THE CATHOLIC QUESTION
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
E' un peccato che non si senta pancho da qualche tempo, in questo caso gli chiederei: ma Dio esiste?
LA DENUNCIA DELL'ONU NELLA GIORNATA MONDIALE CONTRO IL LAVORO MINORILE
L'Unicef: «Nel mondo ci sono 215 milioni
di piccoli schiavi, impiegati in attività a rischio»
Oltre il 40% dei disoccupati nel mondo sono giovani. «Per un futuro migliore dobbiamo sconfiggere il lavoro minorile»
Sono 215 milioni i bambini coinvolti nel lavoro minorile in tutto il mondo. Più della metà svolge attività a rischio, come la schiavitù sessuale e la guerra. Ma non solo. Ogni minuto ne muore uno per incidenti, malattie o gravi traumi psicologici. E il 40% dei disoccupati sono giovani. A denunciarlo è l'Unicef, in occasione della giornata mondiale contro il lavoro minorile.
Il resto dell'articolo in:
http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 6534#p6534
LA DENUNCIA DELL'ONU NELLA GIORNATA MONDIALE CONTRO IL LAVORO MINORILE
L'Unicef: «Nel mondo ci sono 215 milioni
di piccoli schiavi, impiegati in attività a rischio»
Oltre il 40% dei disoccupati nel mondo sono giovani. «Per un futuro migliore dobbiamo sconfiggere il lavoro minorile»
Sono 215 milioni i bambini coinvolti nel lavoro minorile in tutto il mondo. Più della metà svolge attività a rischio, come la schiavitù sessuale e la guerra. Ma non solo. Ogni minuto ne muore uno per incidenti, malattie o gravi traumi psicologici. E il 40% dei disoccupati sono giovani. A denunciarlo è l'Unicef, in occasione della giornata mondiale contro il lavoro minorile.
Il resto dell'articolo in:
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Ragazzi, sentite.
Se il vaticano smettesse di esistere come stato.
Se si imponesse l'apertura di tutti gli archivi.
Se si dicesse "vi lasciamo stare lì ma di fatto siete territorio italiano e rispondete a noi".
E, già che ci siamo, si fa una bella autopsia sui resti di Papa Luciani. Sapete com'è.
Ma sarebbe una cosa tanto scema?
Ricordiamoci che le schifezze targate ior, marcinkus e via dicendo hanno riguardato anche noi.
Ha senso che lo stato vaticano continui ad esistere come tale?
Secondo me è ora di farlo tornare a una funzione spirituale.
Questi hanno carceri, tribunali, banche.
Ma che cavolo c'entra tutto ciò con la religione?
Se il vaticano smettesse di esistere come stato.
Se si imponesse l'apertura di tutti gli archivi.
Se si dicesse "vi lasciamo stare lì ma di fatto siete territorio italiano e rispondete a noi".
E, già che ci siamo, si fa una bella autopsia sui resti di Papa Luciani. Sapete com'è.
Ma sarebbe una cosa tanto scema?
Ricordiamoci che le schifezze targate ior, marcinkus e via dicendo hanno riguardato anche noi.
Ha senso che lo stato vaticano continui ad esistere come tale?
Secondo me è ora di farlo tornare a una funzione spirituale.
Questi hanno carceri, tribunali, banche.
Ma che cavolo c'entra tutto ciò con la religione?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
«PARTICELLA DI DIO» - LA COORDINATRICE CHE HA GUIDATO UNO DEI DUE ESPERIMENTI
«L'orgoglio da italiana dopo 20 anni di sfide»
Il risultato apre nuovi orizzonti e solleva nuovi interrogativi
Il risultato annunciato ieri al Cern rappresenta il coronamento di vent'anni di sforzi della comunità internazionale della fisica delle particelle.
Il lungo percorso che ci ha portato a questa scoperta è seminato di difficoltà e di sfide di ogni genere. Sono felice di avere potuto partecipare ad ogni fase di questa impresa straordinaria, dalla ricerca e sviluppo di prototipi di rivelatori agli inizi degli anni novanta, al disegno dell'apparato Atlas, alla sua costruzione e collaudo, fino alle prime emozionantissime collisioni dei fasci dell'acceleratore Lhc nel dicembre 2009.
L'Italia ha giocato un ruolo fondamentale nel progetto Lhc attraverso l'Infn, l'Istituto nazionale di fisica nucleare, che a mio avviso è un fiore all'occhiello della ricerca italiana. L'Infn ha dato contributi intellettuali di altissimo valore, tecnologia, mezzi, cervelli, trascinando in questa avventura anche l'industria del nostro Paese.
Il «padre» del bosone e la leader italiana
Ho avuto la fortuna di ricevere la mia educazione in fisica delle particelle in Italia, un Paese che ha grandi tradizioni in questo campo e una scuola solidissima e di ampio respiro. Me ne sono resa conto quando nel 1994 sono approdata al Cern con una borsa di studio per giovani fisici, e ho potuto constatare direttamente quanto bravi e stimati siano gli scienziati del nostro Paese. Modestia a parte, non siamo secondi a nessuno. La nostra scuola di fisica continua a sfornare ancora oggi giovani brillanti, fra i migliori al mondo. Come fisico italiano all'estero è per me fonte di grande rincrescimento constatare quanti di questi giovani oggi siano costretti ad emigrare all'estero, andando letteralmente a ruba in paesi come la Francia, la Germania e gli Stati Uniti, a causa della mancanza di posti nel nostro Paese e allo spettro del precariato. Si tratta di una vera e propria diaspora, non bilanciata da un flusso di ricercatori stranieri nel nostro Paese.
Guido Tonelli, ricercatore al Cern e all'Infn: «Fondamentali i giovani ricercatori italiani»
di Alessia Rastelli
Lo scienziato inglese Peter Higgs abbraccia Fabiola Gianotti (Epa)
Il risultato annunciato ieri al Cern rappresenta il coronamento di vent'anni di sforzi della comunità internazionale della fisica delle particelle.
Il lungo percorso che ci ha portato a questa scoperta è seminato di difficoltà e di sfide di ogni genere. Sono felice di avere potuto partecipare ad ogni fase di questa impresa straordinaria, dalla ricerca e sviluppo di prototipi di rivelatori agli inizi degli anni novanta, al disegno dell'apparato Atlas, alla sua costruzione e collaudo, fino alle prime emozionantissime collisioni dei fasci dell'acceleratore Lhc nel dicembre 2009.
L'Italia ha giocato un ruolo fondamentale nel progetto Lhc attraverso l'Infn, l'Istituto nazionale di fisica nucleare, che a mio avviso è un fiore all'occhiello della ricerca italiana. L'Infn ha dato contributi intellettuali di altissimo valore, tecnologia, mezzi, cervelli, trascinando in questa avventura anche l'industria del nostro Paese.
Il «padre» del bosone e la leader italiana
Ho avuto la fortuna di ricevere la mia educazione in fisica delle particelle in Italia, un Paese che ha grandi tradizioni in questo campo e una scuola solidissima e di ampio respiro. Me ne sono resa conto quando nel 1994 sono approdata al Cern con una borsa di studio per giovani fisici, e ho potuto constatare direttamente quanto bravi e stimati siano gli scienziati del nostro Paese. Modestia a parte, non siamo secondi a nessuno. La nostra scuola di fisica continua a sfornare ancora oggi giovani brillanti, fra i migliori al mondo. Come fisico italiano all'estero è per me fonte di grande rincrescimento constatare quanti di questi giovani oggi siano costretti ad emigrare all'estero, andando letteralmente a ruba in paesi come la Francia, la Germania e gli Stati Uniti, a causa della mancanza di posti nel nostro Paese e allo spettro del precariato. Si tratta di una vera e propria diaspora, non bilanciata da un flusso di ricercatori stranieri nel nostro Paese.
Guido Tonelli, ricercatore al Cern e all'Infn: «Fondamentali i giovani ricercatori italiani»
di Alessia Rastelli
Mi piace questo contenutoNon mi piace questo contenuto13528126Link:
Molteplici sono gli aspetti del mio lavoro in Atlas che trovo affascinanti. Gli scopi scientifici, innanzitutto, volti ad affrontare domande fondamentali sulle particelle elementari e di conseguenza sulla struttura e l'evoluzione dell'Universo. Per realizzare gli obiettivi che ci siamo prefissati abbiamo dovuto sviluppare tecnologie di punta, all'avanguardia in molti settori che hanno poi trovato applicazioni in altri campi, dall'industria alla strumentazione per la diagnostica medica.
La scoperta al Cern
Mi piace questo contenutoNon mi piace questo contenuto11126Link:
Aspetto affascinante e stimolante dal punto di umano è l'ambiente veramente «globale» di questi progetti. Atlas consiste di 3000 fisici provenienti da 38 Paesi. Si tratta non soltanto di un progetto scientifico ambiziosissimo, ma anche di un'avventura umana unica, per me molto arricchente e stimolante. E la dimostrazione che persone diverse per cultura, tradizioni e stili di vita possono lavorare insieme raggiungendo traguardi straordinari. Da questo punto di vista l'Lhc rappresenta la realizzazione di una delle missioni primarie del Cern, quella di riavvicinare i popoli attraverso la scienza. Circa un terzo degli scienziati di Atlas sono studenti di dottorato. Con la loro competenza, entusiasmo e determinazione rappresentano la forza motrice dell'esperimento. Per me personalmente, come coordinatrice dell'esperimento, questi giovani sono una fonte di motivazione che mi permette di andare avanti con fiducia anche nei momenti più difficili. Come ogni scoperta, il risultato annunciato ieri apre nuovi orizzonti e solleva nuove domande. Il cammino della conoscenza è lunghissimo, infinito. E bisogna affrontarlo con umiltà, determinazione ed entusiasmo.
Fabiola Gianotti - coordinatrice esperimento Atlas
5 luglio 2012 | 10:46
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/scienze_e_tecnol ... 9064.shtml
«L'orgoglio da italiana dopo 20 anni di sfide»
Il risultato apre nuovi orizzonti e solleva nuovi interrogativi
Il risultato annunciato ieri al Cern rappresenta il coronamento di vent'anni di sforzi della comunità internazionale della fisica delle particelle.
Il lungo percorso che ci ha portato a questa scoperta è seminato di difficoltà e di sfide di ogni genere. Sono felice di avere potuto partecipare ad ogni fase di questa impresa straordinaria, dalla ricerca e sviluppo di prototipi di rivelatori agli inizi degli anni novanta, al disegno dell'apparato Atlas, alla sua costruzione e collaudo, fino alle prime emozionantissime collisioni dei fasci dell'acceleratore Lhc nel dicembre 2009.
L'Italia ha giocato un ruolo fondamentale nel progetto Lhc attraverso l'Infn, l'Istituto nazionale di fisica nucleare, che a mio avviso è un fiore all'occhiello della ricerca italiana. L'Infn ha dato contributi intellettuali di altissimo valore, tecnologia, mezzi, cervelli, trascinando in questa avventura anche l'industria del nostro Paese.
Il «padre» del bosone e la leader italiana
Ho avuto la fortuna di ricevere la mia educazione in fisica delle particelle in Italia, un Paese che ha grandi tradizioni in questo campo e una scuola solidissima e di ampio respiro. Me ne sono resa conto quando nel 1994 sono approdata al Cern con una borsa di studio per giovani fisici, e ho potuto constatare direttamente quanto bravi e stimati siano gli scienziati del nostro Paese. Modestia a parte, non siamo secondi a nessuno. La nostra scuola di fisica continua a sfornare ancora oggi giovani brillanti, fra i migliori al mondo. Come fisico italiano all'estero è per me fonte di grande rincrescimento constatare quanti di questi giovani oggi siano costretti ad emigrare all'estero, andando letteralmente a ruba in paesi come la Francia, la Germania e gli Stati Uniti, a causa della mancanza di posti nel nostro Paese e allo spettro del precariato. Si tratta di una vera e propria diaspora, non bilanciata da un flusso di ricercatori stranieri nel nostro Paese.
Guido Tonelli, ricercatore al Cern e all'Infn: «Fondamentali i giovani ricercatori italiani»
di Alessia Rastelli
Lo scienziato inglese Peter Higgs abbraccia Fabiola Gianotti (Epa)
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Il lungo percorso che ci ha portato a questa scoperta è seminato di difficoltà e di sfide di ogni genere. Sono felice di avere potuto partecipare ad ogni fase di questa impresa straordinaria, dalla ricerca e sviluppo di prototipi di rivelatori agli inizi degli anni novanta, al disegno dell'apparato Atlas, alla sua costruzione e collaudo, fino alle prime emozionantissime collisioni dei fasci dell'acceleratore Lhc nel dicembre 2009.
L'Italia ha giocato un ruolo fondamentale nel progetto Lhc attraverso l'Infn, l'Istituto nazionale di fisica nucleare, che a mio avviso è un fiore all'occhiello della ricerca italiana. L'Infn ha dato contributi intellettuali di altissimo valore, tecnologia, mezzi, cervelli, trascinando in questa avventura anche l'industria del nostro Paese.
Il «padre» del bosone e la leader italiana
Ho avuto la fortuna di ricevere la mia educazione in fisica delle particelle in Italia, un Paese che ha grandi tradizioni in questo campo e una scuola solidissima e di ampio respiro. Me ne sono resa conto quando nel 1994 sono approdata al Cern con una borsa di studio per giovani fisici, e ho potuto constatare direttamente quanto bravi e stimati siano gli scienziati del nostro Paese. Modestia a parte, non siamo secondi a nessuno. La nostra scuola di fisica continua a sfornare ancora oggi giovani brillanti, fra i migliori al mondo. Come fisico italiano all'estero è per me fonte di grande rincrescimento constatare quanti di questi giovani oggi siano costretti ad emigrare all'estero, andando letteralmente a ruba in paesi come la Francia, la Germania e gli Stati Uniti, a causa della mancanza di posti nel nostro Paese e allo spettro del precariato. Si tratta di una vera e propria diaspora, non bilanciata da un flusso di ricercatori stranieri nel nostro Paese.
Guido Tonelli, ricercatore al Cern e all'Infn: «Fondamentali i giovani ricercatori italiani»
di Alessia Rastelli
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Molteplici sono gli aspetti del mio lavoro in Atlas che trovo affascinanti. Gli scopi scientifici, innanzitutto, volti ad affrontare domande fondamentali sulle particelle elementari e di conseguenza sulla struttura e l'evoluzione dell'Universo. Per realizzare gli obiettivi che ci siamo prefissati abbiamo dovuto sviluppare tecnologie di punta, all'avanguardia in molti settori che hanno poi trovato applicazioni in altri campi, dall'industria alla strumentazione per la diagnostica medica.
La scoperta al Cern
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Aspetto affascinante e stimolante dal punto di umano è l'ambiente veramente «globale» di questi progetti. Atlas consiste di 3000 fisici provenienti da 38 Paesi. Si tratta non soltanto di un progetto scientifico ambiziosissimo, ma anche di un'avventura umana unica, per me molto arricchente e stimolante. E la dimostrazione che persone diverse per cultura, tradizioni e stili di vita possono lavorare insieme raggiungendo traguardi straordinari. Da questo punto di vista l'Lhc rappresenta la realizzazione di una delle missioni primarie del Cern, quella di riavvicinare i popoli attraverso la scienza. Circa un terzo degli scienziati di Atlas sono studenti di dottorato. Con la loro competenza, entusiasmo e determinazione rappresentano la forza motrice dell'esperimento. Per me personalmente, come coordinatrice dell'esperimento, questi giovani sono una fonte di motivazione che mi permette di andare avanti con fiducia anche nei momenti più difficili. Come ogni scoperta, il risultato annunciato ieri apre nuovi orizzonti e solleva nuove domande. Il cammino della conoscenza è lunghissimo, infinito. E bisogna affrontarlo con umiltà, determinazione ed entusiasmo.
Fabiola Gianotti - coordinatrice esperimento Atlas
5 luglio 2012 | 10:46
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http://www.corriere.it/scienze_e_tecnol ... 9064.shtml
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
I commenti
Affermazioni
05.07|19:36 Ale1960
Affermare che Dio esiste, e' obbrobrioso come affermare il contrario.Qui si parla si scienza, conoscenza, sacrifici, delusioni e successi. Tenete le religioni TUTTE, nelle vostre teste, ma non cercate di convincere chi non crede e o fare viceversa, la religione, i sentimenti sono cose strettamente personali.
Ma quale arroganza???
05.07|19:06 mareasco
Uno dei commentatori di questo articolo riferisce di una presunta arroganza ed ignoranza degli scienziati che si occupano di scoprire la verità andando contro la fede in dio. Ebbene questa persona incarna perfettamente l'ignoranza e l'arroganza pretendendo di essere dalla parte del giusto, senza nessuna razionalità nelle sue affermazioni, ed insultando persone che si adoperano per l'accrescimento del sapere umano. La fede è una brutta bestia, soprattutto quando pretende di invadere la vita degli altri, mentre dovrebbe rimanere un argomento più che personale
commentatore1
05.07|18:11 polline22
dio non esiste.
giovani che vanno a ruba
05.07|18:07 ma_basta
mah, sarà che io conosco tutti ritardati mentali, ma ho conosciuto decine di persone con una laurea in discipline tecnico/scientifiche e un master post laurea che le tentano tutte per andare all'estero (sul serio non con una borsa di studio) e non ci riescono. Chi ha provato, sa, chi non ha provato, parla per sentito dire. Chi ha provato e dice che all'estero i nostri scienziati 'vanno a ruba', mente sapendo di mentire
Che siano belle cose non c'è dubbio
05.07|16:31 commentatore1
ma che non siamo neppure all'inizio è un dato di fatto. La scoperta del bosone è importantissima e valorizza ancor di piu' la TEORIA del big-bang, ma pur sempre di teorie stiamo parlando e non mi riferisco al bosone. Il bosone concorre alla teoria. Questi scienziati sono eccezionali ed hanno uno spirito molto rispettoso verso il prossimo, alcuni di loro dall'alto dell' intelligenza credono in Dio e ne nutrono un grande rispetto. Questi sono i veri scienziati, quelli di cui abbiamo bisogno. Loro sanno, quindi hanno ancora piu' rispetto del mistero. Mentre c'è tanta gentaglia che aspetta una notiza come questa con un nome puramente sbagliato (Particella di Dio) e che nulla centra con Dio, per descriverci l'universo, misurarlo cm per cm e affermare senza indugio che Dio non esiste. Guardatevi bene da questi esseri perché la loro ignoranza e arroganza sol perché sanno quanto fa 2+2 supera di gran lunga quella di un pit-bull. Loro con la matematica ci spiegano tutto, ma poi, non sanno cos'è l'universo, quanto è grande, cosa c'è oltre, cos'è la vita, cos'è la morte e potrei continuare per ore.
Affermazioni
05.07|19:36 Ale1960
Affermare che Dio esiste, e' obbrobrioso come affermare il contrario.Qui si parla si scienza, conoscenza, sacrifici, delusioni e successi. Tenete le religioni TUTTE, nelle vostre teste, ma non cercate di convincere chi non crede e o fare viceversa, la religione, i sentimenti sono cose strettamente personali.
Ma quale arroganza???
05.07|19:06 mareasco
Uno dei commentatori di questo articolo riferisce di una presunta arroganza ed ignoranza degli scienziati che si occupano di scoprire la verità andando contro la fede in dio. Ebbene questa persona incarna perfettamente l'ignoranza e l'arroganza pretendendo di essere dalla parte del giusto, senza nessuna razionalità nelle sue affermazioni, ed insultando persone che si adoperano per l'accrescimento del sapere umano. La fede è una brutta bestia, soprattutto quando pretende di invadere la vita degli altri, mentre dovrebbe rimanere un argomento più che personale
commentatore1
05.07|18:11 polline22
dio non esiste.
giovani che vanno a ruba
05.07|18:07 ma_basta
mah, sarà che io conosco tutti ritardati mentali, ma ho conosciuto decine di persone con una laurea in discipline tecnico/scientifiche e un master post laurea che le tentano tutte per andare all'estero (sul serio non con una borsa di studio) e non ci riescono. Chi ha provato, sa, chi non ha provato, parla per sentito dire. Chi ha provato e dice che all'estero i nostri scienziati 'vanno a ruba', mente sapendo di mentire
Che siano belle cose non c'è dubbio
05.07|16:31 commentatore1
ma che non siamo neppure all'inizio è un dato di fatto. La scoperta del bosone è importantissima e valorizza ancor di piu' la TEORIA del big-bang, ma pur sempre di teorie stiamo parlando e non mi riferisco al bosone. Il bosone concorre alla teoria. Questi scienziati sono eccezionali ed hanno uno spirito molto rispettoso verso il prossimo, alcuni di loro dall'alto dell' intelligenza credono in Dio e ne nutrono un grande rispetto. Questi sono i veri scienziati, quelli di cui abbiamo bisogno. Loro sanno, quindi hanno ancora piu' rispetto del mistero. Mentre c'è tanta gentaglia che aspetta una notiza come questa con un nome puramente sbagliato (Particella di Dio) e che nulla centra con Dio, per descriverci l'universo, misurarlo cm per cm e affermare senza indugio che Dio non esiste. Guardatevi bene da questi esseri perché la loro ignoranza e arroganza sol perché sanno quanto fa 2+2 supera di gran lunga quella di un pit-bull. Loro con la matematica ci spiegano tutto, ma poi, non sanno cos'è l'universo, quanto è grande, cosa c'è oltre, cos'è la vita, cos'è la morte e potrei continuare per ore.
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
commozione e fierezza
05.07|13:24 La capra rossa
leggo con le lacrime agli occhi. Grazie dottoressa!
Queste sono soddisfazioni!
05.07|13:21 Valmaximus
Concordo con Ruggero1975: vorrei sentire il capo dello Stato spendersi per questi ragazzi che hanno contribuito ad un fondamentale successo scientifico, invece che a undici pallonari strapagati.
Orgoglio italiano
05.07|13:02 Lettore_9170
Il nostro caro presidente napolitano cosi solerte a elogiare i calciatori della nazionale di cui una buona parte indagata per calcio scommesse non ha detto neanche una parola su questi scienzati nostri ITALIANI che hanno portato in alto la nostra ricerca scientifica, nonostante i tagli alla ricerca pubblica, i nostri ricercatori riescono sempre ad ottenere risultati all'avanguardia.
Italiani di cui si può essere veramente orgolgiosi
05.07|13:02 giosuenon
Mi accodo al commentatore Ruggiero1975, gli italiani di cui c'è davvero da essere orgogliosi sono uomini e donne come la bravissima Fabiola Gianotti, che con vera umiltà e grande competenza contribuiscono, tra mille difficoltà e l'indifferenza generale (che non è detto sia sempre uno svantaggio) a spostare più in alto l'asticelle che segna i limiti della nostra ignoranza. A tutti questi andrebbe detto grazie non una, ma mille volte! Peccato, invece, che si rendano grandi onori a strapagati giovanotti che hanno avuto il merito di fare secondi nel dare calci ad un pallone (perdonate la descrizione impoetica dell'evento) e ci si dimentichi di persone che si guadagnano da vivere con passione e sudore facendo progredire la conoscenza umana e, nel lungo termine, anche il benessere dell'umanità. Forse non è un caso che gli italiani che ogni tanto non ci fanno vergognare di definirci tali poi vadano a servire altri Paesi.
L'orgoglio Italiano
05.07|12:23 Ruggero1975
L'orgoglio italiano c'è nel vedere un'italiana a capo di un progetto internazionale, sostenuto dalla cooperazione europea che ha ottenuto un risultato da premio Nobel. Mi sarei aspettato che la stessa solerzia del Presidente della repubblica nell'elogio della squadra nazionale di calcio, l'avesse avuta nelle congratulazioni con Fabiola Gianotti e tutti i fisici italiani che hanno lavorato per tale straordinario traguardo. Loro si esempio di dedizione, del valore del sistema educativo-culturale nazionale e di speranza per l'Italia intera. Un ricercatore italiano
brava brava
05.07|12:21 polline22
e grazie!
05.07|13:24 La capra rossa
leggo con le lacrime agli occhi. Grazie dottoressa!
Queste sono soddisfazioni!
05.07|13:21 Valmaximus
Concordo con Ruggero1975: vorrei sentire il capo dello Stato spendersi per questi ragazzi che hanno contribuito ad un fondamentale successo scientifico, invece che a undici pallonari strapagati.
Orgoglio italiano
05.07|13:02 Lettore_9170
Il nostro caro presidente napolitano cosi solerte a elogiare i calciatori della nazionale di cui una buona parte indagata per calcio scommesse non ha detto neanche una parola su questi scienzati nostri ITALIANI che hanno portato in alto la nostra ricerca scientifica, nonostante i tagli alla ricerca pubblica, i nostri ricercatori riescono sempre ad ottenere risultati all'avanguardia.
Italiani di cui si può essere veramente orgolgiosi
05.07|13:02 giosuenon
Mi accodo al commentatore Ruggiero1975, gli italiani di cui c'è davvero da essere orgogliosi sono uomini e donne come la bravissima Fabiola Gianotti, che con vera umiltà e grande competenza contribuiscono, tra mille difficoltà e l'indifferenza generale (che non è detto sia sempre uno svantaggio) a spostare più in alto l'asticelle che segna i limiti della nostra ignoranza. A tutti questi andrebbe detto grazie non una, ma mille volte! Peccato, invece, che si rendano grandi onori a strapagati giovanotti che hanno avuto il merito di fare secondi nel dare calci ad un pallone (perdonate la descrizione impoetica dell'evento) e ci si dimentichi di persone che si guadagnano da vivere con passione e sudore facendo progredire la conoscenza umana e, nel lungo termine, anche il benessere dell'umanità. Forse non è un caso che gli italiani che ogni tanto non ci fanno vergognare di definirci tali poi vadano a servire altri Paesi.
L'orgoglio Italiano
05.07|12:23 Ruggero1975
L'orgoglio italiano c'è nel vedere un'italiana a capo di un progetto internazionale, sostenuto dalla cooperazione europea che ha ottenuto un risultato da premio Nobel. Mi sarei aspettato che la stessa solerzia del Presidente della repubblica nell'elogio della squadra nazionale di calcio, l'avesse avuta nelle congratulazioni con Fabiola Gianotti e tutti i fisici italiani che hanno lavorato per tale straordinario traguardo. Loro si esempio di dedizione, del valore del sistema educativo-culturale nazionale e di speranza per l'Italia intera. Un ricercatore italiano
brava brava
05.07|12:21 polline22
e grazie!
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Il vaticano ha già invocato l'abiura?
ZOZZONI! FUORI LE CARTE, LA VERITA'!
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"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Un suggerimento per risparmiare un sacco di soldi:
tagliamo l'ora di religione.
E' risaputo: è inutile, anzi, pure ai fini della chiesa è controproducente perché
i ragazzi si annoiano ;
è tenuta da personale scelto dai vescovi e, nella maggior parte dei casi, poco preparato;
ai fini della preparazione scolastica non serve a niente;
Più superfluo di così!!!!!
Se poi la chiesa non volesse mandare a casa gli insegnanti , A SPESE SUE, li potrebbe
mantenere e la scuola garantirebbe , su base volontaria, la possibilità di seguire l'ora di religione.
Che ne dite?
Se fossimo un paese normale .....in Germania i cattolici pagano le tasse per mantenere
l'apparato...ma qui.....impossibile.......!
tagliamo l'ora di religione.
E' risaputo: è inutile, anzi, pure ai fini della chiesa è controproducente perché
i ragazzi si annoiano ;
è tenuta da personale scelto dai vescovi e, nella maggior parte dei casi, poco preparato;
ai fini della preparazione scolastica non serve a niente;
Più superfluo di così!!!!!
Se poi la chiesa non volesse mandare a casa gli insegnanti , A SPESE SUE, li potrebbe
mantenere e la scuola garantirebbe , su base volontaria, la possibilità di seguire l'ora di religione.
Che ne dite?
Se fossimo un paese normale .....in Germania i cattolici pagano le tasse per mantenere
l'apparato...ma qui.....impossibile.......!
Re: THE CATHOLIC QUESTION
E noi ci sposiamo lo stesso
di Tommaso Cerno
Stanchi di aspettare una legge che non arriva mai, molti gay scelgono di aggirarla. Certificando la loro unione all'estero per poi festeggiarla con una cerimonia in Italia. Un fenomeno (e un business) che sta esplodendo
(23 luglio 2012)
Vi dichiaro marito e marito». Segue applauso. Confetti. Spumante. I novelli sposi si scambiano un bacio. Mamma sta là davanti, con gli occhi lucidi. Papà sorride orgoglioso del suo ragazzone «che finalmente ha messo la testa a posto», scherza con la suocera. Sono lui e lui, Stefano e Stefano. Ma anche lei e lei. Simona e Selina. Diana e Luisa. Non siamo ad Amsterdam, né a New York. E nemmeno sul set di un film di Ferzan Ozpetek.
Siamo a Viareggio, Versilia, Italia. E di fronte ai novelli coniugi c'è, in piedi, Cristina Scaletti, assessore regionale della Toscana. E' lei che ha celebrato quei matrimoni gay. Undici, per l'esattezza, in un solo pomeriggio. Un paio di settimane fa. Meno di un mese prima, qualcosa di simile è capitato a Torino. Stavolta l'ufficiale di Stato civile era Marta Levi, consigliere comunale del Pd a palazzo Civico. Ha officiato trenta nozze omosex, leggendo gli articoli 3 e 29 della Costituzione. Senza fascia tricolore, questo è vero, ma per il resto in tutto simili alle decine di matrimoni etero che ha celebrato in municipio. Anzi. Attorno a lei erano schierati venti fra assessori e consiglieri comunali piemontesi, fra cui anche un paio di esponenti del Pdl: Daniele Cantone e Fabrizio Comba. Insomma, se la legge nega ai gay il diritto di sposarsi in Italia, né quei riti hanno alcun valore all'Anagrafe, visto che per lo Stato la famiglia è una e una soltanto, sempre più coppie, circondate da amici e parenti, s'arrangiano come si può.
E' il matrimonio gay all'italiana. Fai-da-te. Perché se per lo Stato quel "sì" non conta nulla, per loro vale tanto quanto quello di mamma e papà: «Bisogna ridurre lo spread dei diritti civili fra Italia e Europa», ripete a tutti i neosposi l'assessore Scaletti. E così, nell'Italia dei diritti negati, fanalino di coda dell'Unione europea, nel Paese dove il Pd si spacca non appena si discute di unioni civili, e dove il Vaticano lancia anatemi contro i politici che aprono agli omosessuali, le coppie gay non stanno a guardare: «La politica non ci vuole dare i diritti? E chissenefrega. Ci sposiamo lo stesso. Prima o poi lo Stato se ne accorgerà», ripetono i novelli sposi. Luca e Paolo. Marco e Francesco. Sabina e Laura. Ester e Vanessa. Un elenco lungo come una lista di nozze.
Quest'anno, poi, c'è stato un boom. E, sarà una coincidenza, per le nozze gay all'italiana ricorre un anniversario molto particolare. Era il 27 giugno 1992 quando a Milano, in piazza della Scala, il consigliere comunale Paolo Hutter celebrò il primo matrimonio gay. Una simulazione, come è ovvio, organizzata proprio per chiedere il riconoscimento legale delle coppie dello stesso sesso. Con tanto di fascia tricolore, simile ma non identica a quella ufficiale, per il celebrante. Fiori e applausi per le dieci coppie, nove di uomini e una di donne, che venivano dichiarate per la prima volta "unite civilmente". Fra loro Ivan Dragoni e Gianni Delle Foglie, diventati poi la famiglia gay simbolo della battaglia per i diritti civili. «Si scatenò il putiferio», racconta Hutter.
«Il prefetto scrisse al sindaco Borghini. Ma la folla, che all'inizio ridacchiava, si fece trascinare da euforia e commozione, proprio come a un matrimonio vero. Poi, quando Ivan e Gianni tornarono a casa, il taxista volle offrire la corsa». Da quel 27 giugno in materia di diritti non è cambiato nulla. Ma centinaia di coppie gay hanno voluto sancire, come a Milano, la loro unione. E così a Padova qualche anno dopo. Alessandro Zan celebrò in municipio le nozze di Luigi e Andrea, inaugurando «i Pacs alla veneta». Anche qui prese di distanza e precisazioni dei politici di turno. Ma anche molti "seguaci", che hanno poi chiesto al consigliere di sposarli nella loro città. Fino al sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, a cui s'erano rivolte Antonella e Debora, conviventi da nove anni. E che alla fine, fra le polemiche, si presentò alla cerimonia che le univa in matrimonio.
A Pinerolo, poi, ci si sposa addirittura in chiesa. Quassù ci pensa don Franco Barbero, 74 anni, sacerdote da mezzo secolo e anima della comunità di base Viottoli, a unire gay e lesbiche credenti nel sacro vincolo. Don Franco le chiama "promesse d'amore" ma, a vederli, sono matrimoni in piena regola. Abito talare, leggio, omelia e citazioni del Vangelo. «Dio non fa pezzi sbagliati, Dio non è mica la Fiat», va ripetendo. In questi anni ha sposato 305 coppie e, racconta, «il boom di chi chiede di unirsi nel segno della fede si è registrato negli ultimi due anni». Poi gli sono arrivate oltre 8 mila mail di altri preti come lui e, racconta, almeno 300 farebbero come me: «Preti che si interrogano e che pensano che la Chiesa dovrebbe accogliere le coppie gay», dice. Non sono dello stesso avviso al Sant'Uffizio, che nel 2003 ha scagliato i suoi fulmini sul prete dei gay. Un decreto pontificio vergato dall'allora cardinale Joseph Ratzinger lo spoglia della tonaca. Ma non gli toglie i fedeli. Né l'entusiasmo: «Per la gente di qui io sono il prete, in tutto e per tutto. Quel che pensano a Roma non mi leva l'appetito».
di Tommaso Cerno
Stanchi di aspettare una legge che non arriva mai, molti gay scelgono di aggirarla. Certificando la loro unione all'estero per poi festeggiarla con una cerimonia in Italia. Un fenomeno (e un business) che sta esplodendo
(23 luglio 2012)
Vi dichiaro marito e marito». Segue applauso. Confetti. Spumante. I novelli sposi si scambiano un bacio. Mamma sta là davanti, con gli occhi lucidi. Papà sorride orgoglioso del suo ragazzone «che finalmente ha messo la testa a posto», scherza con la suocera. Sono lui e lui, Stefano e Stefano. Ma anche lei e lei. Simona e Selina. Diana e Luisa. Non siamo ad Amsterdam, né a New York. E nemmeno sul set di un film di Ferzan Ozpetek.
Siamo a Viareggio, Versilia, Italia. E di fronte ai novelli coniugi c'è, in piedi, Cristina Scaletti, assessore regionale della Toscana. E' lei che ha celebrato quei matrimoni gay. Undici, per l'esattezza, in un solo pomeriggio. Un paio di settimane fa. Meno di un mese prima, qualcosa di simile è capitato a Torino. Stavolta l'ufficiale di Stato civile era Marta Levi, consigliere comunale del Pd a palazzo Civico. Ha officiato trenta nozze omosex, leggendo gli articoli 3 e 29 della Costituzione. Senza fascia tricolore, questo è vero, ma per il resto in tutto simili alle decine di matrimoni etero che ha celebrato in municipio. Anzi. Attorno a lei erano schierati venti fra assessori e consiglieri comunali piemontesi, fra cui anche un paio di esponenti del Pdl: Daniele Cantone e Fabrizio Comba. Insomma, se la legge nega ai gay il diritto di sposarsi in Italia, né quei riti hanno alcun valore all'Anagrafe, visto che per lo Stato la famiglia è una e una soltanto, sempre più coppie, circondate da amici e parenti, s'arrangiano come si può.
E' il matrimonio gay all'italiana. Fai-da-te. Perché se per lo Stato quel "sì" non conta nulla, per loro vale tanto quanto quello di mamma e papà: «Bisogna ridurre lo spread dei diritti civili fra Italia e Europa», ripete a tutti i neosposi l'assessore Scaletti. E così, nell'Italia dei diritti negati, fanalino di coda dell'Unione europea, nel Paese dove il Pd si spacca non appena si discute di unioni civili, e dove il Vaticano lancia anatemi contro i politici che aprono agli omosessuali, le coppie gay non stanno a guardare: «La politica non ci vuole dare i diritti? E chissenefrega. Ci sposiamo lo stesso. Prima o poi lo Stato se ne accorgerà», ripetono i novelli sposi. Luca e Paolo. Marco e Francesco. Sabina e Laura. Ester e Vanessa. Un elenco lungo come una lista di nozze.
Quest'anno, poi, c'è stato un boom. E, sarà una coincidenza, per le nozze gay all'italiana ricorre un anniversario molto particolare. Era il 27 giugno 1992 quando a Milano, in piazza della Scala, il consigliere comunale Paolo Hutter celebrò il primo matrimonio gay. Una simulazione, come è ovvio, organizzata proprio per chiedere il riconoscimento legale delle coppie dello stesso sesso. Con tanto di fascia tricolore, simile ma non identica a quella ufficiale, per il celebrante. Fiori e applausi per le dieci coppie, nove di uomini e una di donne, che venivano dichiarate per la prima volta "unite civilmente". Fra loro Ivan Dragoni e Gianni Delle Foglie, diventati poi la famiglia gay simbolo della battaglia per i diritti civili. «Si scatenò il putiferio», racconta Hutter.
«Il prefetto scrisse al sindaco Borghini. Ma la folla, che all'inizio ridacchiava, si fece trascinare da euforia e commozione, proprio come a un matrimonio vero. Poi, quando Ivan e Gianni tornarono a casa, il taxista volle offrire la corsa». Da quel 27 giugno in materia di diritti non è cambiato nulla. Ma centinaia di coppie gay hanno voluto sancire, come a Milano, la loro unione. E così a Padova qualche anno dopo. Alessandro Zan celebrò in municipio le nozze di Luigi e Andrea, inaugurando «i Pacs alla veneta». Anche qui prese di distanza e precisazioni dei politici di turno. Ma anche molti "seguaci", che hanno poi chiesto al consigliere di sposarli nella loro città. Fino al sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, a cui s'erano rivolte Antonella e Debora, conviventi da nove anni. E che alla fine, fra le polemiche, si presentò alla cerimonia che le univa in matrimonio.
A Pinerolo, poi, ci si sposa addirittura in chiesa. Quassù ci pensa don Franco Barbero, 74 anni, sacerdote da mezzo secolo e anima della comunità di base Viottoli, a unire gay e lesbiche credenti nel sacro vincolo. Don Franco le chiama "promesse d'amore" ma, a vederli, sono matrimoni in piena regola. Abito talare, leggio, omelia e citazioni del Vangelo. «Dio non fa pezzi sbagliati, Dio non è mica la Fiat», va ripetendo. In questi anni ha sposato 305 coppie e, racconta, «il boom di chi chiede di unirsi nel segno della fede si è registrato negli ultimi due anni». Poi gli sono arrivate oltre 8 mila mail di altri preti come lui e, racconta, almeno 300 farebbero come me: «Preti che si interrogano e che pensano che la Chiesa dovrebbe accogliere le coppie gay», dice. Non sono dello stesso avviso al Sant'Uffizio, che nel 2003 ha scagliato i suoi fulmini sul prete dei gay. Un decreto pontificio vergato dall'allora cardinale Joseph Ratzinger lo spoglia della tonaca. Ma non gli toglie i fedeli. Né l'entusiasmo: «Per la gente di qui io sono il prete, in tutto e per tutto. Quel che pensano a Roma non mi leva l'appetito».
Re: THE CATHOLIC QUESTION
Coppie di fatto, Pisapia alla Curia
"Rispettare le scelte della politica"
La discussione sul registro delle unioni civili prende il via nell'aula consiliare di Palazzo
Marino dopo il duro attacco della Chiesa. E Formigoni: "La famiglia non si scimmiotta"
di ORIANA LISO
Nessuna ingerenza della Chiesa nelle scelte amministrative della città. Sabato, a poche ore dallo sbarco in consiglio comunale della delibera di istituzione del registro delle unioni civili, voci riferibili alla Curia avevano attaccato la scelta dell’amministrazione arancione: «Decisione inefficace, c’è il rischio di sostenere la poligamia». E proprio mentre il dibattito in aula iniziava, il sindaco Giuliano Pisapia ha deciso di replicare nettamente: «Ognuno ha il proprio ruolo, ma così come rispetto le decisioni della Curia in campo religioso, credo che la Curia debba rispettare le decisioni del consiglio comunale, che è una istituzione della città che parla a tutti i cittadini, come del resto la Curia».
Ha invitato, il sindaco, a un dibattito «senza polemiche», ma sull’approvazione del registro, e in tempi brevi, non ha arretrato di un passo ricordando che «già tante città italiane hanno il registro delle unioni civili, il fatto che si aggiunga Milano è un segnale importante anche a livello nazionale, un invito al parlamento a decidere su un tema così delicato. Chiaramente io auspico il riconoscimento giuridico delle unioni civili, come previsto dalla Costituzione e indicato dalla Corte costituzionale». Una linea, quella dell’amministrazione, che va avanti
pur con l’astensione dei consiglieri cattolici del Pd (quattro), ma mettendo in cascina il voto a favore di altrettanti liberali del Pdl — decisione non indolore, sul piano delle critiche interne al partito — a patto di alcune modifiche.
A nulla sono valse, ancora una volta, le critiche di Alfonso Colzani, responsabile del servizio per la famiglia della Diocesi, autore dell’intervento su Avvenire che ha segnato il picco delle ostilità del mondo cattolico. «Quello del riconoscimento dei diritti sostanziali e giuridici non è compito di un Comune, ma di leggi dello Stato» ha ribadito ai microfoni di Radio Vaticana, attaccando il provvedimento delineato sin dal programma elettorale della coalizione arancione perché «quello delle coppie di fatto è un modello basato su una sostanziale provvisorietà dei legami, su una responsabilità presa solamente in parte». E anche l’Osservatore Romano — tradizionalmente non esposto sui temi polemici — ha trattato la questione, riportando in un articolo dal titolo “È necessario sostenere la famiglia” le posizioni espresse da Colzani e dal vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici di Milano, Mattia Ferraro.
Domenica anche il governatore Roberto Formigoni, su Twitter, aveva approvato le parole di Colzani e Ferraro. E ha provato ancora a criticare Pisapia: «La famiglia non può essere scimmiottata, il registro delle unioni civili è un grande equivoco». Replica di Pisapia: «Le sue critiche? Non immaginavo nulla di diverso». Dopo l’apertura della discussione, si continuerà iniziando a discutere anche gli emendamenti depositati — 51, a sera, di cui quattro dei partiti della maggioranza — sempre con l’obiettivo ottimistico di chiudere entro giovedì sera con l’approvazione della delibera. Ad assistere ai lavori del consiglio, anche una rappresentanza delle associazioni omosessuali: il presidente della sezione milanese dell’Arcigay, Marco Mori, ha ribadito che «su questo tema, che non è etico ma di civiltà, non ci deve essere libertà di coscienza: le coalizioni che proporranno iniziative abbiano la coerenza di dire “si vota”».
Sulle posizioni della Chiesa milanese Mori ha aggiunto: «La Curia ha abituato questa città a posizioni lungimiranti e di vicinanza agli ultimi, ma improvvisamente sembra che voglia utilizzare gli ultimi per promuovere idee di parte». Con lui anche Ivan Scalfarotto, vicepresidente del Pd. Che via Twitter ha invitato il capogruppo pdl Carlo Masseroli a cena a casa sua, «così vede che una coppia gay è una famiglia». Invito accettato.
"Rispettare le scelte della politica"
La discussione sul registro delle unioni civili prende il via nell'aula consiliare di Palazzo
Marino dopo il duro attacco della Chiesa. E Formigoni: "La famiglia non si scimmiotta"
di ORIANA LISO
Nessuna ingerenza della Chiesa nelle scelte amministrative della città. Sabato, a poche ore dallo sbarco in consiglio comunale della delibera di istituzione del registro delle unioni civili, voci riferibili alla Curia avevano attaccato la scelta dell’amministrazione arancione: «Decisione inefficace, c’è il rischio di sostenere la poligamia». E proprio mentre il dibattito in aula iniziava, il sindaco Giuliano Pisapia ha deciso di replicare nettamente: «Ognuno ha il proprio ruolo, ma così come rispetto le decisioni della Curia in campo religioso, credo che la Curia debba rispettare le decisioni del consiglio comunale, che è una istituzione della città che parla a tutti i cittadini, come del resto la Curia».
Ha invitato, il sindaco, a un dibattito «senza polemiche», ma sull’approvazione del registro, e in tempi brevi, non ha arretrato di un passo ricordando che «già tante città italiane hanno il registro delle unioni civili, il fatto che si aggiunga Milano è un segnale importante anche a livello nazionale, un invito al parlamento a decidere su un tema così delicato. Chiaramente io auspico il riconoscimento giuridico delle unioni civili, come previsto dalla Costituzione e indicato dalla Corte costituzionale». Una linea, quella dell’amministrazione, che va avanti
pur con l’astensione dei consiglieri cattolici del Pd (quattro), ma mettendo in cascina il voto a favore di altrettanti liberali del Pdl — decisione non indolore, sul piano delle critiche interne al partito — a patto di alcune modifiche.
A nulla sono valse, ancora una volta, le critiche di Alfonso Colzani, responsabile del servizio per la famiglia della Diocesi, autore dell’intervento su Avvenire che ha segnato il picco delle ostilità del mondo cattolico. «Quello del riconoscimento dei diritti sostanziali e giuridici non è compito di un Comune, ma di leggi dello Stato» ha ribadito ai microfoni di Radio Vaticana, attaccando il provvedimento delineato sin dal programma elettorale della coalizione arancione perché «quello delle coppie di fatto è un modello basato su una sostanziale provvisorietà dei legami, su una responsabilità presa solamente in parte». E anche l’Osservatore Romano — tradizionalmente non esposto sui temi polemici — ha trattato la questione, riportando in un articolo dal titolo “È necessario sostenere la famiglia” le posizioni espresse da Colzani e dal vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici di Milano, Mattia Ferraro.
Domenica anche il governatore Roberto Formigoni, su Twitter, aveva approvato le parole di Colzani e Ferraro. E ha provato ancora a criticare Pisapia: «La famiglia non può essere scimmiottata, il registro delle unioni civili è un grande equivoco». Replica di Pisapia: «Le sue critiche? Non immaginavo nulla di diverso». Dopo l’apertura della discussione, si continuerà iniziando a discutere anche gli emendamenti depositati — 51, a sera, di cui quattro dei partiti della maggioranza — sempre con l’obiettivo ottimistico di chiudere entro giovedì sera con l’approvazione della delibera. Ad assistere ai lavori del consiglio, anche una rappresentanza delle associazioni omosessuali: il presidente della sezione milanese dell’Arcigay, Marco Mori, ha ribadito che «su questo tema, che non è etico ma di civiltà, non ci deve essere libertà di coscienza: le coalizioni che proporranno iniziative abbiano la coerenza di dire “si vota”».
Sulle posizioni della Chiesa milanese Mori ha aggiunto: «La Curia ha abituato questa città a posizioni lungimiranti e di vicinanza agli ultimi, ma improvvisamente sembra che voglia utilizzare gli ultimi per promuovere idee di parte». Con lui anche Ivan Scalfarotto, vicepresidente del Pd. Che via Twitter ha invitato il capogruppo pdl Carlo Masseroli a cena a casa sua, «così vede che una coppia gay è una famiglia». Invito accettato.
Re: THE CATHOLIC QUESTION
De Gasperi e Andreotti andavano insieme a messa , e tutti credevano che facessero la stessa cosa. Ma non era così.
In chiesa De Gasperi parlava con Dio , Andreotti col prete.
I preti votano , Dio no.
- Indro Montanelli -
In chiesa De Gasperi parlava con Dio , Andreotti col prete.
I preti votano , Dio no.
- Indro Montanelli -
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