riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancellati.
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
Bersani non commetta l'errore di limitarsi al problema esodati...se vuol vincere le prossime elezioni deve promettere che nel prossimo governo la macelleria sociale Fornero verrà cestinata in toto.
aggiungo l'esempio del vicino...che le elezioni le ha vinte:
*************************************
Da “Rai Giornale radio” del 23 maggio 2012
PARIGI -
Il governo socialista di Jean-Marc Ayrault fa sul serio e pur di applicare quanto promesso da Francois Hollande in campagna elettorale non va per il sottile:
la pensione ridiscende a 60 anni per chi lavora da quando ne aveva 18 o 19. La ”controriforma” si farà per decreto, ancora prima dell’elezione delle nuove Camere."
****************
impara l'arte e mettila da parte...
aggiungo l'esempio del vicino...che le elezioni le ha vinte:
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Da “Rai Giornale radio” del 23 maggio 2012
PARIGI -
Il governo socialista di Jean-Marc Ayrault fa sul serio e pur di applicare quanto promesso da Francois Hollande in campagna elettorale non va per il sottile:
la pensione ridiscende a 60 anni per chi lavora da quando ne aveva 18 o 19. La ”controriforma” si farà per decreto, ancora prima dell’elezione delle nuove Camere."
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
Hanno poco da imparare.Dovevano da subito mettere dei paletti,Sulle pensioni e l'età di andare in pensione.Ma questo è il PD e basta.
Di sinistra non ha niente.
Ciao
Paolo11
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Paolo11
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
Al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali,
Elsa Fornero
Le recenti innovazioni normative in materia pensionistica hanno colpito numerosi lavoratori espulsi dal mercato e privati dei requisiti per la pensione.
Ma hanno determinato effetti ancora più devastanti a danno delle donne lavoratrici, producendo una penalizzazione di genere, che è grave e inaccettabile.
Facciamo riferimento al nostro caso.
Siamo lavoratrici esodate o mobilitate che hanno sottoscritto accordi individuali o collettivi prima del 4 dicembre 2011 e lavoratrici licenziate entro la stessa data, tutte prossime all’età pensionabile in base alla precedente legge.
Ora vediamo improvvisamente posticipata anche di oltre sei anni (dagli originari 60 agli attuali 66/67) la data del nostro possibile pensionamento, che per gli uomini risulta differita, ma al massimo di due anni (da 65 a 67).
Già la legge 111/2011 aveva anticipato:
· per tutti al 2013 l’avvio dell’adeguamento dell’età all’aspettativa di vita;
· per le donne al 2014 l’aumento dell’età per il conseguimento della pensione di vecchiaia, prevedendo un incremento progressivo e sostenibile fino a raggiungere l’equiparazione fra lavoratori e lavoratrici ai fini pensionistici.
La legge 214/2011 invece, con l’obiettivo di perequare immediatamente l’età di pensionamento dei lavoratori di entrambi i sessi, non ha operato alcuna distinzione fra le donne ancora occupate e quelle che non lo sono più.
Noi abbiamo dunque subito una duplice violenza.
1) Il nostro progetto professionale è stato interrotto o perché abbiamo dovuto subire l’iniziativa unilaterale dei datori di lavoro (licenziamento) o perché abbiamo aderito, nostro malgrado e non certo in modo indolore, a logiche di riduzione del personale (esodo/mobilità). In questi casi infatti la nostra scelta è stata non di rado indotta dal contesto aziendale fortemente discriminatorio nei confronti delle donne prossime alla conclusione del percorso lavorativo , è stata con frequenza motivata dalla necessità di svolgere le funzioni di cura, di sviluppo delle capacità e di sostegno delle incapacità dei componenti della famiglia, costantemente demandate alle donne ed è stata in ogni caso supportata dalla certezza di raggiungere l’età pensionabile in un lasso di tempo breve, non superiore a due/tre anni.
2) La nostra capacità di conseguire un reddito è stata azzerata , perché ci troviamo improvvisamente prive di stipendio e di titolo alla pensione per un arco di tempo insostenibilmente lungo e del resto non è ragionevolmente ipotizzabile, nell’attuale situazione di crisi del lavoro, una nostra ricollocazione professionale. Non percependo reddito, oltre a trovarci in situazioni di difficoltà (se non di bisogno) personali e familiari, abbiamo perso la nostra autonomia, siamo divenute soggetti deboli che rientrano in uno stato di subalternità, dal quale nel tempo si erano affrancati.
E’ singolare che una così incisiva disuguaglianza prenda forma proprio in una fase storica nella quale una donna è responsabile del Dicastero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Ci rivolgiamo pertanto a Lei, Ministro Fornero, perché risolva al più presto l’iniquità della situazione attuale, riconoscendo per tutte le lavoratrici che si trovano nella nostra condizione il diritto alla pensione in base alle regole vigenti al momento nel quale hanno sottoscritto gli accordi per l’uscita dal lavoro o sono state licenziate.
Chiediamo anche ai rappresentanti delle istituzioni e della cultura, ai politici, ai giornalisti, in particolare se donne, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni e alle singole persone di sostenere con convinzione e tenacia la nostra richiesta, visto che l’evoluzione civile, morale ed economica di una società non può realizzarsi a scapito dei diritti delle donne.
Gruppo ESMOL
Donne ES odate, Mo bilitate, L icenziate
Elsa Fornero
Le recenti innovazioni normative in materia pensionistica hanno colpito numerosi lavoratori espulsi dal mercato e privati dei requisiti per la pensione.
Ma hanno determinato effetti ancora più devastanti a danno delle donne lavoratrici, producendo una penalizzazione di genere, che è grave e inaccettabile.
Facciamo riferimento al nostro caso.
Siamo lavoratrici esodate o mobilitate che hanno sottoscritto accordi individuali o collettivi prima del 4 dicembre 2011 e lavoratrici licenziate entro la stessa data, tutte prossime all’età pensionabile in base alla precedente legge.
Ora vediamo improvvisamente posticipata anche di oltre sei anni (dagli originari 60 agli attuali 66/67) la data del nostro possibile pensionamento, che per gli uomini risulta differita, ma al massimo di due anni (da 65 a 67).
Già la legge 111/2011 aveva anticipato:
· per tutti al 2013 l’avvio dell’adeguamento dell’età all’aspettativa di vita;
· per le donne al 2014 l’aumento dell’età per il conseguimento della pensione di vecchiaia, prevedendo un incremento progressivo e sostenibile fino a raggiungere l’equiparazione fra lavoratori e lavoratrici ai fini pensionistici.
La legge 214/2011 invece, con l’obiettivo di perequare immediatamente l’età di pensionamento dei lavoratori di entrambi i sessi, non ha operato alcuna distinzione fra le donne ancora occupate e quelle che non lo sono più.
Noi abbiamo dunque subito una duplice violenza.
1) Il nostro progetto professionale è stato interrotto o perché abbiamo dovuto subire l’iniziativa unilaterale dei datori di lavoro (licenziamento) o perché abbiamo aderito, nostro malgrado e non certo in modo indolore, a logiche di riduzione del personale (esodo/mobilità). In questi casi infatti la nostra scelta è stata non di rado indotta dal contesto aziendale fortemente discriminatorio nei confronti delle donne prossime alla conclusione del percorso lavorativo , è stata con frequenza motivata dalla necessità di svolgere le funzioni di cura, di sviluppo delle capacità e di sostegno delle incapacità dei componenti della famiglia, costantemente demandate alle donne ed è stata in ogni caso supportata dalla certezza di raggiungere l’età pensionabile in un lasso di tempo breve, non superiore a due/tre anni.
2) La nostra capacità di conseguire un reddito è stata azzerata , perché ci troviamo improvvisamente prive di stipendio e di titolo alla pensione per un arco di tempo insostenibilmente lungo e del resto non è ragionevolmente ipotizzabile, nell’attuale situazione di crisi del lavoro, una nostra ricollocazione professionale. Non percependo reddito, oltre a trovarci in situazioni di difficoltà (se non di bisogno) personali e familiari, abbiamo perso la nostra autonomia, siamo divenute soggetti deboli che rientrano in uno stato di subalternità, dal quale nel tempo si erano affrancati.
E’ singolare che una così incisiva disuguaglianza prenda forma proprio in una fase storica nella quale una donna è responsabile del Dicastero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Ci rivolgiamo pertanto a Lei, Ministro Fornero, perché risolva al più presto l’iniquità della situazione attuale, riconoscendo per tutte le lavoratrici che si trovano nella nostra condizione il diritto alla pensione in base alle regole vigenti al momento nel quale hanno sottoscritto gli accordi per l’uscita dal lavoro o sono state licenziate.
Chiediamo anche ai rappresentanti delle istituzioni e della cultura, ai politici, ai giornalisti, in particolare se donne, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni e alle singole persone di sostenere con convinzione e tenacia la nostra richiesta, visto che l’evoluzione civile, morale ed economica di una società non può realizzarsi a scapito dei diritti delle donne.
Gruppo ESMOL
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
Pensioni: CGIL, meccanismo nuovi coefficienti profondamente iniquo.
24/05/2012
Un meccanismo automatico “profondamente iniquo”, e solo “apparentemente equo”, perché “i lavori non sono tutti uguali”.
Così il Segretario Confederale della CGIL, Vera Lamonica, in merito ai nuovi coefficienti di trasformazione da oggi in Gazzetta Ufficiale e a cinque mesi dalla riforma pensionistica, nel sottolineare “la necessità di rivedere l'impostazione del sistema creato dalla riforma per restituire, oltre che gradualità e solidarietà, anche la necessaria flessibilità”.
“Mentre in Francia si corregge una riforma delle pensioni molto meno rigida e penalizzante di quella italiana
- afferma Lamonica -
da noi si misura ogni giorno l'insostenibilità sociale di un sistema previdenziale diventato assurdamente punitivo ed ingiusto”.
Un esempio secondo la sindacalista è “nei nuovi coefficienti che produrranno rendimenti maggiori per chi potrà lavorare fino a 70 anni, e molto minori, con penalizzazioni pesanti, per chi andrà via prima”.
Per Lamonica il principio è solo "apparentemente equo", in realtà, avverte "moltissimi lavori non consentono questo prolungamento, perché faticosi, logoranti, usuranti, insopportabili già ai 66 anni, quando si azzererebbe la penalizzazione".
Lo stesso vale, spiega la dirigente sindacale della CGIL
"per chi ha cominciato a lavorare molto presto e che dovrebbe provare ad agganciare il pensionamento anticipato a 62 anni, vedendosi così penalizzato due volte:
per le norme Fornero e per il coefficiente”.
In più, aggiunge il Segretario Confederale CGIL, “si crea un nuovo disallineamento con il lavoro pubblico per il quale, ad eccezione di alcune fasce dirigenziali, non è consentito il trattenimento in servizio oltre i 66 anni.
E si determina ancora un diverso problema per le donne del settore privato:
se vogliono utilizzare la gradualità consentita dalla legge, devono subire una decurtazione dell'assegno”.
Motivi per i quali, secondo la Lamonica,
“il meccanismo automatico dell'aggancio all'aspettativa di vita è profondamente iniquo:
fa parti uguali tra diseguali, perché i lavori non sono tutti uguali e l'aspettativa di vita nella realtà non è la stessa tra un operaio edile, o di catena di montaggio, o addetto a turni, e, per esempio, un professore universitario.
Serve rivedere
- conclude Lamonica -
l'impostazione del sistema creato dalla riforma per restituire, oltre che gradualità e solidarietà, anche la necessaria flessibilità”.
http://www.cgil.it/dettagliodocumento.aspx?ID=19136
24/05/2012
Un meccanismo automatico “profondamente iniquo”, e solo “apparentemente equo”, perché “i lavori non sono tutti uguali”.
Così il Segretario Confederale della CGIL, Vera Lamonica, in merito ai nuovi coefficienti di trasformazione da oggi in Gazzetta Ufficiale e a cinque mesi dalla riforma pensionistica, nel sottolineare “la necessità di rivedere l'impostazione del sistema creato dalla riforma per restituire, oltre che gradualità e solidarietà, anche la necessaria flessibilità”.
“Mentre in Francia si corregge una riforma delle pensioni molto meno rigida e penalizzante di quella italiana
- afferma Lamonica -
da noi si misura ogni giorno l'insostenibilità sociale di un sistema previdenziale diventato assurdamente punitivo ed ingiusto”.
Un esempio secondo la sindacalista è “nei nuovi coefficienti che produrranno rendimenti maggiori per chi potrà lavorare fino a 70 anni, e molto minori, con penalizzazioni pesanti, per chi andrà via prima”.
Per Lamonica il principio è solo "apparentemente equo", in realtà, avverte "moltissimi lavori non consentono questo prolungamento, perché faticosi, logoranti, usuranti, insopportabili già ai 66 anni, quando si azzererebbe la penalizzazione".
Lo stesso vale, spiega la dirigente sindacale della CGIL
"per chi ha cominciato a lavorare molto presto e che dovrebbe provare ad agganciare il pensionamento anticipato a 62 anni, vedendosi così penalizzato due volte:
per le norme Fornero e per il coefficiente”.
In più, aggiunge il Segretario Confederale CGIL, “si crea un nuovo disallineamento con il lavoro pubblico per il quale, ad eccezione di alcune fasce dirigenziali, non è consentito il trattenimento in servizio oltre i 66 anni.
E si determina ancora un diverso problema per le donne del settore privato:
se vogliono utilizzare la gradualità consentita dalla legge, devono subire una decurtazione dell'assegno”.
Motivi per i quali, secondo la Lamonica,
“il meccanismo automatico dell'aggancio all'aspettativa di vita è profondamente iniquo:
fa parti uguali tra diseguali, perché i lavori non sono tutti uguali e l'aspettativa di vita nella realtà non è la stessa tra un operaio edile, o di catena di montaggio, o addetto a turni, e, per esempio, un professore universitario.
Serve rivedere
- conclude Lamonica -
l'impostazione del sistema creato dalla riforma per restituire, oltre che gradualità e solidarietà, anche la necessaria flessibilità”.
http://www.cgil.it/dettagliodocumento.aspx?ID=19136
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
L'Inps: «Gli esodati sono quasi 400mila»
E' quanto emerge dalla Relazione Inps al ministero del Lavoro inviata prima della firma del decreto che fissa a 65.000 la quota dei salvaguardati.
http://www.unita.it/italia/l-inps-gli-e ... a-1.419741
quindi lo sapevano PRIMA di fare il decreto...questi cialtroni mannari .
E' quanto emerge dalla Relazione Inps al ministero del Lavoro inviata prima della firma del decreto che fissa a 65.000 la quota dei salvaguardati.
http://www.unita.it/italia/l-inps-gli-e ... a-1.419741
quindi lo sapevano PRIMA di fare il decreto...questi cialtroni mannari .
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
su questo argomento del falso ideologico della Fornero sul numero degli esodati ho scritto a Pierluigi Bersani :
http://www.camera.it/29?shadow_deputato=300026
chiedendo che il PD presenti una mozione di sfiducia contro il ministro.
ho anche allegato il mio numero di tessera...con minacce di non rinnovarla.
http://www.camera.it/29?shadow_deputato=300026
chiedendo che il PD presenti una mozione di sfiducia contro il ministro.
ho anche allegato il mio numero di tessera...con minacce di non rinnovarla.
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
shiloh ha scritto:su questo argomento del falso ideologico della Fornero sul numero degli esodati ho scritto a Pierluigi Bersani :
http://www.camera.it/29?shadow_deputato=300026
chiedendo che il PD presenti una mozione di sfiducia contro il ministro.
ho anche allegato il mio numero di tessera...con minacce di non rinnovarla.
Sono curioso di sapere cosa ti risponde.
A me non HA MAI risposto.
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
FRANCIA: "IN PENSIONE A 60 ANNI".
HOLLANDE MANTIENE LA PROMESSA
Mercoledì 06 Giugno 2012 - 18:32
PARIGI - In Francia, con una decisione che va controcorrente, si torna alla pensione a 60 anni. La misura, presentata per decreto oggi dal governo, è una delle promesse elettorali del neo presidente Francois Hollande, ma riguarda solo le persone che hanno cominciato a lavorare prestissimo. Cioè prima dei 19 anni, e che hanno maturato almeno 41 anni (o 41,5, in base alla data di nascita) di contributi. Ovvero circa 110 mila dipendenti del pubblico e del privato a partire dal 2013.
La riforma favorirà in particolare chi è disoccupato da lungo tempo, e le donne che hanno avuto due o tre figli e che per questo motivo hanno accumulato diversi periodi di maternità e malattia, assentandosi dal lavoro. I disoccupati e le madri (che rappresentano solo un quarto delle persone alle quali viene riconosciuta la «lunga
carriera») potranno d'ora in poi anticipare la pensione includendo nel calcolo due trimestri contributivi in più. Si tratta di una misura «di giustizia finanziata appieno, che riguarda i più penalizzati dalla riforma del 2010», ha dichiarato oggi il ministro degli Affari sociali, Marisol Touraine.
Il governo socialista ha infatti cancellato uno dei punti chiave della legge previdenziale voluta dall'ex presidente Nicolas Sarkozy, che aveva spostato l'età minima pensionabile di due anni, portandola da 60 a 62 anni per tutti.
Non è certo un caso che il decreto sia stato approvato oggi, a pochi giorni dal primo turno delle elezioni politiche, domenica, cruciali per la sinistra.
http://politicainrete.it/forum/altri-pa ... messe.html
e la sinistra francese ha vinto anche queste elezioni :
impara...Bersande.
HOLLANDE MANTIENE LA PROMESSA
Mercoledì 06 Giugno 2012 - 18:32
PARIGI - In Francia, con una decisione che va controcorrente, si torna alla pensione a 60 anni. La misura, presentata per decreto oggi dal governo, è una delle promesse elettorali del neo presidente Francois Hollande, ma riguarda solo le persone che hanno cominciato a lavorare prestissimo. Cioè prima dei 19 anni, e che hanno maturato almeno 41 anni (o 41,5, in base alla data di nascita) di contributi. Ovvero circa 110 mila dipendenti del pubblico e del privato a partire dal 2013.
La riforma favorirà in particolare chi è disoccupato da lungo tempo, e le donne che hanno avuto due o tre figli e che per questo motivo hanno accumulato diversi periodi di maternità e malattia, assentandosi dal lavoro. I disoccupati e le madri (che rappresentano solo un quarto delle persone alle quali viene riconosciuta la «lunga
carriera») potranno d'ora in poi anticipare la pensione includendo nel calcolo due trimestri contributivi in più. Si tratta di una misura «di giustizia finanziata appieno, che riguarda i più penalizzati dalla riforma del 2010», ha dichiarato oggi il ministro degli Affari sociali, Marisol Touraine.
Il governo socialista ha infatti cancellato uno dei punti chiave della legge previdenziale voluta dall'ex presidente Nicolas Sarkozy, che aveva spostato l'età minima pensionabile di due anni, portandola da 60 a 62 anni per tutti.
Non è certo un caso che il decreto sia stato approvato oggi, a pochi giorni dal primo turno delle elezioni politiche, domenica, cruciali per la sinistra.
http://politicainrete.it/forum/altri-pa ... messe.html
e la sinistra francese ha vinto anche queste elezioni :
impara...Bersande.
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
camillobenso ha scritto:shiloh ha scritto:su questo argomento del falso ideologico della Fornero sul numero degli esodati ho scritto a Pierluigi Bersani :
http://www.camera.it/29?shadow_deputato=300026
chiedendo che il PD presenti una mozione di sfiducia contro il ministro.
ho anche allegato il mio numero di tessera...con minacce di non rinnovarla.
Sono curioso di sapere cosa ti risponde.
A me non HA MAI risposto.
ovviamente non risponderà neanche a me.
ma il messaggio gli è arrivato...e i sondaggi li sa leggere.
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
shiloh ha scritto:ovviamente non risponderà neanche a me.camillobenso ha scritto:shiloh ha scritto:su questo argomento del falso ideologico della Fornero sul numero degli esodati ho scritto a Pierluigi Bersani :
http://www.camera.it/29?shadow_deputato=300026
chiedendo che il PD presenti una mozione di sfiducia contro il ministro.
ho anche allegato il mio numero di tessera...con minacce di non rinnovarla.
Sono curioso di sapere cosa ti risponde.
A me non HA MAI risposto.
ma il messaggio gli è arrivato...e i sondaggi li sa leggere.
Immagino che abbia una segretaria,.........almeno du' righe,...... anche crepa e sciopa....
Chi c’è in linea
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