From Sicily with love
Re: From Sicily with love
Sicilia, il Partito democratico prova ad abbandonare il governatore Lombardo
I democratici hanno annunciato l'allontanamento dal governo regionale targato Mpa, ma per il momento non proporranno alcuna mozione di sfiducia contro il presidente, imputato coatto davanti al gup per concorso esterno in associazione mafiosa
di Giuseppe Pipitone | 30 maggio 2012
Un attimo prima che la nave Sicilia capitanata da Raffaele Lombardo affondi, l’equipaggio del Partito Democratico cerca di abbandonarla in tutta fretta. A due anni e mezzo dal ribaltone che aveva portato il Pd nella maggioranza regionale guidata dal Movimento per l’Autonomia, i vertici siciliani del partito di Pier Luigi Bersani stanno infatti tentando di liberarsi dall’abbraccio mortale di Raffaele Lombardo. O almeno ci provano a parole.
I democratici infatti hanno annunciato l’allontanamento dal governo regionale targato Mpa, ma per il momento non proporranno alcuna mozione di sfiducia contro il presidente della Sicilia. Lombardo, imputato coatto davanti al gup per concorso esterno in associazione mafiosa, aveva annunciato nei giorni scorsi le sue dimissioni per la fine di luglio, promettendo di non ricandidarsi alle nuove elezioni dell’autunno prossimo. Se il presidente dovesse mantenere l’impegno, il Pd si limiterà quindi ad allontanarsi dalla maggioranza di governo, guardando dall’esterno gli ultimi due mesi di legislatura.
“Lombardo si dimetterà? Per me le parole sono pietre e le istituzioni sono sacre. La data delle elezioni e delle dimissioni per noi non è in discussione. Se non dovesse succedere, saremmo di fronte a un tradimento delle cose dette” ha commentato caustico Antonello Cracolici, capogruppo del Pd all’Assemblea Regionale Siciliana e regista insieme al senatore Peppe Lumia dell’accordo con il Movimento per l’Autonomia alla fine del 2009. Come dire che in fondo, il sospetto che Lombardo non si dimetta, o che addirittura provi a ricandidarsi, è più che fondato. La goccia che ha spinto il Pd ad allontanarsi dal governo infatti è rappresentata dall’ennesimo restyling che il governatore etneo ha attuato alla sua giunta.
Questa volta però si è trattato di un rimpasto che ha visto entrare in giunta esponenti politici e non più solo assessori tecnici. Alessandro Aricò, candidato di Futuro e Libertà ed Mpa a sindaco di Palermo alle ultime amministrative, è stato scelto come nuovo assessore al Territorio al posto di Sebastiano Di Betta, mentre il deputato dell’Api Giuseppe Spampinato è stato nominato al vertice dell’assessorato al Lavoro in sostituzione di Andrea Piraino. Mosse che, dal punto di vista del Pd, potrebbero celare il tentativo di Lombardo di allargare la maggioranza in vista della prossime elezioni. “Non possiamo accettare l’idea che si possa pensare a un governo elettorale, cioè che serva per lanciare le prossime alleanze. Le ultime nomine di Lombardo hanno fatto mutare il profilo del governo. Il gruppo parlamentare del Pd ha chiesto di convocare la direzione regionale nelle prossime ore per prendere le conseguenze politiche: è esaurita e chiusa la fase di sostegno al governo tecnico” ha annunciato Cracolici alla conferenza stampa convocata in tutta fretta per esporre le mosse del Pd.
In seguito all’ultimo mini rimpasto l’ex prefetto Giosuè Marino, assessore all’Energia e vice presidente della Regione, si era dimesso dal governo sbattendo la porta. Adesso il timore più grande per Lombardo è quindi che si ritirino dalla giunta anche gli assessori tecnici di area democratica, ovvero Pier Carmelo Russo e Mario Centorrino, rispettivamente responsabili delle infrastrutture e dell’istruzione. Cracolici però sull’argomento è stato cauto: “Gli assessori di Lombardo vicini al Pd? La scelta di abbandonare la giunta sarà unicamente loro”.
Per gli elettori del Pd che aspettavano da tempo la fine dell’insana alleanza con Lombardo non è però ancora arrivato il momento di tirare un sospiro di sollievo. Cracolici infatti ha parlato anche delle prossime mosse in tema di alleanze. Nonostante il tonfo del Pd alle ultime amministrative palermitane (7,7 per cento) e la speculare affermazione di partiti come Italia dei Valori, anche questa volta la chimera da raggiungere per il capogruppo dei democratici è l’alleanza con le forze moderate. “Noi manteniamo un metodo e un approccio: pensiamo che la Sicilia debba riuscire a fare stare insieme le forze del centrosinistra e quelle moderate e autonomiste. L’Udc? Lo considero un elemento essenziale dell’alleanza per le regionali. Al momento non ci siamo rivolta la parola, ma ci guardiamo da lontano. Certo, è inutile dire che le forze del centrosinistra in Sicilia non siano per nulla maggioritarie”. E quasi subodorando una pronta replica da parte del neo sindaco di Palermo Leoluca Orlando (che dopo la sonante vittoria alle amministrative lo ha stuzzicato a più riprese), alla fine della conferenza stampa Cracolici ha messo le mani avanti ricordando che “le ragioni che ho espresso qui sono condivise da tutto il partito”.
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la famiglia sentitamente ringrazia.
I democratici hanno annunciato l'allontanamento dal governo regionale targato Mpa, ma per il momento non proporranno alcuna mozione di sfiducia contro il presidente, imputato coatto davanti al gup per concorso esterno in associazione mafiosa
di Giuseppe Pipitone | 30 maggio 2012
Un attimo prima che la nave Sicilia capitanata da Raffaele Lombardo affondi, l’equipaggio del Partito Democratico cerca di abbandonarla in tutta fretta. A due anni e mezzo dal ribaltone che aveva portato il Pd nella maggioranza regionale guidata dal Movimento per l’Autonomia, i vertici siciliani del partito di Pier Luigi Bersani stanno infatti tentando di liberarsi dall’abbraccio mortale di Raffaele Lombardo. O almeno ci provano a parole.
I democratici infatti hanno annunciato l’allontanamento dal governo regionale targato Mpa, ma per il momento non proporranno alcuna mozione di sfiducia contro il presidente della Sicilia. Lombardo, imputato coatto davanti al gup per concorso esterno in associazione mafiosa, aveva annunciato nei giorni scorsi le sue dimissioni per la fine di luglio, promettendo di non ricandidarsi alle nuove elezioni dell’autunno prossimo. Se il presidente dovesse mantenere l’impegno, il Pd si limiterà quindi ad allontanarsi dalla maggioranza di governo, guardando dall’esterno gli ultimi due mesi di legislatura.
“Lombardo si dimetterà? Per me le parole sono pietre e le istituzioni sono sacre. La data delle elezioni e delle dimissioni per noi non è in discussione. Se non dovesse succedere, saremmo di fronte a un tradimento delle cose dette” ha commentato caustico Antonello Cracolici, capogruppo del Pd all’Assemblea Regionale Siciliana e regista insieme al senatore Peppe Lumia dell’accordo con il Movimento per l’Autonomia alla fine del 2009. Come dire che in fondo, il sospetto che Lombardo non si dimetta, o che addirittura provi a ricandidarsi, è più che fondato. La goccia che ha spinto il Pd ad allontanarsi dal governo infatti è rappresentata dall’ennesimo restyling che il governatore etneo ha attuato alla sua giunta.
Questa volta però si è trattato di un rimpasto che ha visto entrare in giunta esponenti politici e non più solo assessori tecnici. Alessandro Aricò, candidato di Futuro e Libertà ed Mpa a sindaco di Palermo alle ultime amministrative, è stato scelto come nuovo assessore al Territorio al posto di Sebastiano Di Betta, mentre il deputato dell’Api Giuseppe Spampinato è stato nominato al vertice dell’assessorato al Lavoro in sostituzione di Andrea Piraino. Mosse che, dal punto di vista del Pd, potrebbero celare il tentativo di Lombardo di allargare la maggioranza in vista della prossime elezioni. “Non possiamo accettare l’idea che si possa pensare a un governo elettorale, cioè che serva per lanciare le prossime alleanze. Le ultime nomine di Lombardo hanno fatto mutare il profilo del governo. Il gruppo parlamentare del Pd ha chiesto di convocare la direzione regionale nelle prossime ore per prendere le conseguenze politiche: è esaurita e chiusa la fase di sostegno al governo tecnico” ha annunciato Cracolici alla conferenza stampa convocata in tutta fretta per esporre le mosse del Pd.
In seguito all’ultimo mini rimpasto l’ex prefetto Giosuè Marino, assessore all’Energia e vice presidente della Regione, si era dimesso dal governo sbattendo la porta. Adesso il timore più grande per Lombardo è quindi che si ritirino dalla giunta anche gli assessori tecnici di area democratica, ovvero Pier Carmelo Russo e Mario Centorrino, rispettivamente responsabili delle infrastrutture e dell’istruzione. Cracolici però sull’argomento è stato cauto: “Gli assessori di Lombardo vicini al Pd? La scelta di abbandonare la giunta sarà unicamente loro”.
Per gli elettori del Pd che aspettavano da tempo la fine dell’insana alleanza con Lombardo non è però ancora arrivato il momento di tirare un sospiro di sollievo. Cracolici infatti ha parlato anche delle prossime mosse in tema di alleanze. Nonostante il tonfo del Pd alle ultime amministrative palermitane (7,7 per cento) e la speculare affermazione di partiti come Italia dei Valori, anche questa volta la chimera da raggiungere per il capogruppo dei democratici è l’alleanza con le forze moderate. “Noi manteniamo un metodo e un approccio: pensiamo che la Sicilia debba riuscire a fare stare insieme le forze del centrosinistra e quelle moderate e autonomiste. L’Udc? Lo considero un elemento essenziale dell’alleanza per le regionali. Al momento non ci siamo rivolta la parola, ma ci guardiamo da lontano. Certo, è inutile dire che le forze del centrosinistra in Sicilia non siano per nulla maggioritarie”. E quasi subodorando una pronta replica da parte del neo sindaco di Palermo Leoluca Orlando (che dopo la sonante vittoria alle amministrative lo ha stuzzicato a più riprese), alla fine della conferenza stampa Cracolici ha messo le mani avanti ricordando che “le ragioni che ho espresso qui sono condivise da tutto il partito”.
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la famiglia sentitamente ringrazia.
Re: From Sicily with love
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... d=Abd7zxkF
ma è così difficile creare una norma che vieti l'acquisto di questa spazzatura da parte di amministratori di Comuni, Regioni, Provincie?
da libero cittadino coi tuoi soldi privati compri quel cavolo che vuoi...ma coi soldi pubblici NO .
e non basta che questi signori ne rispondano col patrimonio personale , non sarebbe mai sufficiente a colmare il deficit ( che si trascina per decenni) provocato con una firma scellerata .
ma è così difficile creare una norma che vieti l'acquisto di questa spazzatura da parte di amministratori di Comuni, Regioni, Provincie?
da libero cittadino coi tuoi soldi privati compri quel cavolo che vuoi...ma coi soldi pubblici NO .
e non basta che questi signori ne rispondano col patrimonio personale , non sarebbe mai sufficiente a colmare il deficit ( che si trascina per decenni) provocato con una firma scellerata .
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Re: From Sicily with love
Amadeus ha scritto:Sicilia, il Partito democratico prova ad abbandonare il governatore Lombardo.
I democratici hanno annunciato l'allontanamento dal governo regionale targato Mpa, ma per il momento non proporranno alcuna mozione di sfiducia contro il presidente, imputato coatto davanti al gup per concorso esterno in associazione mafiosa
Meglio mardi ...che tai.
Re: From Sicily with love
L PUNTO
La Sicilia già in campagna elettorale
Ecco il timing per votare a settembre
Lunedì 04 Giugno 2012 07:30 di Salvo Toscano
Nel Pd ormai i giochi sembrano fatti. E per uscire da'angolo, Cracolici potrebbe essere il primo ad accelerare sulla mozione, già mercoledì. Intanto, però, l'assessore vicino alla sua corrente rimane in giunta. E Lombardo prosegue nella sua raffica di nomine.
L’impressione è che nel Pd l’idea della mozione di sfiducia a Raffaele Lombardo sia stata rapidamente metabolizzata. Persino Antonello Cracolici, il più ostinato promotore della linea filogovernativa del partito, ne ha preso atto, ha cercato di uscire dalla parte dell’ultimo giapponese dopo l’uscita durissima di Genovese e Papania che avevano spostato sul fronte della rottura la corrente Innovazioni. La raffica di nomine di governo e sottogoverno avviata da Lombardo ha già proiettato in campagna elettorale la Sicilia. E i democratici hanno già donato troppo sangue al governatore per continuare a farsi del male. Per quanto tardiva, la rottura sembra ormai inevitabile. E numeri alla mano potrebbe portare alla fine anticipata della legislatura, auspicata da questo giornale, prima della fine di luglio, quando Lombardo ha annunciato di volersi dimettere.
Sfiducia sia, insomma, si sente dire nel Pd. Anche Pino Apprendi, area Letta, che chiedeva di aspettare il voto definitivo a Roma sulla legge taglia deputati, ha rotto gli indugi e si dice pronto a votare la mozione. E se i ventisette deputati del Pd si muoveranno in blocco verso la sfiducia – cercando così di riconciliarsi con gli alleati alla propria sinistra e con una fetta rilevante della propria base -, i numeri non lasceranno scampo al “monocolore” nuovopolista, a meno che qualcuno degli oppositori di ieri e di oggi non getti la maschera in vista di un possibile accordo di domani si sfili dalla conta.
Mercoledì c’è in programma una riunione di gruppo del Pd all’Ars. È possibile che in quella sede Cracolici cerchi di giocare in contropiede e avanzi lui stesso la proposta della sfiducia, anticipando la direzione. Nel frattempo, però, l’assessore regionale Pier Carmelo Russo, a lui molto vicino, è rimasto a suo posto. Contraddizioni che la dicono lunga su come tutti i nodi stiano arrivando al pettine per i democratici dopo la controversa convivenza con Lombardo che secondo tanti nello stesso partito si è protratta troppo a lungo.
Se tutto andrà per come sembra, dopo la direzione di sabato prossimo la mozione (la presenterebbero democratici e Udc insieme, se tra i due partiti maturerà un’intesa di massima per aprire un confronto su un percorso comune alle elezioni) potrebbe approdare all’Ars già la settimana prossima. Per essere poi votata in quella successiva, nella seconda metà di giugno. Se andrà a buon fine, questo comporterà il ritorno alle urne verosimilmente nella seconda metà di settembre.
Il presidente della Regione, intanto, va avanti come un treno. Progetta nuovi spostamenti, che passano dall’uscita dalla giunta di Gaetano Armao (per lui si parla dell’Irfis o della Serit) e dall’ingresso di Riccardo Savona, in attesa di sviluppi relativi a Mario Centorrino e Pier Carmelo Russo, vicini al Pd, che potrebbero far posto ad altri esponenti del Nuovo polo. Accanto al rimpasto proseguono le nomine di sottogoverno, con Gaetano Tafuri (vicino all’Mpa) e Rosario Carlino (in buoni rapporti con l’area cracoliciana del Pd) piazzati all’Ast. Il meglio deve ancora arrivare: ci sono partite delicate soprattutto sul fronte della Sanità e l’impressione degli ex alleati di Lombardo è che il governatore non lascerà nemmeno uno strapuntino per rafforzare la sua coalizione che a questo punto difficilmente potrà essere alleata dei democratici in autunno (ma mai dire mai), malgrado gli appelli del finiano Carmelo Briguglio che chiede al Pd “un finale di legislatura non traumatico”.
Tutto questo quadro potrebbe tradursi in una corsa a tre, con da una parte il centrosinistra classico allargato all’Udc, in mezzo l’Mpa “rinnovato”, Fli, Api e Mps che proporranno un candidato comune, forse Fabio Granata, e a destra berluscones, Pid e miccicheiani. Con questi ultimi che potrebbero giocare il ruolo dei pontieri per ricompattare il vecchio centrodestra, ricucendo tra Mpa e Pdl dopo l’uscita di scena di Lombardo, riportando a due gli schieramenti contrapposti. I segnali in questo senso non mancano, basta leggere i commenti di alcuni esponenti dell’Mpa all’iniziativa di Innocenzo Leontini e Rudy Maira che hanno annunciato una nuova lista per le prossime elezioni che raccoglierà i romaniani e pezzi in libera uscita dal sempre più spaesato Pdl.
La Sicilia già in campagna elettorale
Ecco il timing per votare a settembre
Lunedì 04 Giugno 2012 07:30 di Salvo Toscano
Nel Pd ormai i giochi sembrano fatti. E per uscire da'angolo, Cracolici potrebbe essere il primo ad accelerare sulla mozione, già mercoledì. Intanto, però, l'assessore vicino alla sua corrente rimane in giunta. E Lombardo prosegue nella sua raffica di nomine.
L’impressione è che nel Pd l’idea della mozione di sfiducia a Raffaele Lombardo sia stata rapidamente metabolizzata. Persino Antonello Cracolici, il più ostinato promotore della linea filogovernativa del partito, ne ha preso atto, ha cercato di uscire dalla parte dell’ultimo giapponese dopo l’uscita durissima di Genovese e Papania che avevano spostato sul fronte della rottura la corrente Innovazioni. La raffica di nomine di governo e sottogoverno avviata da Lombardo ha già proiettato in campagna elettorale la Sicilia. E i democratici hanno già donato troppo sangue al governatore per continuare a farsi del male. Per quanto tardiva, la rottura sembra ormai inevitabile. E numeri alla mano potrebbe portare alla fine anticipata della legislatura, auspicata da questo giornale, prima della fine di luglio, quando Lombardo ha annunciato di volersi dimettere.
Sfiducia sia, insomma, si sente dire nel Pd. Anche Pino Apprendi, area Letta, che chiedeva di aspettare il voto definitivo a Roma sulla legge taglia deputati, ha rotto gli indugi e si dice pronto a votare la mozione. E se i ventisette deputati del Pd si muoveranno in blocco verso la sfiducia – cercando così di riconciliarsi con gli alleati alla propria sinistra e con una fetta rilevante della propria base -, i numeri non lasceranno scampo al “monocolore” nuovopolista, a meno che qualcuno degli oppositori di ieri e di oggi non getti la maschera in vista di un possibile accordo di domani si sfili dalla conta.
Mercoledì c’è in programma una riunione di gruppo del Pd all’Ars. È possibile che in quella sede Cracolici cerchi di giocare in contropiede e avanzi lui stesso la proposta della sfiducia, anticipando la direzione. Nel frattempo, però, l’assessore regionale Pier Carmelo Russo, a lui molto vicino, è rimasto a suo posto. Contraddizioni che la dicono lunga su come tutti i nodi stiano arrivando al pettine per i democratici dopo la controversa convivenza con Lombardo che secondo tanti nello stesso partito si è protratta troppo a lungo.
Se tutto andrà per come sembra, dopo la direzione di sabato prossimo la mozione (la presenterebbero democratici e Udc insieme, se tra i due partiti maturerà un’intesa di massima per aprire un confronto su un percorso comune alle elezioni) potrebbe approdare all’Ars già la settimana prossima. Per essere poi votata in quella successiva, nella seconda metà di giugno. Se andrà a buon fine, questo comporterà il ritorno alle urne verosimilmente nella seconda metà di settembre.
Il presidente della Regione, intanto, va avanti come un treno. Progetta nuovi spostamenti, che passano dall’uscita dalla giunta di Gaetano Armao (per lui si parla dell’Irfis o della Serit) e dall’ingresso di Riccardo Savona, in attesa di sviluppi relativi a Mario Centorrino e Pier Carmelo Russo, vicini al Pd, che potrebbero far posto ad altri esponenti del Nuovo polo. Accanto al rimpasto proseguono le nomine di sottogoverno, con Gaetano Tafuri (vicino all’Mpa) e Rosario Carlino (in buoni rapporti con l’area cracoliciana del Pd) piazzati all’Ast. Il meglio deve ancora arrivare: ci sono partite delicate soprattutto sul fronte della Sanità e l’impressione degli ex alleati di Lombardo è che il governatore non lascerà nemmeno uno strapuntino per rafforzare la sua coalizione che a questo punto difficilmente potrà essere alleata dei democratici in autunno (ma mai dire mai), malgrado gli appelli del finiano Carmelo Briguglio che chiede al Pd “un finale di legislatura non traumatico”.
Tutto questo quadro potrebbe tradursi in una corsa a tre, con da una parte il centrosinistra classico allargato all’Udc, in mezzo l’Mpa “rinnovato”, Fli, Api e Mps che proporranno un candidato comune, forse Fabio Granata, e a destra berluscones, Pid e miccicheiani. Con questi ultimi che potrebbero giocare il ruolo dei pontieri per ricompattare il vecchio centrodestra, ricucendo tra Mpa e Pdl dopo l’uscita di scena di Lombardo, riportando a due gli schieramenti contrapposti. I segnali in questo senso non mancano, basta leggere i commenti di alcuni esponenti dell’Mpa all’iniziativa di Innocenzo Leontini e Rudy Maira che hanno annunciato una nuova lista per le prossime elezioni che raccoglierà i romaniani e pezzi in libera uscita dal sempre più spaesato Pdl.
Re: From Sicily with love
abbiamo i soldi !!! ci pensate che abbiamo i soldi e li stiamo facendo perdere? abbiamo l'aeroporto a Comiso già pronto e non si decidono ad aprirlo !!! l'hanno inaugurato tre volte ( una volta D'alema nel 2007 ) ... abbiamo il tracciato del raddoppio della ragusa catania fatto trecento volte e inabissato negli uffici ........oggi sono scesa a Ibla e c'era una marea di turisti in giro!!! siamo degli scimuniti cronici governati da folli criminali!!!
Sicilia: Cisl, spesa fondi Ue? Doppio fallimento politica regionale
04 Giugno 2012 - 17:49
(ASCA) - Palermo, 4 giu - Le parole del Commissario Ue per le politiche regionali, Johannes Hahn, sul rischio della perdita di 1,6 milioni di fondi europei da parte della Sicilia, ''testimoniano il doppio fallimento della classe politica regionale, rispetto ad altre Regioni del Sud come Campania e Sardegna''. Lo afferma Maurizio Bernava, segretario Cisl Sicilia, che punta il dito contro il livello di ''delegittimazione istituzionale verso cui la regione sta scivolando''. ''Non serve un governo di occupazione elettorale - chiosa Bernava - ma una risposta etica di tutti e un patto sociale per il bene comune e lo sviluppo''. Il dirigente cislino bolla ''un crimine contro la comunita', un governo di occupazione elettorale''. ''E' l'acme della politica di spreco di risorse pubbliche che dovrebbero andare allo sviluppo''. E incalza sul governo Lombardo che ''fa lievitare a dismisura i 6 miliardi di debito, ormai fuori controllo, della Regione''. ''Si fermi questo scempio'', conclude Bernava.
ags
Sicilia: Cisl, spesa fondi Ue? Doppio fallimento politica regionale
04 Giugno 2012 - 17:49
(ASCA) - Palermo, 4 giu - Le parole del Commissario Ue per le politiche regionali, Johannes Hahn, sul rischio della perdita di 1,6 milioni di fondi europei da parte della Sicilia, ''testimoniano il doppio fallimento della classe politica regionale, rispetto ad altre Regioni del Sud come Campania e Sardegna''. Lo afferma Maurizio Bernava, segretario Cisl Sicilia, che punta il dito contro il livello di ''delegittimazione istituzionale verso cui la regione sta scivolando''. ''Non serve un governo di occupazione elettorale - chiosa Bernava - ma una risposta etica di tutti e un patto sociale per il bene comune e lo sviluppo''. Il dirigente cislino bolla ''un crimine contro la comunita', un governo di occupazione elettorale''. ''E' l'acme della politica di spreco di risorse pubbliche che dovrebbero andare allo sviluppo''. E incalza sul governo Lombardo che ''fa lievitare a dismisura i 6 miliardi di debito, ormai fuori controllo, della Regione''. ''Si fermi questo scempio'', conclude Bernava.
ags
Re: From Sicily with love
Regione Sicilia, Claudio Fava annuncia la candidatura
L'ex parlamentare dei Ds, ora dirigente di Sinistra ecologia e libertà ha annunciato questa mattina di voler concorrere per il dopo Lombardo. "Non contro i partiti, ma indipendentemente dai partiti"
di Giuseppe Pipitone | 9 giugno 2012
Amici che ascolto e che stimo mi hanno chiesto di candidarmi per la Sicilia, senza passare dagli apparati di partito. Dirò di sì”. A cinquanta giorni dalle dimissioni (per ora soltanto annunciate) di Raffaele Lombardo e a quattro mesi dalla probabile data delle nuove elezioni, la corsa alla presidenza della Regione Sicilia è ufficialmente iniziata. L’input ufficiale lo dà un post di Claudio Fava, ex europarlamentare dei Ds e adesso dirigente di Sel, che stamattina ha annunciato la volontà di candidarsi a governatore dell’isola direttamente su Twitter, poco prima di recarsi della conferenza stampa indetta per l’occasione a Palazzo dei Normanni.
La proposta di candidare il figlio di Pippo Fava, il giornalista assassinato da Cosa Nostra il 5 gennaio del 1984, era stata avanzata dai giorni scorsi da un appello firmato da tredici intellettuali e personaggi del mondo dello spettacolo: tra questi anche Franco Battiato, Pina Maisano Grassi, Dacia Maraini e Gustavo Zagrebelsky. “Dopo l’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il presidente Lombardo e la condanna definitiva del suo predecessore Cuffaro le siciliane e i siciliani hanno il dovere e l’opportunità di voltare pagina. La Sicilia merita un’altra politica e un altro futuro” si legge nell’appello che conclude chiedendo a “Claudio Fava di candidarsi alla Presidenza della Regione Sicilia”.
La risposta di Fava non si è fatta attendere. Stamattina l’ex giornalista de I Siciliani si è presentato nella sala stampa dell’Assemblea Regionale Siciliana per accettare la proposta che gli era stata lanciata. “La mia non è una candidatura contro i partiti – ha esordito Fava – ma a prescindere da loro. Mi rivolgo ai siciliani e alle siciliane. Qui non ci sono dirigenti di partito, sarei potuto venire con Nichi Vendola, invece sono solo perché voglio metterci la faccia. Il fatto che l’invito a candidarmi venga anche da gente non siciliana, non specializzata nella lotta alla mafia come Zagrebelsky, non deve essere sottovalutato: è un dato importante perché adesso la Sicilia deve scegliere tra l’essere laboratorio o cavia”.
L’ex europarlamentare dei Ds ha spiegato quale sarà il concetto chiave che guiderà la sua campagna elettorale. “La Sicilia è stata vittima di un autonomismo sventolato in modo accattone, di una sanità basata su pizzini, di servizi sociali riservati a famigli e compari. Pasolini diceva poveri ma belli. Noi nella situazione attuale di questa terra potremmo dire poveri ma devastati. È per questo che la nostra idea di base sarà Libera Sicilia, libera perché è da liberare ma soprattutto perché libera è sia aggettivo che sostantivo”.
In attesa di possibili aperture dei partiti di centro sinistra (i fari sono puntati tutti sulle scelte di Leoluca Orlando e Italia dei Valori) la candidatura di Fava dunque non passerà, almeno per il momento, dal meccanismo delle primarie. “Le primarie non sono una liturgia o una ricetta ma un’occasione e si fanno tra partiti che condividono un progetto – ha spiegato – è quindi difficile immaginarle con partiti che appoggiano Lombardo. Dal Pd in questi anni ho registrato un’opaca scelta di governo. Aver scelto di continuare ad appoggiare il governo Lombardo seguendo l’idea che stare al governo è un valore politico assoluto e che il giudizio politico prescinde da valore morale mi sembra bizzarro, di scarsa coerenza. E loro lo hanno fatto in maniera compatta”.
Il riferimento sembra diretto all’europarlamentare democratico Rosario Crocetta, che appena 2 giorni fa aveva annunciato anche lui la volontà di candidarsi alle prossime elezioni regionali. “ Stimo molto Crocetta, è una persona che ha dato tanto e che continua a dare tanto al mondo dell’antimafia – ha chiarito Fava – ma non possiamo dimenticare che sta dentro un partito che al momento ha una grammatica politica diversa dalla mia”.
La replica dell’ex sindaco di Gela non si è fatta attendere. “Fava si candida? Vincerò io. Lui è un unto del signore. La sua candidatura è narcisistica e non ha i voti. Sono ottimista: le elezioni a presidente le stravincerò, anche se correrò da solo”.
L'ex parlamentare dei Ds, ora dirigente di Sinistra ecologia e libertà ha annunciato questa mattina di voler concorrere per il dopo Lombardo. "Non contro i partiti, ma indipendentemente dai partiti"
di Giuseppe Pipitone | 9 giugno 2012
Amici che ascolto e che stimo mi hanno chiesto di candidarmi per la Sicilia, senza passare dagli apparati di partito. Dirò di sì”. A cinquanta giorni dalle dimissioni (per ora soltanto annunciate) di Raffaele Lombardo e a quattro mesi dalla probabile data delle nuove elezioni, la corsa alla presidenza della Regione Sicilia è ufficialmente iniziata. L’input ufficiale lo dà un post di Claudio Fava, ex europarlamentare dei Ds e adesso dirigente di Sel, che stamattina ha annunciato la volontà di candidarsi a governatore dell’isola direttamente su Twitter, poco prima di recarsi della conferenza stampa indetta per l’occasione a Palazzo dei Normanni.
La proposta di candidare il figlio di Pippo Fava, il giornalista assassinato da Cosa Nostra il 5 gennaio del 1984, era stata avanzata dai giorni scorsi da un appello firmato da tredici intellettuali e personaggi del mondo dello spettacolo: tra questi anche Franco Battiato, Pina Maisano Grassi, Dacia Maraini e Gustavo Zagrebelsky. “Dopo l’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il presidente Lombardo e la condanna definitiva del suo predecessore Cuffaro le siciliane e i siciliani hanno il dovere e l’opportunità di voltare pagina. La Sicilia merita un’altra politica e un altro futuro” si legge nell’appello che conclude chiedendo a “Claudio Fava di candidarsi alla Presidenza della Regione Sicilia”.
La risposta di Fava non si è fatta attendere. Stamattina l’ex giornalista de I Siciliani si è presentato nella sala stampa dell’Assemblea Regionale Siciliana per accettare la proposta che gli era stata lanciata. “La mia non è una candidatura contro i partiti – ha esordito Fava – ma a prescindere da loro. Mi rivolgo ai siciliani e alle siciliane. Qui non ci sono dirigenti di partito, sarei potuto venire con Nichi Vendola, invece sono solo perché voglio metterci la faccia. Il fatto che l’invito a candidarmi venga anche da gente non siciliana, non specializzata nella lotta alla mafia come Zagrebelsky, non deve essere sottovalutato: è un dato importante perché adesso la Sicilia deve scegliere tra l’essere laboratorio o cavia”.
L’ex europarlamentare dei Ds ha spiegato quale sarà il concetto chiave che guiderà la sua campagna elettorale. “La Sicilia è stata vittima di un autonomismo sventolato in modo accattone, di una sanità basata su pizzini, di servizi sociali riservati a famigli e compari. Pasolini diceva poveri ma belli. Noi nella situazione attuale di questa terra potremmo dire poveri ma devastati. È per questo che la nostra idea di base sarà Libera Sicilia, libera perché è da liberare ma soprattutto perché libera è sia aggettivo che sostantivo”.
In attesa di possibili aperture dei partiti di centro sinistra (i fari sono puntati tutti sulle scelte di Leoluca Orlando e Italia dei Valori) la candidatura di Fava dunque non passerà, almeno per il momento, dal meccanismo delle primarie. “Le primarie non sono una liturgia o una ricetta ma un’occasione e si fanno tra partiti che condividono un progetto – ha spiegato – è quindi difficile immaginarle con partiti che appoggiano Lombardo. Dal Pd in questi anni ho registrato un’opaca scelta di governo. Aver scelto di continuare ad appoggiare il governo Lombardo seguendo l’idea che stare al governo è un valore politico assoluto e che il giudizio politico prescinde da valore morale mi sembra bizzarro, di scarsa coerenza. E loro lo hanno fatto in maniera compatta”.
Il riferimento sembra diretto all’europarlamentare democratico Rosario Crocetta, che appena 2 giorni fa aveva annunciato anche lui la volontà di candidarsi alle prossime elezioni regionali. “ Stimo molto Crocetta, è una persona che ha dato tanto e che continua a dare tanto al mondo dell’antimafia – ha chiarito Fava – ma non possiamo dimenticare che sta dentro un partito che al momento ha una grammatica politica diversa dalla mia”.
La replica dell’ex sindaco di Gela non si è fatta attendere. “Fava si candida? Vincerò io. Lui è un unto del signore. La sua candidatura è narcisistica e non ha i voti. Sono ottimista: le elezioni a presidente le stravincerò, anche se correrò da solo”.
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Re: From Sicily with love
Anch'io la settima scorsa volevo chiederti informazioni su don Mariano e i suoi forconi, l'ultima volta visto a Servizio pubblico,......poi sempre Il Fatto Quotidiano ha riempito il vuoto dell'informazione.
Movimento dei forconi, dalla protesta a una lista per le elezioni siciliane
Il leader Martino Morsello ha annunciato sulla pagina Facebook del gruppo la ricerca di candidati da presentare alle prossime regionali. Nessun dialogo è previsto da parte con l'attuale classe politica. Nemmeno con i 5 Stelle
di CTzen per il Fatto | 10 giugno 2012
“Ci basta un solo deputato per risolvere i problemi». Ne è convinto Martino Morsello, presidente del movimento dei Forconi, il gruppo di agricoltori che a gennaio ha paralizzato per una settimana la Sicilia bloccando i trasporti di merci e carburante. Per questo pochi giorni fa ha annunciato sulla pagina Facebook del movimento la ricerca di candidati da presentare alle prossime elezioni regionali siciliane, previste per ottobre, dopo l’annuncio di dimissioni a luglio del governatore Raffaele Lombardo. Una decisione presa nonostante il risultato non esaltante delle consultazioni amministrative nei tre Comuni in cui i Forconi hanno corso con una lista propria. Pochi ma precisi i requisiti richiesti adesso agli aspiranti: radicamento sul territorio, capacità personali e nessuna appartenenza ai partiti tradizionali che «dovrebbero essere smembrati». Candidati di estrema destra o estrema sinistra, non importa. Purché siano «uomini anti-sistema», spiega. Fondamentale è invece la condivisione del programma, i cui punti principali sono già stati diffusi.
Al primo posto restituire alla regione «la sovranità alimentare e militare». «La Sicilia dev’essere dichiarata isola biologica e la maggior parte dei prodotti agricoli devono essere prodotti e consumati qui», spiega Morsello. Per farlo, basterà ridurre i costi di produzione. Tra tutti, la benzina: bandiera del movimento, sin dalla sua nascita, è infatti la necessità di abbassarne il prezzo a 0,70 centesimi di euro. La ricetta è presto detta: «Ridurre gli sprechi della casta e coniare una moneta nostra». In parallelo, bisognerà cacciare le basi straniere dall’isola, «siano esse degli Stati Uniti o della Nato». «Perché la Sicilia, centro del Mediterraneo e della cultura internazionale, non può essere oppressa così», si sfoga. Importante, infine, introdurre il reddito di cittadinanza: «un compenso per quei giovani che non sono così fortunati da avere amici nei partiti che li sistemino». Una proposta condivisa da Forza nuova ma che, secondo Morsello, piacerebbe anche all’estrema sinistra. «Dividere dal punto di vista ideologico – spiega – significa dare ancora potere ai partiti tradizionali. Che lo useranno sempre e solo per i privilegi della casta».
Il bacino elettorale preferenziale dei Forconi saranno i piccoli centri siciliani. Quelli che meglio hanno risposto alla loro prima esperienza politica, le appena trascorse elezioni amministrative a Palermo – dove hanno ottenuto solo lo 0,28 per cento dei voti -, a Marsala con l’1,47 per cento e a Raffadali, in provincia di Agrigento, dove il movimento ha portato a casa il 3,41 per cento delle preferenze. Risultati incoraggianti, li definisce Morsello. Tranne che nel capoluogo, «che però non fa testo, perché è una metropoli, con troppi abitanti e troppa burocrazia». Anche i candidati alle prossime elezioni regionali saranno quindi espressione dei piccoli centri, «non superiori ai 20mila abitanti e meglio ancora se agricoli». Ancora misterioso invece il nome del candidato alla guida della regione siciliana.
Il movimento sta lavorando per allargare la sua rete, rivolgendosi a realtà non solo locali. Forza Nuova, a cui da sempre i Forconi vengono reputati vicini, ha già dato la sua disponibilità. Due i nuovi interlocutori principali, secondo quanto riferito da Morsello: il ferrarese Fernando Rossi – un passato nei Comunisti italiani, oggi portavoce del movimento Per il bene comune – e Pippo Scianò, segretario del Fronte nazionale siciliano, «il capo dell’indipendentismo isolano che vedrebbe di buon occhio una nostra candidatura». Ma Scianò frena e smentisce Morsello. «Siamo interessati ai Forconi come fenomeno politico e sociale, ma senza alcuna alleanza, almeno al momento», chiarisce. Soprattutto a causa della presenza di Forza nuova. «Noi vogliamo l’indipendenza della Sicilia – spiega – Come possiamo essere interessati a stare insieme a una partito nazionalista?».
Nessun dialogo è previsto da parte del movimento con l’attuale classe politica. I partiti tradizioni – Pd, Pdl, Udc, Mpa – «hanno la responsabilità di averci portato allo sfacelo solo per privilegiare una casta, la loro». E non va meglio con gli outsider rivelazione delle passate consultazioni: il MoVimento 5 stelle. A cui i Forconi dicono di «guardare con attenzione». Ma non senza un po’ di diffidenza. Un esempio? «Il caso del neo-sindaco di Parma che voleva introdurre una moneta popolare ma ci ha ripensato». La spiegazione si fa complottista. «Aldo Moro è stato ammazzato dalla grande finanza internazionale perché voleva coniare una moneta popolare». Rischio che il primo cittadino parmense non si sarebbe sentito di correre. Ai Forconi, invece, come recita lo slogan della loro costola nazionale servono uomini «pronti a fare quello che gli altri non vogliono fare».
di Claudia Campese
Movimento dei forconi, dalla protesta a una lista per le elezioni siciliane
Il leader Martino Morsello ha annunciato sulla pagina Facebook del gruppo la ricerca di candidati da presentare alle prossime regionali. Nessun dialogo è previsto da parte con l'attuale classe politica. Nemmeno con i 5 Stelle
di CTzen per il Fatto | 10 giugno 2012
“Ci basta un solo deputato per risolvere i problemi». Ne è convinto Martino Morsello, presidente del movimento dei Forconi, il gruppo di agricoltori che a gennaio ha paralizzato per una settimana la Sicilia bloccando i trasporti di merci e carburante. Per questo pochi giorni fa ha annunciato sulla pagina Facebook del movimento la ricerca di candidati da presentare alle prossime elezioni regionali siciliane, previste per ottobre, dopo l’annuncio di dimissioni a luglio del governatore Raffaele Lombardo. Una decisione presa nonostante il risultato non esaltante delle consultazioni amministrative nei tre Comuni in cui i Forconi hanno corso con una lista propria. Pochi ma precisi i requisiti richiesti adesso agli aspiranti: radicamento sul territorio, capacità personali e nessuna appartenenza ai partiti tradizionali che «dovrebbero essere smembrati». Candidati di estrema destra o estrema sinistra, non importa. Purché siano «uomini anti-sistema», spiega. Fondamentale è invece la condivisione del programma, i cui punti principali sono già stati diffusi.
Al primo posto restituire alla regione «la sovranità alimentare e militare». «La Sicilia dev’essere dichiarata isola biologica e la maggior parte dei prodotti agricoli devono essere prodotti e consumati qui», spiega Morsello. Per farlo, basterà ridurre i costi di produzione. Tra tutti, la benzina: bandiera del movimento, sin dalla sua nascita, è infatti la necessità di abbassarne il prezzo a 0,70 centesimi di euro. La ricetta è presto detta: «Ridurre gli sprechi della casta e coniare una moneta nostra». In parallelo, bisognerà cacciare le basi straniere dall’isola, «siano esse degli Stati Uniti o della Nato». «Perché la Sicilia, centro del Mediterraneo e della cultura internazionale, non può essere oppressa così», si sfoga. Importante, infine, introdurre il reddito di cittadinanza: «un compenso per quei giovani che non sono così fortunati da avere amici nei partiti che li sistemino». Una proposta condivisa da Forza nuova ma che, secondo Morsello, piacerebbe anche all’estrema sinistra. «Dividere dal punto di vista ideologico – spiega – significa dare ancora potere ai partiti tradizionali. Che lo useranno sempre e solo per i privilegi della casta».
Il bacino elettorale preferenziale dei Forconi saranno i piccoli centri siciliani. Quelli che meglio hanno risposto alla loro prima esperienza politica, le appena trascorse elezioni amministrative a Palermo – dove hanno ottenuto solo lo 0,28 per cento dei voti -, a Marsala con l’1,47 per cento e a Raffadali, in provincia di Agrigento, dove il movimento ha portato a casa il 3,41 per cento delle preferenze. Risultati incoraggianti, li definisce Morsello. Tranne che nel capoluogo, «che però non fa testo, perché è una metropoli, con troppi abitanti e troppa burocrazia». Anche i candidati alle prossime elezioni regionali saranno quindi espressione dei piccoli centri, «non superiori ai 20mila abitanti e meglio ancora se agricoli». Ancora misterioso invece il nome del candidato alla guida della regione siciliana.
Il movimento sta lavorando per allargare la sua rete, rivolgendosi a realtà non solo locali. Forza Nuova, a cui da sempre i Forconi vengono reputati vicini, ha già dato la sua disponibilità. Due i nuovi interlocutori principali, secondo quanto riferito da Morsello: il ferrarese Fernando Rossi – un passato nei Comunisti italiani, oggi portavoce del movimento Per il bene comune – e Pippo Scianò, segretario del Fronte nazionale siciliano, «il capo dell’indipendentismo isolano che vedrebbe di buon occhio una nostra candidatura». Ma Scianò frena e smentisce Morsello. «Siamo interessati ai Forconi come fenomeno politico e sociale, ma senza alcuna alleanza, almeno al momento», chiarisce. Soprattutto a causa della presenza di Forza nuova. «Noi vogliamo l’indipendenza della Sicilia – spiega – Come possiamo essere interessati a stare insieme a una partito nazionalista?».
Nessun dialogo è previsto da parte del movimento con l’attuale classe politica. I partiti tradizioni – Pd, Pdl, Udc, Mpa – «hanno la responsabilità di averci portato allo sfacelo solo per privilegiare una casta, la loro». E non va meglio con gli outsider rivelazione delle passate consultazioni: il MoVimento 5 stelle. A cui i Forconi dicono di «guardare con attenzione». Ma non senza un po’ di diffidenza. Un esempio? «Il caso del neo-sindaco di Parma che voleva introdurre una moneta popolare ma ci ha ripensato». La spiegazione si fa complottista. «Aldo Moro è stato ammazzato dalla grande finanza internazionale perché voleva coniare una moneta popolare». Rischio che il primo cittadino parmense non si sarebbe sentito di correre. Ai Forconi, invece, come recita lo slogan della loro costola nazionale servono uomini «pronti a fare quello che gli altri non vogliono fare».
di Claudia Campese
Re: From Sicily with love
del programma si salva solo il primo punto.... il resto è abbastanza surreale e fa quasi tenerezza se non fosse che il reddito minimo garantito per me è come dire " e siccome sono piccolo e nero e svantaggiato fammi almeno l'elemosina" non esiste !!! così un popolo regredisce, ci vuole il lavoro ( potenziare il turismo ).
nella storia della sicilia c'è sempre stato un "partito Indipendentista" che ogni tanto ha alzato la testa, questo movimento non fa dunque eccezione .
morsello probabilmente è una brava persona ma per la sicilia non è cambiato nulla ai tempi del 61 a zero , tutto questo entusiasmo miracolistico con un solo deputato denota un candore quasi sospetto ( in un siciliano) , come si potrà muovere nella gabbia dei leoni?
...
nella storia della sicilia c'è sempre stato un "partito Indipendentista" che ogni tanto ha alzato la testa, questo movimento non fa dunque eccezione .
morsello probabilmente è una brava persona ma per la sicilia non è cambiato nulla ai tempi del 61 a zero , tutto questo entusiasmo miracolistico con un solo deputato denota un candore quasi sospetto ( in un siciliano) , come si potrà muovere nella gabbia dei leoni?
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Re: From Sicily with love
manuale della presa per il kulen ( citando lo zio) parte 1 : roba da professionisti.
La Sicilia e il voto anticipato
che salva le poltrone
I seggi dovevano scendere da 90 a 70 - fu annunciato
nel dicembre 2011- poi si è deciso di andare alle elezioni
Puzza di marcio, la decisione della giunta siciliana di andare, tra gli evviva della destra, alle elezioni anticipate. Il guadagno di pochi mesi sulla scadenza naturale, infatti, farebbe saltare l'unica vera riforma della legislatura: il taglio, sbandierato come una svolta epocale, dei parlamentari all'Ars. A rileggere oggi i commenti del 7 dicembre 2011, quando l'Assemblea regionale approvò la riduzione da 90 a 70 seggi, c'è da ridere. Erano i giorni del Grande Trauma, in cui Monti spiegava agli italiani che eravamo nei guai fino al collo. «La Sicilia anticipa i tempi della politica nazionale», tuonarono i comunicati ufficiali. Il governo dei tecnici voleva svolte radicali? «Noi siamo già passati ai fatti». E via con gli auto-elogi sul fatto che il taglio era stato votato «con 59 voti a favore, uno contrario e un astenuto».
«Il quadro economico è drammatico e la politica siciliana oggi ha fatto la propria parte con un segnale preciso», disse il capogruppo Mpa, Francesco Musotto. «Oggi l'Ars ha dato vita a un'importante autoriforma: ora il parlamento regionale ha la credibilità e il prestigio per poter affrontare altre riforme», discettò quello del Pd Antonello Cracolici. «Abbiamo votato sì perché siamo convinti che sia più che opportuno dare un segnale all'esterno», concordò quella dell'Udc Giulia Adamo. E avanti così: «Un atto di grande responsabilità della classe politica regionale in un momento grave per l'economia» (Nino Bosco, Pdl). «La Sicilia si pone all'avanguardia rispetto a tutto il resto dell'Italia» (Livio Marrocco, capogruppo di Fli). «Una bella giornata perché la politica ha dimostrato buonsenso e soprattutto sintonia con il popolo siciliano» (Davide Faraone, Pd). Oddio, scendendo a 70 seggi, sarebbero comunque rimasti un parlamentare ogni 72.136 abitanti, cioè molti di più che in Lombardia (uno ogni 118.440) e in tante altre Regioni ordinarie e il triplo rispetto a un'altra a statuto speciale quale il Friuli Venezia Giulia che parallelamente decideva di ridurre la propria assemblea a un consigliere ogni 25.000 residenti.
Ma il presidente dell'assemblea regionale isolana Francesco Cascio spargeva d'intorno incenso profumato: «Non si è mai visto in Europa un Parlamento che vota la riduzione dei deputati. Questa manovra contribuirà al risparmio di 35 milioni di euro». Raffaele Lombardo, il presidente della giunta, sorrise soddisfatto. Anche se gli restava l'amarezza di non essere riuscito a ridurre del 50% come aveva proposto (proporre non costa nulla) l'indennità dei parlamentari regionali: «Cosa cambia se si guadagnano 15 mila o 8 mila euro? Bisogna rendersi conto di cosa significa vivere in mezzo a una crisi come quella di oggi, con migliaia di persone senza lavoro e in cassa integrazione». Lui stesso, per dare un esempio, aveva annunciato che il suo stipendio sarebbe passato dall' 1 settembre 2011 da 18.500 a 16.650 euro netti. Sottolineiamo: netti. Solo 5.399 più dell'indennità lorda (lorda!) di Andrew Cuomo, il più pagato (New York) dei governatori americani. Solo 2.827 più di quella lorda (lorda!) del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. Incassato il figurone dell'annuncio, i parlamentari siciliani avevano comunque una speranzella. Trattandosi di una riforma di valore costituzionale grazie al fatto che l'autonomia dell'isola è incisa sulla Carta, l'articolo 138 prevede che debba essere approvata da ciascuna delle due Camere con due successive deliberazioni a un intervallo non minore di tre mesi.
Insomma, metti caso che Monti andasse a impantanarsi nelle guerricciole parlamentari... Ma ecco che il 18 aprile 2012 il Senato dà il primo dei quattro ok parlamentari alla legge sul taglio ai consigli delle tre Regioni speciali Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia e smista subito la palla alla Camera. Terrore: vuoi vedere che forse, stavolta, il taglio passerà sul serio? Lo stesso giorno (lo stesso giorno!), quattro ore dopo le notizie di agenzia sul voto del Senato (quattro ore dopo!) esce un'Ansa: secondo Raffaele Lombardo se si votasse insieme in Italia e nell'isola nella primavera 2013, come previsto, «le alleanze nazionali annichilirebbero ogni possibilità di scelta o d'intesa da costruire in Sicilia». Aveva già fatto capire qualcosa, ma adesso lo dice testuale: «Il voto nella nostra Regione va anticipato». Conseguenza automatica: la Trinacria tornerebbe alle urne «prima» della riduzione dei parlamentari. Con il risultato che la prossima legislatura vedrebbe ancora sui banchi dell'Ars i soliti 90 «onorevoli». Da allora ad oggi sono stati in diversi a manifestare perplessità e indignazione davanti all'ipotesi. Dall'avvocato Antonio Catalioto che combatte da anni una battaglia generosa, lunga e (finora) perdente per fare rispettare la legge che imporrebbe al sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca di scegliere fra la carica di primo cittadino e quella di membro dell'Ars fino al deputato democratico Giovanni Barbagallo: «Anticipare di qualche mese le elezioni regionali per conservare 20 deputati in più è assolutamente sbagliato. Aumenterebbe il discredito nei confronti di una classe dirigente che non ha la capacità di governare la Sicilia ma usa tutti i mezzi per salvaguardare la propria poltrona. Se i consiglieri regionali fossero ridotti soltanto nelle altre Regioni si dimostrerebbe che la Sicilia è una zona franca nella quale la classe dirigente non è in grado di fare sacrifici».
Il sindaco di Ragusa Nello Dipasquale è ancora più duro: «Sarebbe un atto di pirateria contro il popolo siciliano». Le elezioni anticipate, caso mai, «si dovevano chiedere quando è stata ribaltata la maggioranza decisa dai siciliani». Macché, sabato mattina ecco un'altra notizia Ansa: «Il Pd sfiducia Lombardo e apre all'Udc». Vi si legge che il Partito democratico, che aveva consentito al governatore il ribaltone (con cui era stato estromesso dalla maggioranza il Pdl) e che via via si era sganciato (le ultime dimissioni ieri, dell'assessore Mario Centorrino), ha votato un documento impegnando «il proprio gruppo parlamentare a predisporre la mozione contro il governatore». Mozione già presentata due mesi fa dal Pdl. È l'apertura ufficiale della crisi e l'annuncio, con grande sollievo della destra che prende due piccioni con una fava e qualche mal di pancia di alcuni democratici come Barbagallo, del voto a ottobre. E il taglio dei parlamentari? Ciao...
Gian Antonio Stella
12 giugno 2012
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La Sicilia e il voto anticipato
che salva le poltrone
I seggi dovevano scendere da 90 a 70 - fu annunciato
nel dicembre 2011- poi si è deciso di andare alle elezioni
Puzza di marcio, la decisione della giunta siciliana di andare, tra gli evviva della destra, alle elezioni anticipate. Il guadagno di pochi mesi sulla scadenza naturale, infatti, farebbe saltare l'unica vera riforma della legislatura: il taglio, sbandierato come una svolta epocale, dei parlamentari all'Ars. A rileggere oggi i commenti del 7 dicembre 2011, quando l'Assemblea regionale approvò la riduzione da 90 a 70 seggi, c'è da ridere. Erano i giorni del Grande Trauma, in cui Monti spiegava agli italiani che eravamo nei guai fino al collo. «La Sicilia anticipa i tempi della politica nazionale», tuonarono i comunicati ufficiali. Il governo dei tecnici voleva svolte radicali? «Noi siamo già passati ai fatti». E via con gli auto-elogi sul fatto che il taglio era stato votato «con 59 voti a favore, uno contrario e un astenuto».
«Il quadro economico è drammatico e la politica siciliana oggi ha fatto la propria parte con un segnale preciso», disse il capogruppo Mpa, Francesco Musotto. «Oggi l'Ars ha dato vita a un'importante autoriforma: ora il parlamento regionale ha la credibilità e il prestigio per poter affrontare altre riforme», discettò quello del Pd Antonello Cracolici. «Abbiamo votato sì perché siamo convinti che sia più che opportuno dare un segnale all'esterno», concordò quella dell'Udc Giulia Adamo. E avanti così: «Un atto di grande responsabilità della classe politica regionale in un momento grave per l'economia» (Nino Bosco, Pdl). «La Sicilia si pone all'avanguardia rispetto a tutto il resto dell'Italia» (Livio Marrocco, capogruppo di Fli). «Una bella giornata perché la politica ha dimostrato buonsenso e soprattutto sintonia con il popolo siciliano» (Davide Faraone, Pd). Oddio, scendendo a 70 seggi, sarebbero comunque rimasti un parlamentare ogni 72.136 abitanti, cioè molti di più che in Lombardia (uno ogni 118.440) e in tante altre Regioni ordinarie e il triplo rispetto a un'altra a statuto speciale quale il Friuli Venezia Giulia che parallelamente decideva di ridurre la propria assemblea a un consigliere ogni 25.000 residenti.
Ma il presidente dell'assemblea regionale isolana Francesco Cascio spargeva d'intorno incenso profumato: «Non si è mai visto in Europa un Parlamento che vota la riduzione dei deputati. Questa manovra contribuirà al risparmio di 35 milioni di euro». Raffaele Lombardo, il presidente della giunta, sorrise soddisfatto. Anche se gli restava l'amarezza di non essere riuscito a ridurre del 50% come aveva proposto (proporre non costa nulla) l'indennità dei parlamentari regionali: «Cosa cambia se si guadagnano 15 mila o 8 mila euro? Bisogna rendersi conto di cosa significa vivere in mezzo a una crisi come quella di oggi, con migliaia di persone senza lavoro e in cassa integrazione». Lui stesso, per dare un esempio, aveva annunciato che il suo stipendio sarebbe passato dall' 1 settembre 2011 da 18.500 a 16.650 euro netti. Sottolineiamo: netti. Solo 5.399 più dell'indennità lorda (lorda!) di Andrew Cuomo, il più pagato (New York) dei governatori americani. Solo 2.827 più di quella lorda (lorda!) del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. Incassato il figurone dell'annuncio, i parlamentari siciliani avevano comunque una speranzella. Trattandosi di una riforma di valore costituzionale grazie al fatto che l'autonomia dell'isola è incisa sulla Carta, l'articolo 138 prevede che debba essere approvata da ciascuna delle due Camere con due successive deliberazioni a un intervallo non minore di tre mesi.
Insomma, metti caso che Monti andasse a impantanarsi nelle guerricciole parlamentari... Ma ecco che il 18 aprile 2012 il Senato dà il primo dei quattro ok parlamentari alla legge sul taglio ai consigli delle tre Regioni speciali Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia e smista subito la palla alla Camera. Terrore: vuoi vedere che forse, stavolta, il taglio passerà sul serio? Lo stesso giorno (lo stesso giorno!), quattro ore dopo le notizie di agenzia sul voto del Senato (quattro ore dopo!) esce un'Ansa: secondo Raffaele Lombardo se si votasse insieme in Italia e nell'isola nella primavera 2013, come previsto, «le alleanze nazionali annichilirebbero ogni possibilità di scelta o d'intesa da costruire in Sicilia». Aveva già fatto capire qualcosa, ma adesso lo dice testuale: «Il voto nella nostra Regione va anticipato». Conseguenza automatica: la Trinacria tornerebbe alle urne «prima» della riduzione dei parlamentari. Con il risultato che la prossima legislatura vedrebbe ancora sui banchi dell'Ars i soliti 90 «onorevoli». Da allora ad oggi sono stati in diversi a manifestare perplessità e indignazione davanti all'ipotesi. Dall'avvocato Antonio Catalioto che combatte da anni una battaglia generosa, lunga e (finora) perdente per fare rispettare la legge che imporrebbe al sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca di scegliere fra la carica di primo cittadino e quella di membro dell'Ars fino al deputato democratico Giovanni Barbagallo: «Anticipare di qualche mese le elezioni regionali per conservare 20 deputati in più è assolutamente sbagliato. Aumenterebbe il discredito nei confronti di una classe dirigente che non ha la capacità di governare la Sicilia ma usa tutti i mezzi per salvaguardare la propria poltrona. Se i consiglieri regionali fossero ridotti soltanto nelle altre Regioni si dimostrerebbe che la Sicilia è una zona franca nella quale la classe dirigente non è in grado di fare sacrifici».
Il sindaco di Ragusa Nello Dipasquale è ancora più duro: «Sarebbe un atto di pirateria contro il popolo siciliano». Le elezioni anticipate, caso mai, «si dovevano chiedere quando è stata ribaltata la maggioranza decisa dai siciliani». Macché, sabato mattina ecco un'altra notizia Ansa: «Il Pd sfiducia Lombardo e apre all'Udc». Vi si legge che il Partito democratico, che aveva consentito al governatore il ribaltone (con cui era stato estromesso dalla maggioranza il Pdl) e che via via si era sganciato (le ultime dimissioni ieri, dell'assessore Mario Centorrino), ha votato un documento impegnando «il proprio gruppo parlamentare a predisporre la mozione contro il governatore». Mozione già presentata due mesi fa dal Pdl. È l'apertura ufficiale della crisi e l'annuncio, con grande sollievo della destra che prende due piccioni con una fava e qualche mal di pancia di alcuni democratici come Barbagallo, del voto a ottobre. E il taglio dei parlamentari? Ciao...
Gian Antonio Stella
12 giugno 2012
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Re: From Sicily with love
RISVEGLI (falsi)
ve l'immaginate in quanti secondi il server andrà in overload? e quante telefonate arriveranno ai DUE funzionari? roba da supereroi , Aniene vieni tu ad aiutarli !... e la beneficenza finale? ahhh quel coup de theatre ! bravò ! bis !
Sicilia/Infrastrutture: regione istituisce 'Sportello Sos impresa'
19 Giugno 2012 - 16:16
(ASCA) - Palermo, 19 giu - Da lunedi' prossimo sara' attivo l'indirizzo di posta elettronica sosimpresa@regione.sicilia.it al quale potranno essere segnalati tutti i crediti che le aziende vantano nei confronti della Regione e che costituiscono vere e proprie sofferenze. Lo ha annunciato, nel corso di una conferenza stampa, l'assessore regionale alle Infrastrutture e alla Mobilita' Andrea Vecchio. ''A disposizione - ha spiegato - metteremo anche un numero di telefono e due funzionari pronti a raccogliere e ordinare i dati relativi alla massa debitoria che l'amministrazione regionale ha nei confronti del mondo del lavoro e di quello delle imprese. Non intendiamo alimentare false illusioni ma, di certo, cercheremo di capire quali sono le criticita' esistenti e cosa, di fatto, blocca i pagamenti e danneggia la nostra economia. Ma non solo: vorremmo capire se esistono altri colli di bottiglia per pareri o autorizzazioni che dipendono da questo assessorato''. Vecchio e', inoltre, pronto ad istituire presso l'assessorato anche una unita' di crisi composta da personale interno e da rappresentanti di Confindustria, Ance, Consulta degli ingegneri e degli architetti. ''Tutti a costo zero'', tiene a precisare l'assessore. La task force avra' il compito di procede ad un rapido esame degli elenchi di tutti i progetti ancora fermi, per individuare e rimuovere le cause che li bloccano. ''Se non dovessimo fare in tempo a superare gli ostacoli esistenti - spiega Vecchio - avremo, in ogni caso, realizzato un documento che potra' risultare prezioso per chi verra' dopo di noi''.
L'assessore ha piu' volte sottolineato la necessita' di ''accorciare le distanze tra la gente e l'amministrazione'', ed ha puntato il dito contro ''burocrazia, frammentazione dei poteri autorizzativi, parcellizzazione delle decisioni'' , annunciando che devolvera' il proprio compenso ad una onlus ''che si occupa di problemi importanti''. Infine, l'impegno ad individuare e a rendere disponibili circa duecento milioni di euro di fondi residui della legge 457 del 1978 per l'edilizia popolare. ''La mia idea - ha spiegato - e' quella di utilizzarli per mettere in sicurezza gli edifici scolastici''.
ags
ve l'immaginate in quanti secondi il server andrà in overload? e quante telefonate arriveranno ai DUE funzionari? roba da supereroi , Aniene vieni tu ad aiutarli !... e la beneficenza finale? ahhh quel coup de theatre ! bravò ! bis !
Sicilia/Infrastrutture: regione istituisce 'Sportello Sos impresa'
19 Giugno 2012 - 16:16
(ASCA) - Palermo, 19 giu - Da lunedi' prossimo sara' attivo l'indirizzo di posta elettronica sosimpresa@regione.sicilia.it al quale potranno essere segnalati tutti i crediti che le aziende vantano nei confronti della Regione e che costituiscono vere e proprie sofferenze. Lo ha annunciato, nel corso di una conferenza stampa, l'assessore regionale alle Infrastrutture e alla Mobilita' Andrea Vecchio. ''A disposizione - ha spiegato - metteremo anche un numero di telefono e due funzionari pronti a raccogliere e ordinare i dati relativi alla massa debitoria che l'amministrazione regionale ha nei confronti del mondo del lavoro e di quello delle imprese. Non intendiamo alimentare false illusioni ma, di certo, cercheremo di capire quali sono le criticita' esistenti e cosa, di fatto, blocca i pagamenti e danneggia la nostra economia. Ma non solo: vorremmo capire se esistono altri colli di bottiglia per pareri o autorizzazioni che dipendono da questo assessorato''. Vecchio e', inoltre, pronto ad istituire presso l'assessorato anche una unita' di crisi composta da personale interno e da rappresentanti di Confindustria, Ance, Consulta degli ingegneri e degli architetti. ''Tutti a costo zero'', tiene a precisare l'assessore. La task force avra' il compito di procede ad un rapido esame degli elenchi di tutti i progetti ancora fermi, per individuare e rimuovere le cause che li bloccano. ''Se non dovessimo fare in tempo a superare gli ostacoli esistenti - spiega Vecchio - avremo, in ogni caso, realizzato un documento che potra' risultare prezioso per chi verra' dopo di noi''.
L'assessore ha piu' volte sottolineato la necessita' di ''accorciare le distanze tra la gente e l'amministrazione'', ed ha puntato il dito contro ''burocrazia, frammentazione dei poteri autorizzativi, parcellizzazione delle decisioni'' , annunciando che devolvera' il proprio compenso ad una onlus ''che si occupa di problemi importanti''. Infine, l'impegno ad individuare e a rendere disponibili circa duecento milioni di euro di fondi residui della legge 457 del 1978 per l'edilizia popolare. ''La mia idea - ha spiegato - e' quella di utilizzarli per mettere in sicurezza gli edifici scolastici''.
ags
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