Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
PDL
Berlusconi: "Mi chiedo se resterò in campo"
Alfano: "Gruppo dirigente non si tocca"
L'ex ministro Bondi pronto a lasciare l'incarico di coordinatore. ma le dimissioni vengono rifiutate. Il Cavaliere attacca Repubblica. E sul futuro dice: "Il nuovo predellino? No, un altro sgambetto. Montezemolo l'ho visto una sola volta ma non può stare che con i moderati". Il segretario: "Azzerare i vertici? Chiaro tentativo di avvelenare i pozzi"
ROMA - Quasi due ore di vertice a Palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del partito. A via del Plebiscito arrivano, oltre al segretario Angelino Alfano, i coordinatori e i capigruppo del Pdl. Sul tavolo la crisi del Pdl 1. Accentuata dai disastrosi risultati elettorali 2. Sulle annunciate novità (nuovo nome? nuovo partito?) l'ex premier resta abbottonato e se la cava con una battuta: "Un altro predellino? No, un altro sgambetto...". Poi, da Bruxelles, il Cavaliere torna a parlare: "Stiamo definendo nei particolari la nuova proposta politica che sarà pronta". Pochi i dettagli: l'ex premier parla di una proposta "di modifica della Costituzione" in cui verrà contenuta anche una proposta di una nuova legge elettorale. Il via libera al doppio turno? Il presidenzialismo? Il Cavaliere fa ampi cenni con la testa di assenso, ma invita i cronisti "ad aspettare qualche giorno". Più chiaro, invece, sul suo futuro: "Io premier? Lo escludo"
Arriva a questo punto l'attacco a Repubblica 3: "Non c'è assolutamente nulla all'interno
del partito che corrisponda alla situazione dipinta dal quotidiano, che sappiamo essere un giornale ostile al partito". Ma Berlusconi resterà in campo?, chiedono i giornalisti: "Questo me lo domando anche io" replica dubbioso il Cavaliere. E il Pdl? "Stiamo ragionando su cosa fare, il risultato elettorale non mi ha sorpreso" continua l'ex premier, indicando nella scelta "degli alleati" di andare da soli "l'errore fondamentale" che ha portato al deludente esito. Solo una battuta su Grillo: "E' figlio dell'antipolitica. E' una bolla che dà un segnale a chi fa politica". Infine un passaggio su Montezemolo: "L'ho visto una sola volta ma non può stare che con i moderati". Proprio quei moderati che "sono la maggioranza nel Paese dal 1948, ma se si dividono non lo sono più".
No alle dimissioni di Bondi. Oltre alle prossime mosse per il futuro del partito il Cavaliere ha trovato sul tavolo anche le dimissioni di Sandro Bondi. "Io e Alfano le respingiamo", ha detto il Cavaliere lasciando la riunione per volare a Bruxelles, dove è atteso al vertice del Partito popolare europeo. Irato Alfano. "E' in atto un tentativo chiaro di avvelenare i pozzi - dice il segretario del Pdl che nega l'ipotesi di un azzeramento dei vertici del partito - Non ci saranno smottamenti del gruppo dirigente". Papabile, però, l'amarezza di Bondi: "Mi dimetto non perchè reputi di avere delle colpe particolari, anzi sono persuaso di avere svolto il mio impegno con assoluta trasparenza, ma soprattutto per sottrarmi ad attacchi e denigrazioni personali che fanno parte della peggiore politica".
Tensione nel partito. Battute del Cavaliere a parte la tensione nel Pdl resta alta. Basta leggere le parole dell'ex ministro Claudio Scajola: "E' andata malissimo, è tempo di cambiare". Per Scajola il risultato del Pdl alle elezioni amministrative "deve portare a una accelerazione dei moderati. Non possiamo aspettare". Per questo l'ex ministro propone di ricominciare da zero "con un nuovo soggetto politico, un'identità precisa e un progetto. Tornare tra la gente. Siamo stati chiusi per troppo tempo nelle nostre stanze".
E al segretario del Pdl arriva l'appoggio di Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera. "Se non prendiamo coscienza che il problema fondamentale è quello della linea politica andiamo dietro solo a diversivi. Detto tutto ciò, reputiamo che Alfano sia la personalità politica in grado di portarci fuori da questa situazione di difficoltà".
Ma un forzista della prima ora come Giancarlo Galan alza i toni: "Darei qualche consiglio a Berlusconi per uscire dal pantano: punto primo, cambiare nome al partito. Secondo: cambiare facce con giovani persone che abbiano la credibilità per sostenere . Punto terzo, un programma nuovo. Quarto: cambiare forma del partito pechè le tessere non vanno bene da noi. Infine parli con Montezemolo". Sarà, ma dall'ex An Altero Matteoli arriva una ricetta diversa: "Non so quale sarà la grande novità politica annunciata da Alfano, ma non è Montezemolo"
(23 maggio 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... -35755077/
Berlusconi: "Mi chiedo se resterò in campo"
Alfano: "Gruppo dirigente non si tocca"
L'ex ministro Bondi pronto a lasciare l'incarico di coordinatore. ma le dimissioni vengono rifiutate. Il Cavaliere attacca Repubblica. E sul futuro dice: "Il nuovo predellino? No, un altro sgambetto. Montezemolo l'ho visto una sola volta ma non può stare che con i moderati". Il segretario: "Azzerare i vertici? Chiaro tentativo di avvelenare i pozzi"
ROMA - Quasi due ore di vertice a Palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del partito. A via del Plebiscito arrivano, oltre al segretario Angelino Alfano, i coordinatori e i capigruppo del Pdl. Sul tavolo la crisi del Pdl 1. Accentuata dai disastrosi risultati elettorali 2. Sulle annunciate novità (nuovo nome? nuovo partito?) l'ex premier resta abbottonato e se la cava con una battuta: "Un altro predellino? No, un altro sgambetto...". Poi, da Bruxelles, il Cavaliere torna a parlare: "Stiamo definendo nei particolari la nuova proposta politica che sarà pronta". Pochi i dettagli: l'ex premier parla di una proposta "di modifica della Costituzione" in cui verrà contenuta anche una proposta di una nuova legge elettorale. Il via libera al doppio turno? Il presidenzialismo? Il Cavaliere fa ampi cenni con la testa di assenso, ma invita i cronisti "ad aspettare qualche giorno". Più chiaro, invece, sul suo futuro: "Io premier? Lo escludo"
Arriva a questo punto l'attacco a Repubblica 3: "Non c'è assolutamente nulla all'interno
del partito che corrisponda alla situazione dipinta dal quotidiano, che sappiamo essere un giornale ostile al partito". Ma Berlusconi resterà in campo?, chiedono i giornalisti: "Questo me lo domando anche io" replica dubbioso il Cavaliere. E il Pdl? "Stiamo ragionando su cosa fare, il risultato elettorale non mi ha sorpreso" continua l'ex premier, indicando nella scelta "degli alleati" di andare da soli "l'errore fondamentale" che ha portato al deludente esito. Solo una battuta su Grillo: "E' figlio dell'antipolitica. E' una bolla che dà un segnale a chi fa politica". Infine un passaggio su Montezemolo: "L'ho visto una sola volta ma non può stare che con i moderati". Proprio quei moderati che "sono la maggioranza nel Paese dal 1948, ma se si dividono non lo sono più".
No alle dimissioni di Bondi. Oltre alle prossime mosse per il futuro del partito il Cavaliere ha trovato sul tavolo anche le dimissioni di Sandro Bondi. "Io e Alfano le respingiamo", ha detto il Cavaliere lasciando la riunione per volare a Bruxelles, dove è atteso al vertice del Partito popolare europeo. Irato Alfano. "E' in atto un tentativo chiaro di avvelenare i pozzi - dice il segretario del Pdl che nega l'ipotesi di un azzeramento dei vertici del partito - Non ci saranno smottamenti del gruppo dirigente". Papabile, però, l'amarezza di Bondi: "Mi dimetto non perchè reputi di avere delle colpe particolari, anzi sono persuaso di avere svolto il mio impegno con assoluta trasparenza, ma soprattutto per sottrarmi ad attacchi e denigrazioni personali che fanno parte della peggiore politica".
Tensione nel partito. Battute del Cavaliere a parte la tensione nel Pdl resta alta. Basta leggere le parole dell'ex ministro Claudio Scajola: "E' andata malissimo, è tempo di cambiare". Per Scajola il risultato del Pdl alle elezioni amministrative "deve portare a una accelerazione dei moderati. Non possiamo aspettare". Per questo l'ex ministro propone di ricominciare da zero "con un nuovo soggetto politico, un'identità precisa e un progetto. Tornare tra la gente. Siamo stati chiusi per troppo tempo nelle nostre stanze".
E al segretario del Pdl arriva l'appoggio di Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera. "Se non prendiamo coscienza che il problema fondamentale è quello della linea politica andiamo dietro solo a diversivi. Detto tutto ciò, reputiamo che Alfano sia la personalità politica in grado di portarci fuori da questa situazione di difficoltà".
Ma un forzista della prima ora come Giancarlo Galan alza i toni: "Darei qualche consiglio a Berlusconi per uscire dal pantano: punto primo, cambiare nome al partito. Secondo: cambiare facce con giovani persone che abbiano la credibilità per sostenere . Punto terzo, un programma nuovo. Quarto: cambiare forma del partito pechè le tessere non vanno bene da noi. Infine parli con Montezemolo". Sarà, ma dall'ex An Altero Matteoli arriva una ricetta diversa: "Non so quale sarà la grande novità politica annunciata da Alfano, ma non è Montezemolo"
(23 maggio 2012)
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Re: Come se ne viene fuori ?
MONTEZEMOLO DICE CHE IN ITALIA C’È NECESSITÀ DI UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTE: QUINDI LUI CHE C’ENTRA?
http://www.dagospia.com/video.html
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Re: Come se ne viene fuori ?
LISTINI IN ATTESA DELL'EUROGRUPPO
Borse europee in rosso, Milano la peggiore
Piazza Affari negativa: perde circa quattro punti, vendite sugli istituti di credito. Male anche Francoforte, Parigi e Madrid
http://www.corriere.it/economia/12_magg ... c662.shtml
**
VERTICE EUROPEO, SI STUDIA COME LIMITARE I DANNI IN CASO DI USCITA DI ATENE
Timori sull'ipotesi uscita di Atene dall'euro
«Ogni Paese prepari un suo piano»
Indiscrezioni sull'intesa per preparare piani di valutazione ma Bruxelles smentisce, Hollande: «Non ne so nulla»
MILANO - Ciascun Paese dell'Eurozona deve preparare un piano per valutare il potenziale impatto dell'eventuale uscita della Grecia dall'euro. L'intesa sulla stesura dei piani sarebbe stata presa lunedì scorso, in un incontro tra tecnici dell'area euro. Decisione che viene però subito smentita sia da Bruxelles che da Atene. «Il working group - hanno riferito fonti europee - ha avuto una conference call lunedì scorso in cui si è discussa sì la situazione dei mercati finanziari e della Grecia. Ma non vi sono stati accordi su piani di emergenza né si è discusso di un'eventuale uscita della Grecia dall'euro». Notizia smentita anche dal ministero delle finanze greco.
HOLLANDE: LA GRECIA RESTI NELL'EURO - Prima ancora era stato il neo presidente francese Francois Hollande, ad affermare di non essere a conoscenza di un accordo tra Paesi dell'area euro per elaborare piani di emergenza nazionali in caso di uscita della Grecia dalla valuta unica.«Non sono a conoscenza di alcun piano d'emergenza - ha frenato Hollande dopo aver incontrato a Parigi il premier spagnolo, Mariano Rajoy - ma darò tutto quel che mi è possibile fare per convincere i greci a scegliere di restare nell'euro e per convincere gli altri europei su questa necessità»
Redazione online
23 maggio 2012 | 19:50
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere.it
Borse europee in rosso, Milano la peggiore
Piazza Affari negativa: perde circa quattro punti, vendite sugli istituti di credito. Male anche Francoforte, Parigi e Madrid
http://www.corriere.it/economia/12_magg ... c662.shtml
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VERTICE EUROPEO, SI STUDIA COME LIMITARE I DANNI IN CASO DI USCITA DI ATENE
Timori sull'ipotesi uscita di Atene dall'euro
«Ogni Paese prepari un suo piano»
Indiscrezioni sull'intesa per preparare piani di valutazione ma Bruxelles smentisce, Hollande: «Non ne so nulla»
MILANO - Ciascun Paese dell'Eurozona deve preparare un piano per valutare il potenziale impatto dell'eventuale uscita della Grecia dall'euro. L'intesa sulla stesura dei piani sarebbe stata presa lunedì scorso, in un incontro tra tecnici dell'area euro. Decisione che viene però subito smentita sia da Bruxelles che da Atene. «Il working group - hanno riferito fonti europee - ha avuto una conference call lunedì scorso in cui si è discussa sì la situazione dei mercati finanziari e della Grecia. Ma non vi sono stati accordi su piani di emergenza né si è discusso di un'eventuale uscita della Grecia dall'euro». Notizia smentita anche dal ministero delle finanze greco.
HOLLANDE: LA GRECIA RESTI NELL'EURO - Prima ancora era stato il neo presidente francese Francois Hollande, ad affermare di non essere a conoscenza di un accordo tra Paesi dell'area euro per elaborare piani di emergenza nazionali in caso di uscita della Grecia dalla valuta unica.«Non sono a conoscenza di alcun piano d'emergenza - ha frenato Hollande dopo aver incontrato a Parigi il premier spagnolo, Mariano Rajoy - ma darò tutto quel che mi è possibile fare per convincere i greci a scegliere di restare nell'euro e per convincere gli altri europei su questa necessità»
Redazione online
23 maggio 2012 | 19:50
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Re: Come se ne viene fuori ?
Deutsche Bank pensa al «geuro»
Moneta parallela per la Grecia
Di Roberto Brunelli
23 maggio 2012
Ci mancava solo la «moneta parallela». Non bastasse una crisi devastante, un’austerità senza pietà, la disoccupazione a due cifre, la sanità al collasso e l’ingovernabilità del Paese, ai greci vengono somministrate ogni giorno nuove idee realizzate in prima persona dalle teste d’uovo dell’economia europea. L’ultima trovata - questa volta ad opera della Deutsche Bank - è il «geuro». Ebbene sì: questo il nome con cui il capo-economista dell’istituto di Francoforte, Thomas Mayer, ha battezzato in un rapporto una nuova valuta pensata apposta per la Grecia: una moneta, si badi bene, che verrebbe «affiancata» all’euro, senza sostituirlo.
Si tratta di una sorta di escamotage per evitare al Paese il crollo: Atene pagherebbe in «geuro» gli scambi interni e le importazioni necessarie alla sopravvivenza del Paese. Ovviamente, la nuova valuta sarebbe fortemente svalutata, nella speranza che la Grecia possa tornare a essere competitiva nell’export. In seguito, qualora il bilancio pubblico ellenico tornasse solido, si potrebbe decidere di riavvicinare il valore del geuro all’euro. «In questo modo la valuta europea non verrebbe sostituita in un colpo, ma completato con uno strumento finanziario che prenderebbe il carattere di una moneta», ha spiegato l’astuto Mayer.
Sulla carta, tutto chiaro e limpido come un ruscello alpino. Difficile dire se il piano del dottor Mayer nell’impatto con la realtà greca non si scioglierebbe come neve al sole. Intanto, però, il Wall Street Journal rileva l’orrendezza del lessico che si è sviluppato intorno alla crisi greca.
Termini in uso soprattutto nel giro delle banche e dei giornalisti: roba come drachmail, che starebbe a indicare «l’uso consapevole di un’uscita disordinata della Grecia dall’euro come strumento di negoziato », o il come il pessimo grexit, che starebbe a indicare l’uscita della Grecia dall’euro (Greece più exit), termine coniato da Citigroup a febbraio che ormai, sostiene il giornale economico americano, è diventata d’uso comune tra analisti e investitori.
Una perversione del linguaggio, proprio come il geuro della Deutsche Bank. Da non confondere con il neuro, la moneta forte ipotizzata nel 2010 dall’ex amministratore delegato della Barclays. Parrebbe una barzelletta: il neuro - che fa pensare a patologie psicotiche - doveva indicare la moneta dell’Europa del nord in caso di una spaccatura dell’eurozona, mentre per l’euro del sud vi sarebbe un nome imbarazzante come sudo. Se lo stato di salute di un continente si valuta anche in base al linguaggio, come dicono i filosofi, allora, sì, siamo messi veramente male.
http://www.unita.it/mondo/deutsche-bank ... a-1.413703
Moneta parallela per la Grecia
Di Roberto Brunelli
23 maggio 2012
Ci mancava solo la «moneta parallela». Non bastasse una crisi devastante, un’austerità senza pietà, la disoccupazione a due cifre, la sanità al collasso e l’ingovernabilità del Paese, ai greci vengono somministrate ogni giorno nuove idee realizzate in prima persona dalle teste d’uovo dell’economia europea. L’ultima trovata - questa volta ad opera della Deutsche Bank - è il «geuro». Ebbene sì: questo il nome con cui il capo-economista dell’istituto di Francoforte, Thomas Mayer, ha battezzato in un rapporto una nuova valuta pensata apposta per la Grecia: una moneta, si badi bene, che verrebbe «affiancata» all’euro, senza sostituirlo.
Si tratta di una sorta di escamotage per evitare al Paese il crollo: Atene pagherebbe in «geuro» gli scambi interni e le importazioni necessarie alla sopravvivenza del Paese. Ovviamente, la nuova valuta sarebbe fortemente svalutata, nella speranza che la Grecia possa tornare a essere competitiva nell’export. In seguito, qualora il bilancio pubblico ellenico tornasse solido, si potrebbe decidere di riavvicinare il valore del geuro all’euro. «In questo modo la valuta europea non verrebbe sostituita in un colpo, ma completato con uno strumento finanziario che prenderebbe il carattere di una moneta», ha spiegato l’astuto Mayer.
Sulla carta, tutto chiaro e limpido come un ruscello alpino. Difficile dire se il piano del dottor Mayer nell’impatto con la realtà greca non si scioglierebbe come neve al sole. Intanto, però, il Wall Street Journal rileva l’orrendezza del lessico che si è sviluppato intorno alla crisi greca.
Termini in uso soprattutto nel giro delle banche e dei giornalisti: roba come drachmail, che starebbe a indicare «l’uso consapevole di un’uscita disordinata della Grecia dall’euro come strumento di negoziato », o il come il pessimo grexit, che starebbe a indicare l’uscita della Grecia dall’euro (Greece più exit), termine coniato da Citigroup a febbraio che ormai, sostiene il giornale economico americano, è diventata d’uso comune tra analisti e investitori.
Una perversione del linguaggio, proprio come il geuro della Deutsche Bank. Da non confondere con il neuro, la moneta forte ipotizzata nel 2010 dall’ex amministratore delegato della Barclays. Parrebbe una barzelletta: il neuro - che fa pensare a patologie psicotiche - doveva indicare la moneta dell’Europa del nord in caso di una spaccatura dell’eurozona, mentre per l’euro del sud vi sarebbe un nome imbarazzante come sudo. Se lo stato di salute di un continente si valuta anche in base al linguaggio, come dicono i filosofi, allora, sì, siamo messi veramente male.
http://www.unita.it/mondo/deutsche-bank ... a-1.413703
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Re: Come se ne viene fuori ?
La neuro invece quando arriva?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Come se ne viene fuori ?
da repubblica.it
eurobond visti da Berlino
Merkel: "Nessuna concessione
Servono rigore e risanamento"
La Cancelliera tedesca è irremovibile sui titoli di debito europei, ma la Spd, in concerto con Hollande, chiede forti iniziative per la crescita. Senza compromesso, il Bundestag non approverà il fiscal compact
dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI
Merkel: "Nessuna concessione Servono rigore e risanamento" Accerchiata. Angela Merkel cerca il compromesso con Spd sul fiscal compact
BERLINO - Su un punto più che su ogni altro tema, Angela Merkel non molla: gli eurobond. Come i portavoce della cancelliera e i vice del ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, hanno spiegato e ripetuto con insistenza in questi giorni di attesa per il vertice europeo, Berlino ritiene che gli eurobond, in quanto condivisione di responsabilità di ciascun membro dell'Eurozona per i debiti sovrani degli altri membri, sarebbero "la medicina o terapia sbagliata somministrata al momento sbagliato", e che quindi "avrebbero anche effetti collaterali sbagliati e non desiderabili".
I leader tedeschi, quanto più si avvicina il vertice, ripetono di continuo il loro mantra: la priorità è il risanamento e la stabilizzazione dei conti pubblici e dei debiti sovrani degli Stati membri dell'Unione monetaria. E a questo fine, il fiscal compact è lo strumento principale. Il fiscal compact dunque, secondo Berlino non è assolutamente negoziabile: va ratificato e basta, al contrario di quanto sostiene Parigi 1. La Germania (e i suoi elettori) temono che la condivisione di responsabilità tedesca per i conti pubblici di paesi altamente indebitati e dalle incerte sorti di risanamento apra per Berlino non solo il rischio di nuove forti spese, dopo quelle pesantissime già sostenute per l'Efsf, per lo Esm domani, e per i programmi di aiuto alla Grecia. Bensì che possa portare anche a un declassamento del rating della Repubblica federale, che attualmente è a tripla A.
Concessioni però saranno indispensabili, prima o più probabilmente dopo il vertice. Per un semplice motivo di politica interna: per ottenere la maggioranza di due terzi necessaria alla ratifica del fiscal compact e di altre importanti decisioni sulla Ue, la cancelliera ha bisogno dei voti della Spd al Bundestag. E la Spd, in un'azione concertata con Hollande, pone la condizione irrinunciabile di lanciare contemporaneamente forti iniziative per la crescita. Un'ipotesi di compromesso è un sì tedesco ai project bonds, cioè titoli nazionali per finanziare grandi investimenti nelle infrastrutture, e l'uso immediato di fondi europei.
------------------------------------
Il tempo è tiranno, non si può contunuare a rimandare decisioni urgenti mentre in Grecia c'è l'assalto alle banche
Un allentamento del fiscal compact potrebbe favorire in Grecia i partiti che vogliono restare in Europa.
eurobond visti da Berlino
Merkel: "Nessuna concessione
Servono rigore e risanamento"
La Cancelliera tedesca è irremovibile sui titoli di debito europei, ma la Spd, in concerto con Hollande, chiede forti iniziative per la crescita. Senza compromesso, il Bundestag non approverà il fiscal compact
dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI
Merkel: "Nessuna concessione Servono rigore e risanamento" Accerchiata. Angela Merkel cerca il compromesso con Spd sul fiscal compact
BERLINO - Su un punto più che su ogni altro tema, Angela Merkel non molla: gli eurobond. Come i portavoce della cancelliera e i vice del ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, hanno spiegato e ripetuto con insistenza in questi giorni di attesa per il vertice europeo, Berlino ritiene che gli eurobond, in quanto condivisione di responsabilità di ciascun membro dell'Eurozona per i debiti sovrani degli altri membri, sarebbero "la medicina o terapia sbagliata somministrata al momento sbagliato", e che quindi "avrebbero anche effetti collaterali sbagliati e non desiderabili".
I leader tedeschi, quanto più si avvicina il vertice, ripetono di continuo il loro mantra: la priorità è il risanamento e la stabilizzazione dei conti pubblici e dei debiti sovrani degli Stati membri dell'Unione monetaria. E a questo fine, il fiscal compact è lo strumento principale. Il fiscal compact dunque, secondo Berlino non è assolutamente negoziabile: va ratificato e basta, al contrario di quanto sostiene Parigi 1. La Germania (e i suoi elettori) temono che la condivisione di responsabilità tedesca per i conti pubblici di paesi altamente indebitati e dalle incerte sorti di risanamento apra per Berlino non solo il rischio di nuove forti spese, dopo quelle pesantissime già sostenute per l'Efsf, per lo Esm domani, e per i programmi di aiuto alla Grecia. Bensì che possa portare anche a un declassamento del rating della Repubblica federale, che attualmente è a tripla A.
Concessioni però saranno indispensabili, prima o più probabilmente dopo il vertice. Per un semplice motivo di politica interna: per ottenere la maggioranza di due terzi necessaria alla ratifica del fiscal compact e di altre importanti decisioni sulla Ue, la cancelliera ha bisogno dei voti della Spd al Bundestag. E la Spd, in un'azione concertata con Hollande, pone la condizione irrinunciabile di lanciare contemporaneamente forti iniziative per la crescita. Un'ipotesi di compromesso è un sì tedesco ai project bonds, cioè titoli nazionali per finanziare grandi investimenti nelle infrastrutture, e l'uso immediato di fondi europei.
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Il tempo è tiranno, non si può contunuare a rimandare decisioni urgenti mentre in Grecia c'è l'assalto alle banche
Un allentamento del fiscal compact potrebbe favorire in Grecia i partiti che vogliono restare in Europa.
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Re: Come se ne viene fuori ?
LA SITUAZIONE
di GIOVANNA CASADIO
I tormenti del Pdl
e il passo avanti
delle riforme
L'ULTIMO boccone amaro per Berlusconi sono state le dimissioni del fedelissimo Bondi da coordinatore di quel che resta del Pdl. Respinte dal Cavaliere.
Ma la crisi del partito e del centrodestra è ormai deflagrata e Berlusconi, che ha riunito i suoi a Palazzo Grazioli, ne ha preso atto. L'ex premier in pubblico si mostra incerto, ma il suo progetto è quello di impegnarsi a unire i cosiddetti "moderati" in una nuova formazione.
Nel Pdl tutti d'accordo ad abbassare i toni. Ci sono stati errori? "L'errore è di chi ci ha lascito soli", della Lega cioè, sostiene Berlusconi.
"Vogliono farci lo sgambetto, ma non ci riusciranno", rilancia. E tende la mano a Montezemolo che annuncia una possibile lista alle politiche del 2013. "Se deciderà di fare politica non potrà che stare con i moderati", commenta Berlusconi.
Comunque, nel caos del partito, ad Alfano è stato affidato il compito - che il Cavaliere preannuncia - di una riforma istituzionale accompagnata dal cambiamento della legge elettorale.
Il segretario si dovrà occupare inoltre della nuova proposta politica, quella che era stata già definita una rivoluzione: un predellino-bis? "No, al massimo un altro sgambetto".
La giornata è segnata poi dal summit di Bruxelles in cui Berlino e Parigi si presentano divisi sugli eurobond. Il nostro premier Monti garantisce idee forti per rilanciare la crescita, mentre sui mercati finanziari risale lo spread.
In Parlamento i partiti fanno un passo avanti nelle riforme istituzionali: votano in commissione al Senato la riduzione dei parlamentari e alla Camera in aula prosegue la discussione sul finanziamento ai partiti. Passa un emendamento subito battezzato anti Grillo: escluderà dai rimborsi quei partiti privi di uno statuto che garantisca piena democrazia interna.
di GIOVANNA CASADIO
I tormenti del Pdl
e il passo avanti
delle riforme
L'ULTIMO boccone amaro per Berlusconi sono state le dimissioni del fedelissimo Bondi da coordinatore di quel che resta del Pdl. Respinte dal Cavaliere.
Ma la crisi del partito e del centrodestra è ormai deflagrata e Berlusconi, che ha riunito i suoi a Palazzo Grazioli, ne ha preso atto. L'ex premier in pubblico si mostra incerto, ma il suo progetto è quello di impegnarsi a unire i cosiddetti "moderati" in una nuova formazione.
Nel Pdl tutti d'accordo ad abbassare i toni. Ci sono stati errori? "L'errore è di chi ci ha lascito soli", della Lega cioè, sostiene Berlusconi.
"Vogliono farci lo sgambetto, ma non ci riusciranno", rilancia. E tende la mano a Montezemolo che annuncia una possibile lista alle politiche del 2013. "Se deciderà di fare politica non potrà che stare con i moderati", commenta Berlusconi.
Comunque, nel caos del partito, ad Alfano è stato affidato il compito - che il Cavaliere preannuncia - di una riforma istituzionale accompagnata dal cambiamento della legge elettorale.
Il segretario si dovrà occupare inoltre della nuova proposta politica, quella che era stata già definita una rivoluzione: un predellino-bis? "No, al massimo un altro sgambetto".
La giornata è segnata poi dal summit di Bruxelles in cui Berlino e Parigi si presentano divisi sugli eurobond. Il nostro premier Monti garantisce idee forti per rilanciare la crescita, mentre sui mercati finanziari risale lo spread.
In Parlamento i partiti fanno un passo avanti nelle riforme istituzionali: votano in commissione al Senato la riduzione dei parlamentari e alla Camera in aula prosegue la discussione sul finanziamento ai partiti. Passa un emendamento subito battezzato anti Grillo: escluderà dai rimborsi quei partiti privi di uno statuto che garantisca piena democrazia interna.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Day after day
All'ombra del Partenone
Fino ad ora i dati di quanto valeva Montezemolo ce li ha forniti lo stesso presidente della rossa. (20 %)
Per Swg ad oggi vale un 3,5 % ma può certamente crescere.
IL PERSONAGGIO
Ecco il piano di Montezemolo
"Una lista per sostituire Berlusconi"
Italia Futura seleziona candidati, la guida forse a un giovane. I voti sono quelli del centrodestra ma senza alleanze: "Non saremo noi a risolvere l'agonia del berlusconismo" . Per il presidente Ferrari anche il Terzo Polo è stato solo "vecchia politica. La nostra forza è essere nuovi"
di ROBERTO MANIA
CI SARÀ una lista Montezemolo alle prossime elezioni politiche. Lista trasversale: riformista e liberale. Non una nuova Forza Italia, ma certo attenta ai voti in libertà dei moderati traditi dal ventennio berlusconiano. Perché è quello l'elettore che va conquistato: sostituirsi al Cavaliere.
Ci sono potenzialmente oltre 15 milioni di voti in cerca di una nuova rappresentanza politica. Dunque una lista (un partito?) alternativa al Pd di Pier Luigi Bersani.
Il progetto del presidente della Ferrari sta per essere definito. Il terremoto elettorale delle amministrative lo sta soltanto accelerando. "Italia Futura", il think tank montezemoliano, è presente in quasi tutte le regioni, sta selezionando una sua classe dirigente, sta pensando ai potenziali candidati per la lista civica, ha raggiunto i 50 mila iscritti, sta elaborando la sua offerta politica dove il perno è la riforma dello Stato con l'idea di lanciare una Costituente.
La fine della seconda Repubblica apre spazi inediti ai nuovi entranti nell'arena della politica. E Montezemolo parte in vantaggio perché la sua Fondazione, un po' associazione un po' partito, è stata fin dall'inizio (quasi tre anni fa) ben più di un cenacolo di intellettuali bipartisan, imprenditori e manager delusi dal nostro bipolarismo meticcio, di giovani professionisti aspiranti politici, di cittadini con la voglia della politica.
È stato il luogo di un impegno pre-politico per elaborare proposte articolate sul fisco, sulla mobilità sociale, sulla scuola, sulle politiche giovanili, sui meccanismi di finanziamento dei partiti. E anche con un paio di sponde parlamentari, da Nicola Rossi, già consigliere di Massimo D'Alema, economista liberal che nel '97 con il pamphlet "Meno ai padri, più ai figli", scosse la sinistra dove, all'epoca, era il leader della Cgil Sergio Cofferati a interpretarne l'ortodossia; a Giustina Destro, già sindaco di Padova, eletta alla Camera dei Deputati nelle liste del Popolo delle libertà. Sinistra e destra, schieramenti che nell'impostazione di Montezemolo non hanno più significato.
Ma non è scontato che sia Montezemolo a guidare la lista. Questa è una novità. L'ex presidente della Confindustria ragiona su tre eventuali opzioni: essere lui il leader della nuova formazione, oppure lanciare un altro candidato anche per svecchiare la classe dirigente (Montezemolo compierà a fine agosto 65 anni), infine, rinunciare alla discesa in campo e trasformare "Italia Futura" in un think tank internazionale. Lo stesso Montezemolo però sa, per come si sono messe le cose fino ad ora, che questa terza ipotesi è la più debole. "Italia Futura - ha scritto Montezemolo al Corriere della sera - potrebbe anche diventare nei prossimi mesi un movimento politico a tutti gli effetti e presentarsi alle elezioni del 2013". Appunto.
Liste e programma, ma non le alleanze. "Italia Futura" non stringerà patti con nessuno. Né a destra con quel che sarà la Cosa nuova di Berlusconi ("non saremo noi - ha spiegato più volte Montezemolo ai suoi collaboratori - a risolvere l'agonia del berlusconismo"), perché, comunque, troppo poco liberale per il peso della cultura statalista degli ex di An; né a sinistra perché il Pd di Bersani ha imboccato la strada dell'identità socialdemocratica (ben diverso sarebbe stato con Veltroni) e pare destinato ad allearsi con Di Pietro e con Vendola; né al Centro che dopo la debacle alle amministrative ha compreso che non sarà il Terzo Polo mentre è stato molto l'espressione di una "vecchia politica". "La nostra forza - è la tesi di Montezemolo - è essere nuovi. C'è un gap impressionante tra gli attuali partiti e le esigenze reali degli italiani. E deve ancora arrivare il pagamento della prima rata dell'Imu... ".
Non c'è alcun legame con il governo tecnico di Monti. Nemmeno Corrado Passera, ministro dello Sviluppo, farà parte dell'eventuale squadra di Montezemolo. L'ex banchiere partecipò alle prime iniziative di "Italia Futura" poi si fece da parte. I maligni dicono perché glielo consigliò l'allora ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Cattiverie. Certo i rapporti con Montezemolo si sono raffreddati. In questo caso l'imprenditore Montezemolo, presidente di Ntv (la società dei treni ad alta velocità) rimprovera a Passera la scarsa attenzione alle liberalizzazioni. Questione centrale, invece, nell'impostazione ideologica dei montezemoliani.
Sì, ideologica. Perché mentre Montezemolo teorizza la fine delle classiche divisioni novecentesche tra la destra e la sinistra ("è di destra o di sinistra chiedere che la scuola funzioni?"), i suoi professori stanno alzando una discriminante proprio ideologica che riguarda il rapporto tra Stato e cittadini. Su questo si sta costruendo la fisionomia politica del movimento. Il richiamo è al pensiero di Luigi Einaudi a quello di Ezio Vanoni. Anche se a qualcuno potrebbe venire in mente Margaret Thatcher. Meno Stato - dicono i vari Nicola Rossi, l'ex veltroniana Irene Tinagli (Università di Madrid), l'ex dalemiano Andrea Romano (Università di Roma Tor Vergata), l'economista Marco Simoni (London School of economics), il costituzionalista Michele Ainis (Roma Tre) - ma uno Stato che funzioni. Una riduzione, dunque, del perimetro dell'azione pubblica (scuola, sanità, sicurezza, ricerca) per farla diventare più efficiente.
E poi dosi di sussidiarietà per un modello di welfare che ricorda il progetto della "Big society" del primo ministro conservatore inglese David Cameron. E qui è proprio evidente la differenza con il Pd, con il quale, tuttavia, le alleanze nel dopo elezioni non possono essere escluse sempre che non lo impediscano gli altri eventuali alleati di Bersani: l'Italia dei Valori e Sel, con cui Montezemolo non vede punti di incontro. Perché è all'elettore moderato che guarda Montezemolo anche se non parla mai di moderati. Intanto perché lo fa già Berlusconi, ma pure perché pensa agli italiani che hanno voglia di "riforme radicali".
Montezemolo non farà il "partito dei padroni", ma è nel sistema delle imprese che ha reclutato gli uomini della macchina. A cominciare da quel Federico Vecchioni già giovane presidente della Confagricoltura, coordinatore di "Italia Futura", che sta girando in lungo e in largo l'Italia, aprendo le sedi e selezionando i militanti. Un "uomo delle tessere" per un partito della Terza Repubblica.
(25 maggio 2012)
All'ombra del Partenone
Fino ad ora i dati di quanto valeva Montezemolo ce li ha forniti lo stesso presidente della rossa. (20 %)
Per Swg ad oggi vale un 3,5 % ma può certamente crescere.
IL PERSONAGGIO
Ecco il piano di Montezemolo
"Una lista per sostituire Berlusconi"
Italia Futura seleziona candidati, la guida forse a un giovane. I voti sono quelli del centrodestra ma senza alleanze: "Non saremo noi a risolvere l'agonia del berlusconismo" . Per il presidente Ferrari anche il Terzo Polo è stato solo "vecchia politica. La nostra forza è essere nuovi"
di ROBERTO MANIA
CI SARÀ una lista Montezemolo alle prossime elezioni politiche. Lista trasversale: riformista e liberale. Non una nuova Forza Italia, ma certo attenta ai voti in libertà dei moderati traditi dal ventennio berlusconiano. Perché è quello l'elettore che va conquistato: sostituirsi al Cavaliere.
Ci sono potenzialmente oltre 15 milioni di voti in cerca di una nuova rappresentanza politica. Dunque una lista (un partito?) alternativa al Pd di Pier Luigi Bersani.
Il progetto del presidente della Ferrari sta per essere definito. Il terremoto elettorale delle amministrative lo sta soltanto accelerando. "Italia Futura", il think tank montezemoliano, è presente in quasi tutte le regioni, sta selezionando una sua classe dirigente, sta pensando ai potenziali candidati per la lista civica, ha raggiunto i 50 mila iscritti, sta elaborando la sua offerta politica dove il perno è la riforma dello Stato con l'idea di lanciare una Costituente.
La fine della seconda Repubblica apre spazi inediti ai nuovi entranti nell'arena della politica. E Montezemolo parte in vantaggio perché la sua Fondazione, un po' associazione un po' partito, è stata fin dall'inizio (quasi tre anni fa) ben più di un cenacolo di intellettuali bipartisan, imprenditori e manager delusi dal nostro bipolarismo meticcio, di giovani professionisti aspiranti politici, di cittadini con la voglia della politica.
È stato il luogo di un impegno pre-politico per elaborare proposte articolate sul fisco, sulla mobilità sociale, sulla scuola, sulle politiche giovanili, sui meccanismi di finanziamento dei partiti. E anche con un paio di sponde parlamentari, da Nicola Rossi, già consigliere di Massimo D'Alema, economista liberal che nel '97 con il pamphlet "Meno ai padri, più ai figli", scosse la sinistra dove, all'epoca, era il leader della Cgil Sergio Cofferati a interpretarne l'ortodossia; a Giustina Destro, già sindaco di Padova, eletta alla Camera dei Deputati nelle liste del Popolo delle libertà. Sinistra e destra, schieramenti che nell'impostazione di Montezemolo non hanno più significato.
Ma non è scontato che sia Montezemolo a guidare la lista. Questa è una novità. L'ex presidente della Confindustria ragiona su tre eventuali opzioni: essere lui il leader della nuova formazione, oppure lanciare un altro candidato anche per svecchiare la classe dirigente (Montezemolo compierà a fine agosto 65 anni), infine, rinunciare alla discesa in campo e trasformare "Italia Futura" in un think tank internazionale. Lo stesso Montezemolo però sa, per come si sono messe le cose fino ad ora, che questa terza ipotesi è la più debole. "Italia Futura - ha scritto Montezemolo al Corriere della sera - potrebbe anche diventare nei prossimi mesi un movimento politico a tutti gli effetti e presentarsi alle elezioni del 2013". Appunto.
Liste e programma, ma non le alleanze. "Italia Futura" non stringerà patti con nessuno. Né a destra con quel che sarà la Cosa nuova di Berlusconi ("non saremo noi - ha spiegato più volte Montezemolo ai suoi collaboratori - a risolvere l'agonia del berlusconismo"), perché, comunque, troppo poco liberale per il peso della cultura statalista degli ex di An; né a sinistra perché il Pd di Bersani ha imboccato la strada dell'identità socialdemocratica (ben diverso sarebbe stato con Veltroni) e pare destinato ad allearsi con Di Pietro e con Vendola; né al Centro che dopo la debacle alle amministrative ha compreso che non sarà il Terzo Polo mentre è stato molto l'espressione di una "vecchia politica". "La nostra forza - è la tesi di Montezemolo - è essere nuovi. C'è un gap impressionante tra gli attuali partiti e le esigenze reali degli italiani. E deve ancora arrivare il pagamento della prima rata dell'Imu... ".
Non c'è alcun legame con il governo tecnico di Monti. Nemmeno Corrado Passera, ministro dello Sviluppo, farà parte dell'eventuale squadra di Montezemolo. L'ex banchiere partecipò alle prime iniziative di "Italia Futura" poi si fece da parte. I maligni dicono perché glielo consigliò l'allora ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Cattiverie. Certo i rapporti con Montezemolo si sono raffreddati. In questo caso l'imprenditore Montezemolo, presidente di Ntv (la società dei treni ad alta velocità) rimprovera a Passera la scarsa attenzione alle liberalizzazioni. Questione centrale, invece, nell'impostazione ideologica dei montezemoliani.
Sì, ideologica. Perché mentre Montezemolo teorizza la fine delle classiche divisioni novecentesche tra la destra e la sinistra ("è di destra o di sinistra chiedere che la scuola funzioni?"), i suoi professori stanno alzando una discriminante proprio ideologica che riguarda il rapporto tra Stato e cittadini. Su questo si sta costruendo la fisionomia politica del movimento. Il richiamo è al pensiero di Luigi Einaudi a quello di Ezio Vanoni. Anche se a qualcuno potrebbe venire in mente Margaret Thatcher. Meno Stato - dicono i vari Nicola Rossi, l'ex veltroniana Irene Tinagli (Università di Madrid), l'ex dalemiano Andrea Romano (Università di Roma Tor Vergata), l'economista Marco Simoni (London School of economics), il costituzionalista Michele Ainis (Roma Tre) - ma uno Stato che funzioni. Una riduzione, dunque, del perimetro dell'azione pubblica (scuola, sanità, sicurezza, ricerca) per farla diventare più efficiente.
E poi dosi di sussidiarietà per un modello di welfare che ricorda il progetto della "Big society" del primo ministro conservatore inglese David Cameron. E qui è proprio evidente la differenza con il Pd, con il quale, tuttavia, le alleanze nel dopo elezioni non possono essere escluse sempre che non lo impediscano gli altri eventuali alleati di Bersani: l'Italia dei Valori e Sel, con cui Montezemolo non vede punti di incontro. Perché è all'elettore moderato che guarda Montezemolo anche se non parla mai di moderati. Intanto perché lo fa già Berlusconi, ma pure perché pensa agli italiani che hanno voglia di "riforme radicali".
Montezemolo non farà il "partito dei padroni", ma è nel sistema delle imprese che ha reclutato gli uomini della macchina. A cominciare da quel Federico Vecchioni già giovane presidente della Confagricoltura, coordinatore di "Italia Futura", che sta girando in lungo e in largo l'Italia, aprendo le sedi e selezionando i militanti. Un "uomo delle tessere" per un partito della Terza Repubblica.
(25 maggio 2012)
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Re: Come se ne viene fuori ?
Dopo una “scesa in campo” costata tanto agli italiani, se ne prospetta un'altra.
Dopo un imprenditore … un altro imprenditore!
Dopo un conflitto di interessi (volutamente mai risolto)... un'altro conflitto di interessi.
Ma quando la si smetterà di scendere in campo ... non sarebbe meglio il salire in politica?
un saluto
Dopo un imprenditore … un altro imprenditore!
Dopo un conflitto di interessi (volutamente mai risolto)... un'altro conflitto di interessi.
Ma quando la si smetterà di scendere in campo ... non sarebbe meglio il salire in politica?
un saluto
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Re: Come se ne viene fuori ?
erding ha scritto:Dopo una “scesa in campo” costata tanto agli italiani, se ne prospetta un'altra.
Dopo un imprenditore … un altro imprenditore!
Dopo un conflitto di interessi (volutamente mai risolto)... un'altro conflitto di interessi.
Ma quando la si smetterà di scendere in campo ... non sarebbe meglio il salire in politica?
un saluto
ma quando dico che Monteprezzemolo scende in campo anche per dar seguito alla vecchia tradizione FIAT:
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"socializzazione delle perdite,privatizzazione degli utili"
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....e se vince prepariamoci ad un nuovo salasso pubblico a fondo perduto....
almeno creasse posti di lavoro al posto degli scudetti.
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