Operazione Amnesia
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Operazione Amnesia
Eroi in mutande (Marco Travaglio).
01/07/2012 di triskel182
Siccome la mamma dei cretini è sempre gravida, c’è chi – soprattutto gli onanisti di twitter, più un insettucolo di Radio24 e un tal Macioce del Giornale – continua a menarla sul fatto che tifo contro gli “azzurri” agli Europei. Non mi riferisco a chi ci scherza sopra, com’è giusto che sia (tipo la banda del Misfatto), ma a chi replica con argomenti seriosi, patriottici, nazionalistici: tifare controla Nazionale di calcio sarebbe disfattismo, tradimento, intelligenza col nemico teutonico. Se è per questo ho tifato pure per Spagna, Croazia, Irlanda e Inghilterra quando giocavano contro l’Italia. Invece ho tifato per l’Italia in altri tempi, quando a simboleggiarla erano i Bearzot, gli Zoff, i Trap. Anche allora c’era qualche furbetto coinvolto in scandali, tipo Rossi nel 1982: ma avevano pagato il conto con la giustizia. Ora invece, si usano le vittorie sportive (anche quelle meritate, come controla Germania) per chiudere altre partite senza neppure aprirle: quella del calcioscommesse, che al rientro dei nostri eroi in mutande sfocerà nei deferimenti di club di serie A e di parecchi giocatori, forse anche azzurri; e addirittura quella della politica e dell’economia europea, con una ridicola, puerile, penosa ricerca di vendetta su paesi più virtuosi del nostro. Tipola Germania della Merkel. Io vorrei sapere, che si vinca o si perda, cos’è quel milione e mezzo versato da capitan Buffon a un tabaccaio di Parma. Vorrei sapere quali e quanti dirigenti e calciatori coinvolti nell’inchiesta di Cremona per essersi venduti le partite in barba ai tifosi e alla lealtà sportiva, sono colpevoli o innocenti. E vorrei che i colpevoli fossero radiati e condannati. Nessuna vittoria all’Europeo può cancellare lo scandalo. E invece c’è chi confonde i piani. È bastato che Buffon parasse tutto ai tedeschi perché Capezzone, disperso da mesi, rialzasse il capino e intimasse non si sa a chi né perché di “chiedere scusa a Buffon”. È bastato un paio di partite vinte perché tutti si scordassero che uno dei nostri eroi, Bonucci, è indagato nel calcioscommesse. Era già accaduto nel 2006, col Mondiale vinto un mese dopo Calciopoli: la coppa diventò un aspersorio per benedire e assolvere mediaticamente i ladroni con l’Operazione Amnesia, che ha la stessa radice di Amnistia. La stessa magliarata si sta tentando ora nel campo della politica. Per vent’anni ci siamo fatti governare, salvo rare parentesi ed eccezioni, da delinquenti e/o pagliacci che ci han portati al fallimento. Poi un provvidenziale colpo di palazzo orchestrato più a Berlino, Bruxelles e Francoforte che a Roma, ha messo su un governo tecnico guidato da una persona seria, almeno più seria di chi c’era prima, costringendo un Parlamento indecente ad appoggiarlo per paura delle elezioni. Ora son bastati sei mesi di travestimento, il loden al posto della bandana e del toupet, i prof al posto delle mignotte, per farci dimenticare che razza di paese siamo e chi abbiamo eletto per tutti questi anni, mentre l’odiata Germania si faceva governare dagli Schroeder e dalle Merkel. Ora è passata addirittura l’idea che il nostro debito pubblico e tutti gli altri guai dipendano dalla linea dura della Merkel. Piegata la quale torneremmo nel Regno di Saturno. Ma se, rispetto ai tedeschi, il nostro stato sociale fa schifo, spendiamo la metà in ricerca e sviluppo, i nostri operai guadagnano la metà, abbiamo il debito pubblico al 122% del pil contro l’82, il pil a -1,9% contro il + 0.8, il tasso sul debito al 5,7 contro l’1,6, l’inflazione al 3,2 contro il 2,1, la disoccupazione al 10,2% contro il 6,7, le esportazioni a picco mentre in Germania crescono, continueremo ad averli anche se abbiamo battutola Germania a pallone. Non è colpa della Merkel, ma di chi ci ha governati e di chi l’ha votato. E non c’è gol azzurro che possa cancellare queste colpe. Dicono chela Merkel non va perché “fa gli interessi dei suoi elettori”. Ecco: vorrei anch’io poter accusare un premier italiano di fare gli interessi dei suoi elettori.
Da Il Fatto Quotidiano del 01/07/2012.
http://triskel182.wordpress.com/2012/07 ... travaglio/
Tiferò per l'Italia, ma... con la consapevolezza che siamo "in mutande" e a prescindere dalla vittoria o meno della nazionale, purtroppo, ci resteremo.
Travaglio con sano realismo fa bene a farci riflettere e a denunciare i pericoli delle amnesie tipiche italiane.
01/07/2012 di triskel182
Siccome la mamma dei cretini è sempre gravida, c’è chi – soprattutto gli onanisti di twitter, più un insettucolo di Radio24 e un tal Macioce del Giornale – continua a menarla sul fatto che tifo contro gli “azzurri” agli Europei. Non mi riferisco a chi ci scherza sopra, com’è giusto che sia (tipo la banda del Misfatto), ma a chi replica con argomenti seriosi, patriottici, nazionalistici: tifare controla Nazionale di calcio sarebbe disfattismo, tradimento, intelligenza col nemico teutonico. Se è per questo ho tifato pure per Spagna, Croazia, Irlanda e Inghilterra quando giocavano contro l’Italia. Invece ho tifato per l’Italia in altri tempi, quando a simboleggiarla erano i Bearzot, gli Zoff, i Trap. Anche allora c’era qualche furbetto coinvolto in scandali, tipo Rossi nel 1982: ma avevano pagato il conto con la giustizia. Ora invece, si usano le vittorie sportive (anche quelle meritate, come controla Germania) per chiudere altre partite senza neppure aprirle: quella del calcioscommesse, che al rientro dei nostri eroi in mutande sfocerà nei deferimenti di club di serie A e di parecchi giocatori, forse anche azzurri; e addirittura quella della politica e dell’economia europea, con una ridicola, puerile, penosa ricerca di vendetta su paesi più virtuosi del nostro. Tipola Germania della Merkel. Io vorrei sapere, che si vinca o si perda, cos’è quel milione e mezzo versato da capitan Buffon a un tabaccaio di Parma. Vorrei sapere quali e quanti dirigenti e calciatori coinvolti nell’inchiesta di Cremona per essersi venduti le partite in barba ai tifosi e alla lealtà sportiva, sono colpevoli o innocenti. E vorrei che i colpevoli fossero radiati e condannati. Nessuna vittoria all’Europeo può cancellare lo scandalo. E invece c’è chi confonde i piani. È bastato che Buffon parasse tutto ai tedeschi perché Capezzone, disperso da mesi, rialzasse il capino e intimasse non si sa a chi né perché di “chiedere scusa a Buffon”. È bastato un paio di partite vinte perché tutti si scordassero che uno dei nostri eroi, Bonucci, è indagato nel calcioscommesse. Era già accaduto nel 2006, col Mondiale vinto un mese dopo Calciopoli: la coppa diventò un aspersorio per benedire e assolvere mediaticamente i ladroni con l’Operazione Amnesia, che ha la stessa radice di Amnistia. La stessa magliarata si sta tentando ora nel campo della politica. Per vent’anni ci siamo fatti governare, salvo rare parentesi ed eccezioni, da delinquenti e/o pagliacci che ci han portati al fallimento. Poi un provvidenziale colpo di palazzo orchestrato più a Berlino, Bruxelles e Francoforte che a Roma, ha messo su un governo tecnico guidato da una persona seria, almeno più seria di chi c’era prima, costringendo un Parlamento indecente ad appoggiarlo per paura delle elezioni. Ora son bastati sei mesi di travestimento, il loden al posto della bandana e del toupet, i prof al posto delle mignotte, per farci dimenticare che razza di paese siamo e chi abbiamo eletto per tutti questi anni, mentre l’odiata Germania si faceva governare dagli Schroeder e dalle Merkel. Ora è passata addirittura l’idea che il nostro debito pubblico e tutti gli altri guai dipendano dalla linea dura della Merkel. Piegata la quale torneremmo nel Regno di Saturno. Ma se, rispetto ai tedeschi, il nostro stato sociale fa schifo, spendiamo la metà in ricerca e sviluppo, i nostri operai guadagnano la metà, abbiamo il debito pubblico al 122% del pil contro l’82, il pil a -1,9% contro il + 0.8, il tasso sul debito al 5,7 contro l’1,6, l’inflazione al 3,2 contro il 2,1, la disoccupazione al 10,2% contro il 6,7, le esportazioni a picco mentre in Germania crescono, continueremo ad averli anche se abbiamo battutola Germania a pallone. Non è colpa della Merkel, ma di chi ci ha governati e di chi l’ha votato. E non c’è gol azzurro che possa cancellare queste colpe. Dicono chela Merkel non va perché “fa gli interessi dei suoi elettori”. Ecco: vorrei anch’io poter accusare un premier italiano di fare gli interessi dei suoi elettori.
Da Il Fatto Quotidiano del 01/07/2012.
http://triskel182.wordpress.com/2012/07 ... travaglio/
Tiferò per l'Italia, ma... con la consapevolezza che siamo "in mutande" e a prescindere dalla vittoria o meno della nazionale, purtroppo, ci resteremo.
Travaglio con sano realismo fa bene a farci riflettere e a denunciare i pericoli delle amnesie tipiche italiane.
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Re: Operazione Amnesia
Purtroppo è estremamente doloroso prendere atto che all'Asilo Mariuccia sono iscritti milioni di Italiani.
Re: Operazione Amnesia
Travaglio a volte non è condivisibile. Può non piacere ciò che scrive, può addirittura essere accusato di perseguire fini personali nella scelta dei suoi bersagli.
Ma anche i suoi detrattori su una cosa non possono non convenire: ci ricorda alcune verità soprattutto quando tutti gli altri sono colpiti da ricorrente amnesia. Ed è unico nello scenario della nostra disinformazione.
Ma anche i suoi detrattori su una cosa non possono non convenire: ci ricorda alcune verità soprattutto quando tutti gli altri sono colpiti da ricorrente amnesia. Ed è unico nello scenario della nostra disinformazione.
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Re: Operazione Amnesia
Adesso non abbiamo neppure più le mutande....
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Re: Operazione Amnesia
Non l'ho riconosciuta piu L'Italia ieri sera.Di una cosa mi sono accorto.Balotelli era sempre pressato da 3 spagnoli,non poteva neache muoversi.
Forse l'errore piu grande del nostro allenatore è stato quello,di non essersi accorto di questo.
Per il resto siamo arrivati secondi è già un buon risultato.
Ciao
Paolo11
Forse l'errore piu grande del nostro allenatore è stato quello,di non essersi accorto di questo.
Per il resto siamo arrivati secondi è già un buon risultato.
Ciao
Paolo11
Re: Operazione Amnesia
(AGI) - Roma, 4 lug. - L'aula della Camera ha respinto la mozione di sfiducia al ministro del Lavoro Fornero. presentata da Idv-Lega I no sono stati 435, i si' 88, gli astenuti 18.
Nel voto sono mancati 61 voti del Pdl: 5 deputati del Popolo della liberta' hanno votato si' alla sfiducia e sono Cirielli, Miserotti, Mussolini, Pili e Rampelli. Sedici sono stati gli astenuti mentre 40 i deputati che non hanno votato, di cui 9 in missione. Tra gli assenti, Berlusconi, Corsaro, Bianconi, Crosetto, La Russa, Tremonti e Verdini.
Nel Pd 15 gli assenti e 4 i parlamenti in missione. Degli assenti, 5 non avevano giustificato la propria assenza al capogruppo Franceschini, tra cu Boccuzzi ed Esposito che un mese fa avevano inviato a Monti una lettera in cui chiedevano al premier di "porre fine agli atteggiamenti arroganti del ministro Fornero".
Alla domanda se fosse infastidita, il ministro ha risposto: "Non e' il termine adatto, chiaramente mi ha creato sofferenza". "Ora continuero' a lavorare con l'impegno di prima. A chi mi accusa voglio dire che non ho mai mentito", ha concluso.(AGI) .
.................................
colti da improvvisa amnesia si sono dimenticati di andare a lavorare stamattina
Nel voto sono mancati 61 voti del Pdl: 5 deputati del Popolo della liberta' hanno votato si' alla sfiducia e sono Cirielli, Miserotti, Mussolini, Pili e Rampelli. Sedici sono stati gli astenuti mentre 40 i deputati che non hanno votato, di cui 9 in missione. Tra gli assenti, Berlusconi, Corsaro, Bianconi, Crosetto, La Russa, Tremonti e Verdini.
Nel Pd 15 gli assenti e 4 i parlamenti in missione. Degli assenti, 5 non avevano giustificato la propria assenza al capogruppo Franceschini, tra cu Boccuzzi ed Esposito che un mese fa avevano inviato a Monti una lettera in cui chiedevano al premier di "porre fine agli atteggiamenti arroganti del ministro Fornero".
Alla domanda se fosse infastidita, il ministro ha risposto: "Non e' il termine adatto, chiaramente mi ha creato sofferenza". "Ora continuero' a lavorare con l'impegno di prima. A chi mi accusa voglio dire che non ho mai mentito", ha concluso.(AGI) .
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colti da improvvisa amnesia si sono dimenticati di andare a lavorare stamattina
amnesie molto pericolose
Carità ai bianchi e assalti ai migranti
L'offensiva di Alba dorata ad Atene
Il gruppo neonazista ha portato 18 deputati in Parlamento: e ora guida ronde anti stranieri e distribuisce aiuti ma solo ai «cittadini»
ATENE - Qualcuno ha vergogna. Una signora anziana, nel caldo atroce che dura fino a sera, si nasconde sotto un foulard di finta seta e occhiali da sole. Una giovane donna, una smorfia di sofferenza, tiene insieme il biberon, le buste che i volontari hanno riempito di alimenti, la tessera del partito e il collo della maglietta del bambino, perché non si perda nella confusione. Eleni non ne fa una questione di politica: «Vivo con 400 euro di pensione di invalidità, due figlie e due nipoti. Almeno per oggi a cena i ragazzi mangeranno patate fritte».
In fila per la pasta e l'olio ci sono gli abitanti del centro storico di Atene, a decine, ridotti alla fame dalla crisi, assediati dai migranti, spinti tra le braccia del partito d'estrema destra Alba dorata. «A chiamarci nazisti sono i ricchi che hanno la colf straniera a pulirgli la villa, noi siamo vicini alla gente»: la bionda Eugenia Christou, moglie di un parlamentare e leader delle donne del partito, coordina gli «interventi sociali», ed è l'unica vestita di bianco. Al quartier generale il colore è nero, al massimo azzurro come la bandiera della Grecia, oppure rosso nello striscione con il meandro che imita la svastica e copre il balcone del primo piano. La sede è su due livelli: sopra, bar e sala riunioni; sotto, vendita di gadget e libri (Göbbels compreso), un ufficio e due volte alla settimana un volontario che raccoglie richieste e paure. «Ci stiamo organizzando per uno sportello quotidiano».
Gli uomini con i pantaloni della tuta o i bermuda che lasciano vedere il kalashnikov tatuato sul polpaccio. Le ragazze con le t-shirt del partito e le unghie dipinte. La serata è speciale: la prima grande distribuzione di cibo nel cuore della capitale. Arriva pure un prete ortodosso a dar sostegno. I soldi, spiegano, vengono dalle sottoscrizioni e da una parte dello stipendio dei 18 neodeputati. Anche l'auto blu è a disposizione del popolo. Greco, s'intende. «Gli immigrati a casa!».
Non solo slogan. Qui, soprattutto nel quartiere di Agios Panteleimonas, che prende il nome dalla grande chiesa ortodossa in piazza, ogni notte si formano ronde che sempre più spesso diventano spedizioni punitive, un cappuccio in testa e una mazza in mano, a caccia di stranieri. Quando il viso resta scoperto, le vittime riconoscono tra gli aggressori ragazzotti della zona, gli stessi che bazzicano la sede di Alba dorata. È successo cinque volte a casa di Razia Sharife, afghana, che vive da sola con tre bambini, al piano terra, alle spalle della chiesa. In un'occasione c'era anche Eva Cossé di Human Rights Watch: «Hanno lanciato oggetti pesanti contro porta e finestra di vetro, rompendole. È durato qualche minuto, ho visto sagome nere fuggire». La polizia è a 300 metri, ma non ha sentito, spesso non vuole sapere, a volte approva. I giornali greci hanno scritto che un agente su tre ha votato Alba dorata.
Sul gesso che tiene fermo il polso destro Saleh Ibrahim ha scritto dei numeri: 22.06.12. «È il giorno in cui mi hanno aggredito». Somalo, 26 anni, clandestino: «In sei mi hanno seguito, mi sono voltato: uno brandiva un bastone, mi sono protetto la testa con il braccio, sono caduto, m'hanno preso a calci...». Per i quartieri del centro Yunus Mohammadi, leader degli afghani, non passa più da tempo, «al massimo in auto», e ha distribuito ai connazionali una mappa delle zone che è meglio evitare: «Hanno attaccato la sede della mia associazione mentre tenevo un corso di greco, sono andato dalla polizia che ancora grondavo sangue, non hanno voluto prendere la denuncia...».
La sera Agios Panteleimonas è una piazza di apartheid: solo bianchi. «Islamici e sporchi negri fuori. Sono stato io a far chiudere il giardinetto: l'avevano riempito loro, ci pregavano, si drogavano, uno schifo». L'uomo ha cinquant'anni, sportivo e abbronzato, siede ogni sera ai tavolini chiari di una trattoria, è uno dei capi della «bonifica». È nato in Germania, figlio di emigrati, e ci è rimasto fino a 18 anni. Ora presidia le sue conquiste. Rapporti con l'estrema destra? «Partecipo a qualche riunione». I raid anti immigrati? «Alla violenza si risponde con la violenza».
La data spartiacque è il 10 maggio 2011, quando un greco di 44 anni che accompagnava la moglie a partorire è stato ucciso da tre stranieri per una videocamera. L'innesco è lì: in due giorni 25 attacchi e un bengalese accoltellato a morte. Il governo parla di «episodi isolati», ma il rapporto diffuso martedì da Human Rights Watch denuncia brutalità sistematiche e casi inquietanti, addirittura donne incinte all'ottavo mese prese a calci per strada.
Professore di Diritto in pensione, Christos Roubanis fa parte del Movimento di abitanti del Sesto dipartimento, la risposta progressista alle ronde: «Ma non posso negare che la situazione sia ingestibile. Questo era un quartiere di classe media, che man mano s'è trasferita nei sobborghi. Così sono arrivati i migranti». E sono rimasti in trappola. Pessimo trattamento per i richiedenti asilo (denuncia da tempo l'Unhcr), nessuna possibilità di ottenere i documenti. «E con la crisi zero speranze di lavorare, anche in nero». La criminalità è aumentata del 125% tra il 2010 e il 2011, dati della polizia. «E gli ateniesi non c'erano abituati - spiega Spyros Koulocheris, del Consiglio greco per i rifugiati -: adesso il centro è pericoloso, la gente è esasperata, e gli immigrati sono il perfetto capro espiatorio. Più che razzismo e rigurgiti di estrema destra, è disperazione». Eppure Spyros, come molti attivisti, ha cominciato a ricevere strane telefonate: minacce.
Ad Atene afa insopportabile, pessime previsioni.
Alessandra Coppola
L'offensiva di Alba dorata ad Atene
Il gruppo neonazista ha portato 18 deputati in Parlamento: e ora guida ronde anti stranieri e distribuisce aiuti ma solo ai «cittadini»
ATENE - Qualcuno ha vergogna. Una signora anziana, nel caldo atroce che dura fino a sera, si nasconde sotto un foulard di finta seta e occhiali da sole. Una giovane donna, una smorfia di sofferenza, tiene insieme il biberon, le buste che i volontari hanno riempito di alimenti, la tessera del partito e il collo della maglietta del bambino, perché non si perda nella confusione. Eleni non ne fa una questione di politica: «Vivo con 400 euro di pensione di invalidità, due figlie e due nipoti. Almeno per oggi a cena i ragazzi mangeranno patate fritte».
In fila per la pasta e l'olio ci sono gli abitanti del centro storico di Atene, a decine, ridotti alla fame dalla crisi, assediati dai migranti, spinti tra le braccia del partito d'estrema destra Alba dorata. «A chiamarci nazisti sono i ricchi che hanno la colf straniera a pulirgli la villa, noi siamo vicini alla gente»: la bionda Eugenia Christou, moglie di un parlamentare e leader delle donne del partito, coordina gli «interventi sociali», ed è l'unica vestita di bianco. Al quartier generale il colore è nero, al massimo azzurro come la bandiera della Grecia, oppure rosso nello striscione con il meandro che imita la svastica e copre il balcone del primo piano. La sede è su due livelli: sopra, bar e sala riunioni; sotto, vendita di gadget e libri (Göbbels compreso), un ufficio e due volte alla settimana un volontario che raccoglie richieste e paure. «Ci stiamo organizzando per uno sportello quotidiano».
Gli uomini con i pantaloni della tuta o i bermuda che lasciano vedere il kalashnikov tatuato sul polpaccio. Le ragazze con le t-shirt del partito e le unghie dipinte. La serata è speciale: la prima grande distribuzione di cibo nel cuore della capitale. Arriva pure un prete ortodosso a dar sostegno. I soldi, spiegano, vengono dalle sottoscrizioni e da una parte dello stipendio dei 18 neodeputati. Anche l'auto blu è a disposizione del popolo. Greco, s'intende. «Gli immigrati a casa!».
Non solo slogan. Qui, soprattutto nel quartiere di Agios Panteleimonas, che prende il nome dalla grande chiesa ortodossa in piazza, ogni notte si formano ronde che sempre più spesso diventano spedizioni punitive, un cappuccio in testa e una mazza in mano, a caccia di stranieri. Quando il viso resta scoperto, le vittime riconoscono tra gli aggressori ragazzotti della zona, gli stessi che bazzicano la sede di Alba dorata. È successo cinque volte a casa di Razia Sharife, afghana, che vive da sola con tre bambini, al piano terra, alle spalle della chiesa. In un'occasione c'era anche Eva Cossé di Human Rights Watch: «Hanno lanciato oggetti pesanti contro porta e finestra di vetro, rompendole. È durato qualche minuto, ho visto sagome nere fuggire». La polizia è a 300 metri, ma non ha sentito, spesso non vuole sapere, a volte approva. I giornali greci hanno scritto che un agente su tre ha votato Alba dorata.
Sul gesso che tiene fermo il polso destro Saleh Ibrahim ha scritto dei numeri: 22.06.12. «È il giorno in cui mi hanno aggredito». Somalo, 26 anni, clandestino: «In sei mi hanno seguito, mi sono voltato: uno brandiva un bastone, mi sono protetto la testa con il braccio, sono caduto, m'hanno preso a calci...». Per i quartieri del centro Yunus Mohammadi, leader degli afghani, non passa più da tempo, «al massimo in auto», e ha distribuito ai connazionali una mappa delle zone che è meglio evitare: «Hanno attaccato la sede della mia associazione mentre tenevo un corso di greco, sono andato dalla polizia che ancora grondavo sangue, non hanno voluto prendere la denuncia...».
La sera Agios Panteleimonas è una piazza di apartheid: solo bianchi. «Islamici e sporchi negri fuori. Sono stato io a far chiudere il giardinetto: l'avevano riempito loro, ci pregavano, si drogavano, uno schifo». L'uomo ha cinquant'anni, sportivo e abbronzato, siede ogni sera ai tavolini chiari di una trattoria, è uno dei capi della «bonifica». È nato in Germania, figlio di emigrati, e ci è rimasto fino a 18 anni. Ora presidia le sue conquiste. Rapporti con l'estrema destra? «Partecipo a qualche riunione». I raid anti immigrati? «Alla violenza si risponde con la violenza».
La data spartiacque è il 10 maggio 2011, quando un greco di 44 anni che accompagnava la moglie a partorire è stato ucciso da tre stranieri per una videocamera. L'innesco è lì: in due giorni 25 attacchi e un bengalese accoltellato a morte. Il governo parla di «episodi isolati», ma il rapporto diffuso martedì da Human Rights Watch denuncia brutalità sistematiche e casi inquietanti, addirittura donne incinte all'ottavo mese prese a calci per strada.
Professore di Diritto in pensione, Christos Roubanis fa parte del Movimento di abitanti del Sesto dipartimento, la risposta progressista alle ronde: «Ma non posso negare che la situazione sia ingestibile. Questo era un quartiere di classe media, che man mano s'è trasferita nei sobborghi. Così sono arrivati i migranti». E sono rimasti in trappola. Pessimo trattamento per i richiedenti asilo (denuncia da tempo l'Unhcr), nessuna possibilità di ottenere i documenti. «E con la crisi zero speranze di lavorare, anche in nero». La criminalità è aumentata del 125% tra il 2010 e il 2011, dati della polizia. «E gli ateniesi non c'erano abituati - spiega Spyros Koulocheris, del Consiglio greco per i rifugiati -: adesso il centro è pericoloso, la gente è esasperata, e gli immigrati sono il perfetto capro espiatorio. Più che razzismo e rigurgiti di estrema destra, è disperazione». Eppure Spyros, come molti attivisti, ha cominciato a ricevere strane telefonate: minacce.
Ad Atene afa insopportabile, pessime previsioni.
Alessandra Coppola
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