Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
Non c'era alcun dubbio che a pagare dovesse essere Pantalone... come al solito!
Ilva, per la bonifica soldi pubblici destinati al protocollo di Kyoto
Per risanare e bonificare Taranto, il governo stanzia 336 milioni. Di questi, 70 milioni concessi a tasso agevolato e tolti agli investimenti per le fonti rinnovabili. Mentre negli ultimi tre anni l'azienda ha continuato a macinare utili
di Salvatore Cannavò | 11 agosto 2012
Nel decreto legge licenziato dal governo per la bonifica di Taranto ben 70 milioni di euro sono fondi destinati al finanziamento a tasso agevolato che presumibilmente saranno utilizzati dalla stessa Ilva. Si tratta di risorse che provengono dal “Fondo rotativo per l’attuazione del Protocollo di Kyoto”, istituito dalla finanziaria del 2006. Un fondo che dovrebbe riguardare interventi per le energie rinnovabili e il risparmio energetico e che, invece, ora sarà dirottato alla bonifica del sito tarantino. “Per me è una grande vergogna – dice al Fatto il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli – perché l’Ilva ha avuto utili negli ultimi 3 anni e si prende soldi dallo Stato che, tra l’altro, sono collocati in un capitolo destinato al solare e all’efficienza energetica”. Probabilmente, a usufruire di tali stanziamenti non sarà solo l’Ilva ma tutte le imprese collocate nell’area di bonifica, come ad esempio l’Eni. Quello che è certo è che finora, di soldi stanziati per ripulire l’inquinamento ultradecennale provocato dall’Ilva e dalle altre industrie velenose, si sono visti solo quelli pubblici. Che, però, servono soprattutto a intervenire sulla città, sul Porto o direttamente nel quartiere di Tamburi, quello maggiormentecolpito dalle polveri.
Il decreto emanato dal governo, infatti, ha stanziato 336 milioni di cui 329 pubblici e 7 milioni privati. In questa cifra sono ricompresi i 70 milioni di cui parla Bonelli, soldi certi, esistenti nel Fondo apposito. Così come sono certi i 110 milioni che provengono dal Fondo Sviluppo e Coesione della Regione Puglia, i 20 milioni del Ministero dell’Ambiente, stanziati per il “federalismo amministrativo” o, ancora i 90 milioni che provengono dal Programma di Ricerca e Competitività. Sono risorse che devono provvedere agli interventi individuati dal Protocollo di Intesa del 26 luglio siglato tra governo, Regione, Provincia e Comune. Ma anche in questo caso si tratta di provvedimenti già previsti in passato, come nel Protocollo di intesa del 2009, e finora mai avviati. Ad esempio per il quartiere Tamburi sono previsti solo 8 milioni di euro ma “in un analogo protocollo d’Intesa del 2005” ricorda ancora Bonelli, “erano stati destinati 50 milioni di euro per la bonifica del quartiere Tamburi e 25 milioni per quella del Mar Piccolo: soldi spariti nel nulla e che a Taranto non sono stati mai utilizzati”. Non è ancora previsto l’intervento necessario a mettere in sicurezza l’impianto siderurgico per ottemperare alle disposizioni del Tribunale del Riesame. Che nella sua ordinanza impone di utilizzare gli impianti “per realizzare tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo”.
Per questo tipo di interventi, il presidente neo-insediato dell’Ilva, il prefetto Bruno Ferrante, ha previsto un investimento aziendale di 90 milioni. Ferrante non ha specificato il dettaglio degli interventi ma si può notare che la cifra non è poi così lontana dai 70 milioni che il governo ha messo a disposizione a tasso agevolato. Non solo, il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, si è detto disponibile “a cofinanziare in parte le iniziative dell’Ilva” se l’azienda troverà “nuove tecnologie da applicare per diminuire l’impatto ambientale”.
Si tratterà di vedere cosa accadrà nei prossimi giorni. Il presidente Ferrante ha visto i sindacati giovedì scorso e ha assicurato che l’azienda intende “andare avanti”. Anche se non si capisce come. Si tratterà di leggere le motivazioni della sentenza del Riesame perché da quelle pagine si capirà se la facoltà d’uso per il risanamento è limitata solo agli interventi di bonifica interna oppure se consente di procedere con una produzione ridotta al minimo. Che, però, per quanto assottigliata, non può eliminare sic et simpliciter tutti i fattori di inquinamento.
Resta il fatto che, al momento, i Riva non hanno ancora messo sul tavolo un euro per rimediare ai danni da loro prodotti. Eppure, il bilancio del 2011 si è chiuso con numeri eccezionali: oltre 10 miliardi di euro di fatturato e 327 milioni di utili per un gruppo con una patrimonializzazione di 4,2 miliardi. La situazione dello scorso anno è stata così positiva che anche la capogruppo, la Riva Fire Spa, la holding di famiglia che controlla le varie scatole aziendali, tra cui l’Ilva, ha potuto presentare un bilancio con utili triplicati rispetto al 2010: da 10,3 a 31,5 milioni.
da Il Fatto Quotidiano dell’11 agosto 2012
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... to/323759/
Ilva, per la bonifica soldi pubblici destinati al protocollo di Kyoto
Per risanare e bonificare Taranto, il governo stanzia 336 milioni. Di questi, 70 milioni concessi a tasso agevolato e tolti agli investimenti per le fonti rinnovabili. Mentre negli ultimi tre anni l'azienda ha continuato a macinare utili
di Salvatore Cannavò | 11 agosto 2012
Nel decreto legge licenziato dal governo per la bonifica di Taranto ben 70 milioni di euro sono fondi destinati al finanziamento a tasso agevolato che presumibilmente saranno utilizzati dalla stessa Ilva. Si tratta di risorse che provengono dal “Fondo rotativo per l’attuazione del Protocollo di Kyoto”, istituito dalla finanziaria del 2006. Un fondo che dovrebbe riguardare interventi per le energie rinnovabili e il risparmio energetico e che, invece, ora sarà dirottato alla bonifica del sito tarantino. “Per me è una grande vergogna – dice al Fatto il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli – perché l’Ilva ha avuto utili negli ultimi 3 anni e si prende soldi dallo Stato che, tra l’altro, sono collocati in un capitolo destinato al solare e all’efficienza energetica”. Probabilmente, a usufruire di tali stanziamenti non sarà solo l’Ilva ma tutte le imprese collocate nell’area di bonifica, come ad esempio l’Eni. Quello che è certo è che finora, di soldi stanziati per ripulire l’inquinamento ultradecennale provocato dall’Ilva e dalle altre industrie velenose, si sono visti solo quelli pubblici. Che, però, servono soprattutto a intervenire sulla città, sul Porto o direttamente nel quartiere di Tamburi, quello maggiormentecolpito dalle polveri.
Il decreto emanato dal governo, infatti, ha stanziato 336 milioni di cui 329 pubblici e 7 milioni privati. In questa cifra sono ricompresi i 70 milioni di cui parla Bonelli, soldi certi, esistenti nel Fondo apposito. Così come sono certi i 110 milioni che provengono dal Fondo Sviluppo e Coesione della Regione Puglia, i 20 milioni del Ministero dell’Ambiente, stanziati per il “federalismo amministrativo” o, ancora i 90 milioni che provengono dal Programma di Ricerca e Competitività. Sono risorse che devono provvedere agli interventi individuati dal Protocollo di Intesa del 26 luglio siglato tra governo, Regione, Provincia e Comune. Ma anche in questo caso si tratta di provvedimenti già previsti in passato, come nel Protocollo di intesa del 2009, e finora mai avviati. Ad esempio per il quartiere Tamburi sono previsti solo 8 milioni di euro ma “in un analogo protocollo d’Intesa del 2005” ricorda ancora Bonelli, “erano stati destinati 50 milioni di euro per la bonifica del quartiere Tamburi e 25 milioni per quella del Mar Piccolo: soldi spariti nel nulla e che a Taranto non sono stati mai utilizzati”. Non è ancora previsto l’intervento necessario a mettere in sicurezza l’impianto siderurgico per ottemperare alle disposizioni del Tribunale del Riesame. Che nella sua ordinanza impone di utilizzare gli impianti “per realizzare tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo”.
Per questo tipo di interventi, il presidente neo-insediato dell’Ilva, il prefetto Bruno Ferrante, ha previsto un investimento aziendale di 90 milioni. Ferrante non ha specificato il dettaglio degli interventi ma si può notare che la cifra non è poi così lontana dai 70 milioni che il governo ha messo a disposizione a tasso agevolato. Non solo, il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, si è detto disponibile “a cofinanziare in parte le iniziative dell’Ilva” se l’azienda troverà “nuove tecnologie da applicare per diminuire l’impatto ambientale”.
Si tratterà di vedere cosa accadrà nei prossimi giorni. Il presidente Ferrante ha visto i sindacati giovedì scorso e ha assicurato che l’azienda intende “andare avanti”. Anche se non si capisce come. Si tratterà di leggere le motivazioni della sentenza del Riesame perché da quelle pagine si capirà se la facoltà d’uso per il risanamento è limitata solo agli interventi di bonifica interna oppure se consente di procedere con una produzione ridotta al minimo. Che, però, per quanto assottigliata, non può eliminare sic et simpliciter tutti i fattori di inquinamento.
Resta il fatto che, al momento, i Riva non hanno ancora messo sul tavolo un euro per rimediare ai danni da loro prodotti. Eppure, il bilancio del 2011 si è chiuso con numeri eccezionali: oltre 10 miliardi di euro di fatturato e 327 milioni di utili per un gruppo con una patrimonializzazione di 4,2 miliardi. La situazione dello scorso anno è stata così positiva che anche la capogruppo, la Riva Fire Spa, la holding di famiglia che controlla le varie scatole aziendali, tra cui l’Ilva, ha potuto presentare un bilancio con utili triplicati rispetto al 2010: da 10,3 a 31,5 milioni.
da Il Fatto Quotidiano dell’11 agosto 2012
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... to/323759/
Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
La supercazzola di Nichi
Nichi Vendola
Credo che non corrisponda al comune sentimento di preoccupazione, lo stato di incertezza sul destino del’llva a causa dell’evoluzione delle vicende processuali. Se siamo cioè dinanzi ad un provvedimento irreversibile di spegnimento della fabbrica oppure se siamo invece di fronte ad un percorso di prescrizioni da rispettare. È paradossale che un’intera città, e tutte le istituzioni dello Stato, non possano sapere se la soluzione di svolta ambientale ma insieme di salvezza dell'azienda risulti interdetta per via giudiziaria. Credo che la drammaticità del momento imponga a tutti gli attori di questa vicenda di dare un contributo di chiarezza e di responsabilità.
Fonte: FB
Nichi Vendola
Credo che non corrisponda al comune sentimento di preoccupazione, lo stato di incertezza sul destino del’llva a causa dell’evoluzione delle vicende processuali. Se siamo cioè dinanzi ad un provvedimento irreversibile di spegnimento della fabbrica oppure se siamo invece di fronte ad un percorso di prescrizioni da rispettare. È paradossale che un’intera città, e tutte le istituzioni dello Stato, non possano sapere se la soluzione di svolta ambientale ma insieme di salvezza dell'azienda risulti interdetta per via giudiziaria. Credo che la drammaticità del momento imponga a tutti gli attori di questa vicenda di dare un contributo di chiarezza e di responsabilità.
Fonte: FB
Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
Ilva, Pd uniti Pdl contro la decisione del gip. Fassina: “Irrituale” e Napoli: “Illogica”
Il ministro dell'Ambiente Clini: “I conteziosi in sede giudiziaria e i conflitti sociali che si stanno aprendo di fronte alla prospettiva di chiusura degli impianti potrebbero avere l’effetto di interrompere o ritardare fortemente il programma di risanamento degli impianti”
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 11 agosto 2012
La vicenda Ilva si ripercuote anche sulla politica generando onde anomale. Per cui il Pdl (con Oslaldo Napoli)e il Pd (Stefano Fassina) si trovano sulla stessa lunghezza d’onda: contro la decisione del gip. E poi l’Idv che va all’attacco dei Democratici. I primi a commentare il nuovo provvedimento del gip Taranto impugnato poco dopo dall’azienda sono i Verdi, per applaudire la decisione del giudice e criticare l’impugnazioe: ”La scelta di Ilva di impugnare la decisione del Gip è gravissima e dimostra che l’azienda è alla ricerca di una scorciatoia per evitare le prescrizioni della Procura e confermate dal Tribunale del riesame – dice il presidente dei Verdi Angelo Bonelli – La più volte manifestata volontà dell’Ilva di collaborare con le istituzioni (a cui noi non abbiamo mai creduto) si è già esaurita? Su questo aspetto il governo dovrebbe riflettere attentamente visto che al colma 8 dell’articolo 1 del decreto su Taranto ha addirittura deciso di mettere a disposizione dei fondi per gli investimenti dell’azienda. Quella di Taranto è un emergenza gravissima: probabilmente il più grave disastro ambientale e sanitario della storia della nostra Repubblica – conclude Bonelli -. Per difendere le ragioni dei cittadini di Taranto che da decenni sopportano nella loro vita il peso di in inquinamento che Provoca ‘malattia e mortè siamo pronti a scendere in piazza”.
La polemica però è stata innescata dal responsabile Economia e Lavoro del Pd, Stefano Fassina: “E’ irrituale e molto preoccupante il provvedimento del Gip di Taranto dopo la decisione del Tribunale del Riesame, dopo gli impegni assunti dall’azienda per la realizzazione degli interventi necessari alla salvaguardia della salute e dopo il Decreto del Governo sull’avvio delle bonifiche. E’ necessario fare chiarezza al più presto. Sono in gioco le prospettive di un’azienda strategica e il futuro di decine di migliaia di lavoratori”. Anche il Pdl la pensa così: ”La decisione del Gip di Taranto è grave, illogica e contraddittoria. Si comprende la necessità di tutelare un bene come l’ambiente, interesse generale e di tutti. Si comprende meno invece l’insistenza sul blocco produttivo dell’Ilva che lesiona un interesse non meno generale, visto che riguarda il lavoro di migliaia di operai oltre che gli interessi dell’Italia nel settore dell’acciaio – argomenta Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati del Pdl -. L’idea di mettere l’ambiente contro il lavoro risente di una visione ideologica. La decisione del Gip è anche un giudizio negativo sul decreto con cui il governo ha stanziato somme rilevanti per la bonifica dell’area. Ora la prospettiva è il blocco della produzione e, paradossalmente, di un ritardo nell’attuazione delle misure di risanamento poiché il presidente Bruno Ferrante non è più considerato tale se non in relazione all’azione di risanamento ma non più nel ruolo di custode e amministratore delle aree, con il che lasciando a un futuro indefinito la ripresa della produzione. La decisione del gip è la paralisi di ogni attivià produttiva e la sua impugnazione da parte dell’Ilva è un atto dovuto”.
E così che l’Idv è partito all’attacco: “E’ incomprensibile la posizione del Pd che attacca il gip di Taranto, forse Fassina ha preso un colpo di sole in quanto parla, inoltre, di un piano aziendale che a nessuno è dato conoscere – afferma il responsabile welfare e lavoro dell’Italia dei Valori, Maurizio Zipponi – La magistratura di Taranto, in tutte le sue istanze sta tentando di applicare la legge italiana anche dentro l’Ilva, permettendo all’azienda di ristrutturarsi, mettendo in sicurezza gli impianti con la cessazione dell’inquinamento dell’aria, della terra e del mare. Sin dall’inizio la magistratura ha sopperito alla totale assenza delle istituzioni sul dramma che oggi stanno vivendo i lavoratori dell’Ilva e le loro famiglie. Non dovrebbe mai capitare di porre un lavoratore nella condizione di scegliere fra il lavoro e la propria vita. Se si è arrivati a questo punto è perche chi doveva agire non lo ha fatto, a partire dal governo italiano. E’ necessario che l’enormità degli utili realizzati fino ad ora dai Riva siamo impiegati per bonificare l’ambiente. Ad oggi abbiamo visto utilizzare solo soldi pubblici, impegnati dal Governo e dalla Regione. Non è pubblico il piano di ristrutturazione dell’azienda – conclude Zipponi – e i tempi di intervento, così come non è chiara la quantità di denaro che il gruppo Riva impegnerà ma, soprattutto, non esistono le garanzie e le penalità necessarie in questi casi, qualora l’azienda non ottemperasse agli impegni presi”.
Stefano Saglia, Capogruppo Pdl in Commissione attività produttive alla Camera dei Deputati va anche oltre la polemica ponendo una questione giuridica: “La decisione del Gip di Taranto, Patrizia Todisco, con la quale si dispone nuovamente il fermo impianti, nonostante il provvedimento del Tribunale del riesame, pone seri interrogativi sull’idoneità della sede per lo svolgimento del processo. La mossa del Gip sembra dettata da fumo ideologico preoccupante. Gli organi competenti facciano chiarezza. Il polo siderurgico di Taranto può marciare in piena sicurezza e migliorare le performances già nell’attuale assetto come previsto dall’autorizzazione integrata ambientale”.
Nel mezzo c’è la riflessione del ministro dell’Ambiente: “La decisione di interrompere le attività di produzione dovrebbe essere guidata dalla tipologia degli interventi da realizzare che in alcuni casi richiedono la fermata di parti degli impianti e in altri casi suggeriscono invece il contrario” fa sapere Corrado Clini con nota in cui si auspica il proseguimento del “percorso di risanamento degli impianti. Mi auguro che il percorso avviato prosegua tenendo conto che il risanamento degli impianti coinvolti ha bisogno della partecipazione attiva dell’impresa, ovvero sia della competenza e dell’esperienza di chi conosce il ciclo di produzione, sia delle risorse finanziarie di Ilva”. E di conseguenza, come dimostra l’esperienza consolidata in questi casi, sottolinea il ministro, “la decisione di interrompere le attività di produzione dovrebbe essere guidata dalla tipologia degli interventi da realizzare, che in alcuni casi richiedono la fermata di parti degli impianti e in altri casi suggeriscono invece il contrario”. Senza dimenticare, conclude Clini, “che i conteziosi in sede giudiziaria e i conflitti sociali che si stanno aprendo di fronte alla prospettiva di chiusura degli impianti potrebbero avere l’effetto di interrompere o ritardare fortemente il programma di risanamento degli impianti”.
Il ministro dell'Ambiente Clini: “I conteziosi in sede giudiziaria e i conflitti sociali che si stanno aprendo di fronte alla prospettiva di chiusura degli impianti potrebbero avere l’effetto di interrompere o ritardare fortemente il programma di risanamento degli impianti”
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 11 agosto 2012
La vicenda Ilva si ripercuote anche sulla politica generando onde anomale. Per cui il Pdl (con Oslaldo Napoli)e il Pd (Stefano Fassina) si trovano sulla stessa lunghezza d’onda: contro la decisione del gip. E poi l’Idv che va all’attacco dei Democratici. I primi a commentare il nuovo provvedimento del gip Taranto impugnato poco dopo dall’azienda sono i Verdi, per applaudire la decisione del giudice e criticare l’impugnazioe: ”La scelta di Ilva di impugnare la decisione del Gip è gravissima e dimostra che l’azienda è alla ricerca di una scorciatoia per evitare le prescrizioni della Procura e confermate dal Tribunale del riesame – dice il presidente dei Verdi Angelo Bonelli – La più volte manifestata volontà dell’Ilva di collaborare con le istituzioni (a cui noi non abbiamo mai creduto) si è già esaurita? Su questo aspetto il governo dovrebbe riflettere attentamente visto che al colma 8 dell’articolo 1 del decreto su Taranto ha addirittura deciso di mettere a disposizione dei fondi per gli investimenti dell’azienda. Quella di Taranto è un emergenza gravissima: probabilmente il più grave disastro ambientale e sanitario della storia della nostra Repubblica – conclude Bonelli -. Per difendere le ragioni dei cittadini di Taranto che da decenni sopportano nella loro vita il peso di in inquinamento che Provoca ‘malattia e mortè siamo pronti a scendere in piazza”.
La polemica però è stata innescata dal responsabile Economia e Lavoro del Pd, Stefano Fassina: “E’ irrituale e molto preoccupante il provvedimento del Gip di Taranto dopo la decisione del Tribunale del Riesame, dopo gli impegni assunti dall’azienda per la realizzazione degli interventi necessari alla salvaguardia della salute e dopo il Decreto del Governo sull’avvio delle bonifiche. E’ necessario fare chiarezza al più presto. Sono in gioco le prospettive di un’azienda strategica e il futuro di decine di migliaia di lavoratori”. Anche il Pdl la pensa così: ”La decisione del Gip di Taranto è grave, illogica e contraddittoria. Si comprende la necessità di tutelare un bene come l’ambiente, interesse generale e di tutti. Si comprende meno invece l’insistenza sul blocco produttivo dell’Ilva che lesiona un interesse non meno generale, visto che riguarda il lavoro di migliaia di operai oltre che gli interessi dell’Italia nel settore dell’acciaio – argomenta Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati del Pdl -. L’idea di mettere l’ambiente contro il lavoro risente di una visione ideologica. La decisione del Gip è anche un giudizio negativo sul decreto con cui il governo ha stanziato somme rilevanti per la bonifica dell’area. Ora la prospettiva è il blocco della produzione e, paradossalmente, di un ritardo nell’attuazione delle misure di risanamento poiché il presidente Bruno Ferrante non è più considerato tale se non in relazione all’azione di risanamento ma non più nel ruolo di custode e amministratore delle aree, con il che lasciando a un futuro indefinito la ripresa della produzione. La decisione del gip è la paralisi di ogni attivià produttiva e la sua impugnazione da parte dell’Ilva è un atto dovuto”.
E così che l’Idv è partito all’attacco: “E’ incomprensibile la posizione del Pd che attacca il gip di Taranto, forse Fassina ha preso un colpo di sole in quanto parla, inoltre, di un piano aziendale che a nessuno è dato conoscere – afferma il responsabile welfare e lavoro dell’Italia dei Valori, Maurizio Zipponi – La magistratura di Taranto, in tutte le sue istanze sta tentando di applicare la legge italiana anche dentro l’Ilva, permettendo all’azienda di ristrutturarsi, mettendo in sicurezza gli impianti con la cessazione dell’inquinamento dell’aria, della terra e del mare. Sin dall’inizio la magistratura ha sopperito alla totale assenza delle istituzioni sul dramma che oggi stanno vivendo i lavoratori dell’Ilva e le loro famiglie. Non dovrebbe mai capitare di porre un lavoratore nella condizione di scegliere fra il lavoro e la propria vita. Se si è arrivati a questo punto è perche chi doveva agire non lo ha fatto, a partire dal governo italiano. E’ necessario che l’enormità degli utili realizzati fino ad ora dai Riva siamo impiegati per bonificare l’ambiente. Ad oggi abbiamo visto utilizzare solo soldi pubblici, impegnati dal Governo e dalla Regione. Non è pubblico il piano di ristrutturazione dell’azienda – conclude Zipponi – e i tempi di intervento, così come non è chiara la quantità di denaro che il gruppo Riva impegnerà ma, soprattutto, non esistono le garanzie e le penalità necessarie in questi casi, qualora l’azienda non ottemperasse agli impegni presi”.
Stefano Saglia, Capogruppo Pdl in Commissione attività produttive alla Camera dei Deputati va anche oltre la polemica ponendo una questione giuridica: “La decisione del Gip di Taranto, Patrizia Todisco, con la quale si dispone nuovamente il fermo impianti, nonostante il provvedimento del Tribunale del riesame, pone seri interrogativi sull’idoneità della sede per lo svolgimento del processo. La mossa del Gip sembra dettata da fumo ideologico preoccupante. Gli organi competenti facciano chiarezza. Il polo siderurgico di Taranto può marciare in piena sicurezza e migliorare le performances già nell’attuale assetto come previsto dall’autorizzazione integrata ambientale”.
Nel mezzo c’è la riflessione del ministro dell’Ambiente: “La decisione di interrompere le attività di produzione dovrebbe essere guidata dalla tipologia degli interventi da realizzare che in alcuni casi richiedono la fermata di parti degli impianti e in altri casi suggeriscono invece il contrario” fa sapere Corrado Clini con nota in cui si auspica il proseguimento del “percorso di risanamento degli impianti. Mi auguro che il percorso avviato prosegua tenendo conto che il risanamento degli impianti coinvolti ha bisogno della partecipazione attiva dell’impresa, ovvero sia della competenza e dell’esperienza di chi conosce il ciclo di produzione, sia delle risorse finanziarie di Ilva”. E di conseguenza, come dimostra l’esperienza consolidata in questi casi, sottolinea il ministro, “la decisione di interrompere le attività di produzione dovrebbe essere guidata dalla tipologia degli interventi da realizzare, che in alcuni casi richiedono la fermata di parti degli impianti e in altri casi suggeriscono invece il contrario”. Senza dimenticare, conclude Clini, “che i conteziosi in sede giudiziaria e i conflitti sociali che si stanno aprendo di fronte alla prospettiva di chiusura degli impianti potrebbero avere l’effetto di interrompere o ritardare fortemente il programma di risanamento degli impianti”.
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Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
Cari amici forumisti,
siamo in vacanza ma non possiamo non prendere posizione sul fatto dirompente dell'ILVA di Taranto.
Occorre lasciare tutto come sta (è il prezzo della modernità? .. lo vuole il mercato?), risanare l'ambiente e mettere in sicurezza l'impianto come richiede la magistratura oppure chiudere e riconvertire tutto per produzioni utili ad un nuovo sviluppo ecocompatibile?
Io sono per quest'ultima soluzione che paradossalmente salvaguardia in prospettiva anche i posti di lavoro. Ci vorrebbe un governo coraggioso e determinato .... ma non ce l'abbiamo!
L'AMBIENTE non può che essere salvaguardato e questa risorsa sicuramente consentirà una crescita sostenibile e una salute migliore per i tarantini.
Noi dovremmo esprimere una posizione diversa e coerente da quella del ministro Clini il quale declina una "iattura" cedere mercato alla Cina nel caso in cui si decidesse la chiusura dell'ILVA.
Credo che quella di Clini sia una posizione assunta anche dal PD, quest'ultimo ormai lontano anni luce dalle nostre posizioni.
Saluti e buone vacanza.
siamo in vacanza ma non possiamo non prendere posizione sul fatto dirompente dell'ILVA di Taranto.
Occorre lasciare tutto come sta (è il prezzo della modernità? .. lo vuole il mercato?), risanare l'ambiente e mettere in sicurezza l'impianto come richiede la magistratura oppure chiudere e riconvertire tutto per produzioni utili ad un nuovo sviluppo ecocompatibile?
Io sono per quest'ultima soluzione che paradossalmente salvaguardia in prospettiva anche i posti di lavoro. Ci vorrebbe un governo coraggioso e determinato .... ma non ce l'abbiamo!
L'AMBIENTE non può che essere salvaguardato e questa risorsa sicuramente consentirà una crescita sostenibile e una salute migliore per i tarantini.
Noi dovremmo esprimere una posizione diversa e coerente da quella del ministro Clini il quale declina una "iattura" cedere mercato alla Cina nel caso in cui si decidesse la chiusura dell'ILVA.
Credo che quella di Clini sia una posizione assunta anche dal PD, quest'ultimo ormai lontano anni luce dalle nostre posizioni.
Saluti e buone vacanza.
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
Il piccolo dettaglio è che, oltre a PD - Pdl, è anche la posizione di Vendola e del sindacato e (mi pare) di quasi tutta la sinistra.Joblack ha scritto:
Credo che quella di Clini sia una posizione assunta anche dal PD, quest'ultimo ormai lontano anni luce dalle nostre posizioni.
Saluti e buone vacanza.
Sono solo Verdi e Idv fuori dal coro.
Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
Secondo l'Istituto Superiore della sanità, nella zona di Taranto c'è un'incidenza dei tumori ai polmoni superiore del 30% ed un + 15% dei tumori in generale.
Di fronte a tali dati, ma di che stiamo a parlare?
Ultime notizie: su sollecitazione di Pdl e PD il governo si mobilita contro la magistratura. Il ministro Severino chiede l'acquisizione degli atti.
Un'altra invasione di campo nell'autonomia della giurisdizione.
Di fronte a tali dati, ma di che stiamo a parlare?
Ultime notizie: su sollecitazione di Pdl e PD il governo si mobilita contro la magistratura. Il ministro Severino chiede l'acquisizione degli atti.
Un'altra invasione di campo nell'autonomia della giurisdizione.
Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
Da http://www.repubblica.it
Già ieri c'era stato un attacco sia del Pd che del Pdl nei confronti del gip Todisco. Oggi sia il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che quello del Pdl, Angelino Alfano, avevano chiesto un intervento del governo: "E' indispensabile - ha detto Bersani - che il governo, con tutti gli strumenti formali e informali che ha, faccia chiarezza sulla situazione dell'Ilva di Taranto. Bisogna essere consapevoli che la confusione attorno al più grande stabilimento siderurgico d'Europa farà presto il giro del mondo".
"Chiedo al presidente Monti di prendere direttamente e personalmente in mano il dossier ilva - ha detto invece Alfano - , perché la politica industriale la fa il governo, non la magistratura e, con tutto il rispetto, non può essere un atto giudiziario a dire la parola definitiva sull'industria dell'acciaio in italia. E poi: vogliamo o no attrarre investitori anche internazionali? se l'obiettivo è quello di spaventarli, ci stiamo riuscendo".
Critico, nei confronti della magistratura, il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. "L'ordinanza del gip di Tarantosull'Ilva - dice - rischia di segnare il punto di non ritorno di una vicenda drammatica che coinvolge migliaia di lavoratori e le loro famiglie e arriva dopo anni di incuria e in primo luogo da parte delle autorità locali preposte alla funzione di vigilanza e di controllo della salute dei cittadini". E attacca: "L'autonomia della magistratura è un principio che va difeso e che sempre abbiamo difeso ma il protagonismo di certi magistrati di dubbia competenza fa più male alla credibilità della magistratura di tanti suoi incalliti denigratori".
A difesa del gip, invece, l'Idv. "Ormai - dice il leader, Antonio Di Pietro - il gioco della politica di scaricare sulla magistratura tutte le proprie incapacità e le proprie responsabilità è diventato una specie di sport nazionale. E il caso dell'Ilva di Taranto ne è solo l'ennesima dimostrazione". "Dopo aver lasciato incancrenire per anni la vicenda Ilva, fino a causare decine e decine di morti per inquinamento, in tanti si scagliano contro la magistratura che invece, a tutti i suoi livelli, non fa altro che applicare la legge, dentro e fuori le aziende. Contrapporre il ruolo e l'azione dei magistrati all'interesse dei lavoratori è il vero atto criminale che impedisce di trovare una soluzione". A difesa dei magistrati anche Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, che è stato candidato sindaco a Taranto. "Si lascino in pace i magistrati che a Taranto stanno facendo il proprio dovere difendendo il diritto alla salute che è un diritto costituzionalmente garantito", ha detto.
Sul fronte sindacale, c'è l'intervento del leader Cisl, Raffaele Bonanni: "Sul futuro industriale dell'Ilva c'è un vero e proprio atteggiamento da risiko". E chiede alle "massime istituzioni del Paese di interrompere questo rilancio continuo" e di "indicare alla giustizia la via dell'equilibrio".
Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
LO STUDIO
Caso Ilva, Taranto capitale dei tumori
"Mortalità record per quelli ai polmoni"
L'incidenza delle malattie nell'area del siderurgico è maggiore del 15 per cento, del 30 quella riferite a quelle polmonari. I dati dello studio saranno consegnati a settembre al ministro della Salute
Taranto capitale dei tumori. Lo dice anche il ministero. E' maggiore del 15% l'incidenza dei tumori nell'area del sito dell'Ilva di Taranto, con un picco del 30% in più per quelli al polmone. E' quanto si legge nell'indagine epidemiologica 'Sentieri', coordinata dall'Istituto Superiore di Sanità - anticipata da Repubblica - che verrà presentata il 18 settembre al ministero della Salute. Un dato legato all'inquinamento prodotto dall'Ilva: ''Molteplici studi di monitoraggio ambientale e campagne di misura delle emissioni industriali effettuati nell'area di Taranto - sottolinea il rapporto - hanno evidenziato un quadro di inquinamento ambientale diffuso, ma anche il contributo rilevante del polo industriale cittadino, in particolare il complesso dell'acciaieria, ai livelli ambientali di inquinanti di interesse sanitario''.
Il ministro Renato Balduzzi riceverà nei prossimi giorni anche nuovi dati sul rischio dal Centro per il controllo delle malattie. Lo studio dell'Iss è stato già pubblicato sulla rivista Epidemiologia e Prevenzione e riguarda tutti i Siti di interesse nazionale per le bonifiche (Sin), 44 in tutto. La ricerca ha trovato per l'area di Taranto un "eccesso di circa il 30% nella mortalità per tumore del polmone, per entrambi i generi, un eccesso compreso tra il 50% (uomini) e il 40% (donne) di decessi per malattie respiratorie acute", e un aumento de 10% nella mortalità per le malattie dell'apparato respiratorio.
E intanto sembra sempre più lontana la bonifica dell'impianto più grande d'Europa, fra i più grandi del mondo: 336 milioni per la riqualificazione ambientale, anni di lavori, circa otto mesi solo per fermare l'impianto, durante i quali, nel corso delle progressive procedure di spegnimento, l'inquinamento però non diminuirà. Per completare l'operazione di risanamento, per la quale lo scorso lunedì è stato avviato il tavolo di lavoro con il ministro Clini i tempi sono incerti. Servirà ordinare materiali e macchinari e la loro disponibilità potrebbe incidere profondamente sulla tempistica totale dell'operazione di risanamento dell'area dalla quale arrivano 10 tonnellate di acciaio l'anno, più di un terzo del totale prodotto in tutta Italia (la produzione totale è di 29 milioni di tonnellate d'acciaio l'anno).
A spiegarne le tappe delle procedure è Donato Firrao, docente di metallurgia del Politecnico di Torino. Si parte dalla cokeria: è il settore più inquinante dell'impianto dove si fonde il carbone. L'altoforno a Taranto è appena stato rimesso a nuovo secondo i criteri più moderni e i convertitori a ossigeno emettono al massimo ossidi di ferro, che non sono pericolosi, ha spiegato l'esperto. Per questa ragione, secondo Firrao, l'ipotesi migliore sarebbe quella di chiudere solo la cokeria e comprare il suo prodotto, il coke, sul mercato, continuando così la produzione e facendo diminuire le emissioni.
Molto più problematico lo spegnimento dell'area a caldo che provocherebbe la 'morte' dell'impianto. Tecnicamente esiste la possibilità di sostituzione gli impianti con modelli meno inquinanti. Un caso a cui far riferimento è quello della Siemens che ha realizzato delle acciaierie ad emissioni molto meno inquinanti, ma richiederebbero la costruzione anche di nuovi edifici L'operazione per molti è di una complessità straordinaria: "non è mai accaduto nel mondo un evento come questo - ha spigato Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia - si tratta di una vera e propria rivoluzione considerata anche la sfavorevole congiuntura economica che in questo momento ha fatto ridurre del 20-30% la domanda di acciaio".
Sono molte le complessità tecniche che gli esperti dovranno affrontare come ad esempio anche la 'semplice' copertura delle aree di stoccaggio dei minerali, che spiega Tabarelli, in tutto il mondo restano scoperti, ma dai quali partono le polveri rosse che 'sporcano' l'area attorno. Sul piano messo a punto dalla task force guidata dal ministro dell'Ambiente Corrado Clini per l'Ilva lo scorso 26 luglio, ora bisognerà stabilire un percorso con 'tempi certi'. Il testo del documento - siglato dal ministro dell'Ambiente e da quello dello Sviluppo economico Corrado Passera, insieme con il governatore Nichi Vendola, il sindaco della città Ippazio Stefano e il presidente della provincia Gianni Florido - parla di "certezza degli obiettivi e dei tempi di approvazione e realizzazione".
Il protocollo d'intesa 'per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto' prevede risorse per "interventi di riqualificazione ambientale" pari a "un importo complessivo di 336 milioni di euro": 329 pubblici e 7,2 privati. Di questi, 119 milioni vanno alle bonifiche, 187 milioni per interventi portuali, e 30 milioni per il rilancio industriale per investimenti produttivi caratterizzati da un elevato livello tecnologico.
(12 agosto 2012)
http://bari.repubblica.it/cronaca/2012/ ... ref=HREA-1
Caso Ilva, Taranto capitale dei tumori
"Mortalità record per quelli ai polmoni"
L'incidenza delle malattie nell'area del siderurgico è maggiore del 15 per cento, del 30 quella riferite a quelle polmonari. I dati dello studio saranno consegnati a settembre al ministro della Salute
Taranto capitale dei tumori. Lo dice anche il ministero. E' maggiore del 15% l'incidenza dei tumori nell'area del sito dell'Ilva di Taranto, con un picco del 30% in più per quelli al polmone. E' quanto si legge nell'indagine epidemiologica 'Sentieri', coordinata dall'Istituto Superiore di Sanità - anticipata da Repubblica - che verrà presentata il 18 settembre al ministero della Salute. Un dato legato all'inquinamento prodotto dall'Ilva: ''Molteplici studi di monitoraggio ambientale e campagne di misura delle emissioni industriali effettuati nell'area di Taranto - sottolinea il rapporto - hanno evidenziato un quadro di inquinamento ambientale diffuso, ma anche il contributo rilevante del polo industriale cittadino, in particolare il complesso dell'acciaieria, ai livelli ambientali di inquinanti di interesse sanitario''.
Il ministro Renato Balduzzi riceverà nei prossimi giorni anche nuovi dati sul rischio dal Centro per il controllo delle malattie. Lo studio dell'Iss è stato già pubblicato sulla rivista Epidemiologia e Prevenzione e riguarda tutti i Siti di interesse nazionale per le bonifiche (Sin), 44 in tutto. La ricerca ha trovato per l'area di Taranto un "eccesso di circa il 30% nella mortalità per tumore del polmone, per entrambi i generi, un eccesso compreso tra il 50% (uomini) e il 40% (donne) di decessi per malattie respiratorie acute", e un aumento de 10% nella mortalità per le malattie dell'apparato respiratorio.
E intanto sembra sempre più lontana la bonifica dell'impianto più grande d'Europa, fra i più grandi del mondo: 336 milioni per la riqualificazione ambientale, anni di lavori, circa otto mesi solo per fermare l'impianto, durante i quali, nel corso delle progressive procedure di spegnimento, l'inquinamento però non diminuirà. Per completare l'operazione di risanamento, per la quale lo scorso lunedì è stato avviato il tavolo di lavoro con il ministro Clini i tempi sono incerti. Servirà ordinare materiali e macchinari e la loro disponibilità potrebbe incidere profondamente sulla tempistica totale dell'operazione di risanamento dell'area dalla quale arrivano 10 tonnellate di acciaio l'anno, più di un terzo del totale prodotto in tutta Italia (la produzione totale è di 29 milioni di tonnellate d'acciaio l'anno).
A spiegarne le tappe delle procedure è Donato Firrao, docente di metallurgia del Politecnico di Torino. Si parte dalla cokeria: è il settore più inquinante dell'impianto dove si fonde il carbone. L'altoforno a Taranto è appena stato rimesso a nuovo secondo i criteri più moderni e i convertitori a ossigeno emettono al massimo ossidi di ferro, che non sono pericolosi, ha spiegato l'esperto. Per questa ragione, secondo Firrao, l'ipotesi migliore sarebbe quella di chiudere solo la cokeria e comprare il suo prodotto, il coke, sul mercato, continuando così la produzione e facendo diminuire le emissioni.
Molto più problematico lo spegnimento dell'area a caldo che provocherebbe la 'morte' dell'impianto. Tecnicamente esiste la possibilità di sostituzione gli impianti con modelli meno inquinanti. Un caso a cui far riferimento è quello della Siemens che ha realizzato delle acciaierie ad emissioni molto meno inquinanti, ma richiederebbero la costruzione anche di nuovi edifici L'operazione per molti è di una complessità straordinaria: "non è mai accaduto nel mondo un evento come questo - ha spigato Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia - si tratta di una vera e propria rivoluzione considerata anche la sfavorevole congiuntura economica che in questo momento ha fatto ridurre del 20-30% la domanda di acciaio".
Sono molte le complessità tecniche che gli esperti dovranno affrontare come ad esempio anche la 'semplice' copertura delle aree di stoccaggio dei minerali, che spiega Tabarelli, in tutto il mondo restano scoperti, ma dai quali partono le polveri rosse che 'sporcano' l'area attorno. Sul piano messo a punto dalla task force guidata dal ministro dell'Ambiente Corrado Clini per l'Ilva lo scorso 26 luglio, ora bisognerà stabilire un percorso con 'tempi certi'. Il testo del documento - siglato dal ministro dell'Ambiente e da quello dello Sviluppo economico Corrado Passera, insieme con il governatore Nichi Vendola, il sindaco della città Ippazio Stefano e il presidente della provincia Gianni Florido - parla di "certezza degli obiettivi e dei tempi di approvazione e realizzazione".
Il protocollo d'intesa 'per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto' prevede risorse per "interventi di riqualificazione ambientale" pari a "un importo complessivo di 336 milioni di euro": 329 pubblici e 7,2 privati. Di questi, 119 milioni vanno alle bonifiche, 187 milioni per interventi portuali, e 30 milioni per il rilancio industriale per investimenti produttivi caratterizzati da un elevato livello tecnologico.
(12 agosto 2012)
http://bari.repubblica.it/cronaca/2012/ ... ref=HREA-1
Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
Nichi, ma stai bene?
Mia interpretazione di queste continue supercazzole: rispetto alla situazione di Taranto non sa che pesci prendere ed ha fatto tilt.
Nichi Vendola (fonte: FB)
Lo sguardo di chi governa deve pesare ciascuno dei beni da tutelare, deve custodire tutte le promesse di futuro, ma soprattutto deve sentire la responsabilità di evitare che vinca il caos, e che l’ardire utopico dei pensieri lunghi si pieghi alla disperazione di un presente immobile, quasi divorato dal suo passato.
Mia interpretazione di queste continue supercazzole: rispetto alla situazione di Taranto non sa che pesci prendere ed ha fatto tilt.
Nichi Vendola (fonte: FB)
Lo sguardo di chi governa deve pesare ciascuno dei beni da tutelare, deve custodire tutte le promesse di futuro, ma soprattutto deve sentire la responsabilità di evitare che vinca il caos, e che l’ardire utopico dei pensieri lunghi si pieghi alla disperazione di un presente immobile, quasi divorato dal suo passato.
Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
Piero Ricca
A Taranto e nelle tante altre taranto nazionali, dove uno scellerato sviluppo industriale ha compromesso l'incanto dei luoghi e la dignità delle persone, si è costretti a scegliere fra salute e lavoro. O più precisamente: fra la sopravvivenza economica e l'alta probabilità di ammalarsi di cancro. Ovvio che un aut aut del genere è di per sè assurdo e inaccettabile. Altrettanto chiaro è che, fin quando non si costruisca un modello di sviluppo sostenibile, di cui si avverte sempre più la necessità, la priorità dev'essere il diritto naturale e costituzionale alla vita e alla salute.
A Taranto e nelle tante altre taranto nazionali, dove uno scellerato sviluppo industriale ha compromesso l'incanto dei luoghi e la dignità delle persone, si è costretti a scegliere fra salute e lavoro. O più precisamente: fra la sopravvivenza economica e l'alta probabilità di ammalarsi di cancro. Ovvio che un aut aut del genere è di per sè assurdo e inaccettabile. Altrettanto chiaro è che, fin quando non si costruisca un modello di sviluppo sostenibile, di cui si avverte sempre più la necessità, la priorità dev'essere il diritto naturale e costituzionale alla vita e alla salute.
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