Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
I RISPARMI - IL DECRETO
Ministeri e Regioni, via 200 mila dipendenti
Piano per militari e dirigenti. Enti locali decideranno da soli
ROMA - Potrebbero arrivare a 200 mila i posti tagliati dagli organici della pubblica amministrazione in base al decreto sulla spending review che tra giovedì e venerdì dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri. Potrebbero, perché solo una parte di quei tagli, circa 55 mila, sono certi, mentre il resto è affidato alla scelta di Regioni ed enti locali. Come si arriva a quel numero?
Il decreto dice che per i ministeri e gli enti pubblici sarà applicata la regola già seguita dalla presidenza del Consiglio e dal ministero dell'Economia: taglio della pianta organica, cioè dei posti a disposizione, pari al 20% per i dirigenti e al 10% per gli altri dipendenti. Tra enti pubblici non economici e ministeriali - considerando solo quelli «puri» cioè senza insegnanti, magistrati o medici - il settore conta circa 300 mila lavoratori. E dunque, secondo le stime del governo, questo capitolo dovrebbe portare a una riduzione di 30-35 mila posti. Il ministro per la Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, dice che i «tagli non saranno lineari ma selettivi e saranno possibili delle compensazioni». Il 10 e il 20%, cioè, dovranno essere il risultato finale dell'operazione, il dimagrimento imposto ai ministeri nel loro complesso. Ma i tagli potranno essere più pesanti in alcuni casi e più leggeri in altri, del 5% alla Giustizia e del 15% all'Interno, ad esempio. Per fissare i singoli obiettivi, da decidere entro ottobre, si terrà conto dei carichi di lavoro, dell'età media (solo il 9% ha meno di 35 anni) e delle assunzioni fatte negli ultimi anni.
Più semplice il calcolo per i militari che seguiranno una strada a parte, senza distinzione tra dirigenti e non. Per loro ci sarà un decreto che ridurrà il «totale degli organici in misura non inferiore al 10 per cento». Sono circa 200 mila persone e quindi la riduzione dovrebbe essere di 20 mila posti. Anche la scuola è un settore a parte, ma qui nulla dovrebbe cambiare perché il decreto dice che «continuano a trovare applicazione le specifiche discipline di settore». Fin qui i 55 mila tagli «automatici», anche se la procedura è in realtà complessa e la vedremo dopo. La fetta più grande della torta, però, riguarda Regioni ed enti locali. Considerando anche la sanità, il bacino conta 1 milione e 200 mila lavoratori e il decreto potrebbe portare al taglio di circa 150 mila posti. Ma i risultati sono tutti da verificare e in ogni caso i tempi non saranno brevi. Dall'alto lo Stato non può imporre nulla e infatti il decreto si limita a offrire lo stesso schema (riduzione del 10 e 20%) anche alle amministrazioni periferiche che potranno decidere se utilizzarlo oppure no. A prima vista la strada sembra stretta: i Comuni, ad esempio, sono disponibili a ragionare sulla pianta organica, ma non vogliono nemmeno sentir parlare di blocco del turn over, previsto anche per loro con il tetto di un'assunzione ogni cinque pensionati. Tanto più che col decreto spending review ai municipi verranno chiesti ulteriori risparmi. Quelli sotto i mille abitanti dovranno mettere insieme tutte le funzioni fondamentali e quelli tra mille e 5 mila gestire in consorzio almeno tre funzioni. Di conseguenza i dipendenti dovranno diminuire. In cambio, però, il governo offre alle amministrazioni periferiche la possibilità di utilizzare tutti quei meccanismi pensati per attutire il colpo sui ministeriali. E qui torniamo alla procedura complessa che prima abbiamo solo accennato. Nessun dipendente pubblico verrà mandato via dall'oggi al domani. Una volta fissati i tagli per le singole amministrazioni, i ministeri dovranno vedere se riusciranno a scendere sotto quella soglia con i pensionamenti già programmati tra 2013 e 2014. Se ci riescono non devono fare altro.
Altrimenti c'è l'obbligo di procedere ai prepensionamenti: si parte da chi ha maturato i requisiti previsti prima della riforma Fornero. Chi lascia prende subito l'assegno mensile ma dovrà aspettare un anno per incassare la liquidazione. Poi si passa a chi, a prescindere dall'età anagrafica, ha già 40 anni di contributi: per loro il pensionamento era facoltativo e diventa obbligatorio. Se non basta si comincia con la mobilità. Chi entra in questo percorso prende l'80% dello stipendio base ma, se non viene ricollocato, passati due anni viene licenziato. Come verranno scelte le persone da mettere in mobilità? Per evitare il muro contro muro si prevede il coinvolgimento dei sindacati, con una procedura simile allo stato di crisi delle aziende private. Ma forse non basterà a superare i dubbi dei rappresentanti dei lavoratori. «Questo decreto porta il malato in sala operatoria senza avergli fatto una radiografia», dice Giovanni Faverin, segretario della Cisl funzione pubblica. Per lui, «per fare un lavoro serio servono 2-3 anni». Altrimenti? Prima di fare il sindacalista Faverin lavorava in ospedale. E torna alla metafora medica: «Altrimenti rischiamo di tenere la gamba malata e tagliare quella buona».
Lorenzo Salvia
5 luglio 2012 | 15:42
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/economia/12_lugl ... 9064.shtml
Ministeri e Regioni, via 200 mila dipendenti
Piano per militari e dirigenti. Enti locali decideranno da soli
ROMA - Potrebbero arrivare a 200 mila i posti tagliati dagli organici della pubblica amministrazione in base al decreto sulla spending review che tra giovedì e venerdì dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri. Potrebbero, perché solo una parte di quei tagli, circa 55 mila, sono certi, mentre il resto è affidato alla scelta di Regioni ed enti locali. Come si arriva a quel numero?
Il decreto dice che per i ministeri e gli enti pubblici sarà applicata la regola già seguita dalla presidenza del Consiglio e dal ministero dell'Economia: taglio della pianta organica, cioè dei posti a disposizione, pari al 20% per i dirigenti e al 10% per gli altri dipendenti. Tra enti pubblici non economici e ministeriali - considerando solo quelli «puri» cioè senza insegnanti, magistrati o medici - il settore conta circa 300 mila lavoratori. E dunque, secondo le stime del governo, questo capitolo dovrebbe portare a una riduzione di 30-35 mila posti. Il ministro per la Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, dice che i «tagli non saranno lineari ma selettivi e saranno possibili delle compensazioni». Il 10 e il 20%, cioè, dovranno essere il risultato finale dell'operazione, il dimagrimento imposto ai ministeri nel loro complesso. Ma i tagli potranno essere più pesanti in alcuni casi e più leggeri in altri, del 5% alla Giustizia e del 15% all'Interno, ad esempio. Per fissare i singoli obiettivi, da decidere entro ottobre, si terrà conto dei carichi di lavoro, dell'età media (solo il 9% ha meno di 35 anni) e delle assunzioni fatte negli ultimi anni.
Più semplice il calcolo per i militari che seguiranno una strada a parte, senza distinzione tra dirigenti e non. Per loro ci sarà un decreto che ridurrà il «totale degli organici in misura non inferiore al 10 per cento». Sono circa 200 mila persone e quindi la riduzione dovrebbe essere di 20 mila posti. Anche la scuola è un settore a parte, ma qui nulla dovrebbe cambiare perché il decreto dice che «continuano a trovare applicazione le specifiche discipline di settore». Fin qui i 55 mila tagli «automatici», anche se la procedura è in realtà complessa e la vedremo dopo. La fetta più grande della torta, però, riguarda Regioni ed enti locali. Considerando anche la sanità, il bacino conta 1 milione e 200 mila lavoratori e il decreto potrebbe portare al taglio di circa 150 mila posti. Ma i risultati sono tutti da verificare e in ogni caso i tempi non saranno brevi. Dall'alto lo Stato non può imporre nulla e infatti il decreto si limita a offrire lo stesso schema (riduzione del 10 e 20%) anche alle amministrazioni periferiche che potranno decidere se utilizzarlo oppure no. A prima vista la strada sembra stretta: i Comuni, ad esempio, sono disponibili a ragionare sulla pianta organica, ma non vogliono nemmeno sentir parlare di blocco del turn over, previsto anche per loro con il tetto di un'assunzione ogni cinque pensionati. Tanto più che col decreto spending review ai municipi verranno chiesti ulteriori risparmi. Quelli sotto i mille abitanti dovranno mettere insieme tutte le funzioni fondamentali e quelli tra mille e 5 mila gestire in consorzio almeno tre funzioni. Di conseguenza i dipendenti dovranno diminuire. In cambio, però, il governo offre alle amministrazioni periferiche la possibilità di utilizzare tutti quei meccanismi pensati per attutire il colpo sui ministeriali. E qui torniamo alla procedura complessa che prima abbiamo solo accennato. Nessun dipendente pubblico verrà mandato via dall'oggi al domani. Una volta fissati i tagli per le singole amministrazioni, i ministeri dovranno vedere se riusciranno a scendere sotto quella soglia con i pensionamenti già programmati tra 2013 e 2014. Se ci riescono non devono fare altro.
Altrimenti c'è l'obbligo di procedere ai prepensionamenti: si parte da chi ha maturato i requisiti previsti prima della riforma Fornero. Chi lascia prende subito l'assegno mensile ma dovrà aspettare un anno per incassare la liquidazione. Poi si passa a chi, a prescindere dall'età anagrafica, ha già 40 anni di contributi: per loro il pensionamento era facoltativo e diventa obbligatorio. Se non basta si comincia con la mobilità. Chi entra in questo percorso prende l'80% dello stipendio base ma, se non viene ricollocato, passati due anni viene licenziato. Come verranno scelte le persone da mettere in mobilità? Per evitare il muro contro muro si prevede il coinvolgimento dei sindacati, con una procedura simile allo stato di crisi delle aziende private. Ma forse non basterà a superare i dubbi dei rappresentanti dei lavoratori. «Questo decreto porta il malato in sala operatoria senza avergli fatto una radiografia», dice Giovanni Faverin, segretario della Cisl funzione pubblica. Per lui, «per fare un lavoro serio servono 2-3 anni». Altrimenti? Prima di fare il sindacalista Faverin lavorava in ospedale. E torna alla metafora medica: «Altrimenti rischiamo di tenere la gamba malata e tagliare quella buona».
Lorenzo Salvia
5 luglio 2012 | 15:42
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Re: Come se ne viene fuori ?
..............................camillobenso ha scritto:soloo42000 ha scritto:
Purtroppo quando per decenni si vota col pisello, e ci si divide, e ci si disinteressa, e ci si abbandona al qualunquismo, e si lascia fare, poi ci sono le CONSEGUENZE.
Tipicamente colpiscono prima quelli piu` esposti, ma poi altrettanto tipicamente finiscono col colpire tutti, direttamente o indirettamente.
Pure quelli che si pensavano al riparo.
E pure quelli che MERITEREBBERO MEDAGLIE AL MERITO.
Bisognava pensarci prima, pero`.
Qua nessuno e` innocente.
Nessuno puo` assolversi.
Non c'e` alcuna disputa pubblico privato.
C'e` solo da far tornare i conti dopo che i nostri rappresentanti hanno venduto la repubblica per 1900Ge agli speculatori.
soloo42000
Questa osservazione si salda con la riflessione di ieri di Maucat:
Caro Camillobenso hai ragione ma per ora non vedo ancora all'orizzonte la volontà da parte della massa degli italiani di scendere in piazza per la Guerra Civile...
Finchè ci saranno spiccioli di credito per lo smartphone, la payTV, il tatuaggetto, l'estetista, la macchina a rate, la palestra, la vacanzina, la discoteca e il capetto firmato anche se pataccato... la massa degli italiani cresciuti a partire dagli anni '80 del secolo scorso non faranno mai rivoluzioni piuttosto non mangiano (così risparmiano sulla dieta...) ma non si rivoltano contro chi li ha sfruttati e li sfrutterà ancora di più in cambio di quello di cui sopra... è un controllo mentale iniziato scientificamente negli USA sul finire degli anni '70 per evitare nuove generazioni "rompicoglioni" come quelle cresciute nei sessanta/settanta e riuscito perfettamente...
Vedremo chi lancerà la prima pietra della rivolta... un "vegliardo" di oltre mezzo secolo come me probabilmente...
Maucat
**
Che ha trovato riscontro stamani incontrando on the road un vecchio compagno di scuola che citava, indicando con la mano, la scuola di fronte:
<<Alla mattina quando i ragazzini entrano a scuola qui c’è la sfilata dei Suv,…..anche di persone che sai che abitano a 200 metri…………!!!>>
Non si trattava di Suv, ma la stampa italiana se ne sta occupando da almeno più di un quarto di secolo di questo fenomeno.
Non si tratta certo di inutile moralismo, e nemmeno di puntare l’indice verso il mondo femminile, ma si tratta di capire se anche una parte dell’evoluzione della specie è questa.
In modo particolare non si comprende, ..o almeno non lo comprende la mia generazione e quella che mi sta davanti, perché nel pieno di una crisi economica di proporzioni superiori di quella del ’29, soprattutto perché gli “onorevoli economisti trascurano la guerra commerciale in corso, ma in particolar modo gli effetti pratici della “Terza rivoluzione industriale”.
Questo comportamento fa la gioia del fasullo di Hardcore, che può reclamare che non aveva tutti i torti quando affermava che in Italia si stava bene perché ristoranti e luoghi di villeggiatura erano pieni.
Dal punto di vista dell’analisi sociologica l’esibizione dei Suv davanti alla scuola appartiene al lancio del messaggio urbi et orbi, “guardate,……io posso, …e anche il mio pulcino fa parte di una famiglia che può”.
Dato che è un fenomeno antico, mitigato solo in fasi storiche di forte indigenza, come è stato il primo dopoguerra italiano, mi chiedo se questa società potrà sopravvivere a se stessa, se nei momenti di grande difficoltà l’ostentare ricchezza sia ancora un valore da esibire.
Magari i mariti vanno al lavoro in autobus, o in bicicletta.
Una cosa è certa guardate qualche concessionario dell'usato.Di Suv ne trovate a bizzeffe a pochi soldi.
Ciao
Paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?
Gli ultimi commenti
Altro c he pensione io dirigenti tornino a fare i funzionari così lo Stato risparmia sulle loro pensioni
05.07|16:14 castigatmores
ma se va in pensione un dipendente pubblico , la pensione non gliela paga lo stato?Ma che convenienza c'è a mandarlo in pensione prima, col rischio che possa poi in pensione LEGITTIMAMENTE fare un secondo lavoro? Noto poi con rammarico che in termini percentuali i dirigenti sono il doppio degli altri dipendenti: ma il loro stipendio è al lordo perlomeno il triplo di un dipendente. Ci costeranno ancora di più da pensionati con il rischio che possano legittimamente fare dell'altro? Ma, invece, di andare in pensione sopprimano i posti che attualmente ricoprono e li tengano in servizio come funzionari, una volta lo saranno pur stati, come tutti gli sfigati funzionari che non sono riusciti a diventare dirigenti . Così lo Stato , visto che come funzionari, sono pagati un terzo di quello che erano pagati prima, lo Stato risparmierà anche sulla pensione che percepiranno. Non si capisce tanto rigore a dicembre sulle pensioni (va bene faceva molto freddo), ma adesso fare regalie a chi è già stato abbastanza priovilegiato, come tutti i dirigenti, è un pò troppo ...o no? Ma vogliamo risparmiare e togliere ai privilegiati o accanirci su chi è già dstato abbastanza sfortunato?
L'ennesima presa in giro: serve la mietitrebbia e si usano le forbicine
05.07|16:06 bartholomew
Abolizione di regioni, province e piccoli comuni. I grandi comuni (da 500.000 anime) prendono il posto delle province. Quattro o 5 macro regioni che percepiscono le entrate accertate dallo stato a cui va una percentuale per le funzioni generali (esercito, esteri, giustizia etc). Divieto partecipazioni (non strategiche) dello stato in società di diritto privato. Divieto consulenze. Personale in eccesso in pensione anticipata (meglio manterli fino alla morte che mantenere anche tutto il carrozzone e non si mette nessuno sul marciapiede). Se di facesse anche solo la metà cquesto potremmo credere in un minimo di reale impegno. Invece guai a toccare le mangiatoie, eh. Che schifo.
Prof. Monti per capire il suo ultimo intervento in parlamento avrei dovuto assumere un traduttore...mi scusi ...ma che ha detto e/o voleva dire....
05.07|15:44 vespertino
Fanno, fanno, fanno ed alla fine non fanno niente in quanto nel fratempo giungono chiamate da Tizio, che non vuole toccare qua, da Caio che non vuole che si tocchi li, per poi alla fine arrivare a conclusioni scellerate da compromessi da vecchia repubblica per cui a pagare sono sempre i cittadini onesti. E, chiedo: per fare questi giochi si dovevano assumere tecnici a costi iberbolici? Ultimo intervento di Monti alla Camera: discorso fatto agli alieni, inconcludente, insignificante, straordinariamente incomprensibile! In conclusione, stiamo ritardando una morte già certificata dell'economia Italiana. Questi governanti tecnici, uniti ai politicanti senza scrupolo, stanno cercando di salvare i loro interessi:le Banche!Giovani, accorti! Questi pseudi individui mascherati da tecnici e politicanti, di basso lignaggio, che sono tutti sistemati con arrichimenti improvvisi, stanno svendendo il vostro futuro per pagare i debiti delle banche! Credo che sia giunta l'ora di dire basta!!!!!!!!!!!!!!!!
10% in meno di dipendenti per gli enti locali ? tutti uguali ? stupidaggini.
05.07|15:41 silonofrio
la Sicilia ha dieci volte i dipendenti pubblici della Lombardia, ed ha la metà degli abitanti !! Tagliare il 10% ad entrambe le regioni è cosa ignorante, incivile, ed inetta. Non chiedo misure risolutive in un giorno, MA ALMENO NORME UGUALI DA NORD A SUD che determinino il giusto rapporto tra il numero di cittadini residenti e il nr dei dipendenti assunti. Norme precise che non sono possono essere oggetto di autodeterminazione locale o di libertà federale, ma DOVERE dello stato centrale per il controllo della qualità generale dello stato. Invece i tecnici si comportano in maniera più incivile ed incapace dei politici, e facciamo ridere il mondo.
E le provincie ?
05.07|15:39 tpl948
allora se ho ben capito, tagliamo la scuola ( meglio che restino ignoranti ) , tagliamo gli ospedali ( tanto se non si possono pagare gli ospedali privati si arrangino ) salviamo pero' le PROVINCIE ( per i politici, i loro figli , i loro parenti, gli amici ) salviamo la sanita' ( per le tangenti )
Spred a 440
05.07|15:38 marzia88
Prof Monti se continuiamo così anche in Italia arriva la troika e farà eseguire con urgenza tutti i tagli da lei proposti e non realizzati.
Altro c he pensione io dirigenti tornino a fare i funzionari così lo Stato risparmia sulle loro pensioni
05.07|16:14 castigatmores
ma se va in pensione un dipendente pubblico , la pensione non gliela paga lo stato?Ma che convenienza c'è a mandarlo in pensione prima, col rischio che possa poi in pensione LEGITTIMAMENTE fare un secondo lavoro? Noto poi con rammarico che in termini percentuali i dirigenti sono il doppio degli altri dipendenti: ma il loro stipendio è al lordo perlomeno il triplo di un dipendente. Ci costeranno ancora di più da pensionati con il rischio che possano legittimamente fare dell'altro? Ma, invece, di andare in pensione sopprimano i posti che attualmente ricoprono e li tengano in servizio come funzionari, una volta lo saranno pur stati, come tutti gli sfigati funzionari che non sono riusciti a diventare dirigenti . Così lo Stato , visto che come funzionari, sono pagati un terzo di quello che erano pagati prima, lo Stato risparmierà anche sulla pensione che percepiranno. Non si capisce tanto rigore a dicembre sulle pensioni (va bene faceva molto freddo), ma adesso fare regalie a chi è già stato abbastanza priovilegiato, come tutti i dirigenti, è un pò troppo ...o no? Ma vogliamo risparmiare e togliere ai privilegiati o accanirci su chi è già dstato abbastanza sfortunato?
L'ennesima presa in giro: serve la mietitrebbia e si usano le forbicine
05.07|16:06 bartholomew
Abolizione di regioni, province e piccoli comuni. I grandi comuni (da 500.000 anime) prendono il posto delle province. Quattro o 5 macro regioni che percepiscono le entrate accertate dallo stato a cui va una percentuale per le funzioni generali (esercito, esteri, giustizia etc). Divieto partecipazioni (non strategiche) dello stato in società di diritto privato. Divieto consulenze. Personale in eccesso in pensione anticipata (meglio manterli fino alla morte che mantenere anche tutto il carrozzone e non si mette nessuno sul marciapiede). Se di facesse anche solo la metà cquesto potremmo credere in un minimo di reale impegno. Invece guai a toccare le mangiatoie, eh. Che schifo.
Prof. Monti per capire il suo ultimo intervento in parlamento avrei dovuto assumere un traduttore...mi scusi ...ma che ha detto e/o voleva dire....
05.07|15:44 vespertino
Fanno, fanno, fanno ed alla fine non fanno niente in quanto nel fratempo giungono chiamate da Tizio, che non vuole toccare qua, da Caio che non vuole che si tocchi li, per poi alla fine arrivare a conclusioni scellerate da compromessi da vecchia repubblica per cui a pagare sono sempre i cittadini onesti. E, chiedo: per fare questi giochi si dovevano assumere tecnici a costi iberbolici? Ultimo intervento di Monti alla Camera: discorso fatto agli alieni, inconcludente, insignificante, straordinariamente incomprensibile! In conclusione, stiamo ritardando una morte già certificata dell'economia Italiana. Questi governanti tecnici, uniti ai politicanti senza scrupolo, stanno cercando di salvare i loro interessi:le Banche!Giovani, accorti! Questi pseudi individui mascherati da tecnici e politicanti, di basso lignaggio, che sono tutti sistemati con arrichimenti improvvisi, stanno svendendo il vostro futuro per pagare i debiti delle banche! Credo che sia giunta l'ora di dire basta!!!!!!!!!!!!!!!!
10% in meno di dipendenti per gli enti locali ? tutti uguali ? stupidaggini.
05.07|15:41 silonofrio
la Sicilia ha dieci volte i dipendenti pubblici della Lombardia, ed ha la metà degli abitanti !! Tagliare il 10% ad entrambe le regioni è cosa ignorante, incivile, ed inetta. Non chiedo misure risolutive in un giorno, MA ALMENO NORME UGUALI DA NORD A SUD che determinino il giusto rapporto tra il numero di cittadini residenti e il nr dei dipendenti assunti. Norme precise che non sono possono essere oggetto di autodeterminazione locale o di libertà federale, ma DOVERE dello stato centrale per il controllo della qualità generale dello stato. Invece i tecnici si comportano in maniera più incivile ed incapace dei politici, e facciamo ridere il mondo.
E le provincie ?
05.07|15:39 tpl948
allora se ho ben capito, tagliamo la scuola ( meglio che restino ignoranti ) , tagliamo gli ospedali ( tanto se non si possono pagare gli ospedali privati si arrangino ) salviamo pero' le PROVINCIE ( per i politici, i loro figli , i loro parenti, gli amici ) salviamo la sanita' ( per le tangenti )
Spred a 440
05.07|15:38 marzia88
Prof Monti se continuiamo così anche in Italia arriva la troika e farà eseguire con urgenza tutti i tagli da lei proposti e non realizzati.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Magari i mariti vanno al lavoro in autobus, o in bicicletta.
Una cosa è certa guardate qualche concessionario dell'usato.Di Suv ne trovate a bizzeffe a pochi soldi.
Ciao
Paolo11
La solita commedia all'italiana? Allora siamo messi proprio male.....
Una cosa è certa guardate qualche concessionario dell'usato.Di Suv ne trovate a bizzeffe a pochi soldi.
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Re: Come se ne viene fuori ?
@pippo1pippo
05.07|15:32 marzia88
Complimenti così sarà come negli anni del proibizionismo negli USA ed i morti per alcool e fumo decuplicheranno! Non è aumentando tariffe o proibendo il consumo ma serve educazione al bere, per quanto riguarda il fumo servirebbe una campagna di dissuasione mostrando in TV nei momenti di maggiore ascolto come muore un fumatore per tumore al polmone. Tutto il resto non ha senso.
Stessi errori del presidente Edgar Hoover che peggiorò la crisi degli anni 30 con il risparmio di spesa.
05.07|15:06 Nunzio61
Per risolvere la crisi, e fu risolta molto tempo prima della seconda guerra mondiale, Roosevelt fece cose diametralmente opposte. Ad esempio guerra ai trust, mentre oggi si fa pagare l'IMU alle chiese e non alle sedi bancarie in quanto "fondazioni". E' da un pò che non sentiamo parlare più di mafia. Non esite più ?
ora o mai più!
05.07|15:03 verdeintenso
Se non fanno qualcosa adesso sarà la fine e tra 30 anni saremo divisi. Tagliare il 10% in Sicilia non risolve nulla. La sicilia deve mandare al casa 18.000 persone.
05.07|15:32 marzia88
Complimenti così sarà come negli anni del proibizionismo negli USA ed i morti per alcool e fumo decuplicheranno! Non è aumentando tariffe o proibendo il consumo ma serve educazione al bere, per quanto riguarda il fumo servirebbe una campagna di dissuasione mostrando in TV nei momenti di maggiore ascolto come muore un fumatore per tumore al polmone. Tutto il resto non ha senso.
Stessi errori del presidente Edgar Hoover che peggiorò la crisi degli anni 30 con il risparmio di spesa.
05.07|15:06 Nunzio61
Per risolvere la crisi, e fu risolta molto tempo prima della seconda guerra mondiale, Roosevelt fece cose diametralmente opposte. Ad esempio guerra ai trust, mentre oggi si fa pagare l'IMU alle chiese e non alle sedi bancarie in quanto "fondazioni". E' da un pò che non sentiamo parlare più di mafia. Non esite più ?
ora o mai più!
05.07|15:03 verdeintenso
Se non fanno qualcosa adesso sarà la fine e tra 30 anni saremo divisi. Tagliare il 10% in Sicilia non risolve nulla. La sicilia deve mandare al casa 18.000 persone.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Anche il governo Monti lavora intensamente per la rivolta e la possibile conseguente guerra civile.
E’ partito con il piede sbagliato da subito con le pensioni, poi ha proseguito con il mercato del lavoro, adesso persevera nella revisione di spesa.
Basta osservare l’indotto della sua comunicazione:
ora o mai più!
05.07|15:03 verdeintenso
Se non fanno qualcosa adesso sarà la fine e tra 30 anni saremo divisi. Tagliare il 10% in Sicilia non risolve nulla. La sicilia deve mandare al casa 18.000 persone.
Francesco Giavazzi, amico e collega del Professor Monti alla Bocconi, quando sui quotidiani nel novembre scorso apparvero le prime notizie circa l’intenzione del premier di mettere mano alla riforma delle pensioni come primo intervento del suo governo, non esitò ad intervenire sul Corriere della Sera, facendogli presente che sì, la riforma delle pensioni andava fatta nell’ambito di un quadro generale di riforma, ma che nella scaletta delle priorità la riforma delle pensioni stava all’ultimo posto.
Ovviamente, testardamente il presidente della Bocconi ha preferito rispondere ad altri input, partendo con il piede sbagliato per arrivare alla conseguente valutazione di giovedì scorso del Centro studi di Confindustria che è stato costretto nuovamente a lanciare l’allarme:
“SIAMO SULL’ORLO DEL BARATRO,…TUTTO SEMBRA AVERE L’EFFETTO DI UNA GUERRA”
Ovviamente il Professore e il suo governo si sono guardati bene dal dare una risposta e prendere posizione. Non lo hanno fatto neppure le parti politiche che sorreggono Monti. Nascondere, nascondere, nascondere.
I quotidiani montiani a partire da La Repubblica si sono sentiti in dovere di stigmatizzare la dichiarazione del Centro studi di Confindustria. Lo ha fatto lunedì scorso il vice direttore Giannini bollando come inopportuno l’intervento di Squinzi quando Monti si stava trasferendo a Bruxelless.
In verità, per i montiani, certe considerazioni sono sempre inopportune, Bruxelles o non Bruxelless, e per questo, scopriamo che tra montiani e berlusconiani non esiste nessuna differenza quando si tratta di difendere ad oltranza il vate. Sallusti, Bufala Bill e gli strenui difensori di Berlusconi si comportano alla stessa maniera, non esiste mai il tempo della critica, bisogna sempre dire che tutto va bene, anche quando la nave affonda.
Ci ritroviamo pertanto alle stesse condizioni dell’inizio del novembre del 2011, quando sul baratro ci aveva portato il governo Berlusconi.
A sei giorni dal super successo di Super Mario, così ha ricominciato a chiamarlo Eugenio Scalfari, oggi registriamo che :
CHIUSURA IN NETTO CALO, ANCHE SE DECISAMENTE SOPRA I MINIMI DI SEDUTA (-3,55%)
Bce taglia tassi dello 0,25%: tonfo a piazza Affari
Borsa in calo del 2,03% e spread a 458 punti dopo le parole di Draghi: «Economia europea debole e ripresa graduale»
Dall’estero riescono a vedere la nostra malattia, mentre sono completamente ciechi i chirurghi italiani.
Lo ha fatto tre giorni fa lo Washington Post, sostenendo che dopo Bruxelles non cambia nulla perché l’ammalato d’Europa rimane sempre l’Italia con suoi mali endemici della corruzione, dell’evasione e della mancanza totale di crescita.
Il Professor Monti appartiene a quella corrente di pensiero che ha dimenticato completamente i fondamentali dell’economia e pensa che tagiando di qua e di là si possa venire a capo della situazione.
Le operazioni di taglio, sia nel caso delle pensioni, come nel mercato del lavoro e oggi con il taglio degli statali, in economia si possono fare solo nella fase di crescita e non nella fase di recessione e di disoccupazione.
Questo perché, lo capirebbe anche un bambino, la mancanza sempre maggiore di percezione di reddito comporta una riduzione dei consumi.
Se si tagliano posti di lavoro nello Stato bisogna essere in grado di trovarne subito altri altrove.
Altrimenti le famiglie come campano?
E qui si scatena anche il cittadino, come ha fatto il lettore del Corriere della Sera che chiede l’immediata eliminazione di 18.000 dipendenti della Regione Sicilia. Però ha l’accortezza di non indicare come faranno a campare prossimamente.
Certamente che la riduzione del personale va fatta ma occorre dare loro un’opportunità di vita, come hanno decretato i padri costituenti ponendo al primo posto il concetto che questa nazione è fondata sul lavoro.
Certo che stanno diventando troppi coloro che lavorano per la rivolta.
E’ partito con il piede sbagliato da subito con le pensioni, poi ha proseguito con il mercato del lavoro, adesso persevera nella revisione di spesa.
Basta osservare l’indotto della sua comunicazione:
ora o mai più!
05.07|15:03 verdeintenso
Se non fanno qualcosa adesso sarà la fine e tra 30 anni saremo divisi. Tagliare il 10% in Sicilia non risolve nulla. La sicilia deve mandare al casa 18.000 persone.
Francesco Giavazzi, amico e collega del Professor Monti alla Bocconi, quando sui quotidiani nel novembre scorso apparvero le prime notizie circa l’intenzione del premier di mettere mano alla riforma delle pensioni come primo intervento del suo governo, non esitò ad intervenire sul Corriere della Sera, facendogli presente che sì, la riforma delle pensioni andava fatta nell’ambito di un quadro generale di riforma, ma che nella scaletta delle priorità la riforma delle pensioni stava all’ultimo posto.
Ovviamente, testardamente il presidente della Bocconi ha preferito rispondere ad altri input, partendo con il piede sbagliato per arrivare alla conseguente valutazione di giovedì scorso del Centro studi di Confindustria che è stato costretto nuovamente a lanciare l’allarme:
“SIAMO SULL’ORLO DEL BARATRO,…TUTTO SEMBRA AVERE L’EFFETTO DI UNA GUERRA”
Ovviamente il Professore e il suo governo si sono guardati bene dal dare una risposta e prendere posizione. Non lo hanno fatto neppure le parti politiche che sorreggono Monti. Nascondere, nascondere, nascondere.
I quotidiani montiani a partire da La Repubblica si sono sentiti in dovere di stigmatizzare la dichiarazione del Centro studi di Confindustria. Lo ha fatto lunedì scorso il vice direttore Giannini bollando come inopportuno l’intervento di Squinzi quando Monti si stava trasferendo a Bruxelless.
In verità, per i montiani, certe considerazioni sono sempre inopportune, Bruxelles o non Bruxelless, e per questo, scopriamo che tra montiani e berlusconiani non esiste nessuna differenza quando si tratta di difendere ad oltranza il vate. Sallusti, Bufala Bill e gli strenui difensori di Berlusconi si comportano alla stessa maniera, non esiste mai il tempo della critica, bisogna sempre dire che tutto va bene, anche quando la nave affonda.
Ci ritroviamo pertanto alle stesse condizioni dell’inizio del novembre del 2011, quando sul baratro ci aveva portato il governo Berlusconi.
A sei giorni dal super successo di Super Mario, così ha ricominciato a chiamarlo Eugenio Scalfari, oggi registriamo che :
CHIUSURA IN NETTO CALO, ANCHE SE DECISAMENTE SOPRA I MINIMI DI SEDUTA (-3,55%)
Bce taglia tassi dello 0,25%: tonfo a piazza Affari
Borsa in calo del 2,03% e spread a 458 punti dopo le parole di Draghi: «Economia europea debole e ripresa graduale»
Dall’estero riescono a vedere la nostra malattia, mentre sono completamente ciechi i chirurghi italiani.
Lo ha fatto tre giorni fa lo Washington Post, sostenendo che dopo Bruxelles non cambia nulla perché l’ammalato d’Europa rimane sempre l’Italia con suoi mali endemici della corruzione, dell’evasione e della mancanza totale di crescita.
Il Professor Monti appartiene a quella corrente di pensiero che ha dimenticato completamente i fondamentali dell’economia e pensa che tagiando di qua e di là si possa venire a capo della situazione.
Le operazioni di taglio, sia nel caso delle pensioni, come nel mercato del lavoro e oggi con il taglio degli statali, in economia si possono fare solo nella fase di crescita e non nella fase di recessione e di disoccupazione.
Questo perché, lo capirebbe anche un bambino, la mancanza sempre maggiore di percezione di reddito comporta una riduzione dei consumi.
Se si tagliano posti di lavoro nello Stato bisogna essere in grado di trovarne subito altri altrove.
Altrimenti le famiglie come campano?
E qui si scatena anche il cittadino, come ha fatto il lettore del Corriere della Sera che chiede l’immediata eliminazione di 18.000 dipendenti della Regione Sicilia. Però ha l’accortezza di non indicare come faranno a campare prossimamente.
Certamente che la riduzione del personale va fatta ma occorre dare loro un’opportunità di vita, come hanno decretato i padri costituenti ponendo al primo posto il concetto che questa nazione è fondata sul lavoro.
Certo che stanno diventando troppi coloro che lavorano per la rivolta.
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Re: Come se ne viene fuori ?
PERCHE' E' STATO RINVIATO IL TAGLIO DELLE PROVINCE????
Spending review: aumento Iva nel 2013, rinviata la sforbiciata alle Province
Le novità introdotte nella bozza all'esame del consiglio dei ministri. Risparmi per 60 milioni ai ministeri senza portafoglio. Stretta sul personale degli enti locali. Duecento milioni tolti alle università pubbliche, 210 finanziati a scuole e atenei private. Via quasi 300 uffici giudiziari
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 5 luglio 2012
Sono 17 in tutto gli articoli della bozza del decreto legge sulla spending review all’esame del consiglio dei ministri. Il testo sarà esaminato dalla Camera dal 31 luglio. Tra le misure principali i tagli in due anni per 15 milioni a Palazzo Chigi e 60 ai ministeri senza portafoglio, ma è ancora rinviato il taglio delle Province. Salta l’articolo sul blocco delle tariffe che invece era presente nelle prime bozze circolate in questi giorni. Le novità introdotte riguardano 9 milioni per le zone colpite dall’emergenza neve di febbraio scorso, 103 milioni per i libri di testo gratis e la liquidazione di “Arcus spa” nonché la possibilità di coinvolgere altri 1600 lavoratori esodati, oltre ai 55mila già “salvati” dal decreto. E’ saltato anche il risparmio di spesa garantito dalla Difesa per le forniture militari (per 100 milioni per il 2013 e 2014) e la riduzione del fondo per l’uranio impoverito.
Stretta sul personale degli enti locali. Arriva una stretta sul personale degli enti locali. Secondo la bozza del decreto legge, fermo restando i vincoli già previsti, entro il 2012 verranno stabiliti “i parametri di virtuosità per la determinazione delle dotazioni organiche, tenendo prioritariamente conto del rapporto tra dipendenti e popolazione residente”. ”A tal fine – si legge nella bozza – è determinata la media nazionale del personale in servizio presso gli enti, considerando anche le unità di personale in servizio presso le società di cui all’articolo 76, comma 7, terzo periodo, del citato decreto-legge n. 112 del 2008. A decorrere dalla data di efficacia del decreto gli enti che risultino collocati ad un livello superiore del 20 per cento rispetto alla media non possono effettuare assunzioni a qualsiasi titolo; gli enti che risultino collocati ad un livello superiore del 40 per cento rispetto alla media applicano le misure” previste dal decreto legge. Le nuove misure arriveranno con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da emanare entro il 31 dicembre 2012 d’intesa con Conferenza Stato-città ed autonomie locali.
Pagella per gli statali. Arriva la pagella per i dipendenti statali: nel decreto si legge che verranno individuati per decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di concerto con il ministero dell’Economia, i criteri per “la valutazione organizzativa e individuale” dei dipendenti pubblici. ”Nelle more dei rinnovi contrattuali”, si legge nella bozza, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, “previo parere della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche, sono individuati i criteri per la valutazione organizzativa e individuale dei dipendenti pubblici, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 18 del decreto legislativo 29 ottobre 2009, n. 150. I criteri stabiliti con il predetto decreto non si applicano alle amministrazioni che sono già dotate di strumenti per la valutazione organizzativa ed individuale dei dipendenti”.
Saltata la norma delle “ferie forzate”. E’ saltata anche la norma che obbligava i dipendenti pubblici alle ferie per la chiusura degli uffici nella settimana di ferragosto e in quella tra Natale e Capodanno.
Concorsi sospesi per i dirigenti fino al 2015. Nella pubblica amministrazione sono sospesi i concorsi per dirigenti di prima fascia fino al 2015. “Fino alla conclusione dei processi di riorganizzazione di cui al presente articolo e comunque non oltre il 31 dicembre 2015 sono sospese le modalità di reclutamento previste dall’articolo 28-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165″.
Esodati: salvaguardate altre 55mila persone. Confermato l’aumento di 55mila unità di lavoratori esodati salvaguardati, come già più volte ribadito dal governo. Il testo indica quattro diverse categorie interessate, una delle quali rappresenta una ulteriore riapertura (fino ad un massimo di 1.600 lavoratori) rispetto ai lavoratori inseriti nel precedente decreto.
Aumento dell’Iva a luglio 2013. L’aumento dell’Iva scatterà dal primo luglio 2013, mentre a decorrere dal 2014 il rincaro sarà dello 0,5%.
Obiettivo: bloccare gli aumenti Iva. Il governo punta a sterilizzare l’aumento di due punti percentuali Iva anche dopo il primo luglio 2013. Nel testo della bozza del decreto sono indicate altre misure, come la modifica degli sconti fiscali e il riordino/soppressione di strutture pubbliche, per consentire di eliminare l’aumento con la prossima legge di stabilità.
Rinviato il taglio delle Province. Non c’è il taglio del numero delle Province che invece compariva nei testi precedenti. Ma come già spiegato dall’esecutivo questa parte dovrebbe rientrare in un prossimo decreto in arrivo, forse già ad agosto.
Duecento milioni in meno alle università pubbliche. Come annunciato è previsto un taglio di 200 milioni di euro del fondo per il finanziamento ordinario delle Università. La sforbiciata sarà operativa a decorrere dal 2013.
Duecento milioni in più a scuole e università private. Allo stesso tempo, però, 200 milioni di euro vanno alle scuole e 10 milioni alle università, tutte rigorosamente non statali. E’ anche previsto un incremento di 90 milioni di euro per il Fondo di intervento integrativo per la concessione dei prestiti d’onore e l’erogazione delle borse di studio da ripartire tra le regioni.
No al taglio per gli armamenti. Salta il taglio di 100 milioni l’anno per il biennio 2013-2014 previsto inizialmente per gli armamenti. La misura infatti risulta cancellata nell’ultima bozza del dl sulla spending review.
Via quasi 300 uffici giudiziari. Un taglio di quasi 300 uffici giudiziari. E’ quello che prevede la bozza del ministro della Giustizia Paola Severino, che ora è all’esame del Consiglio dei ministri. Per l’esattezza sono 295 gli uffici destinati alla soppressione o all’accorpamento: 37 tribunali,38 procure e 220 sezioni distaccate. Il taglio dei tribunali che viene discusso dal Consiglio dei ministri non è parte integrante del dl sulla spending review, ma è contenuto nel decreto legislativo delegato messo a punto dal ministro Severino in attuazione delle delega conferita dalla legge di stabilità del 2011, varata dal governo Berlusconi.
Reintrodotto il fondo per le vittime dell’uranio. Viene poi cancellato anche il taglio di 10 milioni, nel 2012, del fondo per le vittime dell’uranio impoverito.
Libri di scuola gratis. Per quanto riguarda i libri di scuola gratis “al fine di assicurare la prosecuzione degli interventi previsti dall’articolo 27, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, è autorizzata la spesa di 103 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013″.
I bidelli delle scuole. Stretta anche sui bidelli delle scuole: a partire dal primo settembre del 2012 non vi saranno altre immissioni nel ruolo di collaboratore scolastico sinchè il relativo personale a tempo indeterminato non sia ridotto al 50% dell’organico. I posti non coperti con personale di ruolo saranno accantonati e i servizi di pulizia delle scuole che non potranno più essere assicurati con il personale interno saranno appaltati all’esterno, con convenzioni a cura della Consip.
Tagli a Palazzo Chigi e ai ministeri. Il provvedimento prevede la riduzione degli stanziamenti per le politiche dei singoli ministri senza portafoglio e sottosegretari, con un risparmio complessivo non inferiore a 20 milioni di euro per l’anno 2012 e di 40 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013. Come già anticipato nei giorni scorsi è prevista una riduzione delle spese di funzionamento sul bilancio di Palazzo Chigi con un risparmio di 5 milioni per il 2012 e 10 milioni a decorrere dal 2013.
Tagli alle spese delle società. I trasferimenti dello Stato per le spese per consumi intermedi, agli organismi anche costituiti in forma societaria, dotati di autonomia finanziaria, inseriti nel conto economico consolidato della P.a. sono ridotti del 5% nel 2012 e del 10% a decorrere dal 2013 della spesa sostenuta nel 2010.
Cda, stretta a società pubbliche, esclusa l’Enel. La stretta dei Cda non riguarda le società a totale partecipazione pubblica, diretta e indiretta, che erogano servizi in favore dei cittadini. In pratica non ci sarà alcuna stretta per le società come l’Enel o l’Acea.
Audit alle società partecipate. “Il potere ispettivo attribuito dalla vigente normativa al Dipartimento della funzione pubblica ed al Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato nei confronti delle amministrazioni pubbliche è esteso alle società a totale partecipazione pubblica , Audit sulle società partecipate”.
Taglio a contributi radio e tv locali. Spunta nell’ultima bozza dellaspending review il taglio ai contributi di radio e tv locali. I fondi sono ridotti di 30 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013.
Arcus spa verso la liquidazione. Viene liquidata la società per losviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo, Arcus spa. Arriverà un commissario liquidatore che sarà in carica fino al 31 dicembre 2013.
Rifinanziamenti a scuole private, missioni di pace e emergenza neve. Non solo tagli. Il decreto della spending review prevede anche il rifinanziamento di alcune spese indifferibili. Tra queste 400 milioni all’autotrasporto, altrettanti per ‘liquidarè il 5 per mille. Tra le spese vengono indicati 200 milioni per il 2013 destinati a scuole non statali (-200 milioni per le università); 10 milioni per le Università non statali e 90 milioni per il diritto allo studio. Un miliardo in più per la proroga delle missioni di pace e 72 milioni per il programma Strade sicure. Il Fondo Letta viene incrementato di 500 milioni e 9 milioni arrivano per l’emergenza neve. Per quest’ultima voce si provvede per metà alla riduzione della quota dell’8 per mille e per l’altra metà riducendo i fondi del 5 per mille.
Inran soppresso, Agea ridimensionato. La soppressione dell’Inran (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) e il ridimensionamento dell’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura sono le novità previste per gli enti controllati dal ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali. In particolare, in merito all’Inran vengono attribuiti al Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) alcune funzioni e compiti e all’Ente Risi “le competenze dell’Inran acquisite mnel settore delle sementi” secondo quanto si legge nella bozza. Il nuovo organico del Cra che risulterà dal trasferimento del personale di ruolo dell’Inran verrà ridotto del 10 per cento, con esclusione del personale di ricerca.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... io/284890/
Spending review: aumento Iva nel 2013, rinviata la sforbiciata alle Province
Le novità introdotte nella bozza all'esame del consiglio dei ministri. Risparmi per 60 milioni ai ministeri senza portafoglio. Stretta sul personale degli enti locali. Duecento milioni tolti alle università pubbliche, 210 finanziati a scuole e atenei private. Via quasi 300 uffici giudiziari
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 5 luglio 2012
Sono 17 in tutto gli articoli della bozza del decreto legge sulla spending review all’esame del consiglio dei ministri. Il testo sarà esaminato dalla Camera dal 31 luglio. Tra le misure principali i tagli in due anni per 15 milioni a Palazzo Chigi e 60 ai ministeri senza portafoglio, ma è ancora rinviato il taglio delle Province. Salta l’articolo sul blocco delle tariffe che invece era presente nelle prime bozze circolate in questi giorni. Le novità introdotte riguardano 9 milioni per le zone colpite dall’emergenza neve di febbraio scorso, 103 milioni per i libri di testo gratis e la liquidazione di “Arcus spa” nonché la possibilità di coinvolgere altri 1600 lavoratori esodati, oltre ai 55mila già “salvati” dal decreto. E’ saltato anche il risparmio di spesa garantito dalla Difesa per le forniture militari (per 100 milioni per il 2013 e 2014) e la riduzione del fondo per l’uranio impoverito.
Stretta sul personale degli enti locali. Arriva una stretta sul personale degli enti locali. Secondo la bozza del decreto legge, fermo restando i vincoli già previsti, entro il 2012 verranno stabiliti “i parametri di virtuosità per la determinazione delle dotazioni organiche, tenendo prioritariamente conto del rapporto tra dipendenti e popolazione residente”. ”A tal fine – si legge nella bozza – è determinata la media nazionale del personale in servizio presso gli enti, considerando anche le unità di personale in servizio presso le società di cui all’articolo 76, comma 7, terzo periodo, del citato decreto-legge n. 112 del 2008. A decorrere dalla data di efficacia del decreto gli enti che risultino collocati ad un livello superiore del 20 per cento rispetto alla media non possono effettuare assunzioni a qualsiasi titolo; gli enti che risultino collocati ad un livello superiore del 40 per cento rispetto alla media applicano le misure” previste dal decreto legge. Le nuove misure arriveranno con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da emanare entro il 31 dicembre 2012 d’intesa con Conferenza Stato-città ed autonomie locali.
Pagella per gli statali. Arriva la pagella per i dipendenti statali: nel decreto si legge che verranno individuati per decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di concerto con il ministero dell’Economia, i criteri per “la valutazione organizzativa e individuale” dei dipendenti pubblici. ”Nelle more dei rinnovi contrattuali”, si legge nella bozza, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, “previo parere della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche, sono individuati i criteri per la valutazione organizzativa e individuale dei dipendenti pubblici, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 18 del decreto legislativo 29 ottobre 2009, n. 150. I criteri stabiliti con il predetto decreto non si applicano alle amministrazioni che sono già dotate di strumenti per la valutazione organizzativa ed individuale dei dipendenti”.
Saltata la norma delle “ferie forzate”. E’ saltata anche la norma che obbligava i dipendenti pubblici alle ferie per la chiusura degli uffici nella settimana di ferragosto e in quella tra Natale e Capodanno.
Concorsi sospesi per i dirigenti fino al 2015. Nella pubblica amministrazione sono sospesi i concorsi per dirigenti di prima fascia fino al 2015. “Fino alla conclusione dei processi di riorganizzazione di cui al presente articolo e comunque non oltre il 31 dicembre 2015 sono sospese le modalità di reclutamento previste dall’articolo 28-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165″.
Esodati: salvaguardate altre 55mila persone. Confermato l’aumento di 55mila unità di lavoratori esodati salvaguardati, come già più volte ribadito dal governo. Il testo indica quattro diverse categorie interessate, una delle quali rappresenta una ulteriore riapertura (fino ad un massimo di 1.600 lavoratori) rispetto ai lavoratori inseriti nel precedente decreto.
Aumento dell’Iva a luglio 2013. L’aumento dell’Iva scatterà dal primo luglio 2013, mentre a decorrere dal 2014 il rincaro sarà dello 0,5%.
Obiettivo: bloccare gli aumenti Iva. Il governo punta a sterilizzare l’aumento di due punti percentuali Iva anche dopo il primo luglio 2013. Nel testo della bozza del decreto sono indicate altre misure, come la modifica degli sconti fiscali e il riordino/soppressione di strutture pubbliche, per consentire di eliminare l’aumento con la prossima legge di stabilità.
Rinviato il taglio delle Province. Non c’è il taglio del numero delle Province che invece compariva nei testi precedenti. Ma come già spiegato dall’esecutivo questa parte dovrebbe rientrare in un prossimo decreto in arrivo, forse già ad agosto.
Duecento milioni in meno alle università pubbliche. Come annunciato è previsto un taglio di 200 milioni di euro del fondo per il finanziamento ordinario delle Università. La sforbiciata sarà operativa a decorrere dal 2013.
Duecento milioni in più a scuole e università private. Allo stesso tempo, però, 200 milioni di euro vanno alle scuole e 10 milioni alle università, tutte rigorosamente non statali. E’ anche previsto un incremento di 90 milioni di euro per il Fondo di intervento integrativo per la concessione dei prestiti d’onore e l’erogazione delle borse di studio da ripartire tra le regioni.
No al taglio per gli armamenti. Salta il taglio di 100 milioni l’anno per il biennio 2013-2014 previsto inizialmente per gli armamenti. La misura infatti risulta cancellata nell’ultima bozza del dl sulla spending review.
Via quasi 300 uffici giudiziari. Un taglio di quasi 300 uffici giudiziari. E’ quello che prevede la bozza del ministro della Giustizia Paola Severino, che ora è all’esame del Consiglio dei ministri. Per l’esattezza sono 295 gli uffici destinati alla soppressione o all’accorpamento: 37 tribunali,38 procure e 220 sezioni distaccate. Il taglio dei tribunali che viene discusso dal Consiglio dei ministri non è parte integrante del dl sulla spending review, ma è contenuto nel decreto legislativo delegato messo a punto dal ministro Severino in attuazione delle delega conferita dalla legge di stabilità del 2011, varata dal governo Berlusconi.
Reintrodotto il fondo per le vittime dell’uranio. Viene poi cancellato anche il taglio di 10 milioni, nel 2012, del fondo per le vittime dell’uranio impoverito.
Libri di scuola gratis. Per quanto riguarda i libri di scuola gratis “al fine di assicurare la prosecuzione degli interventi previsti dall’articolo 27, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, è autorizzata la spesa di 103 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013″.
I bidelli delle scuole. Stretta anche sui bidelli delle scuole: a partire dal primo settembre del 2012 non vi saranno altre immissioni nel ruolo di collaboratore scolastico sinchè il relativo personale a tempo indeterminato non sia ridotto al 50% dell’organico. I posti non coperti con personale di ruolo saranno accantonati e i servizi di pulizia delle scuole che non potranno più essere assicurati con il personale interno saranno appaltati all’esterno, con convenzioni a cura della Consip.
Tagli a Palazzo Chigi e ai ministeri. Il provvedimento prevede la riduzione degli stanziamenti per le politiche dei singoli ministri senza portafoglio e sottosegretari, con un risparmio complessivo non inferiore a 20 milioni di euro per l’anno 2012 e di 40 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013. Come già anticipato nei giorni scorsi è prevista una riduzione delle spese di funzionamento sul bilancio di Palazzo Chigi con un risparmio di 5 milioni per il 2012 e 10 milioni a decorrere dal 2013.
Tagli alle spese delle società. I trasferimenti dello Stato per le spese per consumi intermedi, agli organismi anche costituiti in forma societaria, dotati di autonomia finanziaria, inseriti nel conto economico consolidato della P.a. sono ridotti del 5% nel 2012 e del 10% a decorrere dal 2013 della spesa sostenuta nel 2010.
Cda, stretta a società pubbliche, esclusa l’Enel. La stretta dei Cda non riguarda le società a totale partecipazione pubblica, diretta e indiretta, che erogano servizi in favore dei cittadini. In pratica non ci sarà alcuna stretta per le società come l’Enel o l’Acea.
Audit alle società partecipate. “Il potere ispettivo attribuito dalla vigente normativa al Dipartimento della funzione pubblica ed al Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato nei confronti delle amministrazioni pubbliche è esteso alle società a totale partecipazione pubblica , Audit sulle società partecipate”.
Taglio a contributi radio e tv locali. Spunta nell’ultima bozza dellaspending review il taglio ai contributi di radio e tv locali. I fondi sono ridotti di 30 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013.
Arcus spa verso la liquidazione. Viene liquidata la società per losviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo, Arcus spa. Arriverà un commissario liquidatore che sarà in carica fino al 31 dicembre 2013.
Rifinanziamenti a scuole private, missioni di pace e emergenza neve. Non solo tagli. Il decreto della spending review prevede anche il rifinanziamento di alcune spese indifferibili. Tra queste 400 milioni all’autotrasporto, altrettanti per ‘liquidarè il 5 per mille. Tra le spese vengono indicati 200 milioni per il 2013 destinati a scuole non statali (-200 milioni per le università); 10 milioni per le Università non statali e 90 milioni per il diritto allo studio. Un miliardo in più per la proroga delle missioni di pace e 72 milioni per il programma Strade sicure. Il Fondo Letta viene incrementato di 500 milioni e 9 milioni arrivano per l’emergenza neve. Per quest’ultima voce si provvede per metà alla riduzione della quota dell’8 per mille e per l’altra metà riducendo i fondi del 5 per mille.
Inran soppresso, Agea ridimensionato. La soppressione dell’Inran (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) e il ridimensionamento dell’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura sono le novità previste per gli enti controllati dal ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali. In particolare, in merito all’Inran vengono attribuiti al Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) alcune funzioni e compiti e all’Ente Risi “le competenze dell’Inran acquisite mnel settore delle sementi” secondo quanto si legge nella bozza. Il nuovo organico del Cra che risulterà dal trasferimento del personale di ruolo dell’Inran verrà ridotto del 10 per cento, con esclusione del personale di ricerca.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Spending review, tagli a sanità e scuola: insorgono Regioni, partiti e medici
La bozza arrivata in consiglio dei ministri si concentra in particolare sanità, scuola, università. Ancora un rinvio invece per il taglio delle Province. I governatori: "Verso una rottura dei rapporti con l'esecutivo". Il Miur: "Non tagliamo al pubblico per dare ai privati"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 5 luglio 2012
Alta tensione tra enti locali e governo a poche ore dal Consiglio dei ministri che dovrà varare il provvedimento sulla spending review. La sforbiciata prevista dal decreto, dalla Pubblica amministrazione alla sanità alla giustizia, non piace a molte delle categorie coinvolte che minacciano battaglia. Già domani gli avvocati hanno annunciato lo stop dei tribunali. Ma quello che fa più arrabbiare sono i tagli alla sanità. A poco sono servite le rassicurazioni del ministro della Salute Renato Balduzzi che ha smentito che esistano già liste dei piccoli ospedali (sotto gli 80 posti letto) che potrebbero essere chiusi per effetto del decreto del governo: “Non esistono liste di ospedali da chiudere, né nessuno le sta predisponendo”. Oltre all’uscita dalla bozza della cancellazione dei piccoli ospedali, secondo indiscrezioni sarebbe saltato anche il dimezzamento del fondo per le vittime dell’uranio impoverito. Rimangono le altre misure pensate da Enrico Bondi per risparmiare quei circa 4 miliardi necessari a evitare l’aumento dell’Iva. Tra queste il taglio di dipendenti e dirigenti della pubblica amministrazione, la stretta sulle auto blu, la riduzione del numero di province, la chiusura dei piccoli tribunali. ”Il cammino della politica economica interna deve tenere il passo con questa accelerata dinamica europea – ha spiegato il presidente del Consiglio Mario Monti, che oggi è intervenuto alla Camera per riferire sul vertice europeo della scorsa settimana – Per questo intendo a breve presentare al Parlamento i provvedimenti per la riqualificazione e riduzione della spesa pubblica”. “Siamo soliti chiamare questi interventi spending review – ha ironizzato Monti – ma è stato autorevolmente fatto osservare qualche ora fa che si tratta di uno di quei concetti che possono essere agevolmente essere espressi anche nella lingua italiana. Non sempre per capirli meglio è necessario tradurli in inglese”.
Governatori furibondi. Ma i presidenti di Regione sono furibondi: ritengono i tagli decisi dal governo nella sanità per il 2012 “irricevibili”, visto che “sono venite meno le normali relazioni istituzionali tra governo e regioni, incidendo negativamente sui principi costituzionali”. I governatori probabilmente diserteranno i lavori della Conferenza Stato-Regioni in programma nel pomeriggio proprio per la mancanza del confronto sulle risorse per il fondo sanitario nazionale 2012. La protesta è bipartisan e coinvolge tutti i governatori: da Nichi Vendola che parla di “macelleria sociale” a Renata Polverini secondo cui le decisioni del governo “mettono in crisi il sistema”. “Se si deve tagliare così forte sulla sanità è mia opinione che sarebbe meglio lasciare che aumenti l’Iva” aggiunge il presidente della Campania Stefano Caldoro. “Credo che siamo a qualche millimetro di distanza da una clamorosa rottura tra diversi attori dello Stato. E lo stato si compone di Governo centrale e sistema delle Regioni” ha chiarito Vendola.
Regioni verso la rottura. Si profila insomma una rottura dei rapporti tra Governo e Regioni. I presidenti delle Regioni, ha spiegato il presidente della Basilicata Vito De Filippo, ritengono i tagli decisi dal Governo nella sanità per il 2012 “irricevibili”, visto che “sono venute meno le normali relazioni istituzionali tra Governo e Regioni, incidendo negativamente così sui principi costituzionali”. “Senza una risposta adeguata – ha avvertito De Filippo – andremo sicuramente a una rottura istituzionale con il governo molto forte”. I tagli relativi al 2012, ha affermato De Filippo, “devono essere condivisi con le Regioni”.
Il governatore chiede quindi una presa d’atto sui tagli apportati da parte del governo e sollecita, entro il mese di agosto, una nuova sessione di lavoro per mettere a punto il nuovo Fondo Sanitario Nazionale per il periodo 2013-2015. La decisione per il 2012 del governo, ha rilevato De Filippo, “crea problemi a tutte le strutture sanitarie del paese. Se il Consiglio dei ministri dovesse dare il via libera al decreto legge sui tagli alla sanità – ha spiegato De Filippo – si registreranno in tutto il paese gravissime difficoltà nei sistemi sanitari regionali, i quali non potranno più erogare i servizi essenziali come fatto finora”.
La bozza del decreto. Sono 17 in tutto gli articoli della bozza che sta entrando al consiglio dei ministri. Sono previsti tagli in due anni per 15 milioni a Palazzo Chigi e 60 ai ministeri senza portafoglio, ma è ancora rinviato il taglio delle Province. Il testo sarà esaminato dalla Camera dal 31 luglio.
I medici: “Colpo al servizio sanitario nazionale”. Sarebbe “un colpo al cuore del Servizio sanitario nazionale” che provocherebbe “un danno assoluto per i cittadini che dovrebbero fare i conti con un sistema non più in grado di garantire prestazioni e cure all’altezza”. L’allarme, raccolto da Adnkronos Salute, sono i principali sindacati della dirigenza medica del Ssn (Anaao Assomed, Cimo Asmd e Fp Cgil medici), preoccupati dalle misure a cui starebbe lavorando il Governo in materia di spending review. A preoccupare i camici bianchi sono soprattutto due punti della bozza del decreto sulla revisione della spesa: la riduzione del numero dei posti letto ospedalieri – che nelle intenzioni del Governo dovrebbe passare da 4,2 a 3,7 per mille abitanti – e il taglio del Fondo sanitario nazionale, stimato in 1 miliardo per il 2012, di 2 per il 2013 e di altri 2 per il 2014.
A rischio anche 56mila ricoveri privati. Non solo tagli alle risorse e meno posti letto, però. Il piano di revisione della spesa sanitaria a cui sta lavorando il Governo metterebbe a rischio ben 56mila ricoveri. “Se fosse confermato il taglio del 2% per le prestazioni ospedaliere e ambulatoriali erogate dalle strutture private convenzionate con il pubblico, si avrebbero in Italia in un anno quasi 56 mila ricoveri in meno”. A fare i conti è l’Aiop (l’Associazione italiana ospedalità privata) che, pur condividendo le azioni mirate a ridurre gli sprechi della sanità, ritiene che “il taglio alle prestazioni, ove fosse confermato, comporterebbe un grave danno per la salute dei cittadini”. Il calcolo dell’Aiop è presto fatto: “Il Servizio sanitario nazionale italiano assicura i livelli essenziali di assistenza (Lea) utilizzando istituti ospedalieri pubblici e privati. Nel 2010 i pubblici hanno effettuato complessivamente 8.482.665 ricoveri ospedalieri e i privati 2.785.366 (pari al 24,7%). Se questa attività fosse tagliata del 2%, si avrebbero in Italia, in un anno, quasi 56mila ricoveri in meno”.
Protestano anche i partiti. I malumori crescono anche in Parlamento. Sia in maggioranza che all’opposizione. “Noi siamo d’accordo di evitare l’aumento dell’Iva e a ridurre i costi della pubblica amministrazione, ma non accettiamo tagli alle prestazioni sociali, come la sanità, la scuola, e i servizi essenziali dei comuni” avverte il segretario del Pd Pierluigi Bersani. “Nessuno pensi di fare cassa mettendo le mani nelle tasche degli italiani, non saremo disposti a sostenere misure che riducano i diritti e le tutele degli italiani – interviene il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri – La spending review deve tagliare gli sprechi e non i servizi sociali a favore dei cittadini”. Durissimo Antonio Di Pietro, secondo cui per il governo la spending review si traduce in un “gioco sporco”. “Come altro si può chiamare il paventato taglio dei fondi all’universitò e alla scuola pubblica per dare altri soldi a quella privata? Come altro si può definire il taglio dei posti letto negli ospedali e delle risorse alle regioni, che saranno costrette a ridurre drasticamente i trasporti locali, a danno dei pendolari che ogni mattina vanno a lavorare?”. Fuori dal coro solo Pierferdinando Casini (Udc): ”Noi sosteniamo ancora una volta lescelte impopolari del governo Monti, perchè sono utili al Paese”.
Soddisfatto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: “Io ho un enorme fiducia nelvostro concittadino Enrico Bondi: lo conosco da tanti anni e lui mi dà la garanzia che non ci fermeremo qui”.
Soldi alle università private, Bonelli: “Perché?”. Poi c’è il finanziamento per 10 milioni di euro alle università private che ha fatto saltare sulla sedia il presidente dei Verdi Angelo Bonelli: “Il ministro Profumo spieghi immediatamente perché nella bozza del decreto sulla spending review ci sono i 10 milioni per le università private. Si tratta di una ‘mancetta’ per la Bocconi, la Luiss o per la Cattolica? O per tutte e tre?”. “E’ davvero una vergogna – continua – che il governo tagli 200 milioni alle università pubbliche per trasferire risorse alle scuole private e che in un provvedimento lacrime e sangue trovi spazio una mancetta per le università private. La spending review non solo è un furto con destrezza ai danni dei cittadini – prosegue – ma rappresenta un vero e proprio insulto a studenti e docenti dell’istruzione pubblica che dalla riforma Gelmini hanno subito tagli per 1,5 miliardi di euro”.
Il rettore di Bari: “Provvedimento antieuropeo”. Storce la bocca anche il mondo dell’università che sarebbe sottoposto a 200 milioni di tagli: “L’ultimo taglio di 200 milioni è insopportabile – dichiara il rettore dell’università di Bari, Corrado Petrocelli - E’ uno schiaffo non al sistema universitario ma nei confronti dei giovani e del Paese – E’ un provvedimento antieuropeo perché va nella direzione opposta, rispetto a quelli che sono i criteri delle altre nazioni e anti italiano, per quello che riguarda gli interessi del Paese”.
La replica del Miur: “Nessun allarme”. Le “drammatiche grida di soccorso per l’istruzione pubblica” lanciate oggi da “autorevoli commentatori su ancor più autorevoli quotidiani nazionali” sono il frutto di un “curioso riflesso condizionato”, del tipo di quello legato per sempre al cane dello scienziato russo Ivan Pavlov. Per fare chiarezza in tema di “spending review”, il ministero dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università ricorre all’arma dell’ironia sull’homepage del proprio sito. “Non che manchino le preoccupazioni in tal senso – si ammette nel testo – soprattutto in momenti cosi’ difficili per l’Europa e per l’Italia”.”Esse sono generalmente piuttosto condivise, e per questo stesso fatto addirittura vanno a costituire una consapevolezza perfino utile per far ripartire tutto il sistema ed accompagnarlo vitale nel futuro. Ciò che meraviglia non è tanto il grido in sé quanto il curioso riflesso condizionato per il quale viene emesso. E’ bastata l’identità della cifra proposta per il taglio al fondo di funzionamento ordinario delle Università (200 milioni) con quella postata in bilancio (come ogni anno, prima dell’estate) a completamento della dotazione ordinaria per le scuole paritarie, oltre che la coincidenza temporale, a far scattare in prestigiosi commentatori un vivacissimo riflesso condizionato: si toglie all’università pubblica per dare alla scuola privata!”.
Per il Miur “sono necessarie a questo punto alcune precisazioni: 1) se pure esistesse la proposta di diminuzione della dotazione per le università, essa sarebbe comunque parte di un processo ancora in itinere, che deve esser preso seriamente, e dunque valutato alla fine; 2) il completamento della dotazione ordinaria delle scuole paritarie è tradizionalmente fatta prima dell’estate, quest’anno come ogni anno, ed il fatto che coincida temporalmente con la cosiddetta spending review ora in atto da parte del governo è del tutto casuale. 3) nel merito della somma, siamo comunque in presenza di una diminuzione della cifra destinata alle scuole paritarie, con una diminuzione delle risorse rispetto al 2011 ed una accentuata diminuzione prevista per il 2013. E’ quindi del tutto privo di fondamento il collegamento tra le due somme, frutto di due processi amministrativi del tutto diversi per tempistica ed e impostazione, che non sono due vasi comunicanti bensì parte di due sistemi diversi. Così come è del tutto incongruo, peraltro, leggere la seconda cifra relativa alle scuole paritarie come preceduta da un segno ‘+’ quando in effetti costituisce una diminuzione”.
“In questo caso – ricorda ancora il ministero – se magari si voleva, legittimamente, discutere o ridiscutere la parificazione tra la scuola pubblica e quella non pubblica, occorreva forse trovare argomenti diversi e meno estemporanei. Oppure rinvenire prove più certe per imputare a questo governo e a questa conduzione del ministero la scelleratezza di voler ‘umiliare l’istruzione pubblica’ per di più con una ‘ingiustificata partita di giro che toglie 200 milioni di euro dalle istituzione pubbliche per darle a quelle private’. Alcuni giornali e trasmissioni lo hanno fatto”
La bozza arrivata in consiglio dei ministri si concentra in particolare sanità, scuola, università. Ancora un rinvio invece per il taglio delle Province. I governatori: "Verso una rottura dei rapporti con l'esecutivo". Il Miur: "Non tagliamo al pubblico per dare ai privati"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 5 luglio 2012
Alta tensione tra enti locali e governo a poche ore dal Consiglio dei ministri che dovrà varare il provvedimento sulla spending review. La sforbiciata prevista dal decreto, dalla Pubblica amministrazione alla sanità alla giustizia, non piace a molte delle categorie coinvolte che minacciano battaglia. Già domani gli avvocati hanno annunciato lo stop dei tribunali. Ma quello che fa più arrabbiare sono i tagli alla sanità. A poco sono servite le rassicurazioni del ministro della Salute Renato Balduzzi che ha smentito che esistano già liste dei piccoli ospedali (sotto gli 80 posti letto) che potrebbero essere chiusi per effetto del decreto del governo: “Non esistono liste di ospedali da chiudere, né nessuno le sta predisponendo”. Oltre all’uscita dalla bozza della cancellazione dei piccoli ospedali, secondo indiscrezioni sarebbe saltato anche il dimezzamento del fondo per le vittime dell’uranio impoverito. Rimangono le altre misure pensate da Enrico Bondi per risparmiare quei circa 4 miliardi necessari a evitare l’aumento dell’Iva. Tra queste il taglio di dipendenti e dirigenti della pubblica amministrazione, la stretta sulle auto blu, la riduzione del numero di province, la chiusura dei piccoli tribunali. ”Il cammino della politica economica interna deve tenere il passo con questa accelerata dinamica europea – ha spiegato il presidente del Consiglio Mario Monti, che oggi è intervenuto alla Camera per riferire sul vertice europeo della scorsa settimana – Per questo intendo a breve presentare al Parlamento i provvedimenti per la riqualificazione e riduzione della spesa pubblica”. “Siamo soliti chiamare questi interventi spending review – ha ironizzato Monti – ma è stato autorevolmente fatto osservare qualche ora fa che si tratta di uno di quei concetti che possono essere agevolmente essere espressi anche nella lingua italiana. Non sempre per capirli meglio è necessario tradurli in inglese”.
Governatori furibondi. Ma i presidenti di Regione sono furibondi: ritengono i tagli decisi dal governo nella sanità per il 2012 “irricevibili”, visto che “sono venite meno le normali relazioni istituzionali tra governo e regioni, incidendo negativamente sui principi costituzionali”. I governatori probabilmente diserteranno i lavori della Conferenza Stato-Regioni in programma nel pomeriggio proprio per la mancanza del confronto sulle risorse per il fondo sanitario nazionale 2012. La protesta è bipartisan e coinvolge tutti i governatori: da Nichi Vendola che parla di “macelleria sociale” a Renata Polverini secondo cui le decisioni del governo “mettono in crisi il sistema”. “Se si deve tagliare così forte sulla sanità è mia opinione che sarebbe meglio lasciare che aumenti l’Iva” aggiunge il presidente della Campania Stefano Caldoro. “Credo che siamo a qualche millimetro di distanza da una clamorosa rottura tra diversi attori dello Stato. E lo stato si compone di Governo centrale e sistema delle Regioni” ha chiarito Vendola.
Regioni verso la rottura. Si profila insomma una rottura dei rapporti tra Governo e Regioni. I presidenti delle Regioni, ha spiegato il presidente della Basilicata Vito De Filippo, ritengono i tagli decisi dal Governo nella sanità per il 2012 “irricevibili”, visto che “sono venute meno le normali relazioni istituzionali tra Governo e Regioni, incidendo negativamente così sui principi costituzionali”. “Senza una risposta adeguata – ha avvertito De Filippo – andremo sicuramente a una rottura istituzionale con il governo molto forte”. I tagli relativi al 2012, ha affermato De Filippo, “devono essere condivisi con le Regioni”.
Il governatore chiede quindi una presa d’atto sui tagli apportati da parte del governo e sollecita, entro il mese di agosto, una nuova sessione di lavoro per mettere a punto il nuovo Fondo Sanitario Nazionale per il periodo 2013-2015. La decisione per il 2012 del governo, ha rilevato De Filippo, “crea problemi a tutte le strutture sanitarie del paese. Se il Consiglio dei ministri dovesse dare il via libera al decreto legge sui tagli alla sanità – ha spiegato De Filippo – si registreranno in tutto il paese gravissime difficoltà nei sistemi sanitari regionali, i quali non potranno più erogare i servizi essenziali come fatto finora”.
La bozza del decreto. Sono 17 in tutto gli articoli della bozza che sta entrando al consiglio dei ministri. Sono previsti tagli in due anni per 15 milioni a Palazzo Chigi e 60 ai ministeri senza portafoglio, ma è ancora rinviato il taglio delle Province. Il testo sarà esaminato dalla Camera dal 31 luglio.
I medici: “Colpo al servizio sanitario nazionale”. Sarebbe “un colpo al cuore del Servizio sanitario nazionale” che provocherebbe “un danno assoluto per i cittadini che dovrebbero fare i conti con un sistema non più in grado di garantire prestazioni e cure all’altezza”. L’allarme, raccolto da Adnkronos Salute, sono i principali sindacati della dirigenza medica del Ssn (Anaao Assomed, Cimo Asmd e Fp Cgil medici), preoccupati dalle misure a cui starebbe lavorando il Governo in materia di spending review. A preoccupare i camici bianchi sono soprattutto due punti della bozza del decreto sulla revisione della spesa: la riduzione del numero dei posti letto ospedalieri – che nelle intenzioni del Governo dovrebbe passare da 4,2 a 3,7 per mille abitanti – e il taglio del Fondo sanitario nazionale, stimato in 1 miliardo per il 2012, di 2 per il 2013 e di altri 2 per il 2014.
A rischio anche 56mila ricoveri privati. Non solo tagli alle risorse e meno posti letto, però. Il piano di revisione della spesa sanitaria a cui sta lavorando il Governo metterebbe a rischio ben 56mila ricoveri. “Se fosse confermato il taglio del 2% per le prestazioni ospedaliere e ambulatoriali erogate dalle strutture private convenzionate con il pubblico, si avrebbero in Italia in un anno quasi 56 mila ricoveri in meno”. A fare i conti è l’Aiop (l’Associazione italiana ospedalità privata) che, pur condividendo le azioni mirate a ridurre gli sprechi della sanità, ritiene che “il taglio alle prestazioni, ove fosse confermato, comporterebbe un grave danno per la salute dei cittadini”. Il calcolo dell’Aiop è presto fatto: “Il Servizio sanitario nazionale italiano assicura i livelli essenziali di assistenza (Lea) utilizzando istituti ospedalieri pubblici e privati. Nel 2010 i pubblici hanno effettuato complessivamente 8.482.665 ricoveri ospedalieri e i privati 2.785.366 (pari al 24,7%). Se questa attività fosse tagliata del 2%, si avrebbero in Italia, in un anno, quasi 56mila ricoveri in meno”.
Protestano anche i partiti. I malumori crescono anche in Parlamento. Sia in maggioranza che all’opposizione. “Noi siamo d’accordo di evitare l’aumento dell’Iva e a ridurre i costi della pubblica amministrazione, ma non accettiamo tagli alle prestazioni sociali, come la sanità, la scuola, e i servizi essenziali dei comuni” avverte il segretario del Pd Pierluigi Bersani. “Nessuno pensi di fare cassa mettendo le mani nelle tasche degli italiani, non saremo disposti a sostenere misure che riducano i diritti e le tutele degli italiani – interviene il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri – La spending review deve tagliare gli sprechi e non i servizi sociali a favore dei cittadini”. Durissimo Antonio Di Pietro, secondo cui per il governo la spending review si traduce in un “gioco sporco”. “Come altro si può chiamare il paventato taglio dei fondi all’universitò e alla scuola pubblica per dare altri soldi a quella privata? Come altro si può definire il taglio dei posti letto negli ospedali e delle risorse alle regioni, che saranno costrette a ridurre drasticamente i trasporti locali, a danno dei pendolari che ogni mattina vanno a lavorare?”. Fuori dal coro solo Pierferdinando Casini (Udc): ”Noi sosteniamo ancora una volta lescelte impopolari del governo Monti, perchè sono utili al Paese”.
Soddisfatto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: “Io ho un enorme fiducia nelvostro concittadino Enrico Bondi: lo conosco da tanti anni e lui mi dà la garanzia che non ci fermeremo qui”.
Soldi alle università private, Bonelli: “Perché?”. Poi c’è il finanziamento per 10 milioni di euro alle università private che ha fatto saltare sulla sedia il presidente dei Verdi Angelo Bonelli: “Il ministro Profumo spieghi immediatamente perché nella bozza del decreto sulla spending review ci sono i 10 milioni per le università private. Si tratta di una ‘mancetta’ per la Bocconi, la Luiss o per la Cattolica? O per tutte e tre?”. “E’ davvero una vergogna – continua – che il governo tagli 200 milioni alle università pubbliche per trasferire risorse alle scuole private e che in un provvedimento lacrime e sangue trovi spazio una mancetta per le università private. La spending review non solo è un furto con destrezza ai danni dei cittadini – prosegue – ma rappresenta un vero e proprio insulto a studenti e docenti dell’istruzione pubblica che dalla riforma Gelmini hanno subito tagli per 1,5 miliardi di euro”.
Il rettore di Bari: “Provvedimento antieuropeo”. Storce la bocca anche il mondo dell’università che sarebbe sottoposto a 200 milioni di tagli: “L’ultimo taglio di 200 milioni è insopportabile – dichiara il rettore dell’università di Bari, Corrado Petrocelli - E’ uno schiaffo non al sistema universitario ma nei confronti dei giovani e del Paese – E’ un provvedimento antieuropeo perché va nella direzione opposta, rispetto a quelli che sono i criteri delle altre nazioni e anti italiano, per quello che riguarda gli interessi del Paese”.
La replica del Miur: “Nessun allarme”. Le “drammatiche grida di soccorso per l’istruzione pubblica” lanciate oggi da “autorevoli commentatori su ancor più autorevoli quotidiani nazionali” sono il frutto di un “curioso riflesso condizionato”, del tipo di quello legato per sempre al cane dello scienziato russo Ivan Pavlov. Per fare chiarezza in tema di “spending review”, il ministero dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università ricorre all’arma dell’ironia sull’homepage del proprio sito. “Non che manchino le preoccupazioni in tal senso – si ammette nel testo – soprattutto in momenti cosi’ difficili per l’Europa e per l’Italia”.”Esse sono generalmente piuttosto condivise, e per questo stesso fatto addirittura vanno a costituire una consapevolezza perfino utile per far ripartire tutto il sistema ed accompagnarlo vitale nel futuro. Ciò che meraviglia non è tanto il grido in sé quanto il curioso riflesso condizionato per il quale viene emesso. E’ bastata l’identità della cifra proposta per il taglio al fondo di funzionamento ordinario delle Università (200 milioni) con quella postata in bilancio (come ogni anno, prima dell’estate) a completamento della dotazione ordinaria per le scuole paritarie, oltre che la coincidenza temporale, a far scattare in prestigiosi commentatori un vivacissimo riflesso condizionato: si toglie all’università pubblica per dare alla scuola privata!”.
Per il Miur “sono necessarie a questo punto alcune precisazioni: 1) se pure esistesse la proposta di diminuzione della dotazione per le università, essa sarebbe comunque parte di un processo ancora in itinere, che deve esser preso seriamente, e dunque valutato alla fine; 2) il completamento della dotazione ordinaria delle scuole paritarie è tradizionalmente fatta prima dell’estate, quest’anno come ogni anno, ed il fatto che coincida temporalmente con la cosiddetta spending review ora in atto da parte del governo è del tutto casuale. 3) nel merito della somma, siamo comunque in presenza di una diminuzione della cifra destinata alle scuole paritarie, con una diminuzione delle risorse rispetto al 2011 ed una accentuata diminuzione prevista per il 2013. E’ quindi del tutto privo di fondamento il collegamento tra le due somme, frutto di due processi amministrativi del tutto diversi per tempistica ed e impostazione, che non sono due vasi comunicanti bensì parte di due sistemi diversi. Così come è del tutto incongruo, peraltro, leggere la seconda cifra relativa alle scuole paritarie come preceduta da un segno ‘+’ quando in effetti costituisce una diminuzione”.
“In questo caso – ricorda ancora il ministero – se magari si voleva, legittimamente, discutere o ridiscutere la parificazione tra la scuola pubblica e quella non pubblica, occorreva forse trovare argomenti diversi e meno estemporanei. Oppure rinvenire prove più certe per imputare a questo governo e a questa conduzione del ministero la scelleratezza di voler ‘umiliare l’istruzione pubblica’ per di più con una ‘ingiustificata partita di giro che toglie 200 milioni di euro dalle istituzione pubbliche per darle a quelle private’. Alcuni giornali e trasmissioni lo hanno fatto”
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Re: Come se ne viene fuori ?
Draghi taglia il costo denaro
ma gela le Borse, e vola lo spread
5 luglio 2012
Il presidente della Bce avverte che resta alta l'incertezza sui mercati, che le prospettive sono peggiorate, la crescita è debole. E Le Borse affondano dopo le parole di Mario Draghi, nella conferenza stampa successiva al direttivo dell'Eurotower che ha tagliato i tassi di un quarto di punto. Attesa dai mercati, la decisione segue l'analogo taglio dello scorso 8 dicembre e del 3 novembre. In particolare la Bce ha riportato allo 0,75% il tasso di rifinanziamento pronti contro termine (repo). Giù dello 0,25% a quota zero quello sui depositi e in calo di un quarto di punto all'1,50% quello marginale.
Positiva in un primo momento, la reazione dei mercati è stata decisamente negativa dopo la conferenza di Draghi: «La crescita economica nell'area euro resta debole», ha detto il presidente della Bce, che si aspetta una «graduale e lenta ripresa per fine anno». Inoltre le «crescenti incertezze pesano sul sentimento e la fiducia economica» e «i rischi che riguardano lo scenario economico continuano a essere al ribasso».
Parole che hanno fatto affondare Piazza Affari. L'indice Ftse ha ceduto il 2,03% a 14.088,74 punti. Il Ftse All Share ha lasciato sul terreno l'1,79% a 15.065,62 punti.
In particolare per l'Italia, oggi non arrivano segnali confortanti sulla crisi: secondo l'Istat, il 35,8% delle famiglie dichiara di aver diminuito la quantità e/o la qualità dei prodotti alimentari acquistati rispetto all'anno precedente: tra di esse, il 65,1% dichiara di aver ridotto solo la quantità, mentre nel 13,3% dei casi diminuisce anche la qualità.
Non solo, come rileva l'Inps, a maggio sono state presentate circa 72mila domande di disoccupazione, con un aumento del 6,7% rispetto al mese di maggio 2011 (67mila domande), mentre le domande di mobilità presentate lo scorso mese di maggio sono state 8.500, a fronte delle 8.900 (-3,9) di maggio 2011.
E lo spread tra Btp decennali e Bund equivalenti è volato a 464 punti base, a un un tasso del 6%, dopo le pessimistiche previsioni di Draghi per l'area euro. Il differenziale tra Bonos e Bund s'impenna a 544 punti con rendimento del 6,8%.
http://www.unita.it/mondo/tassi-tagliat ... i-1.426992
ma gela le Borse, e vola lo spread
5 luglio 2012
Il presidente della Bce avverte che resta alta l'incertezza sui mercati, che le prospettive sono peggiorate, la crescita è debole. E Le Borse affondano dopo le parole di Mario Draghi, nella conferenza stampa successiva al direttivo dell'Eurotower che ha tagliato i tassi di un quarto di punto. Attesa dai mercati, la decisione segue l'analogo taglio dello scorso 8 dicembre e del 3 novembre. In particolare la Bce ha riportato allo 0,75% il tasso di rifinanziamento pronti contro termine (repo). Giù dello 0,25% a quota zero quello sui depositi e in calo di un quarto di punto all'1,50% quello marginale.
Positiva in un primo momento, la reazione dei mercati è stata decisamente negativa dopo la conferenza di Draghi: «La crescita economica nell'area euro resta debole», ha detto il presidente della Bce, che si aspetta una «graduale e lenta ripresa per fine anno». Inoltre le «crescenti incertezze pesano sul sentimento e la fiducia economica» e «i rischi che riguardano lo scenario economico continuano a essere al ribasso».
Parole che hanno fatto affondare Piazza Affari. L'indice Ftse ha ceduto il 2,03% a 14.088,74 punti. Il Ftse All Share ha lasciato sul terreno l'1,79% a 15.065,62 punti.
In particolare per l'Italia, oggi non arrivano segnali confortanti sulla crisi: secondo l'Istat, il 35,8% delle famiglie dichiara di aver diminuito la quantità e/o la qualità dei prodotti alimentari acquistati rispetto all'anno precedente: tra di esse, il 65,1% dichiara di aver ridotto solo la quantità, mentre nel 13,3% dei casi diminuisce anche la qualità.
Non solo, come rileva l'Inps, a maggio sono state presentate circa 72mila domande di disoccupazione, con un aumento del 6,7% rispetto al mese di maggio 2011 (67mila domande), mentre le domande di mobilità presentate lo scorso mese di maggio sono state 8.500, a fronte delle 8.900 (-3,9) di maggio 2011.
E lo spread tra Btp decennali e Bund equivalenti è volato a 464 punti base, a un un tasso del 6%, dopo le pessimistiche previsioni di Draghi per l'area euro. Il differenziale tra Bonos e Bund s'impenna a 544 punti con rendimento del 6,8%.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Cinecittà, studios occupati
Cinque giorni di sciopero
Presidio, striscioni e tendoni montati sul tetto dei teatri di posa. Protesta dei lavoratori di Cinecittà. Cinque i giorni di sciopero contro il nuovo piano aziendale che prevede lo smantellamento degli storici studi.
http://www.unita.it/italia/cinecitta-in ... a-1.426906
Cinque giorni di sciopero
Presidio, striscioni e tendoni montati sul tetto dei teatri di posa. Protesta dei lavoratori di Cinecittà. Cinque i giorni di sciopero contro il nuovo piano aziendale che prevede lo smantellamento degli storici studi.
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