LA GUERRA NUCLEARE E LA FINE DEL NEOLIBERISMO
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LA GUERRA NUCLEARE E LA FINE DEL NEOLIBERISMO
LA TEORIA POLITICA DI PUTIN. ( Parte 1)
LA TEORIA POLITICA DI PUTIN : IL PENSIERO ECONOMICO.
Il pensiero economico di Putin corrisponde grosso modo , a quello di SARAGAT, MANCINI e CRAXI.
Putin è favorevole alle PRIVATIZZAZIONI.
Cosa vuol dire ?
Putin è contrario ad un SISTEMA ECONOMICO TOTALIZZANTE .
E favorevole ad una SISTEMA ECONOMICO MISTO PUBBLICO e PRIVATO, in Russia direi STATALE-PUBBLICO , Putin è contrario al neoliberismo.
Citiamo il socialista francese Jospen Lionel '”noi socialisti francesi siamo per una economia di mercato ma non siamo per una ideologia di mercato.”
Putin è per una ECONOMIA STATALE sistemica governata dallo stato ( non dal governo) e per una ECONOMIA DI MERCATO.
Si tratta del modello costituente italiano prima dell' entrata nelle Comunità europea.
C E UNA TOTALE INCOMPATIBILITA TRA IL PENSIERO POLITICO DI PUTIN E IL PENSIERO POLITICO ANTIDEMOCRATICO E BUROCRATICO EUROPEO.
QUINDI DA OGGI IL PENSIERO POLITICO UNICO MERCANTILISTICO E FINITO.
Facciamo un esempio, prima di oggi una legge costituzionale per i CONSIGLI DI SORVEGLIANZA nelle aziende con piu di 2000 dipendenti , non aveva senso , mancava l habitat politico culturale da oggi potrebbero essere gli imprenditori che vogliono questa legge costituzionale.
LA TEORIA POLITICA DI PUTIN : IL PROCESSO DIALETTICO.
Saragat era un uomo politico, Mancini era un uomo politico, Craxi era un uomo politico, è uomo poltico colui che con il linguaggio dialettico UNISCE LA TECNOSTRUTTURA POLITICA CON LA PRASSI ( per dirla con Antonio Gramsci).
Il numero uno in questo senso in Italia è stato Enrico Berlinguer.
In questo contesto Putin non è un uomo politico ma un TECNICO, Lenin comunicava con le RELAZIONI PROGRAMMATICHE, che duravano ore e ore, in punto di morte Lenin disse scusate compagni saro breve e relaziono per 45 minuti.
Come relaziona Vladimiro Putin ? CON IL SILENZIO, PUTIN NON PARLA.
Rilascia interviste come Sabrina Ferilli, un po piu lunghe, MA LA SUA COMUNICAZIONE E IL SILENZIO.
Putin studio il marxismo breviario, qualche chilo di bignami del marxismo , mentre Lenin di notte studiava Hegel Putin faceva altro.
Si è laureato in giurisprudenza, ma al tempo dell' unione sovietica nessuno sa veramente cosa abbiano studiato,ancora oggi è un segreto di stato .
Dicono TUTTI la stessa cosa : : io ero un avvocato, bene cosa facevi ? Lavoravo per i servizi segreti KGB . Che attività svolgevi ? Viaggiavo . E dove andavi ? In Siria.
Dopo tanti anni si puo sapere cosi per curiosità cosa facevano tutti in Siria ?
Putin da piccolo aveva problemi di comunicazione, nonostante che il nonno fosse il cuoco di Lenin, viveva in strada a Leningrado e passava il tempo a picchiare le persone che a suo dire erano antipatiche.
Il connubio POVERTA, KOMUNACKI , SERVIZI SEGRETI , , questo mix porto il giovane Putin ad elaborare la TEORIA POLITICA DEL MUTISMO.
LA TEORIA POLITICA DI PUTIN : I DIRITTI DELLA PERSONA.
Molto scrivono che Putin è un dittatore, è un FALSO , in Russia si vota non molto ma piu che in Italia, Putin riceve una marea di voti.
Putin è un democratico, si MA QUALE DEMOCRAZIA ?
LA COSTITUZIONE DI PUTIN, IL PERIMETRO.
Putin è un uomo organizzato , di ordine e precisione.
Coloro che vogliono partecipare attivamente alla vita politica devono fondare un partito.
Lo statuto del partito deve essere approvato da Putin.
Il perimetro della costituzione è stato tracciato , se sei dentro questo perimetro puoi partecipare alle elezioni altrimenti no.
Uno era troppo alto, l altro aveva l altezza giusta ma frequentava troppo le ragazze russe, altro era un magistrato ma faceva l amore con 2 donne, questo era bravo ma si drogava, l altro si ma va a vodka..
Putin è un sincero democratico, un COSTITUZIONALISTA, ma il perimetro, la BARRIERA DEI LIMITI , è po troppo ..rigida.
PUTIN E L UCRAINA
I cambiamenti dell ' ucraina sono stati ENORMI .
Nel 1992 se chiedevi i must go in hotel blu, direction please ?
Ti sputavano in faccia e ruttavano.
Parlavano solo russo.
In TUTTA l ucraina.
Nel 2010 IN Ucraina avevi università americane bellissime , senza un professore senza uno studente. Ti fermami davanti a queste università e ti chiedevi a cosa servono ?
La popolazione giovane parlava inglese in varie modalità. La lingua a scuola era l ucraino, ma fuori dalla scuola parlavano tutti il russo, Tranne la zona di Leopoli ove parlavano l ucraino-
Nel 2020 parlano tutti l ucraino il russo solo nel Donbass. Chiedi qualcosa in inglese ti rispondono, “scusare parlare italiano , Prego”.
L italiano ha preso il posto non del inglese ma del russo.
Questo è in aspetto che a Putin non piace.
Il fenomeno della lingua italiana parte dalla lirica e dal teatro dell' opera di Odessa,
i cantanti lirici ucraini professionisti e dilettanti studiano l italiano e cantano in modo sorprendente.
In ucraina in estate nelle strade principali vi sono bandiere italiane e musica italiana. Questo contribuisce allo sviluppo della lingua italiana , e poi con le pizzerie celentano, le canzoni di Adriano Celentano 365 giorno all' anno.
PUTIN ODESSA E L INCENDIO ALLA CASA DEI SINDACATI-
L eccidio dei 46 militanti di russofoni hanno creato un clima di rancore e oddio da parte dei russi nei confronti non del popolo ucraino ma nei confronti dei nazisti ucraini.
E difficile ancora oggi capire cosa veramente sia accaduto.
Si dice che un miliardario non di Odessa aveva finanziato un gruppo di persone per preparare il massacro.
Il miliardario in questione era un filorusso.
Il corteo era un corteo filo russo alla partenza poi e arrivato come corteo filo occidentale.
A parte questi e altre quesiti che non hanno mai avuto risposte, ad esempio il mancato intervento dei vigili del fuoco,.
Inoltre il mancato intervento della polizia , nonostante il capo della pulizia era filorusso.
Eccidio ha creato una situazione molto strana, ufficialmente non ci sono stati problemi , non ci sono stati momenti di tensione , tutto tranquillo.
Ma questa tranquillità e apparente, dovuta alla PAURA.
I 46 CADAVERI DI ODESSA, LA CITTA FANTASMA NELLE CATACOMBE.
Hanno voluto cancellare la memoria dei 46 compagni assassinati vivi, nel giorno della commemorazione hanno messo i famigliari in un pulman ed hanno fatto arrivare il pulman quando le commemorazioni erano finite.
Putin è RESPINTO dalla popolazione di Odessa, ma i 46 morti hanno creato una città fantasma , uderground, oggi la citta fantasma di odessa vive con un po di pace, sottoterra ad odessa oggi nelle catacombe c è la PACE.
(segue)
LA TEORIA POLITICA DI PUTIN : IL PENSIERO ECONOMICO.
Il pensiero economico di Putin corrisponde grosso modo , a quello di SARAGAT, MANCINI e CRAXI.
Putin è favorevole alle PRIVATIZZAZIONI.
Cosa vuol dire ?
Putin è contrario ad un SISTEMA ECONOMICO TOTALIZZANTE .
E favorevole ad una SISTEMA ECONOMICO MISTO PUBBLICO e PRIVATO, in Russia direi STATALE-PUBBLICO , Putin è contrario al neoliberismo.
Citiamo il socialista francese Jospen Lionel '”noi socialisti francesi siamo per una economia di mercato ma non siamo per una ideologia di mercato.”
Putin è per una ECONOMIA STATALE sistemica governata dallo stato ( non dal governo) e per una ECONOMIA DI MERCATO.
Si tratta del modello costituente italiano prima dell' entrata nelle Comunità europea.
C E UNA TOTALE INCOMPATIBILITA TRA IL PENSIERO POLITICO DI PUTIN E IL PENSIERO POLITICO ANTIDEMOCRATICO E BUROCRATICO EUROPEO.
QUINDI DA OGGI IL PENSIERO POLITICO UNICO MERCANTILISTICO E FINITO.
Facciamo un esempio, prima di oggi una legge costituzionale per i CONSIGLI DI SORVEGLIANZA nelle aziende con piu di 2000 dipendenti , non aveva senso , mancava l habitat politico culturale da oggi potrebbero essere gli imprenditori che vogliono questa legge costituzionale.
LA TEORIA POLITICA DI PUTIN : IL PROCESSO DIALETTICO.
Saragat era un uomo politico, Mancini era un uomo politico, Craxi era un uomo politico, è uomo poltico colui che con il linguaggio dialettico UNISCE LA TECNOSTRUTTURA POLITICA CON LA PRASSI ( per dirla con Antonio Gramsci).
Il numero uno in questo senso in Italia è stato Enrico Berlinguer.
In questo contesto Putin non è un uomo politico ma un TECNICO, Lenin comunicava con le RELAZIONI PROGRAMMATICHE, che duravano ore e ore, in punto di morte Lenin disse scusate compagni saro breve e relaziono per 45 minuti.
Come relaziona Vladimiro Putin ? CON IL SILENZIO, PUTIN NON PARLA.
Rilascia interviste come Sabrina Ferilli, un po piu lunghe, MA LA SUA COMUNICAZIONE E IL SILENZIO.
Putin studio il marxismo breviario, qualche chilo di bignami del marxismo , mentre Lenin di notte studiava Hegel Putin faceva altro.
Si è laureato in giurisprudenza, ma al tempo dell' unione sovietica nessuno sa veramente cosa abbiano studiato,ancora oggi è un segreto di stato .
Dicono TUTTI la stessa cosa : : io ero un avvocato, bene cosa facevi ? Lavoravo per i servizi segreti KGB . Che attività svolgevi ? Viaggiavo . E dove andavi ? In Siria.
Dopo tanti anni si puo sapere cosi per curiosità cosa facevano tutti in Siria ?
Putin da piccolo aveva problemi di comunicazione, nonostante che il nonno fosse il cuoco di Lenin, viveva in strada a Leningrado e passava il tempo a picchiare le persone che a suo dire erano antipatiche.
Il connubio POVERTA, KOMUNACKI , SERVIZI SEGRETI , , questo mix porto il giovane Putin ad elaborare la TEORIA POLITICA DEL MUTISMO.
LA TEORIA POLITICA DI PUTIN : I DIRITTI DELLA PERSONA.
Molto scrivono che Putin è un dittatore, è un FALSO , in Russia si vota non molto ma piu che in Italia, Putin riceve una marea di voti.
Putin è un democratico, si MA QUALE DEMOCRAZIA ?
LA COSTITUZIONE DI PUTIN, IL PERIMETRO.
Putin è un uomo organizzato , di ordine e precisione.
Coloro che vogliono partecipare attivamente alla vita politica devono fondare un partito.
Lo statuto del partito deve essere approvato da Putin.
Il perimetro della costituzione è stato tracciato , se sei dentro questo perimetro puoi partecipare alle elezioni altrimenti no.
Uno era troppo alto, l altro aveva l altezza giusta ma frequentava troppo le ragazze russe, altro era un magistrato ma faceva l amore con 2 donne, questo era bravo ma si drogava, l altro si ma va a vodka..
Putin è un sincero democratico, un COSTITUZIONALISTA, ma il perimetro, la BARRIERA DEI LIMITI , è po troppo ..rigida.
PUTIN E L UCRAINA
I cambiamenti dell ' ucraina sono stati ENORMI .
Nel 1992 se chiedevi i must go in hotel blu, direction please ?
Ti sputavano in faccia e ruttavano.
Parlavano solo russo.
In TUTTA l ucraina.
Nel 2010 IN Ucraina avevi università americane bellissime , senza un professore senza uno studente. Ti fermami davanti a queste università e ti chiedevi a cosa servono ?
La popolazione giovane parlava inglese in varie modalità. La lingua a scuola era l ucraino, ma fuori dalla scuola parlavano tutti il russo, Tranne la zona di Leopoli ove parlavano l ucraino-
Nel 2020 parlano tutti l ucraino il russo solo nel Donbass. Chiedi qualcosa in inglese ti rispondono, “scusare parlare italiano , Prego”.
L italiano ha preso il posto non del inglese ma del russo.
Questo è in aspetto che a Putin non piace.
Il fenomeno della lingua italiana parte dalla lirica e dal teatro dell' opera di Odessa,
i cantanti lirici ucraini professionisti e dilettanti studiano l italiano e cantano in modo sorprendente.
In ucraina in estate nelle strade principali vi sono bandiere italiane e musica italiana. Questo contribuisce allo sviluppo della lingua italiana , e poi con le pizzerie celentano, le canzoni di Adriano Celentano 365 giorno all' anno.
PUTIN ODESSA E L INCENDIO ALLA CASA DEI SINDACATI-
L eccidio dei 46 militanti di russofoni hanno creato un clima di rancore e oddio da parte dei russi nei confronti non del popolo ucraino ma nei confronti dei nazisti ucraini.
E difficile ancora oggi capire cosa veramente sia accaduto.
Si dice che un miliardario non di Odessa aveva finanziato un gruppo di persone per preparare il massacro.
Il miliardario in questione era un filorusso.
Il corteo era un corteo filo russo alla partenza poi e arrivato come corteo filo occidentale.
A parte questi e altre quesiti che non hanno mai avuto risposte, ad esempio il mancato intervento dei vigili del fuoco,.
Inoltre il mancato intervento della polizia , nonostante il capo della pulizia era filorusso.
Eccidio ha creato una situazione molto strana, ufficialmente non ci sono stati problemi , non ci sono stati momenti di tensione , tutto tranquillo.
Ma questa tranquillità e apparente, dovuta alla PAURA.
I 46 CADAVERI DI ODESSA, LA CITTA FANTASMA NELLE CATACOMBE.
Hanno voluto cancellare la memoria dei 46 compagni assassinati vivi, nel giorno della commemorazione hanno messo i famigliari in un pulman ed hanno fatto arrivare il pulman quando le commemorazioni erano finite.
Putin è RESPINTO dalla popolazione di Odessa, ma i 46 morti hanno creato una città fantasma , uderground, oggi la citta fantasma di odessa vive con un po di pace, sottoterra ad odessa oggi nelle catacombe c è la PACE.
(segue)
Ultima modifica di aaa42 il 05/06/2022, 17:45, modificato 3 volte in totale.
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Re: PUTIN,SOCIALISMO,IL SOLE,LA TENEBRE
(Parte 2) CHI E IL PRESIDENTE DEL POPOLO UCRAINO ?
ZELENSKY
E un filorusso, amico dei Russi.
Sbaglia Putin ad attaccare Volodymyr Zelens'kyj .
Putin attacca il presidente ucraino perche non si comporta come Volodymyr Zelens'kyj
In politica esiste anche la psicologia ,Putin da uomo kgb ha un odio verso la psicologia. Ma sbaglia.
Questo odio per la psicologia non permette di capire a Putin chi è Volodymyr Zelens'kyj -
La prima dichiarazione che ha fatto il presidente della repubblica dopo l elezioni è stato “ PRONTO A FIRMARE L ACCORDO DI MINSK”, autonomia del Donbass con inserimento delle repubbliche nella cosituzione ucraina.
Cosa è successo ?
Si è sviluppato un attacco personale e politico a Volodymyr Zelens'kyj probabilmente con minacce di morte.
Soprattutto nella zona di Leopoli , il CLIMA DI ODIO nei confronti del presidente ucraino era esasperato, era impossibile avere una semplice comunicazione, con queste genti. QUESTO E IL NAZIONALISMO.
La politica è MEDIAZIONE ma dopo la mediazione è DECISIONE.
Un esempio di buona politica è stato recentemente il Portogallo, dopo un anno di mediazioni il socialista portoghese ha preso la DECISIONE, andiamo a votare.
Volodymyr Zelens'kyj ha scelto la via italiana quella che Antonio Gramsci chiamava “IL PARLAMENTO NERO “
Volodymyr si è trovato a gestire il potere e l attrazione del potere senza avere una struttura di strumenti politici adeguati. In italia abbiamo il rivoluzionario Che Guevara che si ritrova con Di Maio ministro degli esteri.
Anna Kuliscioff diceva del marito , Filippo è un grande socialista ma quando Filippo vede il potere perde la testa.
Nella situazione ucraina Zelensky rischiava la vita se firmava l accordo di Minsk a 44 anni con 2 bambini piccoli.
Putin o non Putin ha fatto bene a non firmare ma doveva spiegare la situazione al popolo ucraina e ritornare al voto.
Invece con l' immobilismo è di fatto risultato un ostaggio in mano ai nazionalisti.
Un falso che l Ucraina sia una nazione corrotta, la corruzione è stata in gran parte debellata da Zelensky.
La definizione del governo ucraino da parte di Putin come governo di nazisti e una definizione demenziale.
Invece ci sono sacche di nazionalismo che non sono sovranisti come la costituzione italiana, sono nazionalisti,
Zelensky ha sbagliato per inesperienza politica, ma Putin sbaglia a colpire l unico SUO INTERLOCUTORE che si trova a KIEV il presidente del popolo ucraino.
L ' orribile norma che vieta di parlare il russo in ucraina , odessa compreso, è stata una legge orribile, che ha creato un processo sociale di guerra.
IN QUESTO MOMENTO UN INCONTRO TRA PUTIN E ZELENSKY E FONDAMENTALE SE C E UN GRANDE PROGETTO POLITCO,
1) UN PROGETTO CONCRETO PER SCONFIGGERE IL PENSIERO UNICO NEOLIBERISTA.
2) UN PROGETTO DI POLITICA INDUSTRIALE UNITARIA.
3) ELIMINAZIONE DELLE SACCHE NEONAZISTE.
4) CONFEDERAZIONE CON LE REPUBBLICHE DEL DONBASS.
5) RISARCIMENTO DELLE 46 FAMIGLIE DI ODESSA.
6 ) IMMEDIATA CESSAZIONE DELLA GUERRA.
ZELENSKY
E un filorusso, amico dei Russi.
Sbaglia Putin ad attaccare Volodymyr Zelens'kyj .
Putin attacca il presidente ucraino perche non si comporta come Volodymyr Zelens'kyj
In politica esiste anche la psicologia ,Putin da uomo kgb ha un odio verso la psicologia. Ma sbaglia.
Questo odio per la psicologia non permette di capire a Putin chi è Volodymyr Zelens'kyj -
La prima dichiarazione che ha fatto il presidente della repubblica dopo l elezioni è stato “ PRONTO A FIRMARE L ACCORDO DI MINSK”, autonomia del Donbass con inserimento delle repubbliche nella cosituzione ucraina.
Cosa è successo ?
Si è sviluppato un attacco personale e politico a Volodymyr Zelens'kyj probabilmente con minacce di morte.
Soprattutto nella zona di Leopoli , il CLIMA DI ODIO nei confronti del presidente ucraino era esasperato, era impossibile avere una semplice comunicazione, con queste genti. QUESTO E IL NAZIONALISMO.
La politica è MEDIAZIONE ma dopo la mediazione è DECISIONE.
Un esempio di buona politica è stato recentemente il Portogallo, dopo un anno di mediazioni il socialista portoghese ha preso la DECISIONE, andiamo a votare.
Volodymyr Zelens'kyj ha scelto la via italiana quella che Antonio Gramsci chiamava “IL PARLAMENTO NERO “
Volodymyr si è trovato a gestire il potere e l attrazione del potere senza avere una struttura di strumenti politici adeguati. In italia abbiamo il rivoluzionario Che Guevara che si ritrova con Di Maio ministro degli esteri.
Anna Kuliscioff diceva del marito , Filippo è un grande socialista ma quando Filippo vede il potere perde la testa.
Nella situazione ucraina Zelensky rischiava la vita se firmava l accordo di Minsk a 44 anni con 2 bambini piccoli.
Putin o non Putin ha fatto bene a non firmare ma doveva spiegare la situazione al popolo ucraina e ritornare al voto.
Invece con l' immobilismo è di fatto risultato un ostaggio in mano ai nazionalisti.
Un falso che l Ucraina sia una nazione corrotta, la corruzione è stata in gran parte debellata da Zelensky.
La definizione del governo ucraino da parte di Putin come governo di nazisti e una definizione demenziale.
Invece ci sono sacche di nazionalismo che non sono sovranisti come la costituzione italiana, sono nazionalisti,
Zelensky ha sbagliato per inesperienza politica, ma Putin sbaglia a colpire l unico SUO INTERLOCUTORE che si trova a KIEV il presidente del popolo ucraino.
L ' orribile norma che vieta di parlare il russo in ucraina , odessa compreso, è stata una legge orribile, che ha creato un processo sociale di guerra.
IN QUESTO MOMENTO UN INCONTRO TRA PUTIN E ZELENSKY E FONDAMENTALE SE C E UN GRANDE PROGETTO POLITCO,
1) UN PROGETTO CONCRETO PER SCONFIGGERE IL PENSIERO UNICO NEOLIBERISTA.
2) UN PROGETTO DI POLITICA INDUSTRIALE UNITARIA.
3) ELIMINAZIONE DELLE SACCHE NEONAZISTE.
4) CONFEDERAZIONE CON LE REPUBBLICHE DEL DONBASS.
5) RISARCIMENTO DELLE 46 FAMIGLIE DI ODESSA.
6 ) IMMEDIATA CESSAZIONE DELLA GUERRA.
Ultima modifica di aaa42 il 10/04/2022, 18:17, modificato 3 volte in totale.
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Re: PUTIN,SOCIALISMO,IL SOLE,LA TENEBRE
SAGGIO SU UCRAINA DI Francesco Maria Feltri
Un ricordo personale
Prima di avventurarci nella storia vera e propria dell’Ucraina, vorrei ricordare con voi alcune
impressioni di un recente viaggio in quel Paese; in particolare, vorrei condividere la memoria di
alcuni segnali che hanno portato me e i miei compagni di viaggio a dirci: <<Ma questo è un paese
che sta attaccato con la colla!>>.
Primo segnale: a Kiev ci sono due importantissimi luoghi simbolici, di segno diame-tralmente
opposto l’uno rispetto all’altro.
Uno è il Museo della guerra patriottica (come sapete, guerra patriottica è il modo con cui veniva
chiamata la seconda guerra mondiale in ambito sovietico), che è un museo tradizionale, molto
classico, in cui viene celebrata la vittoria dell’Unione Sovietica sulla Germania di Hitler.
Il secondo luogo, a poca distanza, è un monumento al cosiddetto Holomodor, neologismo con cui,
dopo l’indipendenza, si è tentato di definire l’esperienza più traumatica dell’Ucraina nel Novecento.
Verrebbe da tradurlo con grande carestia, ma vedremo fra un minuto che questa traduzione è
inesatta; comunque, l’evento a cui si fa riferimento cade negli anni 1932-33.
C’è poi un terzo luogo importante che ci è capitato di visitare, questa volta a Leopoli (città che
può avere vari nomi a seconda della lingua in cui la citiamo: L’viv, L’vov, Leopoli; la citerò per
tutta la sera in italiano, sia per chiarezza sia perché così non faccio oltraggio a nessuno). Il luogo in
questione è un ristorante, che si chiama Il Partigiano e che vuole presentarsi come il più tipico di
Leopoli. Dopo un quarto d’ora che si è dentro (anche solo guardandosi intorno) si capisce dalla
compagnia un po’ particolare, dai clienti e dal personale, insomma, che il termine partigiano non
corrisponde affatto a ciò che noi abbiamo in mente: i partigiani a cui allude il nome del ristorante
non combattevano contro i nazisti, ma contro l’Armata Rossa.
Capite che, dal punto di vista occidentale, siamo di fronte ad un rovesciamento di prospettive che
non è da poco. Per capire l’Ucraina, dunque, dobbiamo entrare in logiche che sono davvero molto
distanti dalla nostra.
Tutto inizia a Kiev
Sostanzialmente, il mio obiettivo è quello di spiegare queste realtà contraddittorie in cui ci siamo
imbattuti; ma, per farlo, dovrò partire da lontanissimo.
Preciso subito una cosa, come sempre faccio in queste occasioni: io faccio lo storico; non
chiedetemi come andrà a finire, perchè non ho la sfera di cristallo e di conseguenza non conosco il
futuro. Io guardo al passato, un passato che deve iniziare da molto lontano.
La città di Kiev viene fondata nel cuore dell’Alto Medioevo, prendiamo come punto di
riferimento orientativo l’anno 814, cioè l’anno della morte di Carlo Magno.
In quel periodo gli scandinavi di Danimarca o di Norvegia, che noi conosciamo come vichinghi, si
rovesciano sulle coste della Francia, della Germania, dell’Inghilterra, mentre un altro gruppo
importante, prevalentemente svedese (i vareghi o variaghi) comincia un’avventura di segno diverso;
sono prevalentemente dei mercanti e si accorgono ben presto di una caratteristica fisica tipica delle
regioni dell’Est dell’Europa, (quelle che, per capirci, sono occupate dalla Russia, dall’Ucraina e
dalla Bielorussia moderne): è uno spazio immenso, ma relativamente facile da percorrere, perchè
pieno di laghi e fiumi navigabili.
Il Volga, il Dniepr o il Don costituiscono una specie di autostrada fluviale, che collega l’estremo
nord dell’Europa al mar Nero o, nel caso del Volga, al mar Caspio.
A quel tempo, il Nord Europa era una delle zone più povere d’Europa; però, era ricca di materie
prime estremamente interessanti: legname, pellicce, miele, tutti prodotti molto richiesti nel Sud
bizantino o musulmano.
Vi ricordo che, nel IX secolo, sono queste le regioni più ricche dell’Europa e del mondo. Sono
queste le regioni in cui si usa ancora la moneta d’oro, mentre nel mondo europeo Carlo Magno ha
abolito la moneta pregiata, tipica dell’epoca romana. Nell’impero di Carlo Magno circolano solo
spiccioli d’argento o di metallo ancora più vile, perché il volume degli scambi commerciali è troppo
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scarso e discontinuo, per sostenere uno strumento impegnativo e pesante, come la moneta d’oro.
Kiev nasce come emporio, come luogo fortificato, al centro di una specie di impero commerciale,
che di solito viene paragonato a quello della Compagnia delle Indie.
Pensate all’impero britannico quando si insedia in India: sono pochi uomini coraggiosi, ben
determinati, che in qualche modo conquistano un impero.
Dopo qualche generazione, i figli delle prime unioni miste tra questi nuovi conquistatori svedesi e
la popolazione slava locale cominciano ad esser chiamati russi.
Il termine Russia è usato prima di tutto per gli abitanti di Kiev, per la classe dominante di questo
impero commerciale che nasce nell’Alto Medioevo. Infine, nell’anno 988, questa nuova realtà
etnica e politica che sta nascendo, composta da svedesi assimilati al mondo slavo, decide di
integrarsi ancora meglio nel grande mondo delle civiltà evolute del tempo, scegliendo una religione
monoteista.
Avrebbe avuto una serie di opportunità importanti: poteva, ad esempio, scegliere l’ebraismo.
Guardate che non sto dicendo una sciocchezza, perché il popolo asiatico dei Cazari, che si colloca
sul Mar Caspio, quindi relativamente a poca distanza dalla nostra Kiev, sceglierà proprio il
giudaismo. L’altra opzione naturalmente era l’islam, che in quel momento si trovava all’apice della
propria potenza politica ed economica. C’erano due ulteriori possibilità: la cristianità nella sua
forma latina e la cristianità nella sua forma bizantina.
La scelta che viene fatta è quest’ultima, per cui la Rus di Kiev si converte all’ortodossia, cioè alla
versione bizantina del cristianesimo. Solo molti secoli più tardi il cuore dell’ortodossia dell’Est
Europa si sposterà a Mosca. A quest’epoca Mosca, che dal 1300 comincerà a diventare una realtà
politicamente ed economicamente significativa a seguito della conquista mongola, praticamente non
esiste.
Le radici religiose della Russia, possiamo già cominciare a chiamarla così, si trovano a Kiev.
Capite allora che questo discorso, così lungo, che ho fatto sul Medioevo, in realtà è di stringente
attualità: dopo il crollo del comunismo, Putin e molti importanti ambienti russi hanno recuperato la
nazione e la religione come fattori identitari.
Capite già dove andiamo a parare, perché abbiamo un’esperienza recentissima e pericolosissima
di religioni che si trasformano in fattori identitari: la ex-Jugoslavia. In quelle terre essere cristiani
latini, cristiani ortodossi o musulmani è stato fonte di odi formidabili che (naturalmente mescolati a
tantissimi altri elementi di ordine nazionale, politico ed economico) hanno dato luogo a terribili
conflitti.
Le similitudini tra la Russia e la Serbia sono abbastanza forti, perché nella Serbia di oggi
l’ortodossia è un fattore identitario molto forte, ma i luoghi simbolo della fede ortodossa serba sono
in Kossovo, cioè in un territorio che la Serbia rivendica con particolare determinazione. Ora, la
cenere sembra aver ricoperto le braci dell’incendio jugoslavo, ma può darsi che queste braci si
accendano nuovamente, soprattutto se si soffia su fattori identitari di tipo nazional-regioso. Il
Kossovo è ancora un problema molto serio, perché la Serbia non ne ha riconosciuto l’indipendenza
e lì ci sono i monasteri più importanti per le origini della fede ortodossa serba. Faccio, per capirci,
ancora un altro esempio: immaginate un mondo come quello italiano dell’Ottocento, quando l’idea
di nazione era ben più sentita che ai giorni nostri, a cui mancasse Roma.
Roma era concepita come la culla, come l’elemento identitario essenziale dell’Italia. Figure come
Mazzini o Garibaldi erano profondamente convinte che all’Italia, senza Roma, mancasse qualcosa:
o Roma o morte!, gridavano i loro seguaci.
Potete allora capire perché alcuni nazionalisti, come Putin, non hanno mai digerito che il nocciolo
originario della Russia sia diventato indipendente e sia oggi fuori dai confini della Russia
politicamente intesa. Agli occhi di un nazionalista russo, Kiev non è e non sarà mai un’entità
davvero autonoma dalla Russia storica, perché è la culla della cultura russa. Può darsi che, anche in
questo caso, il tempo aggiusti le cose, ma per chi ragiona in termini nazionalisti l’uscita
dell’Ucraina dall’Unione Sovietica, nel momento della sua disgregazione, è stato qualcosa di
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assolutamente insopportabile, un oltraggio da lavare.
Vedete come, nella vicenda di cui ci occupiamo, Medioevo ed attualità si legano
immediatamente.
Dobbiamo ora, con un clamoroso salto temporale, riflettere anche su una vicenda della quale,
come Graffette, abbiamo già parlato in un altro momento: il disastro nucleare di Chernobyl (1986).
Il modo pessimo in cui Mosca gestì l’emergenza di Chernobyl (che è in Ucraina) aveva urtato
talmente tanto tutto il Paese, comprese le sue componenti russofone e meno nazionaliste, che a
livello di opinione pubblica, cinque-sei anni dopo (al momento del collasso dell’URSS) aveva
prevalso questa idea: <<Non dobbiamo mai più lasciare che a decidere di questioni vitali come
questa sia qualcun altro, lontano dal territorio ucraino>>. A causa del trauma prodotto dalla tragedia
di Chernobyl, anche numerosi soggetti che non erano particolarmente legati agli ideali nazionali
ucraini, ma anzi si sentivano per molti versi russi, avevano accettato l’idea dell’indipendenza,
perchè rimanere ancora legati al carrozzone moscovita sembrava pericoloso, suicida, prima ancora
che inopportuno.
La terra vicino al confine
A questo punto siamo in grado di capire un altro elemento importante: il significato del nome
Ucraina. Pare, o almeno è opinione ampiamente diffusa, che il termine Ucraina significhi la terra
vicino al confine, e in effetti quello che colpisce nella storia di questo paese è il diretto
coinvolgimento nelle lotte tra i suoi potenti vicini. L’Ucraina è stata, nella storia, il classico vaso di
coccio vicino a vasi di ferro: paesi molto più grandi e più potenti di lei ne hanno deciso il destino.
I confini dell’Ucraina, come li vediamo oggi sull’atlante, sono una delle eredità più controverse
della seconda guerra mondiale. In particolare vi ricordo che un’ampia fascia di terra, profonda più o
meno 300 chilometri e posta tra il confine polacco e il cuore del paese, è stata contesa (per due
secoli) da almeno tre soggetti: il regno di Polonia (o se preferite il Regno di Polonia-Lituania),
l’impero austriaco e l’impero russo.
Qui dobbiamo fare un attimo mente locale su un dato: noi siamo abituati a vedere la Lituania
come un francobollo sulla carta geografica nell’estremo nord europeo; ma, storicamente parlando,
per secoli il granducato di Lituania fu uno stato enorme, che si estendeva da Vilnius, cioè
dall’attuale Lituania, fino al Mar Nero, attraversando gran parte della Bielorussia e dell’Ucraina
attuali. Poi, quest’enorme granducato di Lituania si è unito per via matrimoniale con il Regno di
Polonia, dando vita ad una grande entità che, fino a quando la Russia è rimasta una regione
periferica e scarsamente potente, è stata egemone nell’Est Europa. Quindi il regno di Polonia ha
avuto, nel cuore dell’età moderna (parlo del Cinquecento, fino al Seicento inoltrato), un ruolo
importantissimo, soprattutto quando si è unito al Granducato di Lituania, coprendo gran parte delle
terre di cui stiamo parlando.
Poi le cose cambiano, la ruota gira, ed ecco che emergono ai confini due giganti: Pietro il Grande
fonda la Russia moderna, mentre l’impero austriaco acquista sempre più importanza. Il risultato è la
progressiva decadenza, e infine la disgregazione, del regno di Polonia, che viene a più riprese
spartito nel corso del Settecento.
Quando parliamo di spartizione della Polonia, tenete presente che essa riguarda almeno tutte le
regioni occidentali dell’Ucraina attuale, in particolare Leopoli e la regione che prende il nome di
Galizia, ovviamente da non confondere con altre regioni dal nome simile. Perdonate se sono banale;
c’è una regione affine nella penisola iberica, e c’è il mondo della Galazia nell’Asia Minore:
sgombriamo il campo da questi equivoci.
Il termine Galizia indica una regione storicamente a cavallo tra Polonia e Russia, della quale
Leopoli, che poi passa sotto l’impero austro-ungarico, è un elemento essenziale. L’impero austriaco,
che era un vero gigante, arrivava dunque fino all’Ucraina attuale.
Un articolo recente su La Repubblica faceva notare che, se prendiamo la distanza in linea d’aria
tra Trieste e Leopoli, essa è minore di quella tra Trieste e Reggio Calabria: questo sta ad indicare
che, in realtà, queste tematiche non riguardano la fine del mondo, un luogo remotissimo, ma una
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regione che si rivela relativamente vicina, non appena utilizziamo parametri che ci sono un po’ più
familiari.
Entrando oggi a Leopoli, proverete subito due impressioni. La prima può essere espressa con le
parole: <<Sono a Vienna! Sono in una città che mi è perfettamente familiare, sento un’atmosfera
tipicamente mitteleuropea; mi trovo in una città latina, nel senso del mondo latino cattolico>>. Per
capirci, qui non siamo affatto in quel mondo ortodosso che, per tanti versi, ci appare differente e
perfino ostile. Nello stesso tempo, (seconda impressione) a Leopoli quasi nessuno parla russo.
Naturalmente, questo non è per noi immediatamente percepibile, ma te lo fanno capire subito. La
lingua che si parla a Leopoli è prevalentemente, per non dire unicamente, l’ucraino. È una lingua
affine al russo, ma con una sua identità precisa, conservata in modo geloso e assolutamente ferreo.
Kiev invece è una città ibrida, mista, in cui prevale la parlata russa, ma anche l’ucraino è
diffusissimo; più si va ad est e più, naturalmente, prevale la componente russofona.
Teniamo però presente che, come molti osservatori si sono affrettati a precisare, anche in varie
aree russofone il Partito delle Regioni, cioè il partito del deposto presidente Yanukovich, non aveva
vinto le elezioni: segno che c’è un’importante componente della popolazione, che parla russo, che
ha molti legami culturali con la Russia, ma che è ben lieta di essere indipendente da Mosca.
Tornando alla storia, vorrei ricordare anche che queste terre di confine, tra la Russia propriamente
detta e l’Europa occidentale, nel tardo Medioevo sono state oggetto di emigrazione massiccia da
parte di migliaia di ebrei provenienti dalla Germania. Ovviamente, sono totalmente assenti dalla
demografia attuale, perché sono stati spazzati via dalla Shoah, ma non possiamo prescindere dalla
componente ebraica, all’interno della storia globale dell’Ucraina, fino a tempi relativamente recenti.
Dobbiamo ricordare che, sia qui che in Polonia, gli ebrei svolgevano spesso il ruolo di classe
media, di ceto borghese se volete, a metà strada tra la grande nobiltà agraria e i servi della gleba, i
contadini. Quando poi scoppiava qualche rivolta, ecco che il contadino oppresso se la prendeva con
l’ebreo, soprattutto in certe situazioni limite in cui i contadini erano ortodossi e i nobili erano
polacchi cattolici; quindi gli ebrei apparivano come servi dell’oppressore, del nemico. Gli ebrei
sono oggetto, già a partire dal Seicento, di violenze estreme. Ma quello che mi interessa più di tutto
è farvi notare che in Ucraina c’era, o meglio c’è tuttora, anche in assenza sostanziale di ebrei, un
antisemitismo strisciante molto forte. L’Ucraina è una terra terribile e affascinante allo stesso
tempo, perché ha vissuto tutte le tragedie e conservato tutti i fantasmi del Novecento.
Il terribile Novecento ucraino
È tempo di introdurre due o tre questioni delicate, riguardanti appunto il Novecento. Nel 1914 la
Russia entra nella Prima guerra mondiale, ma la perde rovinosamente. Non è assolutamente pronta,
dal punto di vista industriale, ad affrontare un conflitto così complesso come la Grande Guerra.
Mentre sul fronte occidentale le trincee bloccano la guerra, che sostanzialmente non si schioda per
quattro anni, nel caso del fronte orientale la Germania e l’Austria vincono clamorosamente. La
Germania è il soggetto più importante e obbliga la Russia (che nel 1917 compie due rivoluzioni e
infine, dopo quella di ottobre, diventa comunista) alla resa. L’Ucraina è il prezzo da pagare. Nel
1918, la Russia comunista perde questo vastissimo territorio, che è un enorme bacino minerario e
anche un’enorme risorsa dal punto di vista agricolo. Per la Germania, dominare l’Ucraina
significava una fonte di ricchezza formidabile, per cui l’Ucraina viene pensata come uno stato
indipendente, ma di fatto vassallo della Germania che l’ha strappata alla Russia. Poi però, nell’arco
di un anno, la Germania perde la guerra, e allora è il caos assoluto.
La grande guerra civile tra bianchi e rossi, una guerra di una violenza sconvolgente, si combatte
soprattutto in queste terre. È una guerra dall’altissimo tenore ideologico: i bianchi e i rossi
rappresentano due mondi, sono la luce e le tenebre, ognuno dei due si considera il difensore del
progresso e dell’umanità, o comunque il difensore del mondo civile contro le barbarie. I bianchi,
cioè gli avversari dei bolscevichi, fanno enormi stragi di ebrei già durante la guerra civile. Gli ebrei
sono accusati di essere servi di Mosca e del bolscevismo; non sappiamo quanti ne siano stati uccisi,
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c’è chi dice 75 mila, c’è chi dice 150 mila; comunque, resta il fatto che è già un macello.
Durante questa violentissima guerra, se ho contato bene, in Ucraina si succedono 14 governi in 4
anni: questo dato, da solo, ci dà la misura del caos in cui si trova il paese. Il governo comunista di
Mosca cerca di imporre di nuovo il suo controllo sull’Ucraina, perché non c’è nessun governo russo
che possa concepire, l’abbiamo detto in apertura, la totalità del territorio russo senza Kiev. Per
qualunque russo, si tratti dello zar, di Lenin, o di Putin, se alla Russia viene tolta l’Ucraina, viene
amputata una parte essenziale; per cui, anche per questi che, in teoria, sono dei rivoluzionari, ma in
realtà molte volte ragionano più da russi che da comunisti, la riconquista dell’Ucraina è vitale, e
viene effettivamente portata a termine.
I problemi veri arriveranno quando, negli anni Trenta, Stalin deciderà la collettivizza-zione
forzata, che è la violenza più atroce da lui compiuta nei confronti dei popoli dell’Unione Sovietica.
La prima operazione che viene compiuta è quella della deportazione in massa delle élites
contadine. Materialmente vuol dire che circa 2 milioni di persone vengono bollate con un epiteto
infamante, cioè chiamate kulaki (un insulto molto pesante, traducibile con strozzino, ladro,
imbroglione, truffatore). Costoro, in realtà, sono i contadini più stimati, i capi dei villaggi che, con
l’avanzare del processo di collettivizzazione, potrebbero diventare anche i capi di un eventuale
movimento di resistenza. Le storie che ci sono arrivate, che ora sono storie ufficiali, nel senso che
provengono da materiali trovati negli archivi ufficiali del KGB e del Cremlino, sono agghiaccianti.
Dal punto di vista letterario, la dekulakizza-zione è stata raccontata dal grande scrittore Vasilij
Grossman1
, in particolare nei due romanzi Vita e destino e Tutto scorre... Attenzione, non cadete in
equivoco con il cognome identico a quello di David Grossman, che è lo scrittore israeliano vivente.
Che si chiami Grossman indica che anche lui è un ebreo: un ebreo che nasce a Berdicev, una città
dell’Ucraina.
La dekulakizzazione, concretamente, vuol dire caricare 2 milioni di persone su dei treni e
scaricarle in mezzo alla foresta, nell’estremo nord della Russia o in Siberia, dicendo: <<Da oggi voi
abitate qua. Prima o poi, arriveranno i rifornimenti>>. Quando non si sa. Capite bene che, se questi
rifornimenti arrivano dopo uno o due mesi, per quel drammatico periodo intermedio è l’inferno: i
bambini muoiono tutti immediatamente, con ritmi brutali; ci sono clamorosi casi di cannibalismo e
la disperazione è assoluta, perché in quelle terre non c’è assolutamente nulla.
Tolti di mezzo i cosiddetti kulaki, Stalin riunisce i contadini in gigantesche fattorie collettive. Se
volete una definizione brutale, i contadini tornano ad essere servi della gleba, non più dei nobili, ma
del sistema, dello Stato sovietico: ormai sono lì soltanto per coltivare terre per lo Stato sovietico.
Il ragionamento di Stalin è il seguente: grazie alla massiccia esportazione dei cereali, la Russia,
che è ancora un paese prevalentemente agricolo, riuscirà ad importare dall’estero quei capitali e
quella tecnologia che le permetteranno di trasformarsi in una grande potenza industriale. Il dramma
è che, nel 1932, l’annata è cattiva, per cui il raccolto non è sufficiente per alimentare i contadini e,
simultaneamente, raggiungere la quota prevista per l’esportazione.
La decisione tragica, terrificante, di Stalin sarà quella di esportare comunque milioni di quintali di
grano (dato che servono per ottenere in cambio tecnologia e capitali) e lasciare letteralmente morire
di fame tra i cinque e i sette milioni di persone. Questo, che è il crimine supremo del sistema
staliniano, ha il suo epicentro in Ucraina e questa sarà per l’Ucraina l’esperienza più traumatica del
Novecento.
A questo punto capite perché la domanda identitaria di base: <<Chi siamo? Cosa vogliamo per il
nostro futuro?>> trova negli ucraini prima di tutto questa risposta: <<Noi siamo i figli di
quell’enorme tragedia; e con chi l’ha provocata, cioè con Mosca, non vogliamo più avere
assolutamente niente a che fare>>.
Fra un po’ parleremo di gas, parleremo di questioni molto biecamente legate al capitale, questioni
che certo hanno un peso; però non dobbiamo mai ridurre le passioni delle persone al portafoglio,
perché in realtà capita spesso che le persone compiano azioni assolutamente contrarie ai propri
interessi, mosse da motivazioni clamorosamente irrazionali. La religione o l’identità nazionale, ad
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esempio, sono a volte motori molto potenti e perfino controproducenti.
Tutto questo, a Kiev, è evidentissimo: mentre per la componente russa l’identità fondamentale è:
<<Siamo quelli che, grazie a Stalin e alla sua industrializzazione, hanno sconfitto i tedeschi>>, per
gli altri è: <<Sì, questo è vero. Ma il prezzo di questa industrializzazione l’hanno pagato i nostri
nonni. Ed è stato un prezzo talmente alto che noi, con chi l’ha fatto pagare al nostro popolo, non
vogliamo più avere nulla a che fare>>. Ecco spiegati i due simboli di cui parlavamo all’inizio: il
monumento che ricorda l’Holomodor (letteralmente sterminio per fame) e il museo della Grande
guerra patriottica.
A questo punto, siete in grado di capire anche tutta un’altra serie di dettagli importanti che vedete
o sentite sui giornali, ad esempio il motivo per cui ucraini e filo-russi si accusano reciprocamente di
essere stalinisti o fascisti: sono i fantasmi del passato che riemergono, almeno a livello di insulto o
di propaganda politica immediatamente spendibile.
Sempre su queste basi, capite anche perché nel 1941, quando invadono l’Ucraina, i nazisti sono
accolti quasi come liberatori. Molti sperano che i tedeschi permetteranno la nascita di un’Ucraina
indipendente, anche se noi sappiamo che Hitler non ne aveva la minima intenzione. Ecco allora che
questi famosi partigiani ucraini, di cui parlavo all’inizio, combattono sia contro i tedeschi che
contro l’Armata Rossa, cioè continuano a combattere l’Armata Rossa dopo il suo arrivo, nel 1944,
perché il loro obiettivo è l’indipendenza dell’Ucraina. Un dramma nel dramma è costituito dal fatto
che, durante l’occupazione tedesca, molti ucraini partecipano alla Shoah. Moltissimi, quando Hitler
apre loro le porte, si arruolano in reparti operativi che hanno ruoli di rastrellamento o di guardia ai
treni o ai campi di concentramento.
Vedete, quindi, che quella di cui parliamo è una realtà aggrovigliata e contorta. Quando si parla di
conflitti, alla fine scatta in ognuno di noi una dimensione, diciamo così, calcistica: cerco di vedere
chi è il buono e chi è il cattivo; poi, più o meno consciamente, mi schiero con qualcuno. Questa,
tuttavia, è una storia intrisa di sangue e di fantasmi, con un miscuglio di bene, male, violenze, in
cui veramente c’è da perdere la testa.
Una democrazia debole, in una terra di sangue
Vi ricordo ora un particolare. La prima fase della Shoah in Ucraina, nel 1941, è stata
particolarmente truculenta e confusa. Negli anni Novanta, quando il paese era da poco indipendente,
vi fece un viaggio di studio un sacerdote cattolico francese, Patrick Desbois2
, che aveva avuto il
nonno (non ebreo) deportato in un lager ucraino, in quanto membro della resistenza francese. Nel
villaggio che si trovava nei pressi del campo di suo nonno, si radunarono numerose persone ormai
anziane che gli dissero: <<Ma lei vuole davvero sentire delle storie della seconda guerra mondiale?
Noi avevamo 15 anni, ma c’eravamo, ci ricordiamo perfettamente>>.
Il risultato è che Desbois ha raccolto un archivio impressionante di storie orali e, soprattutto, ha
scovato più di 500 fosse comuni di cui si ignorava l’esistenza, obbligando gli specialisti a ripensare
tutti i numeri. Questo dimostra ancora una volta quanto confusa e complessa sia questa storia. Uno
dei volumi più interessanti usciti recentemente sull’Europa orientale è intitolato Terre di sangue3
ed è una ricostruzione delle vicende di Polonia, Bielorussia, Ucraina e Paesi Baltici, cioè di quella
striscia che va dal Baltico al Mar Nero e che ha visto gli orrori dello stalinismo, della seconda
guerra mondiale, dell’occupazione sovietica post-bellica.
Ora, questo è il quadro che in qualche modo siamo riusciti a delineare: un’Ucraina che durante e
immediatamente dopo la Seconda guerra mondiale vive, in larga misura come conseguenza
dell’esperienza traumatica del 1932-33, una situazione caotica, confusa, alla quale dobbiamo
aggiungere, come ulteriore dettaglio importante, la questione della Crimea.
La Crimea è un penisola che viene occupata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale e
che, fino a quel momento, aveva fatto parte della Russia. In prevalenza, gli abitanti della Crimea
erano ancora i discendenti dei mongoli, gli invasori che avevano raso al suolo la Kiev medievale e
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dominato la Russia per un paio di secoli. Questi mongoli venivano chiamati in vari modi, tra cui
Tartari (storpiatura, nelle lingue europee, di Tatari) perché la loro ferocia era talmente
impressionante che sembravano vomitati dall’inferno, cioè appunto dal Tartaro.
Dopo la seconda guerra mondiale, i Tatari di Crimea vennero accusati da Stalin di aver collaborato
con gli occupanti tedeschi, furono deportati in massa e sostituiti con popolazione in larga misura
russa e in misura minore ucraina. Nel 1954, poi, Krusciov prese un’altra importante decisione,
quella di cambiare la collocazione amministrativa della Crimea, che dunque, da quel momento, non
fece più parte della Repubblica Russa, ma della Repubblica di Ucraina. Faceva però sempre parte
dell’Unione Sovietica; è come, per capirci, se una contea dallo stato dell’Arizona passasse sotto lo
stato della California. A quell’epoca, dunque, questa decisione non suscitò grandi problemi, perché
in ultima analisi era tutta Unione Sovietica. Ovviamente, il cambiamento diventò determinante nel
1991, quando la Crimea, essendo parte integrante dell’Ucraina, entrò a far parte del nuovo stato
indipendente. Si trattava però di una situazione ibrida, perché nel porto di Sebastopoli rimase la
flotta da guerra russa.
Quando sono improvvisamente venuti a mancare i mercati dell’URSS e dell’impero socialista, che
aveva in Mosca il proprio centro di riferimento, la maggioranza delle imprese ucraine si è trovata in
grave difficoltà. Lo Stato non ha intrapreso radicali riforme finalizzate a introdurre l’economia di
mercato e a privatizzare le terre, le miniere o le industrie. Lo Stato ha temuto che il passaggio
troppo repentino dal socialismo al capitalismo avrebbe sconvolto la società (e i tradizionali equilibri
di potere). Così l’Ucraina si è trovata, almeno all’inizio della sua nuova storia, in una specie di
limbo stagnante, né socialista né capitalista, mentre l’inflazione continuava a crescere (giungendo a
toccare la quota del 900%, nel 1994) e il PIL a precipitare (-16,8 nel 1992; -14,2 nel 1993; -22,90
nel 1994).
La diffusa insoddisfazione popolare ha portato al potere Leonid Kuchma, che ha vinto le elezioni
presidenziali nel giugno 1994; nel giro di breve tempo, tuttavia, Kuchma ha trasformato l’Ucraina
in una democrazia di facciata, in cui i processi decisionali erano sempre più fortemente
centralizzati, a scapito del Parlamento, mentre i mezzi di comunicazione di massa erano asserviti ai
desideri del presidente. Almeno 18 giornalisti che avevano esposto giudizi critici nei confronti di
Kuchma furono eliminati. Il caso più clamoroso riguardò Heorhij Gongadze, che in un giornale on
line denunciava la corruzione dilagante, tale per cui era possibile comprare un titolo accademico (un
dottorato costava 2-3000 dollari), evitare l’arresto per guida in stato di ebbrezza (100-300 dollari) o
riuscire ad essere arruolati in un contingente internazionale (3000 dollari). Sequestrato nel centro di
Kiev il 16 settembre 2000, fu decapitato ed ucciso. Poiché Gongadze aveva denunciato anche gli
stretti legami esistenti tra Kuchma e la malavita organizzata (che col suo appoggio era riuscita a
mettere le mani su interi importanti segmenti della vita economica del Paese), il presidente stesso fu
sospettato di aver ordinato l’omicidio.
La rivoluzione arancione
A partire dal 2000, il PIL riprese a crescere, soprattutto grazie alle esportazioni; l’Ucraina,
tuttavia, nel 2002 era ancora uno dei paesi più poveri d’Europa (al terzultimo posto, seguita solo da
Moldavia ed Albania). Nel 2004, secondo un rapporto stilato dall’Unione Europea, un quarto della
popolazione viveva al di sotto della soglia di povertà.
In tale anno si sono svolte le nuove elezioni presidenziali, alle quali Kuchma, al potere dal 1994,
non poteva più presentarsi, in quanto la nuova Costituzione post-sovietica prevede un massimo di
due mandati. Come suo uomo di fiducia, Kuchma propose Viktor Janukovyc, che venne
ampiamente finanziato anche dalla principale società russa produttrice di gas naturale, Gazprom;
l’opposizione, invece, candidò Viktor Jushenko, che dal 1993 al 1999 aveva diretto la Banca
nazionale ucraina ed era stimato anche in Occidente per le sue competenze in ambito economico. La
campagna elettorale si è svolse in un clima di aperta intimidazione, nei confronti di tutti coloro che
dichiaravano di sostenere Jushenko. E questi non solo fu regolarmente accusato di essere un servo
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prezzolato degli Stati Uniti e dell’Occidente, ma rischiò addirittura di morire avvelenato.
Dopo il decisivo ballottaggio del 21 novembre 2004, la commissione elettorale annunciò la
vittoria di Janukovyc in un tempo sorprendentemente breve; inoltre, risultò decisamente sospetto
che nella regione di origine di Janukovyc, il bacino del Donec’k, risultasse un’affluenza alle urne
eccezionalmente alta (96%) e che tutti gli elettori senza eccezione (100%) avessero votato per lui.
Quando emerse con chiarezza che in questa regione dell’Ucraina orientale, e – più in generale – in
tutto il Paese – erano stati compiuti clamorosi brogli elettorali, esplose una serie di vaste
manifestazioni popolari che ha ricevuto il nome di rivoluzione arancione (dal colore scelto dal
partito di Jushenko nelle proprie bandiere e nei propri distintivi). Secondo alcune stime, solo a Kiev
scese in piazza un milione e mezzo di persone, in larga maggioranza giovani e studenti; vaste
dimostrazioni, tuttavia, si ebbero anche in vari centri dell’Ucraina orientale, abitati in maggioranza
da cittadini russofoni. Il 3 dicembre, la Corte Suprema annullò i risultati elettorali e ordinò di
ripetere il ballottaggio tra Janukovyc e Jushenko; alle votazioni del 26 dicembre 2004 si presentò il
77,3% degli aventi diritto, e Jushenko fu eletto con il 51,99%.
Alle elezioni del 2009, tuttavia, Janukovyc è risultato vincitore, nella competizione con la nuova
candidata dell’opposizione, Julija Tymoshenko. Il margine molto ristretto (di appena 3 punti in
percentuale: 48 contro 45%) che ha permesso la vittoria, ed ancor più la distribuzione geografica dei
voti dimostra che il Paese è diviso e indeciso sul suo futuro. Infatti, mentre Janukovyc è molto forte
nelle regioni orientali, la Tymoshenko raccoglie consensi soprattutto in quelle centrali ed
occidentali. Questa spaccatura geografica esprime simbolicamente i dilemmi dell’Ucraina di oggi,
di fatto impossibilitata a scegliere tra Unione Europea e Russia, mentre un numero elevatissimo di
persone vive ancora nella miseria più nera.
La rivoluzione arancione ha avuto senza dubbio un importante risultato: obbligare un governo
accusato di brogli elettorali a riconvocare nuove elezioni. Poco dopo, però, la Timoshenko è stata
accusata di corruzione e incarcerata: quindi, di fatto, il principale leader dell’opposizione è stato
messo fuori gioco. E quindi siamo in una situazione estremamente delicata, in una democrazia che è
decisamente sofferente.
Putin e il nuovo disegno imperiale
Arriviamo così ai giorni nostri, e possiamo dire che la Russia nazionalista di Putin è sicuramente
desiderosa di acquistare nuova potenza e nuovo prestigio: non dico di ricostruire l’impero dello Zar
né l’Unione Sovietica, ma comunque di creare una vasta area in cui alcuni paesi limitrofi siano
nominal-mente indipendenti, ma sotto l’influenza politica ed economica di Mosca. Il ragionamento
di Putin è quello di ridare nuova forza e prestigio a quella che fu l’Unione Sovietica, dopo
l’implosione degli anni Novanta, sfruttando in primo luogo le immense risorse energetiche e
minerarie della Russia. Tutti i cosiddetti oligarchi, cioè i grandi imprenditori privati che in Russia
erano riusciti a ricavarsi un loro impero economico, sono stati eliminati: si inventavano frodi fiscali
e li si metteva in carcere in maniera brutale, in modo tale che i settori davvero importanti della
Russia sono passati di nuovo sotto il controllo statale. Formalmente non è più un’economia
socialista, nel senso che i pesci piccoli possono sopravvivere (in un regime comunista non potevano
neanche quelli), ma i veri centri di potere sono stati di nuovo ripresi sotto il controllo dello stato.
Il secondo disegno di Putin è, ovviamente, ridare importanza alla Russia a livello internazionale.
Il progetto complessivo di Putin è di riportare la Russia ad essere una grande potenza politica,
rispettata ed economicamente, potente, in un mondo che non sia più unipolare.
Pensate ai primi anni 2000: quando Bush decide, di propria iniziativa, di invadere l’Iraq, non c’è
nessuno che può fermarlo. Nel disegno di Putin, il mondo del futuro non dovrà essere unipolare e
neppure bipolare (USA e Cina), ma avere un terzo polo importante. Oltre a Stati Uniti e Cina, il
terzo centro decisionale dovrà essere la Russia, grazie alla sua economia e al suo prestigio
geopolitico. Naturalmente, se l’Ucraina (che per un nazionalista russo non ha neppure diritto ad
esistere, perché parte integrante della Russia) sfugge al controllo geopolitico, il progetto di Putin
subisce uno scacco formidabile. Ecco che allora si può rispettare l’indipendenza formale
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dell’Ucraina, ma a patto che quel paese guardi verso Est e non verso Ovest (come la Bielorussia):
proprio ciò che – dopo la carestia, dopo la guerra, dopo Chernobyl: insomma, dopo l’esperienza
traumatica del Novecento – la componente autenticamente ucraina del paese non vuole più fare.
Intanto la mossa di Putin è stata quella di mostrare i muscoli in Crimea, ma il terrore di tutti è che
la crisi non si fermi alla farsa del referendum e all’annessione di fatto della Crimea: il problema
vero (e il terrore di tutti) è che all’interno del paese gli odi nazionali, gli odi identitari, alimentati
anche da componenti religiose forti e dagli spettri del passato, mettano in moto uno scenario alla
jugoslava.
Lo scenario più apocalittico che tutti noi temiamo (siamo nel centenario della Prima guerra
mondiale…) è che ognuno veda in un gesto compiuto da una controporte una sfida assolutamente
inaccettabile. Soprattutto, la paura di tutti è che la difesa dei russofoni – il pretesto che ha portato
all’annessione russa della Crimea – spinga la Russia a invadere l’Ucraina orientale; nel qual caso,
saremmo di fronte allo scenario più tragico, si arriverebbe ad uno scontro armato estremamente
duro e violento.
Come agirà Putin? Questa è una domanda alla quale, nell’immediato, non riesco a rispondere.
Posso dire che ci sono molti analisti russi che ritengono che Putin sta giocando una partita molto
rischiosa, ma non vuole giocarla fino in fondo, perché poi alla lunga potrebbe essere
controproducente anche per la Russia. Bisogna vedere fino a che punto tutti gli attori sono disposti
ad esporsi. Capite che il problema è proprio questo. Quindi che cosa accadrà, purtroppo, non siamo
in grado di dirlo, fino a che punto uno bluffa o invece fino a che punto è disposto a giocare per
davvero.
Purtroppo, l’unica cosa che posso dire è che questo discorso è già stato fatto nel 1914. Ognuno
giocava al rialzo dicendo: <<Vedrai che poi, se io alzo ancora la posta, sarà lui a cedere>>. Ecco,
non vorremmo che ciò capitasse di nuovo. Naturalmente, non sto pensando che il mondo
sprofonderà presto in un nuovo conflitto apocalittico: però, senza dubbio, perfino una guerra
limitata sarebbe una tragedia gigantesca. E da questo punto di vista dobbiamo essere onesti: il
rischio è serio.
Un ricordo personale
Prima di avventurarci nella storia vera e propria dell’Ucraina, vorrei ricordare con voi alcune
impressioni di un recente viaggio in quel Paese; in particolare, vorrei condividere la memoria di
alcuni segnali che hanno portato me e i miei compagni di viaggio a dirci: <<Ma questo è un paese
che sta attaccato con la colla!>>.
Primo segnale: a Kiev ci sono due importantissimi luoghi simbolici, di segno diame-tralmente
opposto l’uno rispetto all’altro.
Uno è il Museo della guerra patriottica (come sapete, guerra patriottica è il modo con cui veniva
chiamata la seconda guerra mondiale in ambito sovietico), che è un museo tradizionale, molto
classico, in cui viene celebrata la vittoria dell’Unione Sovietica sulla Germania di Hitler.
Il secondo luogo, a poca distanza, è un monumento al cosiddetto Holomodor, neologismo con cui,
dopo l’indipendenza, si è tentato di definire l’esperienza più traumatica dell’Ucraina nel Novecento.
Verrebbe da tradurlo con grande carestia, ma vedremo fra un minuto che questa traduzione è
inesatta; comunque, l’evento a cui si fa riferimento cade negli anni 1932-33.
C’è poi un terzo luogo importante che ci è capitato di visitare, questa volta a Leopoli (città che
può avere vari nomi a seconda della lingua in cui la citiamo: L’viv, L’vov, Leopoli; la citerò per
tutta la sera in italiano, sia per chiarezza sia perché così non faccio oltraggio a nessuno). Il luogo in
questione è un ristorante, che si chiama Il Partigiano e che vuole presentarsi come il più tipico di
Leopoli. Dopo un quarto d’ora che si è dentro (anche solo guardandosi intorno) si capisce dalla
compagnia un po’ particolare, dai clienti e dal personale, insomma, che il termine partigiano non
corrisponde affatto a ciò che noi abbiamo in mente: i partigiani a cui allude il nome del ristorante
non combattevano contro i nazisti, ma contro l’Armata Rossa.
Capite che, dal punto di vista occidentale, siamo di fronte ad un rovesciamento di prospettive che
non è da poco. Per capire l’Ucraina, dunque, dobbiamo entrare in logiche che sono davvero molto
distanti dalla nostra.
Tutto inizia a Kiev
Sostanzialmente, il mio obiettivo è quello di spiegare queste realtà contraddittorie in cui ci siamo
imbattuti; ma, per farlo, dovrò partire da lontanissimo.
Preciso subito una cosa, come sempre faccio in queste occasioni: io faccio lo storico; non
chiedetemi come andrà a finire, perchè non ho la sfera di cristallo e di conseguenza non conosco il
futuro. Io guardo al passato, un passato che deve iniziare da molto lontano.
La città di Kiev viene fondata nel cuore dell’Alto Medioevo, prendiamo come punto di
riferimento orientativo l’anno 814, cioè l’anno della morte di Carlo Magno.
In quel periodo gli scandinavi di Danimarca o di Norvegia, che noi conosciamo come vichinghi, si
rovesciano sulle coste della Francia, della Germania, dell’Inghilterra, mentre un altro gruppo
importante, prevalentemente svedese (i vareghi o variaghi) comincia un’avventura di segno diverso;
sono prevalentemente dei mercanti e si accorgono ben presto di una caratteristica fisica tipica delle
regioni dell’Est dell’Europa, (quelle che, per capirci, sono occupate dalla Russia, dall’Ucraina e
dalla Bielorussia moderne): è uno spazio immenso, ma relativamente facile da percorrere, perchè
pieno di laghi e fiumi navigabili.
Il Volga, il Dniepr o il Don costituiscono una specie di autostrada fluviale, che collega l’estremo
nord dell’Europa al mar Nero o, nel caso del Volga, al mar Caspio.
A quel tempo, il Nord Europa era una delle zone più povere d’Europa; però, era ricca di materie
prime estremamente interessanti: legname, pellicce, miele, tutti prodotti molto richiesti nel Sud
bizantino o musulmano.
Vi ricordo che, nel IX secolo, sono queste le regioni più ricche dell’Europa e del mondo. Sono
queste le regioni in cui si usa ancora la moneta d’oro, mentre nel mondo europeo Carlo Magno ha
abolito la moneta pregiata, tipica dell’epoca romana. Nell’impero di Carlo Magno circolano solo
spiccioli d’argento o di metallo ancora più vile, perché il volume degli scambi commerciali è troppo
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scarso e discontinuo, per sostenere uno strumento impegnativo e pesante, come la moneta d’oro.
Kiev nasce come emporio, come luogo fortificato, al centro di una specie di impero commerciale,
che di solito viene paragonato a quello della Compagnia delle Indie.
Pensate all’impero britannico quando si insedia in India: sono pochi uomini coraggiosi, ben
determinati, che in qualche modo conquistano un impero.
Dopo qualche generazione, i figli delle prime unioni miste tra questi nuovi conquistatori svedesi e
la popolazione slava locale cominciano ad esser chiamati russi.
Il termine Russia è usato prima di tutto per gli abitanti di Kiev, per la classe dominante di questo
impero commerciale che nasce nell’Alto Medioevo. Infine, nell’anno 988, questa nuova realtà
etnica e politica che sta nascendo, composta da svedesi assimilati al mondo slavo, decide di
integrarsi ancora meglio nel grande mondo delle civiltà evolute del tempo, scegliendo una religione
monoteista.
Avrebbe avuto una serie di opportunità importanti: poteva, ad esempio, scegliere l’ebraismo.
Guardate che non sto dicendo una sciocchezza, perché il popolo asiatico dei Cazari, che si colloca
sul Mar Caspio, quindi relativamente a poca distanza dalla nostra Kiev, sceglierà proprio il
giudaismo. L’altra opzione naturalmente era l’islam, che in quel momento si trovava all’apice della
propria potenza politica ed economica. C’erano due ulteriori possibilità: la cristianità nella sua
forma latina e la cristianità nella sua forma bizantina.
La scelta che viene fatta è quest’ultima, per cui la Rus di Kiev si converte all’ortodossia, cioè alla
versione bizantina del cristianesimo. Solo molti secoli più tardi il cuore dell’ortodossia dell’Est
Europa si sposterà a Mosca. A quest’epoca Mosca, che dal 1300 comincerà a diventare una realtà
politicamente ed economicamente significativa a seguito della conquista mongola, praticamente non
esiste.
Le radici religiose della Russia, possiamo già cominciare a chiamarla così, si trovano a Kiev.
Capite allora che questo discorso, così lungo, che ho fatto sul Medioevo, in realtà è di stringente
attualità: dopo il crollo del comunismo, Putin e molti importanti ambienti russi hanno recuperato la
nazione e la religione come fattori identitari.
Capite già dove andiamo a parare, perché abbiamo un’esperienza recentissima e pericolosissima
di religioni che si trasformano in fattori identitari: la ex-Jugoslavia. In quelle terre essere cristiani
latini, cristiani ortodossi o musulmani è stato fonte di odi formidabili che (naturalmente mescolati a
tantissimi altri elementi di ordine nazionale, politico ed economico) hanno dato luogo a terribili
conflitti.
Le similitudini tra la Russia e la Serbia sono abbastanza forti, perché nella Serbia di oggi
l’ortodossia è un fattore identitario molto forte, ma i luoghi simbolo della fede ortodossa serba sono
in Kossovo, cioè in un territorio che la Serbia rivendica con particolare determinazione. Ora, la
cenere sembra aver ricoperto le braci dell’incendio jugoslavo, ma può darsi che queste braci si
accendano nuovamente, soprattutto se si soffia su fattori identitari di tipo nazional-regioso. Il
Kossovo è ancora un problema molto serio, perché la Serbia non ne ha riconosciuto l’indipendenza
e lì ci sono i monasteri più importanti per le origini della fede ortodossa serba. Faccio, per capirci,
ancora un altro esempio: immaginate un mondo come quello italiano dell’Ottocento, quando l’idea
di nazione era ben più sentita che ai giorni nostri, a cui mancasse Roma.
Roma era concepita come la culla, come l’elemento identitario essenziale dell’Italia. Figure come
Mazzini o Garibaldi erano profondamente convinte che all’Italia, senza Roma, mancasse qualcosa:
o Roma o morte!, gridavano i loro seguaci.
Potete allora capire perché alcuni nazionalisti, come Putin, non hanno mai digerito che il nocciolo
originario della Russia sia diventato indipendente e sia oggi fuori dai confini della Russia
politicamente intesa. Agli occhi di un nazionalista russo, Kiev non è e non sarà mai un’entità
davvero autonoma dalla Russia storica, perché è la culla della cultura russa. Può darsi che, anche in
questo caso, il tempo aggiusti le cose, ma per chi ragiona in termini nazionalisti l’uscita
dell’Ucraina dall’Unione Sovietica, nel momento della sua disgregazione, è stato qualcosa di
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assolutamente insopportabile, un oltraggio da lavare.
Vedete come, nella vicenda di cui ci occupiamo, Medioevo ed attualità si legano
immediatamente.
Dobbiamo ora, con un clamoroso salto temporale, riflettere anche su una vicenda della quale,
come Graffette, abbiamo già parlato in un altro momento: il disastro nucleare di Chernobyl (1986).
Il modo pessimo in cui Mosca gestì l’emergenza di Chernobyl (che è in Ucraina) aveva urtato
talmente tanto tutto il Paese, comprese le sue componenti russofone e meno nazionaliste, che a
livello di opinione pubblica, cinque-sei anni dopo (al momento del collasso dell’URSS) aveva
prevalso questa idea: <<Non dobbiamo mai più lasciare che a decidere di questioni vitali come
questa sia qualcun altro, lontano dal territorio ucraino>>. A causa del trauma prodotto dalla tragedia
di Chernobyl, anche numerosi soggetti che non erano particolarmente legati agli ideali nazionali
ucraini, ma anzi si sentivano per molti versi russi, avevano accettato l’idea dell’indipendenza,
perchè rimanere ancora legati al carrozzone moscovita sembrava pericoloso, suicida, prima ancora
che inopportuno.
La terra vicino al confine
A questo punto siamo in grado di capire un altro elemento importante: il significato del nome
Ucraina. Pare, o almeno è opinione ampiamente diffusa, che il termine Ucraina significhi la terra
vicino al confine, e in effetti quello che colpisce nella storia di questo paese è il diretto
coinvolgimento nelle lotte tra i suoi potenti vicini. L’Ucraina è stata, nella storia, il classico vaso di
coccio vicino a vasi di ferro: paesi molto più grandi e più potenti di lei ne hanno deciso il destino.
I confini dell’Ucraina, come li vediamo oggi sull’atlante, sono una delle eredità più controverse
della seconda guerra mondiale. In particolare vi ricordo che un’ampia fascia di terra, profonda più o
meno 300 chilometri e posta tra il confine polacco e il cuore del paese, è stata contesa (per due
secoli) da almeno tre soggetti: il regno di Polonia (o se preferite il Regno di Polonia-Lituania),
l’impero austriaco e l’impero russo.
Qui dobbiamo fare un attimo mente locale su un dato: noi siamo abituati a vedere la Lituania
come un francobollo sulla carta geografica nell’estremo nord europeo; ma, storicamente parlando,
per secoli il granducato di Lituania fu uno stato enorme, che si estendeva da Vilnius, cioè
dall’attuale Lituania, fino al Mar Nero, attraversando gran parte della Bielorussia e dell’Ucraina
attuali. Poi, quest’enorme granducato di Lituania si è unito per via matrimoniale con il Regno di
Polonia, dando vita ad una grande entità che, fino a quando la Russia è rimasta una regione
periferica e scarsamente potente, è stata egemone nell’Est Europa. Quindi il regno di Polonia ha
avuto, nel cuore dell’età moderna (parlo del Cinquecento, fino al Seicento inoltrato), un ruolo
importantissimo, soprattutto quando si è unito al Granducato di Lituania, coprendo gran parte delle
terre di cui stiamo parlando.
Poi le cose cambiano, la ruota gira, ed ecco che emergono ai confini due giganti: Pietro il Grande
fonda la Russia moderna, mentre l’impero austriaco acquista sempre più importanza. Il risultato è la
progressiva decadenza, e infine la disgregazione, del regno di Polonia, che viene a più riprese
spartito nel corso del Settecento.
Quando parliamo di spartizione della Polonia, tenete presente che essa riguarda almeno tutte le
regioni occidentali dell’Ucraina attuale, in particolare Leopoli e la regione che prende il nome di
Galizia, ovviamente da non confondere con altre regioni dal nome simile. Perdonate se sono banale;
c’è una regione affine nella penisola iberica, e c’è il mondo della Galazia nell’Asia Minore:
sgombriamo il campo da questi equivoci.
Il termine Galizia indica una regione storicamente a cavallo tra Polonia e Russia, della quale
Leopoli, che poi passa sotto l’impero austro-ungarico, è un elemento essenziale. L’impero austriaco,
che era un vero gigante, arrivava dunque fino all’Ucraina attuale.
Un articolo recente su La Repubblica faceva notare che, se prendiamo la distanza in linea d’aria
tra Trieste e Leopoli, essa è minore di quella tra Trieste e Reggio Calabria: questo sta ad indicare
che, in realtà, queste tematiche non riguardano la fine del mondo, un luogo remotissimo, ma una
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regione che si rivela relativamente vicina, non appena utilizziamo parametri che ci sono un po’ più
familiari.
Entrando oggi a Leopoli, proverete subito due impressioni. La prima può essere espressa con le
parole: <<Sono a Vienna! Sono in una città che mi è perfettamente familiare, sento un’atmosfera
tipicamente mitteleuropea; mi trovo in una città latina, nel senso del mondo latino cattolico>>. Per
capirci, qui non siamo affatto in quel mondo ortodosso che, per tanti versi, ci appare differente e
perfino ostile. Nello stesso tempo, (seconda impressione) a Leopoli quasi nessuno parla russo.
Naturalmente, questo non è per noi immediatamente percepibile, ma te lo fanno capire subito. La
lingua che si parla a Leopoli è prevalentemente, per non dire unicamente, l’ucraino. È una lingua
affine al russo, ma con una sua identità precisa, conservata in modo geloso e assolutamente ferreo.
Kiev invece è una città ibrida, mista, in cui prevale la parlata russa, ma anche l’ucraino è
diffusissimo; più si va ad est e più, naturalmente, prevale la componente russofona.
Teniamo però presente che, come molti osservatori si sono affrettati a precisare, anche in varie
aree russofone il Partito delle Regioni, cioè il partito del deposto presidente Yanukovich, non aveva
vinto le elezioni: segno che c’è un’importante componente della popolazione, che parla russo, che
ha molti legami culturali con la Russia, ma che è ben lieta di essere indipendente da Mosca.
Tornando alla storia, vorrei ricordare anche che queste terre di confine, tra la Russia propriamente
detta e l’Europa occidentale, nel tardo Medioevo sono state oggetto di emigrazione massiccia da
parte di migliaia di ebrei provenienti dalla Germania. Ovviamente, sono totalmente assenti dalla
demografia attuale, perché sono stati spazzati via dalla Shoah, ma non possiamo prescindere dalla
componente ebraica, all’interno della storia globale dell’Ucraina, fino a tempi relativamente recenti.
Dobbiamo ricordare che, sia qui che in Polonia, gli ebrei svolgevano spesso il ruolo di classe
media, di ceto borghese se volete, a metà strada tra la grande nobiltà agraria e i servi della gleba, i
contadini. Quando poi scoppiava qualche rivolta, ecco che il contadino oppresso se la prendeva con
l’ebreo, soprattutto in certe situazioni limite in cui i contadini erano ortodossi e i nobili erano
polacchi cattolici; quindi gli ebrei apparivano come servi dell’oppressore, del nemico. Gli ebrei
sono oggetto, già a partire dal Seicento, di violenze estreme. Ma quello che mi interessa più di tutto
è farvi notare che in Ucraina c’era, o meglio c’è tuttora, anche in assenza sostanziale di ebrei, un
antisemitismo strisciante molto forte. L’Ucraina è una terra terribile e affascinante allo stesso
tempo, perché ha vissuto tutte le tragedie e conservato tutti i fantasmi del Novecento.
Il terribile Novecento ucraino
È tempo di introdurre due o tre questioni delicate, riguardanti appunto il Novecento. Nel 1914 la
Russia entra nella Prima guerra mondiale, ma la perde rovinosamente. Non è assolutamente pronta,
dal punto di vista industriale, ad affrontare un conflitto così complesso come la Grande Guerra.
Mentre sul fronte occidentale le trincee bloccano la guerra, che sostanzialmente non si schioda per
quattro anni, nel caso del fronte orientale la Germania e l’Austria vincono clamorosamente. La
Germania è il soggetto più importante e obbliga la Russia (che nel 1917 compie due rivoluzioni e
infine, dopo quella di ottobre, diventa comunista) alla resa. L’Ucraina è il prezzo da pagare. Nel
1918, la Russia comunista perde questo vastissimo territorio, che è un enorme bacino minerario e
anche un’enorme risorsa dal punto di vista agricolo. Per la Germania, dominare l’Ucraina
significava una fonte di ricchezza formidabile, per cui l’Ucraina viene pensata come uno stato
indipendente, ma di fatto vassallo della Germania che l’ha strappata alla Russia. Poi però, nell’arco
di un anno, la Germania perde la guerra, e allora è il caos assoluto.
La grande guerra civile tra bianchi e rossi, una guerra di una violenza sconvolgente, si combatte
soprattutto in queste terre. È una guerra dall’altissimo tenore ideologico: i bianchi e i rossi
rappresentano due mondi, sono la luce e le tenebre, ognuno dei due si considera il difensore del
progresso e dell’umanità, o comunque il difensore del mondo civile contro le barbarie. I bianchi,
cioè gli avversari dei bolscevichi, fanno enormi stragi di ebrei già durante la guerra civile. Gli ebrei
sono accusati di essere servi di Mosca e del bolscevismo; non sappiamo quanti ne siano stati uccisi,
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c’è chi dice 75 mila, c’è chi dice 150 mila; comunque, resta il fatto che è già un macello.
Durante questa violentissima guerra, se ho contato bene, in Ucraina si succedono 14 governi in 4
anni: questo dato, da solo, ci dà la misura del caos in cui si trova il paese. Il governo comunista di
Mosca cerca di imporre di nuovo il suo controllo sull’Ucraina, perché non c’è nessun governo russo
che possa concepire, l’abbiamo detto in apertura, la totalità del territorio russo senza Kiev. Per
qualunque russo, si tratti dello zar, di Lenin, o di Putin, se alla Russia viene tolta l’Ucraina, viene
amputata una parte essenziale; per cui, anche per questi che, in teoria, sono dei rivoluzionari, ma in
realtà molte volte ragionano più da russi che da comunisti, la riconquista dell’Ucraina è vitale, e
viene effettivamente portata a termine.
I problemi veri arriveranno quando, negli anni Trenta, Stalin deciderà la collettivizza-zione
forzata, che è la violenza più atroce da lui compiuta nei confronti dei popoli dell’Unione Sovietica.
La prima operazione che viene compiuta è quella della deportazione in massa delle élites
contadine. Materialmente vuol dire che circa 2 milioni di persone vengono bollate con un epiteto
infamante, cioè chiamate kulaki (un insulto molto pesante, traducibile con strozzino, ladro,
imbroglione, truffatore). Costoro, in realtà, sono i contadini più stimati, i capi dei villaggi che, con
l’avanzare del processo di collettivizzazione, potrebbero diventare anche i capi di un eventuale
movimento di resistenza. Le storie che ci sono arrivate, che ora sono storie ufficiali, nel senso che
provengono da materiali trovati negli archivi ufficiali del KGB e del Cremlino, sono agghiaccianti.
Dal punto di vista letterario, la dekulakizza-zione è stata raccontata dal grande scrittore Vasilij
Grossman1
, in particolare nei due romanzi Vita e destino e Tutto scorre... Attenzione, non cadete in
equivoco con il cognome identico a quello di David Grossman, che è lo scrittore israeliano vivente.
Che si chiami Grossman indica che anche lui è un ebreo: un ebreo che nasce a Berdicev, una città
dell’Ucraina.
La dekulakizzazione, concretamente, vuol dire caricare 2 milioni di persone su dei treni e
scaricarle in mezzo alla foresta, nell’estremo nord della Russia o in Siberia, dicendo: <<Da oggi voi
abitate qua. Prima o poi, arriveranno i rifornimenti>>. Quando non si sa. Capite bene che, se questi
rifornimenti arrivano dopo uno o due mesi, per quel drammatico periodo intermedio è l’inferno: i
bambini muoiono tutti immediatamente, con ritmi brutali; ci sono clamorosi casi di cannibalismo e
la disperazione è assoluta, perché in quelle terre non c’è assolutamente nulla.
Tolti di mezzo i cosiddetti kulaki, Stalin riunisce i contadini in gigantesche fattorie collettive. Se
volete una definizione brutale, i contadini tornano ad essere servi della gleba, non più dei nobili, ma
del sistema, dello Stato sovietico: ormai sono lì soltanto per coltivare terre per lo Stato sovietico.
Il ragionamento di Stalin è il seguente: grazie alla massiccia esportazione dei cereali, la Russia,
che è ancora un paese prevalentemente agricolo, riuscirà ad importare dall’estero quei capitali e
quella tecnologia che le permetteranno di trasformarsi in una grande potenza industriale. Il dramma
è che, nel 1932, l’annata è cattiva, per cui il raccolto non è sufficiente per alimentare i contadini e,
simultaneamente, raggiungere la quota prevista per l’esportazione.
La decisione tragica, terrificante, di Stalin sarà quella di esportare comunque milioni di quintali di
grano (dato che servono per ottenere in cambio tecnologia e capitali) e lasciare letteralmente morire
di fame tra i cinque e i sette milioni di persone. Questo, che è il crimine supremo del sistema
staliniano, ha il suo epicentro in Ucraina e questa sarà per l’Ucraina l’esperienza più traumatica del
Novecento.
A questo punto capite perché la domanda identitaria di base: <<Chi siamo? Cosa vogliamo per il
nostro futuro?>> trova negli ucraini prima di tutto questa risposta: <<Noi siamo i figli di
quell’enorme tragedia; e con chi l’ha provocata, cioè con Mosca, non vogliamo più avere
assolutamente niente a che fare>>.
Fra un po’ parleremo di gas, parleremo di questioni molto biecamente legate al capitale, questioni
che certo hanno un peso; però non dobbiamo mai ridurre le passioni delle persone al portafoglio,
perché in realtà capita spesso che le persone compiano azioni assolutamente contrarie ai propri
interessi, mosse da motivazioni clamorosamente irrazionali. La religione o l’identità nazionale, ad
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esempio, sono a volte motori molto potenti e perfino controproducenti.
Tutto questo, a Kiev, è evidentissimo: mentre per la componente russa l’identità fondamentale è:
<<Siamo quelli che, grazie a Stalin e alla sua industrializzazione, hanno sconfitto i tedeschi>>, per
gli altri è: <<Sì, questo è vero. Ma il prezzo di questa industrializzazione l’hanno pagato i nostri
nonni. Ed è stato un prezzo talmente alto che noi, con chi l’ha fatto pagare al nostro popolo, non
vogliamo più avere nulla a che fare>>. Ecco spiegati i due simboli di cui parlavamo all’inizio: il
monumento che ricorda l’Holomodor (letteralmente sterminio per fame) e il museo della Grande
guerra patriottica.
A questo punto, siete in grado di capire anche tutta un’altra serie di dettagli importanti che vedete
o sentite sui giornali, ad esempio il motivo per cui ucraini e filo-russi si accusano reciprocamente di
essere stalinisti o fascisti: sono i fantasmi del passato che riemergono, almeno a livello di insulto o
di propaganda politica immediatamente spendibile.
Sempre su queste basi, capite anche perché nel 1941, quando invadono l’Ucraina, i nazisti sono
accolti quasi come liberatori. Molti sperano che i tedeschi permetteranno la nascita di un’Ucraina
indipendente, anche se noi sappiamo che Hitler non ne aveva la minima intenzione. Ecco allora che
questi famosi partigiani ucraini, di cui parlavo all’inizio, combattono sia contro i tedeschi che
contro l’Armata Rossa, cioè continuano a combattere l’Armata Rossa dopo il suo arrivo, nel 1944,
perché il loro obiettivo è l’indipendenza dell’Ucraina. Un dramma nel dramma è costituito dal fatto
che, durante l’occupazione tedesca, molti ucraini partecipano alla Shoah. Moltissimi, quando Hitler
apre loro le porte, si arruolano in reparti operativi che hanno ruoli di rastrellamento o di guardia ai
treni o ai campi di concentramento.
Vedete, quindi, che quella di cui parliamo è una realtà aggrovigliata e contorta. Quando si parla di
conflitti, alla fine scatta in ognuno di noi una dimensione, diciamo così, calcistica: cerco di vedere
chi è il buono e chi è il cattivo; poi, più o meno consciamente, mi schiero con qualcuno. Questa,
tuttavia, è una storia intrisa di sangue e di fantasmi, con un miscuglio di bene, male, violenze, in
cui veramente c’è da perdere la testa.
Una democrazia debole, in una terra di sangue
Vi ricordo ora un particolare. La prima fase della Shoah in Ucraina, nel 1941, è stata
particolarmente truculenta e confusa. Negli anni Novanta, quando il paese era da poco indipendente,
vi fece un viaggio di studio un sacerdote cattolico francese, Patrick Desbois2
, che aveva avuto il
nonno (non ebreo) deportato in un lager ucraino, in quanto membro della resistenza francese. Nel
villaggio che si trovava nei pressi del campo di suo nonno, si radunarono numerose persone ormai
anziane che gli dissero: <<Ma lei vuole davvero sentire delle storie della seconda guerra mondiale?
Noi avevamo 15 anni, ma c’eravamo, ci ricordiamo perfettamente>>.
Il risultato è che Desbois ha raccolto un archivio impressionante di storie orali e, soprattutto, ha
scovato più di 500 fosse comuni di cui si ignorava l’esistenza, obbligando gli specialisti a ripensare
tutti i numeri. Questo dimostra ancora una volta quanto confusa e complessa sia questa storia. Uno
dei volumi più interessanti usciti recentemente sull’Europa orientale è intitolato Terre di sangue3
ed è una ricostruzione delle vicende di Polonia, Bielorussia, Ucraina e Paesi Baltici, cioè di quella
striscia che va dal Baltico al Mar Nero e che ha visto gli orrori dello stalinismo, della seconda
guerra mondiale, dell’occupazione sovietica post-bellica.
Ora, questo è il quadro che in qualche modo siamo riusciti a delineare: un’Ucraina che durante e
immediatamente dopo la Seconda guerra mondiale vive, in larga misura come conseguenza
dell’esperienza traumatica del 1932-33, una situazione caotica, confusa, alla quale dobbiamo
aggiungere, come ulteriore dettaglio importante, la questione della Crimea.
La Crimea è un penisola che viene occupata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale e
che, fino a quel momento, aveva fatto parte della Russia. In prevalenza, gli abitanti della Crimea
erano ancora i discendenti dei mongoli, gli invasori che avevano raso al suolo la Kiev medievale e
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dominato la Russia per un paio di secoli. Questi mongoli venivano chiamati in vari modi, tra cui
Tartari (storpiatura, nelle lingue europee, di Tatari) perché la loro ferocia era talmente
impressionante che sembravano vomitati dall’inferno, cioè appunto dal Tartaro.
Dopo la seconda guerra mondiale, i Tatari di Crimea vennero accusati da Stalin di aver collaborato
con gli occupanti tedeschi, furono deportati in massa e sostituiti con popolazione in larga misura
russa e in misura minore ucraina. Nel 1954, poi, Krusciov prese un’altra importante decisione,
quella di cambiare la collocazione amministrativa della Crimea, che dunque, da quel momento, non
fece più parte della Repubblica Russa, ma della Repubblica di Ucraina. Faceva però sempre parte
dell’Unione Sovietica; è come, per capirci, se una contea dallo stato dell’Arizona passasse sotto lo
stato della California. A quell’epoca, dunque, questa decisione non suscitò grandi problemi, perché
in ultima analisi era tutta Unione Sovietica. Ovviamente, il cambiamento diventò determinante nel
1991, quando la Crimea, essendo parte integrante dell’Ucraina, entrò a far parte del nuovo stato
indipendente. Si trattava però di una situazione ibrida, perché nel porto di Sebastopoli rimase la
flotta da guerra russa.
Quando sono improvvisamente venuti a mancare i mercati dell’URSS e dell’impero socialista, che
aveva in Mosca il proprio centro di riferimento, la maggioranza delle imprese ucraine si è trovata in
grave difficoltà. Lo Stato non ha intrapreso radicali riforme finalizzate a introdurre l’economia di
mercato e a privatizzare le terre, le miniere o le industrie. Lo Stato ha temuto che il passaggio
troppo repentino dal socialismo al capitalismo avrebbe sconvolto la società (e i tradizionali equilibri
di potere). Così l’Ucraina si è trovata, almeno all’inizio della sua nuova storia, in una specie di
limbo stagnante, né socialista né capitalista, mentre l’inflazione continuava a crescere (giungendo a
toccare la quota del 900%, nel 1994) e il PIL a precipitare (-16,8 nel 1992; -14,2 nel 1993; -22,90
nel 1994).
La diffusa insoddisfazione popolare ha portato al potere Leonid Kuchma, che ha vinto le elezioni
presidenziali nel giugno 1994; nel giro di breve tempo, tuttavia, Kuchma ha trasformato l’Ucraina
in una democrazia di facciata, in cui i processi decisionali erano sempre più fortemente
centralizzati, a scapito del Parlamento, mentre i mezzi di comunicazione di massa erano asserviti ai
desideri del presidente. Almeno 18 giornalisti che avevano esposto giudizi critici nei confronti di
Kuchma furono eliminati. Il caso più clamoroso riguardò Heorhij Gongadze, che in un giornale on
line denunciava la corruzione dilagante, tale per cui era possibile comprare un titolo accademico (un
dottorato costava 2-3000 dollari), evitare l’arresto per guida in stato di ebbrezza (100-300 dollari) o
riuscire ad essere arruolati in un contingente internazionale (3000 dollari). Sequestrato nel centro di
Kiev il 16 settembre 2000, fu decapitato ed ucciso. Poiché Gongadze aveva denunciato anche gli
stretti legami esistenti tra Kuchma e la malavita organizzata (che col suo appoggio era riuscita a
mettere le mani su interi importanti segmenti della vita economica del Paese), il presidente stesso fu
sospettato di aver ordinato l’omicidio.
La rivoluzione arancione
A partire dal 2000, il PIL riprese a crescere, soprattutto grazie alle esportazioni; l’Ucraina,
tuttavia, nel 2002 era ancora uno dei paesi più poveri d’Europa (al terzultimo posto, seguita solo da
Moldavia ed Albania). Nel 2004, secondo un rapporto stilato dall’Unione Europea, un quarto della
popolazione viveva al di sotto della soglia di povertà.
In tale anno si sono svolte le nuove elezioni presidenziali, alle quali Kuchma, al potere dal 1994,
non poteva più presentarsi, in quanto la nuova Costituzione post-sovietica prevede un massimo di
due mandati. Come suo uomo di fiducia, Kuchma propose Viktor Janukovyc, che venne
ampiamente finanziato anche dalla principale società russa produttrice di gas naturale, Gazprom;
l’opposizione, invece, candidò Viktor Jushenko, che dal 1993 al 1999 aveva diretto la Banca
nazionale ucraina ed era stimato anche in Occidente per le sue competenze in ambito economico. La
campagna elettorale si è svolse in un clima di aperta intimidazione, nei confronti di tutti coloro che
dichiaravano di sostenere Jushenko. E questi non solo fu regolarmente accusato di essere un servo
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prezzolato degli Stati Uniti e dell’Occidente, ma rischiò addirittura di morire avvelenato.
Dopo il decisivo ballottaggio del 21 novembre 2004, la commissione elettorale annunciò la
vittoria di Janukovyc in un tempo sorprendentemente breve; inoltre, risultò decisamente sospetto
che nella regione di origine di Janukovyc, il bacino del Donec’k, risultasse un’affluenza alle urne
eccezionalmente alta (96%) e che tutti gli elettori senza eccezione (100%) avessero votato per lui.
Quando emerse con chiarezza che in questa regione dell’Ucraina orientale, e – più in generale – in
tutto il Paese – erano stati compiuti clamorosi brogli elettorali, esplose una serie di vaste
manifestazioni popolari che ha ricevuto il nome di rivoluzione arancione (dal colore scelto dal
partito di Jushenko nelle proprie bandiere e nei propri distintivi). Secondo alcune stime, solo a Kiev
scese in piazza un milione e mezzo di persone, in larga maggioranza giovani e studenti; vaste
dimostrazioni, tuttavia, si ebbero anche in vari centri dell’Ucraina orientale, abitati in maggioranza
da cittadini russofoni. Il 3 dicembre, la Corte Suprema annullò i risultati elettorali e ordinò di
ripetere il ballottaggio tra Janukovyc e Jushenko; alle votazioni del 26 dicembre 2004 si presentò il
77,3% degli aventi diritto, e Jushenko fu eletto con il 51,99%.
Alle elezioni del 2009, tuttavia, Janukovyc è risultato vincitore, nella competizione con la nuova
candidata dell’opposizione, Julija Tymoshenko. Il margine molto ristretto (di appena 3 punti in
percentuale: 48 contro 45%) che ha permesso la vittoria, ed ancor più la distribuzione geografica dei
voti dimostra che il Paese è diviso e indeciso sul suo futuro. Infatti, mentre Janukovyc è molto forte
nelle regioni orientali, la Tymoshenko raccoglie consensi soprattutto in quelle centrali ed
occidentali. Questa spaccatura geografica esprime simbolicamente i dilemmi dell’Ucraina di oggi,
di fatto impossibilitata a scegliere tra Unione Europea e Russia, mentre un numero elevatissimo di
persone vive ancora nella miseria più nera.
La rivoluzione arancione ha avuto senza dubbio un importante risultato: obbligare un governo
accusato di brogli elettorali a riconvocare nuove elezioni. Poco dopo, però, la Timoshenko è stata
accusata di corruzione e incarcerata: quindi, di fatto, il principale leader dell’opposizione è stato
messo fuori gioco. E quindi siamo in una situazione estremamente delicata, in una democrazia che è
decisamente sofferente.
Putin e il nuovo disegno imperiale
Arriviamo così ai giorni nostri, e possiamo dire che la Russia nazionalista di Putin è sicuramente
desiderosa di acquistare nuova potenza e nuovo prestigio: non dico di ricostruire l’impero dello Zar
né l’Unione Sovietica, ma comunque di creare una vasta area in cui alcuni paesi limitrofi siano
nominal-mente indipendenti, ma sotto l’influenza politica ed economica di Mosca. Il ragionamento
di Putin è quello di ridare nuova forza e prestigio a quella che fu l’Unione Sovietica, dopo
l’implosione degli anni Novanta, sfruttando in primo luogo le immense risorse energetiche e
minerarie della Russia. Tutti i cosiddetti oligarchi, cioè i grandi imprenditori privati che in Russia
erano riusciti a ricavarsi un loro impero economico, sono stati eliminati: si inventavano frodi fiscali
e li si metteva in carcere in maniera brutale, in modo tale che i settori davvero importanti della
Russia sono passati di nuovo sotto il controllo statale. Formalmente non è più un’economia
socialista, nel senso che i pesci piccoli possono sopravvivere (in un regime comunista non potevano
neanche quelli), ma i veri centri di potere sono stati di nuovo ripresi sotto il controllo dello stato.
Il secondo disegno di Putin è, ovviamente, ridare importanza alla Russia a livello internazionale.
Il progetto complessivo di Putin è di riportare la Russia ad essere una grande potenza politica,
rispettata ed economicamente, potente, in un mondo che non sia più unipolare.
Pensate ai primi anni 2000: quando Bush decide, di propria iniziativa, di invadere l’Iraq, non c’è
nessuno che può fermarlo. Nel disegno di Putin, il mondo del futuro non dovrà essere unipolare e
neppure bipolare (USA e Cina), ma avere un terzo polo importante. Oltre a Stati Uniti e Cina, il
terzo centro decisionale dovrà essere la Russia, grazie alla sua economia e al suo prestigio
geopolitico. Naturalmente, se l’Ucraina (che per un nazionalista russo non ha neppure diritto ad
esistere, perché parte integrante della Russia) sfugge al controllo geopolitico, il progetto di Putin
subisce uno scacco formidabile. Ecco che allora si può rispettare l’indipendenza formale
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dell’Ucraina, ma a patto che quel paese guardi verso Est e non verso Ovest (come la Bielorussia):
proprio ciò che – dopo la carestia, dopo la guerra, dopo Chernobyl: insomma, dopo l’esperienza
traumatica del Novecento – la componente autenticamente ucraina del paese non vuole più fare.
Intanto la mossa di Putin è stata quella di mostrare i muscoli in Crimea, ma il terrore di tutti è che
la crisi non si fermi alla farsa del referendum e all’annessione di fatto della Crimea: il problema
vero (e il terrore di tutti) è che all’interno del paese gli odi nazionali, gli odi identitari, alimentati
anche da componenti religiose forti e dagli spettri del passato, mettano in moto uno scenario alla
jugoslava.
Lo scenario più apocalittico che tutti noi temiamo (siamo nel centenario della Prima guerra
mondiale…) è che ognuno veda in un gesto compiuto da una controporte una sfida assolutamente
inaccettabile. Soprattutto, la paura di tutti è che la difesa dei russofoni – il pretesto che ha portato
all’annessione russa della Crimea – spinga la Russia a invadere l’Ucraina orientale; nel qual caso,
saremmo di fronte allo scenario più tragico, si arriverebbe ad uno scontro armato estremamente
duro e violento.
Come agirà Putin? Questa è una domanda alla quale, nell’immediato, non riesco a rispondere.
Posso dire che ci sono molti analisti russi che ritengono che Putin sta giocando una partita molto
rischiosa, ma non vuole giocarla fino in fondo, perché poi alla lunga potrebbe essere
controproducente anche per la Russia. Bisogna vedere fino a che punto tutti gli attori sono disposti
ad esporsi. Capite che il problema è proprio questo. Quindi che cosa accadrà, purtroppo, non siamo
in grado di dirlo, fino a che punto uno bluffa o invece fino a che punto è disposto a giocare per
davvero.
Purtroppo, l’unica cosa che posso dire è che questo discorso è già stato fatto nel 1914. Ognuno
giocava al rialzo dicendo: <<Vedrai che poi, se io alzo ancora la posta, sarà lui a cedere>>. Ecco,
non vorremmo che ciò capitasse di nuovo. Naturalmente, non sto pensando che il mondo
sprofonderà presto in un nuovo conflitto apocalittico: però, senza dubbio, perfino una guerra
limitata sarebbe una tragedia gigantesca. E da questo punto di vista dobbiamo essere onesti: il
rischio è serio.
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Re: PUTIN,SOCIALISMO,IL SOLE,LA TENEBRE
LA COSTITUZIONE ITALIANA E LA FINE DELLA GUERRA.
parte 1.
La guerra è una guerra di sistema, da una parte c è la america nato e il sistema economico capitalista.
Dall' altra parte c è Putin.
Ma cosa è Putin ?
Fino a 24 mesi Putin era UN NEOCAPITALISTA meglio un filo capitalista, amico di oligarchi con delle eccezioni, non aveva simpatie per oligarchi petrolIferi.
Ma negli ultimi 24 mesi c è stato un cambiamento di Putin , in televisione si rivolge ' ai compagni' , e finito il mutismo stile kgb, e soprattutto cosa incredibile parla un linguaggio non politico non dialettico , ma parla, sta studiando un po in ritardo, il marxismo .
In questo momento dalla parte di Putin non c è il socialismo e non c è il modello sociale europeo, c è la CULTURA DEL DIVERSISMO.
Perchè ?
Perche non c è l Italia, manca il mix tra socialismo e modello sociale economico.
Lo scoppio della terza guerra mondiale è colpa della politica.
Da una parte c è il capitalismo , il neolibersimo l ideologia del mercato, il potere dell elite e del denaro.
Dall altra parte c un bambino che piange, alla ricerca del socialismo, anche infantile, Carlo Marx direbbe romantico.
In questo momento per evitare la terza guerra mondiale ci vuole la politica, la grande polica, c è vuole un progetto politico economico.
Questo progetto politico economico è il progetto costituente denominato COSTITUZIONE ITALIANA.
Progetto costituente che sappia svilupparsi OLTRE la costituzione italiana.
La guerra sotto il profilo culturale ha l epicentro nella crisi della costituzione italiana, del modello sociale europeo, non è un guerra tra russia ed ucraina ma tra russia e america tra capitalismo e un socialismo infatile ma pur sempre socialismo.
Per arrivare alla pace è necessario ripristinare la centralita della costituzione italiana in europa.
Sotto il profilo giuridico i trattati tra stati europei sono strumenti illegali, in quanto regolano i rapporti tra stati ma non i rapporti tra popoli.
La questione che Lenin utilizzo i trattati internazionali per sviluppare lo stato sovietico è ininfluente, in quanto era in corso una guerra civile tra bolscevicchi e settori menshevicchi.
La firma del Trattato di Manstrich da parte dello stato italiano è stata effettuata da Andreotti sotto ricatto , sarebbe stato arrestato se non avesse firmato ed era assistito dal ministro Carli che era politicamente e storicamente fuori dal perimetro della costituzione italiana ( vedi lo scontro politico tra Benedetto Croce ed Giulio Einaudi ) e altro episodio oscuro e tenebroso è stato l arresto del direttore e vicedirettore banca d ' italia .
La mancanza di una classe politica italiana tipo Berlinguer, Moro, Craxi eredi di Togliatti, De Gasperi, Nenni, ha portato alla neutralizzazione del modello internazionale italiano.
L estromissione della costituzione italiana avvenuta con i trattati europei dallo stato italiano è sotto il profilo culturale politico all origine della guerra.
Tra america e russia è mancato il COMPROMESSO SOCIALDEMOCRATICO ITALIANO.
IL SISTEMA POLITICO ECONOMICO ITALIANO VA RICOSTRUITO CON UNA ECONOMIA DI GUERRA CHE VEDE IL RIPRISTINO DI UN NUOVO STATO COMUNITA.
In questo contesto l esercito italiano deve garantire con operazioni speciali il ripristino di un sistema economico costituzionale ad economia mista pubblico privato come deliberato dai padri costituenti con la nazionalizzazione di elettricità , gas, reti telematiche.
In questo contesto da subito l Italia deve ESPORTARE in europa ma non solo in europa la politica come un nuovo linguaggio che sostituisca indidualismo, povertà, neoliberismo, guerra con il socialismo democratico.
Dice Sandro Pertini :Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà.......Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io.“ ( Discorso Camera dei Deputati 23 Aprile 1970).
Inoltre Norberto Bobbio : Non si può porre con senso realistico il problema dei diritti dell' uomo astraendolo da due grandi problemi del nostro tempo, che sono i problemi della guerra e della miseria, dell' assurdo contrasto tra l eccesso di POTENZA che ha creato le condizioni per una guerra sterminatrice e l eccesso di IMPOTENZA che condanna grande masse umane alla fame .
( Presente e avvenire dei diritti dell' uomo ).
La RICERCA DI QUESTO SISTEMA POLITICO va sviluppata dentro un economia di guerra
con la definizione
1) un NUOVO ORDINE MONDIALE ( Polanyi LA GRANDE TRASFORMAZIONE ).
2) Un NUOVO UMANESIMO POPOLARE ( I QUADERNI DEL CARCERE di Antonio Gramsci).
3) La creazione di un NUOVO IMPERO contro gli imperialismi e contro il globalismo dei poteri finanziari,( IMPERO di Antonio Negri )
Questa ricerca deve essere strutturata, militare, militante, collettiva, multidisciplinare, propositiva , CODIFICATA IN UN PROCESSO DI RINNOVAZIONE E SVILUPPO MATERIALE DELLA COSTITUZIONE con nuovi modelli di vita tassativamente prima dello scoppio terza guerra mondiale.
( prosegue ).
parte 1.
La guerra è una guerra di sistema, da una parte c è la america nato e il sistema economico capitalista.
Dall' altra parte c è Putin.
Ma cosa è Putin ?
Fino a 24 mesi Putin era UN NEOCAPITALISTA meglio un filo capitalista, amico di oligarchi con delle eccezioni, non aveva simpatie per oligarchi petrolIferi.
Ma negli ultimi 24 mesi c è stato un cambiamento di Putin , in televisione si rivolge ' ai compagni' , e finito il mutismo stile kgb, e soprattutto cosa incredibile parla un linguaggio non politico non dialettico , ma parla, sta studiando un po in ritardo, il marxismo .
In questo momento dalla parte di Putin non c è il socialismo e non c è il modello sociale europeo, c è la CULTURA DEL DIVERSISMO.
Perchè ?
Perche non c è l Italia, manca il mix tra socialismo e modello sociale economico.
Lo scoppio della terza guerra mondiale è colpa della politica.
Da una parte c è il capitalismo , il neolibersimo l ideologia del mercato, il potere dell elite e del denaro.
Dall altra parte c un bambino che piange, alla ricerca del socialismo, anche infantile, Carlo Marx direbbe romantico.
In questo momento per evitare la terza guerra mondiale ci vuole la politica, la grande polica, c è vuole un progetto politico economico.
Questo progetto politico economico è il progetto costituente denominato COSTITUZIONE ITALIANA.
Progetto costituente che sappia svilupparsi OLTRE la costituzione italiana.
La guerra sotto il profilo culturale ha l epicentro nella crisi della costituzione italiana, del modello sociale europeo, non è un guerra tra russia ed ucraina ma tra russia e america tra capitalismo e un socialismo infatile ma pur sempre socialismo.
Per arrivare alla pace è necessario ripristinare la centralita della costituzione italiana in europa.
Sotto il profilo giuridico i trattati tra stati europei sono strumenti illegali, in quanto regolano i rapporti tra stati ma non i rapporti tra popoli.
La questione che Lenin utilizzo i trattati internazionali per sviluppare lo stato sovietico è ininfluente, in quanto era in corso una guerra civile tra bolscevicchi e settori menshevicchi.
La firma del Trattato di Manstrich da parte dello stato italiano è stata effettuata da Andreotti sotto ricatto , sarebbe stato arrestato se non avesse firmato ed era assistito dal ministro Carli che era politicamente e storicamente fuori dal perimetro della costituzione italiana ( vedi lo scontro politico tra Benedetto Croce ed Giulio Einaudi ) e altro episodio oscuro e tenebroso è stato l arresto del direttore e vicedirettore banca d ' italia .
La mancanza di una classe politica italiana tipo Berlinguer, Moro, Craxi eredi di Togliatti, De Gasperi, Nenni, ha portato alla neutralizzazione del modello internazionale italiano.
L estromissione della costituzione italiana avvenuta con i trattati europei dallo stato italiano è sotto il profilo culturale politico all origine della guerra.
Tra america e russia è mancato il COMPROMESSO SOCIALDEMOCRATICO ITALIANO.
IL SISTEMA POLITICO ECONOMICO ITALIANO VA RICOSTRUITO CON UNA ECONOMIA DI GUERRA CHE VEDE IL RIPRISTINO DI UN NUOVO STATO COMUNITA.
In questo contesto l esercito italiano deve garantire con operazioni speciali il ripristino di un sistema economico costituzionale ad economia mista pubblico privato come deliberato dai padri costituenti con la nazionalizzazione di elettricità , gas, reti telematiche.
In questo contesto da subito l Italia deve ESPORTARE in europa ma non solo in europa la politica come un nuovo linguaggio che sostituisca indidualismo, povertà, neoliberismo, guerra con il socialismo democratico.
Dice Sandro Pertini :Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà.......Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io.“ ( Discorso Camera dei Deputati 23 Aprile 1970).
Inoltre Norberto Bobbio : Non si può porre con senso realistico il problema dei diritti dell' uomo astraendolo da due grandi problemi del nostro tempo, che sono i problemi della guerra e della miseria, dell' assurdo contrasto tra l eccesso di POTENZA che ha creato le condizioni per una guerra sterminatrice e l eccesso di IMPOTENZA che condanna grande masse umane alla fame .
( Presente e avvenire dei diritti dell' uomo ).
La RICERCA DI QUESTO SISTEMA POLITICO va sviluppata dentro un economia di guerra
con la definizione
1) un NUOVO ORDINE MONDIALE ( Polanyi LA GRANDE TRASFORMAZIONE ).
2) Un NUOVO UMANESIMO POPOLARE ( I QUADERNI DEL CARCERE di Antonio Gramsci).
3) La creazione di un NUOVO IMPERO contro gli imperialismi e contro il globalismo dei poteri finanziari,( IMPERO di Antonio Negri )
Questa ricerca deve essere strutturata, militare, militante, collettiva, multidisciplinare, propositiva , CODIFICATA IN UN PROCESSO DI RINNOVAZIONE E SVILUPPO MATERIALE DELLA COSTITUZIONE con nuovi modelli di vita tassativamente prima dello scoppio terza guerra mondiale.
( prosegue ).
Ultima modifica di aaa42 il 05/06/2022, 17:49, modificato 1 volta in totale.
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LA GUERRA NUCLEARE E LA FINE DEL NEOLIBERISMO
LA GUERRA NUCLEARE E LA FINE DEL NEOLIBERISMO
Appunti per un modello economico post guerra .
La guerra nucleare per fortuna è molto lontana ma è presente.
In Italia la cultura della P2 , una organizzazione antistato che condiziona la vita dello stato italiano
andava affrontata con i TRIBUNALI MILITARI in riferimento a LICIO GELLI, invece si è fatto una commissione parlamenare.
Oggi con Putin l Italia è piu debole questo ANCHE a causa dalla CULTURA DELLA P2.
Un piccolo esempio , la prefettura che sostiene la stampa dei certificati di assicurazione, con un utilizzo di carta assolutamente inutile, il funzionario di questa prefettura è stato licenziato o sanzionato ? L opearazione superfrescato di 70,99 euro , operazione anche divertente riguardante poste italiane .
Quanti milioni di piccoli problemi abbiamo in italia non risolti come questo.
Abbiamo problemi ad esempio sui concorsi universitari in molte università, abbiamo problemi nella gestione sociale delle risorse umane in una città come Modena.
Abbiamo uno STATO DEBOLE per le colpa del neoliberismo europeo che ha distrutto la nostra costituzione italiana,questa è la vera origine della guerra di Putin.
Le burocrazie illegali europee ,sostenute da trattati tra stati illeciti, in quanto non gestiscono le problematiche di equilibrio tra stati, ma problematica di vita dei popoli, oggi queste burocrazie sono cadaveri politici deambulanti, Putin non in questa epoca ma in altra epoca attacherà la citta di BRUXELLES
Questo attacco nucleare è fortunatamente lontano ma in un contesto di IPOTESI di analisi politico sociale probabile.
Dopo il conflitto del 2014 DONBASS e soprattutto dopo la strage di Odessa un popolo di persone libere aspettavano l' intervento di Putin e della Russia. Un intervento militare proporzionale agli attacchi ai russofoni.
E vero per otto anni ci siamo sbagliati ma poi il nono anno abbiamo una resuscittazione del pensiero critico.
LA QUESTIONE FONDAMENTALE E SE IL SISTEMA ECONOMICO DI SVILUPPO DELLE FORZE PRODUTTIVE SOCIALI DEVE ESSERE LASCIATO ALLA MANO INVISIBILE DEL MERCATO O DEVE ESSERE GESTITO DALLO STATO.
La guerra in corso tra Russia e Stati Uniti con i servi burocratici europei deve dare una risposta a questo quesito.
La gestione dello stato del sistema economico è fondamentale per i lavoratori dipendenti , per gli artigiani e per commercianti che devono lavorare su progetti economici sostenibili e di lungo periodo.
Ma anche gli imprenditori devono sviluppare occupazione, produzione e reddito con una economia programmata pubblica.
Il sistema programmato deve produrre quello che è utile alla SOCIETA CIVILE e non quello che non è utile.
Il cibo per mangiare , la casa per abitare , auto sociali per il trasporto , e cosi via.
La produzione non si sviluppa dal mercato ma dai BISOGNI NECESSARI, IMMATERIALI E RADICALI ( vedi il summer Heller e la teoria dei bisogni presente in questo forum ).
L Italia deve produrre anche i bisogni RADICALI,quei bisogni che sono il cuore di una societa dinamica evolutiva, ad esempio con l OBBLIGO per i cittadini italiani di assistere ad un lavoro teatrale e lirico, e con obbligo per la FERRARI di produrre le auto che il sistema richiede per soddisfare i bisogni RADICALI della DOMANDA INTERNA e in un sistema keynesiano del nostro sistema commerciale di equilibrio tra import ed export.
I bisogni radicati sono i bisogni ricchi di valori di uso o di valori di scambio in un contesto evolutivo ( la società dei giusti),
Con una visione unitaria politica e sociale da parte di uno stato aperto partecipativo cosi come era stato disegnato dal sistema costituente italiano prima dei trattati apolitici europei.
Poi abbiamo per quanto riguarda i bisogni radicali il caso Lamborghini , è necessario un intervento dello stato italiano affichè l azienda ritorni 100 per cento italiana con motori italiani .
IL SENSO E AVERE UNA ECONOMIA STABILE PROGRESSIVA e in questo contesto UNA ECONOMIA DINAMICA CONTROLLATA.
Questa guerra potrebbe essere una risposta definitiva alla instabilità del capitalismo, alla speculazione dei futures sui beni alimentari, ad una economia di borsa stile Las Vegas.
LA TEORIA DEL VALORE LAVORO DI CARLO MARX E IL METALINGUAGGIO CHE UNISCE IL VALORE ECONOMICO CON IL VALORE DEI SOGGETTI CHE PRODUCONO LA RICCHEZZA.
La teoria del valore lavoro non riguarda il passato ma il futuro, è LA TEORIA GENERALE DELL' EQUILIBRIO ECONOMICO SOCIALE POLITICO.
Vi sono dei neoliberisti che ancora oggi sostengono che l' italia non è un paese attrattivo , i fondi d investimento entrano in italia con attività speculative di breve periodo ogni giorno distruggendo l economia nazionale, altri investitori esteri non entrano in Italia perchè ormai hanno comprato tutto, non c è piu nulla da comprare settori industria e banche soprattutto.
SULLE NAZIONALIZZAZIONE DEI SETTORI STRATEGICI, SUL RUOLO DELL' ESERCITO ITALIANO, anche in risposta all azione di Putin, rimandiamo ad altri post in questo forum.
Questo modello economico inteso come movimento sociale ha necessità di soggetti attuativi.
Il primo soggetto attuativo è l esercito italiano, che deve ricostruire il PERIMETRO DELLA COSTITUZIONE ITALIANA distrutto dalla burocrazia cadaverica europea.
Il secondo soggetto attuattivo è il soggetto politico da costruire dentro la costituzione italiana.
Un soggetto politico popolare, populista e socialista.
Di questo cerchiamo di parlarne presto , senza questa forza politica è impossibile fermare la guerra tra Putin e le burocrazie antidemocratiche di Bruxelles.
Appunti per un modello economico post guerra .
La guerra nucleare per fortuna è molto lontana ma è presente.
In Italia la cultura della P2 , una organizzazione antistato che condiziona la vita dello stato italiano
andava affrontata con i TRIBUNALI MILITARI in riferimento a LICIO GELLI, invece si è fatto una commissione parlamenare.
Oggi con Putin l Italia è piu debole questo ANCHE a causa dalla CULTURA DELLA P2.
Un piccolo esempio , la prefettura che sostiene la stampa dei certificati di assicurazione, con un utilizzo di carta assolutamente inutile, il funzionario di questa prefettura è stato licenziato o sanzionato ? L opearazione superfrescato di 70,99 euro , operazione anche divertente riguardante poste italiane .
Quanti milioni di piccoli problemi abbiamo in italia non risolti come questo.
Abbiamo problemi ad esempio sui concorsi universitari in molte università, abbiamo problemi nella gestione sociale delle risorse umane in una città come Modena.
Abbiamo uno STATO DEBOLE per le colpa del neoliberismo europeo che ha distrutto la nostra costituzione italiana,questa è la vera origine della guerra di Putin.
Le burocrazie illegali europee ,sostenute da trattati tra stati illeciti, in quanto non gestiscono le problematiche di equilibrio tra stati, ma problematica di vita dei popoli, oggi queste burocrazie sono cadaveri politici deambulanti, Putin non in questa epoca ma in altra epoca attacherà la citta di BRUXELLES
Questo attacco nucleare è fortunatamente lontano ma in un contesto di IPOTESI di analisi politico sociale probabile.
Dopo il conflitto del 2014 DONBASS e soprattutto dopo la strage di Odessa un popolo di persone libere aspettavano l' intervento di Putin e della Russia. Un intervento militare proporzionale agli attacchi ai russofoni.
E vero per otto anni ci siamo sbagliati ma poi il nono anno abbiamo una resuscittazione del pensiero critico.
LA QUESTIONE FONDAMENTALE E SE IL SISTEMA ECONOMICO DI SVILUPPO DELLE FORZE PRODUTTIVE SOCIALI DEVE ESSERE LASCIATO ALLA MANO INVISIBILE DEL MERCATO O DEVE ESSERE GESTITO DALLO STATO.
La guerra in corso tra Russia e Stati Uniti con i servi burocratici europei deve dare una risposta a questo quesito.
La gestione dello stato del sistema economico è fondamentale per i lavoratori dipendenti , per gli artigiani e per commercianti che devono lavorare su progetti economici sostenibili e di lungo periodo.
Ma anche gli imprenditori devono sviluppare occupazione, produzione e reddito con una economia programmata pubblica.
Il sistema programmato deve produrre quello che è utile alla SOCIETA CIVILE e non quello che non è utile.
Il cibo per mangiare , la casa per abitare , auto sociali per il trasporto , e cosi via.
La produzione non si sviluppa dal mercato ma dai BISOGNI NECESSARI, IMMATERIALI E RADICALI ( vedi il summer Heller e la teoria dei bisogni presente in questo forum ).
L Italia deve produrre anche i bisogni RADICALI,quei bisogni che sono il cuore di una societa dinamica evolutiva, ad esempio con l OBBLIGO per i cittadini italiani di assistere ad un lavoro teatrale e lirico, e con obbligo per la FERRARI di produrre le auto che il sistema richiede per soddisfare i bisogni RADICALI della DOMANDA INTERNA e in un sistema keynesiano del nostro sistema commerciale di equilibrio tra import ed export.
I bisogni radicati sono i bisogni ricchi di valori di uso o di valori di scambio in un contesto evolutivo ( la società dei giusti),
Con una visione unitaria politica e sociale da parte di uno stato aperto partecipativo cosi come era stato disegnato dal sistema costituente italiano prima dei trattati apolitici europei.
Poi abbiamo per quanto riguarda i bisogni radicali il caso Lamborghini , è necessario un intervento dello stato italiano affichè l azienda ritorni 100 per cento italiana con motori italiani .
IL SENSO E AVERE UNA ECONOMIA STABILE PROGRESSIVA e in questo contesto UNA ECONOMIA DINAMICA CONTROLLATA.
Questa guerra potrebbe essere una risposta definitiva alla instabilità del capitalismo, alla speculazione dei futures sui beni alimentari, ad una economia di borsa stile Las Vegas.
LA TEORIA DEL VALORE LAVORO DI CARLO MARX E IL METALINGUAGGIO CHE UNISCE IL VALORE ECONOMICO CON IL VALORE DEI SOGGETTI CHE PRODUCONO LA RICCHEZZA.
La teoria del valore lavoro non riguarda il passato ma il futuro, è LA TEORIA GENERALE DELL' EQUILIBRIO ECONOMICO SOCIALE POLITICO.
Vi sono dei neoliberisti che ancora oggi sostengono che l' italia non è un paese attrattivo , i fondi d investimento entrano in italia con attività speculative di breve periodo ogni giorno distruggendo l economia nazionale, altri investitori esteri non entrano in Italia perchè ormai hanno comprato tutto, non c è piu nulla da comprare settori industria e banche soprattutto.
SULLE NAZIONALIZZAZIONE DEI SETTORI STRATEGICI, SUL RUOLO DELL' ESERCITO ITALIANO, anche in risposta all azione di Putin, rimandiamo ad altri post in questo forum.
Questo modello economico inteso come movimento sociale ha necessità di soggetti attuativi.
Il primo soggetto attuativo è l esercito italiano, che deve ricostruire il PERIMETRO DELLA COSTITUZIONE ITALIANA distrutto dalla burocrazia cadaverica europea.
Il secondo soggetto attuattivo è il soggetto politico da costruire dentro la costituzione italiana.
Un soggetto politico popolare, populista e socialista.
Di questo cerchiamo di parlarne presto , senza questa forza politica è impossibile fermare la guerra tra Putin e le burocrazie antidemocratiche di Bruxelles.
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Re: LA GUERRA NUCLEARE E LA FINE DEL NEOLIBERISMO
UN IMPORTANTE APPELLO PER LA PACE : Testo.
Un negoziato credibile per fermare la guerra
La minaccia di un’apocalisse nucleare non è una novità.
L’atomica è già stata usata. Non è impossibile che si ripeta. È caso ampiamente contemplato nei manuali di strategia.
Di fronte a questa minaccia l’opinione pubblica sembra pericolosamente assuefatta. Nessuna forte reazione popolare, nessuna convinta e razionale volontà di impedirla. Si diffonde una pericolosa sensazione di inevitabilità e di rassegnazione, o, peggio, l’idea che solo una “resa dei conti” possa far nascere un nuovo e stabile ordine mondiale.
Ma oggi nessuna guerra può imporre un ordine sotto le cui macerie non restino il pianeta, i popoli, l’umanità tutta. Non ci si può rassegnare. Ma ad una volontà razionale di pace bisogna offrire uno scenario credibile per chiudere questo conflitto, divampato con l’aggressione russa al di là delle gravissime tensioni nel Donbass.
Un conflitto che non può avere la vittoria tutta da una parte e la sconfitta tutta dall’altra, secondo una concezione manichea del mondo e della storia. Tutti gli attori in conflitto, quelli che stanno sul teatro di guerra e quelli che l’alimentano o non lo impediscono, ne devono essere consapevoli.
Bisogna fermare l’escalation e impedire la catastrofe del sonnambulismo. In quest’ottica riteniamo che i governi responsabili debbano muoversi su queste linee:
• Neutralità di un’Ucraina che entri nell’Unione Europea, ma non nella NATO, secondo l’impegno riconosciuto, anche se solo verbale, degli Stati Uniti alla Russia di Gorbaciov dopo la caduta del muro e lo scioglimento unilaterale del Patto di Varsavia.
• Concordato riconoscimento dello status de facto della Crimea, tradizionalmente russa e illegalmente “donata” da Kruscev alla Repubblica Sovietica Ucraina.
• Autonomia delle regioni russofone di Lugansk e Donetsk entro l’Ucraina secondo i Trattati di Minsk, con reali garanzie europee o in alternativa referendum popolari sotto la supervisione dell’ONU.
• Definizione dello status amministrativo degli altri territori contesi del Donbass per gestire il melting pot russo-ucraino che nella storia di quelle regioni si è dato ed eventualmente con la creazione di un ente paritario russo-ucraino che gestisca le ricchezze minerarie di quelle zone nel loro reciproco interesse.
• Simmetrica descalation delle sanzioni europee e internazionali e dell’impegno militare russo nella regione.
• Piano internazionale di ricostruzione dell’Ucraina.
A nostro avviso questi possono essere i punti di partenza realistici e credibili per un cessate il fuoco. In una direzione simile va da ultimo la proposta di Elon Musk, e da tempo le sollecitazioni di Henry Kissinger ad una soluzione che nel rispetto delle ragioni dell’Ucraina offra insieme una via d’uscita al fallimento militare di Putin sul terreno. Fondamentalmente sono le linee più credibili di un negoziato possibile e necessario, anche per l’unica Agenzia mondiale all’opera davvero per la pace, la Chiesa di Roma. Questa soluzione conviene a tutti, anche all’Occidente e in particolare ai paesi dell’Unione Europea, i più minacciati dall’ipotesi di un disperato attacco nucleare russo. E all’Ucraina stessa, se non vorrà essere la nuova Corea nel cuore dell’Europa per i prossimi 50 anni.
Liberiamo la ragione e la politica dalle pastoie dell’odio, e forse troveremo anche il cuore e l’intelligenza per mettere fine a questo macello. È un invito rivolto a tutti, a quanti ascoltandolo vorranno rilanciarlo e farsene carico.
Antonio Baldassarre, Pietrangelo Buttafuoco, Massimo Cacciari, Franco Cardini, Agostino Carrino, Francesca Izzo, Mauro Magatti, Eugenio Mazzarella, Giuseppe Vacca, Marcello Veneziani, Stefano Zamagni.
fine testo----------------------------------------------------------------------------------------------
QUESTO APPELLO ALLA PACE E MOLTO IMPORTANTE E VA CONTESTUALIZZATO IN ITALIA.
La guerra è anche politica e la politica è anche guerra.
I socialisti non sono pacifisti ,ma sono UOMINI DI PACE.
Nessuna guerra , nessun interventismo va giustificato quando comporta , e sempre comporta la morte di bambini , donne e anziani.
LA GUERRA : LA RESPONSABILITA DELLA GERMANIA E DELLA FRANCIA .
Primo preambolo politico.
Se l Italia avesse avuto un classe politica unità ( non divisa come è successo sull assassinio di Moro per inciso ucciso a causa di uno stato che esporta aziende pubbliche in Olanda, che acquistano prodotti con la politica a prezzo politico e venduti a prezzi speculativi in regime neomercantilista senza un mandato politico amministrativo, con il tradimento dello stato e della costituzione italiana, sicuramente materia per i TRIBUNALI MILITARI).
La morte di Enrico Mattei non sia invana !!!
Fine del primo preambolo politico .
La Germania e la Francia hanno una responsabilità ENORME
La vera responsabilità di questa guerra è il governo di Francia e il governo di Germania.
Perche gli ACCORDI DI MINSKY non sono stati attuati con l intervento militare da parte di Germania e Francia ?
In questo momento l Italia deve rispondere alla Germania e alla Francia , con il dossier Lufthansa ( acquisto da parte dell Italia dell' azienda di stato compagnia aerea che ha causato enormi problemi con l acquisto degli aeroporti greci ).
E fondamentale in questo momento per l Italia aprire un processo per l' italianizzazione della citta di GARIBALDI GIUSEPPE la citta di NIZZA con l' obbligo per la popolazione nizzarda di parlare la lingua italiana.
In questo contesto LO STATO COSTITUZIONALE deve ritornare al CENTRO di nuove relazioni di COMUNITA ITALICA.
Secondo Preambolo Politico.
Per i neoliberisti con la sconfitta culturale del PD si apre un periodo tenebroso e oscuro per loro, il loro vile servilismo alla Germania e alla Francia e al capitalismo li ha portati alla scomparsa culturale- e forse politica. Il nipotino Letta è un servo della gleba di Germania e Francia, I servi della gleba erano i sottoproletari ( senza coscienza politica ) nel feudalismo, LETTA è un servo della gleba con COSCIENZA POLITICA, è un servo della gleba globale politicamente cosciente .
Fine secondo preambolo politico.
ODESSA : LA CITTA ITALICA.
Per la citta di Odessa l ' Italia deve elaborare un piano di pronto intervento urgente.
Odessa è una citta storicamente italiana, c è una EGEMONIA CULTURALE VISSUTA PRESENTE seppur STRISCIANTE.
C è uno strategia di EGEMONIA ECONOMICA DA PARTE DEI TURCHI in Odessa con il commercio , i porti di Odessa e con una forte presenza dei TURCHI nella città di ODESSA.
Infine abbiamo la potente lobby giuridica degli ebrei ad Odessa .
Odessa è storicamente una città ebrea.
Se questra è la situzione, ed è questa :
E NECCESSARIO UN ACCORDO DA SUBITO TRA I GOVERNI ITALIANO , TURCO E ISRAELIANO PER METTERE IN SICUREZZA LA CITTA DI ODESSA.
Adesso che il dilettante lecca... degli americani non c è più serve un
GRANDE PROGETTO CULTURALE, MILITARE DI PACE
per salvare la città di ODESSA e renderla libera partecipe , liberale e sovietica come era prima della guerra.
Una citta aperta e critica contro il nazionalismo ucraino e contro il pensiero unico russo.
Una citta che parli russo ,italiano, turco , ebreo e ucraino come era prima della guerra.
LO STATO ITALIANO GARANTISCA IL RISARCIMENTO DEI DANNI ALLE FAMIGLIE DEI MARTIRI DELLA STRAGE DI ODESSA.
Nella appello va sottolineato il passaggio fondamentale sulla Crimea, non c è stata una cessione della Crimea ad Ucraina, tecnicamente non poteva esserci , ma cè stata una riorganizzazione modernista di tipo amministrativo.
il secondo passaggio importante dell' appello e largamente condivisibile è sul concetto di AUTONOMIA della Regione del DONBASS.
Una Commissione multidisciplinare di accademici italiani elabori un progetto complesso e plurale altrimenti il termine AUTONOMIA va dal nulla al tutto cioè una separazione delle repubbliche dalla Ucraina.
Fondamentale è capire se le risorse economiche del Donbass vengono gestiti da burocrati sovietici riciclati in pochi anni come OLIGARCHI CAPITALISTI FEUDALI o se queste risorse possono diventare un progetto per lo sviluppo della sanità, e delle pensioni ucraine che sono inferiori quasi sempre ai 120 euro.
Infine sulla firme dell' appello .
Va sottolineata la firma del prof. Zamagni ( vedi relazione al convegno di Piacenza presente in questo forum ) probabile ministro economico, manca la firma di un altro probabile ministro economico del prof. Sapelli ma sicuramente è stato un problema organizzativo.
Sembra che si vuol fare ministro dell economia un grande atleta siepista dei 1500 metri atletica leggera ,
Ma quale la posizione di questa atleta sulla guerra in ucraina ?
INOLTRE SI VUOLE DARE SPAZIO ALLE PEGGIORI LOBBY COPERTE DA FALSE STRUTTURE PUBBLICISTE, CHE IMPEDISCONO A PERSONE LIBERE DI LAVORARE.
Un negoziato credibile per fermare la guerra
La minaccia di un’apocalisse nucleare non è una novità.
L’atomica è già stata usata. Non è impossibile che si ripeta. È caso ampiamente contemplato nei manuali di strategia.
Di fronte a questa minaccia l’opinione pubblica sembra pericolosamente assuefatta. Nessuna forte reazione popolare, nessuna convinta e razionale volontà di impedirla. Si diffonde una pericolosa sensazione di inevitabilità e di rassegnazione, o, peggio, l’idea che solo una “resa dei conti” possa far nascere un nuovo e stabile ordine mondiale.
Ma oggi nessuna guerra può imporre un ordine sotto le cui macerie non restino il pianeta, i popoli, l’umanità tutta. Non ci si può rassegnare. Ma ad una volontà razionale di pace bisogna offrire uno scenario credibile per chiudere questo conflitto, divampato con l’aggressione russa al di là delle gravissime tensioni nel Donbass.
Un conflitto che non può avere la vittoria tutta da una parte e la sconfitta tutta dall’altra, secondo una concezione manichea del mondo e della storia. Tutti gli attori in conflitto, quelli che stanno sul teatro di guerra e quelli che l’alimentano o non lo impediscono, ne devono essere consapevoli.
Bisogna fermare l’escalation e impedire la catastrofe del sonnambulismo. In quest’ottica riteniamo che i governi responsabili debbano muoversi su queste linee:
• Neutralità di un’Ucraina che entri nell’Unione Europea, ma non nella NATO, secondo l’impegno riconosciuto, anche se solo verbale, degli Stati Uniti alla Russia di Gorbaciov dopo la caduta del muro e lo scioglimento unilaterale del Patto di Varsavia.
• Concordato riconoscimento dello status de facto della Crimea, tradizionalmente russa e illegalmente “donata” da Kruscev alla Repubblica Sovietica Ucraina.
• Autonomia delle regioni russofone di Lugansk e Donetsk entro l’Ucraina secondo i Trattati di Minsk, con reali garanzie europee o in alternativa referendum popolari sotto la supervisione dell’ONU.
• Definizione dello status amministrativo degli altri territori contesi del Donbass per gestire il melting pot russo-ucraino che nella storia di quelle regioni si è dato ed eventualmente con la creazione di un ente paritario russo-ucraino che gestisca le ricchezze minerarie di quelle zone nel loro reciproco interesse.
• Simmetrica descalation delle sanzioni europee e internazionali e dell’impegno militare russo nella regione.
• Piano internazionale di ricostruzione dell’Ucraina.
A nostro avviso questi possono essere i punti di partenza realistici e credibili per un cessate il fuoco. In una direzione simile va da ultimo la proposta di Elon Musk, e da tempo le sollecitazioni di Henry Kissinger ad una soluzione che nel rispetto delle ragioni dell’Ucraina offra insieme una via d’uscita al fallimento militare di Putin sul terreno. Fondamentalmente sono le linee più credibili di un negoziato possibile e necessario, anche per l’unica Agenzia mondiale all’opera davvero per la pace, la Chiesa di Roma. Questa soluzione conviene a tutti, anche all’Occidente e in particolare ai paesi dell’Unione Europea, i più minacciati dall’ipotesi di un disperato attacco nucleare russo. E all’Ucraina stessa, se non vorrà essere la nuova Corea nel cuore dell’Europa per i prossimi 50 anni.
Liberiamo la ragione e la politica dalle pastoie dell’odio, e forse troveremo anche il cuore e l’intelligenza per mettere fine a questo macello. È un invito rivolto a tutti, a quanti ascoltandolo vorranno rilanciarlo e farsene carico.
Antonio Baldassarre, Pietrangelo Buttafuoco, Massimo Cacciari, Franco Cardini, Agostino Carrino, Francesca Izzo, Mauro Magatti, Eugenio Mazzarella, Giuseppe Vacca, Marcello Veneziani, Stefano Zamagni.
fine testo----------------------------------------------------------------------------------------------
QUESTO APPELLO ALLA PACE E MOLTO IMPORTANTE E VA CONTESTUALIZZATO IN ITALIA.
La guerra è anche politica e la politica è anche guerra.
I socialisti non sono pacifisti ,ma sono UOMINI DI PACE.
Nessuna guerra , nessun interventismo va giustificato quando comporta , e sempre comporta la morte di bambini , donne e anziani.
LA GUERRA : LA RESPONSABILITA DELLA GERMANIA E DELLA FRANCIA .
Primo preambolo politico.
Se l Italia avesse avuto un classe politica unità ( non divisa come è successo sull assassinio di Moro per inciso ucciso a causa di uno stato che esporta aziende pubbliche in Olanda, che acquistano prodotti con la politica a prezzo politico e venduti a prezzi speculativi in regime neomercantilista senza un mandato politico amministrativo, con il tradimento dello stato e della costituzione italiana, sicuramente materia per i TRIBUNALI MILITARI).
La morte di Enrico Mattei non sia invana !!!
Fine del primo preambolo politico .
La Germania e la Francia hanno una responsabilità ENORME
La vera responsabilità di questa guerra è il governo di Francia e il governo di Germania.
Perche gli ACCORDI DI MINSKY non sono stati attuati con l intervento militare da parte di Germania e Francia ?
In questo momento l Italia deve rispondere alla Germania e alla Francia , con il dossier Lufthansa ( acquisto da parte dell Italia dell' azienda di stato compagnia aerea che ha causato enormi problemi con l acquisto degli aeroporti greci ).
E fondamentale in questo momento per l Italia aprire un processo per l' italianizzazione della citta di GARIBALDI GIUSEPPE la citta di NIZZA con l' obbligo per la popolazione nizzarda di parlare la lingua italiana.
In questo contesto LO STATO COSTITUZIONALE deve ritornare al CENTRO di nuove relazioni di COMUNITA ITALICA.
Secondo Preambolo Politico.
Per i neoliberisti con la sconfitta culturale del PD si apre un periodo tenebroso e oscuro per loro, il loro vile servilismo alla Germania e alla Francia e al capitalismo li ha portati alla scomparsa culturale- e forse politica. Il nipotino Letta è un servo della gleba di Germania e Francia, I servi della gleba erano i sottoproletari ( senza coscienza politica ) nel feudalismo, LETTA è un servo della gleba con COSCIENZA POLITICA, è un servo della gleba globale politicamente cosciente .
Fine secondo preambolo politico.
ODESSA : LA CITTA ITALICA.
Per la citta di Odessa l ' Italia deve elaborare un piano di pronto intervento urgente.
Odessa è una citta storicamente italiana, c è una EGEMONIA CULTURALE VISSUTA PRESENTE seppur STRISCIANTE.
C è uno strategia di EGEMONIA ECONOMICA DA PARTE DEI TURCHI in Odessa con il commercio , i porti di Odessa e con una forte presenza dei TURCHI nella città di ODESSA.
Infine abbiamo la potente lobby giuridica degli ebrei ad Odessa .
Odessa è storicamente una città ebrea.
Se questra è la situzione, ed è questa :
E NECCESSARIO UN ACCORDO DA SUBITO TRA I GOVERNI ITALIANO , TURCO E ISRAELIANO PER METTERE IN SICUREZZA LA CITTA DI ODESSA.
Adesso che il dilettante lecca... degli americani non c è più serve un
GRANDE PROGETTO CULTURALE, MILITARE DI PACE
per salvare la città di ODESSA e renderla libera partecipe , liberale e sovietica come era prima della guerra.
Una citta aperta e critica contro il nazionalismo ucraino e contro il pensiero unico russo.
Una citta che parli russo ,italiano, turco , ebreo e ucraino come era prima della guerra.
LO STATO ITALIANO GARANTISCA IL RISARCIMENTO DEI DANNI ALLE FAMIGLIE DEI MARTIRI DELLA STRAGE DI ODESSA.
Nella appello va sottolineato il passaggio fondamentale sulla Crimea, non c è stata una cessione della Crimea ad Ucraina, tecnicamente non poteva esserci , ma cè stata una riorganizzazione modernista di tipo amministrativo.
il secondo passaggio importante dell' appello e largamente condivisibile è sul concetto di AUTONOMIA della Regione del DONBASS.
Una Commissione multidisciplinare di accademici italiani elabori un progetto complesso e plurale altrimenti il termine AUTONOMIA va dal nulla al tutto cioè una separazione delle repubbliche dalla Ucraina.
Fondamentale è capire se le risorse economiche del Donbass vengono gestiti da burocrati sovietici riciclati in pochi anni come OLIGARCHI CAPITALISTI FEUDALI o se queste risorse possono diventare un progetto per lo sviluppo della sanità, e delle pensioni ucraine che sono inferiori quasi sempre ai 120 euro.
Infine sulla firme dell' appello .
Va sottolineata la firma del prof. Zamagni ( vedi relazione al convegno di Piacenza presente in questo forum ) probabile ministro economico, manca la firma di un altro probabile ministro economico del prof. Sapelli ma sicuramente è stato un problema organizzativo.
Sembra che si vuol fare ministro dell economia un grande atleta siepista dei 1500 metri atletica leggera ,
Ma quale la posizione di questa atleta sulla guerra in ucraina ?
INOLTRE SI VUOLE DARE SPAZIO ALLE PEGGIORI LOBBY COPERTE DA FALSE STRUTTURE PUBBLICISTE, CHE IMPEDISCONO A PERSONE LIBERE DI LAVORARE.
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Re: LA GUERRA NUCLEARE E LA FINE DEL NEOLIBERISMO
UCRAINA , FRAMMENTI SULLE SOCIETA CIVILI IN UCRAINA
L aggressione da parte di Putin all ucraina ha un fondamento formale giuridico, un paese formalmente libero UCRAINA aggredito da un paese formamelte democratico, che è la RUSSIA. Si tratta di un linguaggio giuridico debole e banale, per giornalisti diversamente poveri ma ricchi.
UCRAINA è UN PAESE MOLTO COMPLESSO.
1 PERIODO : GLI OLIGARCHICI POLITICI.
In una prima fase è stato gestito da oligarchi politici di origine RUSSA, burocrati del partito comunista unione sovietica..
L' ucraina parlava solo lingua russa compreso Leopoli. , la situazione economica era stabile , ma una stabilità dentro una ENORME POVERTA.
Le pensioni per le masse erano di 60 grivna mentre gli stipendi medi erano di 150 grivna.
Il cambio era 1 euro 3 grivna.
Quindi 20 euro le pensioni e 50 euro lo stipendio.
Cerano giovani denutriti, pensionati che chiedono soldi nelle strade.
Auto poche e molto vecchie, la famosa 124 russa, e il fenomeno di auto di lusso rubate in occidente.
In questo disastro sociale unica cosa positiva è stato il programma di privatizzazione dell ENORME PATRIMONIO abitativo, tutti gli ucraini erano diventati proprietari di case. Con il riscatto pagando poco o nulla.
La sera per i turisti era preferibile rimane in Hotel in quanto la polizia era corrotta, il CLIMA era diciamo oscuro.
2 IL SECONDO PERIODO : GLI OLIGARCHICI ECONOMICI.
La rivoluzione di Maidain è stata sotto il profilo giuridico illegale, una rivolta fomentata dagli USA,
inutile e pericolosa in quanto si votava tra pochi mesi, e probabilmente avrebbe vinto il fronte filo occidentale.
Gli oligarchici economici e finanziari si sono impossessati dei beni economici statali, acquistati senza capitali , industrie e banche.
In ucraina non c è una classe politica con una CULTURA POLITICA, il sistema politico è stato COMPRATO dagli oligarchici.
Gli oligarchi economici hanno sconfitto gli oligarchi politici è hanno preso il potere, con l aiuto dei servizi segreti americani.
Sono sorte sembra false università americane, sembra in quanto sono università chiuse e sembra la presenza di militari americani in ucraina per la formazione militare.
UCRAINA è diventata la nazione più povera in Europa , ma con la classe politica oligarchi più ricca in Europa.
I negozi a kiev e a odessa sono negozi di lusso , con un livello di lusso superiore a quelli italiani.
Il fenomeno dei ristoranti a prezzi economici, compreso i ristoranti di lusso mentre i prezzi di beni di prima necessità nei supermercati molto elevati, impossibili per la maggioranza della popolazione.
Le pensioni sono aumentate molto in termini assoluti ma poco in termini relativi, la pensione media è di 120 grivna , gli stipendi sono di 300 grivna, un direttore di banca 900 grivna. Il cambio ora 1 euro a 30 grivna.
IL SISTEMA POLITICO OLIGARCHICO ECONOMICO ha trasformato la SOCIETA CIVILE , nelle 2 città fenomelogicamente capitaliste kiev ed odessa peraltro città bellissime in cui kiev è milano e odessa è un mix tra roma e napoli, LA POVERTA E SPARITA, nel senso che gli oligarchi hanno messo un enorme tappeto sulle citta e hanno nascosto la povertà che è diminuita ma è ancora enorme.
Il parco auto è fatto di auto di lusso nuove ma non vi sono auto nuove di piccola cilindrata, ci sono i ricchi pochi ma si vedono SEMPRE 24 ore al giorno.
Mentre l 80 per cento della popolazione vive in povertà ma con una grande dignità che proviene dall' unione sovietica e quindi la povertà è nascosta almeno nelle città.
MANCA LA BORGHESIA, manca la piccola, la media e la grande borghesia, non ci sono capitalisti ricchi ma oligopolistici con patrimoni che superano i 500 milioni di euro.
La politica è uno uno status sociale, l uomo politico è un uomo di successo, un arrivato, in ucraina il povero che viene eletto in parlamento non esiste, i partiti politici in ucraina non esistono sono DIRETTAMENTE LOBBY POLITICHE.
Il politico è un lobbista di professione.
Si occupa dei suoi affari, è un lobbista nativo.
3 PERIODO, LA RIFLESSIONE EMOTIVA DEGLI UCRAINI, IL RUOLO DELL ITALIA
continua
L aggressione da parte di Putin all ucraina ha un fondamento formale giuridico, un paese formalmente libero UCRAINA aggredito da un paese formamelte democratico, che è la RUSSIA. Si tratta di un linguaggio giuridico debole e banale, per giornalisti diversamente poveri ma ricchi.
UCRAINA è UN PAESE MOLTO COMPLESSO.
1 PERIODO : GLI OLIGARCHICI POLITICI.
In una prima fase è stato gestito da oligarchi politici di origine RUSSA, burocrati del partito comunista unione sovietica..
L' ucraina parlava solo lingua russa compreso Leopoli. , la situazione economica era stabile , ma una stabilità dentro una ENORME POVERTA.
Le pensioni per le masse erano di 60 grivna mentre gli stipendi medi erano di 150 grivna.
Il cambio era 1 euro 3 grivna.
Quindi 20 euro le pensioni e 50 euro lo stipendio.
Cerano giovani denutriti, pensionati che chiedono soldi nelle strade.
Auto poche e molto vecchie, la famosa 124 russa, e il fenomeno di auto di lusso rubate in occidente.
In questo disastro sociale unica cosa positiva è stato il programma di privatizzazione dell ENORME PATRIMONIO abitativo, tutti gli ucraini erano diventati proprietari di case. Con il riscatto pagando poco o nulla.
La sera per i turisti era preferibile rimane in Hotel in quanto la polizia era corrotta, il CLIMA era diciamo oscuro.
2 IL SECONDO PERIODO : GLI OLIGARCHICI ECONOMICI.
La rivoluzione di Maidain è stata sotto il profilo giuridico illegale, una rivolta fomentata dagli USA,
inutile e pericolosa in quanto si votava tra pochi mesi, e probabilmente avrebbe vinto il fronte filo occidentale.
Gli oligarchici economici e finanziari si sono impossessati dei beni economici statali, acquistati senza capitali , industrie e banche.
In ucraina non c è una classe politica con una CULTURA POLITICA, il sistema politico è stato COMPRATO dagli oligarchici.
Gli oligarchi economici hanno sconfitto gli oligarchi politici è hanno preso il potere, con l aiuto dei servizi segreti americani.
Sono sorte sembra false università americane, sembra in quanto sono università chiuse e sembra la presenza di militari americani in ucraina per la formazione militare.
UCRAINA è diventata la nazione più povera in Europa , ma con la classe politica oligarchi più ricca in Europa.
I negozi a kiev e a odessa sono negozi di lusso , con un livello di lusso superiore a quelli italiani.
Il fenomeno dei ristoranti a prezzi economici, compreso i ristoranti di lusso mentre i prezzi di beni di prima necessità nei supermercati molto elevati, impossibili per la maggioranza della popolazione.
Le pensioni sono aumentate molto in termini assoluti ma poco in termini relativi, la pensione media è di 120 grivna , gli stipendi sono di 300 grivna, un direttore di banca 900 grivna. Il cambio ora 1 euro a 30 grivna.
IL SISTEMA POLITICO OLIGARCHICO ECONOMICO ha trasformato la SOCIETA CIVILE , nelle 2 città fenomelogicamente capitaliste kiev ed odessa peraltro città bellissime in cui kiev è milano e odessa è un mix tra roma e napoli, LA POVERTA E SPARITA, nel senso che gli oligarchi hanno messo un enorme tappeto sulle citta e hanno nascosto la povertà che è diminuita ma è ancora enorme.
Il parco auto è fatto di auto di lusso nuove ma non vi sono auto nuove di piccola cilindrata, ci sono i ricchi pochi ma si vedono SEMPRE 24 ore al giorno.
Mentre l 80 per cento della popolazione vive in povertà ma con una grande dignità che proviene dall' unione sovietica e quindi la povertà è nascosta almeno nelle città.
MANCA LA BORGHESIA, manca la piccola, la media e la grande borghesia, non ci sono capitalisti ricchi ma oligopolistici con patrimoni che superano i 500 milioni di euro.
La politica è uno uno status sociale, l uomo politico è un uomo di successo, un arrivato, in ucraina il povero che viene eletto in parlamento non esiste, i partiti politici in ucraina non esistono sono DIRETTAMENTE LOBBY POLITICHE.
Il politico è un lobbista di professione.
Si occupa dei suoi affari, è un lobbista nativo.
3 PERIODO, LA RIFLESSIONE EMOTIVA DEGLI UCRAINI, IL RUOLO DELL ITALIA
continua
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Re: LA GUERRA NUCLEARE E LA FINE DEL NEOLIBERISMO
IL TERZO PERIODO : TRA ZELENSKI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E ZELENSKY ATTORE PROFESSIONISTA .
Si discute se ZELENSKY vive di luce propria o invece sia luce riflessa di oligarchi.
Non avendo informazioni in merito diventa difficile prendere una posizione.
Gli oligarchici ucraini considerano Zelensky un homeless, ha la grave colpa di avere un patrimonio di soli 20 milioni di euro, per essere un oligarca professionale lo dice la norma di legge ucraina devi avere un patrimonio di 50 milioni come minimo.
Zelensky il vero presidente degli ucraini è storicamente un filo russo , parla russo come lingua madre.
E stato eletto presidente sia per luce propria sia per luce riflessa , ma il popolo MEDIO ove medio vuol dire il popolo con cultura ha votato per Zelensky , i poveri e pensionati hanno votato Zelesky per disperazioni ma comunque lo hanno votato.
Solo il popolo dei senza cultura. Il popolo dei senza pensionati e dei senza poveri, il popolo dei SENZA COSCIENZA POLITICA, questo popolo di servi della gleba SENZA STORIA , quindi IL POPOLO DEL VUOTO ha votato Zelensky su ordine degli oligarchi. Ma è un vuoto residuale.
La prima cosa che ha dichiarato Zelesky da presidente in russo SIGNORI E SIGNORE LA GUERRA E FINITA !!!!
e si è presentato con un mazzo di fiori enorme a Minsky .
E li ha incontrato un PUTIN incazzato nero, ma chi ca...zo è questo ?
PUTIN OGGETTIVAMENTE NON AVEVA CAPITO NULLA DI ZELENSKY MA SOPRATUTTO NON AVEVA CAPITO NULLA DEGLI ULTIMI 5 ANNI DI TRASFORMAZIONI SOCIALI IN ALCUNE GRANDI CITTA DELL UCRAINA.
LA GUERRA E ARRIVATA PER DUE MOTIVI .
1 ZELENSKY NON ERA DI FATTO IL PRESIDENTE DELL UCRAINA.
2 PUTIN NON HA CAPITO LE TRASFORMAZIONI SOCIALI DELL UCRAINA.
Finito l ' incontro di Minsky incontro importante perchè ERA ARRIVATA LA TREGUA E PROBABILMENTE LA FINE della guerra a bassa intensità nelle repubbliche del DONBASS .
ZELENSKY e rientrato a Kiev come il trionfatore e imperatore Giulio Cesare, il giorno dopo i nazionalisti lo hanno DESTITUITO.
Qui finisce la carriera politica del presidente Zelensky , Zelensky è stato nel DIRITTO MATERIALE destituito perchè ha firmato il cessate il fuoco.
Dal giorno della sua destituzione e dal giorno successivo in cui doveva essere ucciso dai nazionalisti , nella notte tra i 2 giorni il presidente Zelensky è stato sostituito da un SOCIA da un attore che parlava perfettamente la lingua ucraina e non parlava il russo.
Il vero presidente ZELENSKY uomo di pace che ha firmato il cessate il fuoco in Donbass che parlava il russo come lingua madre e che iniziava a parlare la lingua ucraina, era un UOMO DI UNIONE NEL CONFRONTO TRA IL MODELLO RUSSIA E IL MODELLO EUROPEO
Questo uomo di pace è stato DI FATTO ucciso dai nazionalisti ucraini.
Altra questione è stata l ' atteggiamento del presidente Putin uomo del KGB, ombroso , tenebroso e opaco.
Come abbiamo scritto Putin non ha capito nulla :
1 PUTIN NON HA CAPITO LE TRASFORMAZIONI SOCIALI DELL UCRAINA.
2 PUTIN NON HA CAPITO NULLA DEL PROCESSO POLITICO,MEDIATICO CHE HA PORTATO ZELENSKY ALLA PRESIDENZA DELL UCRAINA .
Continua
Si discute se ZELENSKY vive di luce propria o invece sia luce riflessa di oligarchi.
Non avendo informazioni in merito diventa difficile prendere una posizione.
Gli oligarchici ucraini considerano Zelensky un homeless, ha la grave colpa di avere un patrimonio di soli 20 milioni di euro, per essere un oligarca professionale lo dice la norma di legge ucraina devi avere un patrimonio di 50 milioni come minimo.
Zelensky il vero presidente degli ucraini è storicamente un filo russo , parla russo come lingua madre.
E stato eletto presidente sia per luce propria sia per luce riflessa , ma il popolo MEDIO ove medio vuol dire il popolo con cultura ha votato per Zelensky , i poveri e pensionati hanno votato Zelesky per disperazioni ma comunque lo hanno votato.
Solo il popolo dei senza cultura. Il popolo dei senza pensionati e dei senza poveri, il popolo dei SENZA COSCIENZA POLITICA, questo popolo di servi della gleba SENZA STORIA , quindi IL POPOLO DEL VUOTO ha votato Zelensky su ordine degli oligarchi. Ma è un vuoto residuale.
La prima cosa che ha dichiarato Zelesky da presidente in russo SIGNORI E SIGNORE LA GUERRA E FINITA !!!!
e si è presentato con un mazzo di fiori enorme a Minsky .
E li ha incontrato un PUTIN incazzato nero, ma chi ca...zo è questo ?
PUTIN OGGETTIVAMENTE NON AVEVA CAPITO NULLA DI ZELENSKY MA SOPRATUTTO NON AVEVA CAPITO NULLA DEGLI ULTIMI 5 ANNI DI TRASFORMAZIONI SOCIALI IN ALCUNE GRANDI CITTA DELL UCRAINA.
LA GUERRA E ARRIVATA PER DUE MOTIVI .
1 ZELENSKY NON ERA DI FATTO IL PRESIDENTE DELL UCRAINA.
2 PUTIN NON HA CAPITO LE TRASFORMAZIONI SOCIALI DELL UCRAINA.
Finito l ' incontro di Minsky incontro importante perchè ERA ARRIVATA LA TREGUA E PROBABILMENTE LA FINE della guerra a bassa intensità nelle repubbliche del DONBASS .
ZELENSKY e rientrato a Kiev come il trionfatore e imperatore Giulio Cesare, il giorno dopo i nazionalisti lo hanno DESTITUITO.
Qui finisce la carriera politica del presidente Zelensky , Zelensky è stato nel DIRITTO MATERIALE destituito perchè ha firmato il cessate il fuoco.
Dal giorno della sua destituzione e dal giorno successivo in cui doveva essere ucciso dai nazionalisti , nella notte tra i 2 giorni il presidente Zelensky è stato sostituito da un SOCIA da un attore che parlava perfettamente la lingua ucraina e non parlava il russo.
Il vero presidente ZELENSKY uomo di pace che ha firmato il cessate il fuoco in Donbass che parlava il russo come lingua madre e che iniziava a parlare la lingua ucraina, era un UOMO DI UNIONE NEL CONFRONTO TRA IL MODELLO RUSSIA E IL MODELLO EUROPEO
Questo uomo di pace è stato DI FATTO ucciso dai nazionalisti ucraini.
Altra questione è stata l ' atteggiamento del presidente Putin uomo del KGB, ombroso , tenebroso e opaco.
Come abbiamo scritto Putin non ha capito nulla :
1 PUTIN NON HA CAPITO LE TRASFORMAZIONI SOCIALI DELL UCRAINA.
2 PUTIN NON HA CAPITO NULLA DEL PROCESSO POLITICO,MEDIATICO CHE HA PORTATO ZELENSKY ALLA PRESIDENZA DELL UCRAINA .
Continua
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