Come se ne viene fuori ?
Re: Come se ne viene fuori ?
IL NON-SENSO DELLA VITA
di Piergiorgio Odifreddi
8 GIU 2012
Santoro a Bankitalia!
Uno dei paradossi della politica contemporanea, per niente limitato alla realtà italiana, e diffuso invece nell’intero mondo occidentale, è che le qualità necessarie a conquistare una posizione non sono quelle necessarie a saperla gestire.
Il primo ruolo che viene in mente è quello di capo di stato o di governo. Kennedy è stato eletto nel 1960 perchè era giovane, bello e ricco, benché fosse tragicamente inesperto. Analogamente per Reagan nel 1980, che era suadente e affabile, benché con la testa vuota come tutti i mediocri attori. Berlusconi aveva alcune delle qualità, e tutti i difetti, di entrambi. E così via.
La cosa vale, ovviamente, a ogni livello. Essere una pin up, una prostituta o una sensale, ad esempio, può servire a entrare nelle grazie dei datori di seggi di lavoro, ma certo non qualifica a essere ministro, parlamentare o consigliere regionale.
Ora, se il processo democratico porta sicuramente a scegliere le persone sbagliate, per scegliere quelle giuste è necessario procedere in maniera autocratica. È così che Napolitano ha scelto l’attuale governo, e Monti la prossima dirigenza della Rai.
Ma, naturalmente, ciò che è necessario, non è in generale sufficiente. Un banchiere può essere qualificato per il ministero dell’economia, ma non è detto che lo sia per il ministero del lavoro o la presidenza del consiglio. E sicuramente non lo è per la presidenza della Rai.
Non stupiscono dunque le reazioni stupite alla nomina del vice direttore di Bankitalia al vertice della Rai. Dopo il governo delle banche, sembra che avremo anche la tv delle banche. La par condicio vorrebbe che ora al vertice di Bankitalia venisse eletto Santoro, e alla presidenza della Repubblica Benigni. Almeno quest’ultimo ci farebbe ridere volendolo fare, e senza pretendere che le sue barzellette fossero prese sul serio.
http://odifreddi.blogautore.repubblica. ... ankitalia/
di Piergiorgio Odifreddi
8 GIU 2012
Santoro a Bankitalia!
Uno dei paradossi della politica contemporanea, per niente limitato alla realtà italiana, e diffuso invece nell’intero mondo occidentale, è che le qualità necessarie a conquistare una posizione non sono quelle necessarie a saperla gestire.
Il primo ruolo che viene in mente è quello di capo di stato o di governo. Kennedy è stato eletto nel 1960 perchè era giovane, bello e ricco, benché fosse tragicamente inesperto. Analogamente per Reagan nel 1980, che era suadente e affabile, benché con la testa vuota come tutti i mediocri attori. Berlusconi aveva alcune delle qualità, e tutti i difetti, di entrambi. E così via.
La cosa vale, ovviamente, a ogni livello. Essere una pin up, una prostituta o una sensale, ad esempio, può servire a entrare nelle grazie dei datori di seggi di lavoro, ma certo non qualifica a essere ministro, parlamentare o consigliere regionale.
Ora, se il processo democratico porta sicuramente a scegliere le persone sbagliate, per scegliere quelle giuste è necessario procedere in maniera autocratica. È così che Napolitano ha scelto l’attuale governo, e Monti la prossima dirigenza della Rai.
Ma, naturalmente, ciò che è necessario, non è in generale sufficiente. Un banchiere può essere qualificato per il ministero dell’economia, ma non è detto che lo sia per il ministero del lavoro o la presidenza del consiglio. E sicuramente non lo è per la presidenza della Rai.
Non stupiscono dunque le reazioni stupite alla nomina del vice direttore di Bankitalia al vertice della Rai. Dopo il governo delle banche, sembra che avremo anche la tv delle banche. La par condicio vorrebbe che ora al vertice di Bankitalia venisse eletto Santoro, e alla presidenza della Repubblica Benigni. Almeno quest’ultimo ci farebbe ridere volendolo fare, e senza pretendere che le sue barzellette fossero prese sul serio.
http://odifreddi.blogautore.repubblica. ... ankitalia/
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Re: Come se ne viene fuori ?
Avrebbe ancora avuto un senso se avesse mandato Bondi Mani di Forbice a sfoltire il vecchie carrozzone che si permette di tenere in cantina senza impiegarli, una serie di funzionari.
Una trentina di anni fa pagava il personale, anche a livelli di funzionario, che non facevano nulla e non si presentavano neppure in Rai perché non avevano una scrivania da dargli.
La solita malattia dei partiti, tutti quanti.
Una trentina di anni fa pagava il personale, anche a livelli di funzionario, che non facevano nulla e non si presentavano neppure in Rai perché non avevano una scrivania da dargli.
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Re: Come se ne viene fuori ?
peanuts ha scritto:Ma che aspetta Bersani a staccare la spina?
Già,......però dopo chi prende le iniziative.????????
I grillini del Pd a novembre si sono nascosti dietro i pantaloni di Monti perché non erano in grado di fare funzionare la baracca.
Dicevano che eravamo sull'orlo dell'abisso. Perché ora dove siamo?
Le cose sono peggiorate perché i dati economici della produzione e dell'occupazione sono spaventosamente in aumento.
Vedremo nei prossimi giorni dopo il pagamento dell'IMU che aziende e commercio caricheranno sui prodotti finali.
Bersani si nasconde dietro Rigor,......è per questo che insiste che gli da piena fiducia fino al 2013, spera che tutte le colpe se le prenda lui....
La sua, da novembre, si chiama "Fifa di governare", perché non hanno uomini e capacità.
Già Monti e Professori fanno una valanga di cazzate, figuriamoci coloro che hanno affondato l'Italia.
Il Concordia è ancora là rivoltato su un fianco. E' L'EMBLEMA, L'ICONA DELL'ITALIA.
Se Bersani avesse le palle avrebbe agito diversamente.
Valentini dalla Gruber venerdì sera ha dichiarato che Bersani, non è adatto alla carica di segretario né di primo ministro.
Ha aggiunto che anche De Benedetti la pensa allo stesso modo, io pure da moltissimo tempo, da quando ha affermato che era difficile fare il segretario sotto il berlusconismo.
Siamo fritti, perché dietro Bersani non c'è niente nel Partito democristiano defunto.
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Re: Come se ne viene fuori ?
12 giugno 2012
ECONOMIA & LOBBY
Crisi Italia, tutti in fuga dal nostro debito
Lagarde avverte: 3 mesi per salvare l'euro
Il direttore del Fmi alla Cnn: provvedimenti immediati per salvare la moneta unica. La burrasca
economica, intanto, si sposta verso Roma. Ora il punto debole della zona euro è il nostro deficit
BORSE EUROPEE: APERTURA CONTRASTATA. MALE PIAZZA AFFARI.
SPREAD SFIORA 490 PUNTI
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06 ... no/260372/
***
Le rassicurazioni di Monti: “La crisi è passata ora possiamo rilassarci” ...
4 aprile 2012 - Il Fatto Quotidiano
Il Fatto Quotidiano > Blog di Noisefromamerika >
Un esorcista per affrontare la crisi
di Noisefromamerika | 11 aprile 2012
Commenti (176)
Fino a qualche giorno fa ingenuamente credevo che la soluzione della crisi fosse una questione di politica economica. Ero vittima di un tragico errore. Io per primo mi batto il petto per la cecità che mi ha ottenebrato la mente. Dobbiamo arrenderci di fronte ad un’evidenza empirica che abbiamo colpevolmente ignorato. Gli economisti nulla possono. La crisi italiana va affrontata da un Esorcista.
È incontrovertibile. Il Maligno è tra noi nelle sue molteplici incarnazioni. Si insinua subdolamente nei corpi e negli spiriti umani per perseguire i suoi fini scellerati. Ma noi, sia pur immersi nella condizione di creature fragili e imperfette, per contrastare il disegno satanico abbiamo ricevuto quella scintilla di gnosi che ci permette di individuarne la presenza, con l’aiuto della Fede. Noi miseri peccatori per accertare le presenze oscure dobbiamo esaminare con purezza di cuore le parole suadenti che il Maligno pronuncia attraverso i corpi in cui si annida, per fare scempio del Vero. Una volta era tutto più facile. I posseduti parlavano come Sandro Ciotti, vomitavano liquami, giravano la testa con la velocità di una trottola e si libravano nell’aria come aquiloni. Oggi magari vestono loden o cravatte stile Upim, fanno sognare le suocere e vergano messaggi oscuri sul Corriere. L’aspersione dell’acqua santa non li disturba affatto, anzi a volte la sollecitano in cambio di un’esenzione dell’IMU (la tetra Imposta del Maligno Usurpatore) o di un 8 per mille.
Però i segni che Satana lascia sono inequivocabili. Fratelli non siate ciechi di fronte all’empio traguardo perseguito dal Figlio delle Tenebre servendosi attraverso gli anni di governi diversi, ma in realtà sempre posseduti dagli stessi istinti luciferini!!!! Brandite un crocefisso in una mano, la Bibbia nell’altra, allontanate i bambini, inginocchiatevi sullo Statuto del Contribuente, e scoprite il nefando legame:
“Il nostro più grande successo negli ultimi due anni è stato quello di non essere diventati un caso tipo Grecia. Attesi al collasso, invece abbiamo tenuto bene” Giulio Tremonti, Intervista a Oggi settembre 2010.
“Gli aumenti tariffari e fiscali, per quanto rozzi, ci hanno evitato di fare la fine della Grecia”, Mario Monti, durante il viaggio in Asia, 2 aprile 2012.
“Il rischio di un crollo, del peggio, e’ abbastanza alle nostre spalle”, Giulio Tremonti 29 marzo 2011.
“La crisi è passata ora possiamo rilassarci”, Mario Monti durante il viaggio in Asia 2 aprile 2012.
“Il consolidamento fiscale è proceduto anche meglio del previsto” Tommaso Padoa Schioppa, Rapporto sull’Economia e la Finanza Pubblica per il 2008, 12 Marzo 2008.
“Noi abbiamo messo i conti in sicurezza. Abbiamo messo la casa in ordine. E tutti qui ce lo riconoscono. Ora bisogna lavorare di più sulla crescita”, Giulio Tremonti 24 settembre 2011 in occasione degli Annual Meetings del Fmi e della Banca Mondiale.
“Abbiamo assunto tutte le misure per centrare gli obiettivi [sui conti pubblici] e ci siamo anche presi dei margini di sicurezza [....] Ora i provvedimenti di crescita richiedono più tempo” Mario Monti Intervista a La Stampa, 4 Aprile 2012.
“Il risultato e’ solido e destinato a durare. L’Italia rimane fermamente in zona sicurezza [sui conti pubblici] ed e’ sul sentiero per un bilancio in pareggio” Tommaso Padoa Schioppa, Rapporto sull’Economia e la Finanza Pubblica per il 2008, 12 Marzo 2008.
“Non occorrono altre manovre” Mario Monti intervistato da Fabio Fazio a “Che tempo che fa” gennaio 2012.
“Non servono nuove manovre” Giulio Tremonti alla conferenza stampa dopo la riunione Ecofin 9 novembre 2009.
“Mi rendo conto che sarebbe bello avere un maggiore tasso di crescita economica” Mario Monti 4 aprile 2012 Intervista a La Stampa.
“La crescita non si fa con un governo o una legge”, Giulio Tremonti, 6 luglio 2011, concetto ribadito il 4 gennaio 2012 in un’intervista al Corriere della Sera “neanche Stalin riusciva a fare crescita con gli ukaze”.
“A decorrere dall’anno 2014 le maggiori entrate derivanti negli anni 2012 e 2013 dalle disposizioni di cui al presente decreto in materia di contrasto all’evasione, potenziamento della riscossione e revisione delle sanzioni, accertate, sulla base dei risultati conseguiti, con apposita relazione del ministro dell’Economia e delle finanze da presentare al Parlamento entro il mese di febbraio dell’anno successivo, sono riassegnate nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica [a un Fondo] per essere destinate, con decreto del presidente del Consiglio dei ministri di concerto con il ministro dell’economia e delle finanze, a misure, anche non strutturali, di sostegno del reddito di soggetti appartenenti alle fasce di reddito più basse, con particolare riferimento all’incremento delle detrazioni fiscali per i familiari a carico”. Articolo 15 della bozza di provvedimento fiscale preparato a febbraio 2012. Il Fondo è poi ovviamente sparito dalle successive versioni del decreto.
“Ridurre il disavanzo pubblico e far affluire ai contribuenti onesti in forma di minori tasse il gettito di maggiore lotta all’evasione” Mario Monti febbraio 2012.
“Le maggiori entrate che arriveranno dalla lotta all’evasione vogliamo ridarle ai cittadini” Vittorio Grilli 29 febbraio 2012.
“La lotta contro l’evasione puo’ fornire ampie risorse per ridurre il carico fiscale sui contribuenti onesti” Tommaso Padoa Schioppa, Rapporto sull’Economia e la Finanza Pubblica per il 2008, 12 Marzo 2008.
“Abbiamo forse l’avanzo primario migliore in Europa. E l’avanzo primario è uno degli indicatori più forti per la stabilità di un Paese” Giulio Tremonti 24 settembre 2011 in occasione degli Annual Meetings del Fmi e della Banca Mondiale.
“Al netto degli interessi sul debito pubblico il nostro Paese ha un avanzo primario del 5% per il 2011, una situazione che ci pone in una situazione di privilegio rispetto ad altri paesi” Mario Monti intervistato da Fabio Fazio a “Che tempo che fa” gennaio 2012.
Di fronte allo scempio compiuto da Belzebù (per non prostrarvi nello sconforto vi ho risparmiato le farneticazioni sugli Eurobond) ho dovuto abbandonare i sacri testi di economia per immergermi in quelli sacri davvero custoditi nei cunicoli più segreti degli Archivi Vaticani. Mi sono documentato sull’esperienza di Don Gabriele Amorth considerato il più grande esorcista vivente. Seguendo il suo insegnamento potremmo portare membri autorevoli del governo in alcuni luoghi che don Amorth predilige per liberare dall’influenza del Demonio, ad esempio Sarsina, dove il collare di ferro usato da S. Vicinio per mortificarsi le carni ha ottenuto liberazioni da influenze sataniche; oppure il Santuario di Caravaggio; oppure ancora Clauzetto, dove si venera “una reliquia del preziosissimo sangue di Nostro Signore” (io mi affiderei al potere anche di una qualche reliquia contenente sangue di contribuente, ma tralasciamo).
Fratelli, vi imploro, ascoltatemi!!! Io propugno un rito collettivo più potente. Formiamo una catena umana da via XX settembre fino a Palazzo Chigi e brandendo ciascuno un crocefisso prendiamo a gridare ritmicamente con voci sempre più incalzanti e possenti: “Nefaste presenze clientelari di Andreotti, Craxi, Forlani, Cirino Pomicino, spiriti consociativi maledetti di De Mita, Formica, Nicolazzi, oscuri spettri politici di De Michelis, Gava, Cossiga e Goria uscite da questo governo”!!!!!
di Fabio Scacciavillani
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Un esorcista per affrontare la crisi
di Noisefromamerika | 11 aprile 2012
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Fino a qualche giorno fa ingenuamente credevo che la soluzione della crisi fosse una questione di politica economica. Ero vittima di un tragico errore. Io per primo mi batto il petto per la cecità che mi ha ottenebrato la mente. Dobbiamo arrenderci di fronte ad un’evidenza empirica che abbiamo colpevolmente ignorato. Gli economisti nulla possono. La crisi italiana va affrontata da un Esorcista.
È incontrovertibile. Il Maligno è tra noi nelle sue molteplici incarnazioni. Si insinua subdolamente nei corpi e negli spiriti umani per perseguire i suoi fini scellerati. Ma noi, sia pur immersi nella condizione di creature fragili e imperfette, per contrastare il disegno satanico abbiamo ricevuto quella scintilla di gnosi che ci permette di individuarne la presenza, con l’aiuto della Fede. Noi miseri peccatori per accertare le presenze oscure dobbiamo esaminare con purezza di cuore le parole suadenti che il Maligno pronuncia attraverso i corpi in cui si annida, per fare scempio del Vero. Una volta era tutto più facile. I posseduti parlavano come Sandro Ciotti, vomitavano liquami, giravano la testa con la velocità di una trottola e si libravano nell’aria come aquiloni. Oggi magari vestono loden o cravatte stile Upim, fanno sognare le suocere e vergano messaggi oscuri sul Corriere. L’aspersione dell’acqua santa non li disturba affatto, anzi a volte la sollecitano in cambio di un’esenzione dell’IMU (la tetra Imposta del Maligno Usurpatore) o di un 8 per mille.
Però i segni che Satana lascia sono inequivocabili. Fratelli non siate ciechi di fronte all’empio traguardo perseguito dal Figlio delle Tenebre servendosi attraverso gli anni di governi diversi, ma in realtà sempre posseduti dagli stessi istinti luciferini!!!! Brandite un crocefisso in una mano, la Bibbia nell’altra, allontanate i bambini, inginocchiatevi sullo Statuto del Contribuente, e scoprite il nefando legame:
“Il nostro più grande successo negli ultimi due anni è stato quello di non essere diventati un caso tipo Grecia. Attesi al collasso, invece abbiamo tenuto bene” Giulio Tremonti, Intervista a Oggi settembre 2010.
“Gli aumenti tariffari e fiscali, per quanto rozzi, ci hanno evitato di fare la fine della Grecia”, Mario Monti, durante il viaggio in Asia, 2 aprile 2012.
“Il rischio di un crollo, del peggio, e’ abbastanza alle nostre spalle”, Giulio Tremonti 29 marzo 2011.
“La crisi è passata ora possiamo rilassarci”, Mario Monti durante il viaggio in Asia 2 aprile 2012.
“Il consolidamento fiscale è proceduto anche meglio del previsto” Tommaso Padoa Schioppa, Rapporto sull’Economia e la Finanza Pubblica per il 2008, 12 Marzo 2008.
“Noi abbiamo messo i conti in sicurezza. Abbiamo messo la casa in ordine. E tutti qui ce lo riconoscono. Ora bisogna lavorare di più sulla crescita”, Giulio Tremonti 24 settembre 2011 in occasione degli Annual Meetings del Fmi e della Banca Mondiale.
“Abbiamo assunto tutte le misure per centrare gli obiettivi [sui conti pubblici] e ci siamo anche presi dei margini di sicurezza [....] Ora i provvedimenti di crescita richiedono più tempo” Mario Monti Intervista a La Stampa, 4 Aprile 2012.
“Il risultato e’ solido e destinato a durare. L’Italia rimane fermamente in zona sicurezza [sui conti pubblici] ed e’ sul sentiero per un bilancio in pareggio” Tommaso Padoa Schioppa, Rapporto sull’Economia e la Finanza Pubblica per il 2008, 12 Marzo 2008.
“Non occorrono altre manovre” Mario Monti intervistato da Fabio Fazio a “Che tempo che fa” gennaio 2012.
“Non servono nuove manovre” Giulio Tremonti alla conferenza stampa dopo la riunione Ecofin 9 novembre 2009.
“Mi rendo conto che sarebbe bello avere un maggiore tasso di crescita economica” Mario Monti 4 aprile 2012 Intervista a La Stampa.
“La crescita non si fa con un governo o una legge”, Giulio Tremonti, 6 luglio 2011, concetto ribadito il 4 gennaio 2012 in un’intervista al Corriere della Sera “neanche Stalin riusciva a fare crescita con gli ukaze”.
“A decorrere dall’anno 2014 le maggiori entrate derivanti negli anni 2012 e 2013 dalle disposizioni di cui al presente decreto in materia di contrasto all’evasione, potenziamento della riscossione e revisione delle sanzioni, accertate, sulla base dei risultati conseguiti, con apposita relazione del ministro dell’Economia e delle finanze da presentare al Parlamento entro il mese di febbraio dell’anno successivo, sono riassegnate nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica [a un Fondo] per essere destinate, con decreto del presidente del Consiglio dei ministri di concerto con il ministro dell’economia e delle finanze, a misure, anche non strutturali, di sostegno del reddito di soggetti appartenenti alle fasce di reddito più basse, con particolare riferimento all’incremento delle detrazioni fiscali per i familiari a carico”. Articolo 15 della bozza di provvedimento fiscale preparato a febbraio 2012. Il Fondo è poi ovviamente sparito dalle successive versioni del decreto.
“Ridurre il disavanzo pubblico e far affluire ai contribuenti onesti in forma di minori tasse il gettito di maggiore lotta all’evasione” Mario Monti febbraio 2012.
“Le maggiori entrate che arriveranno dalla lotta all’evasione vogliamo ridarle ai cittadini” Vittorio Grilli 29 febbraio 2012.
“La lotta contro l’evasione puo’ fornire ampie risorse per ridurre il carico fiscale sui contribuenti onesti” Tommaso Padoa Schioppa, Rapporto sull’Economia e la Finanza Pubblica per il 2008, 12 Marzo 2008.
“Abbiamo forse l’avanzo primario migliore in Europa. E l’avanzo primario è uno degli indicatori più forti per la stabilità di un Paese” Giulio Tremonti 24 settembre 2011 in occasione degli Annual Meetings del Fmi e della Banca Mondiale.
“Al netto degli interessi sul debito pubblico il nostro Paese ha un avanzo primario del 5% per il 2011, una situazione che ci pone in una situazione di privilegio rispetto ad altri paesi” Mario Monti intervistato da Fabio Fazio a “Che tempo che fa” gennaio 2012.
Di fronte allo scempio compiuto da Belzebù (per non prostrarvi nello sconforto vi ho risparmiato le farneticazioni sugli Eurobond) ho dovuto abbandonare i sacri testi di economia per immergermi in quelli sacri davvero custoditi nei cunicoli più segreti degli Archivi Vaticani. Mi sono documentato sull’esperienza di Don Gabriele Amorth considerato il più grande esorcista vivente. Seguendo il suo insegnamento potremmo portare membri autorevoli del governo in alcuni luoghi che don Amorth predilige per liberare dall’influenza del Demonio, ad esempio Sarsina, dove il collare di ferro usato da S. Vicinio per mortificarsi le carni ha ottenuto liberazioni da influenze sataniche; oppure il Santuario di Caravaggio; oppure ancora Clauzetto, dove si venera “una reliquia del preziosissimo sangue di Nostro Signore” (io mi affiderei al potere anche di una qualche reliquia contenente sangue di contribuente, ma tralasciamo).
Fratelli, vi imploro, ascoltatemi!!! Io propugno un rito collettivo più potente. Formiamo una catena umana da via XX settembre fino a Palazzo Chigi e brandendo ciascuno un crocefisso prendiamo a gridare ritmicamente con voci sempre più incalzanti e possenti: “Nefaste presenze clientelari di Andreotti, Craxi, Forlani, Cirino Pomicino, spiriti consociativi maledetti di De Mita, Formica, Nicolazzi, oscuri spettri politici di De Michelis, Gava, Cossiga e Goria uscite da questo governo”!!!!!
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
I PERICOLI DELL'UNIONE EUROPEA
La tentazione nazionalista
La questione dell'Europa coincide con la questione della pace
A grandi pericoli corrispondono grandi opportunità. Proprio perché la costruzione europea è oggi a rischio di distruzione esiste anche l'opportunità di darle nuovo slancio. Ha ragione l'ex cancelliere tedesco Helmut Kohl: la questione dell'Europa coincide con la questione della pace. Persino in un'epoca che si fa beffe della memoria storica si deve sapere che la storia d'Europa è una storia di guerre. Continuare a lavorare nel cantiere europeo, impedire che venga smantellato, serve soprattutto alla pace.
Per discuterne utilmente bisogna però rimuovere alcuni ostacoli: pregiudizi, modi sedimentati di guardare la realtà, che la deformano. Alcuni anni fa, una studiosa di cose europee, Vivien Schmidt, scrisse che il funzionamento dell'Unione è stato a lungo un caso di policy without politics , di politiche pubbliche senza politica. L'Unione macinava quotidianamente «politiche» (agricola, commerciale, monetaria, eccetera) ma la «politica» - intesa come conflitto e competizione aperta fra visioni differenti - era esclusa dall'ambito europeo, restava relegata negli ambiti nazionali.
Oggi, con la crisi dell'euro, le cose sono cambiate: la «politica» è entrata nelle felpate stanze dell'Unione. Ma un lungo periodo di policy without politics ha lasciato una impronta. Una eredità negativa è il carattere tradizionalmente stereotipato, ripetitivo, del dibattito pubblico sull'Europa.
Un dibattito nel quale, a lungo, c'è stato spazio solo per due posizioni: l'europeismo acritico e l'antieuropeismo. O si era europeisti, e si accettavano supinamente, senza discutere, istituzioni, procedure e politiche generate dall'Unione, o si era antieuropeisti, nostalgici delle sovranità nazionali. Chiunque fosse convinto del valore della casa comune europea ma esprimesse dubbi su questo o quell'aspetto dell'integrazione, o della filosofia che la giustifica, si vedeva additato come antieuropeista. Ciò ha strozzato il dibattito, ha fatto male all'Europa. Gli antieuropeisti ci sono ma ci sono anche, per parafrasare Romano Prodi, gli «europeisti adulti», refrattari alle ortodossie e ai catechismi. Se si vuole salvare l'Europa se ne deve parlare senza tabù, liberamente.
In un precedente articolo (Corriere , 4 giugno), ho scritto della distanza che separa le élite europeiste tradizionali dai cittadini comuni. Un effetto di tale distanza è che, spesso, queste élite tendono a imputare solo alle «classi politiche nazionali» le resistenze che impediscono una piena integrazione politica. Senza avvedersi di quanto forte sia sempre stata, su questo punto, la tacita solidarietà fra classi politiche nazionali e cittadini.
Prendiamo il tema tabù per eccellenza: il nazionalismo. Per la concezione dell'Europa che chiamo «ortodossa» è impensabile che il nazionalismo (l'identificazione in quella «comunità immaginaria» che è la propria nazione) possa tuttora essere più forte della identificazione nell'Europa. Quando si ammette l'esistenza del nazionalismo (si veda l'articolo di Giuliano Amato, Emma Bonino e altri, «La spinta necessaria a un'Europa politica», Corriere , 6 giugno, che rappresenta al meglio la posizione ortodossa) lo si associa al «populismo». Come se, ad esempio, il nazionalismo in Francia riguardasse solo gli elettori lepenisti. Non è così. Non solo in Francia il nazionalismo è vivo e vegeto e ha fino a ora impedito ai suoi governi di sottoscrivere proposte di rafforzamento dell'Europa politica ma è vitale anche in molti altri Paesi.
Non sono nazionalisti solo gli antieuropeisti dichiarati. Lo sono anche i governi, sostenuti dai rispettivi elettori, che non rinunciano ai vantaggi dell'Unione ma vogliono piegarla ai propri interessi nazionali.
Sembra di tal fatta anche la recente proposta di Angela Merkel di una maggiore integrazione politica: il progetto di una «piccola Europa», che escluda i Paesi «non in ordine» secondo i criteri tedeschi. Non, si badi, un'Europa a leadership tedesca (che nessuno potrebbe sensatamente rifiutare) ma dominata dai tedeschi. Non si può più ignorare il peso del nazionalismo, bisogna farci i conti per impedire che distrugga l'Unione.
Allo stesso modo, senza preconcetti, bisogna interrogarsi sugli ostacoli che hanno fin qui impedito di accrescere la rappresentatività delle istituzioni europee. Nessuno sa come potrebbe funzionare una democrazia sovranazionale multilinguistica di dimensioni continentali (la storia degli Stati Uniti d'America è assai diversa dalla nostra). E nessuno sa come convincere gli elettori a non rimanere abbarbicati alla democrazia nazionale. C'è un rapporto fra la distanza dell'elettore dall'arena rappresentativa per la quale vota e la sua sensazione di poter controllare i rappresentanti. Anche se, con l'integrazione, i governi e i parlamenti nazionali hanno perso il controllo su tante aree decisionali, molti elettori mantengono l'idea, o l'illusione, che sia più facile per loro condizionarli.
Nell'intervento sopra citato, Amato, Bonino e gli altri firmatari criticano la mia affermazione secondo cui il Parlamento europeo ha fallito il suo scopo principale. Lo ribadisco: quella istituzione ha ben poco a che fare con la «sovranità popolare». Gli elettori che votano alle elezioni europee lo fanno più per lanciare messaggi ai partiti dei propri Paesi che per concorrere a formare un'inesistente «volontà popolare europea». Per questo mi è parsa una buona idea la proposta dell'ex ministro tedesco Joschka Fischer di creare una Camera bassa, limitata all'eurozona, ove siano rappresentate sia le maggioranze che le opposizioni di ciascun Paese. Per calamitare l'attenzione dell'opinione pubblica sulle alleanze che vi si stipulano e le decisioni che vi si prendono. Non ci serva la riproposizione di formule stantie. Servono nuove idee, e la ricerca di intelligenti alternative, per impedire che il cantiere comune europeo venga smantellato.
Angelo Panebianco
12 giugno 2012 | 7:29
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere.it
La tentazione nazionalista
La questione dell'Europa coincide con la questione della pace
A grandi pericoli corrispondono grandi opportunità. Proprio perché la costruzione europea è oggi a rischio di distruzione esiste anche l'opportunità di darle nuovo slancio. Ha ragione l'ex cancelliere tedesco Helmut Kohl: la questione dell'Europa coincide con la questione della pace. Persino in un'epoca che si fa beffe della memoria storica si deve sapere che la storia d'Europa è una storia di guerre. Continuare a lavorare nel cantiere europeo, impedire che venga smantellato, serve soprattutto alla pace.
Per discuterne utilmente bisogna però rimuovere alcuni ostacoli: pregiudizi, modi sedimentati di guardare la realtà, che la deformano. Alcuni anni fa, una studiosa di cose europee, Vivien Schmidt, scrisse che il funzionamento dell'Unione è stato a lungo un caso di policy without politics , di politiche pubbliche senza politica. L'Unione macinava quotidianamente «politiche» (agricola, commerciale, monetaria, eccetera) ma la «politica» - intesa come conflitto e competizione aperta fra visioni differenti - era esclusa dall'ambito europeo, restava relegata negli ambiti nazionali.
Oggi, con la crisi dell'euro, le cose sono cambiate: la «politica» è entrata nelle felpate stanze dell'Unione. Ma un lungo periodo di policy without politics ha lasciato una impronta. Una eredità negativa è il carattere tradizionalmente stereotipato, ripetitivo, del dibattito pubblico sull'Europa.
Un dibattito nel quale, a lungo, c'è stato spazio solo per due posizioni: l'europeismo acritico e l'antieuropeismo. O si era europeisti, e si accettavano supinamente, senza discutere, istituzioni, procedure e politiche generate dall'Unione, o si era antieuropeisti, nostalgici delle sovranità nazionali. Chiunque fosse convinto del valore della casa comune europea ma esprimesse dubbi su questo o quell'aspetto dell'integrazione, o della filosofia che la giustifica, si vedeva additato come antieuropeista. Ciò ha strozzato il dibattito, ha fatto male all'Europa. Gli antieuropeisti ci sono ma ci sono anche, per parafrasare Romano Prodi, gli «europeisti adulti», refrattari alle ortodossie e ai catechismi. Se si vuole salvare l'Europa se ne deve parlare senza tabù, liberamente.
In un precedente articolo (Corriere , 4 giugno), ho scritto della distanza che separa le élite europeiste tradizionali dai cittadini comuni. Un effetto di tale distanza è che, spesso, queste élite tendono a imputare solo alle «classi politiche nazionali» le resistenze che impediscono una piena integrazione politica. Senza avvedersi di quanto forte sia sempre stata, su questo punto, la tacita solidarietà fra classi politiche nazionali e cittadini.
Prendiamo il tema tabù per eccellenza: il nazionalismo. Per la concezione dell'Europa che chiamo «ortodossa» è impensabile che il nazionalismo (l'identificazione in quella «comunità immaginaria» che è la propria nazione) possa tuttora essere più forte della identificazione nell'Europa. Quando si ammette l'esistenza del nazionalismo (si veda l'articolo di Giuliano Amato, Emma Bonino e altri, «La spinta necessaria a un'Europa politica», Corriere , 6 giugno, che rappresenta al meglio la posizione ortodossa) lo si associa al «populismo». Come se, ad esempio, il nazionalismo in Francia riguardasse solo gli elettori lepenisti. Non è così. Non solo in Francia il nazionalismo è vivo e vegeto e ha fino a ora impedito ai suoi governi di sottoscrivere proposte di rafforzamento dell'Europa politica ma è vitale anche in molti altri Paesi.
Non sono nazionalisti solo gli antieuropeisti dichiarati. Lo sono anche i governi, sostenuti dai rispettivi elettori, che non rinunciano ai vantaggi dell'Unione ma vogliono piegarla ai propri interessi nazionali.
Sembra di tal fatta anche la recente proposta di Angela Merkel di una maggiore integrazione politica: il progetto di una «piccola Europa», che escluda i Paesi «non in ordine» secondo i criteri tedeschi. Non, si badi, un'Europa a leadership tedesca (che nessuno potrebbe sensatamente rifiutare) ma dominata dai tedeschi. Non si può più ignorare il peso del nazionalismo, bisogna farci i conti per impedire che distrugga l'Unione.
Allo stesso modo, senza preconcetti, bisogna interrogarsi sugli ostacoli che hanno fin qui impedito di accrescere la rappresentatività delle istituzioni europee. Nessuno sa come potrebbe funzionare una democrazia sovranazionale multilinguistica di dimensioni continentali (la storia degli Stati Uniti d'America è assai diversa dalla nostra). E nessuno sa come convincere gli elettori a non rimanere abbarbicati alla democrazia nazionale. C'è un rapporto fra la distanza dell'elettore dall'arena rappresentativa per la quale vota e la sua sensazione di poter controllare i rappresentanti. Anche se, con l'integrazione, i governi e i parlamenti nazionali hanno perso il controllo su tante aree decisionali, molti elettori mantengono l'idea, o l'illusione, che sia più facile per loro condizionarli.
Nell'intervento sopra citato, Amato, Bonino e gli altri firmatari criticano la mia affermazione secondo cui il Parlamento europeo ha fallito il suo scopo principale. Lo ribadisco: quella istituzione ha ben poco a che fare con la «sovranità popolare». Gli elettori che votano alle elezioni europee lo fanno più per lanciare messaggi ai partiti dei propri Paesi che per concorrere a formare un'inesistente «volontà popolare europea». Per questo mi è parsa una buona idea la proposta dell'ex ministro tedesco Joschka Fischer di creare una Camera bassa, limitata all'eurozona, ove siano rappresentate sia le maggioranze che le opposizioni di ciascun Paese. Per calamitare l'attenzione dell'opinione pubblica sulle alleanze che vi si stipulano e le decisioni che vi si prendono. Non ci serva la riproposizione di formule stantie. Servono nuove idee, e la ricerca di intelligenti alternative, per impedire che il cantiere comune europeo venga smantellato.
Angelo Panebianco
12 giugno 2012 | 7:29
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Re: Come se ne viene fuori ?
LA SITUAZIONE
di ANNALISA CUZZOCREA
Nella trincea giustizia
fiducia dopo il caos
Ministri contro tutti, verrebbe da dire in una giornata come questa. Mentre Mario Monti è impegnato a Palazzo Chigi con il presidente della Confederazione elvetica, rilancia il necessario cambio di mentalità per un'efficace lotta all'evasione e il bisogno dell'Europa di trovare subito una nuova strategia su crescita e Paesi in crisi, Paola Severino ed Elsa Fornero combattono le loro difficili battaglie parlamentari. La responsabile della Giustizia è stata prima attaccata per non aver partecipato alla riunione del comitato dei nove sul ddl corruzione, stamattina, poi - attraverso il collega Giarda - bacchettata da Fini in persona perché da giovedì scorso il governo non aveva ancora trovato una soluzione per superare i veti incrociati del Parlamento. Così il rimedio, seppur tardivo, è arrivato. L'esecutivo ha posto la fiducia su tre articoli del ddl corruzione, praticamente tutta la parte penale. Si voterà domani, a partire dalle 12. Poi si andrà avanti normalmente sul resto del testo, che dovrebbe essere varato giovedì.
Elsa Fornero invece continua a vedere attaccata la sua riforma delle pensioni (mentre quella del Lavoro deve ancora passare al vaglio della Camera). Il Pdl dice, con gl esperti Sacconi e Cazzola, che servono scalini previdenziali, per tutti. Sugli esodati Di Pietro attacca duro: ''E' deprecabile che un ministro in carica dia dei numeri diversi da quelli forniti dall'Inps, che è l'ente di riferimento''. E ancora: "Sarebbe meglio fare a meno di un ministro dal comportamento irresponsabile e ignorante, poiché ignora come stanno realmente le cose. È lei che dà i numeri e che deve essere sfiduciata''. Da parte sua, la responsabile del Welfare torna ad attaccare l'Inps per i numeri diffusi sui probabili esodati: "Se fosse un ente privato, i vertici sarebbero da rivedere. Non si possono continuare a dare dati incompleti e destabilizzanti".
http://www.repubblica.it/politica/?ref=HRHM1-2
di ANNALISA CUZZOCREA
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fiducia dopo il caos
Ministri contro tutti, verrebbe da dire in una giornata come questa. Mentre Mario Monti è impegnato a Palazzo Chigi con il presidente della Confederazione elvetica, rilancia il necessario cambio di mentalità per un'efficace lotta all'evasione e il bisogno dell'Europa di trovare subito una nuova strategia su crescita e Paesi in crisi, Paola Severino ed Elsa Fornero combattono le loro difficili battaglie parlamentari. La responsabile della Giustizia è stata prima attaccata per non aver partecipato alla riunione del comitato dei nove sul ddl corruzione, stamattina, poi - attraverso il collega Giarda - bacchettata da Fini in persona perché da giovedì scorso il governo non aveva ancora trovato una soluzione per superare i veti incrociati del Parlamento. Così il rimedio, seppur tardivo, è arrivato. L'esecutivo ha posto la fiducia su tre articoli del ddl corruzione, praticamente tutta la parte penale. Si voterà domani, a partire dalle 12. Poi si andrà avanti normalmente sul resto del testo, che dovrebbe essere varato giovedì.
Elsa Fornero invece continua a vedere attaccata la sua riforma delle pensioni (mentre quella del Lavoro deve ancora passare al vaglio della Camera). Il Pdl dice, con gl esperti Sacconi e Cazzola, che servono scalini previdenziali, per tutti. Sugli esodati Di Pietro attacca duro: ''E' deprecabile che un ministro in carica dia dei numeri diversi da quelli forniti dall'Inps, che è l'ente di riferimento''. E ancora: "Sarebbe meglio fare a meno di un ministro dal comportamento irresponsabile e ignorante, poiché ignora come stanno realmente le cose. È lei che dà i numeri e che deve essere sfiduciata''. Da parte sua, la responsabile del Welfare torna ad attaccare l'Inps per i numeri diffusi sui probabili esodati: "Se fosse un ente privato, i vertici sarebbero da rivedere. Non si possono continuare a dare dati incompleti e destabilizzanti".
http://www.repubblica.it/politica/?ref=HRHM1-2
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Re: Come se ne viene fuori ?
IL MONDO IMPAZZITO
LO STUDIO
Nella City vola il salario dei capi
140 volte più alto di quello dei dipendenti
Nel rapporto della Manifest and Mm&K, una società di analisi finanziarie, si rileva che nel 1998 la remunerazione media degli amministratori delegati del Ftse 100 era di circa un milione di sterline, vale a dire 47 volte più alta del salario medio dei loro dipendenti (all’epoca a quota 21540 sterline l’anno). Nel 2011 il compenso medio dei numeri uno del Ftse 100 è salito a 139 volte
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
http://www.repubblica.it/economia/finan ... ref=HREA-1
LO STUDIO
Nella City vola il salario dei capi
140 volte più alto di quello dei dipendenti
Nel rapporto della Manifest and Mm&K, una società di analisi finanziarie, si rileva che nel 1998 la remunerazione media degli amministratori delegati del Ftse 100 era di circa un milione di sterline, vale a dire 47 volte più alta del salario medio dei loro dipendenti (all’epoca a quota 21540 sterline l’anno). Nel 2011 il compenso medio dei numeri uno del Ftse 100 è salito a 139 volte
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
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Re: Come se ne viene fuori ?
Salvataggio finanziario della Spagna: un altro passo verso il disastro
di econoNuestra | 12 giugno 2012
Commenti (15)
Sabato era una giornata tranquilla a Madrid. C’era il sole, ma non faceva molto caldo, perchè un vento fresco percorreva le strade della città, rendendo sopportabile la temperatura.
Non è un caso che il salvataggio della Spagna sia avvenuto proprio sabato, visto che la domenica si sarebbe giocata la finale di Roland Garros, e la prima partita della nazionale agli Europei. Nonostante questo, quando l’esecutivo aveva smentito i giorni precedenti che quella sarebbe stata la data dell’importante appuntamento finanziario, l’intera Spagna sapeva che sarebbe avvenuto il contrario. Stiamo cominciando ad abituarci. Le menzogne non finiscono qui: Luis de Guindos, ministro dell’economia, ex presidente esecutivo di Lehman Brothers per Spagna e Portogallo, nell’eroico tentativo di infiocchettare la realtà, è rimasto quasi senza voce a forza di ripetere che non si sarebbero imposte ulteriori condizioni ai tagli per poter ricevere il denaro pormesso. Nonostante questo, un sguardo rapido alle cifre rende evidente che non sarà così e che oltetutto la storia non avrà un lieto fine.
Per cominciare, il denaro ricevuto dall’Europa andrà al Frob, ente pubblico che emette il debito sovrano (che pesa sui conti) per canalizzare denaro verso gli istituti finanziari. Questa istituzione dispone dell’avallo illimitato dello Stato, e sarà quest’ultimo a rispondere davanti all’Europa tanto dei prestiti generali emessi, così come degli interessi che generano. Se gli istituti di credito non potessero far fronte a questi prestiti, sarà il Frob a pagare, cioè la Spagna emetterà debito pubblico. Per come si evolve l’economia spagnola è difficile immaginare che le banche potranno far fronte a questo prestito.
Qualsiasi fosse lo scenario, il rapporto debito/Pil in Spagna aumenterà tra il 10 e il 17% spingendo il debito sovrano vicino, se non oltre il 100% del Pil in tempi brevi. Questo significherà un aumento di dubbi e sfiducia da parte dei mercati finanziari fino a mettere appunto in dubbio la capacità si solvenza della Spagna, che già con un 80% di debito pubblico sul Pil ha diffoltà a finanziarsi.
Attualmente perché il rapporto debito/Pil si stabilizzi è necessario più del 4,5% di interesse primario, il che sembra del tutto impossibile, da che ne consegue che questo rapporto continuerà ad aumentare. Questo supponendo che il tasso di crescita si mantenga costante e i tassi di interesse non salgano, per cui se consideriamo questo aumento e il deterioramento sicuro delle variabili fondamentali a breve, questo salvataggio è una gentile spinta verso la bancarotta spagnola, indipendentemente dal risultato degli Europei.
La magia dell’Europa e Rajoy ha fatto sì che, questo sì, si sia riusciti ad avere gli aiuti in termini di approssimativamente il 3% di interessi contro il 6% che paga attualmente la Spagna per le sue emissioni a 10 anni. Non si è specificato se il salvataggio proverrà dal non ancora ratificato Ems o dall’Efsf, cosa importante nella misura in cui i debiti emessi dall’Ems sono prioritari sugli altri debiti e bisognerebbe apportare qualche modifica legale ulteriore. Questo implica che il nuovo debito emesso per finanziare le perdite delle banche si emetteranno ad un tasso preferenziale del 3%, mentre il debito esistente e emesso in futuro per altri fini continuerà ad emettersi ai termini, quasi escatologici, del 6% o più. Ma per ottenere questi tassi di interesse vantaggiosi sul mercato (mercato=banche che si salvano), è necessario che esista un incentivo di sicurezza e probabilmente fiscale. Basta pensare ai prestiti della Troika all’Irlanda, alla Grecia e al Portogallo, perché nessuno abbia dubbi: presto potremo assaporare questo piatto amaro che oggi assaporano altri paesi europei.
Nonostante ciò potrebbero darsi le condizioni per recepire questo denaro a braccia aperte nella misura in cui fossero sufficienti per chiudere la ferita sanguinante dell’economia spagnola, o, che poi è lo stesso: sono sufficienti 100 mila milioni di euro? No.
Si possono contare 85mila milioni in prestiti concessi al boom della costruzione e al settore immobiliare. Questi attivi, potenzialmente tossici (quasi biologicamente a rischio), hanno molte probabilità di non essere ripagati, ma le banche hanno appena 50mila milioni di riserve per coprire le perdite potenziali, con i prezzi delle case che crollano e una ribasso dei prezzi atteso di almeno il 35%.
Ma il problema non è solo la Spagna, ma la domanda del momento è: l’Italia quando crollerà? Anche l’Italia, infatti, potrebbe dover essere salvata, e se questo avvenisse. il gioco ha tutta l’aria di concludersi a breve. L’Italia sopporta il doppio del debito pubblico spagnolo, e l’economia italiana diminuirà prevedibilmente di un 1,7% quest’anno, un decimo in più di quella spagnola.
Il contagio ha tutta l’aria di arrivare a breve. L’esodo degli investitori ha lasciato il tesoro italiano alla mercé delle banche nazionali, gli istituti che più hanno preso in prestito denaro della Bce attraverso le operazioni a tre anni. Se l’Italia entra nelle sabbie mobili, l’unico che potrebbe appoggiare il debito pubblco di questo paese, data la sua grandezza, sarebbe la Bce il che creerà tensioni sui mercati del debito fino al punto da diventare letale per l’eurozona.
Il salvataggio delle banche spagnole è un’efficace misura di conversione del debito privato, quello delle banche, in debito pubblico, quello degli spagnoli. Proprio per questo mette in crisi la possibilità di raggiungere l’obiettivo di deficit pubblico stabilito dal governo spagnolo (anche se essendo stato annunciato dal governo, non ci stupirebbe che non si raggiungesse). Questo a sua volta renderà più dura la cosiddetta austerity, e renderà più profondo il trasferimento di reddito che si sta realizzando dalla cittadinanza al settore finanziario e ai suoi mercati. Questo fa prevedere un temporaggiamento da parte dell’esecutivo, che ha una boccata d’ossigeno che durerà il tempo di un soldo in Spagna, cioè molto poco. Così come il posticipo di soluzioni reali che alla fine si imporranno (nazionalizzazione delle banche, controllo, eliminazione del debito, etc..) si suppone che prolungherà l’agonia in modo innecessario e ad un prezzo troppo caro.
Vienici a trovare anche su http://www.econoNuestra.net
(Traduzione dallo spagnolo di Alessia Grossi)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06 ... ro/260748/
di econoNuestra | 12 giugno 2012
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Sabato era una giornata tranquilla a Madrid. C’era il sole, ma non faceva molto caldo, perchè un vento fresco percorreva le strade della città, rendendo sopportabile la temperatura.
Non è un caso che il salvataggio della Spagna sia avvenuto proprio sabato, visto che la domenica si sarebbe giocata la finale di Roland Garros, e la prima partita della nazionale agli Europei. Nonostante questo, quando l’esecutivo aveva smentito i giorni precedenti che quella sarebbe stata la data dell’importante appuntamento finanziario, l’intera Spagna sapeva che sarebbe avvenuto il contrario. Stiamo cominciando ad abituarci. Le menzogne non finiscono qui: Luis de Guindos, ministro dell’economia, ex presidente esecutivo di Lehman Brothers per Spagna e Portogallo, nell’eroico tentativo di infiocchettare la realtà, è rimasto quasi senza voce a forza di ripetere che non si sarebbero imposte ulteriori condizioni ai tagli per poter ricevere il denaro pormesso. Nonostante questo, un sguardo rapido alle cifre rende evidente che non sarà così e che oltetutto la storia non avrà un lieto fine.
Per cominciare, il denaro ricevuto dall’Europa andrà al Frob, ente pubblico che emette il debito sovrano (che pesa sui conti) per canalizzare denaro verso gli istituti finanziari. Questa istituzione dispone dell’avallo illimitato dello Stato, e sarà quest’ultimo a rispondere davanti all’Europa tanto dei prestiti generali emessi, così come degli interessi che generano. Se gli istituti di credito non potessero far fronte a questi prestiti, sarà il Frob a pagare, cioè la Spagna emetterà debito pubblico. Per come si evolve l’economia spagnola è difficile immaginare che le banche potranno far fronte a questo prestito.
Qualsiasi fosse lo scenario, il rapporto debito/Pil in Spagna aumenterà tra il 10 e il 17% spingendo il debito sovrano vicino, se non oltre il 100% del Pil in tempi brevi. Questo significherà un aumento di dubbi e sfiducia da parte dei mercati finanziari fino a mettere appunto in dubbio la capacità si solvenza della Spagna, che già con un 80% di debito pubblico sul Pil ha diffoltà a finanziarsi.
Attualmente perché il rapporto debito/Pil si stabilizzi è necessario più del 4,5% di interesse primario, il che sembra del tutto impossibile, da che ne consegue che questo rapporto continuerà ad aumentare. Questo supponendo che il tasso di crescita si mantenga costante e i tassi di interesse non salgano, per cui se consideriamo questo aumento e il deterioramento sicuro delle variabili fondamentali a breve, questo salvataggio è una gentile spinta verso la bancarotta spagnola, indipendentemente dal risultato degli Europei.
La magia dell’Europa e Rajoy ha fatto sì che, questo sì, si sia riusciti ad avere gli aiuti in termini di approssimativamente il 3% di interessi contro il 6% che paga attualmente la Spagna per le sue emissioni a 10 anni. Non si è specificato se il salvataggio proverrà dal non ancora ratificato Ems o dall’Efsf, cosa importante nella misura in cui i debiti emessi dall’Ems sono prioritari sugli altri debiti e bisognerebbe apportare qualche modifica legale ulteriore. Questo implica che il nuovo debito emesso per finanziare le perdite delle banche si emetteranno ad un tasso preferenziale del 3%, mentre il debito esistente e emesso in futuro per altri fini continuerà ad emettersi ai termini, quasi escatologici, del 6% o più. Ma per ottenere questi tassi di interesse vantaggiosi sul mercato (mercato=banche che si salvano), è necessario che esista un incentivo di sicurezza e probabilmente fiscale. Basta pensare ai prestiti della Troika all’Irlanda, alla Grecia e al Portogallo, perché nessuno abbia dubbi: presto potremo assaporare questo piatto amaro che oggi assaporano altri paesi europei.
Nonostante ciò potrebbero darsi le condizioni per recepire questo denaro a braccia aperte nella misura in cui fossero sufficienti per chiudere la ferita sanguinante dell’economia spagnola, o, che poi è lo stesso: sono sufficienti 100 mila milioni di euro? No.
Si possono contare 85mila milioni in prestiti concessi al boom della costruzione e al settore immobiliare. Questi attivi, potenzialmente tossici (quasi biologicamente a rischio), hanno molte probabilità di non essere ripagati, ma le banche hanno appena 50mila milioni di riserve per coprire le perdite potenziali, con i prezzi delle case che crollano e una ribasso dei prezzi atteso di almeno il 35%.
Ma il problema non è solo la Spagna, ma la domanda del momento è: l’Italia quando crollerà? Anche l’Italia, infatti, potrebbe dover essere salvata, e se questo avvenisse. il gioco ha tutta l’aria di concludersi a breve. L’Italia sopporta il doppio del debito pubblico spagnolo, e l’economia italiana diminuirà prevedibilmente di un 1,7% quest’anno, un decimo in più di quella spagnola.
Il contagio ha tutta l’aria di arrivare a breve. L’esodo degli investitori ha lasciato il tesoro italiano alla mercé delle banche nazionali, gli istituti che più hanno preso in prestito denaro della Bce attraverso le operazioni a tre anni. Se l’Italia entra nelle sabbie mobili, l’unico che potrebbe appoggiare il debito pubblco di questo paese, data la sua grandezza, sarebbe la Bce il che creerà tensioni sui mercati del debito fino al punto da diventare letale per l’eurozona.
Il salvataggio delle banche spagnole è un’efficace misura di conversione del debito privato, quello delle banche, in debito pubblico, quello degli spagnoli. Proprio per questo mette in crisi la possibilità di raggiungere l’obiettivo di deficit pubblico stabilito dal governo spagnolo (anche se essendo stato annunciato dal governo, non ci stupirebbe che non si raggiungesse). Questo a sua volta renderà più dura la cosiddetta austerity, e renderà più profondo il trasferimento di reddito che si sta realizzando dalla cittadinanza al settore finanziario e ai suoi mercati. Questo fa prevedere un temporaggiamento da parte dell’esecutivo, che ha una boccata d’ossigeno che durerà il tempo di un soldo in Spagna, cioè molto poco. Così come il posticipo di soluzioni reali che alla fine si imporranno (nazionalizzazione delle banche, controllo, eliminazione del debito, etc..) si suppone che prolungherà l’agonia in modo innecessario e ad un prezzo troppo caro.
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Re: Come se ne viene fuori ?
I popoli da sempre subiscono da tempo le scelleratezze della classi dirigenti.
Benito Mussolini fa sapere ai suoi che ha bisogno di almeno 2.000 morti per sedersi al tavolo della pace con l’imbianchino di Berlino e apre le ostilità con i nipoti di Asterix.
Sua nipote poi, chiede a Grillo di sciacquarsi la bocca prima di accennare al Cavaliere buonanima.
Una compagnia di trattori Usa satura i mercati intercontinentali e chiede a Kennedy una guerra. Lo fanno anche altri gruppi di pressione e inizia la guerra del Vietnam. Molti ragazzi Usa della mia generazione andranno a morire nel Sud Est asiatico per le inutili porcate delle classi dirigenti.
Forse non verrà mai fuori il perché il sistema di difesa Usa malgrado le informative di mesi precedenti dei servizi segreti israeliani e franzosi, non abbia attivato il massimo allarme evitando l’attacco dell’11 settembre del 2001.
Quello che sappiamo è che poi muoveranno guerra all’Afghanistan e all’Iraq.
Il male del pianeta si chiama destra, che raccoglie sotto di se uomini senz’anima, e quindi disponibili a tutto, crimini compresi.
La storia però non si ferma,… va avanti per nuove avventure….degli uomini senz’anima, che però guarda caso,…al macello mandano sempre gli altri,…..sono sempre quelli dell’”ARMIAMOCI E PARTITE”.
Quello che lascia perplessi è l’ingenuità degli italiani. Significativa è la risposta della militante del Pd intervistata in diretta da David Parenzo sabato scorso per conto di “In Onda” nella sede di una delle sedi storiche dell’ex Pci nella capitale.
Su una parete spiccava un foto di Enrico Berlinguer.
Alla domanda su cosa pensava del governo Monti la militante ha risposto: <<Il governo ha governato molto bene………….>>
Molto probabilmente la signora è molto brava a fare i cappelletti, non legge i giornali che danno fallito il governo Monti, ma come capita da sempre da questa parte, gli raccontano che bisogna sostenere Monti e la militante in maniera disciplinata esegue.
Deve essere per questo motivo che il Pd ha uno zoccolo duro del 24 %.
**
Sanzo 3 ore ago
Il sistema è allo sfascio gente! Cercano di rappezzare in qua e là dove possono farlo e nella quantità di denaro che possono ma quando arriverà il nostro turno ci sarà la botta grossa che farà crollare il castello di carte!
O ci venderanno al MES per ripianare i debiti che i banchieri di governo hanno fatto in tutti questi anni di onorevoli furti o faremo una rivolta come Dio comanda e non pagheremo una cippa nulla a nessuno!
olario 4 ore ago
Finche' mettiamo soldi per salvare banche, finanza, capitalismo e altri ladri di varia natura, non andremo da nessuna parte, ma il baratro sara' sempre piu' vicino. Bisogna salvare la gente, i popoli e questo non passa di certo attraverso la salvezza delle banche come vogliono farci credere.
Marco Mangano 3 ore ago
Ormai é chiaro, c'é il disegno europeo di trasformare tutti i debiti delle banche europee in debiti pubblici, cioé.. li paghiamo noi ..........e quando scadranno i derivati??? se non sbaglio sono 520.000 miliardi di dollari piú o meno....chi li pagherá???....avremo i soldi per pagarli??? faremo una colletta per pagare gli stipendi dei banchieri ?????.
Obama é preoccupato......i derivati li hanno inventati loro....hanno invaso il mondo....e vogliono farli pagare a noi.......e sicuramente....li pagheremo.... perché Monti é una talpa sua.. quí in Europa..
ezio brambilla 3 ore ago
Mi pare sempre più chiaro che questa gente va fermata e il meccanismo perverso inceppato, CON OGNI MEZZO E COSTI QUEL CHE COSTI. Costituzione di un CLE ( Comitato di Liberazione Europea) che abbia come obbiettivi il ripristino della Democrazia, il congelamento del debito e la nazionalizzazione delle banche e la costruzione di uno stato confederale.
Pat 3 ore ago
Luis de Guindos, ministro dell’economia, ex presidente esecutivo di Lehman Brothers per Spagna e PortogalloIl salvataggio delle banche spagnole è un’efficace misura di conversione del debito privato, quello delle banche, in debito pubblico, quello degli spagnoli. Il coro debito sovrano, Stato spendaccione?
victorlupis 1 ora ago
La questione è così complessa che per noi mortali è quasi impossibile capire quello che sta avvenendo. Una cosa però è chiarissima ! Fino a questo momento la BCE ha erogato alle banche europee una somma incredibile, 4500 miliardi di euro, a che cosa sono serviti ? Certamente a tentare di salvare il sedere a questi sanguisughe non certamente a far ripartire la produzione manifatturiera. Ma invece di erogare danaro alle banche che utilizzano come vogliono loro perchè non gli vendono i gioielli e le proprietà che hanno in tutto il mondo ? Perché continuano ad erogare ai loro...
esasperato 2 ore ago
io mi chiedo spesso: ci hanno insegnato che "l'unione fa la forza", ma perchè gli stati europei non fanno fronte unico, scaricando la germania che impone agli altri le sue scelte?
vorrei vedere se tutti questi stati messi insieme dicessero, non abbiamo soldi per adesso non prendete niente, lasciateci ripartire poi si vedrà!!
REVE 1 ora ago in risposta a esasperato
I politici di ogni paese dell'eurozona, esclusa la Germania, hanno venduto i propri rispettivi paesi per permettere di entrare nell'euro e far perdere ogni sovranità ai propri paesi. Loro non torneranno mai sui loro passi. Per quanto riguarda l'Italia i politici sono alcuni DC della prima repubblica e poi Prodi, Draghi, Napolitano, Monti, vari ministri della seconda repubblica e rispettivi parlamentari. Ecco perchè nessuno scarica la Germania.
UN ESPATRIATO 3 ore ago
Non ci sono soluzioni, il "buco" immobiliare delle banche spagnole, diretto ed indiretto, è più vicino a 300 miliardi che ai 100 stanziati e molte banche sono virtualmente fallite.
L'Italia si sta avvitando pericolosamente perchè oltre ai guai di sistema, anche qui pesa sulle banche l'immobiliare ma più che altro i titoli di stato in portafoglio che ormai sono vicini al 50% del debito globale italico, quindi quasi mille miliardi su cui ci sono perdite potenziali, visto l'andamento dei tassi, tra i 50 ed i 100 miliardi.
E allora ? Sarà uno tsunami epocale e niente sarà come prima...
U.Simone 2 ore ago
Salviamo le banche !
La distruzione della Grecia in slow motion
è un agghiacciante evento storico, che gli studiosi del futuro
esamineranno senza riuscire a capire come si sia potuti arrivare a tanto
nell'indifferenza generale.
L'ultima la riporta brevemente Reuters:
L'authority greca per l'Energia RAE ha annunciato venerdì di aver proclamato un meeting di emergenza per evitare un collasso dei sistemi elettrici e del gas della nazione colpita dalla crisi debitoria.
Bloomberg spiega poi la situazione in dettaglio. Il problema è che le compagnie elettriche non hanno più soldi per pagare le forniture di gas,
Benito Mussolini fa sapere ai suoi che ha bisogno di almeno 2.000 morti per sedersi al tavolo della pace con l’imbianchino di Berlino e apre le ostilità con i nipoti di Asterix.
Sua nipote poi, chiede a Grillo di sciacquarsi la bocca prima di accennare al Cavaliere buonanima.
Una compagnia di trattori Usa satura i mercati intercontinentali e chiede a Kennedy una guerra. Lo fanno anche altri gruppi di pressione e inizia la guerra del Vietnam. Molti ragazzi Usa della mia generazione andranno a morire nel Sud Est asiatico per le inutili porcate delle classi dirigenti.
Forse non verrà mai fuori il perché il sistema di difesa Usa malgrado le informative di mesi precedenti dei servizi segreti israeliani e franzosi, non abbia attivato il massimo allarme evitando l’attacco dell’11 settembre del 2001.
Quello che sappiamo è che poi muoveranno guerra all’Afghanistan e all’Iraq.
Il male del pianeta si chiama destra, che raccoglie sotto di se uomini senz’anima, e quindi disponibili a tutto, crimini compresi.
La storia però non si ferma,… va avanti per nuove avventure….degli uomini senz’anima, che però guarda caso,…al macello mandano sempre gli altri,…..sono sempre quelli dell’”ARMIAMOCI E PARTITE”.
Quello che lascia perplessi è l’ingenuità degli italiani. Significativa è la risposta della militante del Pd intervistata in diretta da David Parenzo sabato scorso per conto di “In Onda” nella sede di una delle sedi storiche dell’ex Pci nella capitale.
Su una parete spiccava un foto di Enrico Berlinguer.
Alla domanda su cosa pensava del governo Monti la militante ha risposto: <<Il governo ha governato molto bene………….>>
Molto probabilmente la signora è molto brava a fare i cappelletti, non legge i giornali che danno fallito il governo Monti, ma come capita da sempre da questa parte, gli raccontano che bisogna sostenere Monti e la militante in maniera disciplinata esegue.
Deve essere per questo motivo che il Pd ha uno zoccolo duro del 24 %.
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Sanzo 3 ore ago
Il sistema è allo sfascio gente! Cercano di rappezzare in qua e là dove possono farlo e nella quantità di denaro che possono ma quando arriverà il nostro turno ci sarà la botta grossa che farà crollare il castello di carte!
O ci venderanno al MES per ripianare i debiti che i banchieri di governo hanno fatto in tutti questi anni di onorevoli furti o faremo una rivolta come Dio comanda e non pagheremo una cippa nulla a nessuno!
olario 4 ore ago
Finche' mettiamo soldi per salvare banche, finanza, capitalismo e altri ladri di varia natura, non andremo da nessuna parte, ma il baratro sara' sempre piu' vicino. Bisogna salvare la gente, i popoli e questo non passa di certo attraverso la salvezza delle banche come vogliono farci credere.
Marco Mangano 3 ore ago
Ormai é chiaro, c'é il disegno europeo di trasformare tutti i debiti delle banche europee in debiti pubblici, cioé.. li paghiamo noi ..........e quando scadranno i derivati??? se non sbaglio sono 520.000 miliardi di dollari piú o meno....chi li pagherá???....avremo i soldi per pagarli??? faremo una colletta per pagare gli stipendi dei banchieri ?????.
Obama é preoccupato......i derivati li hanno inventati loro....hanno invaso il mondo....e vogliono farli pagare a noi.......e sicuramente....li pagheremo.... perché Monti é una talpa sua.. quí in Europa..
ezio brambilla 3 ore ago
Mi pare sempre più chiaro che questa gente va fermata e il meccanismo perverso inceppato, CON OGNI MEZZO E COSTI QUEL CHE COSTI. Costituzione di un CLE ( Comitato di Liberazione Europea) che abbia come obbiettivi il ripristino della Democrazia, il congelamento del debito e la nazionalizzazione delle banche e la costruzione di uno stato confederale.
Pat 3 ore ago
Luis de Guindos, ministro dell’economia, ex presidente esecutivo di Lehman Brothers per Spagna e PortogalloIl salvataggio delle banche spagnole è un’efficace misura di conversione del debito privato, quello delle banche, in debito pubblico, quello degli spagnoli. Il coro debito sovrano, Stato spendaccione?
victorlupis 1 ora ago
La questione è così complessa che per noi mortali è quasi impossibile capire quello che sta avvenendo. Una cosa però è chiarissima ! Fino a questo momento la BCE ha erogato alle banche europee una somma incredibile, 4500 miliardi di euro, a che cosa sono serviti ? Certamente a tentare di salvare il sedere a questi sanguisughe non certamente a far ripartire la produzione manifatturiera. Ma invece di erogare danaro alle banche che utilizzano come vogliono loro perchè non gli vendono i gioielli e le proprietà che hanno in tutto il mondo ? Perché continuano ad erogare ai loro...
esasperato 2 ore ago
io mi chiedo spesso: ci hanno insegnato che "l'unione fa la forza", ma perchè gli stati europei non fanno fronte unico, scaricando la germania che impone agli altri le sue scelte?
vorrei vedere se tutti questi stati messi insieme dicessero, non abbiamo soldi per adesso non prendete niente, lasciateci ripartire poi si vedrà!!
REVE 1 ora ago in risposta a esasperato
I politici di ogni paese dell'eurozona, esclusa la Germania, hanno venduto i propri rispettivi paesi per permettere di entrare nell'euro e far perdere ogni sovranità ai propri paesi. Loro non torneranno mai sui loro passi. Per quanto riguarda l'Italia i politici sono alcuni DC della prima repubblica e poi Prodi, Draghi, Napolitano, Monti, vari ministri della seconda repubblica e rispettivi parlamentari. Ecco perchè nessuno scarica la Germania.
UN ESPATRIATO 3 ore ago
Non ci sono soluzioni, il "buco" immobiliare delle banche spagnole, diretto ed indiretto, è più vicino a 300 miliardi che ai 100 stanziati e molte banche sono virtualmente fallite.
L'Italia si sta avvitando pericolosamente perchè oltre ai guai di sistema, anche qui pesa sulle banche l'immobiliare ma più che altro i titoli di stato in portafoglio che ormai sono vicini al 50% del debito globale italico, quindi quasi mille miliardi su cui ci sono perdite potenziali, visto l'andamento dei tassi, tra i 50 ed i 100 miliardi.
E allora ? Sarà uno tsunami epocale e niente sarà come prima...
U.Simone 2 ore ago
Salviamo le banche !
La distruzione della Grecia in slow motion
è un agghiacciante evento storico, che gli studiosi del futuro
esamineranno senza riuscire a capire come si sia potuti arrivare a tanto
nell'indifferenza generale.
L'ultima la riporta brevemente Reuters:
L'authority greca per l'Energia RAE ha annunciato venerdì di aver proclamato un meeting di emergenza per evitare un collasso dei sistemi elettrici e del gas della nazione colpita dalla crisi debitoria.
Bloomberg spiega poi la situazione in dettaglio. Il problema è che le compagnie elettriche non hanno più soldi per pagare le forniture di gas,
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Re: Come se ne viene fuori ?
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Nuova pressione di Obama per non fare precipitare l'Europa.
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