Come se ne viene fuori ?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Dimmi cosa scrivi e ti dirò chi sei.


La notizia di Passera indagato per frode fiscale viene così trattata:

Sulla prima pagina lo trattano solo Il fatto Quotidiano e Libero

Il Fatto perché fa il suo mestiere di quarto potere, Libero a caratteri cubitali perché deve mettere in difficoltà Monti.

Tutti gli altri quotidiani, almeno da come appare la rassegna stampa di oggi non pubblica la notizia ad eccezione de La Repubblica, versione cartacea, che relega la notizia a pagina 20, nella pagina dell’economia che nulla a che vedere con la notizia di cronaca, titolando pure per i merli stagionati:

Reati fiscali, inchiesta su Passera.
Il ministero: Non ci risulta.


Il primo giornale d’Italia, di Mauro e Scalfari esce malconcio da questa vicenda perché si comporta da giornale di parte che nasconde le notizie di chi ritiene amico e martella come non mai chi ritiene nemico.

Mettersi sul piano di Libero di Bufala Bill e Il Giornale di Sallusti, oltre essere aberrante è squalificante oltre ogni ragionevole considerazione. Perde di credibilità come tutti i politici del Pd.

Ma forse a Mauro sta bene così.

Per non parlare poi dell’Unità, che per decenza dovrebbe togliere che è stato fondato da Gramsci.

Sembra invece che sia stato fondato da Casini e Buttiglione.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Comunicazione inviata a La Repubblica.

Al Direttore Ezio Mauro,

e.p.c.,

Al Vice Direttore Massimo Giannini

e.p.c.,

Redazione de La Repubblica.



Informazione e disinformazione



Brutta giornata per l’informazione oggi quella de La Repubblica

La notizia di Passera indagato per frode fiscale viene così trattata:

Sulla prima pagina la espongono solo Il Fatto Quotidiano e Libero

Il Fatto perché fa il suo mestiere di quarto potere, Libero a caratteri cubitali perché deve mettere in difficoltà Monti.

Tutti gli altri quotidiani, almeno da come appare la rassegna stampa di oggi, non pubblicano la notizia ad eccezione de La Repubblica, in versione cartacea, che relega la notizia a pagina 20, nella pagina dell’economia che nulla a che vedere con la notizia di cronaca.

Il primo giornale d’Italia non ci fa una gran bella figura perché ci ricorda tanto la Pravda dei tempi eroici.

E’ estremamente umiliante per un lettore della prima ora essere messo sullo stesso piano dei lettori di Libero di Bufala Bill e Il Giornale della sciarpa littoria Sallusti, quando minimizzano le notizie riguardanti il padrone delle ferriere.

A.Hopkins
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Frode fiscale, il ministro Corrado Passera indagato dalla procura di Biella
Presunti reati fiscali quelli contestati, come riporta il quotidiano "La Stampa", che sarebbero stati commessi dall'attuale responsabile del dicastero dello Sviluppo Economico da amministratore delegato di Banca Intesa e poi consigliere delegato di Intesa Sanpaolo dopo la fusione. I fatti risalgono al 2006 e 2007


di Redazione Il Fatto Quotidiano | 30 giugno 2012

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06 ... la/279678/
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Arriva il Super Porcellum

di Paolo Flores d'Arcais | 1 luglio 2012

Tempi bui, quando i proverbi sono all’ordine del giorno. Quello di oggi suona: al peggio non c’è mai fine.

Il triumvirato della partitocrazia sta infatti approntando nelle basse cucine della riforma elettorale una sbobba peggiore dell’attuale “Porcata”. I delegati di Alfano, Bersani e Casini nella preparazione dell’immondo intruglio si chiamano Quagliariello, Violante e Adornato/Cesa (per l’Udc un’intelligenza sola non bastava, evidentemente). L’osceno della “Porcata”, come è noto anche ai sassi, consiste nel fatto che la libertà dei cittadini si riduce a un altro proverbio: o mangi questa minestra o salti dalla finestra. I parlamentari sono “bloccati”, nominati dalle nomenklature partitocratiche, se non ti vanno bene non ti resta che non votare.

Una riforma elettorale degna del nome, perciò, dovrebbe togliere il maltolto ai capibastone dei partiti e restituirlo ai cittadini elettori, rendendoli di nuovo sovrani almeno in quantità omeopatiche (con la “Porcata” contano zero). Ma la sbobba della quadriglia Q-V-A-C non ci pensa affatto. Anzi, hanno in mente di blindare come “cosa loro” l’attuale monopolio elettorale: metà dei seggi con la “Porcata” e l’altra metà con l’uninominale a turno unico (una “Porcata” al quadrato), il tutto condito da sbarramenti e altri marchingegni che impediscano il nascere di liste della società civile.

Contano sulla disattenzione che accompagna anche presso l’opinione pubblica democratica la discussione sui sistemi elettorali, in apparenza così astratta e “tecnica”. E sull’afa estiva, quando la sbobba arriverà nelle aule parlamentari. Non bisogna cadere nella trappola. Bisogna costringere Bersani a finirla con lo slalom sulle primarie (di coalizione e “aperte”, ma solo per chi sottoscrive un programma già confezionato dai partiti, come dire: un ottimo Barolo, ma analcolico). E pretendere da Vendola e Di Pietro l’evangelico “sì sì, no no” anziché l’ennesimo ultimatum non-ultimatum.

Non si illudano Bersani & C. Gli elettori democratici sono ormai una massa incontenibile di “dissidenti” e “disobbedienti”. Le pastette di vertice sono puerili, scambiano la realtà col gioco di Monopoli. I cittadini che hanno a cuore “giustizia e libertà” vogliono liste civiche e primarie vere, nelle quali decidere sia il programma che il candidato (altrimenti è solo l’elezione del “più bello del reame”, un concorso tra “velini” partitocratici).

Deluderli porterà solo a clamorose riedizioni della fallimentare “gioiosa macchina da guerra”. L’establishment, che si presenterà con abiti politici nuovi di zecca, già brinda

Il Fatto Quotidiano, 1 Luglio 2012
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

I prodigi della scienza e della tecnica

Parbleu,…… M. Victor-Marie Hugo est ressuscité, e si è messo subito al lavoro.

Deve scrivere “ I MISERABILI II”, ma non sarà più ambientato in Francia, ma nell’Italia corrente.

Il vecchio Pci ha sfornato una nidiata di falliti assolutamente non in grado di fare politica, che ha scelto come modello politico la vecchia Dc.

Aggregare partiti per governare, la politica è secondaria,…quello che conta è la gestione del potere.

Sono disposti a nascondersi ancora dietro Monti pur di potersi riciclare nella Terza Repubblica. Casini, D’Alema, Bersani, hanno bisogno di una figura che regga davanti all’opinione pubblica per giustificare la loro presenza nelle retrovie.

Sono parassiti con la mentalità concentrata sul secondo novecento.

Le sfide internazionali che da anni ci arrivano da Cina, India, Corea del Sud, dal Brasile dalla Russia, non consentono più che ai vertici dello Stato si annidi il parassitismo più becero della seconda metà del novecento.

La sopravvivenza di 59 milioni di italiani dipende dalla soluzione dell’allarme lanciato giovedì dal Centro studi di Confindustria.

“Siamo sul baratro, è come se ci fosse una guerra”, è il giudizio che segue dopo un anno il “Siamo sul baratro”, pronunciato un anno fa quando regnava il fasullo di Hardcore. Oggi la situazione è peggiorata, tanto che Confindustria aggiunge; “..è come se fosse una guerra”.

Infatti noi siamo in mezzo ad guerra commerciale da più di dieci anni.

Certamente dal fasullo, il cavalier banana, non potevamo aspettarci che approntasse le dovute misure per contrastare la guerra in corso, se ad una settimana dalla sua destituzione nel novembre 2011, aveva ancora la spudoratezza di raccontare al merlame di Merlonia, che la crisi non c’era, che alberghi e luoghi di villeggiatura era strapieni, e che per prendere un aereo occorreva prenotare per tempo.

Ma lo stesso dicasi dei sui avversari che tra il 1994 e il 2011, hanno campato sulla paura dell’uomo nero. Date il voto a noi altrimenti arriva l’uomo nero.

Lo stanno ripetendo ancora oggi, “dobbiamo fare una grande coalizioni per arginare il populismo di destra”.

Dice un vecchio detto: “Finché ci sono merli c’è speranza…” e a quanto sembra i merli del piddì a venerdì scorso ce ne sono ancora tantissimi se ammontano al 23,2 %.

***


L'INTERVISTA A MASSIMO D'ALEMA
D'Alema: «C'è un nuovo centrosinistra europeo, Monti in sintonia con questa svolta»
Il numero uno del Copasir: «È un liberale che può mitigare le resistenze stataliste, non metterei in campo uomini nuovi»



«Se permette inizio con un suggerimento. Legga il documento approvato dai socialisti europei prima del Consiglio di Bruxelles. Troverà anticipati tutti i puntiqualificanti dell'accordo successivamente raggiunto tra i governi. Tutti. Il meccanismo anti spread, la clausola salva-banche e tante altre cose. È questa la grande novità. Le interpretazioni meramente geopolitiche che parlano del nuovo Club Med, dell'isolamento della Germania, della fine di questo o quell'asse non spiegano tutto». Dire che Massimo D'Alema è soddisfatto dell'esito del negoziato di Bruxelles è un eufemismo, per lui si tratta di una svolta, con la maiuscola. «Le destre, nella loro doppia versione liberista e populista, hanno indebolito l'Europa. E oggi la svolta avviene nel segno di un nuovo centrosinistra europeo che potrà rafforzarsi con le elezioni del 2013 in Italia e in Germania. Non credo che i mercati debbano avere paura dei socialisti che tornano al governo».

I commenti della stampa italiana hanno sottolineato di più i meriti di SuperMario Monti...
«Sono innegabili. L'Italia dopo gli anni di Berlusconi è tornata in campo e lo ha fatto grazie al nuovo governo. Ma senza la vittoria di Hollande alle elezioni francesi non sarebbe stato possibile ottenere nessun risultato. La novità è politica, dunque. So che i giornali italiani fanno fatica a parlare della vera politica ma è così. Ora naturalmente ci sono da implementare le decisioni prese ma ci si può legittimamente attendere che dopo Bruxelles cambi anche il clima psicologico, che gli europei e non solo le istituzioni coltivino nuove aspettative».

Come si fa ad aprire un nuovo ciclo europeista con la Germania contro?
«Concordo con Prodi, la Germania con la sua straordinaria forza produttiva è fondamentale per la crescita europea. Bisogna, dunque, registrare la fatica che i tedeschi fanno aentrare in una logica di solidarietà. Conto sulle forze che, all'interno di quel grande Paese, si muovono con questo spirito. Non ci sono solo Spd e Verdi che insistono su una linea europeista, anche nel partito della Merkel la riflessione è tutt'altro che chiusa. Penso alla dialettica aperta dalle sortite di Schauble, alle critiche avanzate da Kohl e non dimentico che nelle ultime elezioni locali la Merkel ha sempre perso. L'opinione pubblica tedesca è quantomeno divisa e gli industriali sanno che il loro interesse di business non può prescindere dall'esistenza dell'eurozona».

Se sta nascendo un centrosinistra europeo che ruolo potrà giocarvi Mario Monti?
«In un nuovo centrosinistra europeo Monti può trovarsi a perfetto agio. È una personalità liberale che con la sua azione può mitigare positivamente le resistenze stataliste che ci sono ancora tra i socialisti. La sua insistenza sul completamento del mercato unico è giusta. Ha posizioni che a me paiono compatibili con il nostro orizzonte programmatico».

Domani si attende la reazione dei mercati per brindare o meno al successo del Consiglio di Bruxelles. Più in generale si può dire che qualsiasi nuovo equilibrio politico nel Vecchio Continente deve fare i conti con il consenso dei mercati. Gli analisti però considerano il Pse come il partito degli investimenti finanziati con il deficit spending.
«Mercati è una parola che mette assieme più interessi, magari contraddittori. Se parliamo delle società finanziarie con interessi speculativi penso proprio che non siano interessate a una svolta politica europea. Investitori e imprese sanno, invece, che c'è bisogno di creare nuove opportunità di sviluppo. Non sto parlando di incrementare la spesa corrente e del resto le nostre credenziali sono quelle di Tommaso Padoa Schioppa che sostenne la spending review e ridusse il rapporto debito/pil al 103%. La borghesia italiana preferì però Berlusconi e la spesa con lui è risalita».

Il Pd dunque sosterrà «senza se e senza ma» il governo Monti fino alle elezioni?
«Sì. Non siamo interessati a rovesciare il governo. I nostri interlocutori in Europa ci considererebbero dei matti proprio perché hanno visto Monti all'opera. Se c'è qualcuno che in Italia vuole andare all'opposizione è Berlusconi e già lo sta facendo. Il suo gruppo parlamentare per un terzo vota sì, un altro terzo vota no e il resto si astiene. Il governo lo stiamo sostenendo noi, basta dare un'occhiata in aula, e non deambulare in Transatlantico, per accorgersene».

Pensa che Berlusconi si farà da parte?
«L'azionista di riferimento è lui, Alfano è tuttalpiù un amministratore delegato che cerca con fatica di marcare il suo ruolo. Se il Pdl non si libera della matrice padronale l'evoluzione della destra sarà difficile. Per questo sostengo che l'unica prospettiva per il Paese viene da quel centrosinistra europeo di cui il Consiglio di Bruxelles è stato l'atto costitutivo. Vedremo se lo capirà anche l'establishment italiano».

Lei è sempre molto polemico nei confronti della borghesia. Le serve come richiamo ideologico o pensa davvero che il suo orientamento sia ancora centrale nella transizione italiana?
«Dico solo che una parte del ceto economico e del ceto intellettuale non accetta la democrazia dei partiti. Nel loro dna c'è l'elitismo e il qualunquismo antiparlamentare di Gaetano Mosca. Pur di bloccare la sinistra abbracciarono Berlusconi e ora flirtano con Grillo».

Lei ha da tempo puntato a includere nel centrosinistra Casini e l'ultima evoluzione sembra darle ragione. Ingaggiandolo però sta perdendo Vendola.
«Vendola ha ragione quando chiede di discutere i contenuti, ha torto quando regala le chiavi del suo partito a Di Pietro. Glielo chiedo con amicizia, quali valori di sinistra vedi in lui? E poi non siamo noi che vogliamo escluderlo. È Di Pietro con i suoi attacchi continui contro il partito, le istituzioni, il Quirinale, che si mette in una posizione difficilmente compatibile con una seria prospettiva di governo».

Vendola in verità teme che una maggioranza con Casini veda prevalere, in materia di diritti civili, l'orientamento dei cattolici.
«Sono assolutamente favorevole a riconoscere i diritti delle persone che convivono fuori dal matrimonio. Credo anche che una gran parte del mondo cattolico consideri ciò ragionevole. Bisogna discutere apertamente e ricercare soluzioni ampiamente condivise, al di là delle maggioranze di governo».
Lei è anche favorevole alla formazione di una lista della società civile apparentata al Pd?
«La lista del Pd sarà già rappresentativa della società civile, aperta a personalità che rappresentino movimenti e apportino competenze utili alla vita pubblica. E comunque non è compito dei partiti promuovere liste civiche, sarebbe una contraddizione in termini. Se però dovesse nascere una lista di quel tipo ne esamineremo, senza preclusioni, il profilo politico, il programma, l'idea del Paese che sosterrà».

Grillo nei sondaggi cresce e secondo Weber (Swg) intercetta il vostro elettorato. Addirittura, secondo lui, i grillini assomigliano ai figiciotti degli anni 80.
«Il movimento di Grillo è un partito politico, va giudicato in base alle sue proposte e agli effetti che una sua affermazione elettorale produrrebbe negli equilibri del Paese. Un movimento che parla dell'uscita dall'euro e di non restituire il debito pubblico, non incoraggia certo gli investitori a comprare Bot e Cct. Detto questo bisogna far politica, prendere atto che Grillo specie nei confronti dell'elettorato giovanile è fortemente competitivo e si presenta con l'immagine della freschezza e della novità. Il Pd deve raccogliere la sfida puntando sulla democrazia, la partecipazione, la sobrietà».

Un' ultima domanda legata alla congiuntura politica immediata. La prossima settimana arriveranno i provvedimenti legati alla spending review. Bersani ha messo le mani avanti e ha detto «speriamo che non sia una manovra aggiuntiva» e intanto c'è chi consiglia al governo un rimpasto dei ministri. Qual è invece il suo suggerimento?
«Giudicheremo le misure quando saranno presentate. Spero proprio che non siano la riproposizione dei tagli lineari con l'etichetta cambiata. In generale credo che se il governo si aprisse a qualche contributo del Parlamento non farebbe male. Quanto a cambi nella squadra non manderei in campo uomini nuovi nei tempi supplementari, conviene lasciar lavorare gli attuali ministri. Si stanno appena impratichendo...».

Dario Di Vico
dariodivico1 luglio 2012 | 9:06© RIPRODUZIONE RISERVATA
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Non da ora, ma dalla prima Repubblica il giornalismo italiano si è sempre distinto per essere un giornalismo "inginocchiato",.....e qui ci scapperebbe la battutaccia conseguente, ma non siamo né Libero né Il Giornale.

Manca da parte di De Vico, la domanda centrale: "Quali sono gli accordi del Piddì con Casini per quanto riguarda il candidato alla presidenza della Repubblica??????????????
:mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

avrebbero stupito parole diverse .... mi pare coerente con la "loro" visione delle cose , una visione probabilmente lucida ma distante , presa dall'elicottero. Sulla terraferma ci sono altri dati da considerare, dati che riguardano la vita delle persone.


alcune cose sono per me :shock:

posizioni ( di Monti) compatibili con il nostro orizzonte programmatico .... a) ce ne siamo accorti b) se ce lo illustrassero pure a noi l'orizzonte programmatico non sarebbe male.... ( e ciò comprende la domanda fatta nel post dello Zio )

la borghesia che flirta con Grillo .... ( e da quando? non mi risulta...a qualcuno risulta ? )

la domanda posta a Vendola è legittima... l'"amicizia" con cui la pone no.

....
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Per la verità quando parla di "orizzonte programmatico" pare si riferisca ad un presunto nuovo centrosinistra europeo.
«In un nuovo centrosinistra europeo Monti può trovarsi a perfetto agio. È una personalità liberale che con la sua azione può mitigare positivamente le resistenze stataliste che ci sono ancora tra i socialisti. La sua insistenza sul completamento del mercato unico è giusta. Ha posizioni che a me paiono compatibili con il nostro orizzonte programmatico».
Ciò la dice lunga ancora di più sulle manipolazioni che personaggi come lui ci riservano ormai regolarmente.

Da chi sarebbe composto questo "nuovo centrosinistra europeo"? Nel fronte anti-Merkel a Bruxelles si sono visti, a parte Hollande, Monti (espressione di una strana maggioranza di centro.centrodestra), Rajoy (centrodestra spagnolo), Samaras (liberalconservatore greco per interposta persona).

Se questo è il suo "orizzonte programmatico" allora è giusto dire che Monti può trovarsi a perfetto agio.

Ma gli sfiora appena la domanda se possano trovarsi a loro agio gli (ex)elettori del PD e del centrosinistra?
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Romano Prodi molto più realisticamente parla di interessi convergenti da parte di governi "di colore diverso".

Altro che "nuovo centrosinistra" di cui disserta D'Alema, sapendo di imbrogliare.



L’ Unione europea monetaria, finanziaria e politica passa attraverso tre decisioni

Prodi: «In Ue nuovi rapporti di forza. E l’Italia è tornata»
«La Germania ha capito che la piattaforma presentata non poteva essere rifiutata. Con una rottura sarebbe finita l’Europa».

Intervista di Simone Collini a Romano Prodi su L’Unità del 1 luglio 2012

Se il Consiglio europeo di giovedì e venerdì è riuscito a dare «una prima risposta concreta all’emergenza», se con le misure decise a Bruxelles si è recuperata quella «solidarietà» che finora era mancata nell’affrontare la crisi è perché, dice Romano Prodi, «è cambiato il fronte politico».

Grazie al cambio di governo in Francia?

«Ma non perché Hollande sia socialista. Semplicemente, la gestione solitaria franco-tedesca aveva fortemente indebolito la Francia».

Mentre oggi?

« È tornata a fare la Francia. E l’alleanza con Italia e Spagna, che parte da comuni interessi, ha cambiato il rapporto di forza del Consiglio europeo. Questo ha prodotto alcune decisioni che rovesciano la tendenza precedente di un’Europa sempre più frammentata, mentre ora è possibile un’ azione comune fra Paesi europei».

Forse fra alcuni Paesi contro la Germania, non crede?

«No, non avrebbe senso lavorare contro la Germania. È necessario dimostrare a Berlino che c’ è un fronte comune che ha piattaforme nuove ma accettabili per tutti. Se al Consiglio europeo ci fosse stata una rottura con la Germania ci sarebbe stata la fine dell’Europa. Invece è emerso un diverso rapporto di forza e la Germania ha capito che la piattaforma presentata non poteva essere rifiutata. La Germania è la prima a non avere convenienza alla rottura. Dall’Europa e dall’Euro sta guadagnando posizioni di forza e di ricchezza che prima non si sognava di avere».

Cos’ha fatto la differenza, all’appuntamento di Bruxelles?

«Un accordo stretto tra Francia, Italia e Spagna aveva spazio per potersi affermare. E così è stato». E cosa ha reso possibile l’accordo, visto che non si tratta di Paesi con governi politicamente simili? «Sono Paesi che hanno interessi simili. E che li interpretano. Sarkozy non interpretava gli interessi della Francia perché riteneva di poter reggere da solo il confronto con la Germania. Ai precedenti vertici, la Cancelliera tedesca dettava le conclusioni e il presidente francese faceva una conferenza stampa per comunicarle».

Prima c’era Sarkozy ma c’era anche, per quel che ci riguarda, Berlusconi: una valutazione dell’operato di Monti?

«Con Monti l’Italia ha capito che stando da sola perdeva. Berlusconi ha portato l’Italia in un angolo. E in politica se stai in un angolo non vinci neanche se ti chiami Merkel, figuriamoci se ti chiami Berlusconi».

Pare che Monti abbia minacciato il veto, pur di portare a casa il risultato: ha fatto bene?

«Quando in un club, in un consiglio di amministrazione, in un comitato politico cambiano i rapporti di forza, ciò non avviene con semplici atti di amore. Ogni cambiamento richiede un momento di durezza, un momento in cui si rende evidente che c’è un mutamento degli equilibri. Per questo è importante che Francia, Italia e Spagna siano andati insieme».

Difficile pensare che tre governi così diversi possano proseguire compatti e forse è meglio lavorare a rafforzare il fronte dei progressisti che tanto ha insistito sulla crescita, o no?

«L’insistenza sulla crescita è un’esigenza drammatica di tutti e tre quei Paesi. È vero che sono guidati da un governo tecnico, da uno di destra e da uno di sinistra. Però hanno tutti lo stesso problema, derivante da quella politica del rigore astratto che non teneva conto della realtà. È questo che ha portato alle difficoltà che abbiamo di fronte ed è questo che ha unito in un solo disegno tre governi di colore diverso».

Col vertice di Bruxelles si può dire alle spalle quella politica?

«Sicuramente col Consiglio europeo è cambiata la direzione. Poi la riunione dell’Ecofin del 9 luglio dovrà tradurre in pratica le decisioni assunte. Quel che deve essere però chiaro a questo punto è che le misure decise sono sì positive, però la risposta all’emergenza, pur necessaria, non è sufficiente. Non ci può cioè essere una Unione europea monetaria, finanziaria e politica stabile se non si passa attraverso tre elementari decisioni».

Che sarebbero…

«Il rafforzamento dei poteri della Banca centrale, gli Eurobond, cioè la condivisione del debito pubblico dei Paesi comunitari, e un bilancio europeo di dimensioni più adatte alle necessità dell’Europa».

Merkel ha sempre detto che finché ci sarà lei non ci saranno gli Eurobond.

«La Germania è ancora ferma su questo, ma ormai è chiaro che la direzione in cui andare è quella di una maggiore integrazione europea. Al vertice di Bruxelles sono stati posti rimedi a un deterioramento rapido, ma non abbiamo assolutamente chiuso con tutti i grandi problemi che ci stanno di fronte. Bisogna rafforzare la casa dell’Europa con quei pilastri che all’inizio non si sono voluti porre. Sapevamo fin dall’inizio che erano indispensabili, ma presto capii che per far ragionare i governi europei si sarebbe dovuto passare attraverso una crisi».

E però non dura da poco, questa crisi…

«Finora è stata attraversata con poca saggezza. All’ultimo vertice ne è arrivata un po’. Non basta per rovesciare la direzione della speculazione ma intanto accontentiamoci di quanto avvenuto e guardiamo all’aspetto politico emerso, perché quello è lo strumento che dovrà essere usato in futuro per i cambiamenti necessari».

Quanto al futuro nostrano: secondo lei il Consiglio europeo spazza via le ipotesi di voto anticipato?

«Ho sempre pensato che il governo Monti avrebbe cavalcato tutta la legislatura. Credevo prima e credo ancor più oggi che si arrivi a elezioni la prossima primavera».

Insomma bisogna aspettare il 2013 perché si torni alla normalità democratica?

«Questo governo è stato ed è approvato dal Parlamento, ha assoluta normalità democratica. È chiaro che siccome non esiste in occidente alcun sistema democratico che prescinda dai partiti, questi dovranno tornare ad avere un ruolo attivo. Ma al di là della condizione speciale che presenta questo governo la normalità democratica è indubitata».

La fiducia nei partiti è in costante calo: il motivo, secondo lei?

«Se i cittadini si allontanano dai partiti è perché assistono a comportamenti in cui l’interesse di appartenenza prevale rispetto all’interesse del Paese».

Parlavamo di normalità democratica: può esserci se si dovesse tornare alle urne col Porcellum?

«Occorre un cambiamento di legge elettorale se vogliamo una democrazia al servizio del cittadino e un governo stabile».

Nuova legge: di che tipo?

«Bipolare, o di tipo britannico o ancor meglio di tipo francese, con il doppio turno. Con una pluralità di partiti sono necessari raggruppamenti, in modo che l’elettore, al secondo turno, abbia di fronte un quadro chiaro e sappia per chi votare».

Cosa che con un sistema proporzionale non sarebbe possibile?

«Guardi, nello stesso giorno si è votato il primo turno in Francia e ci sono state le elezioni in Grecia. C’è stato circa lo stesso risultato, con le frange estreme che hanno pesato in egual modo. Ma in Francia si è poi creato un governo stabile, la Grecia è stata costretta a ripetere il voto. Mi sembra che una riflessione su questo sia da fare».
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Gesù,.....Gesù,.........Maronn' ‘o Carmine!......questi sì che sono scienziati veraci………nu’ fulmine ‘e guerr’

Ennuie che nun ce saremm’ arrivati mai…………..

Crisi, uno studio del Fondo monetario
"Troppa finanza danneggia l'economia"
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Ma a finanzz comme?????
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