Che fine faranno i bananas?
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Re: Che fine faranno i bananas?
Mia figlia questa soluzione l'ha già trovata anni fa.
Aveva circa dieci anni!
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Re: Che fine faranno i bananas?
Io vorrei pagare le cose coi soldi del Monopoli
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
Re: Che fine faranno i bananas?
POLITICA
03/06/2012 -
Nel Pdl cresce l'insofferenza per le "pazze idee" di Berlusconi
L’ex premier: sull’euro scherzavo. Ma ad ascoltarlo c’erano pochi parlamentari
AMEDEO LA MATTINA
ROMA
Per la prima volta la seconda carica dello Stato interviene nelle burrascose vicende del suo partito. Schifani non entra nel merito (si riserva di farlo nei prossimi giorni), ma è molto preoccupato per le prospettive del suo partito, per le spinte centrifughe che rischiano di farlo esplodere in tante liste civiche.
E’ preoccupato per le intenzioni e le parole di Berlusconi, come quella dell’altro ieri sull’euro. «Da quando sono stato eletto presidente del Senato mi sono sforzato di garantire un ruolo di terzietà ma questo non mi impedirà di manifestare una mia analisi politica sullo stato di salute del Pdl che sarà approfondita, critica ma anche costruttiva. Per questo ruolo di terzietà non ho partecipato ad alcuna riunione, convegno e congresso fatto eccezione per la direzione che ha eletto segretario Alfano verso cui esprimo stima e fiducia». Schifani sostiene il segretario che non riesce ad essere l’interlocutore di Casini, Montenzemolo e di quant’altri stanno lavorando per riaggregare il consenso che fu del centrodestra. E questo non a causa del segretario del Pdl. Per la maggior parte della classe dirigente del Pdl il problema si chiama Berlusconi, che vuole svolgere il ruolo protagonista di «allenatore». Per non parlare della «pazza idea» di tornare alla lira se la Merkel non dovesse consentire alla Bce di stampare moneta.
Era prevedibile la retromarcia del Cavaliere: era una «battuta detta "intra moenia" con ironia». Che poi «venga scambiata per una proposta, è certamente grave per chi dice di fare informazione politica. Ma è preoccupante che venga presa a pretesto per costruirci sopra teorie stravaganti su presunte mie prossime mosse o per inventare una nuova linea politica mia o del Pdl». Insomma, è sempre colpa dei giornalisti e di quei politici che gli attribuiscono cattive intenzioni. Peccato che di questi politici è pieno il Pdl, non escluso lo stesso Alfano e quei pezzi maggioritario dello stato maggiore che non intendono seguirlo sulla strada del «grillismo di destra».
Così come considerano incompatibile il gioco di sponda di Daniela Santanchè che ha fatto un appello a non pagare l’Imu. Una linea tra grillismo e leghismo che fa a pugni con la necessità di sostenere il governo e predisporsi all’incontro con coloro che vogliono creare uno schieramento alternativo alla sinistra. Le uscite di Berlusconi sull’euro hanno irritato il Quirinale, Monti e Schifani, e ieri sono stati tantissimi i dirigenti che hanno chiesto al Cavaliere di fare marcia indietro, perché non è possibile che un ex premier dica quelle cose. E’ intervenuto il capogruppo Cicchitto per spiegare che «il problema di oggi non è tanto quello che un singolo Paese abbandoni l’euro, ma che vada in crisi il sistema in quanto tale».
Monti dovrebbe ingaggiare «un’aperta battaglia in sede Ue: questo è forse l’unico punto su cui sono d’accordo sia il Pdl sia il Pd». Cicchitto rimette la questione su un altro binario rispetto alle «provocazioni» di Berlusconi. E Osvaldo Napoli bacchetta la Santanché che con il suo invito a non pagare l’Imu sembra fare la grancassa alla posizione grilloleghista. «Il Pdl è un grande partito, candidato a governare l’Italia e non impegnato ad aizzare le piazze. Il Pdl vive e si riconosce nella linea del suo segretario Angelino Alfano». E non in quella movimentista di chi viene mandata avanti da Berlusconi: questo è il sospetto di molti dirigenti del Pdl che si preparano a mettere in chiaro una serie di cose. Tra le quali il fatto che il Cavaliere non può essere un allenatore.
Ma chi glielo dice che al massimo può fare il panchinaro? Si aspetta di sentire Schifani che teme le spinte centrifughe visibili alla riunione dei parlamentari. Su 365 invitati, ne erano presenti solo 168. Certo era venerdì e il fuggi fuggi era già scattato da due giorni, ma molti erano e sono alla fermata in attesa che passi l’autobus di Montezemolo o di altri. O sono sicuri di non essere ricandidati o eletti. E poi sapevano che probabilmente l’assemblea era stata convocata come legittimo impedimento della presenza del capo al processo Ruby
http://www3.lastampa.it/politica/sezion ... tp/456741/
03/06/2012 -
Nel Pdl cresce l'insofferenza per le "pazze idee" di Berlusconi
L’ex premier: sull’euro scherzavo. Ma ad ascoltarlo c’erano pochi parlamentari
AMEDEO LA MATTINA
ROMA
Per la prima volta la seconda carica dello Stato interviene nelle burrascose vicende del suo partito. Schifani non entra nel merito (si riserva di farlo nei prossimi giorni), ma è molto preoccupato per le prospettive del suo partito, per le spinte centrifughe che rischiano di farlo esplodere in tante liste civiche.
E’ preoccupato per le intenzioni e le parole di Berlusconi, come quella dell’altro ieri sull’euro. «Da quando sono stato eletto presidente del Senato mi sono sforzato di garantire un ruolo di terzietà ma questo non mi impedirà di manifestare una mia analisi politica sullo stato di salute del Pdl che sarà approfondita, critica ma anche costruttiva. Per questo ruolo di terzietà non ho partecipato ad alcuna riunione, convegno e congresso fatto eccezione per la direzione che ha eletto segretario Alfano verso cui esprimo stima e fiducia». Schifani sostiene il segretario che non riesce ad essere l’interlocutore di Casini, Montenzemolo e di quant’altri stanno lavorando per riaggregare il consenso che fu del centrodestra. E questo non a causa del segretario del Pdl. Per la maggior parte della classe dirigente del Pdl il problema si chiama Berlusconi, che vuole svolgere il ruolo protagonista di «allenatore». Per non parlare della «pazza idea» di tornare alla lira se la Merkel non dovesse consentire alla Bce di stampare moneta.
Era prevedibile la retromarcia del Cavaliere: era una «battuta detta "intra moenia" con ironia». Che poi «venga scambiata per una proposta, è certamente grave per chi dice di fare informazione politica. Ma è preoccupante che venga presa a pretesto per costruirci sopra teorie stravaganti su presunte mie prossime mosse o per inventare una nuova linea politica mia o del Pdl». Insomma, è sempre colpa dei giornalisti e di quei politici che gli attribuiscono cattive intenzioni. Peccato che di questi politici è pieno il Pdl, non escluso lo stesso Alfano e quei pezzi maggioritario dello stato maggiore che non intendono seguirlo sulla strada del «grillismo di destra».
Così come considerano incompatibile il gioco di sponda di Daniela Santanchè che ha fatto un appello a non pagare l’Imu. Una linea tra grillismo e leghismo che fa a pugni con la necessità di sostenere il governo e predisporsi all’incontro con coloro che vogliono creare uno schieramento alternativo alla sinistra. Le uscite di Berlusconi sull’euro hanno irritato il Quirinale, Monti e Schifani, e ieri sono stati tantissimi i dirigenti che hanno chiesto al Cavaliere di fare marcia indietro, perché non è possibile che un ex premier dica quelle cose. E’ intervenuto il capogruppo Cicchitto per spiegare che «il problema di oggi non è tanto quello che un singolo Paese abbandoni l’euro, ma che vada in crisi il sistema in quanto tale».
Monti dovrebbe ingaggiare «un’aperta battaglia in sede Ue: questo è forse l’unico punto su cui sono d’accordo sia il Pdl sia il Pd». Cicchitto rimette la questione su un altro binario rispetto alle «provocazioni» di Berlusconi. E Osvaldo Napoli bacchetta la Santanché che con il suo invito a non pagare l’Imu sembra fare la grancassa alla posizione grilloleghista. «Il Pdl è un grande partito, candidato a governare l’Italia e non impegnato ad aizzare le piazze. Il Pdl vive e si riconosce nella linea del suo segretario Angelino Alfano». E non in quella movimentista di chi viene mandata avanti da Berlusconi: questo è il sospetto di molti dirigenti del Pdl che si preparano a mettere in chiaro una serie di cose. Tra le quali il fatto che il Cavaliere non può essere un allenatore.
Ma chi glielo dice che al massimo può fare il panchinaro? Si aspetta di sentire Schifani che teme le spinte centrifughe visibili alla riunione dei parlamentari. Su 365 invitati, ne erano presenti solo 168. Certo era venerdì e il fuggi fuggi era già scattato da due giorni, ma molti erano e sono alla fermata in attesa che passi l’autobus di Montezemolo o di altri. O sono sicuri di non essere ricandidati o eletti. E poi sapevano che probabilmente l’assemblea era stata convocata come legittimo impedimento della presenza del capo al processo Ruby
http://www3.lastampa.it/politica/sezion ... tp/456741/
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Re: Che fine faranno i bananas?
POLITICA
03/06/2012 -
Nel Pdl cresce l'insofferenza per le "pazze idee" di Berlusconi
***
Ettecredo,…..sono state parole spiazzanti ad alto potenziale che danno l’esatta misura delle dimensioni del disastro del Pdl. Il grande capo, il grande comunicatore intergalattico, non riesce più ad estrarre conigli dal cilindro,….e quelli che estrae sono belle morti. Da qui il motivo del panico diffuso che attanaglia tutti i bucanieri perché vedono la fine irreversibile giungere a grandi passi.
Non stupisce poi la rettifica successiva precisando che si trattava di uno scherzo. E’ la normalità.
Silvio Berlusconi è nato e cresciuto in Via Volturno a Milano il 29 settembre 1936. Conosce quindi benissimo il vecchio detto milanese: Se la va… la g’ha i gamb!!
http://www.scienafregia.it/modididire/?ID=140
Letteralmente questo detto significa:
"Se và ha le gambe", ma in senso traslato vuol dire: "se mi riesce, l'ho azzeccata, sono fortunato".
Questo è diventato un suo cavallo di battaglia da una vita.
Lui le spara grosse, e se c’è qualcuno che abbocca, l’ha azzeccata ancora una volta di più. Quando non passa, allora rettifica subito che è “stato frainteso”, “che non è “stato capito”, o come ieri, “scherzavo,….non ve siete accorti? Allora siete proprio pirla e maligni”
Solo che l’ultima sparata era proprio grossa ed è il segnale netto che non è più in grado di intendere e di volere. Non si rende più conto di quello che dice nel tentativo estremo di salvare il Titanic che imbarca acqua da tutte le parti.
03/06/2012 -
Nel Pdl cresce l'insofferenza per le "pazze idee" di Berlusconi
***
Ettecredo,…..sono state parole spiazzanti ad alto potenziale che danno l’esatta misura delle dimensioni del disastro del Pdl. Il grande capo, il grande comunicatore intergalattico, non riesce più ad estrarre conigli dal cilindro,….e quelli che estrae sono belle morti. Da qui il motivo del panico diffuso che attanaglia tutti i bucanieri perché vedono la fine irreversibile giungere a grandi passi.
Non stupisce poi la rettifica successiva precisando che si trattava di uno scherzo. E’ la normalità.
Silvio Berlusconi è nato e cresciuto in Via Volturno a Milano il 29 settembre 1936. Conosce quindi benissimo il vecchio detto milanese: Se la va… la g’ha i gamb!!
http://www.scienafregia.it/modididire/?ID=140
Letteralmente questo detto significa:
"Se và ha le gambe", ma in senso traslato vuol dire: "se mi riesce, l'ho azzeccata, sono fortunato".
Questo è diventato un suo cavallo di battaglia da una vita.
Lui le spara grosse, e se c’è qualcuno che abbocca, l’ha azzeccata ancora una volta di più. Quando non passa, allora rettifica subito che è “stato frainteso”, “che non è “stato capito”, o come ieri, “scherzavo,….non ve siete accorti? Allora siete proprio pirla e maligni”
Solo che l’ultima sparata era proprio grossa ed è il segnale netto che non è più in grado di intendere e di volere. Non si rende più conto di quello che dice nel tentativo estremo di salvare il Titanic che imbarca acqua da tutte le parti.
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Re: Che fine faranno i bananas?
Ovvero,...quando la stupidera non termina a 16 anni ma si prolunga fino ai settanta....
Forza Silvio, adesso scarica la tua zavorra
Il partito carismatico concepito nel 2008 era un colosso. Adesso invece c’è troppa gente al traino di Berlusconi
di Vittorio Feltri - 03 giugno 2012, 16:34
Ernesto Galli della Loggia è un professore universitario colto e intelligente. Ma questo è ovvio. Altrimenti egli non sarebbe in cattedra, quantomeno nessuno darebbe tanta importanza a ciò che scrive e dice.
La sua prosa al servizio del Corriere della Sera è educata e profonda,un po’ curialesca com’è giusto che sia per un pensatore che, volendo dare del cretino a qualcuno, glielo deve dare con garbo, sennò non sarebbe preso sul serio. Ieri, sul giornalone di via Solferino, non ha dato dei cretini ai cortigiani di Silvio Berlusconi, peggio: ha detto di loro che non contano nulla, non hanno mai contato nulla, non conteranno mai nulla. Facevano numero quando Forza Italia, prima, e il Pdl, poi, avevano percentuali importanti. Ora che le cose sono cambiate perché è cambiato il vento, sono soltanto pesi morti.
Il partito personale del Cavaliere ha perso lustro e potenza, ma rimane il partito del fondatore. Senza di lui varrebbe zero. Hanno voglia i peones di darsi da fare per dimostrare il contrario e garantirsi il domani, a prescindere dal capo. Non hanno le carte in regola. Privi di personalità, incapaci di imporsi, psicologicamente sudditi del leader, non riescono non dico a costruirsi un futuro, ma neppure a immaginarlo: sono gregari di Berlusconi. Contro il quale talvolta lanciano un sasso, ma subito nascondono la mano, terrorizzati di essere scoperti. In faccia non gli dicono mai niente che lo possa irritare. Non osano contraddirlo, salvo disubbidirgli non appena usciti dalla sua stanza. Lui dà un ordine, loro subito lo eseguono, però al contrario. Poi si giustificano affermando che non avevano capito bene. Quindi allargano le braccia sconsolati, invocando perdono. Se lo ottengono, ne approfittano per mendicare qualcosa: di solito, una poltrona.
I partiti a guida carismatica sono tutti uguali e tutti fanno la stessa fine: tengono finché tiene il manico; quando questo non regge più, ciascun militante diventa un potenziale ammutinato. La disgregazione comincia così: l’interesse generale passa in secondo piano, prevale il desiderio di ogni individuo di pararsi le terga. I furbi cercano un’intesa col nemico, dal quale pretendono di essere salvati e riciclati; i fessi cercano di trarre qualche vantaggio dal caos: un posto, una carica, un osso da spolpare. Il Pdl, come fu concepito dal Cavaliere, poteva essere un colosso, anzi lo è stato. Infatti nel 2008 vinse le elezioni politiche con largo margine. Il Pd di Walter Veltroni andò a schiantarsi. Ma un anno dopo, il gigante era già un nano, ridimensionato dall’uscita di Gianfranco Fini con i suoi fedelissimi del Fli.
Il seguito è noto. Un lento e progressivo smottamento condusse i berlusconiani al fallimento di un progetto ambizioso: la rivoluzione liberale. Complice anche la crisi economico- finanziaria, il gioco in attacco del Cavaliere si trasformò in gioco difensivo con qualche sortita in contropiede, sempre più timida, velleitaria. La partita si concluse con una sconfitta. I berluscones si sono rivelati inconsistenti. Lo erano anche in precedenza, ma il gruppo compatto sopperiva al deficit dei singoli. Ora che lo squadrone si è ridotto a rappresentativa di vecchie glorie senza gloria, si avverte la sua inadeguatezza. Non riesce neppure a contrastare i dilettanti allo sbaraglio di Mario Monti, ancora convinti che l’Europa e l’euro siano i fari della politica italiana. Non si accorgono che invece sono fuochi fatui, lumini cimiteriali.
La moneta unica e la Ue sono disgrazie, iatture. Carlo Azeglio Ciampi e Romano Prodi le vollero a ogni costo e gli italiani, che hanno pagato un prezzo enorme per soddisfare quei capricci infantili, oggi boccheggiano. L’Inghilterra, che ha sputato in faccia all’euro, è in salute, sia pure con qualche acciacco dovuto alla situazione internazionale. E Berlusconi? Lui, che non ha mai creduto alle chimere europee, adesso è qui con un’Armata Brancaleone a recitare la parte di coscienza critica della maggioranza. Però nessuno lo ascolta, neppure i suoi fanti. I quali, quando egli parla, si guardano l’un l’altro, incerti se dargli retta o no.
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Nel dubbio, si astengono dal fare qualsiasi cosa. Traccheggiano. Chi scuote la testa, chi sorride, chi sacramenta sottovoce per non farsi udire.Già.L’ex premier incute ancora timore, ma non ispira più fiducia.
Il Cavaliere non è stupido. In certi momenti ha consapevolezza dei propri errori; il principale è quello di essersi contornato di gente mediocre dall’inchino facile ( salvo alcune eccezioni) ma inabile ad altre attività, oppure dotata di tette eccellenti ma di meningi deboli. Troppo tardi per pentirsi, troppo presto per rimediare. E allora? Silvio alterna attimi di malumore ad attimi in cui medita di buttare all’aria il partito e di crearne un altro, nuovo, bello giovane, forte. Perché non lo crea? Non ha il coraggio di scaricare le cariatidi. Il suo limite è che non sa gettare a mare chi non serve, cosicché la sua barca è piena di zavorra e rischia di affondare. Un leader carismatico che preferisce dire ni piuttosto che no, a lungo andare viene rifiutato dagli elettori.
Forza Silvio, adesso scarica la tua zavorra
Il partito carismatico concepito nel 2008 era un colosso. Adesso invece c’è troppa gente al traino di Berlusconi
di Vittorio Feltri - 03 giugno 2012, 16:34
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Ernesto Galli della Loggia è un professore universitario colto e intelligente. Ma questo è ovvio. Altrimenti egli non sarebbe in cattedra, quantomeno nessuno darebbe tanta importanza a ciò che scrive e dice.
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La sua prosa al servizio del Corriere della Sera è educata e profonda,un po’ curialesca com’è giusto che sia per un pensatore che, volendo dare del cretino a qualcuno, glielo deve dare con garbo, sennò non sarebbe preso sul serio. Ieri, sul giornalone di via Solferino, non ha dato dei cretini ai cortigiani di Silvio Berlusconi, peggio: ha detto di loro che non contano nulla, non hanno mai contato nulla, non conteranno mai nulla. Facevano numero quando Forza Italia, prima, e il Pdl, poi, avevano percentuali importanti. Ora che le cose sono cambiate perché è cambiato il vento, sono soltanto pesi morti.
Il partito personale del Cavaliere ha perso lustro e potenza, ma rimane il partito del fondatore. Senza di lui varrebbe zero. Hanno voglia i peones di darsi da fare per dimostrare il contrario e garantirsi il domani, a prescindere dal capo. Non hanno le carte in regola. Privi di personalità, incapaci di imporsi, psicologicamente sudditi del leader, non riescono non dico a costruirsi un futuro, ma neppure a immaginarlo: sono gregari di Berlusconi. Contro il quale talvolta lanciano un sasso, ma subito nascondono la mano, terrorizzati di essere scoperti. In faccia non gli dicono mai niente che lo possa irritare. Non osano contraddirlo, salvo disubbidirgli non appena usciti dalla sua stanza. Lui dà un ordine, loro subito lo eseguono, però al contrario. Poi si giustificano affermando che non avevano capito bene. Quindi allargano le braccia sconsolati, invocando perdono. Se lo ottengono, ne approfittano per mendicare qualcosa: di solito, una poltrona.
I partiti a guida carismatica sono tutti uguali e tutti fanno la stessa fine: tengono finché tiene il manico; quando questo non regge più, ciascun militante diventa un potenziale ammutinato. La disgregazione comincia così: l’interesse generale passa in secondo piano, prevale il desiderio di ogni individuo di pararsi le terga. I furbi cercano un’intesa col nemico, dal quale pretendono di essere salvati e riciclati; i fessi cercano di trarre qualche vantaggio dal caos: un posto, una carica, un osso da spolpare. Il Pdl, come fu concepito dal Cavaliere, poteva essere un colosso, anzi lo è stato. Infatti nel 2008 vinse le elezioni politiche con largo margine. Il Pd di Walter Veltroni andò a schiantarsi. Ma un anno dopo, il gigante era già un nano, ridimensionato dall’uscita di Gianfranco Fini con i suoi fedelissimi del Fli.
Il seguito è noto. Un lento e progressivo smottamento condusse i berlusconiani al fallimento di un progetto ambizioso: la rivoluzione liberale. Complice anche la crisi economico- finanziaria, il gioco in attacco del Cavaliere si trasformò in gioco difensivo con qualche sortita in contropiede, sempre più timida, velleitaria. La partita si concluse con una sconfitta. I berluscones si sono rivelati inconsistenti. Lo erano anche in precedenza, ma il gruppo compatto sopperiva al deficit dei singoli. Ora che lo squadrone si è ridotto a rappresentativa di vecchie glorie senza gloria, si avverte la sua inadeguatezza. Non riesce neppure a contrastare i dilettanti allo sbaraglio di Mario Monti, ancora convinti che l’Europa e l’euro siano i fari della politica italiana. Non si accorgono che invece sono fuochi fatui, lumini cimiteriali.
La moneta unica e la Ue sono disgrazie, iatture. Carlo Azeglio Ciampi e Romano Prodi le vollero a ogni costo e gli italiani, che hanno pagato un prezzo enorme per soddisfare quei capricci infantili, oggi boccheggiano. L’Inghilterra, che ha sputato in faccia all’euro, è in salute, sia pure con qualche acciacco dovuto alla situazione internazionale. E Berlusconi? Lui, che non ha mai creduto alle chimere europee, adesso è qui con un’Armata Brancaleone a recitare la parte di coscienza critica della maggioranza. Però nessuno lo ascolta, neppure i suoi fanti. I quali, quando egli parla, si guardano l’un l’altro, incerti se dargli retta o no.
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Nel dubbio, si astengono dal fare qualsiasi cosa. Traccheggiano. Chi scuote la testa, chi sorride, chi sacramenta sottovoce per non farsi udire.Già.L’ex premier incute ancora timore, ma non ispira più fiducia.
Il Cavaliere non è stupido. In certi momenti ha consapevolezza dei propri errori; il principale è quello di essersi contornato di gente mediocre dall’inchino facile ( salvo alcune eccezioni) ma inabile ad altre attività, oppure dotata di tette eccellenti ma di meningi deboli. Troppo tardi per pentirsi, troppo presto per rimediare. E allora? Silvio alterna attimi di malumore ad attimi in cui medita di buttare all’aria il partito e di crearne un altro, nuovo, bello giovane, forte. Perché non lo crea? Non ha il coraggio di scaricare le cariatidi. Il suo limite è che non sa gettare a mare chi non serve, cosicché la sua barca è piena di zavorra e rischia di affondare. Un leader carismatico che preferisce dire ni piuttosto che no, a lungo andare viene rifiutato dagli elettori.
Forza Silvio, adesso scarica la tua zavorra
Il partito carismatico concepito nel 2008 era un colosso. Adesso invece c’è troppa gente al traino di Berlusconi
di Vittorio Feltri - 03 giugno 2012, 16:34
Ernesto Galli della Loggia è un professore universitario colto e intelligente. Ma questo è ovvio. Altrimenti egli non sarebbe in cattedra, quantomeno nessuno darebbe tanta importanza a ciò che scrive e dice.
La sua prosa al servizio del Corriere della Sera è educata e profonda,un po’ curialesca com’è giusto che sia per un pensatore che, volendo dare del cretino a qualcuno, glielo deve dare con garbo, sennò non sarebbe preso sul serio. Ieri, sul giornalone di via Solferino, non ha dato dei cretini ai cortigiani di Silvio Berlusconi, peggio: ha detto di loro che non contano nulla, non hanno mai contato nulla, non conteranno mai nulla. Facevano numero quando Forza Italia, prima, e il Pdl, poi, avevano percentuali importanti. Ora che le cose sono cambiate perché è cambiato il vento, sono soltanto pesi morti.
Il partito personale del Cavaliere ha perso lustro e potenza, ma rimane il partito del fondatore. Senza di lui varrebbe zero. Hanno voglia i peones di darsi da fare per dimostrare il contrario e garantirsi il domani, a prescindere dal capo. Non hanno le carte in regola. Privi di personalità, incapaci di imporsi, psicologicamente sudditi del leader, non riescono non dico a costruirsi un futuro, ma neppure a immaginarlo: sono gregari di Berlusconi. Contro il quale talvolta lanciano un sasso, ma subito nascondono la mano, terrorizzati di essere scoperti. In faccia non gli dicono mai niente che lo possa irritare. Non osano contraddirlo, salvo disubbidirgli non appena usciti dalla sua stanza. Lui dà un ordine, loro subito lo eseguono, però al contrario. Poi si giustificano affermando che non avevano capito bene. Quindi allargano le braccia sconsolati, invocando perdono. Se lo ottengono, ne approfittano per mendicare qualcosa: di solito, una poltrona.
I partiti a guida carismatica sono tutti uguali e tutti fanno la stessa fine: tengono finché tiene il manico; quando questo non regge più, ciascun militante diventa un potenziale ammutinato. La disgregazione comincia così: l’interesse generale passa in secondo piano, prevale il desiderio di ogni individuo di pararsi le terga. I furbi cercano un’intesa col nemico, dal quale pretendono di essere salvati e riciclati; i fessi cercano di trarre qualche vantaggio dal caos: un posto, una carica, un osso da spolpare. Il Pdl, come fu concepito dal Cavaliere, poteva essere un colosso, anzi lo è stato. Infatti nel 2008 vinse le elezioni politiche con largo margine. Il Pd di Walter Veltroni andò a schiantarsi. Ma un anno dopo, il gigante era già un nano, ridimensionato dall’uscita di Gianfranco Fini con i suoi fedelissimi del Fli.
Il seguito è noto. Un lento e progressivo smottamento condusse i berlusconiani al fallimento di un progetto ambizioso: la rivoluzione liberale. Complice anche la crisi economico- finanziaria, il gioco in attacco del Cavaliere si trasformò in gioco difensivo con qualche sortita in contropiede, sempre più timida, velleitaria. La partita si concluse con una sconfitta. I berluscones si sono rivelati inconsistenti. Lo erano anche in precedenza, ma il gruppo compatto sopperiva al deficit dei singoli. Ora che lo squadrone si è ridotto a rappresentativa di vecchie glorie senza gloria, si avverte la sua inadeguatezza. Non riesce neppure a contrastare i dilettanti allo sbaraglio di Mario Monti, ancora convinti che l’Europa e l’euro siano i fari della politica italiana. Non si accorgono che invece sono fuochi fatui, lumini cimiteriali.
La moneta unica e la Ue sono disgrazie, iatture. Carlo Azeglio Ciampi e Romano Prodi le vollero a ogni costo e gli italiani, che hanno pagato un prezzo enorme per soddisfare quei capricci infantili, oggi boccheggiano. L’Inghilterra, che ha sputato in faccia all’euro, è in salute, sia pure con qualche acciacco dovuto alla situazione internazionale. E Berlusconi? Lui, che non ha mai creduto alle chimere europee, adesso è qui con un’Armata Brancaleone a recitare la parte di coscienza critica della maggioranza. Però nessuno lo ascolta, neppure i suoi fanti. I quali, quando egli parla, si guardano l’un l’altro, incerti se dargli retta o no.
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Nel dubbio, si astengono dal fare qualsiasi cosa. Traccheggiano. Chi scuote la testa, chi sorride, chi sacramenta sottovoce per non farsi udire.Già.L’ex premier incute ancora timore, ma non ispira più fiducia.
Il Cavaliere non è stupido. In certi momenti ha consapevolezza dei propri errori; il principale è quello di essersi contornato di gente mediocre dall’inchino facile ( salvo alcune eccezioni) ma inabile ad altre attività, oppure dotata di tette eccellenti ma di meningi deboli. Troppo tardi per pentirsi, troppo presto per rimediare. E allora? Silvio alterna attimi di malumore ad attimi in cui medita di buttare all’aria il partito e di crearne un altro, nuovo, bello giovane, forte. Perché non lo crea? Non ha il coraggio di scaricare le cariatidi. Il suo limite è che non sa gettare a mare chi non serve, cosicché la sua barca è piena di zavorra e rischia di affondare. Un leader carismatico che preferisce dire ni piuttosto che no, a lungo andare viene rifiutato dagli elettori.
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Il partito carismatico concepito nel 2008 era un colosso. Adesso invece c’è troppa gente al traino di Berlusconi
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La sua prosa al servizio del Corriere della Sera è educata e profonda,un po’ curialesca com’è giusto che sia per un pensatore che, volendo dare del cretino a qualcuno, glielo deve dare con garbo, sennò non sarebbe preso sul serio. Ieri, sul giornalone di via Solferino, non ha dato dei cretini ai cortigiani di Silvio Berlusconi, peggio: ha detto di loro che non contano nulla, non hanno mai contato nulla, non conteranno mai nulla. Facevano numero quando Forza Italia, prima, e il Pdl, poi, avevano percentuali importanti. Ora che le cose sono cambiate perché è cambiato il vento, sono soltanto pesi morti.
Il partito personale del Cavaliere ha perso lustro e potenza, ma rimane il partito del fondatore. Senza di lui varrebbe zero. Hanno voglia i peones di darsi da fare per dimostrare il contrario e garantirsi il domani, a prescindere dal capo. Non hanno le carte in regola. Privi di personalità, incapaci di imporsi, psicologicamente sudditi del leader, non riescono non dico a costruirsi un futuro, ma neppure a immaginarlo: sono gregari di Berlusconi. Contro il quale talvolta lanciano un sasso, ma subito nascondono la mano, terrorizzati di essere scoperti. In faccia non gli dicono mai niente che lo possa irritare. Non osano contraddirlo, salvo disubbidirgli non appena usciti dalla sua stanza. Lui dà un ordine, loro subito lo eseguono, però al contrario. Poi si giustificano affermando che non avevano capito bene. Quindi allargano le braccia sconsolati, invocando perdono. Se lo ottengono, ne approfittano per mendicare qualcosa: di solito, una poltrona.
I partiti a guida carismatica sono tutti uguali e tutti fanno la stessa fine: tengono finché tiene il manico; quando questo non regge più, ciascun militante diventa un potenziale ammutinato. La disgregazione comincia così: l’interesse generale passa in secondo piano, prevale il desiderio di ogni individuo di pararsi le terga. I furbi cercano un’intesa col nemico, dal quale pretendono di essere salvati e riciclati; i fessi cercano di trarre qualche vantaggio dal caos: un posto, una carica, un osso da spolpare. Il Pdl, come fu concepito dal Cavaliere, poteva essere un colosso, anzi lo è stato. Infatti nel 2008 vinse le elezioni politiche con largo margine. Il Pd di Walter Veltroni andò a schiantarsi. Ma un anno dopo, il gigante era già un nano, ridimensionato dall’uscita di Gianfranco Fini con i suoi fedelissimi del Fli.
Il seguito è noto. Un lento e progressivo smottamento condusse i berlusconiani al fallimento di un progetto ambizioso: la rivoluzione liberale. Complice anche la crisi economico- finanziaria, il gioco in attacco del Cavaliere si trasformò in gioco difensivo con qualche sortita in contropiede, sempre più timida, velleitaria. La partita si concluse con una sconfitta. I berluscones si sono rivelati inconsistenti. Lo erano anche in precedenza, ma il gruppo compatto sopperiva al deficit dei singoli. Ora che lo squadrone si è ridotto a rappresentativa di vecchie glorie senza gloria, si avverte la sua inadeguatezza. Non riesce neppure a contrastare i dilettanti allo sbaraglio di Mario Monti, ancora convinti che l’Europa e l’euro siano i fari della politica italiana. Non si accorgono che invece sono fuochi fatui, lumini cimiteriali.
La moneta unica e la Ue sono disgrazie, iatture. Carlo Azeglio Ciampi e Romano Prodi le vollero a ogni costo e gli italiani, che hanno pagato un prezzo enorme per soddisfare quei capricci infantili, oggi boccheggiano. L’Inghilterra, che ha sputato in faccia all’euro, è in salute, sia pure con qualche acciacco dovuto alla situazione internazionale. E Berlusconi? Lui, che non ha mai creduto alle chimere europee, adesso è qui con un’Armata Brancaleone a recitare la parte di coscienza critica della maggioranza. Però nessuno lo ascolta, neppure i suoi fanti. I quali, quando egli parla, si guardano l’un l’altro, incerti se dargli retta o no.
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Nel dubbio, si astengono dal fare qualsiasi cosa. Traccheggiano. Chi scuote la testa, chi sorride, chi sacramenta sottovoce per non farsi udire.Già.L’ex premier incute ancora timore, ma non ispira più fiducia.
Il Cavaliere non è stupido. In certi momenti ha consapevolezza dei propri errori; il principale è quello di essersi contornato di gente mediocre dall’inchino facile ( salvo alcune eccezioni) ma inabile ad altre attività, oppure dotata di tette eccellenti ma di meningi deboli. Troppo tardi per pentirsi, troppo presto per rimediare. E allora? Silvio alterna attimi di malumore ad attimi in cui medita di buttare all’aria il partito e di crearne un altro, nuovo, bello giovane, forte. Perché non lo crea? Non ha il coraggio di scaricare le cariatidi. Il suo limite è che non sa gettare a mare chi non serve, cosicché la sua barca è piena di zavorra e rischia di affondare. Un leader carismatico che preferisce dire ni piuttosto che no, a lungo andare viene rifiutato dagli elettori.
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Che fine faranno i bananas?
S.O.S. - Caro estinto
Il Pdl in orbita.
http://www.corriere.it/politica/12_giug ... fded.shtml
CANDIDATURE SINGOLARI
La «pazza idea» di Berlusconi è Gerry Scotti?
Per twitter (e Libero) l'ex premier avrebbe individuato nel presentatore il nuovo leader del Pdl. Ma lui smentisce
MILANO - L'aveva detto Berlusconi nei giorni scorsi: dopo un lungo periodo in cui si è messo il silenziatore, ligio nel sostegno a Mario Monti, ora «è in vena di pazze idee». E questa - l'ultima che imperversa su tutti i social, twitter in testa - sarebbe «pazzissima»: Gerry Scotti a capo del Pdl. Anzi di Italia Pulita, come si chiamerebbe il movimento che l'ex premier ha intenzione di contrapporre al Cinque Stelle di Grillo. Secondo alcuni sondaggi, la formazione legata al comico avrebbe addirittura raggiunto il Pdl in termini di preferenze.
«GERRY CANDIDATO: L'ACCENDIAMO?» - E chi meglio del popolarissimo conduttore, idolo di casalinghe e pensionati, potrebbe impersonare il volto pacioso e sereno del cambiamento? Peccato che il diretto interessato paia non averne alcuna intenzione. Proprio a Twitter, dove sta imperversando il tormentone con battute annesse («Gerry Candidato: l'accendiamo?» oppure «al Pdl è rimasto solo l'aiuto da casa»), il presentatore affida la sua smentita «Ai buoni intenditori: non commento una notizia che non esiste. Coraggio a chi ne ha bisogno, ossia a tutti».
«MANCO PER IDEA»- Se non bastasse, interviene anche il suo agente, Massimo Villa:«Manco per idea: nessuno lo ha interpellato, nessuno gli ha chiesto niente. In politica Gerry ha già dato e non ha intenzione di ripetere l'esperienza». Che però poi ammette: «Può darsi che Berlusconi ci abbia anche pensato, Gerry avrebbe tutte le caratteristiche del volto nuovo. Però, niente, non ne vuole sapere. E comunque l'idea è di Libero».
«CI VORREBBE UNO COME LUI» - Già. In realtà, è stato il quotidiano di Belpietro ad aver lanciato la «pazza» idea con un articolo di Maria Giovanna Maglie il 25 maggio scorso. E ad averla ribadita martedì, appoggiandosi questa volta però a un presunto virgolettato di Berlusconi: «Che ne so...ci vorrebbe uno alla Gerry Scotti» avrebbe detto il Cavaliere.
CON CRAXI - Ma da Gerry, appunto, niente. Parlamentare dal 1987 al 1992 (nell'ultimo Psi di Craxi), il presentatore di Mediaset ha più volte detto che quella è stata solo «una brutta esperienza». Di lui si ricorda una polemica contro l'allora DC sull'annoso dilemma se «il rock fosse la musica del diavolo o meno». E la non assidua frequentazione dei lavori alla Camera. Ma, chissà, vent'anni sono tanti: adesso potrebbe anche ripensarci.
Matteo Cruccu
ilcruccu
5 giugno 2012 | 17:11
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere.it
Il Pdl in orbita.
http://www.corriere.it/politica/12_giug ... fded.shtml
CANDIDATURE SINGOLARI
La «pazza idea» di Berlusconi è Gerry Scotti?
Per twitter (e Libero) l'ex premier avrebbe individuato nel presentatore il nuovo leader del Pdl. Ma lui smentisce
MILANO - L'aveva detto Berlusconi nei giorni scorsi: dopo un lungo periodo in cui si è messo il silenziatore, ligio nel sostegno a Mario Monti, ora «è in vena di pazze idee». E questa - l'ultima che imperversa su tutti i social, twitter in testa - sarebbe «pazzissima»: Gerry Scotti a capo del Pdl. Anzi di Italia Pulita, come si chiamerebbe il movimento che l'ex premier ha intenzione di contrapporre al Cinque Stelle di Grillo. Secondo alcuni sondaggi, la formazione legata al comico avrebbe addirittura raggiunto il Pdl in termini di preferenze.
«GERRY CANDIDATO: L'ACCENDIAMO?» - E chi meglio del popolarissimo conduttore, idolo di casalinghe e pensionati, potrebbe impersonare il volto pacioso e sereno del cambiamento? Peccato che il diretto interessato paia non averne alcuna intenzione. Proprio a Twitter, dove sta imperversando il tormentone con battute annesse («Gerry Candidato: l'accendiamo?» oppure «al Pdl è rimasto solo l'aiuto da casa»), il presentatore affida la sua smentita «Ai buoni intenditori: non commento una notizia che non esiste. Coraggio a chi ne ha bisogno, ossia a tutti».
«MANCO PER IDEA»- Se non bastasse, interviene anche il suo agente, Massimo Villa:«Manco per idea: nessuno lo ha interpellato, nessuno gli ha chiesto niente. In politica Gerry ha già dato e non ha intenzione di ripetere l'esperienza». Che però poi ammette: «Può darsi che Berlusconi ci abbia anche pensato, Gerry avrebbe tutte le caratteristiche del volto nuovo. Però, niente, non ne vuole sapere. E comunque l'idea è di Libero».
«CI VORREBBE UNO COME LUI» - Già. In realtà, è stato il quotidiano di Belpietro ad aver lanciato la «pazza» idea con un articolo di Maria Giovanna Maglie il 25 maggio scorso. E ad averla ribadita martedì, appoggiandosi questa volta però a un presunto virgolettato di Berlusconi: «Che ne so...ci vorrebbe uno alla Gerry Scotti» avrebbe detto il Cavaliere.
CON CRAXI - Ma da Gerry, appunto, niente. Parlamentare dal 1987 al 1992 (nell'ultimo Psi di Craxi), il presentatore di Mediaset ha più volte detto che quella è stata solo «una brutta esperienza». Di lui si ricorda una polemica contro l'allora DC sull'annoso dilemma se «il rock fosse la musica del diavolo o meno». E la non assidua frequentazione dei lavori alla Camera. Ma, chissà, vent'anni sono tanti: adesso potrebbe anche ripensarci.
Matteo Cruccu
ilcruccu
5 giugno 2012 | 17:11
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Corriere.it
Re: Che fine faranno i bananas?
Così si è estinta la “categoria” del centrodestra
GIOVEDÌ 07 GIUGNO 2012 08:27
di Flavia Perina
Una deriva somala. Come altro chiamare le dinamiche in atto nel Pdl? Il partito che fino a sette mesi fa governava il Paese, senza il carburante del potere e senza il carisma di un Silvio Berlusconi sempre più appannato e indeciso, si rivela un’accozzaglia di capitani di ventura alla ricerca di salvezza. L’ala “moderata” ha scoperto di non aver più moderati a cui rivolgersi: stanno con Monti e si chiedono stupefatti come abbiano potuto credere per anni ai miracoli del signore del Bunga Bunga. L’ala populista – le Santanchè, i La Russa – è scavalcata da Beppe Grillo che tromboneggia meglio di loro contro gli immigrati, le banche, l’Europa, le tasse. I cosiddetti “cattolici”, i Giovanardi, i Lupi, i Pisanu, difficilmente possono pensare che Santa Romana Chiesa, messa come sta, si occupi dei loro destini. I berluscones doc sono spiazzati: un giorno devono applaudire “Silvio lo statista” che propone riforme costituzionali, il giorno dopo “Silvio il Masaniello” che immagina di stamparsi euro in proprio.
Fino a ieri era diffusa l’idea che lo sgretolamento del Pdl lasciasse aperto a ogni incursione il campo del centrodestra. Oggi, se si sanno leggere i sondaggi, si scopre che è il contrario. Le scorrerie dei nuovi Brancaleone stanno rendendo quel campo un deserto. Non c’è più quasi niente da raccogliere da quelle parti: la gente, gli elettori, stanno scappando in massa altrove e non torneranno indietro per un bel pezzo. Secondo Demos il Pdl è al 17,4 per cento e la Lega al 4 per cento: insieme fa il 21,4 per cento contro il 45,6 che i due partiti avevano cumulato nelle elezioni del 2008. Anche le aree viste come “contigue” al centrodestra si restringono sempre di più: l’Udc di Casini dal 10,4 di novembre (quando contribuì a far cadere Berlusconi e a insediare Monti) passa al 7,2; Fli, nello stesso periodo, è scivolata dal 3,7 al 2,5.
Il centrodestra si estingue come categoria. Chi pensava di dissodare il terreno tra le sue rovine è punito. Peggio andrà con la prevedibile escalation di conflittualità tra le bande. E peggio ancora quando il Cavaliere scioglierà la riserva e deciderà se mettersi a capo dei Provos o dei Lealisti, suscitando la prevedibile reazione del fronte “perdente”. Il famoso Paese reale, quello senza lavoro e senza fidi, quello che si suicida per la crisi, che ha difficoltà a comprare i libri per i figli e si sta chiedendo come pagherà il mutuo finita la cassa integrazione, sa perfettamente a chi attribuire le responsabilità del disastro: a chi fino all’autunno scorso ciarlava di “ristoranti pieni” e ripresa dietro l’angolo e adesso scorazza nella cittadella demolita mitragliandosi a ogni angolo di strada.
E allora, nelle riflessioni su questo ultimo tratto di legislatura, mettiamoci anche questa. Il centrodestra non è più un campo politico, ma il terreno di una guerriglia che mette in fuga anche i più abitudinari degli elettori. Starne lontani, secondo me, è l’unico modo di provare a far crescere una proposta nuova.
http://www.ilfuturista.it/il-commento/c ... estra.html
GIOVEDÌ 07 GIUGNO 2012 08:27
di Flavia Perina
Una deriva somala. Come altro chiamare le dinamiche in atto nel Pdl? Il partito che fino a sette mesi fa governava il Paese, senza il carburante del potere e senza il carisma di un Silvio Berlusconi sempre più appannato e indeciso, si rivela un’accozzaglia di capitani di ventura alla ricerca di salvezza. L’ala “moderata” ha scoperto di non aver più moderati a cui rivolgersi: stanno con Monti e si chiedono stupefatti come abbiano potuto credere per anni ai miracoli del signore del Bunga Bunga. L’ala populista – le Santanchè, i La Russa – è scavalcata da Beppe Grillo che tromboneggia meglio di loro contro gli immigrati, le banche, l’Europa, le tasse. I cosiddetti “cattolici”, i Giovanardi, i Lupi, i Pisanu, difficilmente possono pensare che Santa Romana Chiesa, messa come sta, si occupi dei loro destini. I berluscones doc sono spiazzati: un giorno devono applaudire “Silvio lo statista” che propone riforme costituzionali, il giorno dopo “Silvio il Masaniello” che immagina di stamparsi euro in proprio.
Fino a ieri era diffusa l’idea che lo sgretolamento del Pdl lasciasse aperto a ogni incursione il campo del centrodestra. Oggi, se si sanno leggere i sondaggi, si scopre che è il contrario. Le scorrerie dei nuovi Brancaleone stanno rendendo quel campo un deserto. Non c’è più quasi niente da raccogliere da quelle parti: la gente, gli elettori, stanno scappando in massa altrove e non torneranno indietro per un bel pezzo. Secondo Demos il Pdl è al 17,4 per cento e la Lega al 4 per cento: insieme fa il 21,4 per cento contro il 45,6 che i due partiti avevano cumulato nelle elezioni del 2008. Anche le aree viste come “contigue” al centrodestra si restringono sempre di più: l’Udc di Casini dal 10,4 di novembre (quando contribuì a far cadere Berlusconi e a insediare Monti) passa al 7,2; Fli, nello stesso periodo, è scivolata dal 3,7 al 2,5.
Il centrodestra si estingue come categoria. Chi pensava di dissodare il terreno tra le sue rovine è punito. Peggio andrà con la prevedibile escalation di conflittualità tra le bande. E peggio ancora quando il Cavaliere scioglierà la riserva e deciderà se mettersi a capo dei Provos o dei Lealisti, suscitando la prevedibile reazione del fronte “perdente”. Il famoso Paese reale, quello senza lavoro e senza fidi, quello che si suicida per la crisi, che ha difficoltà a comprare i libri per i figli e si sta chiedendo come pagherà il mutuo finita la cassa integrazione, sa perfettamente a chi attribuire le responsabilità del disastro: a chi fino all’autunno scorso ciarlava di “ristoranti pieni” e ripresa dietro l’angolo e adesso scorazza nella cittadella demolita mitragliandosi a ogni angolo di strada.
E allora, nelle riflessioni su questo ultimo tratto di legislatura, mettiamoci anche questa. Il centrodestra non è più un campo politico, ma il terreno di una guerriglia che mette in fuga anche i più abitudinari degli elettori. Starne lontani, secondo me, è l’unico modo di provare a far crescere una proposta nuova.
http://www.ilfuturista.it/il-commento/c ... estra.html
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Re: Che fine faranno i bananas?
Certamente un bel quadretto quello descritto dalla Perina,…..ma………..
Io non sono per natura vendicativo, anche se qualche volta,..appartenendo alla razza umana, mi piacerebbe tanto.
Ma sotto il profilo storico, non posso dimenticare quante volte i suoi camerati mi hanno fatto attorcigliare le budella per la difesa d’ufficio che facevano del caro estinto. Non solo loro ma anche Pierazzurro Casotti in Caltagirone.
Sono stati loro con il loro supporto interessato a creare il mostro.
Loro dicono oggi quello che noi dicevamo 18 anni fa.
La coerenza sarebbe un bel “Tutti a casa”,.. senza Alberto Sordi, Eduardo De Filippo, Martin Balsam, Carla Gravina e Serge Reggiani.
Io non sono per natura vendicativo, anche se qualche volta,..appartenendo alla razza umana, mi piacerebbe tanto.
Ma sotto il profilo storico, non posso dimenticare quante volte i suoi camerati mi hanno fatto attorcigliare le budella per la difesa d’ufficio che facevano del caro estinto. Non solo loro ma anche Pierazzurro Casotti in Caltagirone.
Sono stati loro con il loro supporto interessato a creare il mostro.
Loro dicono oggi quello che noi dicevamo 18 anni fa.
La coerenza sarebbe un bel “Tutti a casa”,.. senza Alberto Sordi, Eduardo De Filippo, Martin Balsam, Carla Gravina e Serge Reggiani.
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Re: Che fine faranno i bananas?
La polverizzazione del Paese di Merlonia
Sembra una riedizione della notte tra il 24 e il 25 luglio 1943.
Alfano tentato da parricidio
E il Pdl sprofonda nel caos
Molti nel partito si giocano l’ultima carta: aggrapparsi alle parole «forti e dolorose» di Schifani per tentare finalmente di sbarazzarsi di Berlusconi. Ecco il loro piano.
Di Federica Fantozzi
8 giugno 2012
Il Pdl gioca l’ultima carta: aggrapparsi alle parole «forti e dolorose» di Schifani per tentare finalmente il parricidio. Con un’articolessa sul Foglio il presidente del Senato invita Berlusconi a fare l’«operazione verità» scegliendo tra moderati (loro) e grillini di destra (Santanchè). Ma soprattutto invita Alfano a «guadagnarsi l’autonomia necessaria per rilanciare il Pdl». Intanto certifica nero su bianco che per ora il segretario questa autonomia (svelato il mistero del famoso quid) non ce l’ha». Angelino però annuisce e promette il “rinnovamento pilotato”.
Giorno deputato al redde rationem: stamane alle 10, ufficio di presidenza del partito. Magari l’ultimo, se Alfano segue i consigli della sua corrente di 40enni e spazza via, con i coordinatori, anche le loro forme di riunione. L’idea è mettere i suoi paletti per tenere insiemela baracca: rinnovamento della classe dirigente, regole per le primarie. E «pacchetto di fine legislatura» per far digerire agli elettori l’ultimo scorcio di governo Monti e lanciare la volata alle elezioni 2013. Ma il delfino avrà il coraggio di percorrere questa strada fino in fondo? E Berlusconi, di fronte all’ultimatum di rinunciare alla lista under 45 come reagirà?
Un antipasto si è visto con la risposta alzo zero di Daniela Santanchè, sul Foglio di ieri: «Caro Renato, la linea di responsabilità è una truffa, io preferisco il popolo ai banchieri». Una lunga invettiva contro Monti, il rilancio dell’evasione Imu, la proposta di un referendum sull’euro. E la pasionaria milanese evoca proprio il parricidio: « Berlusconi (secondo Schifani) deve “emarginare e allontanare” chi non è d’accordo (incluso se stesso, se necessario) ». Chiosa finale: «Questo non è antipolitica né “grillismo d’imitazione”: è partecipazione, rinnovamento, libertà. Molti la pensavano così nel ’94, quando nacque Forza Italia. Io lo penso oggi ».
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Sembra una riedizione della notte tra il 24 e il 25 luglio 1943.
Alfano tentato da parricidio
E il Pdl sprofonda nel caos
Molti nel partito si giocano l’ultima carta: aggrapparsi alle parole «forti e dolorose» di Schifani per tentare finalmente di sbarazzarsi di Berlusconi. Ecco il loro piano.
Di Federica Fantozzi
8 giugno 2012
Il Pdl gioca l’ultima carta: aggrapparsi alle parole «forti e dolorose» di Schifani per tentare finalmente il parricidio. Con un’articolessa sul Foglio il presidente del Senato invita Berlusconi a fare l’«operazione verità» scegliendo tra moderati (loro) e grillini di destra (Santanchè). Ma soprattutto invita Alfano a «guadagnarsi l’autonomia necessaria per rilanciare il Pdl». Intanto certifica nero su bianco che per ora il segretario questa autonomia (svelato il mistero del famoso quid) non ce l’ha». Angelino però annuisce e promette il “rinnovamento pilotato”.
Giorno deputato al redde rationem: stamane alle 10, ufficio di presidenza del partito. Magari l’ultimo, se Alfano segue i consigli della sua corrente di 40enni e spazza via, con i coordinatori, anche le loro forme di riunione. L’idea è mettere i suoi paletti per tenere insiemela baracca: rinnovamento della classe dirigente, regole per le primarie. E «pacchetto di fine legislatura» per far digerire agli elettori l’ultimo scorcio di governo Monti e lanciare la volata alle elezioni 2013. Ma il delfino avrà il coraggio di percorrere questa strada fino in fondo? E Berlusconi, di fronte all’ultimatum di rinunciare alla lista under 45 come reagirà?
Un antipasto si è visto con la risposta alzo zero di Daniela Santanchè, sul Foglio di ieri: «Caro Renato, la linea di responsabilità è una truffa, io preferisco il popolo ai banchieri». Una lunga invettiva contro Monti, il rilancio dell’evasione Imu, la proposta di un referendum sull’euro. E la pasionaria milanese evoca proprio il parricidio: « Berlusconi (secondo Schifani) deve “emarginare e allontanare” chi non è d’accordo (incluso se stesso, se necessario) ». Chiosa finale: «Questo non è antipolitica né “grillismo d’imitazione”: è partecipazione, rinnovamento, libertà. Molti la pensavano così nel ’94, quando nacque Forza Italia. Io lo penso oggi ».
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Re: Che fine faranno i bananas?
Domanda:
Secondo voi cosa succede al Pdl se a Caio Bruto Angelino Alfino riesce il parricidio???
Secondo voi cosa succede al Pdl se a Caio Bruto Angelino Alfino riesce il parricidio???
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