Come se ne viene fuori ?
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
Day after day
I disperati dell'oltre tomba
Sondaggio Swg Pdl 15%
PDL
Alfano chiama Vittorio Feltri
"Candidati alle primarie"
Il segretario del Popolo delle Libertà ha invitato l'ex direttore del Giornale a scendere in campo per portare idee nuove al partito. Il 27 giugno, invece, la Direzione nazionale
ROMA - "Ho chiamato poco fa Vittorio Feltri per invogliarlo a scendere in campo e candidarsi alle primarie del Pdl e competere così a una grande gara". Lo ha detto il segretario Pdl, Angelino Alfano, annunciando anche il 27 giugno come data della Direzione nazionale chiamata a "rilanciare la proposta politica del partito". La proposta sa un po' di provocazione. Alfano, infatti, rappresenta l'area moderata del Pdl, spesso in contrasto con le linee editoriali de Il Giornale e del suo ex direttore oggi editorialista. Il quotidiano si è spesso schierato dalla parte di quei candidati più distanti dal segretario, come la deputata Daniela Santanchè.
La risposta di Feltri.
"I parlamentari sono degli straccioni. Io guadagno 700 mila euro l'anno, non posso rinunciare all'attuale reddito per andare a prendere quella straccia di indennità parlamentare. Non voglio campare, voglio vivere. Non dico no in assoluto alla politica ma prima devo capire di che cosa si tratta, se la proposta mi garba la valuto", è stata la risposta di Feltri.
La prossima direzione. "Con le primarie - ha esordito Alfano a margine della conferenza stampa della Giovane Italia che si è tenuta questa mattina nella sede nazionale del Popolo della Libertà a via dell'Umiltà a Roma - avremo un'occasione vera per far emergere le migliori risorse di cui disponiamo. Mi auguro che siano le primarie più partecipate. È un'occasione per il rilancio
del Pdl anche con candidature nuove, di soggetti che non hanno avuto in passato militanza politica". A chi opponeva che Feltri forse non potesse rappresentare un elemento di innovazione, Alfano ha replicato: "Alle primarie può giocare la nazionale non per forza la nazionale under 21". E sulla possibile partecipazione della Santanchè: "Ci mancherebbe altro - ha commentato il segretario - Siamo per le primarie aperte. Non ci deve essere il gradimento della segretaria del partito sulle candidature".
(15 giugno 2012)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HRER2-1
I disperati dell'oltre tomba
Sondaggio Swg Pdl 15%
PDL
Alfano chiama Vittorio Feltri
"Candidati alle primarie"
Il segretario del Popolo delle Libertà ha invitato l'ex direttore del Giornale a scendere in campo per portare idee nuove al partito. Il 27 giugno, invece, la Direzione nazionale
ROMA - "Ho chiamato poco fa Vittorio Feltri per invogliarlo a scendere in campo e candidarsi alle primarie del Pdl e competere così a una grande gara". Lo ha detto il segretario Pdl, Angelino Alfano, annunciando anche il 27 giugno come data della Direzione nazionale chiamata a "rilanciare la proposta politica del partito". La proposta sa un po' di provocazione. Alfano, infatti, rappresenta l'area moderata del Pdl, spesso in contrasto con le linee editoriali de Il Giornale e del suo ex direttore oggi editorialista. Il quotidiano si è spesso schierato dalla parte di quei candidati più distanti dal segretario, come la deputata Daniela Santanchè.
La risposta di Feltri.
"I parlamentari sono degli straccioni. Io guadagno 700 mila euro l'anno, non posso rinunciare all'attuale reddito per andare a prendere quella straccia di indennità parlamentare. Non voglio campare, voglio vivere. Non dico no in assoluto alla politica ma prima devo capire di che cosa si tratta, se la proposta mi garba la valuto", è stata la risposta di Feltri.
La prossima direzione. "Con le primarie - ha esordito Alfano a margine della conferenza stampa della Giovane Italia che si è tenuta questa mattina nella sede nazionale del Popolo della Libertà a via dell'Umiltà a Roma - avremo un'occasione vera per far emergere le migliori risorse di cui disponiamo. Mi auguro che siano le primarie più partecipate. È un'occasione per il rilancio
del Pdl anche con candidature nuove, di soggetti che non hanno avuto in passato militanza politica". A chi opponeva che Feltri forse non potesse rappresentare un elemento di innovazione, Alfano ha replicato: "Alle primarie può giocare la nazionale non per forza la nazionale under 21". E sulla possibile partecipazione della Santanchè: "Ci mancherebbe altro - ha commentato il segretario - Siamo per le primarie aperte. Non ci deve essere il gradimento della segretaria del partito sulle candidature".
(15 giugno 2012)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HRER2-1
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
Ancora ieri in tv è stato affermato: “Si vive una volta sola”
Allora significa che abbiamo sbagliato tutto nella vita, perché solo a dire le pirlate che dice Littorio Feltri si possono portare a casa 700 mila euro all’anno.
Allora significa che abbiamo sbagliato tutto nella vita, perché solo a dire le pirlate che dice Littorio Feltri si possono portare a casa 700 mila euro all’anno.
Re: Come se ne viene fuori ?
Vedendo Alfano ( dire queste boiate) ieri mi è tornato in mente Richard Gere che fa l'avvocato difensore di indifendibili omicide nel film Chicago. Non ho trovato niente di sottotitolato , sorry, ma tanto il trabocchetto lo conosciamo tutti.
"Razzle dazzle them " vuol dire più o meno : fai caciara e baldoria , eccitali, confondili , stordiscili.
http://www.youtube.com/watch?v=YW3MIixEps4
Billy Flynn -razzle dazzle ( Chicago , Rob Marshall 2002)
...
How can they hear the truth above the roar?
....
Give 'em the old three ring circus
Stun and stagger 'em
When you're in trouble, go into your dance
...
Long as you keep 'em way off balance
How can they spot you got no talents?
...
razzle dazzle them
And they'll make you a star!
"Razzle dazzle them " vuol dire più o meno : fai caciara e baldoria , eccitali, confondili , stordiscili.
http://www.youtube.com/watch?v=YW3MIixEps4
Billy Flynn -razzle dazzle ( Chicago , Rob Marshall 2002)
...
How can they hear the truth above the roar?
....
Give 'em the old three ring circus
Stun and stagger 'em
When you're in trouble, go into your dance
...
Long as you keep 'em way off balance
How can they spot you got no talents?
...
razzle dazzle them
And they'll make you a star!
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
Day after day
Il fasullo di Hardcore dopo la metà degli anni novanta è diventato un sorvegliato speciale della magistratura milanese. Lui per salvarsi ha fatto diventare sorvegliato speciale a livello internazionale un’intero Paese di 60 milioni di abitanti,…..forse meglio merli se hanno impiegato diciott’anni a capire chi fosse il fasullo brianzolo.
Adesso non siamo più sorvegliati speciali, annuncia la Lagarde, ma…
***
G20
Fonti del Fmi: L' Italia? Non è più sorvegliato speciale ma resta il rischio di contagio
Allarme Spagna. Il Fondo teme una recessione «senza precedenti»
L'Italia «non sarà di nuovo sorvegliata speciale» come allo scorso vertice di Cannes, ma il rischio che «diventi la prossima vittima del contagio» è uno dei temi nell'agenda del G20 di Los Cabos. Così all'Ansa una fonte vicina al Fmi, secondo cui non dovrebbe riproporsi il tentativo di «sorveglianza rafforzata» da parte del Fondo monetario internazionale.
MADRID - È allarme rosso per la Spagna che, scrive il Fondo un rapporto, rischia «una doppia recessione senza precedenti» combinata a «un alto tasso di disoccupazione». Il deficit del Paese sarà maggiore di quanto stimato e per questo il suo governo deve fare di più. Secondo l'Fmi la Spagna dovrebbe prendere in considerazione l'idea di aumentare il gettito fiscale per ridurre il disavanzo e tagliare la spesa. Inoltre, il Fondo con sede a Washington sottolinea che il deficit non deve essere ridotto troppo in fretta, data la debolezza dell'economia spagnola. .
15 giugno 2012 | 20:18
http://www.corriere.it/economia/12_giug ... 2896.shtml
Il fasullo di Hardcore dopo la metà degli anni novanta è diventato un sorvegliato speciale della magistratura milanese. Lui per salvarsi ha fatto diventare sorvegliato speciale a livello internazionale un’intero Paese di 60 milioni di abitanti,…..forse meglio merli se hanno impiegato diciott’anni a capire chi fosse il fasullo brianzolo.
Adesso non siamo più sorvegliati speciali, annuncia la Lagarde, ma…
***
G20
Fonti del Fmi: L' Italia? Non è più sorvegliato speciale ma resta il rischio di contagio
Allarme Spagna. Il Fondo teme una recessione «senza precedenti»
L'Italia «non sarà di nuovo sorvegliata speciale» come allo scorso vertice di Cannes, ma il rischio che «diventi la prossima vittima del contagio» è uno dei temi nell'agenda del G20 di Los Cabos. Così all'Ansa una fonte vicina al Fmi, secondo cui non dovrebbe riproporsi il tentativo di «sorveglianza rafforzata» da parte del Fondo monetario internazionale.
MADRID - È allarme rosso per la Spagna che, scrive il Fondo un rapporto, rischia «una doppia recessione senza precedenti» combinata a «un alto tasso di disoccupazione». Il deficit del Paese sarà maggiore di quanto stimato e per questo il suo governo deve fare di più. Secondo l'Fmi la Spagna dovrebbe prendere in considerazione l'idea di aumentare il gettito fiscale per ridurre il disavanzo e tagliare la spesa. Inoltre, il Fondo con sede a Washington sottolinea che il deficit non deve essere ridotto troppo in fretta, data la debolezza dell'economia spagnola. .
15 giugno 2012 | 20:18
http://www.corriere.it/economia/12_giug ... 2896.shtml
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
Day after day
VV.FF.
Piuttosto, se c’è stata una parabola discendente della fiducia dei mercati nella capacità del governo Monti di affrontare i mali strutturali dell’Italia, essa è dipesa proprio dal condizionamento politico che ha mostrato di subire, per esempio sul mercato del lavoro.
Certo che anche il pompiere Polito (Polito el Drito,..per Travaglio) è proprio una volpe. Sostenere che la parabola di Monti dipende dal condizionamento subito per il mercato del lavoro è perlomeno delirante.
E’ un’affermazione che meriterebbe l’assalto alla Bastiglia.
Quando da più di dieci anni le imprese italiane non sanno come affrontare il problema della concorrenza dei prodotti provenienti dalla Cina, dove la paga base ad oggi nella parte centrale della terra del Dragone è di 80 dollari/mese, 63,34 euro/mese, registriamo ieri che nella casta dei giornalisti il camerata Littorio Feltri porta a casa 700 mila euro l’anno per scrivere drammatiche pirlate sulla carta stampata.
Polito è out, per quanto riguarda il declino di Monti, perché è dovuto alla incapacità sua e dei suoi ministrini. Se non avesse sbagliato da subito il tipo di manovra economico-finanziaria non saremmo a questo punto, che Cingolani ha definito grave come a novembre, stamani a Omnibus.
Man mano che passano le ore ci si rende sempre più conto che da questo disastro non ne usciremo tanto facilmente.
****
LEMANOVRE PER IL VOTO ANTICIPATO
I disfattisti in agguato
Mentre Sagunto brucia, a Roma si succedono riunioni di congiurati per decidere come buttare giù il governo prima dell’estate e provocare così le elezioni anticipate a ottobre.La voglia di far saltare tutto, si sa, serpeggia da tempo in entrambi i maggiori partiti. Ma se nel Pd Bersani ha l’autorità per zittire un Fassina, nel Pdl pare che Alfano non ne abbia abbastanza per mettere a tacere una folta schiera di sediziosi, ex ministri berlusconiani ed ex colonnelli finiani. Come dice sconfortato uno dei dirigenti più vicini alla segreteria, «qui è rimasto un piccolo gruppo di partigiani che rischia di finire appeso a testa in giù, questa volta dai fascisti».
I congiurati propongono di usare il vertice europeo di fine mese come un ultimatum per Monti: se da Bruxelles il premier non tornasse con una valigia carica di eurobond o con altre misure in grado di salvare miracolosamente l’Italia, allora verrebbe il momento di farlo cadere. Come? Sfruttando il casus belli preparato da Di Pietro e dalla Lega con la mozione di sfiducia contro Elsa Fornero. Così la destra silurerebbe il ministro più inviso alla sinistra, in una sorta di grande coalizione antieuropea che sembra un preludio perfetto del caos greco. Ma del resto ogni occasione è buona: luglio, si dice in Transatlantico, sarà il mese dei cecchini.
La tensione politica è dunque alta, anche se il piano è scombiccherato. Il vantaggio di andare alle urne per il Pdl infatti non è chiaro, visti i sondaggi. Ma lo svantaggio per il Paese è chiarissimo. Sarebbe come dire che se l’Europa non ci soccorre, ci lasciamo affogare. Ai guai della nostra economia aggiungeremmo lo sfacelo politico. I due argomenti che i congiurati usano per coprirsi col manto dell’interesse nazionale sono infatti entrambi infondati. Il primo, secondo il quale per fronteggiare l’emergenza è meglio eleggere un nuovo governo, è smentito dal caso della Spagna, Paese che con un premier nuovo di zecca sta già peggio di prima delle elezioni. Il secondo argomento, secondo il quale Monti non sbatterebbe abbastanza il pugno sul tavolo europeo come invece faceva Berlusconi, ha un che di onirico: da mesi Berlusconi in Europa non sbatteva proprio niente e le norme sulle banche che svalutarono i nostri titoli di Stato furono varate nell’ultimo vertice cui abbia partecipato.
Piuttosto, se c’è stata una parabola discendente della fiducia dei mercati nella capacità del governo Monti di affrontare i mali strutturali dell’Italia, essa è dipesa proprio dal condizionamento politico che ha mostrato di subire, per esempio sul mercato del lavoro. Né giova riparare infilando le dita negli occhi dei partiti, a sinistra con gli esodati e a destra con le norme sulla corruzione. Ma il binario morto su cui sembra essere finito il Parlamento è originato proprio dalla campagna elettorale strisciante di chi vorrebbe andare subito alle urne. È il clima politico a indebolire il governo, non il contrario; e a rendere più difficile che anche i provvedimenti sullo sviluppo possano dispiegare il loro effetto positivo sulla scena europea.
D’altra parte, se gli italiani pensassero che qualche nuovo leader politico farebbe oggi meglio di Monti, i sondaggi ce lo direbbero: invece dicono Grillo. Le elezioni a ottobre provocherebbero sullo spread lo stesso effetto thriller che stanno avendo quelle greche. Senza contare che i congiurati hanno già segnato sul calendario una data di pessimo auspicio per andare alle urne: quella del 28 ottobre, novantesimo anniversario della Marcia su Roma.
Antonio Polito
16 giugno 2012 | 9:34
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere.it
VV.FF.
Piuttosto, se c’è stata una parabola discendente della fiducia dei mercati nella capacità del governo Monti di affrontare i mali strutturali dell’Italia, essa è dipesa proprio dal condizionamento politico che ha mostrato di subire, per esempio sul mercato del lavoro.
Certo che anche il pompiere Polito (Polito el Drito,..per Travaglio) è proprio una volpe. Sostenere che la parabola di Monti dipende dal condizionamento subito per il mercato del lavoro è perlomeno delirante.
E’ un’affermazione che meriterebbe l’assalto alla Bastiglia.
Quando da più di dieci anni le imprese italiane non sanno come affrontare il problema della concorrenza dei prodotti provenienti dalla Cina, dove la paga base ad oggi nella parte centrale della terra del Dragone è di 80 dollari/mese, 63,34 euro/mese, registriamo ieri che nella casta dei giornalisti il camerata Littorio Feltri porta a casa 700 mila euro l’anno per scrivere drammatiche pirlate sulla carta stampata.
Polito è out, per quanto riguarda il declino di Monti, perché è dovuto alla incapacità sua e dei suoi ministrini. Se non avesse sbagliato da subito il tipo di manovra economico-finanziaria non saremmo a questo punto, che Cingolani ha definito grave come a novembre, stamani a Omnibus.
Man mano che passano le ore ci si rende sempre più conto che da questo disastro non ne usciremo tanto facilmente.
****
LEMANOVRE PER IL VOTO ANTICIPATO
I disfattisti in agguato
Mentre Sagunto brucia, a Roma si succedono riunioni di congiurati per decidere come buttare giù il governo prima dell’estate e provocare così le elezioni anticipate a ottobre.La voglia di far saltare tutto, si sa, serpeggia da tempo in entrambi i maggiori partiti. Ma se nel Pd Bersani ha l’autorità per zittire un Fassina, nel Pdl pare che Alfano non ne abbia abbastanza per mettere a tacere una folta schiera di sediziosi, ex ministri berlusconiani ed ex colonnelli finiani. Come dice sconfortato uno dei dirigenti più vicini alla segreteria, «qui è rimasto un piccolo gruppo di partigiani che rischia di finire appeso a testa in giù, questa volta dai fascisti».
I congiurati propongono di usare il vertice europeo di fine mese come un ultimatum per Monti: se da Bruxelles il premier non tornasse con una valigia carica di eurobond o con altre misure in grado di salvare miracolosamente l’Italia, allora verrebbe il momento di farlo cadere. Come? Sfruttando il casus belli preparato da Di Pietro e dalla Lega con la mozione di sfiducia contro Elsa Fornero. Così la destra silurerebbe il ministro più inviso alla sinistra, in una sorta di grande coalizione antieuropea che sembra un preludio perfetto del caos greco. Ma del resto ogni occasione è buona: luglio, si dice in Transatlantico, sarà il mese dei cecchini.
La tensione politica è dunque alta, anche se il piano è scombiccherato. Il vantaggio di andare alle urne per il Pdl infatti non è chiaro, visti i sondaggi. Ma lo svantaggio per il Paese è chiarissimo. Sarebbe come dire che se l’Europa non ci soccorre, ci lasciamo affogare. Ai guai della nostra economia aggiungeremmo lo sfacelo politico. I due argomenti che i congiurati usano per coprirsi col manto dell’interesse nazionale sono infatti entrambi infondati. Il primo, secondo il quale per fronteggiare l’emergenza è meglio eleggere un nuovo governo, è smentito dal caso della Spagna, Paese che con un premier nuovo di zecca sta già peggio di prima delle elezioni. Il secondo argomento, secondo il quale Monti non sbatterebbe abbastanza il pugno sul tavolo europeo come invece faceva Berlusconi, ha un che di onirico: da mesi Berlusconi in Europa non sbatteva proprio niente e le norme sulle banche che svalutarono i nostri titoli di Stato furono varate nell’ultimo vertice cui abbia partecipato.
Piuttosto, se c’è stata una parabola discendente della fiducia dei mercati nella capacità del governo Monti di affrontare i mali strutturali dell’Italia, essa è dipesa proprio dal condizionamento politico che ha mostrato di subire, per esempio sul mercato del lavoro. Né giova riparare infilando le dita negli occhi dei partiti, a sinistra con gli esodati e a destra con le norme sulla corruzione. Ma il binario morto su cui sembra essere finito il Parlamento è originato proprio dalla campagna elettorale strisciante di chi vorrebbe andare subito alle urne. È il clima politico a indebolire il governo, non il contrario; e a rendere più difficile che anche i provvedimenti sullo sviluppo possano dispiegare il loro effetto positivo sulla scena europea.
D’altra parte, se gli italiani pensassero che qualche nuovo leader politico farebbe oggi meglio di Monti, i sondaggi ce lo direbbero: invece dicono Grillo. Le elezioni a ottobre provocherebbero sullo spread lo stesso effetto thriller che stanno avendo quelle greche. Senza contare che i congiurati hanno già segnato sul calendario una data di pessimo auspicio per andare alle urne: quella del 28 ottobre, novantesimo anniversario della Marcia su Roma.
Antonio Polito
16 giugno 2012 | 9:34
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere.it
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
Day after day
Gli ultimi giorni di Salò
La paura fa... novanta
La liquefazione / polverizzazione dei bucaneros
Questo processo non sarà indolore anche per il resto degli italiani.
I bucaneros sono tutti presi tra le ganasce di una morsa. Sono senza via di scampo.
Se continuano in questo modo, come dice il capo, perdono 1 punto a settimana,.... da
suicidio politico.
Se reagiscono e staccano la spina la situazione peggiora per tutti e soprattutto per loro che verranno inseguiti sul Pack e dovranno fare lo slalom tra i pinguini.
Situazione veramente difficile da risolvere!!
Ma non avevano per capo il figlio del dio Ammon? Quello del "ghe pensi mi"?
IL CASO
Incubo Pdl, scende al 15 per cento
Berlusconi: "Il partito non c'è più"
L'ultima rilevazione della Swg inchioda il Popolo delle libertà a cifre bassissime e il Cavaliere si chiede se reggerà fino alle primarie. La Meloni lascia i Giovani
di CARMELO LOPAPA
ROMA - Il Pdl in piena sindrome da 15 per cento. L'incubo diventa realtà e l'ultima rilevazione Swg di ieri cristallizza con quelle due cifre un tracollo di consensi che da via dell'Umiltà a Palazzo Grazioli temevano e in qualche misura già conoscevano. In queste ore non sono più i soli barricaderi ex An a chiedersi se il partito reggerà fino alle primarie di ottobre. Silvio Berlusconi quei dati se li rigira tra le mani, sempre più convinto che occorra "una scossa", che l'attuale baracca non basta: "Il Pdl non c'è più, esiste solo nelle teste dei nostri dirigenti" è la riflessione più amara del capo. Moltiplicare l'offerta con liste di giovani, di donne, di imprenditori e volti nuovi della società civile resta la soluzione preferita, un cantiere aperto al quale il Cavaliere in gran segreto sta già lavorando, in vista delle Politiche. Ma le elezioni sono lontane. Nel frattempo il Pdl è in piena emorragia. Ormai stabilmente sotto il 20, secondo tutti i sondaggisti, comunque terza forza alle spalle di Grillo. Viaggiava sopra il 25 in novembre scorso, all'insediamento del governo Monti. "La preoccupazione c'è, il vero problema è che manca la reazione", spiega un ex ministro sconfortato.
L'ultima rilevazione registrata una settimana fa da Euromedia Research, società di fiducia di Berlusconi, dava al Pdl una forbice tra 18 e 20 per cento. "Ma tutti i grandi partiti presenti in Parlamento pagano dazio, perdono consensi - spiega Alessandra Ghisleri, direttrice dell'istituto - E guadagna chi nelle Camere non c'è: Grillo e, in parte, Vendola". Consigli al Cavaliere sostiene di non averne forniti. "Ma un messaggio va colto: gli elettori dicono in coro che a loro non piace questo modo di fare politica, si attendono risposte immediate ai loro problemi reali".
Angelino Alfano confida nelle primarie per rilanciare il partito. Ha convocato per lunedì il tavolo "delle regole" che dovrebbe disciplinarle. E una direzione nazionale - sollecitata da tanti - per il 27 giugno. Ma del congresso nazionale non si ha notizia.
Il calo di consensi lo riconduce al "sostegno al governo Monti: scontiamo l'opposizione dei nostri elettori". Ma confida sul fatto che gli elettori non siano "fuggiti altrove: li riconquisteremo". Lo dice durante la conferenza stampa convocata per ufficializzare le dimissioni del presidente della Giovane Italia, Giorgia Meloni, sostituita da Marco Perissa (classe '82, anche lui della scuderia Azione Giovani), che affiancherà la coordinatrice Annagrazia Calabria. L'ex ministro nella lettera di dimissioni rimarca la mancata convocazione di un congresso dei giovani per passare il testimone. Correrà anche lei per le primarie? La Meloni risponde solo che non lo ha preso in considerazione e che non lascia perché "è già pronta un'altra poltrona". Ma tutta l'area ex An si sta interrogando se sposare la causa Alfano o condurre una battaglia in sostegno proprio della Meloni per andare alla conta.
Il segretario, in maniche di camicia e in versione "smile" davanti ai giovani (dal 21 al 23 la loro assemblea a Fiuggi), si augura che le primarie siano le "più partecipate" possibile, che si trasformino in una "grande festa". Rivela di aver chiamato Vittorio Feltri e di averlo invitato a partecipare. Salvo essere gelato poche ore dopo dal direttore editoriale del Giornale: "Non ho ricevuto alcun invito, solo una telefonata di cortesia. Valuterò, i parlamentari sono degli straccioni, io guadagno 700 mila euro l'anno". Galan si è candidato. Daniela Santanché, forte dei sondaggi interni, è già in campagna elettorale (col placet del Cavaliere). "Certo che sono in corsa - spiega - Io non ho alcun tatticismo, nessuna strategia, solo un credo, un cuore, una passione".(Meglio non fare commenti sulla Santadeché, li ha già fatti Andrea Luporini sul suo sito twitter.-ndt)
(16 giugno 2012)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HREC1-5
Gli ultimi giorni di Salò
La paura fa... novanta
La liquefazione / polverizzazione dei bucaneros
Questo processo non sarà indolore anche per il resto degli italiani.
I bucaneros sono tutti presi tra le ganasce di una morsa. Sono senza via di scampo.
Se continuano in questo modo, come dice il capo, perdono 1 punto a settimana,.... da
suicidio politico.
Se reagiscono e staccano la spina la situazione peggiora per tutti e soprattutto per loro che verranno inseguiti sul Pack e dovranno fare lo slalom tra i pinguini.
Situazione veramente difficile da risolvere!!
Ma non avevano per capo il figlio del dio Ammon? Quello del "ghe pensi mi"?
IL CASO
Incubo Pdl, scende al 15 per cento
Berlusconi: "Il partito non c'è più"
L'ultima rilevazione della Swg inchioda il Popolo delle libertà a cifre bassissime e il Cavaliere si chiede se reggerà fino alle primarie. La Meloni lascia i Giovani
di CARMELO LOPAPA
ROMA - Il Pdl in piena sindrome da 15 per cento. L'incubo diventa realtà e l'ultima rilevazione Swg di ieri cristallizza con quelle due cifre un tracollo di consensi che da via dell'Umiltà a Palazzo Grazioli temevano e in qualche misura già conoscevano. In queste ore non sono più i soli barricaderi ex An a chiedersi se il partito reggerà fino alle primarie di ottobre. Silvio Berlusconi quei dati se li rigira tra le mani, sempre più convinto che occorra "una scossa", che l'attuale baracca non basta: "Il Pdl non c'è più, esiste solo nelle teste dei nostri dirigenti" è la riflessione più amara del capo. Moltiplicare l'offerta con liste di giovani, di donne, di imprenditori e volti nuovi della società civile resta la soluzione preferita, un cantiere aperto al quale il Cavaliere in gran segreto sta già lavorando, in vista delle Politiche. Ma le elezioni sono lontane. Nel frattempo il Pdl è in piena emorragia. Ormai stabilmente sotto il 20, secondo tutti i sondaggisti, comunque terza forza alle spalle di Grillo. Viaggiava sopra il 25 in novembre scorso, all'insediamento del governo Monti. "La preoccupazione c'è, il vero problema è che manca la reazione", spiega un ex ministro sconfortato.
L'ultima rilevazione registrata una settimana fa da Euromedia Research, società di fiducia di Berlusconi, dava al Pdl una forbice tra 18 e 20 per cento. "Ma tutti i grandi partiti presenti in Parlamento pagano dazio, perdono consensi - spiega Alessandra Ghisleri, direttrice dell'istituto - E guadagna chi nelle Camere non c'è: Grillo e, in parte, Vendola". Consigli al Cavaliere sostiene di non averne forniti. "Ma un messaggio va colto: gli elettori dicono in coro che a loro non piace questo modo di fare politica, si attendono risposte immediate ai loro problemi reali".
Angelino Alfano confida nelle primarie per rilanciare il partito. Ha convocato per lunedì il tavolo "delle regole" che dovrebbe disciplinarle. E una direzione nazionale - sollecitata da tanti - per il 27 giugno. Ma del congresso nazionale non si ha notizia.
Il calo di consensi lo riconduce al "sostegno al governo Monti: scontiamo l'opposizione dei nostri elettori". Ma confida sul fatto che gli elettori non siano "fuggiti altrove: li riconquisteremo". Lo dice durante la conferenza stampa convocata per ufficializzare le dimissioni del presidente della Giovane Italia, Giorgia Meloni, sostituita da Marco Perissa (classe '82, anche lui della scuderia Azione Giovani), che affiancherà la coordinatrice Annagrazia Calabria. L'ex ministro nella lettera di dimissioni rimarca la mancata convocazione di un congresso dei giovani per passare il testimone. Correrà anche lei per le primarie? La Meloni risponde solo che non lo ha preso in considerazione e che non lascia perché "è già pronta un'altra poltrona". Ma tutta l'area ex An si sta interrogando se sposare la causa Alfano o condurre una battaglia in sostegno proprio della Meloni per andare alla conta.
Il segretario, in maniche di camicia e in versione "smile" davanti ai giovani (dal 21 al 23 la loro assemblea a Fiuggi), si augura che le primarie siano le "più partecipate" possibile, che si trasformino in una "grande festa". Rivela di aver chiamato Vittorio Feltri e di averlo invitato a partecipare. Salvo essere gelato poche ore dopo dal direttore editoriale del Giornale: "Non ho ricevuto alcun invito, solo una telefonata di cortesia. Valuterò, i parlamentari sono degli straccioni, io guadagno 700 mila euro l'anno". Galan si è candidato. Daniela Santanché, forte dei sondaggi interni, è già in campagna elettorale (col placet del Cavaliere). "Certo che sono in corsa - spiega - Io non ho alcun tatticismo, nessuna strategia, solo un credo, un cuore, una passione".(Meglio non fare commenti sulla Santadeché, li ha già fatti Andrea Luporini sul suo sito twitter.-ndt)
(16 giugno 2012)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HREC1-5
-
- Messaggi: 3688
- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
Re: Come se ne viene fuori ?
Caro camillobenso.Sono ridotti alla canna del gas, per chiedere a Feltri.Lui ha risposto io guadagno 700.000 mila euro se non sbaglio.Fare il parlamentare ci rimetto stipendio da fame.camillobenso ha scritto:Day after day
I disperati dell'oltre tomba
Sondaggio Swg Pdl 15%
PDL
Alfano chiama Vittorio Feltri
"Candidati alle primarie"
Il segretario del Popolo delle Libertà ha invitato l'ex direttore del Giornale a scendere in campo per portare idee nuove al partito. Il 27 giugno, invece, la Direzione nazionale
ROMA - "Ho chiamato poco fa Vittorio Feltri per invogliarlo a scendere in campo e candidarsi alle primarie del Pdl e competere così a una grande gara". Lo ha detto il segretario Pdl, Angelino Alfano, annunciando anche il 27 giugno come data della Direzione nazionale chiamata a "rilanciare la proposta politica del partito". La proposta sa un po' di provocazione. Alfano, infatti, rappresenta l'area moderata del Pdl, spesso in contrasto con le linee editoriali de Il Giornale e del suo ex direttore oggi editorialista. Il quotidiano si è spesso schierato dalla parte di quei candidati più distanti dal segretario, come la deputata Daniela Santanchè.
La risposta di Feltri.
"I parlamentari sono degli straccioni. Io guadagno 700 mila euro l'anno, non posso rinunciare all'attuale reddito per andare a prendere quella straccia di indennità parlamentare. Non voglio campare, voglio vivere. Non dico no in assoluto alla politica ma prima devo capire di che cosa si tratta, se la proposta mi garba la valuto", è stata la risposta di Feltri.
La prossima direzione. "Con le primarie - ha esordito Alfano a margine della conferenza stampa della Giovane Italia che si è tenuta questa mattina nella sede nazionale del Popolo della Libertà a via dell'Umiltà a Roma - avremo un'occasione vera per far emergere le migliori risorse di cui disponiamo. Mi auguro che siano le primarie più partecipate. È un'occasione per il rilancio
del Pdl anche con candidature nuove, di soggetti che non hanno avuto in passato militanza politica". A chi opponeva che Feltri forse non potesse rappresentare un elemento di innovazione, Alfano ha replicato: "Alle primarie può giocare la nazionale non per forza la nazionale under 21". E sulla possibile partecipazione della Santanchè: "Ci mancherebbe altro - ha commentato il segretario - Siamo per le primarie aperte. Non ci deve essere il gradimento della segretaria del partito sulle candidature".
(15 giugno 2012)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HRER2-1
Ciao
Paolo11
-
- Messaggi: 3688
- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
Re: Come se ne viene fuori ?
E Silvio?Le sue aziende perdono soldi in borsa.Ha paura di togliere la spina a Monti.
Ciao
Paolo11
Ciao
Paolo11
Re: Come se ne viene fuori ?
LEADERSHIP E STRATEGIE
L'avviso dei cittadini pro Europa:
risposte subito o cresce il populismo
Superare la crisi dell'euro e rilanciare la crescita è tecnicamente possibile. Grazie anche all'impegno di Mario Monti, sono oggi disponibili proposte concrete e ragionevoli su come stabilizzare le banche e mitigare il fiscal compact. La soluzione è a portata di mano, ma nessuno si sente di scommettere su un esito chiaro e definitivo del vertice di fine giugno. Le difficoltà sono politiche: ma quali, esattamente? I popoli europei, si sostiene, non si fidano più l'uno dell'altro, hanno visioni diverse sul ruolo e il futuro dell'Ue. In particolare, l'«elettore mediano» tedesco non vorrebbe saperne di pagare con le proprie tasse i debiti sud-europei. Con il suo nein , Angela Merkel cerca soprattutto di non perdere le prossime elezioni. Qualcuno scomoda anche la storia delle dottrine politiche: il contribuente tedesco ha ragione, no taxation without representation (nessuna imposizione fiscale senza rappresentanza politica, come se gli elettori della Baviera dovessero sedere nel Landtag della Pomerania per controllare come vengono spesi i sussidi di Berlino e di Bruxelles).
Illustr. di Beppe Giacobbe
A giudicare da un recente sondaggio di uno dei più seri istituti mondiali, il Pew Research Center, questa vulgata sugli ostacoli politici non appare molto fondata. Anzi: la maggioranza degli elettori Ue (e di quelli tedeschi) sembrerebbe disponibile e interessata a una soluzione davvero «europeista» all'attuale crisi.
I dati parlano chiaro (http://pewresearch.org). Nei grandi Paesi dell'eurozona, schiaccianti maggioranze desiderano che l'euro sopravviva. Maggioranze più risicate (ma sempre tali) appoggiano l'idea di offrire assistenza finanziaria per «salvare» i Paesi periferici in difficoltà. In Germania, il Paese pagatore per eccellenza, i favorevoli sono i 49%, i contrari il 48%. Una spaccatura in due campi, non c'è dubbio. Ma il sostegno è preponderante fra gli elettori di centrosinistra, proprio quelli di cui dovrebbe preoccuparsi la Cancelliera per i prossimi appuntamenti elettorali. I più ostili ai bailout (salvataggi) sono i francesi (56% di non ). Ma, di nuovo, gli elettori di sinistra, che hanno votato Hollande, sono in maggioranza favorevoli. Quanto al rigore fiscale e ai tagli, due terzi degli europei ritengono di aver già dato abbastanza. La politica della Banca centrale europea (principale guardiano, anche simbolico, del rigore) è vista negativamente da ampie maggioranze di elettori (il 51% in Germania). Anche il problema della cosiddetta sfiducia esce molto ridimensionato: eccettuati i Greci, i due terzi circa dei cittadini dei restanti Paesi debitori dichiara di rispettare la Germania. Più o meno tanti quanti sono i tedeschi che guardano con stima agli spagnoli (71%) e agli italiani (66%). L'idea che vi siano pesanti vincoli di natura politico-elettorale a una soluzione rapida e ragionevole della crisi appare dunque, come minimo, esagerata. E allora perché i capi di governo non riescono a mettersi d'accordo?
La risposta va cercata, a mio avviso, in un grave difetto di leadership. Della classe dirigente europea, innanzitutto. Imprenditori, sindacati, libere professioni, alta finanza: nessuno si è seriamente mobilitato per articolare e aggregare una fattiva coalizione di interessi pro euro. Qualche convegno, qualche documento scialbo, nulla di più. Anche i «chierici» hanno latitato: solo nelle ultime settimane sono comparsi i primi appelli di intellettuali, le prime dichiarazioni preoccupate e propositive (come quelle di Schroeder e Fischer, rese a questo giornale). Ferruccio de Bortoli ha bene evidenziato sul Corriere di domenica scorsa i limiti e l'opportunismo dei cosiddetti poteri forti del nostro Paese. Credo che il discorso potrebbe essere esteso anche ad altri Paesi. Il «torpore autodistruttivo» in cui versa l'Ue è in parte legato al piccolo cabotaggio di chi guida le economie, le società, le culture nazionali.
Il secondo difetto di leadership riguarda le classi politiche. Ha ragione Panebianco a lamentare la debolezza progettuale delle attuali élite europeiste e la crescente distanza che le separa dai cittadini, la loro incapacità di entrare in empatia con le aspirazioni, le paure, le incertezze dell'«europeo comune» ( Corriere , 4 giugno). Fino allo scoppio della crisi, l'Ue poteva contare su una legittimità «in uscita»: i cittadini se ne occupavano poco ma l'appoggiavano perché produceva benefici o comunque non creava danni. L'introduzione dell'euro ha però acceso i fari su Bruxelles e la crisi finanziaria ha indotto l'opinione pubblica a chiedersi se la Ue sia ancora una soluzione oppure sia diventata un problema. Molti elettori sembrano essersi già convinti della seconda tesi e hanno iniziato a votare per partiti euroscettici e populisti. Il sondaggio sopra citato (come altri) segnala però che nei Paesi dell'eurozona esiste ancora una maggioranza a favore della tesi «più Europa conviene». Ciò che manca è una guida, capace di cogliere e comunicare l'insieme di interessi e valori in base ai quali l'integrazione resta oggi più che mai la soluzione dei nostri problemi.
Nel vertice del 27 e 28 giugno i leader Ue si siedano in giardino (non è stagione da caminetti), allontanino tecnici e consiglieri e, con responsabilità e determinazione, «scelgano». A favore di un salto di integrazione, come fecero i padri fondatori negli anni Cinquanta; facendo una scommessa sul futuro, come è nella natura di ogni autentica leadership politica.
Maurizio Ferrera
15 giugno 2012 | 9:36
http://www.corriere.it/opinioni/12_giug ... 2896.shtml
L'avviso dei cittadini pro Europa:
risposte subito o cresce il populismo
Superare la crisi dell'euro e rilanciare la crescita è tecnicamente possibile. Grazie anche all'impegno di Mario Monti, sono oggi disponibili proposte concrete e ragionevoli su come stabilizzare le banche e mitigare il fiscal compact. La soluzione è a portata di mano, ma nessuno si sente di scommettere su un esito chiaro e definitivo del vertice di fine giugno. Le difficoltà sono politiche: ma quali, esattamente? I popoli europei, si sostiene, non si fidano più l'uno dell'altro, hanno visioni diverse sul ruolo e il futuro dell'Ue. In particolare, l'«elettore mediano» tedesco non vorrebbe saperne di pagare con le proprie tasse i debiti sud-europei. Con il suo nein , Angela Merkel cerca soprattutto di non perdere le prossime elezioni. Qualcuno scomoda anche la storia delle dottrine politiche: il contribuente tedesco ha ragione, no taxation without representation (nessuna imposizione fiscale senza rappresentanza politica, come se gli elettori della Baviera dovessero sedere nel Landtag della Pomerania per controllare come vengono spesi i sussidi di Berlino e di Bruxelles).
Illustr. di Beppe Giacobbe
A giudicare da un recente sondaggio di uno dei più seri istituti mondiali, il Pew Research Center, questa vulgata sugli ostacoli politici non appare molto fondata. Anzi: la maggioranza degli elettori Ue (e di quelli tedeschi) sembrerebbe disponibile e interessata a una soluzione davvero «europeista» all'attuale crisi.
I dati parlano chiaro (http://pewresearch.org). Nei grandi Paesi dell'eurozona, schiaccianti maggioranze desiderano che l'euro sopravviva. Maggioranze più risicate (ma sempre tali) appoggiano l'idea di offrire assistenza finanziaria per «salvare» i Paesi periferici in difficoltà. In Germania, il Paese pagatore per eccellenza, i favorevoli sono i 49%, i contrari il 48%. Una spaccatura in due campi, non c'è dubbio. Ma il sostegno è preponderante fra gli elettori di centrosinistra, proprio quelli di cui dovrebbe preoccuparsi la Cancelliera per i prossimi appuntamenti elettorali. I più ostili ai bailout (salvataggi) sono i francesi (56% di non ). Ma, di nuovo, gli elettori di sinistra, che hanno votato Hollande, sono in maggioranza favorevoli. Quanto al rigore fiscale e ai tagli, due terzi degli europei ritengono di aver già dato abbastanza. La politica della Banca centrale europea (principale guardiano, anche simbolico, del rigore) è vista negativamente da ampie maggioranze di elettori (il 51% in Germania). Anche il problema della cosiddetta sfiducia esce molto ridimensionato: eccettuati i Greci, i due terzi circa dei cittadini dei restanti Paesi debitori dichiara di rispettare la Germania. Più o meno tanti quanti sono i tedeschi che guardano con stima agli spagnoli (71%) e agli italiani (66%). L'idea che vi siano pesanti vincoli di natura politico-elettorale a una soluzione rapida e ragionevole della crisi appare dunque, come minimo, esagerata. E allora perché i capi di governo non riescono a mettersi d'accordo?
La risposta va cercata, a mio avviso, in un grave difetto di leadership. Della classe dirigente europea, innanzitutto. Imprenditori, sindacati, libere professioni, alta finanza: nessuno si è seriamente mobilitato per articolare e aggregare una fattiva coalizione di interessi pro euro. Qualche convegno, qualche documento scialbo, nulla di più. Anche i «chierici» hanno latitato: solo nelle ultime settimane sono comparsi i primi appelli di intellettuali, le prime dichiarazioni preoccupate e propositive (come quelle di Schroeder e Fischer, rese a questo giornale). Ferruccio de Bortoli ha bene evidenziato sul Corriere di domenica scorsa i limiti e l'opportunismo dei cosiddetti poteri forti del nostro Paese. Credo che il discorso potrebbe essere esteso anche ad altri Paesi. Il «torpore autodistruttivo» in cui versa l'Ue è in parte legato al piccolo cabotaggio di chi guida le economie, le società, le culture nazionali.
Il secondo difetto di leadership riguarda le classi politiche. Ha ragione Panebianco a lamentare la debolezza progettuale delle attuali élite europeiste e la crescente distanza che le separa dai cittadini, la loro incapacità di entrare in empatia con le aspirazioni, le paure, le incertezze dell'«europeo comune» ( Corriere , 4 giugno). Fino allo scoppio della crisi, l'Ue poteva contare su una legittimità «in uscita»: i cittadini se ne occupavano poco ma l'appoggiavano perché produceva benefici o comunque non creava danni. L'introduzione dell'euro ha però acceso i fari su Bruxelles e la crisi finanziaria ha indotto l'opinione pubblica a chiedersi se la Ue sia ancora una soluzione oppure sia diventata un problema. Molti elettori sembrano essersi già convinti della seconda tesi e hanno iniziato a votare per partiti euroscettici e populisti. Il sondaggio sopra citato (come altri) segnala però che nei Paesi dell'eurozona esiste ancora una maggioranza a favore della tesi «più Europa conviene». Ciò che manca è una guida, capace di cogliere e comunicare l'insieme di interessi e valori in base ai quali l'integrazione resta oggi più che mai la soluzione dei nostri problemi.
Nel vertice del 27 e 28 giugno i leader Ue si siedano in giardino (non è stagione da caminetti), allontanino tecnici e consiglieri e, con responsabilità e determinazione, «scelgano». A favore di un salto di integrazione, come fecero i padri fondatori negli anni Cinquanta; facendo una scommessa sul futuro, come è nella natura di ogni autentica leadership politica.
Maurizio Ferrera
15 giugno 2012 | 9:36
http://www.corriere.it/opinioni/12_giug ... 2896.shtml
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
Day after day
Tgcom24 Ore 17,21
Le mani e i piedi avanti...
Monti: Il baratro si allarga
Dal sito: http://www.tgcom24.mediaset.it/
Crescita, Monti: "Iniziata la fase due"
"Cratere più largo, siamo ancora in crisi"
Il premier: "Prendere provvedimenti per la crescita è un percorso lungo e faticoso"
*
Monti: «Cratere allargato, di nuovo dentro crisi»
«Siamo di nuovo in crisi, ma ora siamo riusciti ad affrontare un pò di crescita».
Queste le parole del presidente del consiglio, Mario Monti, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione del vodafone village di milano.
Secondo il premier, «ci siamo spostati dall'orlo del precipizio, ma il cratere si sta allargando e ci sta rincorrendo».
Il pacchetteo Sviluppo? «Prendere provvedimenti - dice - per la crescita è un percorso lungo e faticoso, presto vedremo alcuni effetti ma non sono cose che possono essere misurate nel mese o nel trimestre».
«Tutte le liberalizzazioni e semplificazioni che hanno costellato l'agenda del governo fino a ieri non sono provvedimenti che non hanno a che vedere con la crescita. Ieri abbiamo potuto concentrarci meglio, non è un cambio di passo o di direzione, sono tutti provvedimenti orientati alla crescita», ha proseguito Monti.
http://www.unita.it/italia/monti-crater ... i-1.421291
Tgcom24 Ore 17,21
Le mani e i piedi avanti...
Monti: Il baratro si allarga
Dal sito: http://www.tgcom24.mediaset.it/
Crescita, Monti: "Iniziata la fase due"
"Cratere più largo, siamo ancora in crisi"
Il premier: "Prendere provvedimenti per la crescita è un percorso lungo e faticoso"
*
Monti: «Cratere allargato, di nuovo dentro crisi»
«Siamo di nuovo in crisi, ma ora siamo riusciti ad affrontare un pò di crescita».
Queste le parole del presidente del consiglio, Mario Monti, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione del vodafone village di milano.
Secondo il premier, «ci siamo spostati dall'orlo del precipizio, ma il cratere si sta allargando e ci sta rincorrendo».
Il pacchetteo Sviluppo? «Prendere provvedimenti - dice - per la crescita è un percorso lungo e faticoso, presto vedremo alcuni effetti ma non sono cose che possono essere misurate nel mese o nel trimestre».
«Tutte le liberalizzazioni e semplificazioni che hanno costellato l'agenda del governo fino a ieri non sono provvedimenti che non hanno a che vedere con la crescita. Ieri abbiamo potuto concentrarci meglio, non è un cambio di passo o di direzione, sono tutti provvedimenti orientati alla crescita», ha proseguito Monti.
http://www.unita.it/italia/monti-crater ... i-1.421291
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite