Utopia per utopia, ognuno ha le sue preferenze.giorgio ha scritto:Con tutto l'amore e il rispetto per quel grandissimo, la bella illusione illuminista (e, nella fattispecie della definizione citata, individualista) del contratto sociale che mette d'accordo tutto e tutti (Menenio Agrippa docet...), pensavo fosse stata superata insieme al mito del buon selvaggio.mariok ha scritto:Credo che questa non sia una caratteristica specifica della borghesia, ma di ogni classe sociale che pretende di dominare le altre.giorgio ha scritto:Non ho detto che le dittature siano state (e siano) una esclusiva della borghesia, ma che questa usa della democrazia (meglio: pseudodemocrazia di delega) quando le va bene o quando non può proprio farne a meno.
D'altronde, i sistemi statuali sono sempre dittature di una classe.
Una democrazia uguale per tutti è una utopia, meglio, un falso
E' solo con la sottoscrizione di un "contratto sociale" che si realizza "una forma di associazione che difende e protegge con tutta la forza comune la persona ed i beni di ciascun associato, e per la quale ciascuno, unendosi a tutti, non obbedisca tuttavia che a se stesso, resti libero come prima” (J.J. Rousseau - Il contratto sociale).
Sarà la conquista di questo nuovo livello di società alla base della rivoluzione liberale, il cui valore va oltre la classe al momento dominante.
E che il socialismo utopico fosse ormai sistemato tra le belle idee che non funzionano.
Sarà che io non sono fan della rivoluzione liberale intercalassista, che lascerebbe il potere effettivo a chi ce l'ha da troppo tempo: dittatura per dittatura, piuttosto che quella di una minoranza privilegiata preferirei quella della maggioranza, cioè dei lavoratori .
A utopia, utopia e mezza....
Quello che volevo osservare era solo che è falso che il ricorso alla dittatura sia una caratteristica esclusivamente (o prevalentemente) della borghesia.
Oggi possiamo dire che vi hanno fatto ricorso tutte le classi dominanti nel corso della storia.
L'unico antidoto conosciuto a tale fenomeno, a quanto pare inevitabile, è la stipula di un contratto sociale, che negli stati moderni è stato stipulato attraverso le costituzioni democratiche, che restano l'unico riferimento concreto anche e soprattutto in frangenti come quello attuale.
Anche nella specifica circostanza, quella della "gaffe" montiana, la reale questione che da essa viene posta è quella di un "europeismo" tecnocratico ed economico, al quale va necessariamente contrapposta un'Europa basata appunto su un "contratto sociale", cioè su una vera e propria costituzione democratica che stabilisca le modalità della rappresentanza popolare ed i giusti pesi e contrappesi che evitino, o almeno limitino, il predominio delle classi più forti su quelle più deboli.
E' questa la stella polare di ogni vero democratico, che manca a Monti ma non solo a lui.