La Questione Monti

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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mariok

Re: La Questione Monti

Messaggio da mariok »

6 AUTISTI, 2 BMW, 19 CONSULENTI: LO STAFF DEL MINISTRO DELL'AGRICOLTURA

Da quando è ministro dell'agricoltura, Mario Catania ha cambiato le sue vecchie abitudini

Come riporta il sito I Segreti della Casta, da quando è ministro dell'agricoltura, Mario Catania ha cambiato le sue vecchie abitudini.

Prima girava per Roma con una vecchia Volkswagen. Adesso, preferisce disporre di "ben sei autisti (quattro della Forestale oltre a due civili) e di due auto Bmw". Ma non finisce qui. Catania, al ministero, utilizza anche 9 consiglieri a titolo gratuito e altri 10 a pagamento, una vera e propria squadra di persone che hanno come compito quello di consigliare il ministro. Rispetto allo stile di vita del presidente uruguaiano José Mujica (*), siamo lontani anni luce. Ma questa è l'Italia.
JOSÉ MUJICA, IL PRESIDENTE CHE VIVE CON 800 EURO AL MESE

presidente povero dell'Uruguay, miglior esempio di austerity su scala internazionale

La sua vittoria in Uruguay, nel marzo 2010, fu un evento storico. Persone di tutte le età e classi sociali scesero in strada per festeggiare il nuovo presidente: l'ex guerrigliero di sinistra José Mujica che, dal Movimento de participación popular (Mpp) contro la dittatura, era salito alla guida del Paese.

Adesso Mujica, 78 anni, vive con 800 euro al mese, rappresentando il miglior modello di austerity su scala internazionale. Abita in una fattoria, di proprietà della moglie, a Rincón del Cerro, alla periferia della capitale. Per il fisco, l'unico patrimonio di Mujica è una vecchia Volkswagen Fusca. Il presidente uruguaiano non sa cosa sia una carta di credito, né un conto in banca. E la sua unica scorta è il cagnolino Manuela.

A chi gli ha chiesto spiegazioni per questo stipendio "da fame", il presidente ha risposto: "I soldi mi devono bastare perché la maggior parte degli uruguaiani vive con molto meno".

Fonte: Lettera43
mariok

Re: La Questione Monti

Messaggio da mariok »

Ma che c'entra la "spending review" con un altro aumento delle imposte?

NUOVO PROVVEDIMENTO PER OTTO REGIONI IN DEFICIT

Spending Review, Irpef più cara nelle regioni con la sanità in rosso

Emendamento sblocca gli aumenti fino all'1,1%
Approvato in commissione, andrà in aula al Senato


MILANO - Le regioni in deficit sanitario potranno anticipare al 2013 lo sblocco dell'addizionale Irpef, previsto per il 2014 (dell'1,1%). Lo prevede un emendamento al decreto legge spending review, approvato dalla commissione Bilancio del Senato. La proposta di modifica, presentata dai senatori Vicari, Tancredi, Bonfrisco ed Esposito, consente a otto regioni (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Sicilia, Calabria, Piemonte e Puglia) di incrementare l'addizionale irpef all'1,1% invece che allo 0,5% (come previsto dalla legge 68 del 2011).
L'ITER PARLAMENTARE - L'emendamento consente alle Regioni sottoposte a piani di stabilizzazione finanziaria di disporre, «con propria legge» l'anticipo al 2013 della maggiorazione dell'aliquota addizionale regionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche, fissata per il 2014 dalla legge numero 68 del 2011. La norma dello scorso anno disponeva la possibilità di sbloccare, per quest'anno e per il prossimo, l'aliquota Irpef fino a un massimo dello 0,5%. Un ulteriore sblocco era previsto per il 2014 e consentiva di salire fino all'1,1%. Con l'emendamento approvato sará possibile anticipare di un anno l'incremento di 0,6 punti percentuali (differenza tra lo 0,5% e l'1,1%).

FARMACIE IN RIVOLTA -

Redazione Online
26 luglio 2012 | 17:26

http://www.corriere.it/economia/12_lugl ... 5285.shtml
paolo11
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Re: La Questione Monti

Messaggio da paolo11 »

Abolizioni delle regioni a statuto speciale.Basta privilegi.Questo serve per recuperare qualcosa.
I comuni che hanno comprato derivati .Nomi e cognomi. non si fanno certe cose con il denaro pubblico.
E sopratutto questi derivati se li becca anche i sindaci sucessivi.
Il governo dice non piu manovre.Però ci perseranno regioni e comuni ad aumentare il contributo.
Ci prendolo per il .........
Ciao
Paolo11
soloo42000
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Iscritto il: 15/05/2012, 9:38

Re: La Questione Monti

Messaggio da soloo42000 »

mariok ha scritto:Ma che c'entra la "spending review" con un altro aumento delle imposte?

NUOVO PROVVEDIMENTO PER OTTO REGIONI IN DEFICIT

Spending Review, Irpef più cara nelle regioni con la sanità in rosso

Emendamento sblocca gli aumenti fino all'1,1%
Approvato in commissione, andrà in aula al Senato


MILANO - Le regioni in deficit sanitario potranno anticipare al 2013 lo sblocco dell'addizionale Irpef, previsto per il 2014 (dell'1,1%). Lo prevede un emendamento al decreto legge spending review, approvato dalla commissione Bilancio del Senato. La proposta di modifica, presentata dai senatori Vicari, Tancredi, Bonfrisco ed Esposito, consente a otto regioni (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Sicilia, Calabria, Piemonte e Puglia) di incrementare l'addizionale irpef all'1,1% invece che allo 0,5% (come previsto dalla legge 68 del 2011).
L'ITER PARLAMENTARE - L'emendamento consente alle Regioni sottoposte a piani di stabilizzazione finanziaria di disporre, «con propria legge» l'anticipo al 2013 della maggiorazione dell'aliquota addizionale regionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche, fissata per il 2014 dalla legge numero 68 del 2011. La norma dello scorso anno disponeva la possibilità di sbloccare, per quest'anno e per il prossimo, l'aliquota Irpef fino a un massimo dello 0,5%. Un ulteriore sblocco era previsto per il 2014 e consentiva di salire fino all'1,1%. Con l'emendamento approvato sará possibile anticipare di un anno l'incremento di 0,6 punti percentuali (differenza tra lo 0,5% e l'1,1%).

FARMACIE IN RIVOLTA -

Redazione Online
26 luglio 2012 | 17:26

http://www.corriere.it/economia/12_lugl ... 5285.shtml


Dovevano tagliare certe voci di spesa, quella farmaceutica.

Ma per andare dietro alle lobby hanno finito per bastonare i "soliti noti al fisco".

VERGOGNA a Monti.

E meno male che era quello che aveva messo sotto scacco Microsoft.

soloo42000
shiloh
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Iscritto il: 21/02/2012, 17:56

Re: La Questione Monti

Messaggio da shiloh »

Sto con i tartassati. Non è demagogia.
di Moni Ovadia

La macelleria sociale continua senza dare segni di stanchezza.

Lo spread, che non dipende dalle volontà politiche dei governanti di oggi, fa un po’ quello che gli pare, prediligendo il comportamento ciclotimico tipico dei flussi speculativi.

Così facendo tiene sotto ricatto Stati e governi perché non venga loro in mente di decidere e di legiferare contro l’interesse dei mercati.

I feroci costi di questo stato di cose, si scaricano, come sempre, su lavoratori, pensionati, disoccupati e precari.

Ma come potrebbe essere diversamente?

Coloro che decidono, in proprio, o sulla base di «autorevoli» sollecitazioni esterne,
versano in condizioni economiche molto lontane a volte lontane anni luce,
da quelle dei tartassati o massacrati dai provvedimenti dell’austerità.
I redditi annui di leader politici e di governo,
di manager di banche e istituzioni finanziarie,
sono spesso talmente spropositati rispetto al reddito dei cittadini di cui sono chiamati a determinare le sorti economiche,
da impedire loro di cogliere la prospettiva della realtà,
anche con quella partecipazione personale che permette ad una persona di saper vagliare la verità viva dei problemi che madri e padri di famiglia si trovano ad affrontare.

Non voglio con questo dire che per capire i problemi,
le frustrazioni e i travagli di un pensionato a settecento euro al mese si debba essere poveri.

Quelli attenti al prossimo e alle sue condizioni esistenziali sono in grado di essere solidali a prescindere dalla consistenza del loro reddito.

Ma purtroppo tale sensibilità non è così diffusa tra chi non conosce sulla propria carne i disagi e le notti bianche degli afflitti dai morsi delle difficoltà economiche.

Forse sarebbe ora di avviare una riflessione seria e ponderata sul livello di reddito di chi è chiamato a elaborare riforme che peggiorano le condizioni esistenziali ed economiche dei meno abbienti.

E non ci vengano a dire che questa è demagogia perché dell’uso squallidamente intimidatorio di questo termine fatto proprio dai peggiori demagoghi, ne abbiamo piene le tasche.

L’ideologia dell’intimidazione demagogica contro chi chiede giustizia sociale, dignità e diritti,
è figlia di una precisa pedagogia che per secoli e secoli ha costruito il mondo a misura dei potenti e dei loro privilegi.

Dalla Rivoluzione francese in avanti,
questa pedagogia è stata contrastata con crescente forza fino a tutti gli anni Settanta del Novecento, con conquiste significative e con un orizzonte di speranza.

Ma dal crollo del cosiddetto comunismo in poi,
la demagogia del privilegio si è riaffermata con questo messaggio:

«Vi eravate illusi, lo Stato sociale è morto, vi spetta una vita grama, chinate la testa!».

http://leparole-ipensieri.comunita.unit ... demagogia/
mariok

Re: La Questione Monti

Messaggio da mariok »

Il prof. comincia a sbarellare. Forse comincia a rendersi conto dei suoi fallimenti e straparla.

Comincia a somigliare paurosamente al suo predecessore.

Questo succede quando mancano "i fondamentali democratici".

La giusta osservazione sulla mancanza di autonomia politica dell'Unione Europea, troppo condizionata dagli egoismi nazionali, invece di portarlo ad auspicare, come sarebbe naturale per un democratico, più poteri al parlamento europeo ed una legittimazione democratica dei suoi vertici, gli fa tirar fuori la sua natura profondamente autoritaria ed a rivendicare una bestialità come quella di una maggiore autonomia dei governi rispetto ai loro parlamenti.

A ben vedere, la cultura politica che si rivela è molto simile a quella del caimano, che molto spesso indica nei poteri troppo limitati dell'esecutivo come giustificazione dei suoi fallimenti.


IL PREMIER ALLO SPIEGEL

Germania, critiche a Monti
per l'intervista «antidemocratica»


Westerwelle: «Il controllo parlamentare sui governi non si discute». Portavoce Merkel: «Non condividiamo i timori»

L'intervista rilasciata domenica al Der Spiegel dal premier italiano Mario Monti non poteva non suscitare pesanti reazioni da parte tedesca. Il segretario dell'Unione cristiano-sociale (Csu) bavarese, Alexander Dobrindt, parla di «attentato alla democrazia», aggiungendo che «la brama di soldi dei contribuenti tedeschi spinge il signor Monti a un florilegio anti-democratico». E anche i deputati liberali e della Spd chiedono a gran voce che l'Europa «rimanga democraticamente legittimata».
WESTERWELLE: «RAFFORZARE LA DEMOCRAZIA - Monti, oltre a parlare di «sentimento antitedesco», aveva anche rivendicato il diritto dei governi a mantenere «un proprio spazio di manovra» indipendente rispetto alle decisioni dei Parlamenti, altrimenti «una disintegrazione dell'Europa sarebbe più probabile di un'integrazione». Dura la replica del ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle: «Il controllo parlamentare della politica europea è fuori da ogni discussione», perchè c'è «bisogno di un rafforzamento, non di un indebolimento della legittimazione democratica in Europa».

STOCCATA PERSONALE - Né in Germania, né altrove «il tentativo di costruirsi un profilo per ragioni di politica interna» può diventare misura del proprio agire, ha ribadito Westerwelle, perchè «la situazione politica in Europa è troppo seria, c'è troppo in gioco». Il titolare degli Esteri ha aggiunto: «Il tono del dibattito - ha proseguito Westerwelle - è molto pericoloso. Dobbiamo fare attenzione a non danneggiare l'Europa».

PORTAVOCE MERKEL: «NON ABBIAMO TIMORI» -Anche il Cancelliere Angela Merkel, per mezzo del suo portavoce Georg Streiter, ha ribadito di non condividere i timori per «i rischi di disgregazione dell'euro a causa della crisi sui debiti pubblici». Riguardo alla politica degli aiuti ai Paesi che ne facciano richiesta, ha aggiunto che «sull'eventuale via libera» alla richiesta della Spagna, «per parte tedesca sarà chiamato a decidere il Parlamento della Germania».

«NON CANCELLEREMO LA NOSTRA DEMOCRAZIA» -Anche Dobrindt ha rimarcato: «Il signor Monti ha bisogno evidentemente di una chiara risposta che noi tedeschi non saremo disposti ad abrogare la nostra democrazia per finanziare i debiti italiani».

«IL CONTROLLO DEMOCRATICO DISTURBA?» - Anche due deputati liberali tedeschi temono rigurgiti dittatoriali. Frank Scheffler sostiene: «Monti vuole risolvere i suoi problemi a spese dei contribuenti tedeschi, e li impacchetta in una lirica europea». Il suo presidente al Bundestag, Rainer Bruederle, tuona: «bisogna fare attenzione a che l'Europa rimanga democraticamente legittimata». Negativa anche la reazione del vice capogruppo socialdemocratico, Joachim Poss, per il quale «l'accettazione dell'euro ed il suo salvataggio sono rafforzati dai parlamenti nazionali e non indeboliti». Il deputato della Spd aggiunge che in Italia «gli inenarrabili anni del berlusconismo hanno fatto soffrire il senso del parlamentarismo».

CDU: GOVERNO DECISIVO - Più morbido il parlamentare della Cdu - il partito di Angela Merkel - Michael Grosse-Broemer, per cui se pure resta decisiva la capacità d'agire dei governi, «ciò non giustifica in nessun modo il tentativo di limitare il necessario controllo parlamentare».

L'UE: PIENO RISPETTO DEI PARLAMENTI - Anche l'Unione europea ha preso parola nel dibattito attraverso il suo portavoce Olivier Bailly: «Ci sono regole chiare» sulle procedure di adozione a livello di singole nazioni delle decisioni prese dai rispettivi governi a Bruxelles, che in certi casi prevedono ratifiche da parte dei parlamenti nazionali e alla Commissione europea «rispettiamo pienamente le competenze dei parlamenti nazionali. Solo così si avanza».

Redazione Online
6 agosto 2012 | 15:05

http://www.corriere.it/politica/12_agos ... 22b0.shtml
Amadeus

Re: La Questione Monti

Messaggio da Amadeus »

se qualcuno riesce a copiarlo thanks , è un bell'articolo ( non solo per la citazione di Auden)

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=Abo1TlJG
mariok

Re: La Questione Monti

Messaggio da mariok »

Il nuovo feudalesimo e la sovranità perduta

di Guido Rossi

È ora evidente che, dopo la presa di posizione della Bce in difesa dell'euro e per il sostegno dei titoli del debito pubblico dei Paesi che ne richiedano un intervento, la storia d'Europa sta precipitosamente cambiando.
Una vera ambigua battaglia si è scatenata fra la troika (composta dalla Bce, l'Fmi e le istituzioni europee dominate dall'ideologia cultural-politica tedesca, che impone punizioni e austerità agli Stati peccatori) e l'amica/nemica della troika, la grande speculazione finanziaria la quale, come s'è visto nei giorni scorsi, toglie ogni credibilità al dio mercato, in un'altalena di perdite e guadagni razionalmente ingiustificata.

Che una decisa politica anti-spread rivendicata dalla Bce possa in qualche misura osteggiare la speculazione è conseguenza indiscutibile, ancorché in difetto di un'Europa politicamente unita e democratica il prezzo che si fa pagare ad alcuni Stati membri è altissimo. Oltre alle misure di politica economica e sociale, rovinose e depressive, e già imposte, dal fiscal compact alla spending review, altre ne saranno intimate agli Stati che chiederanno l'aiuto contro lo spread per mantenere il pareggio di bilancio. Tra quelli che, per molti versi non parevano ancora, fino a non molto tempo fa, destinati al fallimento, v'è ora la Spagna e poi probabilmente, nonostante le sovente contraddittorie, ma sempre ostentate dichiarazioni, l'Italia.

Si sta così ripetendo un fenomeno che Montesquieu, commentando le leggi feudali dell'Europa medievale, le considerava un avvenimento accaduto una volta sola nel mondo e «che forse non accadrà mai più». Ebbene, Montesquieu si sbagliava. Infatti, allora come oggi, insieme alla brutalità del comando, è determinante il dominio dell'economia sulla vita pubblica e sui diritti e soprattutto la confusione fra la ricchezza e l'autorità. Allora si trattava della ricchezza terriera, oggi della ricchezza finanziaria.
Come allora, il presupposto si giustifica con lo "Stato di eccezione", teorizzato da Karl Schmitt, che comporta la rigida soggezione economica della moltitudine ad alcuni potenti, siano essi finanzieri, tecnici o burocrati, poco importa.

Quella attuale è la nuova forma di feudalesimo, che sottrae la sovranità agli Stati e alle sue istituzioni: si potrà forse dire non schiave, ma ridotte spesso, con ingiustificata presunzione, a semplici esecutori di politiche economiche, monetarie e sociali, imposte non certo democraticamente dal di fuori.

Il trasferimento della sovranità dello Stato democratico al Leviatano tecnocratico della troika, passaggio invero che sembra obbligato per arrivare all'unica possibile soluzione di un'Europa politicamente unita e democratica, comporta quindi una revisione totale dei diritti dei cittadini e delle istituzioni democratiche, assopite nelle loro funzioni e dedite ormai solo all'esecuzione delle decisioni di gerarchie esterne e fuorvianti.

È così che i problemi del rispetto dei diritti umani e della giustizia sociale, insieme con i mali peggiori delle disuguaglianze, tra le quali domina la disoccupazione, diventano trascurabili e importano solo un vago richiamo a parole che han perso il loro significato, sicché secondo il pensiero del grande poeta W. Auden: «When words lose their meaning, physical force takes over». E qui la forza è quella del feudalesimo della troika, poiché ciò che conta è solo l'imposizione dell'austerità, sempre più regina della depressione economica.

Pare allora persino inutile, come già ricordai altra volta avevano fatto Benedetto Croce e Luigi Einaudi, scagliarsi ai tempi delle crisi contro i governi tecnici, poiché, come appare evidente, l'insieme dei partiti politici, per quel che riguarda non solo noi, ma anche altri Paesi, sono in devastante disgregazione programmatica e sempre più portati a vaniloquio politico, alimentato da conflitti interni di modesta levatura. Tecnici e politici di professione son del tutto eguali. Questa inquietante crisi della democrazia politica, alla quale il degrado culturale della nostra classe dirigente non ha opposto alcuna resistenza, mette sempre più in pericolo sia la democrazia, sia la giustizia sociale. Il fenomeno non pare affatto destinato a processi di inversione, che solo una politica di unificazione europea potrebbe modificare, o un radicale rinnovamento di fronte alle prossime scadenze elettorali del personale politico. Per il momento, tuttavia, ancora una volta, la descrizione più appropriata della nostra stagione politica ci viene dai noti versi di Giuseppe Ungaretti: «Si sta come / d'autunno / sugli alberi / le foglie», al quale può fare oggi giusta eco Vincenzo Cardarelli: «Autunno. Già lo sentimmo venire / nel vento d'agosto».

di Guido Rossi - Il Sole 24 Ore
erding
Messaggi: 1188
Iscritto il: 21/02/2012, 22:55

Re: La Questione Monti

Messaggio da erding »

Ma 'sto Monti ci è o ci fa?
Mi chiedo solo:

Qual'è l'idea che Monti ha (se ne ha) della democrazia?

E... qual'è Europa che Monti ha in mente?
mariok

Re: La Questione Monti

Messaggio da mariok »

Mia moglie ha sostenuto sin dall'inizio che Monti non è altro che la controfigura di Berlusconi.

Mi è sembrato un giudizio troppo netto, come è spesso quello delle donne che però alla lunga si scopre quasi sempre che ci avevano visto giusto.

Ciò che è ormai chiaro è che Gelli - P2 - Berlusconi - berlusconismo - Monti - montismo appartengono alla stessa catena del valore (e dei valori).
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