From Sicily with love
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Re: From Sicily with love
Standard &Poor's, sospeso rating
"Informazioni insufficienti"
L'agenzia pur confermando il 'BBB+' congela il giudizio. Potrà essere confermato solo dopo incontro con la Regione
Standard & Poor's ha confermato il rating 'BBB+' della Sicilia provvedendo però a sospenderlo a causa della mancanza di informazioni sufficienti da parte della Regione. Lo riporta l'agenzia Bloomberg citando una nota di S&P in cui afferma che un giudizio sul rating potrà essere espresso solo dopo un incontro con i rappresentanti dell'ente.
(21 luglio 2012) © RIPRODUZIONE RISERVATA
http://palermo.repubblica.it/cronaca/20 ... ef=HREC1-6
"Informazioni insufficienti"
L'agenzia pur confermando il 'BBB+' congela il giudizio. Potrà essere confermato solo dopo incontro con la Regione
Standard & Poor's ha confermato il rating 'BBB+' della Sicilia provvedendo però a sospenderlo a causa della mancanza di informazioni sufficienti da parte della Regione. Lo riporta l'agenzia Bloomberg citando una nota di S&P in cui afferma che un giudizio sul rating potrà essere espresso solo dopo un incontro con i rappresentanti dell'ente.
(21 luglio 2012) © RIPRODUZIONE RISERVATA
http://palermo.repubblica.it/cronaca/20 ... ef=HREC1-6
Re: From Sicily with love
dopo un incontro con i rappresentanti dell'ente.....
cioè don Vito, don Tano e don Ciccio
cioè don Vito, don Tano e don Ciccio
Re: From Sicily with love
... che gli forniranno ottimi argomenti per fargli cambiare rate.Amadeus ha scritto:dopo un incontro con i rappresentanti dell'ente.....
cioè don Vito, don Tano e don Ciccio
Re: From Sicily with love
tutta gente che il giorno prima stava alle fiaccolate per Borsellino....
Regione Sicilia, bloccato sbarramento antimafia sulle nomine dei manager
La proposta di Lillo Speziale, presidente dell’Antimafia regionale è stata respinta a scrutinio segreto (39 voti contro 32). Il vice di Speziale ha promesso che si impegnerà a presentare una legge-voto per far disciplinare la materia dal Parlamento nazionale, che a suo giudizio, è titolare di tale materia
di Giuseppe Lo Bianco | 21 luglio 2012 Commenti (215)
Era un timido ma importante segnale, poteva marcare un’inversione di tendenza in una Sicilia sull’orlo del default, prigioniera dei tatticismi di Raffaele Lombardo duramente contrastati dal tandem Lo Bello (Confindustria) – Monti: ma quell’emendamento di Lillo Speziale, presidente dell’Antimafia regionale, che lasciava fuori dalle stanze del sottogoverno regionale mafiosi, corruttori e pregiudicati di vario tipo non è piaciuto a 39 deputati siciliani che lo hanno bocciato a scrutinio segreto (contro 32 voti a favore) senza metterci la faccia e accorciando ancora di più le distanze dell’isola dalle sponde africane.
La Sicilia dell’eterno paradosso commemora così nel modo peggiore il ventennale delle stragi lasciando che i condannati per mafia o corruzione, o semplicemente rinviati a giudizio, continuino a essere nominati al vertice, tra i consulenti o negli organigramma di Regione, comuni, province e aziende sanitarie e ospedaliere, in enti sottoposti a tutela o controllo da parte della Regione, in società controllate o partecipate. Nomine (tutte) bloccate dal momento del via alla campagna elettorale, visto che la legge per contrastare la bulimia da incarichi di Lombardo è passata, ma senza lo sbarramento antimafia: nelle scelte di amministratori, consulenti, esperti e via “nominando”, la fedina penale continuerà a non contare nulla. E pregiudicati, condannati e rinviati a giudizio continueranno a offrire i loro servizi alla pubblica amministrazione siciliana in cambio di robuste remunerazioni.
Per Lillo Speziale “era un’occasione per fare del bene alla Sicilia ed è stata buttata al vento: una brutta pagina per il parlamento regionale”. Concorda Pino Apprendi (Pd): “Sarebbe stato un atto di stima al lavoro che quotidianamente fa la magistratura per smantellare le relazioni fra mafia e politica. Mi riferisco soprattutto a chi non ha manifestato il proprio pensiero nascondendosi dietro il voto segreto e questo, un giorno dopo l’anniversario del ventennale delle stragi non ci fa onore”. Si stava per votare, infatti, in modo palese l’emendamento che aveva messo per un istante d’accordo le due anime del Pd (tra i firmatari anche il segretario Lupo, contro ogni accordo con Lombardo, e Antonello Cracolici, ancora fan convinto del governatore) quando otto deputati di vari schieramenti hanno chiesto (e ottenuto) il voto segreto. Tra loro il vice presidente dell’Antimafia Rudy Maira (Pid), indagato a Caltanissetta in un’inchiesta su appalti pilotati, che ha sostenuto addirittura l’incostituzionalità della norma, “che ha il solo scopo – ha detto Maira – di guadagnarsi qualche pagina di giornale. E magari fare additare chi non è d’accordo come componente di una ‘casta’, specie in questo periodo di grande diffidenza per la politica”.
Il vice di Speziale ha promesso che si impegnerà a presentare una legge-voto per far disciplinare la materia dal Parlamento nazionale, che, a suo giudizio, è titolare di tale materia. Oltre Maira, tra i sostenitori convinti del voto segreto c’è Riccardo Minardo (Mpa), arrestato e poi scarcerato per associazione per delinquere , truffa aggravata e malversazione ai danni dello Stato. E poi Salvino Caputo e Fabio Mancuso (Pdl), il primo condannato in appello ad un anno e cinque mesi di carcere per tentato abuso di ufficio, il secondo arrestato su ordinedel gip di Roma per associazione per delinquere, finanziamento illecito ai partiti e bancarotta fraudolenta.
E inoltre Giovanni Greco (Mps), sponsorizzato dall’ex pm antimafia (oggi assessore alla Sanità) Massimo Russo, abituato a chiudere i suoi interventi con un colorito: “Non v’è piaciuto il mio discorso? E io mi ‘nni futtu (me ne frego, ndr)”. E infine Innocenzo Leontini (Pdl), pronto a replicare alle parole dure del procuratore aggiunto Antonio Ingroia, pronunciate qualche mese fa a Marsala: “Il Parlamento siciliano – disse il pm – è lo specchio fedele di una società e di una classe dirigente profondamente inquinata, soprattutto ai piani alti, dalle collusioni con il sistema mafioso. Purtroppo non è una novità, né una sorpresa”. In quell’occasione Leontini replico’: “O si è trattata di un’affermazione che è andata al di là delle intenzioni, o dobbiamo forse anche investire la Commissione antimafia per fare luce su quanto detto da Ingroia”. Si attende ancora la convocazione.
da Il Fatto Quotidiano del 21 luglio 2012
Regione Sicilia, bloccato sbarramento antimafia sulle nomine dei manager
La proposta di Lillo Speziale, presidente dell’Antimafia regionale è stata respinta a scrutinio segreto (39 voti contro 32). Il vice di Speziale ha promesso che si impegnerà a presentare una legge-voto per far disciplinare la materia dal Parlamento nazionale, che a suo giudizio, è titolare di tale materia
di Giuseppe Lo Bianco | 21 luglio 2012 Commenti (215)
Era un timido ma importante segnale, poteva marcare un’inversione di tendenza in una Sicilia sull’orlo del default, prigioniera dei tatticismi di Raffaele Lombardo duramente contrastati dal tandem Lo Bello (Confindustria) – Monti: ma quell’emendamento di Lillo Speziale, presidente dell’Antimafia regionale, che lasciava fuori dalle stanze del sottogoverno regionale mafiosi, corruttori e pregiudicati di vario tipo non è piaciuto a 39 deputati siciliani che lo hanno bocciato a scrutinio segreto (contro 32 voti a favore) senza metterci la faccia e accorciando ancora di più le distanze dell’isola dalle sponde africane.
La Sicilia dell’eterno paradosso commemora così nel modo peggiore il ventennale delle stragi lasciando che i condannati per mafia o corruzione, o semplicemente rinviati a giudizio, continuino a essere nominati al vertice, tra i consulenti o negli organigramma di Regione, comuni, province e aziende sanitarie e ospedaliere, in enti sottoposti a tutela o controllo da parte della Regione, in società controllate o partecipate. Nomine (tutte) bloccate dal momento del via alla campagna elettorale, visto che la legge per contrastare la bulimia da incarichi di Lombardo è passata, ma senza lo sbarramento antimafia: nelle scelte di amministratori, consulenti, esperti e via “nominando”, la fedina penale continuerà a non contare nulla. E pregiudicati, condannati e rinviati a giudizio continueranno a offrire i loro servizi alla pubblica amministrazione siciliana in cambio di robuste remunerazioni.
Per Lillo Speziale “era un’occasione per fare del bene alla Sicilia ed è stata buttata al vento: una brutta pagina per il parlamento regionale”. Concorda Pino Apprendi (Pd): “Sarebbe stato un atto di stima al lavoro che quotidianamente fa la magistratura per smantellare le relazioni fra mafia e politica. Mi riferisco soprattutto a chi non ha manifestato il proprio pensiero nascondendosi dietro il voto segreto e questo, un giorno dopo l’anniversario del ventennale delle stragi non ci fa onore”. Si stava per votare, infatti, in modo palese l’emendamento che aveva messo per un istante d’accordo le due anime del Pd (tra i firmatari anche il segretario Lupo, contro ogni accordo con Lombardo, e Antonello Cracolici, ancora fan convinto del governatore) quando otto deputati di vari schieramenti hanno chiesto (e ottenuto) il voto segreto. Tra loro il vice presidente dell’Antimafia Rudy Maira (Pid), indagato a Caltanissetta in un’inchiesta su appalti pilotati, che ha sostenuto addirittura l’incostituzionalità della norma, “che ha il solo scopo – ha detto Maira – di guadagnarsi qualche pagina di giornale. E magari fare additare chi non è d’accordo come componente di una ‘casta’, specie in questo periodo di grande diffidenza per la politica”.
Il vice di Speziale ha promesso che si impegnerà a presentare una legge-voto per far disciplinare la materia dal Parlamento nazionale, che, a suo giudizio, è titolare di tale materia. Oltre Maira, tra i sostenitori convinti del voto segreto c’è Riccardo Minardo (Mpa), arrestato e poi scarcerato per associazione per delinquere , truffa aggravata e malversazione ai danni dello Stato. E poi Salvino Caputo e Fabio Mancuso (Pdl), il primo condannato in appello ad un anno e cinque mesi di carcere per tentato abuso di ufficio, il secondo arrestato su ordinedel gip di Roma per associazione per delinquere, finanziamento illecito ai partiti e bancarotta fraudolenta.
E inoltre Giovanni Greco (Mps), sponsorizzato dall’ex pm antimafia (oggi assessore alla Sanità) Massimo Russo, abituato a chiudere i suoi interventi con un colorito: “Non v’è piaciuto il mio discorso? E io mi ‘nni futtu (me ne frego, ndr)”. E infine Innocenzo Leontini (Pdl), pronto a replicare alle parole dure del procuratore aggiunto Antonio Ingroia, pronunciate qualche mese fa a Marsala: “Il Parlamento siciliano – disse il pm – è lo specchio fedele di una società e di una classe dirigente profondamente inquinata, soprattutto ai piani alti, dalle collusioni con il sistema mafioso. Purtroppo non è una novità, né una sorpresa”. In quell’occasione Leontini replico’: “O si è trattata di un’affermazione che è andata al di là delle intenzioni, o dobbiamo forse anche investire la Commissione antimafia per fare luce su quanto detto da Ingroia”. Si attende ancora la convocazione.
da Il Fatto Quotidiano del 21 luglio 2012
Re: From Sicily with love
Sicilia al voto il 28/10. Lombardo si è dimesso
Come annunciato il presidente della Regione ha lasciato il suo incarico
31 luglio, 21:51
Il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, si è dimesso. Nell'ufficializzare le sue dimissioni, annunciate da settimane, davanti al parlamento siciliano, Raffaele Lombardo ha informato che la Sicilia andrà al voto il 28 e 29 ottobre.
Il presidente dell'Ars, Francesco Cascio, ha dunque proclamato lo scioglimento dell'Assemblea regionale siciliana, che in base allo statuto rimane però in carica fino all'insediamento del prossimo Parlamento.
Nel suo discorso Lombardo ha fatto riferimento alle polemiche sul rischio default della Sicilia parlando di "tattica politico-mediatica disonesta e criminale" che ha "infangato" la Regione a livello internazionale. "La mia è una scelta lucida e ragionata, mi auguro che si possa aprire nuova fase governata da uomini liberi e non intruppati che lavorino contro l'ascarismo e il trasformismo", ha dichiarato Lombardo. "Lascio la presidenza e qualsiasi carica politica senza rimpianti e con orgoglio", ha aggiunto.
ARS SCIOLTA, MA STIPENDI RESTANO - Le dimissioni di oggi del governatore non toccheranno i 90 deputati che nei prossimi tre mesi, per le sole indennità, costeranno più di 4 milioni di euro. L'Ars in questo periodo potrà riunirsi, ma intanto andrà in ferie.
( )
E' la seconda volta nella storia dell'autonomia siciliana, nata nel 1946, che l'Assemblea viene sciolta anticipatamente. E' accaduto nelle ultime due legislature: quella interrotta il 18 gennaio 2008 per le dimissioni di Salvatore Cuffaro, a meno di due anni dalla sua rielezione alla presidenza della Regione, e quella attuale, cominciata con il trionfo di Lombardo che il 14 aprile aprile di 4 anni fa vinse con il 65% dei voti contro la candidata del centrosinistra Anna Finocchiaro.
non fiori ma opere di pene . ( cit. i soliti idioti )
Come annunciato il presidente della Regione ha lasciato il suo incarico
31 luglio, 21:51
Il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, si è dimesso. Nell'ufficializzare le sue dimissioni, annunciate da settimane, davanti al parlamento siciliano, Raffaele Lombardo ha informato che la Sicilia andrà al voto il 28 e 29 ottobre.
Il presidente dell'Ars, Francesco Cascio, ha dunque proclamato lo scioglimento dell'Assemblea regionale siciliana, che in base allo statuto rimane però in carica fino all'insediamento del prossimo Parlamento.
Nel suo discorso Lombardo ha fatto riferimento alle polemiche sul rischio default della Sicilia parlando di "tattica politico-mediatica disonesta e criminale" che ha "infangato" la Regione a livello internazionale. "La mia è una scelta lucida e ragionata, mi auguro che si possa aprire nuova fase governata da uomini liberi e non intruppati che lavorino contro l'ascarismo e il trasformismo", ha dichiarato Lombardo. "Lascio la presidenza e qualsiasi carica politica senza rimpianti e con orgoglio", ha aggiunto.
ARS SCIOLTA, MA STIPENDI RESTANO - Le dimissioni di oggi del governatore non toccheranno i 90 deputati che nei prossimi tre mesi, per le sole indennità, costeranno più di 4 milioni di euro. L'Ars in questo periodo potrà riunirsi, ma intanto andrà in ferie.
( )
E' la seconda volta nella storia dell'autonomia siciliana, nata nel 1946, che l'Assemblea viene sciolta anticipatamente. E' accaduto nelle ultime due legislature: quella interrotta il 18 gennaio 2008 per le dimissioni di Salvatore Cuffaro, a meno di due anni dalla sua rielezione alla presidenza della Regione, e quella attuale, cominciata con il trionfo di Lombardo che il 14 aprile aprile di 4 anni fa vinse con il 65% dei voti contro la candidata del centrosinistra Anna Finocchiaro.
non fiori ma opere di pene . ( cit. i soliti idioti )
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Re: From Sicily with love
ecco mi raccomando adesso eh Bersande...
facciamo mo' un bel cartello elettorale col partito di quello dei cannoli...
facciamo mo' un bel cartello elettorale col partito di quello dei cannoli...
Re: From Sicily with love
colonna sonora
http://www.youtube.com/watch?v=ESV3PT6A ... re=related
( si accettano altre idee )
Sicilia, la carica dei 12 candidati
per il dopo-Lombardo
Il Pdl punta su Cascio, sfida a tre nel centrosinistra
Gianfranco Miccichè
PALERMO - Mentre scaldano i muscoli Francesco Cascio e Gianfranco Miccichè, Gianpiero D'Alia, Massimo Russo e tanti altri, la prima campagna elettorale balneare dell'autonomia siciliana comincia a colpi di fioretto all'interno del centrosinistra. Fra due dei dieci, forse dodici, candidati già in corsa per la successione a Raffaele Lombardo. Con un fendente di Claudio Fava, l'ex eurodeputato di Sel, coordinatore nazionale del partito di Vendola, diretto contro Rosario Crocetta, l'eurodeputato del Pd che arriva dalle lotte a mafia e racket, accusato di non avere «mai espresso un commento critico su Lombardo, nemmeno sui suoi ultimi indecenti atti».
Un modo per chiamare a raccolta «chi vuol davvero rompere col vecchio sistema», a cominciare dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, destinatario di un appello di Fava lanciato forse nell'ora sbagliata perché, mentre lui si augurava «di condividere con Italia dei valori la battaglia alternativa e di liberazione della Regione», le agenzie rilanciavano la notizia su Vendola pronto a stracciare la foto di Vasto, annunciando a Bersani «un sì all'alleanza con l'Udc» e bollando Di Pietro di «populismo». Quanto basta per capire quanto questa campagna balneare sia intercettata da un dibattito nazionale che rischia di spiazzare perfino i candidati già partiti in quarta.
Crocetta non si lascia condizionare, definisce la sua «una candidatura popolare che parte dalla gente» invitando Fava e tutta l'area alle primarie, deciso in alternativa a restare in sella. Anche contro il suo partito. O davanti alle perplessità del capogruppo Pd all'Assemblea Antonello Cracolici, critico con la «fiera delle vanità» e soddisfatto dal salto di Vendola, anche perché una delle strategie alle quali si pensa, dopo gli infondati boatos su Ivan Lo Bello e Piero Grasso, è proprio quella di «una larga maggioranza in grado di reggere la botta in arrivo su una Regione destinata comunque a ridurre la spesa del 20%, con i tagli di servizi essenziali».
È l'amaro quadro che si prospetta per il nuovo governatore chiamato ad amministrare una Sicilia lasciata con tanti nodi irrisolti, dal rischio default alla bloccata spending rewiew. E «una larga maggioranza» non potrebbe non coinvolgere per larga parte del Pd proprio l'Udc richiamata da Vendola, un tempo qui egemonizzata da Totò Cuffaro, ma oggi guidata in Sicilia da Gianpiero D'Alia, l'ex sottosegretario all'Interno, dai suoi amici dato in pole position.
Un dibattito che non esalta Stefania Prestigiacomo, l'ex ministro per l'Ambiente, ieri pronta a scuotere il Pdl perché faccia sua la candidatura dell'autonomista Gianfranco Miccichè. E lui parla con Angelino Alfano. Ma sarà dura. Perché, da una parte, il Pdl ufficiale potrebbe convergere su Francesco Cascio, determinato presidente dell'Assemblea spesso in questi anni in aperta contrapposizione con Lombardo e i suoi sostenitori. E c'è pure Giuseppe Castiglione, il vicepresidente delle Province italiane. Mentre risorge sempre da «tecnico» papabile Roberto Lagalla, il rettore di Palermo.
Dall'altra, freme un pezzo di Pdl che con la candidatura di Vincenzo Leontini s'avvicina al Pid di Rudy Maira e Saverio Romano, l'ex ministro appena assolto. Un turbinio dal quale prende le distanze Gaspare Sturzo, il magistrato dei «liberi e forti», pronipote del sacerdote che nel 1919 fondò il Partito Popolare. Anche lui in corsa, come i bastian contrari dei grillini, qui incerti sul nome da candidare, forse orientati su un geometra nisseno, Giancarlo Cancellieri, nessuna parentela col ministro. Mentre affilano le lame i leader dei «Forconi», gli indignados spaccati in due aree, una delle quali aperta al partito della rivoluzione di Sgarbi che lancia un acuto e candida niente di meno che Franco Battiato, il cantautore che sui blog figura, però, come sponsor di Claudio Fava.
Felice Cavallaro
2 agosto 2012 | 8:07
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.youtube.com/watch?v=ESV3PT6A ... re=related
( si accettano altre idee )
Sicilia, la carica dei 12 candidati
per il dopo-Lombardo
Il Pdl punta su Cascio, sfida a tre nel centrosinistra
Gianfranco Miccichè
PALERMO - Mentre scaldano i muscoli Francesco Cascio e Gianfranco Miccichè, Gianpiero D'Alia, Massimo Russo e tanti altri, la prima campagna elettorale balneare dell'autonomia siciliana comincia a colpi di fioretto all'interno del centrosinistra. Fra due dei dieci, forse dodici, candidati già in corsa per la successione a Raffaele Lombardo. Con un fendente di Claudio Fava, l'ex eurodeputato di Sel, coordinatore nazionale del partito di Vendola, diretto contro Rosario Crocetta, l'eurodeputato del Pd che arriva dalle lotte a mafia e racket, accusato di non avere «mai espresso un commento critico su Lombardo, nemmeno sui suoi ultimi indecenti atti».
Un modo per chiamare a raccolta «chi vuol davvero rompere col vecchio sistema», a cominciare dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, destinatario di un appello di Fava lanciato forse nell'ora sbagliata perché, mentre lui si augurava «di condividere con Italia dei valori la battaglia alternativa e di liberazione della Regione», le agenzie rilanciavano la notizia su Vendola pronto a stracciare la foto di Vasto, annunciando a Bersani «un sì all'alleanza con l'Udc» e bollando Di Pietro di «populismo». Quanto basta per capire quanto questa campagna balneare sia intercettata da un dibattito nazionale che rischia di spiazzare perfino i candidati già partiti in quarta.
Crocetta non si lascia condizionare, definisce la sua «una candidatura popolare che parte dalla gente» invitando Fava e tutta l'area alle primarie, deciso in alternativa a restare in sella. Anche contro il suo partito. O davanti alle perplessità del capogruppo Pd all'Assemblea Antonello Cracolici, critico con la «fiera delle vanità» e soddisfatto dal salto di Vendola, anche perché una delle strategie alle quali si pensa, dopo gli infondati boatos su Ivan Lo Bello e Piero Grasso, è proprio quella di «una larga maggioranza in grado di reggere la botta in arrivo su una Regione destinata comunque a ridurre la spesa del 20%, con i tagli di servizi essenziali».
È l'amaro quadro che si prospetta per il nuovo governatore chiamato ad amministrare una Sicilia lasciata con tanti nodi irrisolti, dal rischio default alla bloccata spending rewiew. E «una larga maggioranza» non potrebbe non coinvolgere per larga parte del Pd proprio l'Udc richiamata da Vendola, un tempo qui egemonizzata da Totò Cuffaro, ma oggi guidata in Sicilia da Gianpiero D'Alia, l'ex sottosegretario all'Interno, dai suoi amici dato in pole position.
Un dibattito che non esalta Stefania Prestigiacomo, l'ex ministro per l'Ambiente, ieri pronta a scuotere il Pdl perché faccia sua la candidatura dell'autonomista Gianfranco Miccichè. E lui parla con Angelino Alfano. Ma sarà dura. Perché, da una parte, il Pdl ufficiale potrebbe convergere su Francesco Cascio, determinato presidente dell'Assemblea spesso in questi anni in aperta contrapposizione con Lombardo e i suoi sostenitori. E c'è pure Giuseppe Castiglione, il vicepresidente delle Province italiane. Mentre risorge sempre da «tecnico» papabile Roberto Lagalla, il rettore di Palermo.
Dall'altra, freme un pezzo di Pdl che con la candidatura di Vincenzo Leontini s'avvicina al Pid di Rudy Maira e Saverio Romano, l'ex ministro appena assolto. Un turbinio dal quale prende le distanze Gaspare Sturzo, il magistrato dei «liberi e forti», pronipote del sacerdote che nel 1919 fondò il Partito Popolare. Anche lui in corsa, come i bastian contrari dei grillini, qui incerti sul nome da candidare, forse orientati su un geometra nisseno, Giancarlo Cancellieri, nessuna parentela col ministro. Mentre affilano le lame i leader dei «Forconi», gli indignados spaccati in due aree, una delle quali aperta al partito della rivoluzione di Sgarbi che lancia un acuto e candida niente di meno che Franco Battiato, il cantautore che sui blog figura, però, come sponsor di Claudio Fava.
Felice Cavallaro
2 agosto 2012 | 8:07
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Re: From Sicily with love
a proposito di volti nuovi
Roma, 3 ago. (TMNews) - "Mi hanno chiesto di candidarmi alle prossime elezioni in Sicilia, me lo ha chiesto il Pd". Lo ha raccontato ai microfoni della 'Zanzara' su Radio 24 Pippo Baudo, che da settembre torna in onda con un programma su Rai3. "Mi ha chiamato un mio amico che milita nel Pd, ai massimi livelli, e me lo ha chiesto. Ma gli ho detto di no. Per la prima volta dichiaro una mia incompetenza specifica: non saprei governare, e soprattutto non vorrei essere governato da altri, con tutti quei compromessi che ci vogliono in politica". E comunque "non è vero che vincerei a mani basse",ha affermato.
"Io - ha raccontato ancora Baudo- ho sempre votato a sinistra, e adesso voto per il Pd". E in ogni caso, "la Sicilia ha bisogno di una rivoluzione culturale. Ha professionisti di altissimo livello, docenti, medici e architetti ma non si sporcano le mani facendo politica e l'hanno delegata a questi politici di professione".
Quanto ai candidati Governatore in Sicilia già in campo, la preferenza di Baudo al momento è per Crocetta: "ha fatto il sindaco di Gela, tutti dicono sia una persona molto intelligente e coraggiosa", ha argomentato.
Roma, 3 ago. (TMNews) - "Mi hanno chiesto di candidarmi alle prossime elezioni in Sicilia, me lo ha chiesto il Pd". Lo ha raccontato ai microfoni della 'Zanzara' su Radio 24 Pippo Baudo, che da settembre torna in onda con un programma su Rai3. "Mi ha chiamato un mio amico che milita nel Pd, ai massimi livelli, e me lo ha chiesto. Ma gli ho detto di no. Per la prima volta dichiaro una mia incompetenza specifica: non saprei governare, e soprattutto non vorrei essere governato da altri, con tutti quei compromessi che ci vogliono in politica". E comunque "non è vero che vincerei a mani basse",ha affermato.
"Io - ha raccontato ancora Baudo- ho sempre votato a sinistra, e adesso voto per il Pd". E in ogni caso, "la Sicilia ha bisogno di una rivoluzione culturale. Ha professionisti di altissimo livello, docenti, medici e architetti ma non si sporcano le mani facendo politica e l'hanno delegata a questi politici di professione".
Quanto ai candidati Governatore in Sicilia già in campo, la preferenza di Baudo al momento è per Crocetta: "ha fatto il sindaco di Gela, tutti dicono sia una persona molto intelligente e coraggiosa", ha argomentato.
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Re: From Sicily with love
E' nella tradizione zombiana.Amadeus ha scritto: a proposito di volti nuovi
Roma, 3 ago. (TMNews) - "Mi hanno chiesto di candidarmi alle prossime elezioni in Sicilia, me lo ha chiesto il Pd". Lo ha raccontato ai microfoni della 'Zanzara' su Radio 24 Pippo Baudo, che da settembre torna in onda con un programma su Rai3. "Mi ha chiamato un mio amico che milita nel Pd, ai massimi livelli, e me lo ha chiesto. Ma gli ho detto di no. Per la prima volta dichiaro una mia incompetenza specifica: non saprei governare, e soprattutto non vorrei essere governato da altri, con tutti quei compromessi che ci vogliono in politica". E comunque "non è vero che vincerei a mani basse",ha affermato.
"Io - ha raccontato ancora Baudo- ho sempre votato a sinistra, e adesso voto per il Pd". E in ogni caso, "la Sicilia ha bisogno di una rivoluzione culturale. Ha professionisti di altissimo livello, docenti, medici e architetti ma non si sporcano le mani facendo politica e l'hanno delegata a questi politici di professione".
Quanto ai candidati Governatore in Sicilia già in campo, la preferenza di Baudo al momento è per Crocetta: "ha fatto il sindaco di Gela, tutti dicono sia una persona molto intelligente e coraggiosa", ha argomentato.
Nelle nazionali del 2001 non avevano un candidato di peso da contrapporre alla cara salma, e rimediarono sur "Er cicoria".
Sconfitta assicurata.
Poi arriva nell'inverno 2002, la predizione morettiena, sempre valida nel tempo:
"Con questa classe dirigente non vinceremo mai".
Impauriti dalla previsione della Cassandra nostrana, ed essendo un'altra volta a corto di volti nuovi per un disco per l'estate, corrono a Canossa dal vecchio Prodi.
E infatti c'entrano l'obiettivo, vincono nel 2006.
Ma un puttanificio rimane pur sempre un puttanificio anche se a guidarlo ci sta Prodi.
E infatti regge soli due anni, come nell'esperienza precedente.
Candidato segretario del nascente partito dei defunti, è per il comandante Dalemoni, Fassino, segretario uscente dei Ds.
Ma nell'estate i magistrati di Milano gli confezionano uno scherzo da prete.
Escono le intercettazioni delle scalate bancarie dei ""progressisti"".
<<Abbiamo una banca>>, urla al telefon il grissino torinese.
Fottuto.
I piani di Dalemoni sono scombussolati.
Allora si deve fare forza e salire le scale del Campidoglio e chiedere all'eterno amico-nemico di diventare segretario del nuovo partito, perché in magazzino non gli sono rimaste più facce spendibili e credibili.
Naturalmente ne viene fuori un disastro, come in tutti i casi in cui ci mette il naso il gallipolese.
Si riparte con le primarie e Dalemoni piazza di nuovo un outsider dei suoi, Bersande da Bettola (Pc).
E' ovvio quindi che anche in Sicilia si trovino scarichi di facce nuove, perché il resto è tutto bruciato.
Non stupisce per niente che dai defunti parta questa proposta al Pippo nazionale.
A loro serve solo una faccia spendibile per vincere, poi a governare ci pensano loro, in quanto esperti burattinai.
Solo che il vecchio Pippo si mostra più intelligente di loro e rifiuta.
Re: From Sicily with love
Sicilia, dopo Baudo il Pd pensa a Riotta
Le elezioni regionali siciliane potrebbero essere fissate nel prossimo autunno. Gli schieramenti muovono le loro pedine. Tra afa e ipotesi irreali.
martedì 7 agosto 2012 23:24
di Tancredi Omodei
Dopo Pippo Baudo, Gianni Riotta. Il Pd siciliano, in stato confusionale, sembra come chi è negato ai fornelli, e ai fornelli si mette per tentare un impossibile manicaretto. È questa l'ultima di un partito che in Sicilia sembra avere al timone un comandante avuto in prestito dalla Costa Crociere. Il partito di Bersani in Sicilia starebbe, dunque, pensando all'ex direttore del Tg1 e del Sole24Ore come possibile candidato alla Presidenza della Regione. L'indiscrezione, dopo il "no" del segretario nazionale della Cisl, Raffaele Bonanni. Da qui l'idea di guardare fuori per tentare di superare le profonde difficoltà interne dopo l'esperienza Lombardo, e tentare di raccogliere l'adesione dell'Udc. Quella di Riotta è solo una indiscrezione, una delle tante, in un partito che sembra raccolto attorno ad un tavolo, con un gran mal di testa che non si riesce a governare. E tutti lì, a mettere sul tavolo, una dietro l'altra, candidature. Più improbabile è la candidatura, più possibilità ha di far luccicare gli occhi arrossati dalla stanchezza e dallo smarrimento. Come si sa, Baudo ha risposto con dignità: non è il mio mestiere, grazie. Io so fare televisione e quella voglio fare.
In attesa di sentire la campana di Riotta, il tempo passa è la situazione si fa sempre più pesante, anche perché l'ex sindaco di Gela ed europarlamentare, Rosario Crocetta è stato chiaro: è candidato, o per il PD se il PD vorrà fare primarie che Crocetta ritiene di vincere, o senza primarie e senza PD. Nel frattempo, il Pd naviga a vista. A vista degli scogli, è meglio dire, come la Concordia. L' indiscrezione di una candidatura Riotta non cancella le altre ipotesi ancora sul tappeto, come l'idea della candidatura di Gianpiero D'Alia, Udc. Ma l'uomo di Casini dovrebbe sempre fare i conti con Rosario Crocetta, che sta guadagnando consensi giorno dopo giorno, anche all'interno del Partito Democratico. E Crocetta è un tipo tosto, lo è stato quando aveva da contrastare la mafia, lo è adesso impegnato a contrastare altari e altarini che non vogliono cedere spazio e potere. In queste condizioni, il PD è un partito che potrebbe trovarsi nella condizione di dover ingoiare il rospo Crocetta. Crocetta ha ragione, il PD non ha proprio voglia di primarie. Vista l'esperienza, alla parola "primarie" il Pd deve fare ricorso al dermatologo per una esplosione di orticaria. Ancor di più se, come pare, la data delle elezioni verrà ulteriormente anticipata al 7 ottobre . Se davvero Lombardo deciderà per i primi giorni di ottobre, ci si troverebbe a due mesi esatti dalle urne, quasi in campagna elettorale. A pensarci, per come è finita, Lombardo ha tutto l'interesse a mettere in difficoltà chi ha segnato la fine della guida del leader dell'Mpa al vertice della Regione. Mi avete cacciato, ben vi sta, eccovi le elezioni, vediamo come ve la cavate. In sintesi, Lombardo potrebbe ragionare così. La verità è che, alla fine il PD dopo tanto viaggiare da un'ipotesi all'altra, potrebbe approdare nella spiaggia sotto casa e scegliere di candidare il segretario regionale, Lupo. Candidatura esile e fragile che spalancherebbe la porta di Palazzo d'Orleans a Crocetta.
In tutto questo, c'è da capire cosa farà Raffaele Lombardo. Potrebbe decidere di puntare su Rosario Crocetta, se l'ex sindaco di Gela corresse da solo e in funzione anti PD. Peraltro, seppure Crocetta non ha risparmiato parole dure a Lombardo, non ha mancato di rendergli l'onore delle armi per dimissioni che pure poteva non dare, come ha scelto di fare, in Lombardia, Formigoni. Da sinistra a destra, iniziando da un uomo Fli. Un candidato c'è già: è Fabio Granata, che ha ipotizzato un "Polo per la legalità" con l'Idv di Di Pietro e Orlando. Un'idea ritenuta però azzardata dal suo partito. Ricordiamoci che le forze politiche devono fare i conti con la soglia di sbarramento prevista dalla legge elettorale. Per questo, ci potremmo trovare di fronte ad una formazione composta, da un lato, dal solo Mpa; dall'altro da Fli, Api e Mps insieme. Nel frattempo, però, da decifrare le recenti parole di apprezzamento di Rutelli per Crocetta: non capisco perché il PD lo avversi così tanto, ha detto nel corso di un passaggio in Sicilia.
Veniamo al Pdl. Il partito di Alfano sta lavorando a due ipotesi. La prima è quella di Gianfranco Micciché, una candidatura forte, e in grado di convogliare i voti di "Grande Sud", la forza politica fondata da Micciché dopo lo strappo con il Pdl. Micciché potrebbe decidere di puntare alla Presidenza anche da solo, se all'interno del Pdl vincesse la ritrosia a riaprire le porte all'ex fedelissimo di Berlusconi. A quel punto al Pdl resterebbe la vecchia idea di puntare sul rettore dell'Università di Palermo, Lagalla. Un candidato che potrebbe far rientrare la "fronda" della Sicilia orientale e di altre frammentazioni dell'universo berlusconiano.
"Se non scegliamo entro il 15 agosto, meglio non presentare nostri candidati alle elezioni", ha detto il Presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana, Francesco Cascio. Lui è un possibile candidato, e vorrebbe che qualcuno lo invitasse al gran passo stendendogli un tappeto rosso innanzi. A fargli da spalla, i giovani del Pdl che si sono rivolti al segretario, Angelino Alfano. Ci vuole un candidato interno, forte e autorevole - è il loro messaggio - un candidato che non sia frutto di minacce personali ("o candidato, o vado via"). E per dare ragione alla loro richiesta fanno l'esempio rovinoso delle comunali di Palermo, con un candidato strappato all'Udc e proposto alla città solo per la giovane età. Risultato, un fallimento. Fallimento da non ripetere, sembrano dire, anche in considerazione delle difficoltà degli altri.
http://www.globalist.it/Detail_News_Dis ... a-a-Riotta
Le elezioni regionali siciliane potrebbero essere fissate nel prossimo autunno. Gli schieramenti muovono le loro pedine. Tra afa e ipotesi irreali.
martedì 7 agosto 2012 23:24
di Tancredi Omodei
Dopo Pippo Baudo, Gianni Riotta. Il Pd siciliano, in stato confusionale, sembra come chi è negato ai fornelli, e ai fornelli si mette per tentare un impossibile manicaretto. È questa l'ultima di un partito che in Sicilia sembra avere al timone un comandante avuto in prestito dalla Costa Crociere. Il partito di Bersani in Sicilia starebbe, dunque, pensando all'ex direttore del Tg1 e del Sole24Ore come possibile candidato alla Presidenza della Regione. L'indiscrezione, dopo il "no" del segretario nazionale della Cisl, Raffaele Bonanni. Da qui l'idea di guardare fuori per tentare di superare le profonde difficoltà interne dopo l'esperienza Lombardo, e tentare di raccogliere l'adesione dell'Udc. Quella di Riotta è solo una indiscrezione, una delle tante, in un partito che sembra raccolto attorno ad un tavolo, con un gran mal di testa che non si riesce a governare. E tutti lì, a mettere sul tavolo, una dietro l'altra, candidature. Più improbabile è la candidatura, più possibilità ha di far luccicare gli occhi arrossati dalla stanchezza e dallo smarrimento. Come si sa, Baudo ha risposto con dignità: non è il mio mestiere, grazie. Io so fare televisione e quella voglio fare.
In attesa di sentire la campana di Riotta, il tempo passa è la situazione si fa sempre più pesante, anche perché l'ex sindaco di Gela ed europarlamentare, Rosario Crocetta è stato chiaro: è candidato, o per il PD se il PD vorrà fare primarie che Crocetta ritiene di vincere, o senza primarie e senza PD. Nel frattempo, il Pd naviga a vista. A vista degli scogli, è meglio dire, come la Concordia. L' indiscrezione di una candidatura Riotta non cancella le altre ipotesi ancora sul tappeto, come l'idea della candidatura di Gianpiero D'Alia, Udc. Ma l'uomo di Casini dovrebbe sempre fare i conti con Rosario Crocetta, che sta guadagnando consensi giorno dopo giorno, anche all'interno del Partito Democratico. E Crocetta è un tipo tosto, lo è stato quando aveva da contrastare la mafia, lo è adesso impegnato a contrastare altari e altarini che non vogliono cedere spazio e potere. In queste condizioni, il PD è un partito che potrebbe trovarsi nella condizione di dover ingoiare il rospo Crocetta. Crocetta ha ragione, il PD non ha proprio voglia di primarie. Vista l'esperienza, alla parola "primarie" il Pd deve fare ricorso al dermatologo per una esplosione di orticaria. Ancor di più se, come pare, la data delle elezioni verrà ulteriormente anticipata al 7 ottobre . Se davvero Lombardo deciderà per i primi giorni di ottobre, ci si troverebbe a due mesi esatti dalle urne, quasi in campagna elettorale. A pensarci, per come è finita, Lombardo ha tutto l'interesse a mettere in difficoltà chi ha segnato la fine della guida del leader dell'Mpa al vertice della Regione. Mi avete cacciato, ben vi sta, eccovi le elezioni, vediamo come ve la cavate. In sintesi, Lombardo potrebbe ragionare così. La verità è che, alla fine il PD dopo tanto viaggiare da un'ipotesi all'altra, potrebbe approdare nella spiaggia sotto casa e scegliere di candidare il segretario regionale, Lupo. Candidatura esile e fragile che spalancherebbe la porta di Palazzo d'Orleans a Crocetta.
In tutto questo, c'è da capire cosa farà Raffaele Lombardo. Potrebbe decidere di puntare su Rosario Crocetta, se l'ex sindaco di Gela corresse da solo e in funzione anti PD. Peraltro, seppure Crocetta non ha risparmiato parole dure a Lombardo, non ha mancato di rendergli l'onore delle armi per dimissioni che pure poteva non dare, come ha scelto di fare, in Lombardia, Formigoni. Da sinistra a destra, iniziando da un uomo Fli. Un candidato c'è già: è Fabio Granata, che ha ipotizzato un "Polo per la legalità" con l'Idv di Di Pietro e Orlando. Un'idea ritenuta però azzardata dal suo partito. Ricordiamoci che le forze politiche devono fare i conti con la soglia di sbarramento prevista dalla legge elettorale. Per questo, ci potremmo trovare di fronte ad una formazione composta, da un lato, dal solo Mpa; dall'altro da Fli, Api e Mps insieme. Nel frattempo, però, da decifrare le recenti parole di apprezzamento di Rutelli per Crocetta: non capisco perché il PD lo avversi così tanto, ha detto nel corso di un passaggio in Sicilia.
Veniamo al Pdl. Il partito di Alfano sta lavorando a due ipotesi. La prima è quella di Gianfranco Micciché, una candidatura forte, e in grado di convogliare i voti di "Grande Sud", la forza politica fondata da Micciché dopo lo strappo con il Pdl. Micciché potrebbe decidere di puntare alla Presidenza anche da solo, se all'interno del Pdl vincesse la ritrosia a riaprire le porte all'ex fedelissimo di Berlusconi. A quel punto al Pdl resterebbe la vecchia idea di puntare sul rettore dell'Università di Palermo, Lagalla. Un candidato che potrebbe far rientrare la "fronda" della Sicilia orientale e di altre frammentazioni dell'universo berlusconiano.
"Se non scegliamo entro il 15 agosto, meglio non presentare nostri candidati alle elezioni", ha detto il Presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana, Francesco Cascio. Lui è un possibile candidato, e vorrebbe che qualcuno lo invitasse al gran passo stendendogli un tappeto rosso innanzi. A fargli da spalla, i giovani del Pdl che si sono rivolti al segretario, Angelino Alfano. Ci vuole un candidato interno, forte e autorevole - è il loro messaggio - un candidato che non sia frutto di minacce personali ("o candidato, o vado via"). E per dare ragione alla loro richiesta fanno l'esempio rovinoso delle comunali di Palermo, con un candidato strappato all'Udc e proposto alla città solo per la giovane età. Risultato, un fallimento. Fallimento da non ripetere, sembrano dire, anche in considerazione delle difficoltà degli altri.
http://www.globalist.it/Detail_News_Dis ... a-a-Riotta
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