terremoto in Emilia:la ricostruzione
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione
Rapidi ed invisibili,..partono i sommergibili.....
Che velocità questa classe dirigente siamo quasi al 4 di giugno e la proposta per l'impiego dell'esercito arriva dopo 15 giorni.
L'esercito a presidiare la zona ci doveva essere già il 20 di maggio in Emilia.
Questa classe dirigente fa acqua da tutte le parti......
Detto italiano: Quando i buoi sono scappati si chiude la stalla.....
Chissà perché siamo fatti così??????
l ministro della Difesa Di Paola: "L'esercito è disponibile per combattere gli sciacalli"
Che velocità questa classe dirigente siamo quasi al 4 di giugno e la proposta per l'impiego dell'esercito arriva dopo 15 giorni.
L'esercito a presidiare la zona ci doveva essere già il 20 di maggio in Emilia.
Questa classe dirigente fa acqua da tutte le parti......
Detto italiano: Quando i buoi sono scappati si chiude la stalla.....
Chissà perché siamo fatti così??????
l ministro della Difesa Di Paola: "L'esercito è disponibile per combattere gli sciacalli"
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione
Aggiornamento Corriere.it
E INTANTO STA ARRIVANDO IL MALTEMPO
Emilia, la terra si muove ancora
Panico tra la popolazione
Tre scosse in serata, la più forte di 5,1 Richter alle 21,22 avvertita da Milano a Padova, da Bolzano a Firenze
Un edificio crollato nelle precedenti scosse a Rovereto, nel Modenese (Ansa)
MILANO - A due settimane esatte dal primo forte sisma (20 maggio, ore 4,04) in Emilia, l'emergenza non è affatto terminata. Lo testimoniano le tre forti scosse di domenica sera: le prime due poco prima delle 20 di 3,3 e 3,8 gradi, la terza alle 21,21 di 5,1 gradi con epicentro a una profondità di 9 chilometri tra Novi di Modena, San Possidonio e Concordia, scossa che è stata avvertita da Milano a Padova, e da Bolzano a Firenze. Subito dopo altre due scosse di 3,3 e 2,5.
ALCUNI CROLLI - Vengono segnalati alcuni crolli in edifici già danneggiati (come il campanile di Novi), ma sono in corso ulteriori accertamenti. Non ci sono notizie di persone ferite, mentre si stanno rinforzando le tende in previsione dell'arrivo del maltempo con forti raffiche di vento.
STIMA DEI DANNI - In mattinata, invece, anche vicino alle zone chiuse per pericolo di crolli, avevano ricominciato ad aprire bar, farmacie e qualche negozio di generi alimentari. La prima stima dei danni con un crisma di ufficialità l'ha data il commissario europeo alla Politica regionale, Johannes Hahn, che, con il vice presidente della Commissione Europea, Antonio Tajani, ha visitato le zone colpite dal sisma. «Posso dire che si tratta di danni intorno ai 5 miliardi di euro», ha detto. «Noi potremmo dare un aiuto nell'ordine di 150-200 milioni». Hahn ha ricordato che i soldi in arrivo dall'Ue saranno a fondo perduto e che dai ministri per lo Sviluppo rurale potrebbero arrivare altri 100 milioni di euro. «L'Europa sarà a fianco dei terremotati nell'opera di aiuto e di ricostruzione», ha ribadito Tajani, ricordando che gli stanziamenti fanno parte del «fondo di solidarietà di un miliardo di euro, da cui potremmo attingere per l'Italia il 2,5% del danno dimostrato».
Redazione Online
3 giugno 2012 | 22:22
© RIPRODUZIONE RISERVATA
E INTANTO STA ARRIVANDO IL MALTEMPO
Emilia, la terra si muove ancora
Panico tra la popolazione
Tre scosse in serata, la più forte di 5,1 Richter alle 21,22 avvertita da Milano a Padova, da Bolzano a Firenze
Un edificio crollato nelle precedenti scosse a Rovereto, nel Modenese (Ansa)
MILANO - A due settimane esatte dal primo forte sisma (20 maggio, ore 4,04) in Emilia, l'emergenza non è affatto terminata. Lo testimoniano le tre forti scosse di domenica sera: le prime due poco prima delle 20 di 3,3 e 3,8 gradi, la terza alle 21,21 di 5,1 gradi con epicentro a una profondità di 9 chilometri tra Novi di Modena, San Possidonio e Concordia, scossa che è stata avvertita da Milano a Padova, e da Bolzano a Firenze. Subito dopo altre due scosse di 3,3 e 2,5.
ALCUNI CROLLI - Vengono segnalati alcuni crolli in edifici già danneggiati (come il campanile di Novi), ma sono in corso ulteriori accertamenti. Non ci sono notizie di persone ferite, mentre si stanno rinforzando le tende in previsione dell'arrivo del maltempo con forti raffiche di vento.
STIMA DEI DANNI - In mattinata, invece, anche vicino alle zone chiuse per pericolo di crolli, avevano ricominciato ad aprire bar, farmacie e qualche negozio di generi alimentari. La prima stima dei danni con un crisma di ufficialità l'ha data il commissario europeo alla Politica regionale, Johannes Hahn, che, con il vice presidente della Commissione Europea, Antonio Tajani, ha visitato le zone colpite dal sisma. «Posso dire che si tratta di danni intorno ai 5 miliardi di euro», ha detto. «Noi potremmo dare un aiuto nell'ordine di 150-200 milioni». Hahn ha ricordato che i soldi in arrivo dall'Ue saranno a fondo perduto e che dai ministri per lo Sviluppo rurale potrebbero arrivare altri 100 milioni di euro. «L'Europa sarà a fianco dei terremotati nell'opera di aiuto e di ricostruzione», ha ribadito Tajani, ricordando che gli stanziamenti fanno parte del «fondo di solidarietà di un miliardo di euro, da cui potremmo attingere per l'Italia il 2,5% del danno dimostrato».
Redazione Online
3 giugno 2012 | 22:22
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione
Aggiornamento IFQ
EMILIA ROMAGNA
L'Emilia trema ancora: scossa di 5.1 gradi
Epicentro a Novi, avvertita fino a Bolzano
Il sisma torna a far danni nei comuni del Modenese. Paura in tutto il Nord, da Milano fino a Padova
Non smette di tremare l'Emilia. Intorno alle 21.20 un'altra forte scossa è stata avvertita nelle zone già colpite dal terremoto nei giorni scorsi: crollata la Torre dell'orologio a Novi di Modena. Terremoto avvertito fino a Milano e Padova, dove la gente si è riversata per strada, e a Trento e Bolzano in Trentino Alto Adige. E' durato una manciata di secondi e secondo i primi dati diffusi si tratterebbe di un sisma di magnitudo 5.1
Terremoto Emilia, nuova forte scossa. Avvertita fino a Padova e Bolzano
Magnitudo 5.1 con epicentro a Novi di Modena: qui è crollata definitivamente la torre dell'Orologio. Durante la giornata l'istituto di geologia e vulcanologia ne aveva registrate altre 43, la più potente aveva raggiunto i 3.8 gradi
di Giulia Zaccariello | 3 giugno 2012
Non smette di tremare l’Emilia. Intorno alle 21.20 un’altra forte scossa è stata avvertita nelle zone già colpite dal terremoto nei giorni scorsi, arrivando fino a Milano e Padova, dove la gente si è riversata per strada, e a Trento e Bolzano in Trentino Alto Adige. È durata una manciata di secondi. Abbastanza da seminare altra paura nel quadrilatero compreso tra Bologna, Modena, Ferrara e Mantova. Secondo quanto è stato possibile apprendere ci sarebbero stati crolli. A Novi di Modena è crollata la torre dell’orologio già gravemente danneggiata nella prima scossa. A Concordia è collassato su un lato il teatro del popolo. Non sarebbero segnalate vittime.
Preso subito d’assalto il sito dell’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia. Secondo i primi dati diffusi si tratterebbe di un terremoto di magnitudo 5.1 con epicentro tra Novi di Modena, San Possidonio e Concordia.
Più veloce il popolo del web che, in tempo reale, ha riempito le bacheche di Twitter e Facebook. Durante l’intera giornata si sono susseguite decine di scosse, 43 in tutto: tre di queste sopra i 3 gradi della scala Richter. La magnitudo più alta, 3.8, è stata registrata tra Mirandola e Cavezzo, intorno alle 20.
A Mirandola la gente si è riversata in strada, cellulare al’orecchio, e ha tentato di contattare parenti e amici per avere informazioni. Al momento non si registrano crolli nella zona rossa ma sono in corso le verifiche. Il centro storico della cittadina era già stato in precedenza totalmente chiuso ai pedoni.
La Protezione civile dell’Emilia Romagna e le forze dell’ordine sono al lavoro per verificare se la scossa di terremoto di questa sera abbia provocato nuovi danni. Dai primi accertamenti non risulterebbero nuovi crolli, ma il lavoro dei soccorritori è ancora in corso. Grande la paura tra gli sfollati che vivono nelle tendopoli e nei centri d’accoglienza allestiti per l’emergenza. Dopo la scossa più forte ne sono state registrate altre nove.
EMILIA ROMAGNA
L'Emilia trema ancora: scossa di 5.1 gradi
Epicentro a Novi, avvertita fino a Bolzano
Il sisma torna a far danni nei comuni del Modenese. Paura in tutto il Nord, da Milano fino a Padova
Non smette di tremare l'Emilia. Intorno alle 21.20 un'altra forte scossa è stata avvertita nelle zone già colpite dal terremoto nei giorni scorsi: crollata la Torre dell'orologio a Novi di Modena. Terremoto avvertito fino a Milano e Padova, dove la gente si è riversata per strada, e a Trento e Bolzano in Trentino Alto Adige. E' durato una manciata di secondi e secondo i primi dati diffusi si tratterebbe di un sisma di magnitudo 5.1
Terremoto Emilia, nuova forte scossa. Avvertita fino a Padova e Bolzano
Magnitudo 5.1 con epicentro a Novi di Modena: qui è crollata definitivamente la torre dell'Orologio. Durante la giornata l'istituto di geologia e vulcanologia ne aveva registrate altre 43, la più potente aveva raggiunto i 3.8 gradi
di Giulia Zaccariello | 3 giugno 2012
Non smette di tremare l’Emilia. Intorno alle 21.20 un’altra forte scossa è stata avvertita nelle zone già colpite dal terremoto nei giorni scorsi, arrivando fino a Milano e Padova, dove la gente si è riversata per strada, e a Trento e Bolzano in Trentino Alto Adige. È durata una manciata di secondi. Abbastanza da seminare altra paura nel quadrilatero compreso tra Bologna, Modena, Ferrara e Mantova. Secondo quanto è stato possibile apprendere ci sarebbero stati crolli. A Novi di Modena è crollata la torre dell’orologio già gravemente danneggiata nella prima scossa. A Concordia è collassato su un lato il teatro del popolo. Non sarebbero segnalate vittime.
Preso subito d’assalto il sito dell’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia. Secondo i primi dati diffusi si tratterebbe di un terremoto di magnitudo 5.1 con epicentro tra Novi di Modena, San Possidonio e Concordia.
Più veloce il popolo del web che, in tempo reale, ha riempito le bacheche di Twitter e Facebook. Durante l’intera giornata si sono susseguite decine di scosse, 43 in tutto: tre di queste sopra i 3 gradi della scala Richter. La magnitudo più alta, 3.8, è stata registrata tra Mirandola e Cavezzo, intorno alle 20.
A Mirandola la gente si è riversata in strada, cellulare al’orecchio, e ha tentato di contattare parenti e amici per avere informazioni. Al momento non si registrano crolli nella zona rossa ma sono in corso le verifiche. Il centro storico della cittadina era già stato in precedenza totalmente chiuso ai pedoni.
La Protezione civile dell’Emilia Romagna e le forze dell’ordine sono al lavoro per verificare se la scossa di terremoto di questa sera abbia provocato nuovi danni. Dai primi accertamenti non risulterebbero nuovi crolli, ma il lavoro dei soccorritori è ancora in corso. Grande la paura tra gli sfollati che vivono nelle tendopoli e nei centri d’accoglienza allestiti per l’emergenza. Dopo la scossa più forte ne sono state registrate altre nove.
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione
I commenti dei lettori de IFQ
Pallacorda 10 minuti ago
Se c'entrano veramente le trivellazioni, sono da far smettere prima che non restino nemmeno più i sassi, da far crollare.
Ivo Serenthà 26 minuti ago
La voglia di ricominciare è molto forte tra il popolo modenese,ma dovranno convivere con tutta probabilità per molto tempo con le scosse,intorno al 1500,data dell'ultimo sisma prima di quell'odierno,i movimenti tellurici durarono 4-5 anni,almeno negli scritti del tempo.
Pallacorda 10 minuti ago
Se c'entrano veramente le trivellazioni, sono da far smettere prima che non restino nemmeno più i sassi, da far crollare.
Ivo Serenthà 26 minuti ago
La voglia di ricominciare è molto forte tra il popolo modenese,ma dovranno convivere con tutta probabilità per molto tempo con le scosse,intorno al 1500,data dell'ultimo sisma prima di quell'odierno,i movimenti tellurici durarono 4-5 anni,almeno negli scritti del tempo.
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione
Convivere con gli aftershock, lettere dall’Emilia
di Luca Mastrantonio
Solferino /28anni ospita un testo di Martino Gozzi, traduttore dall’inglese e scrittore di trent’anni. Inizia, da oggi, a inviarci delle cartoline dalle terre terremotate. Vive a Ferrara, dove è nato nel 1981. Il suo primo romanzo, pubblicato con peQuod, è «Una volta mia», seguito nel 2009 da «Giovani promesse» presso Feltrinelli. Martino sta girando per Mirabello, San Carlo, Sant’Agostino e Finale Emilia. Ascolterà i discorsi della gente che parla tra le tende («far filò», si dice), metterà il dito nelle crepe che si sono aperte dentro le vite di tanti ragazzi, che devono fare i conti con gli«aftershock». Parola che significa sia scossa di assestamento che shock post-traumatico.
Lettere dall’Emilia
1. Aftershock
I marciapiedi, qui a Mirabello, si sono sollevati, aprendosi come scatolette di tonno. Ci sono transenne ovunque, cordonature e cartelli gialli, ad annunciare le deviazioni. Qui, come negli altri paesi, è possibile arrivare ma poi, prima della piazza, si è sempre costretti a imboccare qualche stradina secondaria e girare alla larga, perché il centro è stato dichiarato zona rossa. In attesa di capire quale sarà il destino di campanili pericolanti e abitazioni gravemente danneggiate. Chiese mutilate che sembrano casette di cioccolato, da cui qualche gigante ha staccato un pezzo.
E poi ci sono le roulotte, i camper parcheggiati un po’ ovunque, le tende piantate nei cortili che uniscono i paesi in un campeggio continuo, improvvisato. Gruppetti di persone – per lo più anziani, o mamme con i bambini – raccolti in cerchio, a «far filò» (stare in compagnia, raccontare le storie, chiacchierare, quasi una radio al naturale) all’ombra degli alberi. Seduti attorno a un tavolo da picnic, sulle sedie da giardino. Ogni giorno, da queste parti, i sismologhi registrano una cinquantina di scosse di assestamento. Non tutte vengono percepite, ma basta ormai il minimo rumore, la minima oscillazione, per mettersi in allerta.
Aftershock. Così si chiamano le scosse di assestamento, in inglese. E forse non è casuale che la parola abbia anche un secondo significato, e indichi le conseguenze di un evento sconvolgente, le ricadute, lo shock postraumatico. Basta fare un giro in auto per la provincia modenese, o nell’alto ferrarese, per accorgersi di quanto i due fenomeni – le scosse e lo stato perdurante di shock – siano interconnessi.
Gli sfollati si contano ormai a migliaia. La maggior parte ha trovato alloggio nei centri di accoglienza allestiti nei parchi, nelle palestre e nei palazzetti dello sport. Altri si sono arrangiati, chiedendo ospitalità a parenti o amici. Ma, per fortuna, non tutti hanno perso la casa. Molti ce l’hanno ancora. Sottosopra, magari. Messa a soqquadro dalle due scosse più violente, ma ancora agibile. Bottiglie andate in frantumi, quadri caduti, cocci per terra, librerie fuori posto: nulla cui non si possa rimediare con uno o due giorni di pulizie. Improvvisamente ci siamo ricordati che le cose sono solo cose. Se stiamo bene, possiamo anche farne a meno.
Il problema è rientrarci, in casa. È mettersi il pigiama, la sera, e tornare a letto. È affrontare la notte, al buio, tra quelle mura che fino a due settimane fa ci sembravano così sicure. Le soluzioni alternative sono tantissime: c’è chi dorme sul divano, vestito, con gli occhiali inforcati e le scarpe ai piedi, come in treno. C’è chi dorme in garage con il resto della famiglia, o nella tavernetta, con i materassi per terra. C’è chi dorme nella canadese, accanto al vialetto d’accesso, e chi addirittura prende e va in vacanza, al mare.
Sono processi di rimozione. Di dilazione. Sì, perché a un certo punto – una volta effettuati gli accertamenti – in casa bisognerà tornarci. Bisognerà tornare alla vita di prima. Anche se la sequenza sismica non sarà terminata del tutto. Il fatto è che siamo di fronte a un cambiamento di paradigma, le scosse di replica ce lo ricordano quotidianamente, quasi ogni ora. E il nuovo paradigma ci dice che non siamo più immuni al pericolo, che la pianura emiliana non sarà più colorata di grigio o di azzurro, nelle carte che fotografano il rischio sismico della penisola, e che, anzi, non lo è più già da un pezzo. Dal 2003, per la precisione.
Con le scosse di assestamento – e con il rischio sismico, e con la paura – dovremo imparare a convivere. Se guardiamo al Giappone, vediamo che non si tratta di mera accettazione, o di fatalismo. Tutt’altro. L’aggiornamento di queste carte, fino a oggi poco conosciute ai cittadini, si dovrà tradurre in una maggiore consapevolezza, a ogni livello. Dobbiamo tutti essere educati a questa nuova forma di convivenza, dobbiamo sapere come comportarci, quali misure preventive adottare. Dagli accorgimenti più banali – tenere una torcia elettrica a portata di mano, evitare di precipitarsi giù per le scale – agli interventi strutturali, come controlli, esercitazioni, piani di emergenza.
Il 1 settembre 1923, un terribile terremoto colpì il Giappone. Toccò i 7.9 gradi della scala Richter e durò circa cinque minuti. Rase al suolo la città portuale di Yokohama e devastò la capitale, Tokyo. Centoquarantamila persone persero la vita. Dal 1960, quella data fu dichiarata Giornata della prevenzione contro le calamità, per commemorare le vittime del sisma e sensibilizzare la popolazione. Ogni anno, nelle scuole, nelle imprese e negli enti pubblici si svolgono esercitazioni e simulazioni. Nessuno ha il potere di fermare le scosse, certo, ma un modo per alleviare lo shock postraumatico esiste, eccome.
http://solferino28.corriere.it/2012/06/ ... allemilia/
di Luca Mastrantonio
Solferino /28anni ospita un testo di Martino Gozzi, traduttore dall’inglese e scrittore di trent’anni. Inizia, da oggi, a inviarci delle cartoline dalle terre terremotate. Vive a Ferrara, dove è nato nel 1981. Il suo primo romanzo, pubblicato con peQuod, è «Una volta mia», seguito nel 2009 da «Giovani promesse» presso Feltrinelli. Martino sta girando per Mirabello, San Carlo, Sant’Agostino e Finale Emilia. Ascolterà i discorsi della gente che parla tra le tende («far filò», si dice), metterà il dito nelle crepe che si sono aperte dentro le vite di tanti ragazzi, che devono fare i conti con gli«aftershock». Parola che significa sia scossa di assestamento che shock post-traumatico.
Lettere dall’Emilia
1. Aftershock
I marciapiedi, qui a Mirabello, si sono sollevati, aprendosi come scatolette di tonno. Ci sono transenne ovunque, cordonature e cartelli gialli, ad annunciare le deviazioni. Qui, come negli altri paesi, è possibile arrivare ma poi, prima della piazza, si è sempre costretti a imboccare qualche stradina secondaria e girare alla larga, perché il centro è stato dichiarato zona rossa. In attesa di capire quale sarà il destino di campanili pericolanti e abitazioni gravemente danneggiate. Chiese mutilate che sembrano casette di cioccolato, da cui qualche gigante ha staccato un pezzo.
E poi ci sono le roulotte, i camper parcheggiati un po’ ovunque, le tende piantate nei cortili che uniscono i paesi in un campeggio continuo, improvvisato. Gruppetti di persone – per lo più anziani, o mamme con i bambini – raccolti in cerchio, a «far filò» (stare in compagnia, raccontare le storie, chiacchierare, quasi una radio al naturale) all’ombra degli alberi. Seduti attorno a un tavolo da picnic, sulle sedie da giardino. Ogni giorno, da queste parti, i sismologhi registrano una cinquantina di scosse di assestamento. Non tutte vengono percepite, ma basta ormai il minimo rumore, la minima oscillazione, per mettersi in allerta.
Aftershock. Così si chiamano le scosse di assestamento, in inglese. E forse non è casuale che la parola abbia anche un secondo significato, e indichi le conseguenze di un evento sconvolgente, le ricadute, lo shock postraumatico. Basta fare un giro in auto per la provincia modenese, o nell’alto ferrarese, per accorgersi di quanto i due fenomeni – le scosse e lo stato perdurante di shock – siano interconnessi.
Gli sfollati si contano ormai a migliaia. La maggior parte ha trovato alloggio nei centri di accoglienza allestiti nei parchi, nelle palestre e nei palazzetti dello sport. Altri si sono arrangiati, chiedendo ospitalità a parenti o amici. Ma, per fortuna, non tutti hanno perso la casa. Molti ce l’hanno ancora. Sottosopra, magari. Messa a soqquadro dalle due scosse più violente, ma ancora agibile. Bottiglie andate in frantumi, quadri caduti, cocci per terra, librerie fuori posto: nulla cui non si possa rimediare con uno o due giorni di pulizie. Improvvisamente ci siamo ricordati che le cose sono solo cose. Se stiamo bene, possiamo anche farne a meno.
Il problema è rientrarci, in casa. È mettersi il pigiama, la sera, e tornare a letto. È affrontare la notte, al buio, tra quelle mura che fino a due settimane fa ci sembravano così sicure. Le soluzioni alternative sono tantissime: c’è chi dorme sul divano, vestito, con gli occhiali inforcati e le scarpe ai piedi, come in treno. C’è chi dorme in garage con il resto della famiglia, o nella tavernetta, con i materassi per terra. C’è chi dorme nella canadese, accanto al vialetto d’accesso, e chi addirittura prende e va in vacanza, al mare.
Sono processi di rimozione. Di dilazione. Sì, perché a un certo punto – una volta effettuati gli accertamenti – in casa bisognerà tornarci. Bisognerà tornare alla vita di prima. Anche se la sequenza sismica non sarà terminata del tutto. Il fatto è che siamo di fronte a un cambiamento di paradigma, le scosse di replica ce lo ricordano quotidianamente, quasi ogni ora. E il nuovo paradigma ci dice che non siamo più immuni al pericolo, che la pianura emiliana non sarà più colorata di grigio o di azzurro, nelle carte che fotografano il rischio sismico della penisola, e che, anzi, non lo è più già da un pezzo. Dal 2003, per la precisione.
Con le scosse di assestamento – e con il rischio sismico, e con la paura – dovremo imparare a convivere. Se guardiamo al Giappone, vediamo che non si tratta di mera accettazione, o di fatalismo. Tutt’altro. L’aggiornamento di queste carte, fino a oggi poco conosciute ai cittadini, si dovrà tradurre in una maggiore consapevolezza, a ogni livello. Dobbiamo tutti essere educati a questa nuova forma di convivenza, dobbiamo sapere come comportarci, quali misure preventive adottare. Dagli accorgimenti più banali – tenere una torcia elettrica a portata di mano, evitare di precipitarsi giù per le scale – agli interventi strutturali, come controlli, esercitazioni, piani di emergenza.
Il 1 settembre 1923, un terribile terremoto colpì il Giappone. Toccò i 7.9 gradi della scala Richter e durò circa cinque minuti. Rase al suolo la città portuale di Yokohama e devastò la capitale, Tokyo. Centoquarantamila persone persero la vita. Dal 1960, quella data fu dichiarata Giornata della prevenzione contro le calamità, per commemorare le vittime del sisma e sensibilizzare la popolazione. Ogni anno, nelle scuole, nelle imprese e negli enti pubblici si svolgono esercitazioni e simulazioni. Nessuno ha il potere di fermare le scosse, certo, ma un modo per alleviare lo shock postraumatico esiste, eccome.
http://solferino28.corriere.it/2012/06/ ... allemilia/
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione
SISMA
Terremoto a Panama, magnitudo 6.6
«Possibili tsunami locali»
Scossa registrata al largo della costa sud del Pacifico. La terra trema anche in Costa Rica e nel Salvador
http://www.corriere.it/cronache/12_giug ... 76e5.shtml
Terremoto a Panama, magnitudo 6.6
«Possibili tsunami locali»
Scossa registrata al largo della costa sud del Pacifico. La terra trema anche in Costa Rica e nel Salvador
http://www.corriere.it/cronache/12_giug ... 76e5.shtml
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione
DOPO LE TANTE LE LETTERE GIUNTE IN REDAZIONE: «PRONTO PER PARTIRE»
Sisma in Emilia: «Sono un autotrasportatore, voglio dare una mano». Ecco come fare
Bisogna iscriversi a una delle tante associazioni
che fanno parte della consulta della Protezione civile
MILANO - «Sono Daniele, scrivo da Livorno. Sabato 2 giugno è festa nazionale e non lavoro, mi farebbe immenso piacere per questo weekend rendermi utile per i terremotati dell''Emilia ma non so a chi rivolgermi e in quale zona hanno più necessità di volontari». Daniele è un autotrasportatore: «Credo di poter essere utile nella rimozione delle macerie, altrimenti mi rendo disponibile per qualsiasi altro compito!». Firmato: «Riccardo con il cuore nella bassa». Sono tante le lettere di questo tenore giunte in redazione dopo il terremoto in Emilia.
BENI DI PRIMA NECESSITÀ - C'è anche chi chiede una mano per pubblicizzare la propria attività. Ad esempio Riccardo, volontario di Sassuolo, da tre giorni lavora giorno e notte per raccogliere e spedire i beni di prima necessità alla popolazione colpita dal sisma. «Insieme a me - scrive - ci sono molti ragazzi, tutti sotto i 30 anni. Passano le notti a lavorare. «Non chiediamo niente in cambio, vi chiedevo solo se era possibile farci un po' di pubblicità perché arrivino ancora più aiuti. Ci troviamo nei magazzini comunali di Sassuolo, in via Pia».
COME FARE - E allora abbiamo chiesto alla Protezione civile di Modena di spiegarci i passi da compiere per chi vuole dare una mano. Innanzitutto per fare il volontario nelle zone del sisma bisogna essere iscritti ad una delle tante associazioni che fanno parte della Consulta della Protezione civile (http://www.cpvpc.it/home.php). Non un'associazione qualsiasi dunque, ma solo quelle che ne fanno parte. Quindi per occorre cercare nella propria città o paese un'associazione che faccia parte della consulta della Protezione civile, e iscriversi. Bastano due foto e 20 euro. Un'altra possibilità è rappresentata da VolontariaMO, il portale del volontariato modenese. Sul sito internet trovate tutte le risposte: c'è la possibilità di offrire capannoni per prodotti e strumenti o per proporsi come personale sanitario. In particolare si cercano ingegneri, geometri e architetti ma anche alloggi per persone con sclerosi multipla la cui abitazione è stata danneggiata dal sisma. Infine, ma non ultimo, dei «semplici» animatori per bambini.
Redazione Online
1 giugno 2012 | 21:17
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere.it
Sisma in Emilia: «Sono un autotrasportatore, voglio dare una mano». Ecco come fare
Bisogna iscriversi a una delle tante associazioni
che fanno parte della consulta della Protezione civile
MILANO - «Sono Daniele, scrivo da Livorno. Sabato 2 giugno è festa nazionale e non lavoro, mi farebbe immenso piacere per questo weekend rendermi utile per i terremotati dell''Emilia ma non so a chi rivolgermi e in quale zona hanno più necessità di volontari». Daniele è un autotrasportatore: «Credo di poter essere utile nella rimozione delle macerie, altrimenti mi rendo disponibile per qualsiasi altro compito!». Firmato: «Riccardo con il cuore nella bassa». Sono tante le lettere di questo tenore giunte in redazione dopo il terremoto in Emilia.
BENI DI PRIMA NECESSITÀ - C'è anche chi chiede una mano per pubblicizzare la propria attività. Ad esempio Riccardo, volontario di Sassuolo, da tre giorni lavora giorno e notte per raccogliere e spedire i beni di prima necessità alla popolazione colpita dal sisma. «Insieme a me - scrive - ci sono molti ragazzi, tutti sotto i 30 anni. Passano le notti a lavorare. «Non chiediamo niente in cambio, vi chiedevo solo se era possibile farci un po' di pubblicità perché arrivino ancora più aiuti. Ci troviamo nei magazzini comunali di Sassuolo, in via Pia».
COME FARE - E allora abbiamo chiesto alla Protezione civile di Modena di spiegarci i passi da compiere per chi vuole dare una mano. Innanzitutto per fare il volontario nelle zone del sisma bisogna essere iscritti ad una delle tante associazioni che fanno parte della Consulta della Protezione civile (http://www.cpvpc.it/home.php). Non un'associazione qualsiasi dunque, ma solo quelle che ne fanno parte. Quindi per occorre cercare nella propria città o paese un'associazione che faccia parte della consulta della Protezione civile, e iscriversi. Bastano due foto e 20 euro. Un'altra possibilità è rappresentata da VolontariaMO, il portale del volontariato modenese. Sul sito internet trovate tutte le risposte: c'è la possibilità di offrire capannoni per prodotti e strumenti o per proporsi come personale sanitario. In particolare si cercano ingegneri, geometri e architetti ma anche alloggi per persone con sclerosi multipla la cui abitazione è stata danneggiata dal sisma. Infine, ma non ultimo, dei «semplici» animatori per bambini.
Redazione Online
1 giugno 2012 | 21:17
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione
A Milano il maltempo è arrivato, quindi....
IN ALLARME LE ZONE TERREMOTATE IN EMILIA: RINFORZATE LE TENDE
Maltempo in arrivo al Nord e al Centro
Da domenica sera piogge diffuse e intense accompagnate da fulmini e forti raffiche di vento
MILANO - La Protezione civile ha emesso un'allerta meteo che prevede da domenica sera precipitazioni diffuse, anche localmente molto intense, prima su Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia e successivamente su Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Lazio. I fenomeni saranno accompagnati da fulmini e forti raffiche di vento. Una perturbazione atlantica determinerà dalla serata un peggioramento delle condizioni meteorologiche sul nord in estensione, domani, a parte del centro.
ZONE TERREMOTATE - Allerta anche sulle zone dell'Emilia colpite dal sisma. Tra gli effetti possibili del maltempo pure «danni a infrastrutture di tipo provvisorio». L'agenzia regionale di Protezione civile ha diramato un bollettino di attivazione della fase di attenzione su tutta l'Emilia-Romgna dalle 2 della prossima notte alle 2 di quella successiva. I fenomeni cominceranno dalle prime ore di lunedì nelle province occidentali per poi estendersi progressivamente al resto del territorio regionale. L'intensità maggiore delle piogge con carattere di temporale è prevista per le ore centrali e pomeridiane e non si escludono quantitativi localizzati di precipitazione attorno a 50 mm con associata presenza di grandine. «Possono verificarsi localmente interruzioni della circolazione stradale e ferroviaria e delle reti tecnologiche, intasamento della rete di raccolta e smaltimento delle acque. Inoltre, possono verificarsi allagamenti di sottopassi, zone depresse e locali sotterranei. Possono verificarsi localmente danni alle strutture di pertinenza delle abitazioni (tettoie, pergolati), impianti o infrastrutture di tipo provvisorio (tendoni, installazioni per iniziative commerciali, sociali, culturali, strutture di cantiere, ecc.)».
Redazione Online
3 giugno 2012 | 16:43
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere.it
IN ALLARME LE ZONE TERREMOTATE IN EMILIA: RINFORZATE LE TENDE
Maltempo in arrivo al Nord e al Centro
Da domenica sera piogge diffuse e intense accompagnate da fulmini e forti raffiche di vento
MILANO - La Protezione civile ha emesso un'allerta meteo che prevede da domenica sera precipitazioni diffuse, anche localmente molto intense, prima su Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia e successivamente su Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Lazio. I fenomeni saranno accompagnati da fulmini e forti raffiche di vento. Una perturbazione atlantica determinerà dalla serata un peggioramento delle condizioni meteorologiche sul nord in estensione, domani, a parte del centro.
ZONE TERREMOTATE - Allerta anche sulle zone dell'Emilia colpite dal sisma. Tra gli effetti possibili del maltempo pure «danni a infrastrutture di tipo provvisorio». L'agenzia regionale di Protezione civile ha diramato un bollettino di attivazione della fase di attenzione su tutta l'Emilia-Romgna dalle 2 della prossima notte alle 2 di quella successiva. I fenomeni cominceranno dalle prime ore di lunedì nelle province occidentali per poi estendersi progressivamente al resto del territorio regionale. L'intensità maggiore delle piogge con carattere di temporale è prevista per le ore centrali e pomeridiane e non si escludono quantitativi localizzati di precipitazione attorno a 50 mm con associata presenza di grandine. «Possono verificarsi localmente interruzioni della circolazione stradale e ferroviaria e delle reti tecnologiche, intasamento della rete di raccolta e smaltimento delle acque. Inoltre, possono verificarsi allagamenti di sottopassi, zone depresse e locali sotterranei. Possono verificarsi localmente danni alle strutture di pertinenza delle abitazioni (tettoie, pergolati), impianti o infrastrutture di tipo provvisorio (tendoni, installazioni per iniziative commerciali, sociali, culturali, strutture di cantiere, ecc.)».
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3 giugno 2012 | 16:43
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione
C'è un pò da mettersi le mani nei capelli a guardare l'entità delle scosse
http://www.iesn.org/seque.txt
http://www.iesn.org/seque.txt
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Re: terremoto in Emilia:la ricostruzione
Terremoto e ricostruzione: Perchè qui e non altrove
Il termine delocalizzazione, utilizzato infelicemente anche dal governo, ha aggiunto comprensibile preoccupazione.
Il ministro Clini ne ha corretto ieri la lettura:
spostare produzione e stoccaggi dagli stabilmenti inagibili, sì, ma presso strutture della stessa area non toccate dal sisma.
di Enrico Grazioli
Qui e non altrove.
Prima il lavoro, prima le fabbriche, poi le scuole, le case e i campanili:
è diventata la parola d’ordine della ricostruzione post terremoto nel Modenese.
Lanciata da sindaci e lavoratori, condivisa da buona parte degli imprenditori e anche da chi la casa non la vuole abbandonare, almeno con gli occhi, e dorme in tenda nel giardino dove era solito cercare il fresco della prima estate.
Ma qui e non altrove:
diversamente non sarebbe ricostruzione, ma altro.
Il termine delocalizzazione, utilizzato infelicemente anche dal governo, ha aggiunto comprensibile preoccupazione.
Il ministro Clini ne ha corretto ieri la lettura:
spostare produzione e stoccaggi dagli stabilmenti inagibili, sì, ma presso strutture della stessa area non toccate dal sisma.
Da diversi Comuni, a partire dal capoluogo, è arrivata una disponibilità immediata a censire gli spazi utili e a immaginare agevolazioni a chi volesse optare per questa soluzione ponte in attesa di tornare a casa, in nuova e reale sicurezza.
Non c’è altra strada e va percorsa subito, anche perché nessuno sa se potrà bastare a frenare la fuga, speriamo non l’esodo, di chi sulla Bassa, da ogni parte d’Europa e del mondo, aveva investito e ora potrebbe ripensarci. Un distretto vivace, tonico, ricco e innovativo come quello ha pochi confronti in Italia:
il suo valore non sta chiuso nei confini segnati oggi dalle mappe sismiche, ma intreccia i destini di altre terre d’industria.
Accettare e vincere questa scommessa significa capire che questo non è il terremoto dell’Emilia e di una sua fetta in particolare, ma è una questione nazionale.
A cui va risposto con chiarezza
(come fidarsi della sola spending rewiew come fonte delle risorse necessarie e a oggi ancora imprecisate?),
efficienza
(non può essere l’ordinaria burocrazia a reggere o complicare questo passaggio)
e soprattutto nei tempi incalzanti che tutti reclamano.
Non è la fretta di tornare imprudenti nei capannoni a qualsiasi rischio e condizione:
è lo sguardo lungo di chi non si è fermato un attimo più dello sconforto a piangere sulle proprie miserie.
È il loro, nostro, straordinario coraggio!
http://gazzettadimodena.gelocal.it/cron ... -1.5197008
Il termine delocalizzazione, utilizzato infelicemente anche dal governo, ha aggiunto comprensibile preoccupazione.
Il ministro Clini ne ha corretto ieri la lettura:
spostare produzione e stoccaggi dagli stabilmenti inagibili, sì, ma presso strutture della stessa area non toccate dal sisma.
di Enrico Grazioli
Qui e non altrove.
Prima il lavoro, prima le fabbriche, poi le scuole, le case e i campanili:
è diventata la parola d’ordine della ricostruzione post terremoto nel Modenese.
Lanciata da sindaci e lavoratori, condivisa da buona parte degli imprenditori e anche da chi la casa non la vuole abbandonare, almeno con gli occhi, e dorme in tenda nel giardino dove era solito cercare il fresco della prima estate.
Ma qui e non altrove:
diversamente non sarebbe ricostruzione, ma altro.
Il termine delocalizzazione, utilizzato infelicemente anche dal governo, ha aggiunto comprensibile preoccupazione.
Il ministro Clini ne ha corretto ieri la lettura:
spostare produzione e stoccaggi dagli stabilmenti inagibili, sì, ma presso strutture della stessa area non toccate dal sisma.
Da diversi Comuni, a partire dal capoluogo, è arrivata una disponibilità immediata a censire gli spazi utili e a immaginare agevolazioni a chi volesse optare per questa soluzione ponte in attesa di tornare a casa, in nuova e reale sicurezza.
Non c’è altra strada e va percorsa subito, anche perché nessuno sa se potrà bastare a frenare la fuga, speriamo non l’esodo, di chi sulla Bassa, da ogni parte d’Europa e del mondo, aveva investito e ora potrebbe ripensarci. Un distretto vivace, tonico, ricco e innovativo come quello ha pochi confronti in Italia:
il suo valore non sta chiuso nei confini segnati oggi dalle mappe sismiche, ma intreccia i destini di altre terre d’industria.
Accettare e vincere questa scommessa significa capire che questo non è il terremoto dell’Emilia e di una sua fetta in particolare, ma è una questione nazionale.
A cui va risposto con chiarezza
(come fidarsi della sola spending rewiew come fonte delle risorse necessarie e a oggi ancora imprecisate?),
efficienza
(non può essere l’ordinaria burocrazia a reggere o complicare questo passaggio)
e soprattutto nei tempi incalzanti che tutti reclamano.
Non è la fretta di tornare imprudenti nei capannoni a qualsiasi rischio e condizione:
è lo sguardo lungo di chi non si è fermato un attimo più dello sconforto a piangere sulle proprie miserie.
È il loro, nostro, straordinario coraggio!
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