei comuni limitrofi.[7] Attualmente alcune possibili leggerezze procedurali hanno causato l'apertura di una indagine giudiziaria[8] e di una procedura per verificare una sospetta Infrazione Comunitaria per la Provincia di Parma e molti comuni per problematiche in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti.[9][10] Le motivazioni dell'indagine europea in corso sono le possibili anomalie in "diversi affidamenti decisi a favore della società Iren Spa da parte dei Comuni di Parma, Piacenza e Reggio Emilia e da quelli residenti nelle loro Province".[11] Sull'impianto di incenerimento si abbattono anche problemi legali inerenti l'appalto fatto da Iren per opere infrastrutturali.

Prosciolto, nonostante il parere della Corte dei Conti (52/2011) che stabilisce che "i contratti ai dirigenti a chiamata sottoscritti dopo il 15 novembre non potevano essere stipulati e quindi risultano sottoscritti in violazione a norme imperative di legge", per effetto della sanatoria del Governo Berlusconi (decreto n.141/2011), che nelle norme transitorie "condona" i contratti illegali, dall'accusa di aver nominato sette dirigenti in modo abusivo, arrecando un danno all'ente che supera il milione di euro.[13]
La sua amministrazione provinciale risulta anche coinvolta in una indagine giudiziaria inerente una presunta turbativa d'asta relativa ad autonoleggio, relativamente all'appalto per il servizio di autonoleggio alla Car Server di Reggio Emilia, ditta ritenuta vicina a Genoveffa Sandei, capo di gabinetto del Presidente della Provincia.[14] A carico di cinque persone tutte legate all'amministrazione provinciale, compreso un componente dell'ufficio di presidenza, sono scattati i rinvii a giudizio il 10 maggio 2012


Credo ci sia poco da commentare e chi vuole (ma questo è il punto) capisce.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

L'EDITORIALE
Un altro Paese
di MASSIMO GIANNINI

L'ITALIA cambia colore. Dal weekend elettorale, macchiato dal sangue innocente di Brindisi e dal sisma devastante di Ferrara, nasce una nuova geografia politica. Certo, c'è lo sfondamento trionfale di Grillo a Parma. Ma prima di questo, c'è il mutamento strutturale dei rapporti di forza tra i poli. Fino a ieri, tra i comuni con più di 15 mila abitanti, il centrodestra ne amministrava 98, il centrosinistra 56. Da oggi è l'opposto: il centrosinistra governa 95 città, il centrodestra solo 34. È finito un ciclo, anche se un altro non è ancora cominciato.

Tra primo e secondo turno, questo voto locale riflette in pieno la voglia irriducibile di cambiamento che attraversa il Paese su scala nazionale. Un bisogno di voltare pagina che avviene solo in parte "dentro" il sistema, ma che per il resto alligna non necessariamente "contro", ma sicuramente "fuori" dal sistema. Liquidato frettolosamente come "anti-politica", il fenomeno è in realtà molto più articolato e complesso. Nasconde piuttosto una domanda di "altra politica", alla quale i partiti tradizionali non sembrano più in grado di dare risposta.

Lo dice il pericoloso aumento dell'astensionismo, che ai ballottaggi è cresciuto di 13 punti rispetto al primo turno di due settimane fa e di 11 punti rispetto al secondo turno del 2007.

Se ad una tornata locale in cui il cittadino può eleggere direttamente il suo sindaco vota solo il 51,4%, vuol dire davvero che quella che un tempo si sarebbe definita la frattura tra Paese reale e Paese legale è ormai quasi insanabile, e che la sfiducia non riguarda più solo le nomenklature costose e parassitarie, ma la stessa democrazia rappresentativa.

Lo conferma il clamoroso successo del Movimento 5 Stelle, che va molto al di là della conquista finale nella "Stalingrado" emiliana, dove Pizzarotti ha quasi doppiato i voti del rivale Bernazzoli: vuol dire che ha intercettato non solo i consensi dirottati dal Pdl, ma anche quelli più arrabbiati del Pd. Il grillismo ha fatto il pieno quasi ovunque, da Genova (oltre il 15%) a Verona (9,5%), da La Spezia (10,7%) ad Alessandria (11.7%).

Pur presentandosi solo in 101 comuni su 941, dopo il primo turno l'Istituto Cattaneo lo accreditava di un 8,7% a livello nazionale. Dopo i ballottaggi c'è già chi gli accredita addirittura un 20%. Probabilmente il dato è sovrastimato. Sicuramente l'offerta politica dei candidati sindaci scelti da Grillo è più credibile di quella che lui stesso propone per il governo del Paese.

Ma il dato politico è incontrovertibile: il comico genovese ha stravinto. E stavolta non c'è niente da ridere. I suoi competitori hanno ora il dovere del confronto: l'etichetta snobistica da "guitto" sfascista e qualunquista non può più servire. Lui stesso ha ora il dovere della responsabilità: la rendita facile e demagogica dei Vaffa-day non può più bastare.

L'Italia "azzurra" non esiste più: la scomparsa del Pdl dal territorio è più stupefacente persino di quella del suo padre-padrone dal Palazzo. Il partito del popolo delle Libertà ammaina la sua bandiera ovunque, dalle sue roccaforti del Nord alle sue casematte del Sud. E fa quasi tenerezza Angelino Alfano, il povero "segretario senza il quid", che vede capitolare la trincea proprio nella sua città natale, Agrigento. L'Italia "verde" va scomparendo: la disfatta della Lega è più sorprendente persino della resistenza del Senatur. E fa quasi sorridere Maroni, il povero "barbaro sognante", che tra le macerie giura "la traversata nel deserto è finita", senza capire che invece comincia solo adesso. L'asse Berlusconi-Bossi muore qui, insieme all'uso politico della Questione Settentrionale che la "premiata ditta" ne ha fatto in questi lunghi anni, nascondendo i più biechi interessi affaristici dietro i vessilli ideologici del populismo e del federalismo.

L'Italia "rossa" resiste, e semmai riallarga i suoi confini nelle zone in cui li aveva ridotti da anni.
Ha ragione Bersani a rivendicare il risultato.

Ma al leader del Pd non può sfuggire che il suo partito al momento vive e vegeta soprattutto grazie ai collassi dell'avversario. Non può sfuggirgli che il "grande partito dei progressisti italiani" oggi arriva a stento al 25%. Non può sfuggirgli che, nonostante le ultime "riconquiste" di schieramento, le insegne che svettano sui municipi di Milano o di Genova, di Napoli, di Cagliari o di Palermo non sono le sue. E quanto alla sconfitta di Parma, non può sfuggirgli l'effetto surreale che produce lui stesso, quando replica "non è vero che perdiamo ovunque contro i grillini, il Pd ha vinto a Budrio e a Garbagnate".

Questa è quasi comicità involontaria.


Infine, con il fallimento del Terzo Polo di Casini e senza una seria riforma della legge elettorale, a Bersani non può sfuggire che di qui al 2013 non ci sono vie d'uscita: può solo riproporre un caravanserraglio simil-unionista, insieme a Vendola e a Di Pietro. Una non-soluzione che forse serve a vincere ma non a governare, e che gli italiani hanno già testato con esiti disastrosi nel 2006.

Sfiancati da un quasi ventennio di Forza Italia, gli elettori ora chiedono con forza un'"altra Italia". Il Pd è ormai il primo partito della nazione. Tocca alla sinistra riformista riscrivere il progetto. Elaborare i contenuti e individuare il "contenitore" che possa raccogliere l'istanza di rinnovamento sempre più urgente nel Paese.

Non ci si può sedere sulla riva del fiume, e aspettare che passi il cadavere dei nemici. Chi si ferma a Budrio e Garbagnate è perduto.

m.giannini@repubblica.it
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Se ascolti il ragazzino di 23 anni di Mira (ad Agorà) ti accorgi che siamo tornati indietro nel tempo, al 1946, quando un, due, tre,..pronti via, la neonata democrazia ha archiviato il fascismo. I sindaci, di qualsiasi colore, avevano il compito di partecipare alla ricostruzione del Paese, e di conseguenza, si sono rivoltati le maniche e hanno lavorato per i cittadini. E’ quanto si ravvisa stamani nelle parole di Alvaro Maniero il nuovo sindaco di Mira, un nome e cognome che più veneto di così si muore, che ha le idee molto chiare sulle responsabilità del suo mandato. Va ad amministrare dei cittadini a prescindere dai vecchi logori interessi dei partiti.

Non deve quindi meravigliare nessuno se per la prima volta i sondaggi di Pagnoncelli attribuiscono al M5S un 18,5 % che piazza il Movimento 5 Stelle al secondo posto a livello nazionale.

Sbaglia Grillo quando vieta a questi ragazzi di farsi vedere in tv. Sbaglia perché non valuta lo stato d’animo attuale degli italiani nei confronti dei politici italiani.

Se sono tutti come il sindaco di Mira in un mese il M5S diventerebbe di colpo il primo partito d’Italia provocando il conseguente terremoto per l’estinzione dei dinosauri.

Esiste però un problema tecnico fondamentale che si continua ad evitare diffusamente, l’amministrazione di un Comune tecnicamente non è la stessa cosa dell’amministrazione di una Nazione.

Gli italiani, il M5S e Grillo ci riflettano.
soloo42000
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da soloo42000 »

Infine, con il fallimento del Terzo Polo di Casini e senza una seria riforma della legge elettorale, a Bersani non può sfuggire che di qui al 2013 non ci sono vie d'uscita: può solo riproporre un caravanserraglio simil-unionista, insieme a Vendola e a Di Pietro. Una non-soluzione che forse serve a vincere ma non a governare, e che gli italiani hanno già testato con esiti disastrosi nel 2006.

Capito perche` Bersani e` in stallo?

Da un lato l'ipotesi unionista, vista persino da Giannini come un "caravanserraglio".
E certo la pochezza di Di Pietro e Vendola, unita a quella dei dirigenti PD, di sicuro confermano l'opinione di Giannini.

Dall'altro l'ipotesi centrista, che non sta in piedi politicamente, ed espone il PD ad ulteriore perdita di consensi.

L'unica via d'uscita e` PEDALARE, come direbbe Prodi.
Fare politica.
Fare proposte.
Avere quella massa critica di consensi tale da non esporre il PD alle bizze di alcuno.

Non si tratta di autosufficienza.
Ma di avere le energie politiche sufficienti a guidare politicamente una coalizione.

Col 20-25% e grillo che cresce il PD non va da nessuna parte.


Ma se per pura ipotesi fantapolitica, il PD affermasse in questi mesi una propria vera proposta politica, e salisse al 35%, e catalizzasse consensi di CSX facendo crescere anche gli alleati.

Allora forse, eviteremmo l'errore di Occhetto.

Riusciranno i nostri eroi?

Vedarem.

soloo42000
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

EDITORIALE
Per chi suona la campana
di EZIO MAURO

"Il Pdl è finito, guiderò io il nuovo partito"
Berlusconi tentato di tornare in campo


LA QUESTIONE non è Grillo. È la richiesta esasperata di cambiamento che i cittadini rivolgono alla politica dopo anni di occasioni perdute che hanno divorato la fiducia nei partiti e nel Parlamento, portandola al livello più basso d'Europa. La crisi fa il resto, erodendo le basi stesse della democrazia, come accade quando la perdita del lavoro si rivela perdita della libertà materiale, senza la quale non c'è libertà civile. Ci si può stupire, a questo punto, se il voto diventa un ciclone in grado di cambiare il panorama politico italiano?

In realtà siamo solo all'inizio. Non ci sono più strutture politiche e culturali in grado di reggere (si chiamavano partiti), lo Stato è indebolito, la democrazia infragilita. Mezzo Paese, addirittura, non crede più nel voto, come se scegliere chi ci governa non fosse importante. Come se il cambiamento fosse impossibile, o peggio, inutile. È facile prevedere che in questa crisi acuta di rappresentanza ogni voto diventerà un redde rationem, ogni antagonista al sistema verrà applaudito, ogni semplificazione sarà premiata. Non si capisce per quale strada e con quali strumenti si potrà costruire una nuova classe dirigente del Paese, perché la protesta non lascia intravvedere nessuna proposta. Ma si capisce benissimo che per la classe dirigente attuale sta suonando il segnale dell'ultimo giro.

Grillo è la spia di tutto questo, ed è una valvola di sfogo. L'impoverimento progressivo della politica, la sua perdita di efficienza, la sua separatezza dai cittadini ha prodotto negli ultimi anni solitudini civiche sparse, smarrimenti individuali del sentimento di cittadinanza, secessioni personali: la platea italiana ideale per essere radunata ogni volta che la politica si riduce ad uno show, quando la battuta di un comico cortocircuita in una risata una situazione complessa, mentre il cittadino è trasformato in spettatore, la partecipazione diventa audience, la condivisione prende la forma di un applauso.

È questa la nuova politica, o è la sua caricatura estrema e paradossale? E tuttavia quanti cittadini delusi e comunque interessati alla cosa pubblica accettano questo elettrochoc per desiderio di cambiamento, per una sacrosanta voglia di facce nuove, di criteri di selezione aperti e trasparenti? Per una domanda - ecco il punto - di autonomia e libertà della politica, aperta alla società e alla sua disponibilità a trovare nuove forme di coinvolgimento, di responsabilità e di impegno?

Il paradosso è vedere ciò che resta dell'armata berlusconiana votare Monti alla Camera, con il rigore e l'austerità, e votare nello stesso tempo Grillo a Parma, con il vaffa e lo sberleffo. Come l'impiccato che compra la corda per il suo boia. Forse il Pdl pensa che i populismi siano tutti uguali, interscambiabili, perché parlano alla pancia degli elettori, ne sollecitano gli istinti, si presentano come alieni al potere, come esclusi, o almeno come outsider. Grillo ha favorito questa scelta, senza mai distinguere tra destra e sinistra, anzi facendo di Parma una questione nazionale ha trasformato il Pd nel suo principale avversario.

Ma questo non basta per spiegare la nemesi del grande populista italiano che va politicamente a morire in braccio ad un comico scegliendolo per disperazione come leader-rifugio, mentre qualche anno fa gli avrebbe offerto tutt'al più un ingaggio serale in qualche drive-in.

In realtà il Pdl cammina barcollante come un partito cieco, senza rotta e senza guida, polverizzato nel voto dei cittadini e nel consenso dei gruppi sociali: non esiste più. La crepa che gli scandali privati (in realtà tutti politici) di Berlusconi hanno aperto tre anni fa nel suo rapporto con gli italiani si è allungata fin qui, fino a decretare dentro le urne municipali quella sconfitta definitiva che l'ex premier e i suoi cantori cercano di dissimulare nella larga coalizione che sostiene Monti.

Berlusconi ha perso il vero piffero magico che aveva nel '94, quando è sceso in campo, e che ha conservato in tutti questi anni: il potere di coalizione. Oggi non coalizza più a destra, con la Lega spappolata dagli scandali contronatura, e nemmeno al centro, dove Casini ogni giorno chiude la porta in faccia ad Alfano, perché non intende tornare sotto padrone, finché Berlusconi rimarrà proprietario dei resti del suo partito.

Il potere di coalizione è invece la vera arma che tiene in piedi il Pd, vittorioso in tutti i calcoli elettorali: ma spesso con candidati altrui, come succede a Palermo e Genova dopo Milano e Napoli. Tuttavia il Pd resiste più degli altri partiti, proprio perché ha una naturale capacità di coalizzare a sinistra, con Di Pietro e Vendola, e un'ipotesi addirittura di allargamento al centro, verso un centrosinistra europeo con Casini. In più, Bersani gode della rendita di posizione di chi vede il suo avversario affondare: anche se dovrebbe domandarsi perché della crisi di Berlusconi beneficia spesso (e clamorosamente) Grillo, mentre dopo l'anomalia berlusconiana in un sistema che funziona dovrebbe essere la sinistra ad avvantaggiarsi direttamente della scomparsa della destra.

Tutto questo dovrebbe consigliare al Pd di non fare sonni tranquilli. La spinta al cambiamento investe di petto anche la sinistra, le domande di rinnovamento sono qui anzi più radicali e più motivate. Perché la grande novità rispetto allo sconvolgimento post-Tangentopoli del '92-94, è che questa volta sono in crisi i valori dell'individualismo, del desiderio, del privato e del liberismo che consentirono a Berlusconi di incanalare a destra il malcontento, di modellarlo sulla sua figura, di ricostruirlo come struttura doppia di ribellione e di consenso per una leadership fortemente anomala rispetto ai partiti moderati e conservatori occidentali.

Oggi questa stagione è tramontata, sepolta in Italia dalla prova di malgoverno e dagli abusi, nel mondo dalla crisi. Il sentimento dominante è quello della percezione della disuguaglianza, con il rifiuto della sproporzione di questi anni, della dismisura, con la richiesta di equità, di giustizia sociale. La vera domanda è una domanda di lavoro, e cioè di obbligazione reciproca davanti alla necessità, di legame sociale, di dignità e di responsabilità. Ecco perché la sinistra è direttamente interpellata dall'esigenza di cambiamento, a cui in questi anni non ha saputo rispondere ma a cui non può più sottrarsi oggi.

O si cambia, semplicemente, o si muore. Bisogna ridare un senso alla politica, alla funzione democratica dei partiti, rendendoli forti perché contendibili, sicuri perché scalabili, finalmente aperti. Bisogna recuperare "l'onore sociale" dei vecchi servitori dello Stato, il potere in forza della legalità, in forza della "disposizione all'obbedienza", nell'adempimento di doveri conformi ad una regola. Il senso dello Stato e del suo servizio: separandosi - e già il ritardo è colpevole - dagli abusi dei costi troppo alti della politica, dai riti esibiti del potere, da tutto ciò che rende la classe politica "casta", cioè qualcosa di indistinguibile, che nel privilegio e nella lontananza annulla opzioni, voti e scelte diverse, che pure esistono, e contano.

Se il Pd pensasse che la domanda di cambiamento radicale della politica non lo riguarda, si suiciderebbe consegnando il campo all'antipolitica. Anche perché la geografia dell'Italia che andrà al voto non sarà quella di oggi. Il vuoto e i voti in libertà a destra cercano un autore, un padrone, un idolo, magari anche soltanto un leader: e qualche nuovo pifferaio sta sicuramente preparando il suo strumento. Se il Pd non cambia, rischia di risultare vecchio davanti a qualche incarnazione post-berlusconiana spacciata come novità.

L'antipolitica genera storie più che biografie, personaggi più che uomini di Stato, semplificazioni più che progetti. Ma un Paese disorientato e disancorato da ogni tradizione politica e culturale occidentale, può finir preda di qualsiasi illusione. Perché l'antipolitica è sempre la spia dell'indebolimento di un sentimento pubblico e di una coscienza nazionale.

Per questo l'establishment italiano (che prepara la corsa ad ereditare qualche spazio politico di supplenza dal vuoto dei partiti) non può ritenersi assolto gettando tutte le colpe sulla politica: ma deve rendere conto di questo deficit complessivo di rappresentanza, di questo improverimento del sistema-Italia, dello smarrimento di ogni spirito repubblicano condiviso. O si cambia, o la campana suona per tutti.


(23 maggio 2012)

http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HRER1-1
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Da “Alto gradimento” ad “Alto godimento”


CASE CHIUSE


Li chiamano “moderati”, o meglio i rappresentanti politici dei moderati. Si fanno chiamare in alternativa anche “centristi”,…..centristi de’ che? Qual è la politica di centro?

In realtà sono tenutari di bordelli, di Case chiuse.

A pagina 3 di Repubblica di stamani spicca:

La polemica

Casini e l’unità dei moderati
“E’ un progetto senza senso


ROMA – PierFerdinando Casini respinge anche l’ultimo corteggiamento di Berlusconi e Alfano. Alle avances del Pdl il leader centrista replica: <<L’unità dei moderati che si evoca è per andare dove? Se è per fare lo sciopero fiscale, chiedere che il governo Monti vada a casa e marciare contro Equitalia no.

Se è per fare scelte impopolari che il momento richiede e per sostenere Monti sì.
Spiegatemi a cosa serve l’unità dei moderati.

Quando ci sarà un chiarimento potrò rispondere alla domanda, che allo stato attuale, è incomprensibile>>.

Per Casini, inoltre resta valida la condizione già avanzata negli ultimi mesi del governo Berlusconi, per la quale il suo partito si potrebbe sedere intorno ad un tavolo per discutere con il Pdl solo se il Cvaliere farà un passo indietro, uscendo dalla scena politica.

Quanto al suo possibile legame politico con Luca Cordero di Montezemolo, il centrista dice: <<Ho contatti con tutti e con nessuno. Montezemolo, lo conosco da anni e con lui ci sono i contatti che ci sono stati in questi anni, nulla di particolare>>


=======

In verità il Partito della Nazione, tanto sbandierato dal noto tenutario prima dell’ultimo terremoto elettorale prevedeva e prevede l’unità dei moderati.

Se la propone lui va bene e se la propone il caro estinto, no?

Sembra proprio che le cose stiano così. Berlusconi deve uscire dalla scena politica.

Che strano, ..che smemorato di Bologna è Pier. Già dimenticato quando saltavano tutti e quattro allegri e festanti sui palchi, lui, il caro estinto, Gianfrà e il colonnello Buttiglione? Cantando: <<Chi non salta comunista è?>>

Guadando quelle performance da “Case chiuse”, esprimevamo giudizi negativi nei confronti del caro estinto.

Adesso cosa è cambiato onorevole Pierazzurro? Il caro estinto è sempre quello di allora,…..e noi eravamo i fessi denigratori? Ma ci faccia il piacere………….

Il match a destra è divertente.

Casini non vuole Berlusconi.

Berlusconi ha fatto l’ultimo tentativo con il suo ambasciatore Pisanu,.. ma la risposta è picchè.

Il caro estinto ha fatto sapere che andrà avanti ugualmente con il suo 20 %. (La Repubblica di ieri)

Il caro estinto spinge anche per l’alleanza con Luca Cordero.

Montezuma e Giulia Sofia per conto dell’Italia dei carini fa sapere che non vuole allearsi con la zavorra in via di estinzione come il caro estinto.

Ma il capo dell’Italia dei carini non vuole neppure Pierazzurro,..il feeling ce l’ha con Fini.

Pierazzurro mitiga il fatto facendo ricorso al politichese.

<<Ho contatti con tutti e con nessuno. Montezemolo, lo conosco da anni e con lui ci sono i contatti che ci sono stati in questi anni, nulla di particolare>>

Che tradotto dal politichese significa : Io e Luca nun ce pjamo…………..Luca non vuole stare sotto…….

Il Pdl viene dato oggi su Repubblica per “dislenguato” (sciolto come neve al sole),…nun ce stà chiù.

Adesso sono in tre prime donne a dividersi l’elettorato di destra. Staremo a vede che succede.

Se a sinistra non ci fossero gli zombie di Poltrone & Forchette, l’occasione sarebbe d’oro.


Pier Luigi bersani in questi anni di capo dei piddini ha sempre sostenuto che è difficile fare politica con la presenza di Berlusconi.

Adesso Berlusconi non esiste più ma per il segretario del PD sembra che le difficoltà di fare politica siano sempre le stesse di prima.

Non è Berlusconi il problema, …..ma lui e i suoi dinosauri da museo delle cere.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

LA SITUAZIONE
di PIETRO VISCONTI
Pdl senza bussola
e riforme a zig zag



Il Pdl è ormai senza bussola. "Partito finito" dice Berlusconi ai suoi.

"Azzerare tutto e rifare la squadra" chiede Scajola.

"Cambiamo in fretta - avvisa Galan - o rischiamo di scomparire".

Ma i propositi rivoluzionari restano al momento parole, la "svolta" annunciata settimane fa dal segretario Alfano è un'intenzione travolta dai ko a catena nelle città andate al voto.

I sondaggi commissionati dallo stesso Berlusconi danno il partito nettamente sotto il 20 per cento.

Per Swg il Pdl è al 17 per cento, sorpassato dai 5 Stelle.


Pro memoria: tre anni fa i voti (veri) erano al 37 per cento. Insomma, Pdl dimezzato, addirittura scomparso fisicamente da molti consigli comunali.

Per risorgere non basterà certo solo un nome nuovo. Sabato entreranno in scena i "rottamatori": sarà un termometro per misurare quante energie rigeneratrici sa ancora catalizzare quello che è stato per quindici anni il partito-guida del centrodestra italiano.

La politica ruota ancora molto attorno all'exploit di Grillo. Il botto di Parma ha reso evidente la potenzialità di un movimento nutrito dalla rabbia contro la "casta". Sarà una coincidenza, ma il Parlamento sembra essersi svegliato: entro domani dovrebbe essere approvata la legge che dimezza i rimborsi dei partiti. Bersani rivendica il risultato: "L'avevamo promesso e l'abbiamo fatto". (SAI CHE ROBA - NDT)

Sarà più difficile mantenere un altro impegno, quello sulla legge elettorale. Prima i partiti si erano dati appuntamento a dopo i ballottaggi per trovare una sintesi tra le varie ricette in campo, ora si sono auto-rinviati alla metà di giugno. Posizioni ancora troppo distanti, il rischio di andare votare nel 2013 con il porcellum riprende quota.

http://www.repubblica.it/politica/?ref=HRHM1-2
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