riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancellati.

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paolo11
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da paolo11 »

Caro shiloh.Con mio suocero c'era un legame, piu forte di quello di mio padre.Avevamo le stesse idee politiche e pure lui quando sentiva parlare Berlinguar, diceva questo e un signore in tutti sensi nel comportamento Signori si nasce,Ricchi si diventa.
Al sabato andavamo asieme al cinema eccc...Mia moglie aveva 16 anni io 18 all'epoca.I miei genitori erano gelosi dei suoceri al punto che un giorno gli hanno telefonato dicendogli
gli faccio la valigia e lo mando da voi.Sia mio padre e mia madre non erano persone lo dico in dialetto veneto (noi se farina da fare ostie).
Pensa che ha sempre lavorato per 35 anni in Fonderia, arrivava a casa nero come un carbone.In quei posti ti prendi la silicosi con il tempo.
Quando aveva maturato i 35 anni di lavoro si consiglio anche con il ragazzo che ero io.Risposta io andrei anche domani,cosi fece.Allora era diventato capo reparto inquadrato come inpiegato di 5 super, ma sempre all'interno della fabbrica.Gli uffici erano staccati dalla fabbrica.Ogni estate andavamo a Iesolo noi e loro.Lo rimpiango ancora oggi lui e la suocera, è cambiato tutto dopo.La moglie si è lasciata andare e dopo poco tempo e morta pure lei.
Anche loro si erano conosciuti da ragazzini.
Mia moglie ha preso le cose migliori da loro due.
Scusami se sono andato fuori argomento.
Ciao
Paolo11
shiloh
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da shiloh »

paolo11 ha scritto: Caro shiloh.
...omissis...
Scusami se sono andato fuori argomento.
Ciao
Paolo11
non ti preoccupare @Paolino.

le vicende personali che ogni tanto ci scappa di raccontare sul forum,ci fanno sentire più vicini.
;)
shiloh
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da shiloh »

PENSIONI, LAVORATORI ESODATI E PRECOCI.
IL PARERE DELLA SPI-CGIL DOPO IL DECRETO MILLEPROROGHE .

La ritrovata compattezza del fronte sindacale, in questo frangente, ha nell’iniquità della riforma delle pensioni il suo comun denominatore.
Dopo Cisl e Uil anche la Cgil prende le distanze dal provvedimento.
Semplicemente, non andava varata.
L’attribuzione all’Europa delle motivazioni che ne hanno giustificato la messa a punto è stato l’artificio con il quale far credere che non si potesse fare altrimenti.
Una scusa per schermare l’inerzia di un governo incapace di intaccare privilegi e rendite di posizione.
«Non c’era alcun bisogno di fare una riforma.
Sia in Francia che in Germania si va in pensione molto prima, con assegni più alti e pagando meno tasse.
E prendendo, nel corso della propria vita lavorativa, stipendi più alti»,
è il giudizio di Carla Cantone, segretario generale della Spi-Cgil.
«Eravamo - continua - già in linea con tutti gli standard europei. Il sistema era economicamente sostenibile e, l’unica cosa che ci era che era stata chiesta, era l’eliminazione delle pensioni di anzianità. Che, in ogni caso, tra finestre e slittamenti, erano, di fatto, già state praticamente eliminate».
D’altronde, ricorda la sindacalista,
«la disciplina era stata ulteriormente modificata nel 2007 e non è accettabile che, ogni 2 o 3 anni, gli italiani subiscano un cambiamento».
Una manovra incomprensibile, quindi?
«È stata realizzata per recuperare risorse al fine di uscire dalla crisi e raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013.
Ma non c’era bisogno ci colpire le categorie più deboli.
Era sufficiente introdurre una piccola patrimoniale, e mettere un tetto alle pensioni più alte».
Nello specifico, si è determinata una serie di gravi problemi.
«Tanto per cominciare, tanti lavoratori che avevano organizzato la propria vita nell’ipotesi di andare in pensione nell’arco di un anno dovranno aspettarne ancora 6 o 7.
La questione dei precoci, inoltre, è stata risolta solamente in parte.
I nati dopo il '52, infatti, restano fuori dalle deroghe.
Eppure, chi ha iniziato a lavorare attorno ai 15-16 non si capisce perché debba continuare a farlo fino ai 67 anni solo perché è nato in un certo periodo».
Tra le categorie maggiormente colpite, ci sono, come è ormai noto, gli esodati.
«Se si decide che permangono nel vecchio regime solo coloro che hanno maturato il diritto alla pensione entro il 31 dicembre 2011, in migliaia restano fuori».
La questione, probabilmente, è sottovalutata.
«Forse, non è abbastanza chiaro che nelle famiglie di queste persone si stanno consumando delle vere e proprie tragedie.
Costoro avevano accettato di lasciare l’azienda dietro incentivo, con l’ipotesi di andare in pensione nell’arco di uno o due anni.
Ora, non hanno un impiego e sono senza pensione.
E dove lo trovano un lavoro, ad esempio, a 55 anni?».
La Fornero, si è impegnata a riaprire la partita in un provvedimento ad Hoc.
«Mi auguro - dice la Cantone - che mantenga la promessa. Finora, abbiamo assistito ad trattativa decisamente anomala».
La sindacalista ci tiene a chiarire, infine, che anche chi è già in pensione sta subendo dei veri e propri torti.
«Il blocco dell’indicizzazione all’inflazione delle pensioni pari ad almeno 3 volte il minimo farà sì che molti pensionati si trascineranno, nel tempo, una perdita di 3-400 euro all’anno.
Noi avevamo proposto di bloccare la rivalutazione per i trattamenti pari ad almeno 5 volte il minimo».
http://www.ilsussidiario.net/News/Lavor ... /2/250710/
shiloh
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da shiloh »


La lotteria dei disoccupati si estrae in Giugno

di Michele Carugi | 6 marzo 2012

Nel varare frettolosamente, in maniera spregiudicata e seguendo un pensiero unico senza alcun confronto, la riforma delle pensioni il Ministero del Lavoro e Welfare (che io suggerirei di rinominare Ministero della Disoccupazione e della Povertà) stabilì inizialmente che, fino a un numero di 50.000, i disoccupati “riconosciuti” attraverso alcuni meccanismi specifici quali la presenza in mobilità, in contribuzione volontaria e in cassa integrazione, avrebbero potuto usufruire delle precedenti regole pensionistiche.
...omissis...
In seguito il tetto dei 50.000 fu convertito in un tetto di spesa, apparentemente corrispondente a 65.000 deroghe, stabilito in una maniera talmente incomprensibile che perfino un parlamentare della commissione lavoro della camera, quindi un addetto ai lavori, ebbe a dirmi che così come io non capivo il meccanismo, neppure in commissione lo avevano capito.
Ora cominciano a emergere problemi che peraltro erano largamente nell’aria.
Sembra che i disoccupati i quali erano stati espulsi dal mondo del lavoro anche in ragione del fatto che avrebbero agganciato la pensione con le regole esistenti e sulla base delle quali avevano fatto le proprie valutazioni nell’aderire alle pressioni aziendali per estrometterli, potrebbero essere 200.000 e ciò ovviamente crea in prospettiva un enorme problema:
da un lato lo stanziamento necessario per salvaguardarli eroderebbe un po’ il tesoretto che il Governo si è già speso in sede europea, ad esempio per negoziare una deroghina al fiscal compact;
dall’altro lato sembra arduo imporre alle aziende di riprendersi il personale a fronte del cambiamento delle regole che erano uno dei presupposti per l’accettazione del licenziamento.
...omissis...
ad oggi, l’INPS respinge le domande di pensione di coloro che hanno maturato i requisiti con le vecchie regole provenendo dalle procedure che ho citato, affermando di non avere ricevuto le circolari applicative del decreto e sembrerebbe che il Ministero si sia dato la scadenza di Giugno 2012 per definire i dettagli.

Dunque, non ci sono troppe alternative; vediamole:
1) L’Inps non è in grado di fornire i dati in un tempo compatibile con l’essere nel 2012 e non nel 1930;
in tal caso bisogna mettersi a pensare a come chiuderlo e sostituirlo con qualcos’altro.
2) L’INPS ha i dati ma non li fornisce alla Ministra; i casi sono due, o si rifiuta di rispondere a una precisa richiesta e allora il Ministero deve subito cambiare i dirigenti, oppure i dati la Ministra non li ha chiesti e in tal caso la domanda è perché?
3) I dati la Ministra li ha e allora diventerebbe inquietante la domanda sul perché non li utilizzasse e perché il ministero non producesse le circolari applicative.

Ma, nessuna delle tre ipotesi cambia la sostanza del problema e cioè che i disoccupati vengono tenuti in uno stato di ansia, indeterminazione e sconcerto, in balia di voci, ipotesi e illazioni,
mentre diventa vieppiù evidente che la Riforma Fornero è incompatibile con un grande numero di situazioni e tra l’altro fatta non dichiarando le reali motivazioni che erano, ormai è chiarissimo, solo di prelevare molta ricchezza dalle tasche di lavoratori dipendenti e pensionati in modo da darla in pegno alla UE e di non toccare altre aree di ricchezza del paese.
...omissis...
Per concludere,
non solo siamo il paese europeo con il sistema pensionistico più rigido per i lavoratori ,
non solo si sono cambiate le leggi senza tenere conto sufficientemente di tutte le problematiche, ma si è anche l’unico paese nel quale per mesi non si spiegano le modalità di attuazione delle leggi ai cittadini;
anche se per essi potrebbero essere molto pesanti; roba da tribunale dei diritti dell’uomo.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... no/195781/
paolo11
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da paolo11 »

E guarda caso la benzina è quasi a 2 euro.Poi ad Ottobre IVA passerà al 23%Quindi in questi due anni l'inflazione arrivera a5%se va bene.Si sono coperti le palle
per questi due anni con L'indicizzazione delle pensioni.
Ciao
Paolo11
shiloh
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da shiloh »

PENSIONI: VISCO VUOL FARCI LAVORARE FINO A 70 ANNI?

Pubblicato il mercoledì, 7 marzo 2012 da Cesare Damiano

Quando il governatore della Banca di Italia Ignazio Visco dice che bisogna lavorare di piu’, in piu’ e piu’ a lungo, non vorremmo che pretendesse addirittura di superare il record che abbiamo raggiunto in Europa sull’innalzamento dell’eta’ pensionistica voluto dal ministro Fornero.
Altrimenti dovremmo pensare che tutti dovranno andare in pensione dopo i 70 anni.
Ci convince, invece, il suo richiamo alla gradualita’ nella applicazione delle riforme a partire da quella previdenziale.
Gradualita’ che e’ del tutto mancata nell’ultima riforma e che sta provocando rilevanti guasti sociali che dovranno essere rapidamente corretti come ha del resto promesso il ministro del Lavoro.
Il Pd continuera’ la sua battaglia per impedire che ci siano lavoratori costretti a rimanere, anche per 4 o 5 anni, senza lavoro e senza pensione.

http://cesaredamiano.wordpress.com/2012 ... a-70-anni/
Ultima modifica di shiloh il 07/03/2012, 18:50, modificato 1 volta in totale.
shiloh
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da shiloh »

LAVORO: IL GOVERNO HA TOLTO AI VECCHI MA NON HA DATO AI GIOVANI
Pubblicato il mercoledì, 7 marzo 2012 da Cesare Damiano

La riforma Fornero ha generato risparmi rilevanti togliendo alle generazioni piu’ vecchie ma non ha investito per l’occupazione giovanile.
Quelli arrivati finora sono niente piu’ che segnali positivi.
La riforma voluta dal ministro Fornero ha generato risparmi molto rilevanti, sottraendo risorse alle generazioni piu’ vecchie:
mi domando perche’ una quota rilevante di questo risparmio non sia stata orientata per sostenere l’occupazione giovanile.
Si e’ certamente tolto ai vecchi ma non si e’ ancora dato ai giovani.
Intervenendo alla presentazione della ricerca “Le tante facce del lavoro” realizzata dai Giovani Democratici e da altre associazioni vicine al Pd, Damiano afferma che
“la flessibilita’ e’ diventata uno strumento di utilizzo della manodopera giovanile”
che va apertamente contrastata.
La via da seguire non e’ quella di togliere alle vecchie generazioni per dare a quelle giovani,
anche perche’ non vedo certo tutta questa abbondanza di tutele per le generazioni piu’ vecchie,
ormai attestate al livello minimo indispensabile;
cio’ nonostante, considerato che la riforma Fornero ha generato risparmi calcolabili dal 2015 in poi in 1,4 punti percentuali di Prodotto interno lordo su base annua,
per una cifra media di 20 miliardi di risparmi annui,
e’ evidente che occorre agire sul versante dell’occupazione giovanile.
Damiano afferma di “riconoscere la bonta’ degli interventi del governo sulla ricostruzione dei contributi dei lavoratori e sul riconoscimento del credito d’imposta fra giovani e donne in caso di assunzione stabile”,
ma li descrive come “due segnali” di un lavoro piu’ incisivo che deve essere avviato al piu’ presto.

http://cesaredamiano.wordpress.com/2012 ... i-giovani/
shiloh
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da shiloh »

Visco: "Lavorare di più e più a lungo"

Giovani, 2 milioni non studiano e non lavorano.
Il monito del governatore di Bankitalia:
l'occupazione va aumentata e per farlo è necessario anche "contrastare le rendite di posizione e gli interessi particolari". Mercato del lavoro va riformato senza resistenze al cambiamento. Donne, grande risorsa per la crescita.
http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... ef=HREC1-2

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Gallino:
''La ricetta di Visco è vecchia e non funziona''


Il sociologo Luciano Gallino spiega perché la proposta del governatore di Bankitalia Ignazio Visco non funziona.
"Meglio sarebbe - spiega - lavorare meno e lavorare tutti, guadagnando un po' di meno, ma nemmeno troppo".
Il professore cita il buon esempio della Germania e boccia il tavolo Fornero-sindacati dove finora si è parlato solo di
"riforme e riformette sulla legislazione del lavoro e sulla necessità sacrosanta di sostegno a chi perde il lavoro, piuttosto che puntare a far sì che la gente il lavoro non lo perda"

http://video.repubblica.it/economia-e-f ... 9817/88210
peanuts
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Iscritto il: 21/02/2012, 22:29

Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da peanuts »

"Fornero: occupazione donne a 60% e' realizzabile"

Quindi la tua figliola comincia a mollare uno dei suoi due posti?

MA VERGOGNATI VA!
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
paolo11
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Iscritto il: 22/02/2012, 14:30

Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella

Messaggio da paolo11 »

La legge delega n. 243 del 2004 (comunemente detta riforma Maroni) e il decreto legislativo n. 252 del 2005 approvati dal governo Berlusconi sono l'ultimo atto di un processo di riforma iniziato nel 1992. Le riforme effettuate hanno largamente armonizzato le regole nei diversi regimi pensionistici, hanno innalzato l'età di accesso alle pensioni di anzianità e di vecchiaia, hanno modificato il sistema di calcolo della pensione.

Obiettivo di fondo di questi interventi è stato quello di assicurare al sistema pensionistico una sostenibilità finanziaria, obiettivo al quale per intervento sindacale si è affiancato quello di assicurare una maggiore equità nel sistema attraverso una armonizzazione dei diversi regimi pensionistici.

La necessità di operare il processo di riforma con un consenso sociale diffuso, la cui mancanza ha portato in altri paesi europei al fallimento delle riforme, ha comportato l'adozione di tempi lunghi per l'entrata in vigore di alcune misure e la distinzione per età dei lavoratori ai fini dell'applicazione di un nuovo sistema di calcolo delle pensioni. In particolare l'innalzamento dell'età anagrafica e/o contributiva per accedere al pensionamento di anzianità è stato spalmato tra il 1996 e il 2008, mentre il nuovo sistema di calcolo contributivo è stato applicato integralmente ai soli lavoratori assunti dopo il 1995 e proquota per i periodi di lavoro successivi al 1995 ai lavoratori con meno di 18 anni di contribuzione prima del 1996. Le riforme hanno prodotto ingenti risparmi di spesa, tuttavia la lunghezza del periodo di transizione e il limite posto nel 2008 di 57 anni di età per l'accesso alla pensione di anzianità sono stati oggetto di forte critica e indicati spesso come un ostacolo alla piena sostenibilità finanziaria del sistema.

L'innalzamento dell'età pensionabile è lo strumento principale indicato dall'Unione Europea per affrontare i problemi di sostenibilità finanziaria dei sistemi pensionistici. Un pensionamento più tardivo consentirebbe, infatti, di limitare la crescita del tasso di dipendenza degli anziani prodotto dall'invecchiamento della popolazione e ridurrebbe la dinamica della spesa pensionistica. La riforma Maroni del 2004 con la legge delega 243 si è posta in questa ottica elevando l'età anagrafica per il pensionamento di anzianità. In particolare l'età necessaria per accedere a questa forma di pensionamento salirà a 60 anni a partire dal 2008, fermo restando il requisito contributivo di 35 anni. Nel 2010 il requisito di età salirà a 61 anni e nel 2014 a 62. Requisito alternativo a partire dal 2008, come già fissato dalla legge 335/95, per l'accesso al pensionamento saranno i 40 anni di contribuzione a prescindere dall'età anagrafica. Per i lavoratori autonomi i requisiti anagrafici sono superiori di un anno a quelli fissati alle varie scadenze per i lavoratori dipendenti. La 243 prevede, inoltre, la riduzione da quattro a due delle finestre di uscita per chi matura i requisiti del pensionamento di anzianità, con l'eliminazione di quelle di aprile e ottobre. Questa misura comporta di fatto un ulteriore innalzamento dell'età pensionabile che può arrivare ai nove mesi.
L'innalzamento dei limiti di età non riguarda solo il sistema retributivo o misto, ma anche quello contributivo. Per i lavoratori la cui pensione è liquidata esclusivamente con questo sistema, il requisito anagrafico minimo previsto, pari oggi a 57 anni, è elevato a 60 anni per le donne e a 65 per gli uomini. Gli uomini potranno, inoltre, accedere al pensionamento se in possesso di una un'anzianità contributiva di almeno 35 anni a 60, 61 o 62 anni di età rispettivamente nel 2008, 2010 e 2014. L'accesso al pensionamento resterà possibile a prescindere dal requisito anagrafico, in presenza di un requisito di anzianità contributiva pari a 40 anni. La modifica dei requisiti di accesso alla pensione di anzianità e la riduzione delle finestre di uscita dovrebbero produrre secondo le stime governative un innalzamento dell'età media di pensionamento di almeno tre anni e una significativa riduzione dell'incidenza in termini di Prodotto interno lordo della spesa pensionistica (-0,7 punti a regime pari a circa 9 miliardi di euro). L'esigenza di un innalzamento dell'età pensionabile a fronte dell'aumento della speranza di vita e dell'invecchiamento della popolazione è un problema reale, ma le modalità con cui la legge delega Maroni opera non sono condivisibili. L'innalzamento secco di tre anni a partire dal 2008 è probabilmente una misura unica nei vari esempi di riforme avvenute in questi ultimi decenni in Europa.

La gradualità è sempre stata alla base di tutti gli interventi. Introdurre una differenza di tre anni tra chi matura il diritto il 31 dicembre del 2007 e chi lo potrebbe maturare il primo gennaio del 2008 non ha nulla di logico e di equo. Ancora più negativamente deve essere giudicata l'estensione dei requisiti anagrafici per il pensionamento di 65 anni, o 60 per le donne, nel sistema contributivo. Questa estensione elimina una forma di flessibilità nel pensionamento universalmente indicata come necessaria in un sistema pensionistico moderno. La flessibilità di pensionamento tra i 57 e i 65 anni consentiva, senza gravare sul sistema per effetto dei disincentivi insiti nei coefficienti di trasformazione, di modulare le uscite dal lavoro anche secondo le proprie esigenze.

La legge delega ha sottovalutato un fenomeno insito nel sistema contributivo ed esistente, progressivamente, anche negli anni di applicazione del sistema misto. La pensione calcolata con il sistema contributivo, e con quello misto quando il peso della parte contributiva è preponderante, è sensibilmente più bassa rispetto a quella ottenuta con il sistema retributivo. L'unico strumento disponibile per il lavoratore per aumentare il suo importo è quello di lavorare più a lungo e di uscire a una età anagrafica, e contributiva, più elevata. L'incremento di tre/quattro anni dell'età effettiva di pensionamento nel sistema contributivo, rispetto all'età media di pensionamento attuale è già implicito nel funzionamento del sistema stesso, senza la necessità di porre limiti legali di età che ingessano inutilmente il sistema.
http://www.omnia-formazione.it/circolareINPS.pdf
http://www.omnia-formazione.it/approfon ... maroni.php
Ciao
Paolo11
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