Chi sono veramente i poteri forti???
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Chi sono veramente i poteri forti???
Dopo la precisazione della scorsa settimana da parte del Presidente del Consiglio che si è detto "abbandonato" dai "poteri forti", questi hanno in parte risposto all'appello.
Lo ha fatto oggi su La Repubblica lo stesso premier che si dice intenzionato a rispondere a E. Scalfari sui "poteri forti" in occasione del prossimo incontro alla Festa de La Repubblica, e lo ha fatto ieri nel suo editoriale Ferruccio De Bortoli chiamato in causa nell'intervento del Presidente del Consiglio a Palermo.
Ma oggi in realtà chi sono i "poteri forti"?
*
La risposta di Monti
LA LETTERA (accidenti,...ogni volta che leggo "LA LETTERA" mi torna sempre in mente quella di Totò e Peppino)
Io, i poteri forti
e il diritto alla lealtà
CARO direttore, la ringrazio per l'invito, che ho accolto volentieri, ad un'intervista pubblica con lei, Eugenio Scalfari e Claudio Tito per sabato prossimo a Bologna, nell'ambito della "Repubblica delle idee".
Nel suo bell'editoriale di ieri ("Draghi, Bersani, varie ed eventuali 1"), Eugenio Scalfari ha voluto farmi conoscere in anticipo due delle domande che potrebbero venirmi rivolte in quell'occasione: se esista in Italia una "questione morale"; se un'Europa federale comporti la messa in comune di una parte del debito pubblico degli Stati membri. Implicitamente, ha anche accennato ad un terzo tema che immagino verrà evocato: i cosiddetti "poteri forti". Sarò lieto di discutere con voi su questi ed altri argomenti. Mi preme tuttavia replicare fin d'ora in merito ad alcune esemplificazioni che Scalfari ha ritenuto di fare a proposito del terzo tema. Per comodità dei lettori, cito l'intero passaggio.
"... Alcuni 'poteri fortì sono insediati fin dall'inizio nella struttura del governo stesso e quelli sì, remano sistematicamente contro la sua politica. Qualche nome per non esser generici: il capo di gabinetto di Palazzo Chigi [in realtà, del ministero dell'Economia e delle finanze], Vincenzo Fortunato; il sottosegretario alla Presidenza, Antonio Catricalà; il ragioniere generale del Tesoro, Mario Canzio, sono certamente abili conoscitori della
Pubblica amministrazione, ma hanno un difetto assai grave: sono creature di Gianni Letta (Catricalà) e di Giulio Tremonti (Fortunato, Canzio). Sono sicuramente poteri forti e sono sicuramente contrari alla linea del governo come ogni giorno i loro comportamenti dimostrano".
Quando ho nominato sottosegretario Catricalà e confermato nelle loro posizioni Fortunato e Canzio, non ero certo all'oscuro dei loro rispettivi percorsi di carriera, né di chi avesse avuto un ruolo decisivo nel valorizzarli in passato. Ma si tratta di qualificati funzionari dello Stato e nel decidere di avvalermi della loro collaborazione li ho valutati alla luce di quelle che, dopo attento esame, mi sono parse le loro caratteristiche di competenza, integrità, autorevolezza nell'esercitare le funzioni ad essi attribuite, lealtà. Lealtà allo Stato e alle linee programmatiche del Governo, non ad una "mia" parte politica (che, come è noto, non esiste).
Certo, le due posizioni al ministero dell'Economia e delle finanze - oltre, beninteso, a quella di sottosegretario - rientrano nello "spoil system". Avrei perciò potuto modificarne a mia discrezione i titolari, magari per il fatto che il Ministro che li aveva nominati non sempre aveva mostrato particolare rispetto per le mie tesi di politica economica (o per la mia persona) nel corso degli anni. Ma non credo che sia questo il modo corretto di intendere lo "spoil system". Soprattutto se si è a capo di un governo sostenuto da una maggioranza che è composta da forze politiche antagoniste tra loro, con anime culturali e ambienti di riferimento spesso antitetici. Devo cercare, è stata la mia convinzione fin dall'inizio, di estrarre il meglio da ogni forza e di rendere compatibile ciò che "in natura" (cioè nei molti anni di acceso bipolarismo che ci hanno portato alla crisi del novembre 2011) ha mostrato di non esserlo.
In altre parole, non avrei potuto - ma neppure voluto - evitare di prendere in considerazione professionalità di valore solo perché erano "creature" di Gianni Letta o di Tremonti. O di Bersani, Casini o Alfano.
Nel caso di Catricalà, Fortunato e Canzio (il quale in più, come Ragioniere generale dello Stato, deve essere visto e rispettato dallo stesso ministro dell'Economia e perfino dal presidente del Consiglio, oltre che ovviamente da ciascun ministro, come imparziale garante della credibilità dei conti pubblici), non ho avuto finora alcun motivo per rammaricarmi delle scelte che ho fatto nel novembre scorso. Ho anzi apprezzato le loro qualità e il loro spirito di servizio.
Naturalmente, nel caso riscontrassi in loro, come in qualsiasi altro collaboratore, anche un solo caso di mancata correttezza o lealtà, non esiterei a privarmi della loro collaborazione. Nei primi mesi del mio mandato di Commissario europeo, nel 1995, un direttore generale si mise d'accordo con il governo del suo Paese, in una procedura di infrazione, senza riferirmene preventivamente, come avrebbe dovuto. Quell'alto funzionario, pur appartenente ad un grande Stato membro, venne rimosso dal servizio.
L'autore è presidente del Consiglio
LEGGI LA RISPOSTA DI EUGENIO SCALFARI 2
(11 giugno 2012)
Lo ha fatto oggi su La Repubblica lo stesso premier che si dice intenzionato a rispondere a E. Scalfari sui "poteri forti" in occasione del prossimo incontro alla Festa de La Repubblica, e lo ha fatto ieri nel suo editoriale Ferruccio De Bortoli chiamato in causa nell'intervento del Presidente del Consiglio a Palermo.
Ma oggi in realtà chi sono i "poteri forti"?
*
La risposta di Monti
LA LETTERA (accidenti,...ogni volta che leggo "LA LETTERA" mi torna sempre in mente quella di Totò e Peppino)
Io, i poteri forti
e il diritto alla lealtà
CARO direttore, la ringrazio per l'invito, che ho accolto volentieri, ad un'intervista pubblica con lei, Eugenio Scalfari e Claudio Tito per sabato prossimo a Bologna, nell'ambito della "Repubblica delle idee".
Nel suo bell'editoriale di ieri ("Draghi, Bersani, varie ed eventuali 1"), Eugenio Scalfari ha voluto farmi conoscere in anticipo due delle domande che potrebbero venirmi rivolte in quell'occasione: se esista in Italia una "questione morale"; se un'Europa federale comporti la messa in comune di una parte del debito pubblico degli Stati membri. Implicitamente, ha anche accennato ad un terzo tema che immagino verrà evocato: i cosiddetti "poteri forti". Sarò lieto di discutere con voi su questi ed altri argomenti. Mi preme tuttavia replicare fin d'ora in merito ad alcune esemplificazioni che Scalfari ha ritenuto di fare a proposito del terzo tema. Per comodità dei lettori, cito l'intero passaggio.
"... Alcuni 'poteri fortì sono insediati fin dall'inizio nella struttura del governo stesso e quelli sì, remano sistematicamente contro la sua politica. Qualche nome per non esser generici: il capo di gabinetto di Palazzo Chigi [in realtà, del ministero dell'Economia e delle finanze], Vincenzo Fortunato; il sottosegretario alla Presidenza, Antonio Catricalà; il ragioniere generale del Tesoro, Mario Canzio, sono certamente abili conoscitori della
Pubblica amministrazione, ma hanno un difetto assai grave: sono creature di Gianni Letta (Catricalà) e di Giulio Tremonti (Fortunato, Canzio). Sono sicuramente poteri forti e sono sicuramente contrari alla linea del governo come ogni giorno i loro comportamenti dimostrano".
Quando ho nominato sottosegretario Catricalà e confermato nelle loro posizioni Fortunato e Canzio, non ero certo all'oscuro dei loro rispettivi percorsi di carriera, né di chi avesse avuto un ruolo decisivo nel valorizzarli in passato. Ma si tratta di qualificati funzionari dello Stato e nel decidere di avvalermi della loro collaborazione li ho valutati alla luce di quelle che, dopo attento esame, mi sono parse le loro caratteristiche di competenza, integrità, autorevolezza nell'esercitare le funzioni ad essi attribuite, lealtà. Lealtà allo Stato e alle linee programmatiche del Governo, non ad una "mia" parte politica (che, come è noto, non esiste).
Certo, le due posizioni al ministero dell'Economia e delle finanze - oltre, beninteso, a quella di sottosegretario - rientrano nello "spoil system". Avrei perciò potuto modificarne a mia discrezione i titolari, magari per il fatto che il Ministro che li aveva nominati non sempre aveva mostrato particolare rispetto per le mie tesi di politica economica (o per la mia persona) nel corso degli anni. Ma non credo che sia questo il modo corretto di intendere lo "spoil system". Soprattutto se si è a capo di un governo sostenuto da una maggioranza che è composta da forze politiche antagoniste tra loro, con anime culturali e ambienti di riferimento spesso antitetici. Devo cercare, è stata la mia convinzione fin dall'inizio, di estrarre il meglio da ogni forza e di rendere compatibile ciò che "in natura" (cioè nei molti anni di acceso bipolarismo che ci hanno portato alla crisi del novembre 2011) ha mostrato di non esserlo.
In altre parole, non avrei potuto - ma neppure voluto - evitare di prendere in considerazione professionalità di valore solo perché erano "creature" di Gianni Letta o di Tremonti. O di Bersani, Casini o Alfano.
Nel caso di Catricalà, Fortunato e Canzio (il quale in più, come Ragioniere generale dello Stato, deve essere visto e rispettato dallo stesso ministro dell'Economia e perfino dal presidente del Consiglio, oltre che ovviamente da ciascun ministro, come imparziale garante della credibilità dei conti pubblici), non ho avuto finora alcun motivo per rammaricarmi delle scelte che ho fatto nel novembre scorso. Ho anzi apprezzato le loro qualità e il loro spirito di servizio.
Naturalmente, nel caso riscontrassi in loro, come in qualsiasi altro collaboratore, anche un solo caso di mancata correttezza o lealtà, non esiterei a privarmi della loro collaborazione. Nei primi mesi del mio mandato di Commissario europeo, nel 1995, un direttore generale si mise d'accordo con il governo del suo Paese, in una procedura di infrazione, senza riferirmene preventivamente, come avrebbe dovuto. Quell'alto funzionario, pur appartenente ad un grande Stato membro, venne rimosso dal servizio.
L'autore è presidente del Consiglio
LEGGI LA RISPOSTA DI EUGENIO SCALFARI 2
(11 giugno 2012)
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Re: Chi sono veramente i poteri forti???
LA RISPOSTA
Grazie, ma io resto preoccupato
di EUGENIO SCALFARI
Ringrazio il presidente Mario Monti per le gentili parole che mi ha indirizzato 1 e attendo con interesse le risposte che darà alle domande che gli rivolgeremo nel nostro incontro a Bologna nel corso del meeting su la Repubblica delle Idee 2 del 16 giugno prossimo.
Il presidente si intrattiene sull'ultima parte del mio articolo di ieri e sulle osservazioni che ho rivolto ad alcuni importanti componenti del suo staff: il sottosegretario alla presidenza Antonio Catricalà e il suo capo di gabinetto Vincenzo Fortunato, nonché il segretario generale del Tesoro, Mario Canzio. Per quest'ultimo il professor Monti ricorda che il ragioniere generale esercita con scrupolo il suo ruolo di controllore della pubblica spesa e della sua corretta copertura. Non metto in dubbio quel ruolo ma osservo che il tema della copertura contiene inevitabilmente una dose di discrezionalità che in alcuni casi deve essere sottoposta al ministro del Tesoro, il quale di quella copertura ha comunque la responsabilità politica oltre che tecnica. Se così non fosse il ministro del Tesoro verrebbe scavalcato proprio nella sua funzione più gelosamente esclusiva. Il professor Canzio segue - così mi sembra - la filosofia tremontiana dei tagli lineari che è stata ritenuta esiziale dallo stesso Monti, che è per l'appunto titolare
del Tesoro.
Per quanto riguarda le altre due personalità da me indicate comprendo bene le ragioni politiche fatte presenti dal presidente Monti; faccio però dal canto mio due osservazioni a proposito di Catricalà.
1) Mentre il governo era ancora in fase di formazione si parlò di due vicepresidenti del Consiglio "politici", nelle persone di Gianni Letta e di Giuliano Amato. In corso d'opera quest'ipotesi fu abbandonata e la candidatura di Letta, spostata al sottosegretariato alla Presidenza, fu rifiutata dallo stesso interessato. Nel frattempo era stata avanzata la proposta di nominare Giuliano Amato ministro degli Esteri mentre al posto di Letta veniva indicato Catricalà. Il Partito democratico chiese allora che quella carica fosse divisa tra due persone aggiungendo che Giuliano Amato sarebbe certamente stato un ottimo ministro degli Esteri ma non rappresentava il Pd. Amato si ritirò, Catricalà rimase e la conseguenza fu che l'equilibrio politico risultò sbilanciato.
2) Il sottosegretario Catricalà propose un disegno di legge che tutti i costituzionalisti hanno giudicato ad altissimo rischio di incostituzionalità; esso modificava le proporzioni tra membri togati e membri laici a favore di questi ultimi negli organi disciplinari della magistratura. Inizialmente esso riguardava anche il Csm, cioè la giustizia ordinaria ma le proteste immediate del vicepresidente di quell'organo di autogoverno indussero il governo ad escludere quella norma dal disegno di legge preparato dal sottosegretario. Quest'ultimo però proseguì nella sua iniziativa per quanto riguardava la magistratura amministrativa e quella contabile (Consiglio di Stato e Corte dei conti). A questo punto l'intera vicenda venne alla luce, scoppiò un vero e proprio scandalo e Catricalà ammise (in una lettera a noi indirizzata e da noi pubblicata) d'aver fatto un errore e ritirò il disegno di legge che aveva già inoltrato alle magistrature interessate e che dal canto loro dissero che non avrebbero mai dato parere favorevole a quelle disposizioni che contrastano palesemente con l'ordinamento costituzionale.
Il minimo che il sottosegretario doveva fare sarebbe stato di dimettersi ma non lo fece.
Ho già detto che mi rendo ben conto che il nostro presidente del Consiglio deve tener conto della "strana maggioranza" che sostiene il suo governo ma il fatto che il suo segretario proceda così leggermente in una materia delicatissima è motivo di preoccupazione per tutti coloro che seguono con attenzione l'operato d'un governo prezioso in questo momento per tutta la collettività. Sul capo di gabinetto Fortunato non aggiungo nulla. Che sia un tremontiano di stretta osservanza lo sanno tutti ed anche questo, trattandosi della persona più vicina al presidente del Consiglio, ci lascia molto perplessi.
(11 giugno 2012)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Grazie, ma io resto preoccupato
di EUGENIO SCALFARI
Ringrazio il presidente Mario Monti per le gentili parole che mi ha indirizzato 1 e attendo con interesse le risposte che darà alle domande che gli rivolgeremo nel nostro incontro a Bologna nel corso del meeting su la Repubblica delle Idee 2 del 16 giugno prossimo.
Il presidente si intrattiene sull'ultima parte del mio articolo di ieri e sulle osservazioni che ho rivolto ad alcuni importanti componenti del suo staff: il sottosegretario alla presidenza Antonio Catricalà e il suo capo di gabinetto Vincenzo Fortunato, nonché il segretario generale del Tesoro, Mario Canzio. Per quest'ultimo il professor Monti ricorda che il ragioniere generale esercita con scrupolo il suo ruolo di controllore della pubblica spesa e della sua corretta copertura. Non metto in dubbio quel ruolo ma osservo che il tema della copertura contiene inevitabilmente una dose di discrezionalità che in alcuni casi deve essere sottoposta al ministro del Tesoro, il quale di quella copertura ha comunque la responsabilità politica oltre che tecnica. Se così non fosse il ministro del Tesoro verrebbe scavalcato proprio nella sua funzione più gelosamente esclusiva. Il professor Canzio segue - così mi sembra - la filosofia tremontiana dei tagli lineari che è stata ritenuta esiziale dallo stesso Monti, che è per l'appunto titolare
del Tesoro.
Per quanto riguarda le altre due personalità da me indicate comprendo bene le ragioni politiche fatte presenti dal presidente Monti; faccio però dal canto mio due osservazioni a proposito di Catricalà.
1) Mentre il governo era ancora in fase di formazione si parlò di due vicepresidenti del Consiglio "politici", nelle persone di Gianni Letta e di Giuliano Amato. In corso d'opera quest'ipotesi fu abbandonata e la candidatura di Letta, spostata al sottosegretariato alla Presidenza, fu rifiutata dallo stesso interessato. Nel frattempo era stata avanzata la proposta di nominare Giuliano Amato ministro degli Esteri mentre al posto di Letta veniva indicato Catricalà. Il Partito democratico chiese allora che quella carica fosse divisa tra due persone aggiungendo che Giuliano Amato sarebbe certamente stato un ottimo ministro degli Esteri ma non rappresentava il Pd. Amato si ritirò, Catricalà rimase e la conseguenza fu che l'equilibrio politico risultò sbilanciato.
2) Il sottosegretario Catricalà propose un disegno di legge che tutti i costituzionalisti hanno giudicato ad altissimo rischio di incostituzionalità; esso modificava le proporzioni tra membri togati e membri laici a favore di questi ultimi negli organi disciplinari della magistratura. Inizialmente esso riguardava anche il Csm, cioè la giustizia ordinaria ma le proteste immediate del vicepresidente di quell'organo di autogoverno indussero il governo ad escludere quella norma dal disegno di legge preparato dal sottosegretario. Quest'ultimo però proseguì nella sua iniziativa per quanto riguardava la magistratura amministrativa e quella contabile (Consiglio di Stato e Corte dei conti). A questo punto l'intera vicenda venne alla luce, scoppiò un vero e proprio scandalo e Catricalà ammise (in una lettera a noi indirizzata e da noi pubblicata) d'aver fatto un errore e ritirò il disegno di legge che aveva già inoltrato alle magistrature interessate e che dal canto loro dissero che non avrebbero mai dato parere favorevole a quelle disposizioni che contrastano palesemente con l'ordinamento costituzionale.
Il minimo che il sottosegretario doveva fare sarebbe stato di dimettersi ma non lo fece.
Ho già detto che mi rendo ben conto che il nostro presidente del Consiglio deve tener conto della "strana maggioranza" che sostiene il suo governo ma il fatto che il suo segretario proceda così leggermente in una materia delicatissima è motivo di preoccupazione per tutti coloro che seguono con attenzione l'operato d'un governo prezioso in questo momento per tutta la collettività. Sul capo di gabinetto Fortunato non aggiungo nulla. Che sia un tremontiano di stretta osservanza lo sanno tutti ed anche questo, trattandosi della persona più vicina al presidente del Consiglio, ci lascia molto perplessi.
(11 giugno 2012)
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Re: Chi sono veramente i poteri forti???
Un potere forte è Confindustria, che ha risposto subito all'appello
IL GOVERNO E CONFINDUSTRIA
Squinzi a Monti: «Da Confindustria pieno sostegno al governo se punta allo sviluppo»
Il presidente degli industriali rassicura il premier che lamenta il voltafaccia dei poteri forti. «No alle polemiche, troppi problemi»
MILANO - «Noi sosterremo tutto quello che il governo farà nella direzione giusta di ritrovare lo sviluppo in questo paese. Su questo potrà contare sul nostro pieno supporto, nel modo più assoluto». Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi rassicura così il premier Mario Monti che lamenta di sentirsi abbandonato dai poteri forti e anche dall' associazione degli imprenditori. «Onestamente penso che il momento è così difficile, abbiamo talmente tante preoccupazioni che assolutamente non mi sembra sia il momento di fare polemiche» precisato Squinzi dal convegno dei giovani di Confindustria.
MAI PRIMA UNA CRISI COSI' - «Stiamo vivendo una crisi che mai nella mia vita ho vissuto. Dal dopoguerra ad oggi non abbiamo avuto un periodo così difficile». Lo ha detto il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, portando un saluto ai giovani imprenditori riuniti oggi e domani a convegno. «Tuttavia - ha aggiunto - dobbiamo ritrovare la capacitá di fare impresa e chiedere di poterlo fare perchè la forza del paese sta nel produrre e ci aspettiamo che questa sfida venga colta da tutti».Per Squinzi, però, perchè questo accada, occorre «scogliere tutti i nodi e le arretratezze». «Abbiamo bisogno di avere un paese normale per operare e per farlo - ha concluso - occorre avviare le riforme, la cui madre di tutte è la semplificazione normativa e burocratica».
8 giugno 2012 (modifica il 10 giugno 2012)
IL GOVERNO E CONFINDUSTRIA
Squinzi a Monti: «Da Confindustria pieno sostegno al governo se punta allo sviluppo»
Il presidente degli industriali rassicura il premier che lamenta il voltafaccia dei poteri forti. «No alle polemiche, troppi problemi»
MILANO - «Noi sosterremo tutto quello che il governo farà nella direzione giusta di ritrovare lo sviluppo in questo paese. Su questo potrà contare sul nostro pieno supporto, nel modo più assoluto». Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi rassicura così il premier Mario Monti che lamenta di sentirsi abbandonato dai poteri forti e anche dall' associazione degli imprenditori. «Onestamente penso che il momento è così difficile, abbiamo talmente tante preoccupazioni che assolutamente non mi sembra sia il momento di fare polemiche» precisato Squinzi dal convegno dei giovani di Confindustria.
MAI PRIMA UNA CRISI COSI' - «Stiamo vivendo una crisi che mai nella mia vita ho vissuto. Dal dopoguerra ad oggi non abbiamo avuto un periodo così difficile». Lo ha detto il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, portando un saluto ai giovani imprenditori riuniti oggi e domani a convegno. «Tuttavia - ha aggiunto - dobbiamo ritrovare la capacitá di fare impresa e chiedere di poterlo fare perchè la forza del paese sta nel produrre e ci aspettiamo che questa sfida venga colta da tutti».Per Squinzi, però, perchè questo accada, occorre «scogliere tutti i nodi e le arretratezze». «Abbiamo bisogno di avere un paese normale per operare e per farlo - ha concluso - occorre avviare le riforme, la cui madre di tutte è la semplificazione normativa e burocratica».
8 giugno 2012 (modifica il 10 giugno 2012)
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Re: Chi sono veramente i poteri forti???
L'editoriale di Ferruccio De Bortoli di ieri, 10 giugno 2012, rilevato sul sito della rassegna stampa del Ministero della Difesa.
http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rasseg ... dfIndex=4a
Detto editoriale, poco condivisibile nei contenuti, è letteralmente sparito dal sito del Corriere.it.
Ho ragione di credere che la causa risieda nell'abbondanza di critiche negative inviate dai lettori del sito all'indirizzo del direttore Ferruccio De Bortoli.
Sarebbe stato interessante, per chi non le avesse lette ieri, constatare il livello del dissenso.
La democrazia è una bella cosa ma di difficile applicazione per i contemporanei, sia che siano politici, politici segretari di partito, giornalisti, redattori e direttori di quotidiani o similia nel settore dell'informazione.
A chiacchiere sono tutti bravi a farne l'elogio e a difenderne i diritti, ma a fatti praticamente molto meno.
http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rasseg ... dfIndex=4a
Detto editoriale, poco condivisibile nei contenuti, è letteralmente sparito dal sito del Corriere.it.
Ho ragione di credere che la causa risieda nell'abbondanza di critiche negative inviate dai lettori del sito all'indirizzo del direttore Ferruccio De Bortoli.
Sarebbe stato interessante, per chi non le avesse lette ieri, constatare il livello del dissenso.
La democrazia è una bella cosa ma di difficile applicazione per i contemporanei, sia che siano politici, politici segretari di partito, giornalisti, redattori e direttori di quotidiani o similia nel settore dell'informazione.
A chiacchiere sono tutti bravi a farne l'elogio e a difenderne i diritti, ma a fatti praticamente molto meno.
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Re: Chi sono veramente i poteri forti???
Poteri morti
di Marco Travaglio | 9 giugno 2012
I commenti sono 326, troppi da riportare. Potete leggerli direttamente nell'articolo.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06 ... ti/258366/
Non è vero, come asseriscono i calunniatori, che il governo dei tecnici sia noioso e funereo. Da un po’ di tempo anzi ha preso a far ridere. Prendete il premier, per gli amici Bin Loden, l’uomo che modestamente voleva “salvare l’Italia” e, già che c’era, pure di “cambiare gli italiani”. L’altroieri s’è molto lagnato perché “il mio governo e io abbiamo sicuramente perso l’appoggio di quelli che gli osservatori ci attribuivano, colpevolizzandoci: i cosiddetti poteri forti. Non incontriamo i favori di un grande quotidiano e della Confindustria”. Ma tu pensa: uno che è stato, nell’ordine, docente, rettore e presidente della Bocconi, consulente del governo De Mita, consigliere d’amministrazione di Fiat e Comit, commissario europeo al Mercato interno e poi alla Concorrenza, membro dei gruppi Bruegel, Bilderberg, Trilateral e Atlantic Council, advisor di Coca Cola, Goldman Sachs e Moody’s, editorialista del Corriere, e ora è senatore a vita, presidente del Consiglio e ministro del Tesoro, parla di poteri forti. E non guardandosi allo specchio, ma cercando i colpevoli del fallimento del suo governo.
Così, oltre a suscitare l’ilarità generale, fa un altro passo verso il linguaggio dei politici dai quali doveva salvarci: quelli che qualunque cosa accada, anche un foruncolo o un’unghia incarnita, danno sempre la colpa ai “poteri forti”. Uno dei primi a evocarli – scrive Gian Antonio Stella – fu Rino Formica nel 1991, per squalificare i referendum di Segni che minacciavano la casta della Prima Repubblica: “La sinistra che appoggia i referendum rischia di lavorare per il Re di Prussia, ovvero per quei poteri forti che male han digerito l’affermarsi di grandi partiti popolari”. Poi esplose Tangentopoli, e tutti i ladroni fecero a gara ad affibbiare al molisano Di Pietro oscure regìe di poteri forti italiani, ma anche angloamericani. Craxi denunciò “manovre per dare al Paese una democrazia di facciata ancora più debole, di fronte ai poteri forti, di quelle latino-americane”. Il sindaco-cognato Pillitteri puntò il dito contro chi “sta prendendo in mano, forse gratis, Milano e l’Italia: una grande alleanza tra i poteri forti, come massoneria, Opus dei e grandi famiglie”. Gli immancabili “poteri forti” divennero un alibi prêt à porter per chiunque finisse nei guai: dal cardinal Giordano coinvolto in storie di usura, al ciclista Cipollini escluso dal Tour, ad Al Bano ostracizzato da Sanremo. Nell’estate ’94, quando il neonato governo B. era già alla frutta perché B. si faceva i cazzi suoi e Bossi lo stava mollando, il vicepremier Tatarella (An) strillò ai “poteri forti ostili al governo e abituati a strumentalizzare la sinistra” e frullò insieme “Confindustria, Mediobanca, Chiesa, massoneria, Csm, Consulta, servizi, Opus dei, gruppi industriali ed editoriali”, trascurando il fatto che B. era dentro quasi tutti.
Da sinistra partirono strali, ma due anni dopo D’Alema ripeté la tiritera (“I poteri forti non vogliono che la politica prenda forza, hanno un interesse strutturale a tenerla sotto pressione”): intanto rendeva omaggio a Mediaset e si inumidiva le slip al cospetto di Cuccia. Fazio intercettato mentre tresca coi furbetti del quartierino? “Mi han bloccato i poteri forti”. E Ricucci: “A me m’han rovinato perché ho toccato i poteri forti”. Persino Moggi, beccato a ordinare arbitri à la carte e a pilotare campionati, lacrima: “Ho agito così per non essere vittima dei poteri forti”. Il tutto dalla tolda della Juventus, noto potere debole. L’anno scorso Brunetta sente puzza di cadavere dalle parti del padrone e gioca d’anticipo: “Il nostro governo con la riforma della scuola e della giustizia s’è messo contro i poteri forti”. Infatti di lì a poco spira, rimpiazzato dal nuovo campione dei poteri forti, Monti, che però se ne sente abbandonato dopo otto mesi appena. Guardacaso mentre il suo governo non ne azzecca più una. Intendiamoci: i poteri forti esistono eccome, ma in bocca ai nostri politici assumono tutt’altro significato. Che si traduce così: “Oddio, non mi sento tanto bene”.
Il Fatto Quotidiano, 9 giugno 2012
di Marco Travaglio | 9 giugno 2012
I commenti sono 326, troppi da riportare. Potete leggerli direttamente nell'articolo.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06 ... ti/258366/
Non è vero, come asseriscono i calunniatori, che il governo dei tecnici sia noioso e funereo. Da un po’ di tempo anzi ha preso a far ridere. Prendete il premier, per gli amici Bin Loden, l’uomo che modestamente voleva “salvare l’Italia” e, già che c’era, pure di “cambiare gli italiani”. L’altroieri s’è molto lagnato perché “il mio governo e io abbiamo sicuramente perso l’appoggio di quelli che gli osservatori ci attribuivano, colpevolizzandoci: i cosiddetti poteri forti. Non incontriamo i favori di un grande quotidiano e della Confindustria”. Ma tu pensa: uno che è stato, nell’ordine, docente, rettore e presidente della Bocconi, consulente del governo De Mita, consigliere d’amministrazione di Fiat e Comit, commissario europeo al Mercato interno e poi alla Concorrenza, membro dei gruppi Bruegel, Bilderberg, Trilateral e Atlantic Council, advisor di Coca Cola, Goldman Sachs e Moody’s, editorialista del Corriere, e ora è senatore a vita, presidente del Consiglio e ministro del Tesoro, parla di poteri forti. E non guardandosi allo specchio, ma cercando i colpevoli del fallimento del suo governo.
Così, oltre a suscitare l’ilarità generale, fa un altro passo verso il linguaggio dei politici dai quali doveva salvarci: quelli che qualunque cosa accada, anche un foruncolo o un’unghia incarnita, danno sempre la colpa ai “poteri forti”. Uno dei primi a evocarli – scrive Gian Antonio Stella – fu Rino Formica nel 1991, per squalificare i referendum di Segni che minacciavano la casta della Prima Repubblica: “La sinistra che appoggia i referendum rischia di lavorare per il Re di Prussia, ovvero per quei poteri forti che male han digerito l’affermarsi di grandi partiti popolari”. Poi esplose Tangentopoli, e tutti i ladroni fecero a gara ad affibbiare al molisano Di Pietro oscure regìe di poteri forti italiani, ma anche angloamericani. Craxi denunciò “manovre per dare al Paese una democrazia di facciata ancora più debole, di fronte ai poteri forti, di quelle latino-americane”. Il sindaco-cognato Pillitteri puntò il dito contro chi “sta prendendo in mano, forse gratis, Milano e l’Italia: una grande alleanza tra i poteri forti, come massoneria, Opus dei e grandi famiglie”. Gli immancabili “poteri forti” divennero un alibi prêt à porter per chiunque finisse nei guai: dal cardinal Giordano coinvolto in storie di usura, al ciclista Cipollini escluso dal Tour, ad Al Bano ostracizzato da Sanremo. Nell’estate ’94, quando il neonato governo B. era già alla frutta perché B. si faceva i cazzi suoi e Bossi lo stava mollando, il vicepremier Tatarella (An) strillò ai “poteri forti ostili al governo e abituati a strumentalizzare la sinistra” e frullò insieme “Confindustria, Mediobanca, Chiesa, massoneria, Csm, Consulta, servizi, Opus dei, gruppi industriali ed editoriali”, trascurando il fatto che B. era dentro quasi tutti.
Da sinistra partirono strali, ma due anni dopo D’Alema ripeté la tiritera (“I poteri forti non vogliono che la politica prenda forza, hanno un interesse strutturale a tenerla sotto pressione”): intanto rendeva omaggio a Mediaset e si inumidiva le slip al cospetto di Cuccia. Fazio intercettato mentre tresca coi furbetti del quartierino? “Mi han bloccato i poteri forti”. E Ricucci: “A me m’han rovinato perché ho toccato i poteri forti”. Persino Moggi, beccato a ordinare arbitri à la carte e a pilotare campionati, lacrima: “Ho agito così per non essere vittima dei poteri forti”. Il tutto dalla tolda della Juventus, noto potere debole. L’anno scorso Brunetta sente puzza di cadavere dalle parti del padrone e gioca d’anticipo: “Il nostro governo con la riforma della scuola e della giustizia s’è messo contro i poteri forti”. Infatti di lì a poco spira, rimpiazzato dal nuovo campione dei poteri forti, Monti, che però se ne sente abbandonato dopo otto mesi appena. Guardacaso mentre il suo governo non ne azzecca più una. Intendiamoci: i poteri forti esistono eccome, ma in bocca ai nostri politici assumono tutt’altro significato. Che si traduce così: “Oddio, non mi sento tanto bene”.
Il Fatto Quotidiano, 9 giugno 2012
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Re: Chi sono veramente i poteri forti???
La Rete salva l'articolo di Ferruccio De Bortoli e i relativi commenti, dove il direttore non ne esce troppo bene.
http://www.corriere.it/dilatua/Primo_Pi ... full.shtml
http://www.corriere.it/dilatua/Primo_Pi ... full.shtml
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Re: Chi sono veramente i poteri forti???
paolo11 in altro 3d chiedeva:
Lo sapevate?.
Chi controlla il mondo oggi
Riportando la prima parte di:
Nuovo Ordine Mondiale: i Signori del Mondo
di Giorgio Bongiovanni
tratto da :
http://www.disinformazione.it/Nuovo%20O ... ndiale.htm
In realtà si tratta di veri poteri forti e vale la pena conoscerli, perché quando ci si duole che a livello governativo alcune cose non funzionano, oppure ci sono condizionamenti strani,...dipende anche da questo.
Spesso si auspica un rinnovamento e un ricambio della politica, ma come spesso accade, si evita di fare i conti con questa realtà.
Facce nuove è quello che chiedono i cittadini italiani in questo momento, perché non sopportano più quelle dell'ultimo ventennio, o in certi casi quarantennio.
Si tratta però di facce nuove a tu per tu con poteri vecchi.
E allora vuol dire che la musica non cambia, non cambierà mai......
Rispondendo a paolino sul : Lo sapevate chi controlla il mondo, la risposta è sì, anche perché da qualche parte del forum sono state scambiate opinioni ed informazioni sull'argomento Bidelberg e Trilaterale.
Wikipedia fornisce questi dati.
Gruppo Bilderberg
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Hotel de Bilderberg, a Oosterbeek (Paesi Bassi), sede della prima conferenza Bilderberg del 1954.
Il Gruppo Bilderberg (detto anche conferenza Bilderberg o club Bilderberg) è un incontro annuale per inviti, non ufficiale, di circa 130 partecipanti, la maggior parte dei quali sono personalità influenti in campo economico, politico e bancario. I partecipanti trattano una grande varietà di temi globali, economici, militari e politici.
Il gruppo si riunisce annualmente in hotel o resort di lusso in varie parti del mondo, normalmente in Europa, e una volta ogni quattro anni negli Stati Uniti o in Canada. Ha un ufficio a Leida nei Paesi Bassi[1]. I nomi dei partecipanti sono resi pubblici attraverso la stampa[2] ma la conferenza è chiusa al pubblico e ai media[3].
Dato che le discussioni durante questa conferenza non sono mai registrate o riportate all'esterno, questi incontri sono stati oggetto di critiche e di varie teorie del complotto, come ad esempio quella sostenuta da Daniel Estulin nel libro Il Club Bilderberg[4]. Gli organizzatori della conferenza, tuttavia, spiegano questa loro scelta con l'esigenza di garantire ai partecipanti maggior libertà di esprimere la propria opinione senza la preoccupazione che le loro parole possano essere travisate dai media[5].
Lo sapevate?.
Chi controlla il mondo oggi
Riportando la prima parte di:
Nuovo Ordine Mondiale: i Signori del Mondo
di Giorgio Bongiovanni
tratto da :
http://www.disinformazione.it/Nuovo%20O ... ndiale.htm
In realtà si tratta di veri poteri forti e vale la pena conoscerli, perché quando ci si duole che a livello governativo alcune cose non funzionano, oppure ci sono condizionamenti strani,...dipende anche da questo.
Spesso si auspica un rinnovamento e un ricambio della politica, ma come spesso accade, si evita di fare i conti con questa realtà.
Facce nuove è quello che chiedono i cittadini italiani in questo momento, perché non sopportano più quelle dell'ultimo ventennio, o in certi casi quarantennio.
Si tratta però di facce nuove a tu per tu con poteri vecchi.
E allora vuol dire che la musica non cambia, non cambierà mai......
Rispondendo a paolino sul : Lo sapevate chi controlla il mondo, la risposta è sì, anche perché da qualche parte del forum sono state scambiate opinioni ed informazioni sull'argomento Bidelberg e Trilaterale.
Wikipedia fornisce questi dati.
Gruppo Bilderberg
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Hotel de Bilderberg, a Oosterbeek (Paesi Bassi), sede della prima conferenza Bilderberg del 1954.
Il Gruppo Bilderberg (detto anche conferenza Bilderberg o club Bilderberg) è un incontro annuale per inviti, non ufficiale, di circa 130 partecipanti, la maggior parte dei quali sono personalità influenti in campo economico, politico e bancario. I partecipanti trattano una grande varietà di temi globali, economici, militari e politici.
Il gruppo si riunisce annualmente in hotel o resort di lusso in varie parti del mondo, normalmente in Europa, e una volta ogni quattro anni negli Stati Uniti o in Canada. Ha un ufficio a Leida nei Paesi Bassi[1]. I nomi dei partecipanti sono resi pubblici attraverso la stampa[2] ma la conferenza è chiusa al pubblico e ai media[3].
Dato che le discussioni durante questa conferenza non sono mai registrate o riportate all'esterno, questi incontri sono stati oggetto di critiche e di varie teorie del complotto, come ad esempio quella sostenuta da Daniel Estulin nel libro Il Club Bilderberg[4]. Gli organizzatori della conferenza, tuttavia, spiegano questa loro scelta con l'esigenza di garantire ai partecipanti maggior libertà di esprimere la propria opinione senza la preoccupazione che le loro parole possano essere travisate dai media[5].
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