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lucfig
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Iscritto il: 22/02/2012, 10:21

la Vergogna della Diaz

Messaggio da lucfig »

Non sono soddisfatto e non è un buona notizia.

Quello che è successo alla DIAZ non può finire con un "buffetto" e la sospenzione dal servizio per cinque anni. I poliziotti che hanno preso parte a quello scempio democratico devono essere puniti, come per Almoraldi e Ferrara.

Quello che è successo deve portare nel codice penale il reato do tortura, reato che la comunità internazionale ha richiesto più volte e più volte è stato ignorato.

Devono essere trovate anche le responsabilità politiche.

A tal proposito sono condivisibili le riflessioni di Zagrebelsky su La Stampa
www.lastampa.it ha scritto: Quel delitto che l'Italia non punisce
VLADIMIRO ZAGREBELSKY

La sentenza della Cassazione conclude sul piano della giustizia penale una vicenda nazionale tra le più gravi. Riferendosi ai dirigenti della polizia e agli agenti che avevano agito nella scuola Diaz in coda alla giornata di proteste contro il G8 del 2001, la Corte di appello di Genova, nella sentenza che ora la Cassazione sostanzialmente ha confermato, aveva parlato di «tradimento della fedeltà ai doveri assunti nei confronti della comunità civile» e di «enormità dei fatti che hanno portato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero».

I fatti sono noti. Per giustificare l’irruzione nella scuola vennero portate al suo interno delle bottiglie molotov per attribuirne il possesso ai manifestanti che vi si erano raccolti e che poi, tutti insieme, furono arrestati. E’ noto anche che costoro furono minacciati ed umiliati dalle forze di polizia, violentemente colpiti, feriti anche gravemente. Decine di persone, molte straniere, furono ferite, due furono in pericolo di vita. Le imputazioni hanno riguardato la calunnia nei confronti degli arrestati, la falsificazione dei verbali di arresto. Le violenze sulle persone hanno dato luogo ad imputazioni di lesioni. Mentre il primo blocco di accuse ha portato infine a un certo numero di condanne di dirigenti, funzionari, agenti di polizia, la sentenza ha concluso che i delitti di lesioni personali sono ormai estinti per il decorso del termine di prescrizione.

E’ sui fatti gravissimi cui si riferiscono le imputazioni di lesioni che merita qui soffermarsi. Sul resto almeno, pur dopo undici anni, la giustizia penale si è pronunciata. Ma le violenze fisiche, pur accertate, sono rimaste senza sanzione. Almeno alcune di queste hanno avuto la sostanza di ciò che a livello internazionale si chiama tortura. Mi riferisco alla definizione che ne offre la Convenzione dell’Onu contro la tortura, del 1984, che l’Italia ha ratificato nel 1988: l’atto con il quale un agente della funzione pubblica - personalmente o da altri su sua istigazione o con il suo consenso - infligge dolore o sofferenze forti, fisiche o mentali, per ottenere informazioni o confessioni, o per punire o intimorire la vittima. Oltre ad episodi di vera tortura, nell’assalto alla scuola Diaz se ne sono verificati altri, che costituiscono trattamenti inumani e degradanti, anch’essi vietati dalla Convezione europea dei diritti dell’uomo, che l’Italia ha ratificato nel 1955.

La Convenzione Onu contro la tortura impone agli Stati di prevedere nel loro sistema penale interno il delitto di tortura, con pene di gravità adeguata, mettere in atto opera di prevenzione e assicurare la punizione dei responsabili. Analogo obbligo deriva dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e da quella europea contro la tortura.

Ma l’Italia non ha mai introdotto nel suo codice penale il delitto di tortura. La tortura, quindi, come tale, non è punibile in Italia. E rispetto all’obbligo assunto dall’Italia nei confronti della comunità internazionale, non si tratta semplicemente di un lungo ritardo o di una disattenzione. L’Italia ha ricevuto nel corso degli anni una serie di solleciti da parte del Comitato europeo contro la tortura e dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. L’Italia ha espressamente rifiutato di dare esecuzione a quelle raccomandazioni. Nel 2008 il governo italiano dell’epoca ha formalmente dichiarato di non accogliere la raccomandazione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, sostenendo che in realtà già ora la tortura è punita, applicando quando è il caso le norme che sanzionano l’arresto illegale, le percosse, le lesioni, le minacce, l’omicidio. Una risposta capace di trarre in errore, come la vicenda delle violenze nella scuola Diaz o l’altra di violenze su detenuti in carcere recentemente giudicata dal Tribunale di Asti, ben dimostrano. Nessuna di quelle norme ha portato a condanne: i reati di lesioni contestati si sono prescritti, finendo nel nulla. Nel frattempo sembra che nemmeno siano state applicate sanzioni disciplinari e anzi che qualcuno dei responsabili abbia ottenuto promozioni.

Se fosse previsto il delitto di tortura, necessariamente le pene sarebbero ben più gravi e la prescrizione non si applicherebbe o avrebbe un termine molto lungo. Accanto all’inadeguata gravità delle pene e l’operare dei condoni, è il meccanismo italiano della prescrizione che rende solo apparente la repressione dei fatti di tortura (come peraltro anche quella di altri gravi reati). Ma di questo, nella sua risposta al Consiglio dei diritti umani, il governo non ha fatto cenno.

La conseguenza sul piano della credibilità internazionale dell’Italia è seria. Essa sarà aggravata e certificata quando sulla responsabilità del governo italiano, per aver lasciato impunite quelle violenze, si pronuncerà la Corte europea dei diritti dell’uomo, alla quale già sono stati presentati ricorsi.

In Parlamento si sono arenate iniziative legislative. Il pretesto fatto valere è stato quello della necessità di proteggere la polizia da false accuse. Ma le false accuse vanno scoperte e sanzionate nei processi. E purtroppo vi sono anche accuse più che fondate. Per altro verso in Parlamento si è preteso che le violenze, per costituire tortura, dovessero essere «ripetute» e non soltanto, come è ovvio, raggiungere un certo livello di gravità. In conclusione nulla si è fatto. Recentemente la discussione è ripresa. V’è chi si preoccupa e sostiene che solo ipotizzare in una legge che un agente pubblico possa torturare è offensivo per i corpi di polizia. Purtroppo i fatti dimostrano che non si tratta di ipotizzare, ma di prevedere ed essere pronti a punire. E a me pare sia offensivo piuttosto pensare che le forze di polizia, nel loro complesso, preferiscano l’impunità di coloro che tradiscono la loro missione di legalità e rispetto delle persone.

Per attenuare l’impressione che si abbiano di mira le forze di polizia e trovare in Parlamento la necessaria condivisione, sta emergendo l’ipotesi di prevedere un delitto generico di tortura, che potrebbe essere commesso da chiunque, aggiungendo un’aggravante quando il fatto sia commesso da un agente pubblico. Un recente disegno di legge di iniziativa del sen. Marcenaro ed altri va in questa direzione. Soluzione tuttavia non facile, perché la finalità che muove il torturatore, nella definizione data dalla Convenzione Onu, rinvia naturalmente alla azione di forze di polizia o comunque ad organi dello Stato e difficilmente invece ad un soggetto indifferenziato. Ma, se serve a sbloccare la situazione, può trattarsi di soluzione opportuna.

E sarebbe bene che, quando la Corte europea dei diritti dell’uomo discuterà i ricorsi contro l’Italia o il Consiglio dei diritti umani dell’Onu riprenderà in esame la questione, il governo si presenti potendo dire almeno che è stato messo rimedio, per il futuro, alla grave mancanza.
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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mariok

Re: Good News

Messaggio da mariok »

Speriamo che con il tempo non si riallarghino le maglie...


PASS PER LE CORSIE PREFERENZIALI: PARTITO IL TAGLIO

Corsie Preferenziali, via i pass a politici, sindacalisti e banche

Giro di vite in Comune. Autorizzazioni ridotte del 40% . I primi effetti già a partire da ottobre

(Ansa)

MILANO - Renzo Bossi perderà il suo pass. Meglio, i suoi: ne aveva quattro. Stessa sorte per il permesso di Emilio Fede, abolito. E così pure per quello dell'ex ministro Claudio Scajola. Niente più transito libero sulle corsie preferenziali riservate a bus e taxi. Ci sono politici, sindacalisti, alti dirigenti di banche e aziende, giornalisti: tutti trascinati nel taglio dei privilegi per la circolazione annunciato qualche mese fa dalla giunta Pisapia e stabilito giovedì da una delibera.
IL TAGLIO DEI PERMESSI - Quattro pass su dieci verranno tagliati: il numero totale passa così da 4.100 ad un massimo potenziale di 2.500. «Come avevamo promesso - spiega l'assessore alla Mobilità, Pierfrancesco Maran - abbiamo garantito una riduzione del 40 per cento dei permessi per le corsie riservate, inserendo criteri di trasparenza anche per togliere margini di arbitrarietà nella decisione. Saranno rivisti anche i numeri dei pass concessi ai singoli: una persona non potrà avere più di un'autorizzazione».
Vengono eliminate completamente le autorizzazioni per i partiti politici, le banche, i servizi postali e le organizzazioni sindacali. I medici riceveranno i permessi solo per motivi di servizio e per interventi urgenti, mentre le Onlus dovranno dimostrare che appartengono al settore dell'assistenza socio-sanitaria. Per la stampa è previsto un numero massimo di cinque pass per testata (prima non c'erano limiti), che scende a tre per le società private con capitale sociale superiore ai dieci milioni di euro. Per quest'ultima categoria è al vaglio dell'amministrazione anche la possibilità di sottoporre a pagamento il rilascio dei pass, destinando gli introiti all'abbattimento delle barriere architettoniche. Le nuove regole entreranno in vigore dal prossimo primo ottobre.

I CONTROLLI - L'esame degli uffici comunali stabilirà chi ha diritto e chi no al permesso, ma alla fine dell'analisi la riduzione potrebbe interessare molti «titolari» noti: dovrebbero perdere il pass tutti i politici e i parlamentari non eletti a Milano come Italo Bocchino, Antonio Di Pietro, Mariastella Gelmini, Luca Volonté, Giulio Tremonti, Rocco Buttiglione, Marcello Dell'Utri (la categoria contava 131 pass). La rappresentanza delle banche (con 376 permessi) subirà una riduzione non indifferente. Tagli pesanti dovrebbero subire anche i 237 permessi per le aziende editoriali. Una qualche riduzione potrebbe arrivare anche per i vari corpi dello Stato (328), i medici (260) e soprattutto per le grandi aziende private: da Coca Cola, a Mercedes; da Prada, a Pirelli (le autorizzazioni erano 436 in tutto).

Gianni Santucci
13 luglio 2012 | 14:01

http://milano.corriere.it/milano/notizi ... 9594.shtml
Amadeus

Re: Good News

Messaggio da Amadeus »

Acqua, stop della Corte Costituzionale:
"Non privatizzare il servizio pubblico"

La Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4 della finanziaria-bis 2011 che disponeva la possibilità di privatizzazione dei servizi da parte degli enti locali. Tra questi, anche i servizi idrici, sui cui due mesi prima c'era stato un referendum.
La Consulta: illegittimo l'articolo
che lasciava mano libera agli enti
locali. E i movimenti esultano:
"Un segnale forte per il governo"
ROMA
La norma sulla privatizzazione dei servizi pubblici così com'è non va. La Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4 della Finanziaria-bis 2011 che disponeva la possibilità per gli enti locali di liberalizzare i servizi pubblici, dai quali la stessa manovra escludeva però l'acqua, cavallo di battaglia della campagna dei referendari contrari alle privatizzazioni. Nel giugno 2011, infatti, la liberalizzazione dei servizi pubblici fu sottoposta a due quesiti referendari e vinsero i sì, cioè i favorevoli all'abrogazione della legge allora in vigore. Il motivo centrale per cui la Consulta ha stabilito l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4 della Finanziaria-bis 2011 è che viola l'articolo 75 della Costituzione, cioè quello che vieta il ripristino di una normativa abrogata dalla volontà popolare attraverso referendum: la Corte, infatti, rileva che quell'articolo ripropone nella sostanza la vecchia norma che il referendum voleva cancellare e anzi la restringe e la peggiora. E a dire il vero per Federutility la sentenza «era abbastanza prevedibile» soprattutto «guardando alla sequenza delle norme» che sono state «riproposte quasi uguali»; per il direttore della Federazione delle utilities, Adolfo Spaziani, è «evidente che la norma si reggeva su basi non solide». In ogni caso la bocciatura alla `privatizzazione´ dei servizi pubblici giunta dalla Corte Costituzionale ridà nuova linfa ai movimenti dell'acqua che parlano di «una grande vittoria»: viene ribadita - «con forza la volontà popolare espressa il 12 e 13 giugno 2011 e rappresenta un monito al governo Monti e a tutti i poteri forti che speculano sui beni comuni: l'acqua e i servizi pubblici devono essere pubblici». Non mancano le reazioni politiche. Il Pd, con Umberto Marroni, capogruppo Pd di Roma Capitale e Marco Causi, deputato Pd in commissione Finanze, parla subito di «bocciatura della delibera del sindaco Alemanno» sull'Acea. Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro dice che «vigilerà, fuori e dentro il Parlamento, affinché il responso dei cittadini e la sentenza della Corte costituzionale vengano rispettate». Per Paolo Ferrero è «una vittoria della democrazia». Il governatore della Puglia Nichi Vendola ricorda che si tratta di un risultato della Puglia (che ha presentato il ricorso): «La Puglia ha vinto, ma soprattutto, con la Puglia, hanno vinto la democrazia e il popolo del referendum. La nostra perseveranza nella battaglia che abbiamo condotto, giorno dopo giorno, ci ha dato ragione». Per Legambiente, tra le associazioni che si sono battute a favore dei referendum, «giustizia è stata fatta».

Giudizi e osservazioni mossi da quello che è l'esito della decisione della Consulta: bocciare la legge in vigore, tornando di fatto alla precedente. Ma la sentenza della Corte va letta nelle sue pieghe. Il testo, infatti, rileva che l'intento referendario era di superare le limitazioni, rispetto al diritto comunitario, delle ipotesi di affidamento diretto e, in particolare, quelle di gestione in house di pressoché tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica (compreso quello idrico). La nuova normativa, osservano però i giudici costituzionali, «non solo è contraddistinta dalla medesima ratio di quella abrogata, ma è anche letteralmente riproduttiva, in buona parte, di svariate disposizioni» della legge abrogata: da un lato «rende ancor più remota l'ipotesi dell'affidamento diretto dei servizi», dall'altro la lega al rispetto di una soglia commisurata al valore dei servizi stessi, oltre la quale è esclusa la possibilità di affidamenti diretti: soglia che scende rispetto a quanto previsto nel testo precedente, passando da 900 mila a 200 mila euro.

Con la sentenza della Consulta vengono bocciate anche le successive modificazioni comprese quelle apportate dal governo Monti a dicembre; allo stesso modo - rileva Vendola - sarebbero «a rischio quelle contenute nel decreto sulla Spending review che mira a fissare gli stessi limiti, oggi abrogate dalla Consulta, sulle società in house». ;.
mariok

Re: Good News

Messaggio da mariok »

Avamposto Lampedusa

di Donatella Coccoli

Una nuova amministrazione comunale. Un sindaco, Giusi Nicolini, donna e ambientalista. Un progetto di riqualificazione del territorio. L’isola siciliana riparte da qui per far dimenticare il passato. «Siamo l’inizio dell’Europa, non la sua fine»

Lampedusa non è solo un’isola in mezzo al Mediterraneo. In quella piccola terra accecata da un sole implacabile dove i profumi del timo e del finocchio selvatico vengono trascinati da un vento sempre diverso che poi si ferma d’improvviso e fa precipitare tutto nel silenzio, si sta giocando una partita fondamentale. Quella per la rinascita dopo l’umiliazione razzista e il populismo trionfante, quella per la ricostruzione dopo il dilagare della corruzione e l’abbandono. Un anno fa c’erano gli sbarchi degli immigrati in fuga dal Nordafrica, ragazzi lasciati a migliaia nell’isola, ammucchiati al porto come bestie. Un anno fa il leghista Borghezio aveva fatto la sua comparsata, in compagnia di Marine Le Pen, la quale affermava che no, non c’era posto per gli immigrati in Europa. Poi il blitz di Berlusconi che annunciava in un comizio al “popolo” l’acquisto di una villa nell’isola, mentre chi protestava veniva fatto tacere. Poi ancora il Centro di identificazione ed espulsione messo a fuoco. E intanto proseguivano le indagini della Guardia di finanza, le inchieste della magistratura. Lampedusa, lasciata andare per troppo tempo alla deriva, è diventata un simbolo. Se questo microcosmo di venti chilometri quadrati e seimila abitanti ce la farà, sarà un segnale per tutti.

Fonte: http://www.left.it/2012/08/10/avamposto-lampedusa/5741/

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Amadeus

Re: Good News

Messaggio da Amadeus »

good news scivola in terza pagina :o ..... :mrgreen: maremmassassina direbbe qualcuno ....
questa notizia non ha avuto grande rilievo perchè riguarda una minoranza ( thanks god) .... ma vi assicuro che la si aspettava con grande trepidazione.... ci ha lavorato molto Ignazio Marino.



Il Senato approva all'unanimità, con 223 sì, il ddl che consente il trapianto parziale tra viventi, a titolo gratuito, di polmone, intestino e pancreas.
Il provvedimento, già approvato dalla Camera, è legge. La nuova legge consente di ridurre le lungaggini burocratiche e gli ostacoli ancora previsti dalla legislazione vigente in materia di trapianti, favorendo l'intervento in particolare in alcune patologie pediatriche. Tutti i gruppi hanno parlato di norme che mirano a "salvare vite".
mariok

Re: Good News

Messaggio da mariok »

"STANNO PER ARRESTARE IL DIRETTORE DEL GIORNALE" - FOTO
Il titolo sulla prima pagina de il Giornale di oggi. Alessandro Sallusti rischia 14 mesi in cella



La corte d'Appello di Milano lo ha condannato per diffamazione aggravata. Il 26 la Cassazione decide se dovrà andare in carcere. Se la Suprema Corte respingerà il ricorso presentato dai suoi legali, la sera stessa - o al più tardi la mattina successiva - il direttore responsabile del Giornale Alessandro Sallusti verrà arrestato e rinchiuso in carcere per scontare la condanna emessa il 17 giugno dell'anno scorso dalla Corte d'appello di Milano: un anno e due mesi di carcere senza condizionale, per diffamazione a mezzo stampa.

A querelare Sallusti è stato un magistrato. In primo grado, Sallusti era stato condannato ad una pena modesta, una ammenda di cinquemila euro. La decisione è stata ribaltata in appello: un anno e due mesi di carcere.

Come si legge su Il Giornale: "nelle carte che la Cassazione dovrà esaminare mercoledì' prossimo per decidere se inviare effettivamente al fresco il direttore del Giornale spiccano due elementi di un certo rilievo. Il primo è che nell'articolo in questione il nome del magistrato-querelante non viene mai citato, neppure per allusioni o giri di parole. Ciò nonostante il giudice si è sentito diffamato, e i suoi colleghi gli hanno dato ragione. La seconda singolarità è che l'articolo querelato non è stato né scritto né firmato da Sallusti". Staremo a vedere.
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Amadeus

Re: Good News

Messaggio da Amadeus »

Rai/ Ferrara: Chiudo io 'Radio Londra', ora mi si lasci in pace Sono vittima mobbing oscuro funzionario. Fine trasmissioni

Roma, 27 set. (TMNews) - "Ho molte altre cose da fare che mi interessano. Non recrimino e non ho nulla da pretendere. Ringrazio i collaboratori e saluto cortesemente il pubblico della mia rubrica. Non chiedo altro che questo: essere lasciato in pace. Mi infastidisce anche solo l`idea di essere trascinato in una rissa a sfondo televisivo. Fine delle trasmissioni. Punto". In una risposta a una lettera di un lettore, il direttore del Foglio Giuliano Ferrara si è intestato la scelta di chiudere la striscia su Rai Uno 'Radio Londra', dichiarandosi "oggetto di un grottesco e prolungato mobbing da parte di un funzionario Rai". "Sono oggetto di un grottesco e prolungato mobbing da parte di un funzionario Rai. Tutti lo sanno. E` un problema piccolo piccolo, una perdita di tempo. Ho sempre detto che non voglio lavorare per un editore che non è dalla parte del mio lavoro. Mi sembra normale", si è congedato.
Tor


Mi infastidisce anche solo l`idea di essere trascinato in una rissa a sfondo televisivo. :shock: :shock: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
Amadeus

Re: Good News

Messaggio da Amadeus »

EVVIVA!!!! :D

Niscemi, sequestrato il Muos: 5 indagati
L'installazione nell'area di Niscemi è stata al centro di
proteste di residenti, rappresentanti locali e associazioni

CALTANISSETTA - Una stazione radio delle forze armate Usa, costruita in una riserva naturale a Niscemi (Caltanissetta), è stata sequestrata dalla magistratura per violazione delle leggi sull'ambiente. Oggetto del sequestro sono stati l'area e gli impianti del sistema di comunicazioni 'Mobile user objective sistem' (Muos) della stazione 'Naval radio transmitter facility' (Nrtf) di contrada Ulmo. Il provvedimento è stato emesso dal Gip su richiesta della Procura di Caltagirone, a conclusione di indagini avviate nel luglio del 2011. La stazione radio si trova nella riserva naturale «Sughereta di Niscemi», area a inedificabilità assoluta, in un sito di interesse comunitario. L'esecuzione del sequestro preventivo è stata affidata a carabinieri ed agenti della polizia municipale presso la Procura di Caltagirone, con l'ausilio dei carabinieri della compagnia di Sigonella e degli avieri del 41/o Stormo.
La costruzione del sistema Muos gestito dal Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti avrebbe violato le prescrizioni fissate dal decreto istitutivo dell'area protetta, come dimostrerebbero consulenze tecniche e acquisizione di atti e documenti nella Regione siciliana. Il Muos è un sistema di comunicazioni satellitari ad altissima frequenza e a banda stretta composto da quattro satelliti e quattro stazioni di terra, una delle quali è in fase di realizzazione proprio in Sicilia, a Niscemi. L'impianto integrerà forze navali, aeree e terrestri in movimento in qualsiasi parte del mondo e ha l'obiettivo di rimpiazzare l'attuale sistema satellitare.

L'installazione nell'area di Niscemi è stata al centro di numerose proteste di residenti, rappresentanti locali e associazioni ambientaliste. Il provvedimento del Gip precede di poche ore la manifestazione nazionale di protesta contro l'installazione del sistema radar organizzata dal movimento 'NoMous', prevista per oggi pomeriggio davanti alla riserva naturale di contrada Ulmo. La vicenda sui possibili danni per l' ambiente e per la salute umana provocati dalla realizzazione del Muos fu sollevata nel 2007 dal senatore di Insieme con l'Unione, Mauro Bulgarelli, che presentò un'interrogazione al ministro della Difesa dopo un'inchiesta di Rainews24. Solo un anno dopo il sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino, chiese l'intervento dell'Agenzia regionale per l'ambiente (Arpa) per capire se l'installazione della nuova stazione di controllo terrestre delle forze armate degli Stati Uniti, può provocare danni ambientali o alle persone. Da allora cominciòa formarsi un vasto movimento d'opinione che si è espresso contro l'installazione delle enormi parabole militari a Niscemi e che ha portato alla nascita del «no Muos». In questi anni si sono svolte numerose manifestazioni e marce contro l'impianto. Nell'ottobre dell'anno scorso il Tar di Palermo respinse il ricorso del Comune di Niscemi che chiedeva la sospensiva per bloccare i lavori di installazione del Muos dopo il «sì» della Regione. Il sindaco di Niscemi Giovanni Di Martino si appellò al Cga ma anch'esso respinse il ricorso.

L'inchiesta che ha portato al sequestro dell'area del Muos di Niscemi riguarda le costruzioni realizzate negli ultimi anni per ospitare la stazione di telecomunicazioni delle forze armate Usa. Secondo quanto si è appreso, nel fascicolo ci sarebbero cinque persone indagate per il reato di violazione dell'art. 181 del testo unico sui beni culturali che sanziona «l'esecuzione di lavori e manufatti insistenti su beni paesaggistici». Non ci sarebbero tra loro pubblici ufficiali nè amministratori.

06 ottobre 2012
mariok

Re: Good News

Messaggio da mariok »

FORMIGONI CONDANNATO PER DIFFAMAZIONE

Il presidente della Regione Lombardia è stato condannato a 900 euro di multa per diffamazione a mezzo stampa. Ai Radicali anche 110 mila euro come risarcimento

Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, è stato condannato a 900 euro di multa per diffamazione a mezzo stampa perché avrebbe accusato i Radicali di aver manipolato le firme raccolte a sostegno della sua lista per le regionali del 2010. Il pm aveva chiesto un anno di carcere e 500 euro di multa.

Il giudice che ha condannato Roberto Formigoni a 900 euro di multa per diffamazione nei confronti dei Radicali, ha stabilito anche che agli esponenti del partito di Marco Pannella vadano complessivamente 110 mila euro come risarcimento. Infatti, il magistrato, ha stabilito un risarcimento a carico di Formigoni di 30 mila euro per Marco Cappato, 30 mila per Lorenzo Lipparini e 50 mila a favore del partito rappresentato da Marco Pannella.

Secondo l'accusa, il governatore lombardo aveva accusato con una serie di dichiarazioni alla stampa nel marzo 2010 il partito di Marco Pannella di "avere ordito un complotto" contro di lui, incolpandoli di avere manipolato le firme poste a sostegno della sua lista per "escludere il centrodestra" dalle regionali del 2010.

Secondo il pm, Formigoni non meritava le attenuanti generiche, perché anche dopo l'esplosione dell'ormai nota inchiesta della procura di Milano sulla presunta falsità di centinaia di firme, non aveva mai "riqualificato quelle affermazioni offensive". A Formigoni, assistito dall'avvocato Mario Brusa, invece, il giudice ha concesso le attenuanti. Marco Cappato, Lorenzo Lipparini e Marco Pannella, esponenti del partito e assistiti dall'avvocato Giuseppe Rossodivita, hanno ottenuto risarcimenti e le motivazioni saranno note tra 60 giorni. A quel punto le parti potranno decidere di fare appello.

http://www.cadoinpiedi.it/2012/10/11/fo ... tml#anchor
peanuts
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Re: Good News

Messaggio da peanuts »

"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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