Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
ILVA, una favola noir
"Io ho sempre sostenuto che bisogna pagare la stampa per tagliargli la lingua! Cioè pagare la stampa per non parlare!". Lo ha detto Girolamo Archinà, responsabile delle pubbliche relazioni dell'ILVA di Taranto. Archinà sopravvaluta la stampa, a chiudersi la bocca ci pensa da sola (*). La situazione drammatica di Taranto dove i tumori sono diffusi come il raffreddore era evidente anche a un cieco. Se non veniva denunciata dai partiti, dai governi, dalla Confindustria e dalla stampa nazionale vuol dire che erano tutti in torta con diversi interessi, chi economico, chi politico, chi semplicemente mazzettaro. Nessuno si è accorto di nulla. Deve essere un caso di cecità collettiva. Il presidente dell'ILVA è Ferrante, ex prefetto di Milano, candidato sindaco pdmenoellino. Non ha visto niente. I partiti del "lavoro, lavoro, lavoro" per dirla alla Fassino, che del lavoro ha una visione esoterica, mantenuto insieme alla moglie dalla politica da più di un ventennio, non sospettavano nulla, ma prendevano contributi generosi da Riva, il padrone dell'ILVA. 245.000 euro a Forza Italia e 98.000 a Pierluigi Bersani. Contributi a norma di legge.
Nel governo attuale il posto di Bersani è occupato da Passera, l'ovetto kinder, che oggi si reca in visita pastorale a Taranto. Passera è stato amministratore delegato di Intesa San Paolo che ha finanziato Riva. Passera è accompagnato all'ILVA dal ministro dell'Ambiente Clini sul quale Archinà ha detto "Corrado Clini è un uomo nostro". Clini, che ha avuto come sponsor Gianni De Michelis, è stato direttore generale del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare dal 1991 al 2011. Anche lui non ha mai visto nulla. Mi immagino la faccia dei tarantini e dei dipendenti dell'ILVA all'arrivo di Passera e Clini. Due vampiri all'AVIS. E questi dovrebbero salvarli? Il Governo vorrebbe destinare 336 milioni di soldi dei contribuenti alla bonifica della città. Non pagherebbe quindi Riva, che del resto ha già pagato i politici, ma gli italiani. Questa è una favola noir, senza lieto fine, dove nessuno si prende alcuna responsabilità, la gente muore per anni (lo ha denunciato più volte questo blog) per incuria e per interesse. E, nella migliore tradizione italiana, l'unica via di uscita è la magistratura che, come da copione, è subito demonizzata.Il giudice Patrizia Todisco ha chiuso sei reparti dell'ILVA di Taranto per tutelare la salute dei suoi cittadini. I partiti e le altre istituzioni sono rimasti a guardare. I danni li paghi Riva insieme ai partiti che ha finanziato in questi anni.
(*) finanziamenti pubblici a parte
Ps: se io avessi preso 98.000 euro da Riva sarei un uomo finito, perché Bersani no?
http://www.beppegrillo.it/2012/08/ilva_ ... _noir.html
"Io ho sempre sostenuto che bisogna pagare la stampa per tagliargli la lingua! Cioè pagare la stampa per non parlare!". Lo ha detto Girolamo Archinà, responsabile delle pubbliche relazioni dell'ILVA di Taranto. Archinà sopravvaluta la stampa, a chiudersi la bocca ci pensa da sola (*). La situazione drammatica di Taranto dove i tumori sono diffusi come il raffreddore era evidente anche a un cieco. Se non veniva denunciata dai partiti, dai governi, dalla Confindustria e dalla stampa nazionale vuol dire che erano tutti in torta con diversi interessi, chi economico, chi politico, chi semplicemente mazzettaro. Nessuno si è accorto di nulla. Deve essere un caso di cecità collettiva. Il presidente dell'ILVA è Ferrante, ex prefetto di Milano, candidato sindaco pdmenoellino. Non ha visto niente. I partiti del "lavoro, lavoro, lavoro" per dirla alla Fassino, che del lavoro ha una visione esoterica, mantenuto insieme alla moglie dalla politica da più di un ventennio, non sospettavano nulla, ma prendevano contributi generosi da Riva, il padrone dell'ILVA. 245.000 euro a Forza Italia e 98.000 a Pierluigi Bersani. Contributi a norma di legge.
Nel governo attuale il posto di Bersani è occupato da Passera, l'ovetto kinder, che oggi si reca in visita pastorale a Taranto. Passera è stato amministratore delegato di Intesa San Paolo che ha finanziato Riva. Passera è accompagnato all'ILVA dal ministro dell'Ambiente Clini sul quale Archinà ha detto "Corrado Clini è un uomo nostro". Clini, che ha avuto come sponsor Gianni De Michelis, è stato direttore generale del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare dal 1991 al 2011. Anche lui non ha mai visto nulla. Mi immagino la faccia dei tarantini e dei dipendenti dell'ILVA all'arrivo di Passera e Clini. Due vampiri all'AVIS. E questi dovrebbero salvarli? Il Governo vorrebbe destinare 336 milioni di soldi dei contribuenti alla bonifica della città. Non pagherebbe quindi Riva, che del resto ha già pagato i politici, ma gli italiani. Questa è una favola noir, senza lieto fine, dove nessuno si prende alcuna responsabilità, la gente muore per anni (lo ha denunciato più volte questo blog) per incuria e per interesse. E, nella migliore tradizione italiana, l'unica via di uscita è la magistratura che, come da copione, è subito demonizzata.Il giudice Patrizia Todisco ha chiuso sei reparti dell'ILVA di Taranto per tutelare la salute dei suoi cittadini. I partiti e le altre istituzioni sono rimasti a guardare. I danni li paghi Riva insieme ai partiti che ha finanziato in questi anni.
(*) finanziamenti pubblici a parte
Ps: se io avessi preso 98.000 euro da Riva sarei un uomo finito, perché Bersani no?
http://www.beppegrillo.it/2012/08/ilva_ ... _noir.html
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Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
UN PAESE DI TESTE DI CHICCO - CHE I GIORNALISTI PRENDANO SOLDI PER DIFENDERE L’ILVA È IMPOSSIBILE, GIÀ LO FANNO GRATIS - TRAVAGLIO BERSAGLIA I SERVI DELLA STAMPA ITALIANA - “SE DALLA FIEG SI LEVANO PALAZZINARI, BANCHIERI E FINANZIERI DEL RAMO RIFIUTI-ENERGIA (OVVIAMENTE SPORCA), RESTA POCO O NULLA” - SU CHICCO TESTA CHE PARAGONA I TUMORI DELL’ILVA AGLI INCIDENTI STRADALI: “FORSE GLI SFUGGE CHE CHI SI METTE IN STRADA ACCETTA IL RISCHIO DI INCIDENTI, MENTRE CHI VIVE E LAVORA A TARANTO NO’’…
Marco Travaglio per "Il Fatto Quotidiano"
TESTE DI CHICCO
Anche se dalle intercettazioni emerge il contrario, noi all'ipotesi di giornalisti corrotti dall'Ilva non ci crediamo. È vero che nelle carte dei giudici si legge di un dirigente intercettato che diceva: "La stampa dobbiamo pagarla tutta". E il "responsabile relazioni istituzionali" Girolamo Archinà rimpiangeva i bei tempi in cui teneva "tutto sotto coperta", mentre ultimamente "la linea della correttezza e della trasparenza" non ha pagato e auspica di "ritornare tutti a nascondere tutto". Però i soldi ai giornalisti no, sono matematicamente impossibili. Per un semplice motivo: per controllare i giornali e le tv che contano non c'è bisogno di pagare. Vengono via gratis.
Solo uno sprovveduto, o uno straniero abituato ai cronisti del suo paese, metterebbe mano al portafogli per ammansire una bestia già addomesticata di suo. La chiave per capire come funzionava con l'Ilva, così come con tutti i grandi gruppi italioti, è quella del giovane Riva, Emilio, che parlando col padre Fabio dopo un incontro con Vendola fa onore al nome del nonno: "Facciamo un comunicato stampa fuorviante tanto per ‘vendere fumo', dicendo che va tutto bene e che l'Ilva collabora con la Regione".
Ecco, di fumo l'Ilva ne ha venduto, anzi regalato parecchio: ai tarantini morti e malati; ai politici e ai giornalisti che (fatte salve le solite lodevoli eccezioni: ricordo per tutti il libro di Carlo Vulpio, "La città delle nuvole", anticipato dal Fatto) se li bevevano d'un fiato. Senza bisogno di pagarli. E non perché i giornalisti italiani, per loro natura, siano privi di olfatto e polmoni. Ma perché hanno un editore che di mestiere fa l'inquinatore o l'amico o il finanziatore degli inquinatori.
Se, dalla Fieg, si levano palazzinari, banchieri e finanzieri del ramo rifiuti-energia (ovviamente sporca), resta poco o nulla nulla. E allora le puzze diventano Chanel n. 5. E i carcinomi afflizioncelle di stagione. Soprattutto per i titolisti e gli editorialisti, quelli che non leggono nemmeno le cronache dei loro giornali per non disturbare le loro opinioni (cioè quelle dei padroni). Il Giornale: "Meglio rischiare il cancro domani che morire di fame oggi" (cos'è: una gara a cronometro?).
Libero: "Se chiudono gli altiforni italiani festeggiano tedeschi e indiani" (peccato che gli altiforni tedeschi siano a norma).
La Stampa: "Il Gip fredda l'Ilva" (ecco chi è il killer: il Gip).
L'Unità: "Risanare senza spegnere" (come dire: medicare sparando e accarezzare menando).
Il Foglio: "Pm onnipotenti, politica impotente" (i famosi pm che fanno i Gip e i giudici del Riesame), "Le sentenze anti-impresa si moltiplicano" (e se un medico ammazza il paziente? Sentenza anti-medicina).
Polito el Drito sul Corriere: "Una supplenza sbagliata" (un giudice che ferma una strage e ne punisce gli autori è un supplente? E chi sarebbe il titolare?).
Una menzione speciale merita Chicco Testa: l'ex ambientalista, già folgorato sulla via del nucleare con scarso successo, ha avuto un'altra conversione: gli è apparsa una fornace ardente, è caduto in ginocchio, s'è raccolto in preghiera e s'è fatto un aerosol di diossina. Poi, a dimostrazione che certe inalazioni fan bene alla salute, ha sfidato sul Foglio i giudici a sequestrare anche le autostrade, visto che molta gente muore di "incidente stradale". Dunque l'Ilva e il traffico (che "rappresenta una causa di morte certa e prevedibile") pari sono.
Forse gli sfugge che chi si mette in strada accetta il rischio di incidenti, mentre chi vive a Taranto no. E, per evitare incidenti sono previsti obblighi (i limiti di velocità) e divieti (non si guida ubriachi o drogati): chi li viola incorre in sanzioni amministrative o, in caso di colpa e dolo, penali. Proprio come per produrre acciaio. Solo che, se ti sequestrano l'auto perché sei brillo, tutti plaudono. Se ti sequestrano la fabbrica, insorgono i chicchitesta (il problema a Taranto, come a Palermo, è il traffico). Uno spera sempre che si facciano pagare: almeno avrebbero un buon motivo. Ma si teme fortemente che lavorino gratis.
Marco Travaglio per "Il Fatto Quotidiano"
TESTE DI CHICCO
Anche se dalle intercettazioni emerge il contrario, noi all'ipotesi di giornalisti corrotti dall'Ilva non ci crediamo. È vero che nelle carte dei giudici si legge di un dirigente intercettato che diceva: "La stampa dobbiamo pagarla tutta". E il "responsabile relazioni istituzionali" Girolamo Archinà rimpiangeva i bei tempi in cui teneva "tutto sotto coperta", mentre ultimamente "la linea della correttezza e della trasparenza" non ha pagato e auspica di "ritornare tutti a nascondere tutto". Però i soldi ai giornalisti no, sono matematicamente impossibili. Per un semplice motivo: per controllare i giornali e le tv che contano non c'è bisogno di pagare. Vengono via gratis.
Solo uno sprovveduto, o uno straniero abituato ai cronisti del suo paese, metterebbe mano al portafogli per ammansire una bestia già addomesticata di suo. La chiave per capire come funzionava con l'Ilva, così come con tutti i grandi gruppi italioti, è quella del giovane Riva, Emilio, che parlando col padre Fabio dopo un incontro con Vendola fa onore al nome del nonno: "Facciamo un comunicato stampa fuorviante tanto per ‘vendere fumo', dicendo che va tutto bene e che l'Ilva collabora con la Regione".
Ecco, di fumo l'Ilva ne ha venduto, anzi regalato parecchio: ai tarantini morti e malati; ai politici e ai giornalisti che (fatte salve le solite lodevoli eccezioni: ricordo per tutti il libro di Carlo Vulpio, "La città delle nuvole", anticipato dal Fatto) se li bevevano d'un fiato. Senza bisogno di pagarli. E non perché i giornalisti italiani, per loro natura, siano privi di olfatto e polmoni. Ma perché hanno un editore che di mestiere fa l'inquinatore o l'amico o il finanziatore degli inquinatori.
Se, dalla Fieg, si levano palazzinari, banchieri e finanzieri del ramo rifiuti-energia (ovviamente sporca), resta poco o nulla nulla. E allora le puzze diventano Chanel n. 5. E i carcinomi afflizioncelle di stagione. Soprattutto per i titolisti e gli editorialisti, quelli che non leggono nemmeno le cronache dei loro giornali per non disturbare le loro opinioni (cioè quelle dei padroni). Il Giornale: "Meglio rischiare il cancro domani che morire di fame oggi" (cos'è: una gara a cronometro?).
Libero: "Se chiudono gli altiforni italiani festeggiano tedeschi e indiani" (peccato che gli altiforni tedeschi siano a norma).
La Stampa: "Il Gip fredda l'Ilva" (ecco chi è il killer: il Gip).
L'Unità: "Risanare senza spegnere" (come dire: medicare sparando e accarezzare menando).
Il Foglio: "Pm onnipotenti, politica impotente" (i famosi pm che fanno i Gip e i giudici del Riesame), "Le sentenze anti-impresa si moltiplicano" (e se un medico ammazza il paziente? Sentenza anti-medicina).
Polito el Drito sul Corriere: "Una supplenza sbagliata" (un giudice che ferma una strage e ne punisce gli autori è un supplente? E chi sarebbe il titolare?).
Una menzione speciale merita Chicco Testa: l'ex ambientalista, già folgorato sulla via del nucleare con scarso successo, ha avuto un'altra conversione: gli è apparsa una fornace ardente, è caduto in ginocchio, s'è raccolto in preghiera e s'è fatto un aerosol di diossina. Poi, a dimostrazione che certe inalazioni fan bene alla salute, ha sfidato sul Foglio i giudici a sequestrare anche le autostrade, visto che molta gente muore di "incidente stradale". Dunque l'Ilva e il traffico (che "rappresenta una causa di morte certa e prevedibile") pari sono.
Forse gli sfugge che chi si mette in strada accetta il rischio di incidenti, mentre chi vive a Taranto no. E, per evitare incidenti sono previsti obblighi (i limiti di velocità) e divieti (non si guida ubriachi o drogati): chi li viola incorre in sanzioni amministrative o, in caso di colpa e dolo, penali. Proprio come per produrre acciaio. Solo che, se ti sequestrano l'auto perché sei brillo, tutti plaudono. Se ti sequestrano la fabbrica, insorgono i chicchitesta (il problema a Taranto, come a Palermo, è il traffico). Uno spera sempre che si facciano pagare: almeno avrebbero un buon motivo. Ma si teme fortemente che lavorino gratis.
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Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
Da IFQ
CATTIVERIE
Vendola: ”Non lasceremo che i tarantini debbano scegliere tra cancro e povertà”. Quando possono averle entrambi.
(www.spinoza.it)
CATTIVERIE
Vendola: ”Non lasceremo che i tarantini debbano scegliere tra cancro e povertà”. Quando possono averle entrambi.
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Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
I magliari
Da:
I ministri a Taranto, città bloccata. Corrado Passera: “I soldi non basteranno”
Nel centro del capoluogo ionico il sit in degli ambientalisti e del Comitato cittadino liberi e pensanti; poi il corteo pacifico ma non autorizzato; nei pressi dell'impianto siderurgico gli operai del gruppo Riva hanno bloccato la statale Appia per Bari e la 106 per Reggio Calabria. Ferrante: "Abbiamo stanziato 146 milioni per l'ambiente"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 17 agosto 2012
Commenti (34)
Ministro Passera: “No a decisioni irrimediabili. Ma i soldi non basteranno”
”Auspichiamo che non vengano prese decisioni che siano irrimediabili nelle loro conseguenze”: è quanto detto al termine di un vertice sull’Ilva dal ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, secondo cui “la collaborazione con la magistratura è e sarà totale”. La decisione irrimediabile, a cui fa riferimento Passera, è quella dello spegnimento dell’impianto, disposto dal gip Patrizia Todisco. Passera poi definisce quella di oggi una “tappa importante” e sottolinea che “il governo nel suo insieme si sente impegnato”. “Oggi c’è stato chiaro e forte il consenso su una questione di fondo – ha aggiunto – non ci può essere una scelta tra la salute e il lavoro. Proviamo a vedere che da una crisi molto pesante” come quella dell’Ilva “possa venire un’opportunità di sviluppo anche per l’ambiente: abbiamo percepito la volontà che questa crisi non sia definitiva ma diventi un’opportunità”. L’ex ad di Intesa Sanpaolo, poi, ha specificato che i soldi stanziati non basteranno a risolvere i problemi ambientali del capoluogo ionico, per il cui superamento, a sentire Passera, il governo dovrà cercare di accedere a fondi europei.
Da:
I ministri a Taranto, città bloccata. Corrado Passera: “I soldi non basteranno”
Nel centro del capoluogo ionico il sit in degli ambientalisti e del Comitato cittadino liberi e pensanti; poi il corteo pacifico ma non autorizzato; nei pressi dell'impianto siderurgico gli operai del gruppo Riva hanno bloccato la statale Appia per Bari e la 106 per Reggio Calabria. Ferrante: "Abbiamo stanziato 146 milioni per l'ambiente"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 17 agosto 2012
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Ministro Passera: “No a decisioni irrimediabili. Ma i soldi non basteranno”
”Auspichiamo che non vengano prese decisioni che siano irrimediabili nelle loro conseguenze”: è quanto detto al termine di un vertice sull’Ilva dal ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, secondo cui “la collaborazione con la magistratura è e sarà totale”. La decisione irrimediabile, a cui fa riferimento Passera, è quella dello spegnimento dell’impianto, disposto dal gip Patrizia Todisco. Passera poi definisce quella di oggi una “tappa importante” e sottolinea che “il governo nel suo insieme si sente impegnato”. “Oggi c’è stato chiaro e forte il consenso su una questione di fondo – ha aggiunto – non ci può essere una scelta tra la salute e il lavoro. Proviamo a vedere che da una crisi molto pesante” come quella dell’Ilva “possa venire un’opportunità di sviluppo anche per l’ambiente: abbiamo percepito la volontà che questa crisi non sia definitiva ma diventi un’opportunità”. L’ex ad di Intesa Sanpaolo, poi, ha specificato che i soldi stanziati non basteranno a risolvere i problemi ambientali del capoluogo ionico, per il cui superamento, a sentire Passera, il governo dovrà cercare di accedere a fondi europei.
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Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
I danni li paghi Riva insieme ai partiti che ha finanziato in questi anni.
B. Grillo
Vedo che anche grillo è d'accordo su questa soluzione,...mi sembra la più logica.
B. Grillo
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Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
I danni li paghi Riva insieme ai partiti che ha finanziato in questi anni.
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Vedo che anche grillo è d'accordo su questa soluzione,...mi sembra la più logica.
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Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
Qui non si rendono conto, o fanno finta di non rendersi conto, che siamo di fronte al reato di omicidio volontario aggravato plurimo.
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Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
camillobenso ha scritto:Qui non si rendono conto, o fanno finta di non rendersi conto, che siamo di fronte al reato di omicidio volontario aggravato plurimo.
Caro camillobenso.Qui gli arresti domiciliari devono finire.La galera ci vuole per i corrotti e corruttori.E risarcire pure le famiglie che hanno avuto morti per inquinamento,come avvenuto pe l'ìamianto.
Allora le due cose devono correre assieme senza chiudere.Risanare l'inquinamento marino e ripulire l'aria.Depuratori, per ripulire i liquidi che escono.
Abbattimento dell'inquinamento dell'aria.Le zone agricole vicine monitorarle per controllare cosa mangiano i cittadini.Che oltre a respirarle poi si beccano prodotti anche inquinati.Questo dovrebbe valere per tutti i terreni agricoli di tutta Italia vicino a industrie o centrali a carbone.
Per fortuna che l'eta media dicono che si è allungata.Si per gli imprenditori di quelle aziende che abitano altrove, pure fuori dall'Italia
Ciao
Paolo11
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Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
Per il momento è una notizia flash:
Ilva, il tribunale del Riesame conferma il sequestro degli impianti senza facoltà d'uso
Ilva, il tribunale del Riesame conferma il sequestro degli impianti senza facoltà d'uso
Re: Il dilemma: ambiente/salute o lavoro?
Qualcuno è disposto a credere che l'Ilva investirà 5,5 miliardi di dollari a Taranto? Io sinceramente no.
E nel caso, forse altrettanto improbabile, che un tale investimento venga fatto con il contributo di fondi pubblici, sarebbe questo il giusto modo di spendere tanti soldi in quel territorio? O non ci sarebbero forse più valide alternative?
Ilva, coprire i parchi minerali si può: lo ha fatto la Hyundai Steel in Corea del Sud
Il Gruppo Riva e il ministro Clini spingono per il barrieramento, l'Arpa Puglia per la copertura. Beppe Grillo mostra su Facebook il caso virtuoso di un impianto siderurgico asiatico. Ilfattoquotidiano.it ha sottoposto il caso a esperti del settore, trovando conferme. Carlo Mapelli (Politecnico di Milano): "Soluzione tecnicamente interessante, ma non realizzabile a Taranto nel breve periodo"
di Eleonora Bianchini e Pierluigi Giordano Cardone | 22 agosto 2012
“Perché in Corea del Sud sì e a Taranto no?”. Mentre politica e tecnici battibeccano a distanza sulle tecniche di bonifica dell’Ilva, (con il governo che propende per la costruzione di una barriera e l’Arpa che spinge per la copertura delle zone a rischio), dal web arriva l’esempio virtuoso: in Corea del Sud c’è un impianto siderurgico che ha deciso di coprire con alcune cupole i propri parchi minerali. Costi? Elevati. Effetti? Al di là delle più rosee aspettative. Da qui l’interrogativo: perché non esportare la soluzione asiatica anche in Italia? Per gli esperti si può. Per l’azienda meno. Ecco perché.
Il dibattito sul caso Ilva
Mettersi a norma “al prezzo di onerosissimi esborsi finanziari” sulla base “delle migliori tecnologie disponibili”. Le motivazioni del tribunale del Riesame parlano chiaro: per porre fine all’inquinamento provocato dall’Ilva di Taranto bisogna puntare al massimo. Con una soluzione definitiva. A ogni prezzo. La nuova partita sul futuro ‘ambientale’ dello stabilimento siderurgico del Gruppo Riva, quindi, è già iniziata. E per quanto riguarda la bonifica del Parco minerali (da cui si alzano le polveri che infestano il quartiere Tamburi) si gioca su due fronti: l’Arpa Puglia vuole la copertura dell’area, la proprietà dell’acciaieria propende per il barrieramento (ipotesi sostenuta anche dal ministro Corrado Clini nella conferenza stampa del 17 agosto scorso), che avrebbe tempi di realizzazione e costi nettamente inferiori rispetto a quanto prospettato dall’Agenzia regionale per l’ambiente. Che in questa situazione conflittuale ha scoperto di avere un alleato inaspettato. Un paio di giorni fa, infatti, Beppe Grillo (‘riprendendo’ il Comitato cittadini liberi e pensanti di Taranto, ndr) ha postato sulla sua pagina Facebook la soluzione adottata dalla Hyundai Steel Corporation in Corea del Sud, che ha deciso di coprire i suoi parchi minerali con delle cupole ad hoc. “Questo perché durante le fasi di carico e scarico dei minerali avviene la dispersione di polveri e minerali nocivi nell’aria. Perché in Corea del Sud sì e a Taranto no?” si è chiesto il leader del Movimento 5 Stelle.
L’esempio della Hyundai Steel
L’esempio asiatico ha suscitato entusiasmo in Rete ed è stato rilanciato da migliaia di utenti che lo ritengono il massimo del virtuosismo. I dati, del resto, sembrerebbero confermare la bontà della scelta di Hyundai. L’azienda sudcoreana, infatti, è stata la prima al mondo a realizzare un sistema di stoccaggio al coperto per ridurre l’impatto ambientale in tutte le fasi del processo di produzione. Secondo un servizio della Cnn realizzato a ottobre 2011, “l’aria è più pulita e le condizioni di vita sono migliorate”. L’impianto è costato complessivamente 5,5 miliardi di dollari (ammortizzabili a bilancio in un quinquennio) ed è in grado di produrre 8 milioni di tonnellate di acciaio all’anno (l’Ilva ne produce poco più di 9 milioni), con 35 chilometri di nastro trasportatore. Inoltre la copertura del materiale dall’inizio alla fine del processo di trasformazione consente all’azienda di risparmiare circa 20 milioni di dollari all’anno. Al contrario, lasciare tutto all’aria aperta, secondo la Hyundai, “provoca ai produttori di acciaio una perdita dello 0.5% del materiale a causa di pioggia, vento e freddo”. Insomma, gli ingredienti della soluzione coreana sono due: risparmio sulle materie prime e tutela ambientale.
Il parere di Arpa Puglia: “Copertura unica soluzione”
“Corea e Giappone sono avanti anni luce rispetto a noi – ha spiegato al fattoquotidiano.it Giorgio Assennato, presidente di Arpa Puglia – La copertura dei parchi minerali è l’unica soluzione tecnicamente possibile contro l’inquinamento, soprattutto nel caso di Ilva”. Il perché sta nella pochezza delle alternative. “A nostro avviso – ha continuato Assennato – l’altro rimedio utile sarebbe la completa delocalizzazione dei parchi, ma questa avrebbe dei costi e dei tempi di realizzazione davvero esorbitanti”. E il barrieramento, magari con una bagnatura costante delle colline di polveri ferrose? “A Taranto la bagnatura dovrebbe esser già fatta e i risultati sono evidenti: non basta. Anche per questo motivo le barriere non sono la soluzione migliore – ha sottolineato il numero uno dell’agenzia ambientale pugliese – e credo che il tribunale del Riesame la pensi così, considerato che nelle motivazioni della sua sentenza ha fatto ampio riferimento alle nostre analisi”.
L’esperto: “Soluzione tecnica degna di interesse”
Sull’esempio delle acciaierie Hyundai Steel Corporation e sulla possibilità di ‘esportare’ la soluzione sudcoreana a Taranto, è interressante il parere al professor Carlo Mapelli, docente di siderurgia al Politecnico di Milano. “All’Ilva il trasporto su nastri protetti dalle navi ai parchi c’è già, a differenza delle cupole che in Corea coprono il parco minerario. Sono una soluzione tecnicamente interessante, per ora presente solo in questo impianto coreano – ha detto il professor Mapelli – Considerato il sistema di svuotamento, non sono una soluzione che si può pensare di installare in tempi rapidi a Taranto, in quanto servirebbero un bel po’ di mesi perché ci sarebbero da predisporre anche delle macchine specifiche sotto le cupole per consentire lo svuotamento del deposito. Comunque – è il parere del professore – si può trattare di una soluzione tecnica certo degna di interesse e di essere considerata per realizzare futuri miglioramenti, almeno di una parte del parco minerario”. Il dubbio di Mapelli, tuttavia, non è tanto nella tecnologia da utilizzare quanto sulla velocità di attuazione. “Rimango dell’opinione che per portare sollievo in tempi brevi alle persone che abitano nei pressi dell’impianto – ha specificato Mapelli – un buon sistema di irrorazione e di barriere verticali sia la soluzione più agibile, poi per il futuro compartimentare il parco e coprire singoli settori potrebbe essere interessante. La differenza è che quello coreano è un impianto nuovo di zecca (progettato apposta in quel modo) mentre qui bisogna modificare situazioni pregresse ed è molto meno semplice sopratutto su una superficie di 65 ettari. Col tempo e con un buon piano si potrà modificare qualcosa anche a Taranto”. Anche perché il tribunale del Riesame parla chiaro: soluzione definitiva a ogni costo e con le migliori tecnologie possibili. Dalla Corea del Sud un’idea è arrivata. E secondo gli esperti è fattibile, con buona pace di ministri e gruppo Riva.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... to/331220/
E nel caso, forse altrettanto improbabile, che un tale investimento venga fatto con il contributo di fondi pubblici, sarebbe questo il giusto modo di spendere tanti soldi in quel territorio? O non ci sarebbero forse più valide alternative?
Ilva, coprire i parchi minerali si può: lo ha fatto la Hyundai Steel in Corea del Sud
Il Gruppo Riva e il ministro Clini spingono per il barrieramento, l'Arpa Puglia per la copertura. Beppe Grillo mostra su Facebook il caso virtuoso di un impianto siderurgico asiatico. Ilfattoquotidiano.it ha sottoposto il caso a esperti del settore, trovando conferme. Carlo Mapelli (Politecnico di Milano): "Soluzione tecnicamente interessante, ma non realizzabile a Taranto nel breve periodo"
di Eleonora Bianchini e Pierluigi Giordano Cardone | 22 agosto 2012
“Perché in Corea del Sud sì e a Taranto no?”. Mentre politica e tecnici battibeccano a distanza sulle tecniche di bonifica dell’Ilva, (con il governo che propende per la costruzione di una barriera e l’Arpa che spinge per la copertura delle zone a rischio), dal web arriva l’esempio virtuoso: in Corea del Sud c’è un impianto siderurgico che ha deciso di coprire con alcune cupole i propri parchi minerali. Costi? Elevati. Effetti? Al di là delle più rosee aspettative. Da qui l’interrogativo: perché non esportare la soluzione asiatica anche in Italia? Per gli esperti si può. Per l’azienda meno. Ecco perché.
Il dibattito sul caso Ilva
Mettersi a norma “al prezzo di onerosissimi esborsi finanziari” sulla base “delle migliori tecnologie disponibili”. Le motivazioni del tribunale del Riesame parlano chiaro: per porre fine all’inquinamento provocato dall’Ilva di Taranto bisogna puntare al massimo. Con una soluzione definitiva. A ogni prezzo. La nuova partita sul futuro ‘ambientale’ dello stabilimento siderurgico del Gruppo Riva, quindi, è già iniziata. E per quanto riguarda la bonifica del Parco minerali (da cui si alzano le polveri che infestano il quartiere Tamburi) si gioca su due fronti: l’Arpa Puglia vuole la copertura dell’area, la proprietà dell’acciaieria propende per il barrieramento (ipotesi sostenuta anche dal ministro Corrado Clini nella conferenza stampa del 17 agosto scorso), che avrebbe tempi di realizzazione e costi nettamente inferiori rispetto a quanto prospettato dall’Agenzia regionale per l’ambiente. Che in questa situazione conflittuale ha scoperto di avere un alleato inaspettato. Un paio di giorni fa, infatti, Beppe Grillo (‘riprendendo’ il Comitato cittadini liberi e pensanti di Taranto, ndr) ha postato sulla sua pagina Facebook la soluzione adottata dalla Hyundai Steel Corporation in Corea del Sud, che ha deciso di coprire i suoi parchi minerali con delle cupole ad hoc. “Questo perché durante le fasi di carico e scarico dei minerali avviene la dispersione di polveri e minerali nocivi nell’aria. Perché in Corea del Sud sì e a Taranto no?” si è chiesto il leader del Movimento 5 Stelle.
L’esempio della Hyundai Steel
L’esempio asiatico ha suscitato entusiasmo in Rete ed è stato rilanciato da migliaia di utenti che lo ritengono il massimo del virtuosismo. I dati, del resto, sembrerebbero confermare la bontà della scelta di Hyundai. L’azienda sudcoreana, infatti, è stata la prima al mondo a realizzare un sistema di stoccaggio al coperto per ridurre l’impatto ambientale in tutte le fasi del processo di produzione. Secondo un servizio della Cnn realizzato a ottobre 2011, “l’aria è più pulita e le condizioni di vita sono migliorate”. L’impianto è costato complessivamente 5,5 miliardi di dollari (ammortizzabili a bilancio in un quinquennio) ed è in grado di produrre 8 milioni di tonnellate di acciaio all’anno (l’Ilva ne produce poco più di 9 milioni), con 35 chilometri di nastro trasportatore. Inoltre la copertura del materiale dall’inizio alla fine del processo di trasformazione consente all’azienda di risparmiare circa 20 milioni di dollari all’anno. Al contrario, lasciare tutto all’aria aperta, secondo la Hyundai, “provoca ai produttori di acciaio una perdita dello 0.5% del materiale a causa di pioggia, vento e freddo”. Insomma, gli ingredienti della soluzione coreana sono due: risparmio sulle materie prime e tutela ambientale.
Il parere di Arpa Puglia: “Copertura unica soluzione”
“Corea e Giappone sono avanti anni luce rispetto a noi – ha spiegato al fattoquotidiano.it Giorgio Assennato, presidente di Arpa Puglia – La copertura dei parchi minerali è l’unica soluzione tecnicamente possibile contro l’inquinamento, soprattutto nel caso di Ilva”. Il perché sta nella pochezza delle alternative. “A nostro avviso – ha continuato Assennato – l’altro rimedio utile sarebbe la completa delocalizzazione dei parchi, ma questa avrebbe dei costi e dei tempi di realizzazione davvero esorbitanti”. E il barrieramento, magari con una bagnatura costante delle colline di polveri ferrose? “A Taranto la bagnatura dovrebbe esser già fatta e i risultati sono evidenti: non basta. Anche per questo motivo le barriere non sono la soluzione migliore – ha sottolineato il numero uno dell’agenzia ambientale pugliese – e credo che il tribunale del Riesame la pensi così, considerato che nelle motivazioni della sua sentenza ha fatto ampio riferimento alle nostre analisi”.
L’esperto: “Soluzione tecnica degna di interesse”
Sull’esempio delle acciaierie Hyundai Steel Corporation e sulla possibilità di ‘esportare’ la soluzione sudcoreana a Taranto, è interressante il parere al professor Carlo Mapelli, docente di siderurgia al Politecnico di Milano. “All’Ilva il trasporto su nastri protetti dalle navi ai parchi c’è già, a differenza delle cupole che in Corea coprono il parco minerario. Sono una soluzione tecnicamente interessante, per ora presente solo in questo impianto coreano – ha detto il professor Mapelli – Considerato il sistema di svuotamento, non sono una soluzione che si può pensare di installare in tempi rapidi a Taranto, in quanto servirebbero un bel po’ di mesi perché ci sarebbero da predisporre anche delle macchine specifiche sotto le cupole per consentire lo svuotamento del deposito. Comunque – è il parere del professore – si può trattare di una soluzione tecnica certo degna di interesse e di essere considerata per realizzare futuri miglioramenti, almeno di una parte del parco minerario”. Il dubbio di Mapelli, tuttavia, non è tanto nella tecnologia da utilizzare quanto sulla velocità di attuazione. “Rimango dell’opinione che per portare sollievo in tempi brevi alle persone che abitano nei pressi dell’impianto – ha specificato Mapelli – un buon sistema di irrorazione e di barriere verticali sia la soluzione più agibile, poi per il futuro compartimentare il parco e coprire singoli settori potrebbe essere interessante. La differenza è che quello coreano è un impianto nuovo di zecca (progettato apposta in quel modo) mentre qui bisogna modificare situazioni pregresse ed è molto meno semplice sopratutto su una superficie di 65 ettari. Col tempo e con un buon piano si potrà modificare qualcosa anche a Taranto”. Anche perché il tribunale del Riesame parla chiaro: soluzione definitiva a ogni costo e con le migliori tecnologie possibili. Dalla Corea del Sud un’idea è arrivata. E secondo gli esperti è fattibile, con buona pace di ministri e gruppo Riva.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... to/331220/
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