Come se ne viene fuori ?
Re: Come se ne viene fuori ?
La costituzione greca prevede la detassazione dei profitti degli armatori e dell'industria bellica.
Nello stesso paese negli ultimi due anni sono state fatte 70.000 nuove assunzioni nel pubblico impiego (soprattutto locale).
E vogliamo dare del tutto torto alla Merkel?
Nello stesso paese negli ultimi due anni sono state fatte 70.000 nuove assunzioni nel pubblico impiego (soprattutto locale).
E vogliamo dare del tutto torto alla Merkel?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Caro contezio, no, purtroppo il problema non è più questo. Se tre economisti di ispirazione e formazione molto diversa tra loro ieri a l'Infedele sono stati unanimi nell'affermare che l'alternativa che abbiamo di fronte è tra morte violenta e coma lento, evidentemente il livello dei problemi è tutto un altro. E' per questo che dicevo che persino le giuste rivendicazioni di Airaudo sembravano ormai prive d senso.
La partita si gioca ad un altro tavolo, ma a quel tavolo la sinistra è completamente assente, non solo perché è poco o nulla rappresentata a livello di governi europei, ma anche e soprattutto perché sull'argomento non ha da dire nulla di serio e convincente, non ha elaborato e fatto nulla lasciando la parola alla destra populista di Le pen, Bossi e Berlusconi variamente travestita.
mariok
Caro mario, consentimi questa precisazione in merito.
La malattia che ci riserva esiti disperati, di cui siamo oggi tutti disorientati testimoni, è la conseguenza diretta della trascuratezza dei terapisti italiani degli ultimi 20 anni.
Il corpo malato e morente dell’Italia è stato aggredito progressivamente da mali noti e reiterati del sistema italiano.
Non dobbiamo dimenticare che negli ultimi sessant’anni non sono stati scoperti giacimenti di petrolio, di rame, di oro, di uranio, all’interno dello stivalone, tali da modificare la ricchezza italiana. Da un certo punto di vista è stato meglio così, perché per la stragrande maggioranza del popolo che si alza alla mattina per andare a lavorare per procurarsi un reddito, non sarebbe mutato assolutamente un granché,….perché a dilapidare la nuova ipotetica ricchezza ci avrebbero pensato i soliti squali di sempre, quelli che per due volte dal dopoguerra hanno praticamente raso al suolo l’Italia.
Il mondo della casta politica e di tutte la altre caste annesse e interconnesse,…. tanto per intenderci.
L’illustre paziente tricolore, quindi, sopravvive come sempre sul fatto basilare che il Bel Paese è e rimane una nazione di trasformazione.
E’ questa l’impostazione che la classe dirigente uscita dalla seconda guerra mondiale ha voluto dare al sistema italiano, si pensi ad esempio all’impegno dell’ex presidente dell’Eni Enrico Mattei, eliminato fisicamente perché gli affari italiani ne avrebbero in parte ridotti altri.
Ed oggi, dopo più di mezzo secolo, dobbiamo ammettere dal punto di vista storico che quella classe dirigente aveva visto giusto.
Grazie alla visione illuminata di De Gasperi e di Altiero Spinelli, siamo entrati a far parte del gruppo fondatore della Ue e successivamente, siamo saliti progressivamente nella scala internazionale fino al punto di essere considerati la settima potenza mondiale.
Il posto al sole che la vanagloria mussoliniana aveva cercato nella conquista delle colonie africane nella metà degli anni ’30, lo ha conquistato con il suo lavoro l’Italia democratica e repubblicana.
L’italietta uscita dagli orrori del fascismo e della seconda guerra mondiale ha dimostrato nei fatti di saperci fare nel contesto internazionale.
Ma poi quella generazione di “costruttori” è via via sparita a causa del ciclo naturale della vita. Quelli che gli sono subentrati sono stati solo miserabili cavallette distruttrici. Cavallette onnivore, pronte a gettarsi su tutto quanto dava profitto e potere,………e soprattutto distruzione.
Una parte della tanto vituperata Democrazia cristiana aveva però il germe della cultura dello Stato, e della sua crescita.
Non a caso negli anni dello sviluppo era attivo “Il ministero della Programmazione economica”. Ed anche qui, qualche genialoide da strapazzo, forse perché anche faceva tanto “Unione sovietica”, ritenne che del suddetto ministero se ne potesse fare tranquillamente a meno.
Il disastro è arrivato puntualmente, perché un Paese che fonda la sua sopravvivenza sulla trasformazione non può non disporre di un coordinamento centrale soprattutto ora, che nella guerra planetaria del commercio è entrato un gigante come la Cina, a cui fa seguito l’India ed altri Paesi emergenti come la Corea del Sud.
I “ghiaggheroni”, per dirla alla De Mita, che hanno occupato lo Stato, ma anche l’impresa privata degli ultimi dodici anni si rendevano perfettamente conto, confrontando il trend di crescita del Pil italiano con quello degli altri Paesi dell’Unione, che l’Italia non cresceva.
Risposte in merito non potevano arrivare di certo da presidenti del Consiglio “occupazionisti delle stanze del potere”, come D’Alema e Amato, e meno che meno dal così detto imprenditore brianzolo, presente in politica solo per curare i suoi stretti affari personalissimi d’azienda e nei confronti della magistratura milanese.
La non crescita di quegli anni faceva parte della malattia profonda del sistema italiano. Solo che questo popolo di “italiani brava gente” ordinariamente se ne sbatte altamente di queste problematiche, fin quando sul tavolo a pranzo e cena c’è ancora qualcosa da mettere sotto i denti.
E’ stata la crisi internazionale del 2008 ad accentuare e accelerare in modo esponenziale la crisi italiana in atto.
L’ottava potenza mondiale era ritornata l’italietta di sempre già all’inizio del 2011.
(Mi si è scaricata la batteria e quindi proseguirò oltre per concludere quando avrò a disposizione la solita fonte sicura di nergia)
Continua
La partita si gioca ad un altro tavolo, ma a quel tavolo la sinistra è completamente assente, non solo perché è poco o nulla rappresentata a livello di governi europei, ma anche e soprattutto perché sull'argomento non ha da dire nulla di serio e convincente, non ha elaborato e fatto nulla lasciando la parola alla destra populista di Le pen, Bossi e Berlusconi variamente travestita.
mariok
Caro mario, consentimi questa precisazione in merito.
La malattia che ci riserva esiti disperati, di cui siamo oggi tutti disorientati testimoni, è la conseguenza diretta della trascuratezza dei terapisti italiani degli ultimi 20 anni.
Il corpo malato e morente dell’Italia è stato aggredito progressivamente da mali noti e reiterati del sistema italiano.
Non dobbiamo dimenticare che negli ultimi sessant’anni non sono stati scoperti giacimenti di petrolio, di rame, di oro, di uranio, all’interno dello stivalone, tali da modificare la ricchezza italiana. Da un certo punto di vista è stato meglio così, perché per la stragrande maggioranza del popolo che si alza alla mattina per andare a lavorare per procurarsi un reddito, non sarebbe mutato assolutamente un granché,….perché a dilapidare la nuova ipotetica ricchezza ci avrebbero pensato i soliti squali di sempre, quelli che per due volte dal dopoguerra hanno praticamente raso al suolo l’Italia.
Il mondo della casta politica e di tutte la altre caste annesse e interconnesse,…. tanto per intenderci.
L’illustre paziente tricolore, quindi, sopravvive come sempre sul fatto basilare che il Bel Paese è e rimane una nazione di trasformazione.
E’ questa l’impostazione che la classe dirigente uscita dalla seconda guerra mondiale ha voluto dare al sistema italiano, si pensi ad esempio all’impegno dell’ex presidente dell’Eni Enrico Mattei, eliminato fisicamente perché gli affari italiani ne avrebbero in parte ridotti altri.
Ed oggi, dopo più di mezzo secolo, dobbiamo ammettere dal punto di vista storico che quella classe dirigente aveva visto giusto.
Grazie alla visione illuminata di De Gasperi e di Altiero Spinelli, siamo entrati a far parte del gruppo fondatore della Ue e successivamente, siamo saliti progressivamente nella scala internazionale fino al punto di essere considerati la settima potenza mondiale.
Il posto al sole che la vanagloria mussoliniana aveva cercato nella conquista delle colonie africane nella metà degli anni ’30, lo ha conquistato con il suo lavoro l’Italia democratica e repubblicana.
L’italietta uscita dagli orrori del fascismo e della seconda guerra mondiale ha dimostrato nei fatti di saperci fare nel contesto internazionale.
Ma poi quella generazione di “costruttori” è via via sparita a causa del ciclo naturale della vita. Quelli che gli sono subentrati sono stati solo miserabili cavallette distruttrici. Cavallette onnivore, pronte a gettarsi su tutto quanto dava profitto e potere,………e soprattutto distruzione.
Una parte della tanto vituperata Democrazia cristiana aveva però il germe della cultura dello Stato, e della sua crescita.
Non a caso negli anni dello sviluppo era attivo “Il ministero della Programmazione economica”. Ed anche qui, qualche genialoide da strapazzo, forse perché anche faceva tanto “Unione sovietica”, ritenne che del suddetto ministero se ne potesse fare tranquillamente a meno.
Il disastro è arrivato puntualmente, perché un Paese che fonda la sua sopravvivenza sulla trasformazione non può non disporre di un coordinamento centrale soprattutto ora, che nella guerra planetaria del commercio è entrato un gigante come la Cina, a cui fa seguito l’India ed altri Paesi emergenti come la Corea del Sud.
I “ghiaggheroni”, per dirla alla De Mita, che hanno occupato lo Stato, ma anche l’impresa privata degli ultimi dodici anni si rendevano perfettamente conto, confrontando il trend di crescita del Pil italiano con quello degli altri Paesi dell’Unione, che l’Italia non cresceva.
Risposte in merito non potevano arrivare di certo da presidenti del Consiglio “occupazionisti delle stanze del potere”, come D’Alema e Amato, e meno che meno dal così detto imprenditore brianzolo, presente in politica solo per curare i suoi stretti affari personalissimi d’azienda e nei confronti della magistratura milanese.
La non crescita di quegli anni faceva parte della malattia profonda del sistema italiano. Solo che questo popolo di “italiani brava gente” ordinariamente se ne sbatte altamente di queste problematiche, fin quando sul tavolo a pranzo e cena c’è ancora qualcosa da mettere sotto i denti.
E’ stata la crisi internazionale del 2008 ad accentuare e accelerare in modo esponenziale la crisi italiana in atto.
L’ottava potenza mondiale era ritornata l’italietta di sempre già all’inizio del 2011.
(Mi si è scaricata la batteria e quindi proseguirò oltre per concludere quando avrò a disposizione la solita fonte sicura di nergia)
Continua
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Re: Come se ne viene fuori ?
Caro iospero.Certamente i nostri parlamentari ,hanno dato un bel esempio subito.La commissione che doveva parificare gli stipendi a quelli degli altri paesi.Ha dovuto calar le braghe.Il dimezzamento dei parlamentari lo dovevano far subito.Abbiamo un mare di parlamentari avvocati,li mandassero a casa.Insomma tante altre cose non le hanno fatte.iospero ha scritto:Il rigore dovrebbe essere tale da permettere la crescita, se ciò non avviene va rimodulato fin tanto da permettere una crescita .
Se la Merkel si ostina ad imporre un rigore che non permette la crescita dovrebbe anche prendersi la responsabilità del fallimento.
E' giusto e corretto che ogni Stato elimini gli sprechi e metta ordine nella propria amministrazione, e se abbisogna di aiuti questi vanno concessi nella prospettiva che nel frattempo elimini il marciume che dilaga . Dovrebbe essere evidente a tutti che i cambiamenti hanno bisogno del tempo per ottenere dei risultati
Che fiducia possono avere gli altri stati.Se abbiamo pure 600 generali con attendenti e auto blu.Prima con la leva obblicatoria che eravamo in 400.000 avevamo gli stessi generali.Ora passato esercito di professionisti 140.000 il totale dei generali non è cambiato.
Ciao
Paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?
Che cosa c'è dietro l'angolo?
Il primo talk show italiano fu anche caratterizzato da una domanda-tormentone
che Costanzo rivolgeva a quasi tutti i suoi invitati: "Che cosa c'è dietro l'angolo?"
Non ascolto Casini da mesi perché è sempre noiosamente fermo al democristianesimo di 40 anni fa.
Questa sera però mi sono usato violenza e ho cercato di ascoltarlo per quanto possibile, per via delle sue affermazioni di ieri.
Risultato? …Dietro l’angolo c’è la strada che porta diritto alla guerra civile.
Il primo talk show italiano fu anche caratterizzato da una domanda-tormentone
che Costanzo rivolgeva a quasi tutti i suoi invitati: "Che cosa c'è dietro l'angolo?"
Non ascolto Casini da mesi perché è sempre noiosamente fermo al democristianesimo di 40 anni fa.
Questa sera però mi sono usato violenza e ho cercato di ascoltarlo per quanto possibile, per via delle sue affermazioni di ieri.
Risultato? …Dietro l’angolo c’è la strada che porta diritto alla guerra civile.
Re: Come se ne viene fuori ?
Io senza farmi violenza alcuna l'ho ascoltato come quando da bambina ascoltavo la santa messa, chiudendomi in una zona zen della mente ... in più marco da milano ha un effetto soporifero.
In compenso la velocità con cui Lilli chiude dicendo " grazie alle telespettatrici e ai telespettatori" è sempre più elevata .
p.s. un programma sulle partite fra Italia e Germania si doveva fare DOPO giovedì !!! ( sgrat sgrat)
In compenso la velocità con cui Lilli chiude dicendo " grazie alle telespettatrici e ai telespettatori" è sempre più elevata .
p.s. un programma sulle partite fra Italia e Germania si doveva fare DOPO giovedì !!! ( sgrat sgrat)
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Re: Come se ne viene fuori ?
A confermare la strada verso la guerra civile è l'intervento di quella nullità assoluta di Beatrice Lorenzin, a Ballarò.
Re: Come se ne viene fuori ?
Siete senza quore , non avete sensibbbilità .... quello negava la crisi per noi, si teneva tutto dentro, soffrendo come un cane, per proteggerci, ci raccontava di aerei pieni e ristoranti gremiti per darci la SPERANZA. ma diamoglielo sto 51% , ma dai ... su !
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Re: Come se ne viene fuori ?
In risposta all’osservazione di mariok
Seconda parte
Quando tutto diventa insostenibile, arrivano le dimissioni del caro estinto, e l’incarico di guidare il Bel Paese passa a Monti.
Gli interventi in economia, tecnicamente, sono interamente paragonabili a quelli in campo medico.
In campo medico la linea di confine tra la vita e la morte del paziente dipende dal tipo di malattia e dal grado di evoluzione della stessa. (Es. Giovannino Agnelli era affetto da un tipo di malattia che non concedeva scampo alcuno. Gli Agnelli hanno fatto bene a giocare la carta Usa, perché quando si può non bisogna lasciare nulla d’intentato, ma alcuni tipi di malattie non ti lasciano via di scampo anche se ti chiami Agnelli)
Altre malattie invece, con una forte terapia d’urto, realizzata in tempi ristrettissimi, offrono la possibilità di un’alta opportunità di sopravvivenza.
Come sempre poi, la possibilità di salvezza del paziente dipende dall’esperienza del chirurgo e della sua equipe medica in sala operatoria ad individuare subito il grado di evoluzione della malattia e la conseguente scelta della modalità d’intervento.
Monti nelle prime ore dell’incarico ricevuto dal Capo dello Stato si trovava in queste condizioni.
La malattia del paziente Italia, o meglio, le malattie concomitanti del paziente Italia, erano (e sono) tali, che il tipo di intervento tecnico e i conseguenti tempi di risposta, erano di tipo unico, indipendentemente dal chirurgo che ci metteva mano.
Le malattie erano tali da richiedere un passaggio obbligato sia per un chirurgo di destra, di sinistra, oppure “neutro” se proveniente dalla società civile.
Monti aveva di fronte a se la scelta di salvare il paziente Italia, oppure salvare la casta politica e le caste interconnesse.
Napolitano e ABC, hanno chiesto di salvare le caste e Monti si è orientato in quel senso.
La possibilità di salvare l’Italia, c’era ma bisognava intervenire subito sui tessuti affetti da cancrena.
Il primo di tutti quello politico.
Ma il tessuto politico non voleva che il bisturi si occupasse di loro.
Dopo sette mesi, ancora ieri, Cicchitto ha urlato che Monti non è stato incaricato di occuparsi di corruzione.
E’ evidente che con compromessi iniziali di questo genere non si andava da nessuna parte, perché il decreto sulla corruzione è l’architrave di tutte le altre riforme.
Noi potevamo salvarci, e forse potremmo farlo in extremis ancora oggi, se l’intervento è a 360 gradi. Le possibilità e le risorse esistono.
Solo che questo è un Paese fortemente diviso in caste e corporazioni dove ognuna pensa al salvataggio di se stessa e alla morte delle altre.
La celebrazione dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia diventa una grandissima buffonata se nei momenti cruciali l’Italia non esiste e ognuno va per conto suo con i propri interessi ed egoismi.
Niente di nuovo sotto il sole perché da più di seimila anni le società umane ripetono all’infinito sempre lo stesso spettacolino.
La comprensione di alcune problematiche comuni e un minimo di solidarietà umana si manifestano solo quando tutti sono sottoposti a drammi e catastrofi atroci.
Oggi questo non esiste ed alcune categorie di persone cercano di fare pagare la crisi alle categorie più deboli, senza protezione, che con la crisi non c’entrano affatto.
Neppure Giannino nei mesi scorsi si è sottratto a questo comportamento avendo manifestato una difesa di classe rispetto agli interessi generali della nazione.
Ripeto, esiste una possibilità per salvarci ma devono contribuire anche le categorie degli intoccabili.
Nell’Europa che mostra il suo vero volto, in cui la Germania intende l’Unione solo a sua immagine e somiglianza, dove tutto potrebbe saltare e noi con loro, le divisioni di classe e di corporazione in questa fase bloccano ogni possibilità di salvezza individuale dell’Italia.
Che tre economisti di diversa estrazione politica concordino sulla sorte del Bel Paese del tipo:
ieri a l'Infedele sono stati unanimi nell'affermare che l'alternativa che abbiamo di fronte è tra morte violenta e coma lento,
la dice lunga sulla scelta preferenziale della difesa a oltranza delle corporazioni e delle caste.
Muoia Sansone e tutti i filistei, piuttosto che cedere terreno nei confronti degli altri.
Monti, agendo subito e a 360 gradi avrebbe potuto disporre di circa 1.000 miliardi fino alla fine del suo mandato nel 2013. Cifra che ci avrebbe consentito di rilanciarci indipendentemente dagli aiuti stranieri.
Monti ha scelto di galleggiare a “mezzo servizio” e quindi il nostro destino è segnato.
Seconda parte
Quando tutto diventa insostenibile, arrivano le dimissioni del caro estinto, e l’incarico di guidare il Bel Paese passa a Monti.
Gli interventi in economia, tecnicamente, sono interamente paragonabili a quelli in campo medico.
In campo medico la linea di confine tra la vita e la morte del paziente dipende dal tipo di malattia e dal grado di evoluzione della stessa. (Es. Giovannino Agnelli era affetto da un tipo di malattia che non concedeva scampo alcuno. Gli Agnelli hanno fatto bene a giocare la carta Usa, perché quando si può non bisogna lasciare nulla d’intentato, ma alcuni tipi di malattie non ti lasciano via di scampo anche se ti chiami Agnelli)
Altre malattie invece, con una forte terapia d’urto, realizzata in tempi ristrettissimi, offrono la possibilità di un’alta opportunità di sopravvivenza.
Come sempre poi, la possibilità di salvezza del paziente dipende dall’esperienza del chirurgo e della sua equipe medica in sala operatoria ad individuare subito il grado di evoluzione della malattia e la conseguente scelta della modalità d’intervento.
Monti nelle prime ore dell’incarico ricevuto dal Capo dello Stato si trovava in queste condizioni.
La malattia del paziente Italia, o meglio, le malattie concomitanti del paziente Italia, erano (e sono) tali, che il tipo di intervento tecnico e i conseguenti tempi di risposta, erano di tipo unico, indipendentemente dal chirurgo che ci metteva mano.
Le malattie erano tali da richiedere un passaggio obbligato sia per un chirurgo di destra, di sinistra, oppure “neutro” se proveniente dalla società civile.
Monti aveva di fronte a se la scelta di salvare il paziente Italia, oppure salvare la casta politica e le caste interconnesse.
Napolitano e ABC, hanno chiesto di salvare le caste e Monti si è orientato in quel senso.
La possibilità di salvare l’Italia, c’era ma bisognava intervenire subito sui tessuti affetti da cancrena.
Il primo di tutti quello politico.
Ma il tessuto politico non voleva che il bisturi si occupasse di loro.
Dopo sette mesi, ancora ieri, Cicchitto ha urlato che Monti non è stato incaricato di occuparsi di corruzione.
E’ evidente che con compromessi iniziali di questo genere non si andava da nessuna parte, perché il decreto sulla corruzione è l’architrave di tutte le altre riforme.
Noi potevamo salvarci, e forse potremmo farlo in extremis ancora oggi, se l’intervento è a 360 gradi. Le possibilità e le risorse esistono.
Solo che questo è un Paese fortemente diviso in caste e corporazioni dove ognuna pensa al salvataggio di se stessa e alla morte delle altre.
La celebrazione dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia diventa una grandissima buffonata se nei momenti cruciali l’Italia non esiste e ognuno va per conto suo con i propri interessi ed egoismi.
Niente di nuovo sotto il sole perché da più di seimila anni le società umane ripetono all’infinito sempre lo stesso spettacolino.
La comprensione di alcune problematiche comuni e un minimo di solidarietà umana si manifestano solo quando tutti sono sottoposti a drammi e catastrofi atroci.
Oggi questo non esiste ed alcune categorie di persone cercano di fare pagare la crisi alle categorie più deboli, senza protezione, che con la crisi non c’entrano affatto.
Neppure Giannino nei mesi scorsi si è sottratto a questo comportamento avendo manifestato una difesa di classe rispetto agli interessi generali della nazione.
Ripeto, esiste una possibilità per salvarci ma devono contribuire anche le categorie degli intoccabili.
Nell’Europa che mostra il suo vero volto, in cui la Germania intende l’Unione solo a sua immagine e somiglianza, dove tutto potrebbe saltare e noi con loro, le divisioni di classe e di corporazione in questa fase bloccano ogni possibilità di salvezza individuale dell’Italia.
Che tre economisti di diversa estrazione politica concordino sulla sorte del Bel Paese del tipo:
ieri a l'Infedele sono stati unanimi nell'affermare che l'alternativa che abbiamo di fronte è tra morte violenta e coma lento,
la dice lunga sulla scelta preferenziale della difesa a oltranza delle corporazioni e delle caste.
Muoia Sansone e tutti i filistei, piuttosto che cedere terreno nei confronti degli altri.
Monti, agendo subito e a 360 gradi avrebbe potuto disporre di circa 1.000 miliardi fino alla fine del suo mandato nel 2013. Cifra che ci avrebbe consentito di rilanciarci indipendentemente dagli aiuti stranieri.
Monti ha scelto di galleggiare a “mezzo servizio” e quindi il nostro destino è segnato.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Analisi cruda ma purtroppo reale di Camillobenso, noi e anche il resto del mondo siamo come un treno senza macchinista lanciato su un bianrio morto... di scambi per salvarci dall'impatto ne sono rimasti uno forse due e contemplano scelte come quelle indicate da camillobenso che imporrebbero alle classi privilgiate sacrifici e perdita di parte della loro rendita di posizione...
Nessun cederà niente e quindi si arriverà all'impatto e a riequilibri violenti come più volte è successo nel passato e oltre alle tante teste delle persone comuni cadranno anche quelle che oggi sembrano intoccabili come sempre è successo ed è questa cecità di vedute che fa più rabbia...
Nessun cederà niente e quindi si arriverà all'impatto e a riequilibri violenti come più volte è successo nel passato e oltre alle tante teste delle persone comuni cadranno anche quelle che oggi sembrano intoccabili come sempre è successo ed è questa cecità di vedute che fa più rabbia...
Re: Come se ne viene fuori ?
(tentativo di) risposta @camillobenso
Come si fa a non concordare con la tua analisi, caro conte zio?
Però il 3d si intitola: Come se ne viene fuori? E quindi qualche considerazione in più forse è necessaria.
L'unico sbocco che tu prevedi è quello di una guerra civile. Probabile. Ma solitamente una guerra civile è solo un passaggio verso qualche altro sbocco.
E quale sarebbe il più probabile nel nostro caso? Di solito l'esito di una rivolta (di cui giorgio evidenzierebbe giustamente la differenza rispetto ad una rivoluzione) dipende dalla cultura, dalla capacità politica, dalla visione di chi ne prende la direzione.
Guardiamo quindi quali sono gli attori in campo che possano assurgere a ruoli di protagonisti in questa fase.
La sinistra: partire da qui è d'obbligo. Secondo me, vuoto totale. E la causa non consiste, come ritengono alcuni amici/compagni che scrivono o scrivevano su questo forum, dalla mancanza di un "nuovo partito della sinistra". La mancanza di un tale partito è l'effetto non la causa del problema.
L'attuale sinistra (escludo naturalmente il PD) sia italiana che europea è ancora rintontita dalla botta che il fallimento di tutte le forme di "socialismo reale" da quello sovietico a quello cinese, fino a quello cubano, gli hanno inferto.
La botta è stata talmente forte che alcuni hanno persino paura di pronunciare la parola "comunismo", altri se ne sono appropriati ma non hanno nemmeno la più pallida idea o ricordo di ciò che essa significhi.
Oggi la loro crisi è ancora più profonda. Perché il capitalismo, il nemico storico, si trova in enormi difficoltà, travolto dalle sue contraddizioni. In questa fase risulta difficile per chiunque, persino per il più incallito dei liberisti, tessere le lodi del mercato presunto dispensatore di benessere da bengodi per tutti, come risultava abbastanza facile fino a tempi recenti.
Le condizioni sarebbero quindi favorevoli per riprendersi un'egemonia culturale prima ancora che politica.
Ed invece che fanno gli ex "santoni della sinistra de' no-antri"? Balbettano, quando non vaneggiano.
E allora, eccoli a straparlare di default, di non riconoscimento del debito, di sviluppo finanziato con l'inflazione, di posti di lavoro (statali) per tutti, quando non si alleano di fatto con il populismo di destra in chiave anti-europea ed anti-Merkel.
C'è addirittura chi, a sessant'anni suonati o più, si accoda ai giovani che gridano (loro sì giustamente): "il debito non lo abbiamo fatto noi e non lo paghiamo"!
(continua, forse) mi si sono scaricate le dita....
Come si fa a non concordare con la tua analisi, caro conte zio?
Però il 3d si intitola: Come se ne viene fuori? E quindi qualche considerazione in più forse è necessaria.
L'unico sbocco che tu prevedi è quello di una guerra civile. Probabile. Ma solitamente una guerra civile è solo un passaggio verso qualche altro sbocco.
E quale sarebbe il più probabile nel nostro caso? Di solito l'esito di una rivolta (di cui giorgio evidenzierebbe giustamente la differenza rispetto ad una rivoluzione) dipende dalla cultura, dalla capacità politica, dalla visione di chi ne prende la direzione.
Guardiamo quindi quali sono gli attori in campo che possano assurgere a ruoli di protagonisti in questa fase.
La sinistra: partire da qui è d'obbligo. Secondo me, vuoto totale. E la causa non consiste, come ritengono alcuni amici/compagni che scrivono o scrivevano su questo forum, dalla mancanza di un "nuovo partito della sinistra". La mancanza di un tale partito è l'effetto non la causa del problema.
L'attuale sinistra (escludo naturalmente il PD) sia italiana che europea è ancora rintontita dalla botta che il fallimento di tutte le forme di "socialismo reale" da quello sovietico a quello cinese, fino a quello cubano, gli hanno inferto.
La botta è stata talmente forte che alcuni hanno persino paura di pronunciare la parola "comunismo", altri se ne sono appropriati ma non hanno nemmeno la più pallida idea o ricordo di ciò che essa significhi.
Oggi la loro crisi è ancora più profonda. Perché il capitalismo, il nemico storico, si trova in enormi difficoltà, travolto dalle sue contraddizioni. In questa fase risulta difficile per chiunque, persino per il più incallito dei liberisti, tessere le lodi del mercato presunto dispensatore di benessere da bengodi per tutti, come risultava abbastanza facile fino a tempi recenti.
Le condizioni sarebbero quindi favorevoli per riprendersi un'egemonia culturale prima ancora che politica.
Ed invece che fanno gli ex "santoni della sinistra de' no-antri"? Balbettano, quando non vaneggiano.
E allora, eccoli a straparlare di default, di non riconoscimento del debito, di sviluppo finanziato con l'inflazione, di posti di lavoro (statali) per tutti, quando non si alleano di fatto con il populismo di destra in chiave anti-europea ed anti-Merkel.
C'è addirittura chi, a sessant'anni suonati o più, si accoda ai giovani che gridano (loro sì giustamente): "il debito non lo abbiamo fatto noi e non lo paghiamo"!
(continua, forse) mi si sono scaricate le dita....
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