E DOPO MONTI CHE SUCCEDERA' ? CHE VORREMMO SUCCEDESSE?
Re: E DOPO MONTI CHE SUCCEDERA' ? CHE VORREMMO SUCCEDESSE?
Credo che sia questa la strada per un rinnovamento della democrazia
Re: E DOPO MONTI CHE SUCCEDERA' ? CHE VORREMMO SUCCEDESSE?
I PARTITI E IL DOPO MONTI
Una seconda ricostruzione
Ricordo che nella primavera del 1997, incontrandoci al ristorante della Camera dopo una riunione della Commissione bicamerale, Carlo Giovanardi mi apostrofò press'a poco così: «Caro Salvati, voi bipolaristi vi sbagliate di grosso. Questo è un Paese che a malapena riesce a mettere in piedi un ceto di governo decente. Cercare di costruirne due, e in concorrenza fra loro, può produrre solo guai». Quest'episodio m'è tornato in mente adesso, riflettendo sull'esperienza del governo Monti e soprattutto su che cosa avverrà alla sua fine, nella primavera dell'anno prossimo.
Giovanardi parlava da vecchio democristiano e rimpiangeva i governi della Prima Repubblica, spazzati via da Mani Pulite e da una legge elettorale che spingeva i partiti a raggrupparsi in due schieramenti contrapposti. Giovanardi aveva ragione sul futuro, ma si sbagliava sul passato. Della Prima Repubblica, e specialmente della sua ultima fase, c'è poco da rimpiangere: la sua incapacità di governare è testimoniata dal suo collasso e dall'enorme debito pubblico che ha lasciato in eredità alla Seconda. Ma anche questa non è riuscita a produrre un buon governo: lo schieramento che aveva stravinto le elezioni del 2008 ha dovuto gettare la spugna e passare il testimone a un governo «tecnico», che ha iniziato alacremente ad affrontare l'emergenza economica e in tre mesi ha preso decisioni che i governi «politici» si trascinavano appresso da dodici anni.
Che cosa volete che ne pensino i cittadini, se non che i partiti italiani si sono rivelati incapaci, sia nella Prima che nella Seconda Repubblica, sia con una legge elettorale proporzionale che con una maggioritaria, di governare l'economia? Che la ricerca di un consenso elettorale a breve termine, la paura di scontentare frazioni più o meno vaste del loro elettorato, residui ideologici o interessi personali, impediscono loro di prendere le decisioni necessarie ad affrontare i problemi di lungo termine che affliggono il nostro Paese? Che non riescono ad adottare quella «vista lunga» di cui tanto parlava Tommaso Padoa-Schioppa? Anche in altri Paesi, nel giudizio dei loro cittadini, i partiti non se la cavano bene, ma non sono caduti nei sondaggi ai livelli infimi in cui si trovano i partiti italiani. E neppure prendono in considerazione, quando insorgono difficoltà, di passare la mano a governi tecnici, come da noi è avvenuto sia nel 1993 che nel 2011: o producono un governo politico alternativo, o, al più, una grande coalizione, ma tutta politica. Questo però avviene perché il governo «politico» non ha lasciato marcire la situazione sino al punto in cui questa diviene ingestibile per una politica normale.
Col tempo i problemi italiani si sono aggravati, sino a richiedere un'opera di ricostruzione economica e istituzionale, e un impegno di risanamento morale, di dimensioni simili a quelle della fase postbellica. Un'opera e un impegno che dovranno protrarsi molto oltre la primavera del 2013. E soprattutto che richiedono, per aver successo, un disegno coerente e perseguito per lungo tempo senza inversioni di rotta: ciò non riguarda solo l'economia, ma le istituzioni, la pubblica amministrazione e soprattutto la questione morale, l'illegalità e la corruzione che ammorbano il Paese. Un disegno che, nelle sue linee essenziali, non è né di destra, né di sinistra, che non riguarda la democrazia, ma le precondizioni della democrazia, quegli orientamenti comunemente condivisi che sono necessari affinché la dialettica tra i partiti possa svolgersi senza esasperazioni dannose.
E qui si arriva alla ragione che rende così difficile pensare a un «dopo Monti». I partiti propongono programmi alternativi e insistono più sulle differenze che sulle somiglianze: è la logica della competizione elettorale che li costringe a far questo, anche se poi non si differenzieranno molto nell'attività di governo. E anche ammesso che ognuno di loro affermasse: «Io sono il continuatore della linea Monti ed ho lo stesso suo disegno sulle riforme necessarie al Paese», chi ci crederebbe? Come partiti, cioè come parti, non potrebbero che promettere differenze e discontinuità, mentre la continuità è un aspetto essenziale della strategia di ricostruzione. Ho fiducia nella democrazia e sono convinto che in essa i partiti politici abbiano un ruolo indispensabile; ma sono anche convinto che la nostra democrazia abbia bisogno di riforme radicali per produrre buon governo. Di conseguenza, credo che il nostro Paese richieda per un lungo periodo, almeno per l'intera prossima legislatura, un governo «tipo Monti». Un governo che però affronti, insieme ai problemi economici, anche le questioni istituzionali dalle quali, dati i limiti del suo incarico, Monti si è sinora dovuto astenere. Vedano i partiti come assicurare, nelle prossime elezioni, una solida maggioranza a questo tipo di governo. Mi sembra sia per loro l'unico modo per uscire dal discredito in cui sono caduti e tornare in futuro ad una dialettica democratica meno costretta dall'emergenza, dalle necessità di una «seconda Ricostruzione».
Michele Salvati
5 marzo 2012 | 7:46
http://www.corriere.it/editoriali/12_ma ... 5577.shtml
Nel frattempo, mentre scrive sulle grandi possibilità di un nuovo governo Monti, sulla legge contro la corruzione sono in corso trattative tra il PD e l'on. Ghedini. Sì proprio lui l'avv. Mavalà.
Ora mi chiedo e vorrei chiedere a Salvati ed a quelli che sostengono le sue stesse tesi: come è possibile "un'opera di ricostruzione economica e istituzionale, e un impegno di risanamento morale" attraverso trattative ed accordi con gli emissari e gli avvocati dell'imputato Berlusconi?
Una seconda ricostruzione
Ricordo che nella primavera del 1997, incontrandoci al ristorante della Camera dopo una riunione della Commissione bicamerale, Carlo Giovanardi mi apostrofò press'a poco così: «Caro Salvati, voi bipolaristi vi sbagliate di grosso. Questo è un Paese che a malapena riesce a mettere in piedi un ceto di governo decente. Cercare di costruirne due, e in concorrenza fra loro, può produrre solo guai». Quest'episodio m'è tornato in mente adesso, riflettendo sull'esperienza del governo Monti e soprattutto su che cosa avverrà alla sua fine, nella primavera dell'anno prossimo.
Giovanardi parlava da vecchio democristiano e rimpiangeva i governi della Prima Repubblica, spazzati via da Mani Pulite e da una legge elettorale che spingeva i partiti a raggrupparsi in due schieramenti contrapposti. Giovanardi aveva ragione sul futuro, ma si sbagliava sul passato. Della Prima Repubblica, e specialmente della sua ultima fase, c'è poco da rimpiangere: la sua incapacità di governare è testimoniata dal suo collasso e dall'enorme debito pubblico che ha lasciato in eredità alla Seconda. Ma anche questa non è riuscita a produrre un buon governo: lo schieramento che aveva stravinto le elezioni del 2008 ha dovuto gettare la spugna e passare il testimone a un governo «tecnico», che ha iniziato alacremente ad affrontare l'emergenza economica e in tre mesi ha preso decisioni che i governi «politici» si trascinavano appresso da dodici anni.
Che cosa volete che ne pensino i cittadini, se non che i partiti italiani si sono rivelati incapaci, sia nella Prima che nella Seconda Repubblica, sia con una legge elettorale proporzionale che con una maggioritaria, di governare l'economia? Che la ricerca di un consenso elettorale a breve termine, la paura di scontentare frazioni più o meno vaste del loro elettorato, residui ideologici o interessi personali, impediscono loro di prendere le decisioni necessarie ad affrontare i problemi di lungo termine che affliggono il nostro Paese? Che non riescono ad adottare quella «vista lunga» di cui tanto parlava Tommaso Padoa-Schioppa? Anche in altri Paesi, nel giudizio dei loro cittadini, i partiti non se la cavano bene, ma non sono caduti nei sondaggi ai livelli infimi in cui si trovano i partiti italiani. E neppure prendono in considerazione, quando insorgono difficoltà, di passare la mano a governi tecnici, come da noi è avvenuto sia nel 1993 che nel 2011: o producono un governo politico alternativo, o, al più, una grande coalizione, ma tutta politica. Questo però avviene perché il governo «politico» non ha lasciato marcire la situazione sino al punto in cui questa diviene ingestibile per una politica normale.
Col tempo i problemi italiani si sono aggravati, sino a richiedere un'opera di ricostruzione economica e istituzionale, e un impegno di risanamento morale, di dimensioni simili a quelle della fase postbellica. Un'opera e un impegno che dovranno protrarsi molto oltre la primavera del 2013. E soprattutto che richiedono, per aver successo, un disegno coerente e perseguito per lungo tempo senza inversioni di rotta: ciò non riguarda solo l'economia, ma le istituzioni, la pubblica amministrazione e soprattutto la questione morale, l'illegalità e la corruzione che ammorbano il Paese. Un disegno che, nelle sue linee essenziali, non è né di destra, né di sinistra, che non riguarda la democrazia, ma le precondizioni della democrazia, quegli orientamenti comunemente condivisi che sono necessari affinché la dialettica tra i partiti possa svolgersi senza esasperazioni dannose.
E qui si arriva alla ragione che rende così difficile pensare a un «dopo Monti». I partiti propongono programmi alternativi e insistono più sulle differenze che sulle somiglianze: è la logica della competizione elettorale che li costringe a far questo, anche se poi non si differenzieranno molto nell'attività di governo. E anche ammesso che ognuno di loro affermasse: «Io sono il continuatore della linea Monti ed ho lo stesso suo disegno sulle riforme necessarie al Paese», chi ci crederebbe? Come partiti, cioè come parti, non potrebbero che promettere differenze e discontinuità, mentre la continuità è un aspetto essenziale della strategia di ricostruzione. Ho fiducia nella democrazia e sono convinto che in essa i partiti politici abbiano un ruolo indispensabile; ma sono anche convinto che la nostra democrazia abbia bisogno di riforme radicali per produrre buon governo. Di conseguenza, credo che il nostro Paese richieda per un lungo periodo, almeno per l'intera prossima legislatura, un governo «tipo Monti». Un governo che però affronti, insieme ai problemi economici, anche le questioni istituzionali dalle quali, dati i limiti del suo incarico, Monti si è sinora dovuto astenere. Vedano i partiti come assicurare, nelle prossime elezioni, una solida maggioranza a questo tipo di governo. Mi sembra sia per loro l'unico modo per uscire dal discredito in cui sono caduti e tornare in futuro ad una dialettica democratica meno costretta dall'emergenza, dalle necessità di una «seconda Ricostruzione».
Michele Salvati
5 marzo 2012 | 7:46
http://www.corriere.it/editoriali/12_ma ... 5577.shtml
Nella sua analisi a Salvati, come a molti altri, sfugge un piccolo dettaglio: che in Italia il fenomeno della corruzione ha le dimensioni di oltre 60 miliardi di € all'anno.Anche in altri Paesi, nel giudizio dei loro cittadini, i partiti non se la cavano bene, ma non sono caduti nei sondaggi ai livelli infimi in cui si trovano i partiti italiani.
Nel frattempo, mentre scrive sulle grandi possibilità di un nuovo governo Monti, sulla legge contro la corruzione sono in corso trattative tra il PD e l'on. Ghedini. Sì proprio lui l'avv. Mavalà.
Ora mi chiedo e vorrei chiedere a Salvati ed a quelli che sostengono le sue stesse tesi: come è possibile "un'opera di ricostruzione economica e istituzionale, e un impegno di risanamento morale" attraverso trattative ed accordi con gli emissari e gli avvocati dell'imputato Berlusconi?
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Re: E DOPO MONTI CHE SUCCEDERA' ? CHE VORREMMO SUCCEDESSE?
Beppe Grillo e Valentino Tavolazzi
Beppe Grillo decide di usare le maniere forti e, per la prima volta nella storia del Movimento 5 stelle, dal semplice rimprovero passa all’espulsione. Dopo avere contestato la convention organizzata da alcuni attivisti a Rimini, il comico genovese ha letteralmente cacciato Valentino Tavolazzi, consigliere comunale di Ferrara e fondatore della lista civica Progetto per Ferrara, reo di aver partecipato e lodato l’iniziativa romagnola. “Per me da oggi è fuori dal M5S con la sua lista. Chi vuole lo segua”.
Sul suo blog, il comico genovese ha contestato il fondatore della lista civica "Progetto per Ferrara", accusandolo di non aver "capito lo spirito del movimento, che è quello di svolgere il proprio mandato amministrativo" e non "di organizzare o sostenere fantomatici incontri nazionali in cui si discute dell'organizzazione del M5S"
da Il Fatto quotidiano
Vedo che c'è un gran movimento tra i " 5 Stelle", disubbedendo a Grillo si radunano a Rimini, poi aderiscono al raduno di Marina di Massa, partecipano in gran numero alla Retecivica per più democrazia, tutto fa sperare che "ogni testa un voto" prevalga sui dictat e si rafforzi l'onda lunga
di più democrazia .
Beppe Grillo decide di usare le maniere forti e, per la prima volta nella storia del Movimento 5 stelle, dal semplice rimprovero passa all’espulsione. Dopo avere contestato la convention organizzata da alcuni attivisti a Rimini, il comico genovese ha letteralmente cacciato Valentino Tavolazzi, consigliere comunale di Ferrara e fondatore della lista civica Progetto per Ferrara, reo di aver partecipato e lodato l’iniziativa romagnola. “Per me da oggi è fuori dal M5S con la sua lista. Chi vuole lo segua”.
Sul suo blog, il comico genovese ha contestato il fondatore della lista civica "Progetto per Ferrara", accusandolo di non aver "capito lo spirito del movimento, che è quello di svolgere il proprio mandato amministrativo" e non "di organizzare o sostenere fantomatici incontri nazionali in cui si discute dell'organizzazione del M5S"
da Il Fatto quotidiano
Vedo che c'è un gran movimento tra i " 5 Stelle", disubbedendo a Grillo si radunano a Rimini, poi aderiscono al raduno di Marina di Massa, partecipano in gran numero alla Retecivica per più democrazia, tutto fa sperare che "ogni testa un voto" prevalga sui dictat e si rafforzi l'onda lunga
di più democrazia .
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Re: E DOPO MONTI CHE SUCCEDERA' ? CHE VORREMMO SUCCEDESSE?
Voglia di un partito dei tecnici
boom di consensi e più gente al voto
Secondo la rilevazione di Ipr Marketing per Repubblica.it la nuova aggregazione affiancherebbe il Pd al 22%, rubando voti a Bersani, al Pdl, al Terzo Polo e anche a Di Pietro. In crescita anche la gente che andrebbe a votare
di MATTEO TONELLI
ROMA -Auspicio, timore o illusione che sia, la suggestione che da un governo tecnico si passi ad un partito dei tecnici è sul tavolo della politica. Non a caso oltre per le cose fatte oggi, di Monti e di alcuni suoi ministri, si parla per quello che potrebbero fare domani. Ovvero dopo il 2013, a legislatura ultimata. Monti, però, è stato chiaro: "La mia esperienza politica finirà allora". Una chiusura che non ha impedito che le voci intorno ad un ipotetico attivismo politicio di alcuni suoi ministri, Passera e Riccardi in primis, si siano rincorse. E puntualmente smentite dai diretti interessati. Adesso, un sondaggio realizzato da Ipr Marketin per Repubblica.it, fotografa il grande successo che avrebbe un cosidetto "partito dei tecnici". Una simile aggregazione, infatti, raccoglierebbe il 22 per cento dei consensi. Provocando un vero e proprio terremoto elettorale. A farne le spese sarebbe i due maggiori partiti italiani che sostengono l'esecutivo Monti: Pd e Pdl.
Il partito di Bersani, che attualmente i sondaggi danno saldamente in testa ai consensi, vedrebbe un calo del 6% e dovrebbe dividere la prima piazza proprio con il "partito dei tecnici". Vanno male le cose anche per il Pdl,m che perderebbe 5 punti e arriverebbe al 17%. Segno meno anche per il Terzo Polo. L'Udc scenderebbe dall'8 al 4%, Fli dal3,5% al 2%, l'Api praticamente sparirebbe. Ma il segno meno riguarderebbe praticamente tutti. Anche chi, come l'Idv, di questo governo è oppositore. Di Pietro e i suoi, infatti, si
ritroverebbero dal 7 al 5%, mentre Sel di Nichi Vendola resterebbe saldamente ancorea al 7%.
L'altro aspetto che colpisce riguarda la mobilitazione elettorale. In tempi di sfiducia verso i partiti e di disaffezione elettorale, il semplice ingresso sulla scena dei tecnici avrebbe l'effeto di riportare al voto tanta gente: stando al sondaggio, infatti, gli indecisi e coloro i quali dichiarano di non votare passerebbero dal 47 al 33%.
Fino a qui i dati. Ben più complicata è l'analisi politica di un fenomeno di cui si fa fatica a scorgere i confini. Anzitutto perché un partito "tecnico" che si presenta alle elezioni diventa immediatamente politico. Con, vista la disaffezione verso i partiti, immediate ricadute di appeal sul grado di consenso. Poi perché un agire "tecnico" appare funzionale in un momento di emergenza come quello attuale, con i partiti piazzati quasi ai margini. Una condizione che appare improbabile possa realizzarsi in condizioni di "normalità" politica ed economica. E allora chissà che non accada che qualche singolo "tecnico" tenti l'avventura politica.
(05 marzo 2012)
boom di consensi e più gente al voto
Secondo la rilevazione di Ipr Marketing per Repubblica.it la nuova aggregazione affiancherebbe il Pd al 22%, rubando voti a Bersani, al Pdl, al Terzo Polo e anche a Di Pietro. In crescita anche la gente che andrebbe a votare
di MATTEO TONELLI
ROMA -Auspicio, timore o illusione che sia, la suggestione che da un governo tecnico si passi ad un partito dei tecnici è sul tavolo della politica. Non a caso oltre per le cose fatte oggi, di Monti e di alcuni suoi ministri, si parla per quello che potrebbero fare domani. Ovvero dopo il 2013, a legislatura ultimata. Monti, però, è stato chiaro: "La mia esperienza politica finirà allora". Una chiusura che non ha impedito che le voci intorno ad un ipotetico attivismo politicio di alcuni suoi ministri, Passera e Riccardi in primis, si siano rincorse. E puntualmente smentite dai diretti interessati. Adesso, un sondaggio realizzato da Ipr Marketin per Repubblica.it, fotografa il grande successo che avrebbe un cosidetto "partito dei tecnici". Una simile aggregazione, infatti, raccoglierebbe il 22 per cento dei consensi. Provocando un vero e proprio terremoto elettorale. A farne le spese sarebbe i due maggiori partiti italiani che sostengono l'esecutivo Monti: Pd e Pdl.
Il partito di Bersani, che attualmente i sondaggi danno saldamente in testa ai consensi, vedrebbe un calo del 6% e dovrebbe dividere la prima piazza proprio con il "partito dei tecnici". Vanno male le cose anche per il Pdl,m che perderebbe 5 punti e arriverebbe al 17%. Segno meno anche per il Terzo Polo. L'Udc scenderebbe dall'8 al 4%, Fli dal3,5% al 2%, l'Api praticamente sparirebbe. Ma il segno meno riguarderebbe praticamente tutti. Anche chi, come l'Idv, di questo governo è oppositore. Di Pietro e i suoi, infatti, si
ritroverebbero dal 7 al 5%, mentre Sel di Nichi Vendola resterebbe saldamente ancorea al 7%.
L'altro aspetto che colpisce riguarda la mobilitazione elettorale. In tempi di sfiducia verso i partiti e di disaffezione elettorale, il semplice ingresso sulla scena dei tecnici avrebbe l'effeto di riportare al voto tanta gente: stando al sondaggio, infatti, gli indecisi e coloro i quali dichiarano di non votare passerebbero dal 47 al 33%.
Fino a qui i dati. Ben più complicata è l'analisi politica di un fenomeno di cui si fa fatica a scorgere i confini. Anzitutto perché un partito "tecnico" che si presenta alle elezioni diventa immediatamente politico. Con, vista la disaffezione verso i partiti, immediate ricadute di appeal sul grado di consenso. Poi perché un agire "tecnico" appare funzionale in un momento di emergenza come quello attuale, con i partiti piazzati quasi ai margini. Una condizione che appare improbabile possa realizzarsi in condizioni di "normalità" politica ed economica. E allora chissà che non accada che qualche singolo "tecnico" tenti l'avventura politica.
(05 marzo 2012)
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Re: E DOPO MONTI CHE SUCCEDERA' ? CHE VORREMMO SUCCEDESSE?
Era da prevedersi, e' il risultato del fallimento di "certi" partiti in Italia.
Re: E DOPO MONTI CHE SUCCEDERA' ? CHE VORREMMO SUCCEDESSE?
E certo, siamo stufi di vedere gente poco preparata -per non dire altro- e che ha continuamente bisogno di consulenti pagati come star di hollywood.
I partiti -visto che non si sono smossi di una virgola per riformarsi- farebbero bene a tirare fuori, oltre ad un programma decente, anche dei nomi DEGNI per un ipotetico governo in caso di vittoria.
Io un governo di cs con i soliti "galletti del pollaio" ( che in queste ore si stanno azzuffando alla grande) non lo voto manco morta.
la gente vuole persone competenti e non professionisti della chiacchiera.
l'agire tecnico diventa politico perchè fai parte di una compagine e non di un'altra , ovvio.
secondo me se si vuole "svoltare" il paese i tecnici devono aumentare , non dico che devono esserci sempre governi tecnici, ma le compagini di governo devono allargarsi di più verso queste figure che alla fine del mandato tornano al loro lavoro.
l'agire politico senza l'agire tecnico si è visto dove ci ha portato... l'agire politico "esclusivo" si è incartato e, post monti, difficilmente potrà tornare tutto come prima, i partiti tradizionali sembrano non tenerne conto se non proponendo grandi ammucchiate a garanzia di galleggiamento.
mi piacerebbe tanto sapere cosa intende il giornalista per "normalità" politica ed economica .
a parte la definizione , anche nella "normalità" c'è sempre bisogno di esperti nel risolvere i problemi o gestire i soldi .
I politici tout court non sono più ritenuti esperti di niente , capaci di niente, la loro affidabilità è pari allo zero.
non si va da nessuna parte se non si cambia rotta .
I partiti -visto che non si sono smossi di una virgola per riformarsi- farebbero bene a tirare fuori, oltre ad un programma decente, anche dei nomi DEGNI per un ipotetico governo in caso di vittoria.
Io un governo di cs con i soliti "galletti del pollaio" ( che in queste ore si stanno azzuffando alla grande) non lo voto manco morta.
la gente vuole persone competenti e non professionisti della chiacchiera.
l'agire tecnico diventa politico perchè fai parte di una compagine e non di un'altra , ovvio.
secondo me se si vuole "svoltare" il paese i tecnici devono aumentare , non dico che devono esserci sempre governi tecnici, ma le compagini di governo devono allargarsi di più verso queste figure che alla fine del mandato tornano al loro lavoro.
l'agire politico senza l'agire tecnico si è visto dove ci ha portato... l'agire politico "esclusivo" si è incartato e, post monti, difficilmente potrà tornare tutto come prima, i partiti tradizionali sembrano non tenerne conto se non proponendo grandi ammucchiate a garanzia di galleggiamento.
mi piacerebbe tanto sapere cosa intende il giornalista per "normalità" politica ed economica .
a parte la definizione , anche nella "normalità" c'è sempre bisogno di esperti nel risolvere i problemi o gestire i soldi .
I politici tout court non sono più ritenuti esperti di niente , capaci di niente, la loro affidabilità è pari allo zero.
non si va da nessuna parte se non si cambia rotta .
Re: E DOPO MONTI CHE SUCCEDERA' ? CHE VORREMMO SUCCEDESSE?
Quoto al 1000 per 1000!Amadeus ha scritto:
mi piacerebbe tanto sapere cosa intende il giornalista per "normalità" politica ed economica .
a parte la definizione , anche nella "normalità" c'è sempre bisogno di esperti nel risolvere i problemi o gestire i soldi .
I politici tout court non sono più ritenuti esperti di niente , capaci di niente, la loro affidabilità è pari allo zero.
non si va da nessuna parte se non si cambia rotta .
Questa storia del governo "dei tecnici" vista come un'anomalia è una panzana che ci stanno rifilando per legittimare la spartizione del potere, i vari "manuali Cencelli", che ci hanno venduto come "normalità" costituzionale.
La nostra costituzione (art. 92) stabilisce che "Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri". Punto Non è scritto da nessuna parte che deve farlo su designazione dei partiti, né tanto meno che la sua scelta debba essere limitata agli esponenti politici. La separazione dei poteri, in primis di quello esecutivo da quello legislativo, è anzi uno dei pilastri dello stato di diritto.
Se c'è un'anomalia, io non la vedo nella composizione di questo governo e forse nemmeno nel fatto che, di fronte al baratro finanziario, esso goda (provvisoriamente) del sostegno di un ampio schieramento parlamentare.
L'anomalia, per me, è che esponenti del PD trattino, per esempio, con Ghedini sulla legge anti-corruzione o che si parli di riformare la giustizia d'intesa con i berlusconiani e con i pregiudicati.
Se i partiti (parlo di quelli di centrosinistra, perché sono il mio riferimento) vogliono dare una prova di aver capito a che livello di esasperazione hanno portato la gente, devono fare un passo indietro anche rispetto alla gestione dell'esecutivo e cercare di impegnarsi e qualificarsi nel fare leggi più decenti e serie riforme, soprattutto portando in parlamento gente più presentabile e preparata, non peones schiaccia-bottoni agli ordini di un capo che siede a palazzo Chigi.
E' sulla capacità di fare leggi giuste e coerenti, di riformare lo stato e di dare chiari indirizzi all'esecutivo che si distinguono i partiti, non nell'occupare posti di governo e sottogoverno.
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Re: E DOPO MONTI CHE SUCCEDERA' ? CHE VORREMMO SUCCEDESSE?
@mariokmariok ha scritto:Quoto al 1000 per 1000!Amadeus ha scritto:
mi piacerebbe tanto sapere cosa intende il giornalista per "normalità" politica ed economica .
a parte la definizione , anche nella "normalità" c'è sempre bisogno di esperti nel risolvere i problemi o gestire i soldi .
I politici tout court non sono più ritenuti esperti di niente , capaci di niente, la loro affidabilità è pari allo zero.
non si va da nessuna parte se non si cambia rotta .
Questa storia del governo "dei tecnici" vista come un'anomalia è una panzana che ci stanno rifilando per legittimare la spartizione del potere, i vari "manuali Cencelli", che ci hanno venduto come "normalità" costituzionale.
La nostra costituzione (art. 92) stabilisce che "Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri". Punto Non è scritto da nessuna parte che deve farlo su designazione dei partiti, né tanto meno che la sua scelta debba essere limitata agli esponenti politici. La separazione dei poteri, in primis di quello esecutivo da quello legislativo, è anzi uno dei pilastri dello stato di diritto.
Se c'è un'anomalia, io non la vedo nella composizione di questo governo e forse nemmeno nel fatto che, di fronte al baratro finanziario, esso goda (provvisoriamente) del sostegno di un ampio schieramento parlamentare.
L'anomalia, per me, è che esponenti del PD trattino, per esempio, con Ghedini sulla legge anti-corruzione o che si parli di riformare la giustizia d'intesa con i berlusconiani e con i pregiudicati.
Se i partiti (parlo di quelli di centrosinistra, perché sono il mio riferimento) vogliono dare una prova di aver capito a che livello di esasperazione hanno portato la gente, devono fare un passo indietro anche rispetto alla gestione dell'esecutivo e cercare di impegnarsi e qualificarsi nel fare leggi più decenti e serie riforme, soprattutto portando in parlamento gente più presentabile e preparata, non peones schiaccia-bottoni agli ordini di un capo che siede a palazzo Chigi.
E' sulla capacità di fare leggi giuste e coerenti, di riformare lo stato e di dare chiari indirizzi all'esecutivo che si distinguono i partiti, non nell'occupare posti di governo e sottogoverno.
D'accordo al 1000x1000 specialmente sull'ultimo paragrafo che ho evidenziato in blù.
@amadeus
Per dar forza a quanto tu hai scritto e che ho evidenziato in rosso, osserva questo video che mariok ha postato sul topic Articolo 18:
http://www.youtube.com/watch?v=hJapCl9- ... r_embedded
Mi fa specie che con questo lerciume presente in parlamento si debba modificare la parte costituzionale sull'assetto delle 2 camere.
Su questo punto ha ragione Gustavo Zagrebelsky quando pretende un referendum confermativo a valle della modifica ... un referendum democratico seppur non previsto dalla costituzione,
Un saluto
joblack
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: E DOPO MONTI CHE SUCCEDERA' ? CHE VORREMMO SUCCEDESSE?
Qui, Ama' non si tratta d'essere politici o tecnici.Amadeus ha scritto:E certo, siamo stufi di vedere gente poco preparata -per non dire altro- e che ha continuamente bisogno di consulenti pagati come star di hollywood.
I partiti -visto che non si sono smossi di una virgola per riformarsi- farebbero bene a tirare fuori, oltre ad un programma decente, anche dei nomi DEGNI per un ipotetico governo in caso di vittoria.
Io un governo di cs con i soliti "galletti del pollaio" ( che in queste ore si stanno azzuffando alla grande) non lo voto manco morta.
la gente vuole persone competenti e non professionisti della chiacchiera.
l'agire tecnico diventa politico perchè fai parte di una compagine e non di un'altra , ovvio.
secondo me se si vuole "svoltare" il paese i tecnici devono aumentare , non dico che devono esserci sempre governi tecnici, ma le compagini di governo devono allargarsi di più verso queste figure che alla fine del mandato tornano al loro lavoro.
l'agire politico senza l'agire tecnico si è visto dove ci ha portato... l'agire politico "esclusivo" si è incartato e, post monti, difficilmente potrà tornare tutto come prima, i partiti tradizionali sembrano non tenerne conto se non proponendo grandi ammucchiate a garanzia di galleggiamento.
mi piacerebbe tanto sapere cosa intende il giornalista per "normalità" politica ed economica .
a parte la definizione , anche nella "normalità" c'è sempre bisogno di esperti nel risolvere i problemi o gestire i soldi .
I politici tout court non sono più ritenuti esperti di niente , capaci di niente, la loro affidabilità è pari allo zero.
non si va da nessuna parte se non si cambia rotta .
In tutti i partiti della 1° repubblica(termine che non mi ha mai convinto e che son cotretto a citare per farmi capire) c'erano dei tecinci.
Il problema vero e' che mancano gli obiettivi nei partiti e quindi i tecnici che ci sono dentro portano soltanto le loro idee personali.
Si trovano in quel partito non perche' condividano una linea guida che non esiste ma perche fanno riferimento ad una corrente politica che ha obiettivi che spesso si trova in contrasto fra di loro.
Nel vecchio PCI c'erano i responsabili economici che erano dei tecnici oltre che dei politici, vedi Barca, Charomenti etc...che che condividevano le linee politiche economiche del partito. Ce'rano si' divergenze ma queste rano soltanto come raggiungere gli obiettivi ma mai sugli obiettivi. Scherziamo?
Nei DS, ultimamente c'era Visco e qualcun altro che pure cominciando ad evre difficolta di vedute cmq portava avanti una politica condivisa dal partito stesso. Poi, quando e' stato creato il PD e' saltato tutto e di conseguenza e' stato fatto fuori sperche le sue vedute che non corrispondevano a gran parte degli ex DC e co. e qundi per non rompere si e' messo da parte. In parole povere lo hanno accompagnato alla porta,
Allora che si vuol pretendere da un partito che non ha una politica economica cosi' confusa e non condivisa da tutti?
Basterebbe far riferimento ai problemi del lavoro, politice economiche finanziarie, problemi delle leicita e...chi piu' ne ha piu' ne metta.
Quindi non venitemi a dire che dei partiti possiamo farne a meno mentre dei tecnici no.
Il problema sono gli obiettivi che un partito. I tecnici vengono dopo se condividono gli obiettivi.
Ora quali sono i tecnici all'interno del PD? E se ci sono condividono tutti la stessa linea?
Anche Andreatta nella DC era un tecnico oltre ad essere un dirigente. Aveva la sue idee sull'economia che spesso non venivano condivise dal suo stesso partito che a sua volta aveva un responsabile economico finanziario di area di destra.
Purtroppo la Dc come il PCI sono poi implosi su se stessi sopratutto anche per mancanza di obiettivi chiari. Ormai all'interno non si ragionava piu' per obiettivi condivisi ma per correnti e queste correnti avevano linee politiche che non si assomigliavano per niwente Erano come tanti partitini all'interno dello stesso partito. Ecche' politiche potevano fare in questo modo?
Anche ora questi che ci governano sono dei tecnici ma non pensate che non siano politici . Non sono hanno tessere di partito (mahh) ma decidono in base alle loro idee politice.
Quindi siamo tutti dei politici quando indichiamo delle vie da seguire. Cosa importante e' che queste vie siano condivise sopratutto da chi appartiene allo stesso partito altrimenti sarebbe cosa migliore dividersi e poi casomai trattare .
Qundi Ama' di politica abbiamo sempre piu' bisogno ma di quella vera e non di questa. I tecnici, tanto votati come si vede da questi sondaggi, non sono altro dei politici e come politici seguono le loro linee.
A differenza dei loro coetanei non devono far riferimento ad un elettorato e quindi piaccia o non piaccia vanno diritti verso il loro modo di intendere la politica. Quella loro s'intende.
Il sondaggi quindi piu' che premiera Monti o questi "tecnici" condannano questi partiti che vivono nel nulla e della vera POlis non hanno niente. Che serve un partito se non e' in grado di far capire che societa futura vuole intendere.
Si assomligliano un po' tutti a parte qualche piccola differenza.
Che vuoi pretendere da un elettorato che per anni e' stato abbandonato su se stesso?
Che vuoi pretendere da chi la sua cultura socio-politica si e' formata con l'isola dei famiso, grande fratello e cosi' via e con le TV commerciali per non parlare poi dei giornali??
mi son troppo dilungatoooo scusami
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
Re: E DOPO MONTI CHE SUCCEDERA' ? CHE VORREMMO SUCCEDESSE?
Un passo indietro rispetto all'occupazione del potere, in Rai come nelle Asl, ma anche nel governo, non è la soluzione, ma aiuterebbe i partiti a ritrovare le ragioni dello stare nella società e nelle assemblee rappresentative.
Non dimentichiamoci che l'inizio della fine del governo Prodi fu quando dovette nominare 102 tra ministri, viceministri e sottosegretari, per assicurare a tutti (partiti, partitini e correnti) una poltrona nell'esecutivo.
Gente come Paolo Cento che andava a manifestare al DalMolin con l'auto blu da sottosegretario ed altri simili esempi, contribuirono non poco a far colare a picco la popolarità di Prodi nel giro di qualche mese.
Oggi nessuno me lo toglie dalla testa che "gli scontri" interni sulla linea politica sono tutta una farsa che nasconde la sostanza della lotta, che non è la "gloriosa" lotta politica dei miti del passato, ma è pura e semplice lotta di potere.
Non dimentichiamoci che l'inizio della fine del governo Prodi fu quando dovette nominare 102 tra ministri, viceministri e sottosegretari, per assicurare a tutti (partiti, partitini e correnti) una poltrona nell'esecutivo.
Gente come Paolo Cento che andava a manifestare al DalMolin con l'auto blu da sottosegretario ed altri simili esempi, contribuirono non poco a far colare a picco la popolarità di Prodi nel giro di qualche mese.
Oggi nessuno me lo toglie dalla testa che "gli scontri" interni sulla linea politica sono tutta una farsa che nasconde la sostanza della lotta, che non è la "gloriosa" lotta politica dei miti del passato, ma è pura e semplice lotta di potere.
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