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Como, un operaio con un milione di euro nel cruscotto
Aveva nascosto in auto un milione di euro in contanti in un doppiofondo ricavato dietro il cruscotto, ma un quarantenne comasco è stato scoperto e denunciato al rientro dalla Svizzera: l'uomo è un operaio. E' stato così chiesto l'intervento dei finanzieri specializzati in doppifondi, che hanno individuato l'intercapedine e il denaro in sacchetti sottovuoto. Il sospetto è che l'uomo sia uno spallone, ovvero incaricato di portare il denaro oltreconfine per conto terzi
http://video.repubblica.it/edizione/mil ... 8678?video
( servizio completo mandato in onda stasera da rainews24 )
Aveva nascosto in auto un milione di euro in contanti in un doppiofondo ricavato dietro il cruscotto, ma un quarantenne comasco è stato scoperto e denunciato al rientro dalla Svizzera: l'uomo è un operaio. E' stato così chiesto l'intervento dei finanzieri specializzati in doppifondi, che hanno individuato l'intercapedine e il denaro in sacchetti sottovuoto. Il sospetto è che l'uomo sia uno spallone, ovvero incaricato di portare il denaro oltreconfine per conto terzi
http://video.repubblica.it/edizione/mil ... 8678?video
( servizio completo mandato in onda stasera da rainews24 )
Re: Top News
SDRAIATI NEL PALAZZO DEL CONSIGLIO REGIONALE IN CALABRIA IN ATTESA DEL NUOVO MUSEO
Tre anni da precari per i Bronzi di Riace
Trasferiti per evitare prestiti, sono rimasti nell'androne del consiglio regionale
Lo spostamento dei Bronzi di Riace a Palazzo Campanella avvenuto nel 2009 (Fotogramma)
Se finisce come con la vecchia cartolina che celebrava il ponte di Messina, stiamo freschi: addio ponte, resta solo la cartolina. Anche i Bronzi di Riace hanno avuto la loro cartolina celebrativa: per i 150 anni dell'Unità. Ma sono ancora sdraiati nell'androne del Consiglio regionale perché il «loro» museo, che doveva essere riaperto il 17 marzo 2011, è ancora chiuso.
Mancano i soldi e l'impresa se ne è andata. Ieri pomeriggio il governatore Giuseppe Scopelliti ha diffuso un comunicato rasserenante. Titolo: «Finalmente saranno completati i lavori del Museo Nazionale della Magna Grecia». Esordio: «Abbiamo reperito, in un gioco di squadra con il Governo Nazionale, i fondi necessari per ultimare i lavori...». Due righe sotto, il ritocco: «il Cipe valuterà nei prossimi giorni l'assegnazione di 6 milioni di euro che si aggiungeranno ai 5 milioni già previsti dalla Regione...» Cosa vuol dire «valuterà»? Cosa vuol dire «previsti»? Ci sono o non ci sono, i soldi?
In riva allo Stretto non è che si fidino più molto degli impegni. La stessa sovrintendente Simonetta Bonomi, una padovana che ha seguito passo passo il restauro dell'edificio progettato dall'architetto del Duce Marcello Piacentini, dopo tante delusioni è scettica quanto San Tommaso: «Spero che stavolta sia vero. Dopo avere visto tanti rinvii, però, insomma...».
Ma cominciamo dall'inizio. Quelle che diversi studiosi considerano come Salvatore Settis «le più belle statue greche di bronzo del mondo, al punto che neppure al museo di Atene c'è niente di simile», sono da tempo al centro di un dibattito che ha assunto spesso i toni di uno scontro frontale. Di qua chi li considera un patrimonio dell'umanità appartenente allo Stato italiano (il più brusco è Vittorio Sgarbi: «Sono di tutti, mica dei reggini!») e dunque da mettere a disposizione con le cautele del caso di una platea più vasta di visitatori («È inutile lasciarli lì, sotto la polvere», si è avventurato a dire il direttore generale del ministero Mario Resca) di là i calabresi che, davanti alla sola ipotesi che il «loro» Bronzi potessero essere spostati, per esempio alla Maddalena per il G8 come avrebbe voluto Silvio Berlusconi, si sentono rizzare i capelli in testa: «Giù le mani!»
Fatto sta che dopo essere stati visti, ammirati, venerati a Firenze e a Roma da un milione di visitatori subito dopo il restauro che li aveva restituiti alla loro solenne bellezza dopo il fortunoso recupero di due sub nel mare di Riace (il soprintendente toscano fu costretto a un appello tv per arginare le folle giacché il personale era «sottoposto a turni di lavoro massacranti in condizioni disumane») i due «wonderful bronzes» sono stati via via un po' dimenticati.
Troppo «lontana» Reggio Calabria, troppo scarsi e scadenti i collegamenti aerei e ferroviari, troppo caotica e pericolosa l'autostrada Salerno-Reggio ingombra di cantieri che non si chiudono mai. Fatto sta che, come scoprì Antonietta
Catanese sul Quotidiano , in tutto il 2008 le due statue avevano avuto 130 mila visitatori di cui solo 50.085 a pagamento: un terzo dello zoo di Pistoia. Numero calato ulteriormente nel 2009, chiuso alla vigilia di Natale con il trasferimento dei due guerrieri a palazzo Campanella, sede del «Consiglio» calabrese.
Era sembrata quella, alla Bonomi, la soluzione giusta: no a prestiti al Louvre, a Roma o Napoli e men che meno a Palazzo Chigi per una passarella internazionale. Meglio l'offerta dell'allora presidente dell'assemblea regionale, Giuseppe Bova: allestire nel grande androne di palazzo Campanella una sala dalla parete di vetro dietro la quale i due Bronzi, sdraiati come pazienti ricoverati all'ospedale, fossero insieme sottoposti a un check-up ed esposti per il tempo strettamente necessario, un anno, alle visite dei turisti.
Il check-up è andato bene: nonostante alcune micro-fratture e i danni provocati, spiega la sovrintendente, «dall'aria di Reggio Calabria, che tiene insieme il salso del mare, lo smog del traffico automobilistico e certe polveri dell'Etna», i magnifici guerrieri sono in forma. Ciò che è andato male è il restauro dell'edificio che avrebbe dovuto essere completato in tempi strettissimi così da riaprire come dicevamo, alla presenza forse di Napolitano, il 17 marzo 2011, 150° della proclamazione dell'Unità.
Sulle prime, sembrò andare tutto benissimo. Traslocati i dipendenti in 7 appartamenti sparsi per la città, trasferiti i Bronzi e il resto della splendida collezione a palazzo Campanella (il meglio) e in un deposito, l'impresa incaricata di ristrutturare il palazzo e consolidarlo con tutte le garanzie antisismiche, la Cobar, lavorò a ritmo forsennato. Fino a 250 operai, geometri, manovali, capi mastri, trafficavano febbrili per mesi per tre turni al giorno, notti comprese, spesso anche il sabato e la domenica, a costo di pagare astronomici straordinari.
Pareva fatta. Pareva che stavolta la maledizione del Sud incapace di rispettare i tempi fosse sconfitta. Poi, di colpo, finirono i soldi. Dice qualche (altissima) linguaccia ministeriale che «è successo quel che succede sempre: rincari, rincari, rincari». Dice la Bonomi che no, su consiglio degli esperti convocati proprio per evitare errori, «sono state via via aggiunte opere non previste. La bellissima copertura di vetro del cortile interno, la climatizzazione speciale che offra alle statue la massima garanzia, la camera dove i visitatori dovranno fermarsi un minuto per essere igienizzati prima di entrare nella stanza...».
Fatto sta che i quasi 18 milioni di euro iniziali sono finiti, l'impresa si è trovata in rosso per 6 milioni e a un certo punto, visto che i soldi non arrivavano, ha piantato lì tutto e se n'è andata. Risultato: mentre i Bronzi continuavano ad essere sfruttati come simbolo della Calabria anche con uno spot tivù contestatissimo dal «Quotidiano di Calabria» e poi dal «Corriere della Calabria» e da intellettuali calabresi come Settis o Battista Sangineto (che se la prese con l'«uso» delle statue per la reclame della Renault, come marchio di uova e addirittura per un fumetto porno) la riapertura del museo è stata via via spostata. Prima a maggio 2011 e poi in autunno e poi al 2012 e via così.
Al punto che, per chiudere il cantiere e preparare l'allestimento con quei 5 milioni promessi dalla Regione, se anche i soldi arrivassero davvero domani mattina (auguri!) come pare sia stato promesso anche dal ministro Fabrizio Barca, la stessa sovrintendente ammette che per aprir le porte al primo visitatore ci vorrebbero «almeno sei mesi». Per capirci: minimo minimo si va all'autunno. Anniversario del francobollo che celebrava la riapertura.
E a questo punto, quali che siano le responsabilità (la Regione, il ministero, il governo...) si torna al tema: possibile che non si riesca mai a rispettare i tempi? Valeva la pena, per rispetto dei timori calabresi d'uno «scippo», di tenere per tre lunghi, interminabili anni quelle due statue che sarebbero venerate non solo a Roma o a Napoli ma al Louvre e all'Ermitage di San Pietroburgo, al British Museum e al Metropolitan di New York, sdraiate nell'androne del consiglio regionale calabrese?
Sergio Rizzo
Gian Antonio Stella
Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella
2 marzo 2012 | 19:47
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tre anni da precari per i Bronzi di Riace
Trasferiti per evitare prestiti, sono rimasti nell'androne del consiglio regionale
Lo spostamento dei Bronzi di Riace a Palazzo Campanella avvenuto nel 2009 (Fotogramma)
Se finisce come con la vecchia cartolina che celebrava il ponte di Messina, stiamo freschi: addio ponte, resta solo la cartolina. Anche i Bronzi di Riace hanno avuto la loro cartolina celebrativa: per i 150 anni dell'Unità. Ma sono ancora sdraiati nell'androne del Consiglio regionale perché il «loro» museo, che doveva essere riaperto il 17 marzo 2011, è ancora chiuso.
Mancano i soldi e l'impresa se ne è andata. Ieri pomeriggio il governatore Giuseppe Scopelliti ha diffuso un comunicato rasserenante. Titolo: «Finalmente saranno completati i lavori del Museo Nazionale della Magna Grecia». Esordio: «Abbiamo reperito, in un gioco di squadra con il Governo Nazionale, i fondi necessari per ultimare i lavori...». Due righe sotto, il ritocco: «il Cipe valuterà nei prossimi giorni l'assegnazione di 6 milioni di euro che si aggiungeranno ai 5 milioni già previsti dalla Regione...» Cosa vuol dire «valuterà»? Cosa vuol dire «previsti»? Ci sono o non ci sono, i soldi?
In riva allo Stretto non è che si fidino più molto degli impegni. La stessa sovrintendente Simonetta Bonomi, una padovana che ha seguito passo passo il restauro dell'edificio progettato dall'architetto del Duce Marcello Piacentini, dopo tante delusioni è scettica quanto San Tommaso: «Spero che stavolta sia vero. Dopo avere visto tanti rinvii, però, insomma...».
Ma cominciamo dall'inizio. Quelle che diversi studiosi considerano come Salvatore Settis «le più belle statue greche di bronzo del mondo, al punto che neppure al museo di Atene c'è niente di simile», sono da tempo al centro di un dibattito che ha assunto spesso i toni di uno scontro frontale. Di qua chi li considera un patrimonio dell'umanità appartenente allo Stato italiano (il più brusco è Vittorio Sgarbi: «Sono di tutti, mica dei reggini!») e dunque da mettere a disposizione con le cautele del caso di una platea più vasta di visitatori («È inutile lasciarli lì, sotto la polvere», si è avventurato a dire il direttore generale del ministero Mario Resca) di là i calabresi che, davanti alla sola ipotesi che il «loro» Bronzi potessero essere spostati, per esempio alla Maddalena per il G8 come avrebbe voluto Silvio Berlusconi, si sentono rizzare i capelli in testa: «Giù le mani!»
Fatto sta che dopo essere stati visti, ammirati, venerati a Firenze e a Roma da un milione di visitatori subito dopo il restauro che li aveva restituiti alla loro solenne bellezza dopo il fortunoso recupero di due sub nel mare di Riace (il soprintendente toscano fu costretto a un appello tv per arginare le folle giacché il personale era «sottoposto a turni di lavoro massacranti in condizioni disumane») i due «wonderful bronzes» sono stati via via un po' dimenticati.
Troppo «lontana» Reggio Calabria, troppo scarsi e scadenti i collegamenti aerei e ferroviari, troppo caotica e pericolosa l'autostrada Salerno-Reggio ingombra di cantieri che non si chiudono mai. Fatto sta che, come scoprì Antonietta
Catanese sul Quotidiano , in tutto il 2008 le due statue avevano avuto 130 mila visitatori di cui solo 50.085 a pagamento: un terzo dello zoo di Pistoia. Numero calato ulteriormente nel 2009, chiuso alla vigilia di Natale con il trasferimento dei due guerrieri a palazzo Campanella, sede del «Consiglio» calabrese.
Era sembrata quella, alla Bonomi, la soluzione giusta: no a prestiti al Louvre, a Roma o Napoli e men che meno a Palazzo Chigi per una passarella internazionale. Meglio l'offerta dell'allora presidente dell'assemblea regionale, Giuseppe Bova: allestire nel grande androne di palazzo Campanella una sala dalla parete di vetro dietro la quale i due Bronzi, sdraiati come pazienti ricoverati all'ospedale, fossero insieme sottoposti a un check-up ed esposti per il tempo strettamente necessario, un anno, alle visite dei turisti.
Il check-up è andato bene: nonostante alcune micro-fratture e i danni provocati, spiega la sovrintendente, «dall'aria di Reggio Calabria, che tiene insieme il salso del mare, lo smog del traffico automobilistico e certe polveri dell'Etna», i magnifici guerrieri sono in forma. Ciò che è andato male è il restauro dell'edificio che avrebbe dovuto essere completato in tempi strettissimi così da riaprire come dicevamo, alla presenza forse di Napolitano, il 17 marzo 2011, 150° della proclamazione dell'Unità.
Sulle prime, sembrò andare tutto benissimo. Traslocati i dipendenti in 7 appartamenti sparsi per la città, trasferiti i Bronzi e il resto della splendida collezione a palazzo Campanella (il meglio) e in un deposito, l'impresa incaricata di ristrutturare il palazzo e consolidarlo con tutte le garanzie antisismiche, la Cobar, lavorò a ritmo forsennato. Fino a 250 operai, geometri, manovali, capi mastri, trafficavano febbrili per mesi per tre turni al giorno, notti comprese, spesso anche il sabato e la domenica, a costo di pagare astronomici straordinari.
Pareva fatta. Pareva che stavolta la maledizione del Sud incapace di rispettare i tempi fosse sconfitta. Poi, di colpo, finirono i soldi. Dice qualche (altissima) linguaccia ministeriale che «è successo quel che succede sempre: rincari, rincari, rincari». Dice la Bonomi che no, su consiglio degli esperti convocati proprio per evitare errori, «sono state via via aggiunte opere non previste. La bellissima copertura di vetro del cortile interno, la climatizzazione speciale che offra alle statue la massima garanzia, la camera dove i visitatori dovranno fermarsi un minuto per essere igienizzati prima di entrare nella stanza...».
Fatto sta che i quasi 18 milioni di euro iniziali sono finiti, l'impresa si è trovata in rosso per 6 milioni e a un certo punto, visto che i soldi non arrivavano, ha piantato lì tutto e se n'è andata. Risultato: mentre i Bronzi continuavano ad essere sfruttati come simbolo della Calabria anche con uno spot tivù contestatissimo dal «Quotidiano di Calabria» e poi dal «Corriere della Calabria» e da intellettuali calabresi come Settis o Battista Sangineto (che se la prese con l'«uso» delle statue per la reclame della Renault, come marchio di uova e addirittura per un fumetto porno) la riapertura del museo è stata via via spostata. Prima a maggio 2011 e poi in autunno e poi al 2012 e via così.
Al punto che, per chiudere il cantiere e preparare l'allestimento con quei 5 milioni promessi dalla Regione, se anche i soldi arrivassero davvero domani mattina (auguri!) come pare sia stato promesso anche dal ministro Fabrizio Barca, la stessa sovrintendente ammette che per aprir le porte al primo visitatore ci vorrebbero «almeno sei mesi». Per capirci: minimo minimo si va all'autunno. Anniversario del francobollo che celebrava la riapertura.
E a questo punto, quali che siano le responsabilità (la Regione, il ministero, il governo...) si torna al tema: possibile che non si riesca mai a rispettare i tempi? Valeva la pena, per rispetto dei timori calabresi d'uno «scippo», di tenere per tre lunghi, interminabili anni quelle due statue che sarebbero venerate non solo a Roma o a Napoli ma al Louvre e all'Ermitage di San Pietroburgo, al British Museum e al Metropolitan di New York, sdraiate nell'androne del consiglio regionale calabrese?
Sergio Rizzo
Gian Antonio Stella
Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella
2 marzo 2012 | 19:47
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Re: Top News
Truffa all'Inps: pensioni indebitamente percepite di parenti morti
„
Truffe ai danni dell'Inps per un totale di 6 milioni di euro e 129 persone denunciate. E' quanto hanno scoperto gli agenti della Guardia di Finanza di Torino, indagando sulla riscossione di pensione di parenti e conoscenti deceduti. L'inchiesta ha permesso di revocare 336 pensioni indebitamente erogate dall'Inps, per un totale di 1,8 milioni di euro all'anno, e di recuperare all'erario 1,7 milioni che erano già stati erogati. Una donna continuava a riscuotere la pensione del padre morto oltre 30 anni fa.
I soldi delle pensioni venivano ritirati da parenti e conoscenti dei deceduti in due modi: c'era chi ritirava la pensione in contanti, presentandosi alle Poste con la delega del titolare di cui era stata dichiarata falsamente l'esistenza in vita oppure c'era chi, avendo il conto corrente cointestato, ometteva di comunicare il decesso del pensionato, continuando a incassarne mensilmente il vitalizio.
Di tutti i casi scoperti dalla Guardia di Finanza, vi sono una ventina di illeciti che si sono protratti per anni. La donna scoperta ad avere incassato la pensione del padre scomparso da oltre 30 anni ha già restituito 150.000 euro. Tra gli altri casi scoperti, c'é quello di un uomo che aveva apposto la falsa firma del nonno, deceduto sei anni prima, sul modulo per spostare il conto corrente da Torino al paese dove nel frattempo si era trasferito. (Ansa)“
ma è possibile che nel 2012 ancora non ci sia un sistema di incrocio di dati decente? L'inps sa se uno è vivo o morto solo se i parenti sono "onesti?" non si può mandare ogni anno a casa dei nonnetti un ufficiale ( inps, vigili, GDF .... )per redigere un certificato di esistenza in vita, senza il quale la delega è solo carta straccia?
„
Truffe ai danni dell'Inps per un totale di 6 milioni di euro e 129 persone denunciate. E' quanto hanno scoperto gli agenti della Guardia di Finanza di Torino, indagando sulla riscossione di pensione di parenti e conoscenti deceduti. L'inchiesta ha permesso di revocare 336 pensioni indebitamente erogate dall'Inps, per un totale di 1,8 milioni di euro all'anno, e di recuperare all'erario 1,7 milioni che erano già stati erogati. Una donna continuava a riscuotere la pensione del padre morto oltre 30 anni fa.
I soldi delle pensioni venivano ritirati da parenti e conoscenti dei deceduti in due modi: c'era chi ritirava la pensione in contanti, presentandosi alle Poste con la delega del titolare di cui era stata dichiarata falsamente l'esistenza in vita oppure c'era chi, avendo il conto corrente cointestato, ometteva di comunicare il decesso del pensionato, continuando a incassarne mensilmente il vitalizio.
Di tutti i casi scoperti dalla Guardia di Finanza, vi sono una ventina di illeciti che si sono protratti per anni. La donna scoperta ad avere incassato la pensione del padre scomparso da oltre 30 anni ha già restituito 150.000 euro. Tra gli altri casi scoperti, c'é quello di un uomo che aveva apposto la falsa firma del nonno, deceduto sei anni prima, sul modulo per spostare il conto corrente da Torino al paese dove nel frattempo si era trasferito. (Ansa)“
ma è possibile che nel 2012 ancora non ci sia un sistema di incrocio di dati decente? L'inps sa se uno è vivo o morto solo se i parenti sono "onesti?" non si può mandare ogni anno a casa dei nonnetti un ufficiale ( inps, vigili, GDF .... )per redigere un certificato di esistenza in vita, senza il quale la delega è solo carta straccia?
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Re: Top News
Bossi choc:
«Monti ? Rischia la vita al Nord»
http://www.unita.it/italia/bossi-all-at ... o-1.388626
-------------------------------------------------------------------------------------------------
per la serie:
"internateli"
abbiamo trasmesso:
"questo è riuscito a sfuggire alla cattura"
«Monti ? Rischia la vita al Nord»
http://www.unita.it/italia/bossi-all-at ... o-1.388626
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per la serie:
"internateli"
abbiamo trasmesso:
"questo è riuscito a sfuggire alla cattura"
Re: Top News
Giustizia & impunità | di Redazione Il Fatto Quotidiano | 6 marzo 2012
Lombardia, indagato per corruzione il leghista Boni. I pm: “Più di un milione al partito”
Ennesimo colpo per l'amministrazione Formigoni: il presidente del consiglio regionale accusato nell'ambito di un'inchiesta per tangenti urbanistiche. I pm Robledo e Filippini ipotizzano che le mazzette siano finite nelle casse del Carroccio. La replica: "Totalmente estraneo ai fatti, sono pronto a chiarire". Il Carroccio: "Valuteremo". Il governatore: "Se il danno sarà dimostrato, ci costituiremo parte civile"
Il presidente del Consiglio Regionale della Lombardia, Davide Boni, della Lega Nord, è indagato dalla procura di Milano per corruzione. Ma i soldi, per un totale di circa un milione di euro, potrebbero essere finiti nelle casse del partito di Umberto Bossi. L’indagine per presunte tangenti in campo urbanistico è condotta dai pm Alfredo Robledo e Paolo Filippini che hanno fatto notificare all’esponente del Carroccio un avviso di garanzia. Inquisiti anche un suo stretto collaboratore, Dario Ghezzi, per concorso in corruzione, e l’immobiliarista Luigi Zunino. A quanto emerge, l’inchiesta riguarda una serie di irregolarità nelle concessioni per aree edificabili, aree commerciali e immobili.
E’ l’ennesimo caso di presunto malaffare che colpisce l’amministrazione regionale di centrodestra retta da Roberto Formigoni. “Se fossero dimostrati degli atti dannosi nei confronti di Regione Lombardia, ci costituiremmo parte civile, come parte lesa”, ha detto il governatore. Che comunque ha aggiunto: ”Mi auguro che Boni riesca presto a dimostrare la sua totale estraneità. E’ chiaro che seguiamo e seguiremo con attenzione l’evolversi delle vicende, ma vale il principio della presunzione di innocenza fino a giudizio emesso”. Quanto a eventuali dimissioni di Boni dalla presidenza del consiglio, Formigoni afferma: “Lascio a lui la valutazione”.
“Boni e Ghezzi utilizzavano gli uffici pubblici della Regione come luogo di incontro per concludere accordi nonché per la consegna dei soldi”, scrivono i pm Robledo e Filippini nel decreto di perquisizione. E stimano un giro di tangenti per circa un milione di euro, tra date e promesse, “girate” tra il 2008 e il 2010, anche se si sarebbero verificati episodi più recenti. Una parte delle mazzette, secondo gli inquirenti, potrebbe essere andata a finanziare la Lega. I pm prefigurano una sorta di sistema finalizzato non all’arricchimento personale di chi intascava le tangenti, ma a foraggiare il partito.
Il grosso del denaro sarebbe stato utilizzato per “esigenze del partito”, mentre alcune mazzette di importo minore, secondo l’accusa, sarebbero state dirottate da Boni e Ghezzi ad altri esponenti della Lega per essere utilizzate nell’attività politica. Le tangenti sarebbero state pagate sempre in contanti e di conseguenza dei soldi “non è rimasta traccia”. Ma i pm giudicano “pienamente provato” il coinvolgimento di Boni e Ghezzi perché certificato da cinque verbali d’interrogatori resi da indagati e dalle intercettazioni. Tra questi, a quanto trapela, un compagno di partito di Boni, il consigliere provinciale Marco Paoletti.
Gli imprenditori Francesco Monastero, attivo nel settore della costruzione dei centri commerciali, e Luigi Zunino, sempre secondo l’accusa, avrebbero versato o promesso tangenti per ottenere agevolazioni nella realizzazione di opere. A intermediare, in una prima fase, sarebbe stato l’architetto Michele Ugliola. Quando quest’ultimo è finito sotto inchiesta, quindi “bruciato”, i passaggi di denaro sarrebbero avvenuti direttamente, nella segreteria di Dario Ghezzi. Nell’ambito di questa indagine una tranche, relativa a episodi che coinvolgono il comune di Sesto San Giovanni, è stata trasmessa a Monza.
Gli indagati sono otto: Davide Boni, Dario Ghezzi, Luigi Zunino, Francesco Monastero, l’architetto Ugliola, il cognato di quest’ultimo Gilberto Leuci, l’ex assessore al Comune di Cassano d’Adda e attuale consigliere provinciale della Lega Marco Paoletti e l’ex sindaco di Cassano d’Adda Edoardo Sala.
Il coinvolgimento di Boni, infatti, deriva da una precedente inchiesta su presunte tangenti che ha toccato i vecchi amministratori del Comune di Cassano D’Adda, in provincia di Milano. Inchiesta che aveva portato all’arresto dell’allora sindaco Sala. A dare impulso al nuovo filone investigativo sarebbero state una serie di dichiarazioni rese agli inquirenti dall’architetto Ugliola, coinvolto anche nel caso Montecity-Santa Giulia. Le accuse al presidente del Consiglio regionale lombardo fanno riferimento al periodo in cui rivestiva l’incarico di assessore all’Urbanistica e Territorio della Regione Lombardia, tra il 2005 e il 2010.
Oltre a Ugliola, anche il leghista Paoletti avrebbe tirato in ballo Boni. Sia il presidente del Consiglio regionale lombardo che il suo collaboratore Ghezzi hanno subito perquisizioni operate dai militari della Guardia di Finanza. Quanto all’immobiliarista Zunino, sarebbe stato beneficiario di alcuni interventi urbanistici.
Boni, mantovano, leghista della prima ora, ha immediatamente dichiarato la sua “totale estraneità” ai fatti contestati, offrendo “piena disponibilità a chiarire la mia posizione”.
Ancora una volta un’indagine per corruzione colpisce la Regione governata da Roberto Formigoni. Nei mesi scorsi sono finiti in carcere i pidiellini Massimo Ponzoni, segretario del Consiglio regionale ed ex assessore, e Franco Nicoli Cristiani, quest’ultimo vicepresidente del consiglio. E vicepresidente del consiglio era anche Filippo Penati, dirigente del Pd anche lui accusato di corruzione dalla Procura di Monza. A Milano è sotto processo per corruzione un altro assessore delle passate giunte Formigoni, Piergianni Prosperini, ex leghista passato ad An, che ha già patteggiato una condanna per lo stesso reato.
Ora tocca alla Lega fronteggiare politicamente un’inchiesta per corruzione. ”Sono aperte tutte le possibilità, ma al momento non c’è alcuna richiesta formale”, afferma il vicepresidente leghista della Regione Lombardia, Andrea Gibelli, a proposito de un’eventuale richiesta di “passo indietro” a Davide Boni. “Spero – ha spiegato Gibelli – che Boni darà informazioni coerenti con quello che ci attendiamo: dopo, come partito, faremo tutte le valutazioni del caso”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... do/195786/
Lombardia, indagato per corruzione il leghista Boni. I pm: “Più di un milione al partito”
Ennesimo colpo per l'amministrazione Formigoni: il presidente del consiglio regionale accusato nell'ambito di un'inchiesta per tangenti urbanistiche. I pm Robledo e Filippini ipotizzano che le mazzette siano finite nelle casse del Carroccio. La replica: "Totalmente estraneo ai fatti, sono pronto a chiarire". Il Carroccio: "Valuteremo". Il governatore: "Se il danno sarà dimostrato, ci costituiremo parte civile"
Il presidente del Consiglio Regionale della Lombardia, Davide Boni, della Lega Nord, è indagato dalla procura di Milano per corruzione. Ma i soldi, per un totale di circa un milione di euro, potrebbero essere finiti nelle casse del partito di Umberto Bossi. L’indagine per presunte tangenti in campo urbanistico è condotta dai pm Alfredo Robledo e Paolo Filippini che hanno fatto notificare all’esponente del Carroccio un avviso di garanzia. Inquisiti anche un suo stretto collaboratore, Dario Ghezzi, per concorso in corruzione, e l’immobiliarista Luigi Zunino. A quanto emerge, l’inchiesta riguarda una serie di irregolarità nelle concessioni per aree edificabili, aree commerciali e immobili.
E’ l’ennesimo caso di presunto malaffare che colpisce l’amministrazione regionale di centrodestra retta da Roberto Formigoni. “Se fossero dimostrati degli atti dannosi nei confronti di Regione Lombardia, ci costituiremmo parte civile, come parte lesa”, ha detto il governatore. Che comunque ha aggiunto: ”Mi auguro che Boni riesca presto a dimostrare la sua totale estraneità. E’ chiaro che seguiamo e seguiremo con attenzione l’evolversi delle vicende, ma vale il principio della presunzione di innocenza fino a giudizio emesso”. Quanto a eventuali dimissioni di Boni dalla presidenza del consiglio, Formigoni afferma: “Lascio a lui la valutazione”.
“Boni e Ghezzi utilizzavano gli uffici pubblici della Regione come luogo di incontro per concludere accordi nonché per la consegna dei soldi”, scrivono i pm Robledo e Filippini nel decreto di perquisizione. E stimano un giro di tangenti per circa un milione di euro, tra date e promesse, “girate” tra il 2008 e il 2010, anche se si sarebbero verificati episodi più recenti. Una parte delle mazzette, secondo gli inquirenti, potrebbe essere andata a finanziare la Lega. I pm prefigurano una sorta di sistema finalizzato non all’arricchimento personale di chi intascava le tangenti, ma a foraggiare il partito.
Il grosso del denaro sarebbe stato utilizzato per “esigenze del partito”, mentre alcune mazzette di importo minore, secondo l’accusa, sarebbero state dirottate da Boni e Ghezzi ad altri esponenti della Lega per essere utilizzate nell’attività politica. Le tangenti sarebbero state pagate sempre in contanti e di conseguenza dei soldi “non è rimasta traccia”. Ma i pm giudicano “pienamente provato” il coinvolgimento di Boni e Ghezzi perché certificato da cinque verbali d’interrogatori resi da indagati e dalle intercettazioni. Tra questi, a quanto trapela, un compagno di partito di Boni, il consigliere provinciale Marco Paoletti.
Gli imprenditori Francesco Monastero, attivo nel settore della costruzione dei centri commerciali, e Luigi Zunino, sempre secondo l’accusa, avrebbero versato o promesso tangenti per ottenere agevolazioni nella realizzazione di opere. A intermediare, in una prima fase, sarebbe stato l’architetto Michele Ugliola. Quando quest’ultimo è finito sotto inchiesta, quindi “bruciato”, i passaggi di denaro sarrebbero avvenuti direttamente, nella segreteria di Dario Ghezzi. Nell’ambito di questa indagine una tranche, relativa a episodi che coinvolgono il comune di Sesto San Giovanni, è stata trasmessa a Monza.
Gli indagati sono otto: Davide Boni, Dario Ghezzi, Luigi Zunino, Francesco Monastero, l’architetto Ugliola, il cognato di quest’ultimo Gilberto Leuci, l’ex assessore al Comune di Cassano d’Adda e attuale consigliere provinciale della Lega Marco Paoletti e l’ex sindaco di Cassano d’Adda Edoardo Sala.
Il coinvolgimento di Boni, infatti, deriva da una precedente inchiesta su presunte tangenti che ha toccato i vecchi amministratori del Comune di Cassano D’Adda, in provincia di Milano. Inchiesta che aveva portato all’arresto dell’allora sindaco Sala. A dare impulso al nuovo filone investigativo sarebbero state una serie di dichiarazioni rese agli inquirenti dall’architetto Ugliola, coinvolto anche nel caso Montecity-Santa Giulia. Le accuse al presidente del Consiglio regionale lombardo fanno riferimento al periodo in cui rivestiva l’incarico di assessore all’Urbanistica e Territorio della Regione Lombardia, tra il 2005 e il 2010.
Oltre a Ugliola, anche il leghista Paoletti avrebbe tirato in ballo Boni. Sia il presidente del Consiglio regionale lombardo che il suo collaboratore Ghezzi hanno subito perquisizioni operate dai militari della Guardia di Finanza. Quanto all’immobiliarista Zunino, sarebbe stato beneficiario di alcuni interventi urbanistici.
Boni, mantovano, leghista della prima ora, ha immediatamente dichiarato la sua “totale estraneità” ai fatti contestati, offrendo “piena disponibilità a chiarire la mia posizione”.
Ancora una volta un’indagine per corruzione colpisce la Regione governata da Roberto Formigoni. Nei mesi scorsi sono finiti in carcere i pidiellini Massimo Ponzoni, segretario del Consiglio regionale ed ex assessore, e Franco Nicoli Cristiani, quest’ultimo vicepresidente del consiglio. E vicepresidente del consiglio era anche Filippo Penati, dirigente del Pd anche lui accusato di corruzione dalla Procura di Monza. A Milano è sotto processo per corruzione un altro assessore delle passate giunte Formigoni, Piergianni Prosperini, ex leghista passato ad An, che ha già patteggiato una condanna per lo stesso reato.
Ora tocca alla Lega fronteggiare politicamente un’inchiesta per corruzione. ”Sono aperte tutte le possibilità, ma al momento non c’è alcuna richiesta formale”, afferma il vicepresidente leghista della Regione Lombardia, Andrea Gibelli, a proposito de un’eventuale richiesta di “passo indietro” a Davide Boni. “Spero – ha spiegato Gibelli – che Boni darà informazioni coerenti con quello che ci attendiamo: dopo, come partito, faremo tutte le valutazioni del caso”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... do/195786/
Re: Top News
PDL
Berlusconi non sarà ospite da Vespa
"Non voglio oscurare Alfano"
L'ex premier ha dato forfait pochi minuti prima che cominciasse la registrazione. La sua partecipazione - spiega Vespa - rischiava di creare una strumenale delegittimazione". Bersani sarcastico: "Cedo il mio posto, a Porta a Porta ci vadano il Cavaliere e il segretario del Pdl"
Roma - A sorpresa l’ex premier Silvio Berlusconi ha annullato la registrazione della puntata di «Porta a Porta» che sarebbe dovuta andare in onda questa sera. L'ex premier avrebbe dato forfait proprio pochi minuti prima che cominciasse la registrazione. Una rinuncia legata alla scelta di evitare equivoci sulla leadership dell'attuale segretario del Pdl Angelino Alfano. Quell'Alfano che l'ex premier prima aveva primo definto "senza storia" e senza "il quid" necessario per essere un leader, salvo poi fare una precipitosa marcia indietro.
"Silvio Berlusconi è rimasto vittima della par condicio - ha detto Bruno Vespa - L'ex Presidente del consiglio mi ha spiegato che dopo le polemiche dei giorni scorsi sul ruolo di Alfano 1 una sua presenza in parallelo con il segretario del Pd Bersani (prevista il 21 marzo) avrebbe creato sgradevoli equivoci sulla leadership operativa del pdl che è di alfano al quale berlusconi intendeva confermare ancora una volta tutta la sua fiducia".
"Ho obiettato - ha continuato Vespa - che seguendo questo criterio Berlusconi non potrà più comparire in televisione e fatto fermamente presenti le difficoltà in cui ci metteva questa decisione dell'ultim'ora, ma l'ex presidente del consiglio, nello scusarsi per il disagio prodotto a Raiuno e agli ospiti che erano stati invitati, ha ribadito che da tutto
il partito gli veniva rivolto l'invito a non alimentare indirettamente polemiche". "Abbiamo - ha concluso il conduttore - pertanto deciso di non sostituire la prima serata di stasera con una puntata con altri ospiti o con un altro tema, di andare in onda con un programma già registrato in seconda serata e di confermare naturalmente l'invito per la prima serata a Pierluigi Bersani". E proprio dal segretariuo del Pd arriva un sarcastico commento su Twitter: "Vespa si tolga dall'imbarazzo. Inviti sia Berlusconi che Alfano. Il 21 dovrei essere a Porta a Porta. Cedo il mio posto". Il conduttore replica piccato: "'Apprezzo la generosita' di Bersani, ma l'invitato speciale per il 21 marzo, giorno di inizio della primavera, resta lui e soltanto lui. Dopo tante prime serate trascorse su altre reti il segretario del Pd onori della sua gradita presenza anche RaiUno".
Le reazioni. "Berlusconi non va per la situazione politica molto delicata" ammette Osvaldo Napoli del Pdl. "La par condicio non c'entra nulla. Tanto per cambiare è solo un comodo artificio retorico, utilizzato in questo caso da Vespa per tutelare Berlusconi. La cui scelta nulla ha a che fare con la legge del 2000, tirata in causa impropriamente" dice il senatore Pd Vincenzo Vita.
(07 marzo 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... /?ref=fbpr
L'insetto crca sempre di metterci una pezza a favore del suo beniamino-mecenate.
Buona la risposta di Bersani.
Berlusconi non sarà ospite da Vespa
"Non voglio oscurare Alfano"
L'ex premier ha dato forfait pochi minuti prima che cominciasse la registrazione. La sua partecipazione - spiega Vespa - rischiava di creare una strumenale delegittimazione". Bersani sarcastico: "Cedo il mio posto, a Porta a Porta ci vadano il Cavaliere e il segretario del Pdl"
Roma - A sorpresa l’ex premier Silvio Berlusconi ha annullato la registrazione della puntata di «Porta a Porta» che sarebbe dovuta andare in onda questa sera. L'ex premier avrebbe dato forfait proprio pochi minuti prima che cominciasse la registrazione. Una rinuncia legata alla scelta di evitare equivoci sulla leadership dell'attuale segretario del Pdl Angelino Alfano. Quell'Alfano che l'ex premier prima aveva primo definto "senza storia" e senza "il quid" necessario per essere un leader, salvo poi fare una precipitosa marcia indietro.
"Silvio Berlusconi è rimasto vittima della par condicio - ha detto Bruno Vespa - L'ex Presidente del consiglio mi ha spiegato che dopo le polemiche dei giorni scorsi sul ruolo di Alfano 1 una sua presenza in parallelo con il segretario del Pd Bersani (prevista il 21 marzo) avrebbe creato sgradevoli equivoci sulla leadership operativa del pdl che è di alfano al quale berlusconi intendeva confermare ancora una volta tutta la sua fiducia".
"Ho obiettato - ha continuato Vespa - che seguendo questo criterio Berlusconi non potrà più comparire in televisione e fatto fermamente presenti le difficoltà in cui ci metteva questa decisione dell'ultim'ora, ma l'ex presidente del consiglio, nello scusarsi per il disagio prodotto a Raiuno e agli ospiti che erano stati invitati, ha ribadito che da tutto
il partito gli veniva rivolto l'invito a non alimentare indirettamente polemiche". "Abbiamo - ha concluso il conduttore - pertanto deciso di non sostituire la prima serata di stasera con una puntata con altri ospiti o con un altro tema, di andare in onda con un programma già registrato in seconda serata e di confermare naturalmente l'invito per la prima serata a Pierluigi Bersani". E proprio dal segretariuo del Pd arriva un sarcastico commento su Twitter: "Vespa si tolga dall'imbarazzo. Inviti sia Berlusconi che Alfano. Il 21 dovrei essere a Porta a Porta. Cedo il mio posto". Il conduttore replica piccato: "'Apprezzo la generosita' di Bersani, ma l'invitato speciale per il 21 marzo, giorno di inizio della primavera, resta lui e soltanto lui. Dopo tante prime serate trascorse su altre reti il segretario del Pd onori della sua gradita presenza anche RaiUno".
Le reazioni. "Berlusconi non va per la situazione politica molto delicata" ammette Osvaldo Napoli del Pdl. "La par condicio non c'entra nulla. Tanto per cambiare è solo un comodo artificio retorico, utilizzato in questo caso da Vespa per tutelare Berlusconi. La cui scelta nulla ha a che fare con la legge del 2000, tirata in causa impropriamente" dice il senatore Pd Vincenzo Vita.
(07 marzo 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... /?ref=fbpr
L'insetto crca sempre di metterci una pezza a favore del suo beniamino-mecenate.
Buona la risposta di Bersani.
Re: Top News
Quello che è incredibile è l'atteggiamento del PD. Ma ci vuole tanto a capire che, a parte la necessità di sostenere Monti per non affondare, questa è una maggioranza che non esiste e che con questi qui non si può fare nessun tipo di accordo?
GOVERNO
Monti annulla vertice di maggioranza dopo la defezione di Alfano
Il segretario Pdl si chiama fuori dall'incontro con Monti, Bersani e Casini. Il segretario Pd lo critica: "Atteggiamento incredibile". E il premier decide di annullare l'incontro. Berlusconi annulla la partecipazione di Porta a Porta per "non creare una strumenale delegittimazione di Angelino". Bersani sarcastico: "Cedo il mio posto, a Porta a Porta ci vadano il Cavaliere e il segretario del Pdl"
Roma - "Ecco perchè non andrò al vertice stasera da Monti con Bersani e Casini: non vogliamo parlare di Rai e di giustizia". Il segretario del Pdl Angelino Alfano, in un'intervista al Tg5, taglia corto. E si chiama fuori dall'incontro a palazzo Chigi. Una scelta che provoca la reazione indignata del segretario Pd: "Da Alfano atteggiamento incredibile", dice Pier Luigi Bersani. Qualche minuto, da Palazzo Chigi, arriva la notizia che l'incontro è annullato.
Lo scontro conferma che Rai e giustizia restano nervi scoperti per il partito del Cavaliere. "Se lì mi devo incontrare gli altri segretari per soddisfare la sete di poltrone, non ci vado, non partecipo al teatrino della politica - continua Alfano che, però, nega ricadute su Monti - il pasticcio di oggi non è responsabilità del premier che domani avrà la nostra fiducia alla Camera dove ci sarà una votazione. Da questo punto di vista non verrà meno la fiducia al governo". E la giustizia? "Siamo pronti a far incontrare i nostri tecnici con il ministro Severino".
Silvio non va da Vespa. A sorpresa l’ex premier Silvio Berlusconi ha annullato la registrazione della puntata di «Porta a Porta» che sarebbe dovuta andare in onda questa sera. L'ex premier avrebbe dato forfait proprio pochi minuti prima che cominciasse la registrazione. Una rinuncia legata alla scelta di evitare equivoci sulla leadership dell'attuale segretario
del Pdl Angelino Alfano. Quell'Alfano che l'ex premier prima aveva primo definto "senza storia" e senza "il quid" necessario per essere un leader, salvo poi fare una precipitosa marcia indietro.
"Silvio Berlusconi è rimasto vittima della par condicio - ha detto Bruno Vespa - L'ex Presidente del consiglio mi ha spiegato che dopo le polemiche dei giorni scorsi sul ruolo di Alfano 1 una sua presenza in parallelo con il segretario del Pd Bersani (prevista il 21 marzo) avrebbe creato sgradevoli equivoci sulla leadership operativa del pdl che è di alfano al quale berlusconi intendeva confermare ancora una volta tutta la sua fiducia".
"Ho obiettato - ha continuato Vespa - che seguendo questo criterio Berlusconi non potrà più comparire in televisione e fatto fermamente presenti le difficoltà in cui ci metteva questa decisione dell'ultim'ora, ma l'ex presidente del consiglio, nello scusarsi per il disagio prodotto a Raiuno e agli ospiti che erano stati invitati, ha ribadito che da tutto il partito gli veniva rivolto l'invito a non alimentare indirettamente polemiche". "Abbiamo - ha concluso il conduttore - pertanto deciso di non sostituire la prima serata di stasera con una puntata con altri ospiti o con un altro tema, di andare in onda con un programma già registrato in seconda serata e di confermare naturalmente l'invito per la prima serata a Pierluigi Bersani". E proprio dal segretariuo del Pd arriva un sarcastico commento su Twitter: "Vespa si tolga dall'imbarazzo. Inviti sia Berlusconi che Alfano. Il 21 dovrei essere a Porta a Porta. Cedo il mio posto". Il conduttore replica piccato: "'Apprezzo la generosita' di Bersani, ma l'invitato speciale per il 21 marzo, giorno di inizio della primavera, resta lui e soltanto lui. Dopo tante prime serate trascorse su altre reti il segretario del Pd onori della sua gradita presenza anche RaiUno". Interviene anche Alfano: "Simpatico Bersani! tanto simpatico che piuttosto che andare a Porta a Porta dovresti andare a Ballarò al posto di Crozza".
Le reazioni. "Berlusconi non va per la situazione politica molto delicata" ammette Osvaldo Napoli del Pdl. "La par condicio non c'entra nulla. Tanto per cambiare è solo un comodo artificio retorico, utilizzato in questo caso da Vespa per tutelare Berlusconi. La cui scelta nulla ha a che fare con la legge del 2000, tirata in causa impropriamente" dice il senatore Pd Vincenzo Vita.
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... -31085315/
GOVERNO
Monti annulla vertice di maggioranza dopo la defezione di Alfano
Il segretario Pdl si chiama fuori dall'incontro con Monti, Bersani e Casini. Il segretario Pd lo critica: "Atteggiamento incredibile". E il premier decide di annullare l'incontro. Berlusconi annulla la partecipazione di Porta a Porta per "non creare una strumenale delegittimazione di Angelino". Bersani sarcastico: "Cedo il mio posto, a Porta a Porta ci vadano il Cavaliere e il segretario del Pdl"
Roma - "Ecco perchè non andrò al vertice stasera da Monti con Bersani e Casini: non vogliamo parlare di Rai e di giustizia". Il segretario del Pdl Angelino Alfano, in un'intervista al Tg5, taglia corto. E si chiama fuori dall'incontro a palazzo Chigi. Una scelta che provoca la reazione indignata del segretario Pd: "Da Alfano atteggiamento incredibile", dice Pier Luigi Bersani. Qualche minuto, da Palazzo Chigi, arriva la notizia che l'incontro è annullato.
Lo scontro conferma che Rai e giustizia restano nervi scoperti per il partito del Cavaliere. "Se lì mi devo incontrare gli altri segretari per soddisfare la sete di poltrone, non ci vado, non partecipo al teatrino della politica - continua Alfano che, però, nega ricadute su Monti - il pasticcio di oggi non è responsabilità del premier che domani avrà la nostra fiducia alla Camera dove ci sarà una votazione. Da questo punto di vista non verrà meno la fiducia al governo". E la giustizia? "Siamo pronti a far incontrare i nostri tecnici con il ministro Severino".
Silvio non va da Vespa. A sorpresa l’ex premier Silvio Berlusconi ha annullato la registrazione della puntata di «Porta a Porta» che sarebbe dovuta andare in onda questa sera. L'ex premier avrebbe dato forfait proprio pochi minuti prima che cominciasse la registrazione. Una rinuncia legata alla scelta di evitare equivoci sulla leadership dell'attuale segretario
del Pdl Angelino Alfano. Quell'Alfano che l'ex premier prima aveva primo definto "senza storia" e senza "il quid" necessario per essere un leader, salvo poi fare una precipitosa marcia indietro.
"Silvio Berlusconi è rimasto vittima della par condicio - ha detto Bruno Vespa - L'ex Presidente del consiglio mi ha spiegato che dopo le polemiche dei giorni scorsi sul ruolo di Alfano 1 una sua presenza in parallelo con il segretario del Pd Bersani (prevista il 21 marzo) avrebbe creato sgradevoli equivoci sulla leadership operativa del pdl che è di alfano al quale berlusconi intendeva confermare ancora una volta tutta la sua fiducia".
"Ho obiettato - ha continuato Vespa - che seguendo questo criterio Berlusconi non potrà più comparire in televisione e fatto fermamente presenti le difficoltà in cui ci metteva questa decisione dell'ultim'ora, ma l'ex presidente del consiglio, nello scusarsi per il disagio prodotto a Raiuno e agli ospiti che erano stati invitati, ha ribadito che da tutto il partito gli veniva rivolto l'invito a non alimentare indirettamente polemiche". "Abbiamo - ha concluso il conduttore - pertanto deciso di non sostituire la prima serata di stasera con una puntata con altri ospiti o con un altro tema, di andare in onda con un programma già registrato in seconda serata e di confermare naturalmente l'invito per la prima serata a Pierluigi Bersani". E proprio dal segretariuo del Pd arriva un sarcastico commento su Twitter: "Vespa si tolga dall'imbarazzo. Inviti sia Berlusconi che Alfano. Il 21 dovrei essere a Porta a Porta. Cedo il mio posto". Il conduttore replica piccato: "'Apprezzo la generosita' di Bersani, ma l'invitato speciale per il 21 marzo, giorno di inizio della primavera, resta lui e soltanto lui. Dopo tante prime serate trascorse su altre reti il segretario del Pd onori della sua gradita presenza anche RaiUno". Interviene anche Alfano: "Simpatico Bersani! tanto simpatico che piuttosto che andare a Porta a Porta dovresti andare a Ballarò al posto di Crozza".
Le reazioni. "Berlusconi non va per la situazione politica molto delicata" ammette Osvaldo Napoli del Pdl. "La par condicio non c'entra nulla. Tanto per cambiare è solo un comodo artificio retorico, utilizzato in questo caso da Vespa per tutelare Berlusconi. La cui scelta nulla ha a che fare con la legge del 2000, tirata in causa impropriamente" dice il senatore Pd Vincenzo Vita.
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... -31085315/
Re: Top News
Politica & Palazzo | di Redazione Il Fatto Quotidiano | 7 marzo 2012
Riforma della Rai, saltato il vertice da Monti Per ordine di Mediaset
Il segretario del Pdl annuncia a sorpresa che non andrà alla riunione prevista stasera con il premier e i leader di Pd e Udc, Bersani e Casini. L'annuncio dopo un incontro tra il presidente del consiglio e il numero uno di Mediaset Fedele Confalonieri. Che avrebbe fatto presente l'attuale crisi dell'azienda di Berlusconi e i "rischi" connessi a una Rai più forte e competitiva
Ci sono i guai di Mediaset dietro la decisione del segretario del Pdl Angelino Alfano di disertare il vertice “di maggioranza” previsto in serata con il premier Mario Monti e i leader di Pd e Udc, Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, durante il quale si sarebbe affrontato anche il tema delicatissimo della riforma della governance Rai, il cui consiglio d’amministrazione scade il 28 marzo.
La disdetta a sorpresa di Alfano arriva al termine di un incontro, iniziato stamattina intorno alle 11 a Palazzo Chigi, fra Monti e Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset. Incontro durante il quale, secondo le indiscrezioni trapelate, i due avrebbero cercato di trovare un “accordo” sulla riforma della Rai. Senza riuscirci. Confalonieri avrebbe descritto a Monti la difficile situazione in cui versa oggi Mediaset, che si riflette anche sul cattivo andamento dei titoli in Borsa. Una situazione che potrebbe solo peggiorare se passasse il disegno di Monti, appoggiato da Pd e Udc, di una rapida riforma della governance della Rai, per renderla più snella ed efficiente sul mercato.
Proprio questo era uno dei temi in agenda nel vertice di stasera – ora annullato – tra Monti, Bersani, Casini e, appunto, Alfano. Quest’ultimo, dato l’esito negativo dell’incontro tra il premier e il numero uno di Mediaset, avrebbe fatto saltare il tavolo. “Se mi devo incontrare con i colleghi segretari per soddisfare sete di poltrone Rai oppure per far restare unito Bersani con Di Pietro e Vendola con la foto di Vasto, parlando di giustizia, mi pare che sarebbe un vecchio teatrino della politica e a questo mi sottraggo”, ha affermato Alfano (al Tg5) per motivare il repentino cambio di programma. “Non ci andrò da Monti, perché mi pare di capire che lì si voglia parlare di Rai e di giustizia e forse ci eravamo sbagliati nel credere che i problemi degli italiani fossero la crescita, lo sviluppo economico e l’economia”. Considerazioni generiche dietro le quali le indiscrezioni di palazzo rivelano invece un nuovo, clamoroso caso di conflitto d’interessi intorno a Silvio Berlusconi.
L’incontro tra Monti e Confalonieri è durato circa un’ora. Palazzo Chigi non ha fornito alcuna notizia sul contenuto del colloquio. Certo risultano poco convincenti gli interventi di diversi esponenti del Pdl, a partire da Ignazio La Russa, che giustificano la retromarcia di Alfano con la volontà del Pdl di opporsi alla “bramosia di poltrone Rai”. Ecco che cosa arriva a dire l’ex ministro della Difesa: “Se qualcuno si fosse illuso che il Pdl potesse essere costretto ad andare al traino di strategie di occupazione e conquista del Pd è servito. Ottima la reazione di Angelino Alfano. Il Pd di Bersani deve rinviare le sue brame di occupare la Rai”.
Non a caso, il segretario del Pd Bersani esterna tutta la sua sorpresa: ”E’ un atteggiamento incredibile”. Mentre per l’Udc, Lorenzo Cesa parla di “colpo di sole”.
Oltre alla riforma della Rai, all’ordine del giorno del vertice di “maggioranza” saltato c’erano altri temi delicati e a rischio conflitto d’interessi per Silvio Berlusconi. In particolare la riforma della giustizia e la nuova legge anticorruzione, impantanata in Parlamento da due anni, con il Pdl che si oppone strenuamente a un inasprimento delle pene per i tangentisti. Che in più comporterebbero un allungamento dei tempi di prescrizione, altro tabù dei berlusconiani.
Se non bastasse, nel vertice di stasera si sarebbe parlato anche dell’asta sulle frequenze residue del digitale terrestre, dopo l’annullamento del Beauty contest gratuito deciso mesi fa dal ministro dello Sviluppo Corrado Passera. Altro tena piuttosto sensibile per Mediaset.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... za/195946/
Riforma della Rai, saltato il vertice da Monti Per ordine di Mediaset
Il segretario del Pdl annuncia a sorpresa che non andrà alla riunione prevista stasera con il premier e i leader di Pd e Udc, Bersani e Casini. L'annuncio dopo un incontro tra il presidente del consiglio e il numero uno di Mediaset Fedele Confalonieri. Che avrebbe fatto presente l'attuale crisi dell'azienda di Berlusconi e i "rischi" connessi a una Rai più forte e competitiva
Ci sono i guai di Mediaset dietro la decisione del segretario del Pdl Angelino Alfano di disertare il vertice “di maggioranza” previsto in serata con il premier Mario Monti e i leader di Pd e Udc, Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, durante il quale si sarebbe affrontato anche il tema delicatissimo della riforma della governance Rai, il cui consiglio d’amministrazione scade il 28 marzo.
La disdetta a sorpresa di Alfano arriva al termine di un incontro, iniziato stamattina intorno alle 11 a Palazzo Chigi, fra Monti e Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset. Incontro durante il quale, secondo le indiscrezioni trapelate, i due avrebbero cercato di trovare un “accordo” sulla riforma della Rai. Senza riuscirci. Confalonieri avrebbe descritto a Monti la difficile situazione in cui versa oggi Mediaset, che si riflette anche sul cattivo andamento dei titoli in Borsa. Una situazione che potrebbe solo peggiorare se passasse il disegno di Monti, appoggiato da Pd e Udc, di una rapida riforma della governance della Rai, per renderla più snella ed efficiente sul mercato.
Proprio questo era uno dei temi in agenda nel vertice di stasera – ora annullato – tra Monti, Bersani, Casini e, appunto, Alfano. Quest’ultimo, dato l’esito negativo dell’incontro tra il premier e il numero uno di Mediaset, avrebbe fatto saltare il tavolo. “Se mi devo incontrare con i colleghi segretari per soddisfare sete di poltrone Rai oppure per far restare unito Bersani con Di Pietro e Vendola con la foto di Vasto, parlando di giustizia, mi pare che sarebbe un vecchio teatrino della politica e a questo mi sottraggo”, ha affermato Alfano (al Tg5) per motivare il repentino cambio di programma. “Non ci andrò da Monti, perché mi pare di capire che lì si voglia parlare di Rai e di giustizia e forse ci eravamo sbagliati nel credere che i problemi degli italiani fossero la crescita, lo sviluppo economico e l’economia”. Considerazioni generiche dietro le quali le indiscrezioni di palazzo rivelano invece un nuovo, clamoroso caso di conflitto d’interessi intorno a Silvio Berlusconi.
L’incontro tra Monti e Confalonieri è durato circa un’ora. Palazzo Chigi non ha fornito alcuna notizia sul contenuto del colloquio. Certo risultano poco convincenti gli interventi di diversi esponenti del Pdl, a partire da Ignazio La Russa, che giustificano la retromarcia di Alfano con la volontà del Pdl di opporsi alla “bramosia di poltrone Rai”. Ecco che cosa arriva a dire l’ex ministro della Difesa: “Se qualcuno si fosse illuso che il Pdl potesse essere costretto ad andare al traino di strategie di occupazione e conquista del Pd è servito. Ottima la reazione di Angelino Alfano. Il Pd di Bersani deve rinviare le sue brame di occupare la Rai”.
Non a caso, il segretario del Pd Bersani esterna tutta la sua sorpresa: ”E’ un atteggiamento incredibile”. Mentre per l’Udc, Lorenzo Cesa parla di “colpo di sole”.
Oltre alla riforma della Rai, all’ordine del giorno del vertice di “maggioranza” saltato c’erano altri temi delicati e a rischio conflitto d’interessi per Silvio Berlusconi. In particolare la riforma della giustizia e la nuova legge anticorruzione, impantanata in Parlamento da due anni, con il Pdl che si oppone strenuamente a un inasprimento delle pene per i tangentisti. Che in più comporterebbero un allungamento dei tempi di prescrizione, altro tabù dei berlusconiani.
Se non bastasse, nel vertice di stasera si sarebbe parlato anche dell’asta sulle frequenze residue del digitale terrestre, dopo l’annullamento del Beauty contest gratuito deciso mesi fa dal ministro dello Sviluppo Corrado Passera. Altro tena piuttosto sensibile per Mediaset.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... za/195946/
Re: Top News
LA CRISI
Confalonieri: "Se calano i profitti saremo costretti a tagliare il personale"
Il presidente di Mediaset nel corso di un'audizione alla Camera ha spiegato che, senza una ripresa del mercato pubblicitario, sarà inevitabile "ridurre il nostro miliardo di investimenti e i nostri due miliardi di costi"
MILANO - "Noi non abbiamo intenzione di diminuire investimenti o personale, ma se cala il fatturato e i profitti diventa un dato di fatto farlo". Lo ha detto Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, spiegando le conseguenze di una mancata ripresa del mercato della pubblicità: "Se non ci sono prospettive, tagliare il nostro miliardo di investimenti e i nostri due miliardi di costi diventa indispensabile". In un'audizione in commissione Bilancio della Camera sulla crescita, Confalonieri ha sottolineato che Mediaset "ha avuto una forte contrazione dei ricavi con una conseguente contrazione dei profitti, ma ha deciso di non tagliare l'occupazione. Ma se non si pongono le basi per una ripresa del mercato pubblicitario - ha sottolineato - sarà inevitabile farlo". Intervenire sui costi "diventa una conseguenza fatale. Noi siamo una società quotata in Borsa".
(07 marzo 2012)
www.repubblica.it
Confalonieri: "Se calano i profitti saremo costretti a tagliare il personale"
Il presidente di Mediaset nel corso di un'audizione alla Camera ha spiegato che, senza una ripresa del mercato pubblicitario, sarà inevitabile "ridurre il nostro miliardo di investimenti e i nostri due miliardi di costi"
MILANO - "Noi non abbiamo intenzione di diminuire investimenti o personale, ma se cala il fatturato e i profitti diventa un dato di fatto farlo". Lo ha detto Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, spiegando le conseguenze di una mancata ripresa del mercato della pubblicità: "Se non ci sono prospettive, tagliare il nostro miliardo di investimenti e i nostri due miliardi di costi diventa indispensabile". In un'audizione in commissione Bilancio della Camera sulla crescita, Confalonieri ha sottolineato che Mediaset "ha avuto una forte contrazione dei ricavi con una conseguente contrazione dei profitti, ma ha deciso di non tagliare l'occupazione. Ma se non si pongono le basi per una ripresa del mercato pubblicitario - ha sottolineato - sarà inevitabile farlo". Intervenire sui costi "diventa una conseguenza fatale. Noi siamo una società quotata in Borsa".
(07 marzo 2012)
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