Prima libertà, la libertà dal bisogno

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
mariok

Re: Prima libertà, la libertà dal bisogno

Messaggio da mariok »

giorgio ha scritto:Ecco l'artico di d'Arcai cui mi riferivo.

http://www.lavoronuovo.org/wp-content/u ... -Fatto.pdf

Di cui metto in evidenza una frase:
"Perché ri-formare vuol dire
anche radicale re-distribuzione
di ricchezze e poteri, altrimenti
è solo servilismo
verso gli interessi costituiti,
arti-riformismo del signorsì"
Credo sia interessante completare la citazione.
Flores d'Arcais ha scritto:La Fiom sta dimostrando cosa
voglia dire affrontare un'emergenza nel rispetto della
democrazia liberale, fondata sulla divisione dei poteri,
dunque sull'autonomia di
magistrati "soggetti solo alla
legge"
, come i nostri "liberali" alle vongole hanno dimenticato da un pezzo, affrontarla facendo dell'interesse di
classe l'interesse generale
,
del diritto al lavoro e del diritto alla salute e alla vita uno
stesso indivisibile diritto (anche se qui non si tratta di embrioni, ma solo di esseri umani adulti, sfruttati e ricattati).
LA FIOM ha insomma dimostrato di essere l'unico
presidio di riformismo realmente esistente, in un paese
che fa scempio di vocabolario (fino a definire "responsabili" i guitto-lanzi alla Scilipoti), una forza operaia capace di essere garante dell'interesse nazionale, a differenza di confindustrie, partiti,
sindacati corrivi, (dis)informazione pasciuta nel silenzio
e altre esemplificazioni del
"particulare" che sta distruggendo l'Italia.
Credo che stia proprio qui la differenza: la classe operaia compie la sua missione quando, a differenza "di confindustrie, partiti,
sindacati corrivi, (dis)informazione pasciuta nel silenzio e altre esemplificazioni del "particulare" che sta distruggendo l'Italia", è "capace di essere garante dell'interesse nazionale".

Ed oggi più che mai, l'interesse nazionale si difende avendo a riferimento "la realizzazione della Costituzione repubblicana e dei valori di "giustizia e libertà" che la informa", che mai come oggi è sottoposta all'attaco dei falsi riformisti.
mariok

Re: Prima libertà, la libertà dal bisogno

Messaggio da mariok »

- continua -

Da questo punto di vista l'articolo d'Arcais dice qualcosa di non nuovo, ma che ormai sembra essere stato dimenticato.

Se la classe operaia si isola, si chiude nella fabbrica, pensa solo a difendere le sue pur sacrosante conquiste, finisce col perdere.

Ed è proprio quello che è successo almeno negli ultimi vent'anni.

Solo se si mostra capace di "essere garante dell'interesse nazionale" (ma ciò secondo me oggi non basta, perché buona parte della partita si gioca a livello sovranazionale) può realmente incidere sulla realtà e sconfiggere l'avversario di classe.

Per far ciò deve indicare una nuova società, che faccia propri i valori ed i principi delle rivoluzioni liberali oggi contraddetti dalle forze che oltre due secoli fa hanno pur contribuito ad affermare, ma che guardi ad un nuovo modello di sviluppo, reso necessario dalla ormai evidente inconciliabilità del vecchio modello con quei valori e principi.

Da questo punto di vista, mi pare estremamente contraddittorio contrapporre al rigore "liberista" (quello basato sull'abbattimento dello stato sociale) non un diverso rigore "sociale" (basato sulla lotta agli sprechi ed ai privilegi, sui consumi sociali contro il consumismo dissipatore di risorse ed ambiente) una politica "keynesiana" di ulteriore espansione della spesa pubblica illudendosi di coprirne i costi mediante la condanna ad una crescita infinita.

Ma questo è un altro discorso che va ben oltre l'articolo di Flores.
paolo11
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Re: Prima libertà, la libertà dal bisogno

Messaggio da paolo11 »

Diciamo pure anche questo.Si era inborghesita anche una parte della classe operaia negli anni addietro.Quando la disoccupazione era quasi a 0.
Allora lavoravano in famiglia marito e moglie, quindi non se la passavano male.Questo l'ho verificato nell'ambito del lavoro.
Ora bisogna ricominciare da capo.Avete visto il Sudafrica con i minatori? Le solite multinazionali Inglesi che sfruttano i lavoratori.
Questi sono i livelli che vorrebbero esportare nel mondo.
Questa sera TG3 delle 19,00 evasione ancora moltissima da parte di chi ha Aerei navi elicotteri.Ma non doveva entrare in funzione il grande cervellone che ora non ricordo il nome.Mi sembra non sia ancora in funzione intanto i soldi partono per la Svizzera ecc....
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: Prima libertà, la libertà dal bisogno

Messaggio da camillobenso »

giorgio ha scritto:In effetti l'articolo di D'Arcais parla di "riformismo" e non di rivoluzione e/o dittatura del proletariato.
E la sottolineatura del fatto che quella operaia (o, più ragionevolmente, lavoratrice) sia la sola classe che possa farsi carico dell'interesse comune, è una affermazione talmente antica (nei tempi della politica e della storia delle idee del XX secolo) da essere ormai un classico.
Che poi questo significhi fare gli interesse ANCHE dei padroni, mi pare una deriva nell'interclassismo più rinunciatario: gli interessi COMUNI spesso sono opposti a quelli di parti privilegiate della società.
L'esempio della sanità pubblica erga omnes, della scuola pubblica e gratuita, dell'economia con abbiettivi sociali (come da nostra Costituzione), in opposizione agli interessi dei "meno" che vorrebbero sanità, scuola e quant'altro assolutamente privatizzato, e un'economia che miri solo al profitto dei soliti lorsignori, mi paiono calzanti.
Per non parlare degli sporchi interessi delle banche e di tutte le agenzie della speculazione più feroce, diametralmente opposti rispetto a quelli delle maggioranze, ma salvaguardati coi soldi di queste stesse.

Io credo, e, almeno su questo, non ho cambiato idea negli ultimi 40 anni, che esistano due tipi di riforme:
-quelle che cambiano le cose senza modificare i rapporti di forza tra le classi
-quelli che spostano ricchezza e potere dalla classe dominante alle classi subalterne
(ovviamente sto semplificando al massimo un argomento che bel altra trattazione meriterebbe.

E, quasi automaticamente, il mio pensiero va alla "legal revoluciòn chilena" (come la chiamò Neruda) di Salvador Allende e di Unidad Popular, pur rendendomi perfettamente conto di tutte le diversità aristoteliche di tempo, di spazio e di luogo...
Manca una riflessione.

Perché gli operai di Mirafiori, per mezzo secolo un presidio della sinistra, nella seconda metà del 1990 sono passati con Berlusconi, facendo diventare Mirafiori un presidio azzurro. Ma non c’è solo Mirafiori, è stato un fenomeno nazionale.

Noi siamo figli del nostro tempo, ma i tempi cambiano.

E non è detto che negli anni ’70 tutto filasse liscio.

Un amico che ha lavorato per anni alla Breda, poi diventata Ilva, si doleva già negli anni ’70 di quei personaggi che entravano in fabbrica con l’Unità ben in vista nella tasca posteriore dei jeans, segnalando l’appartenenza.

Quelli che nelle manifestazioni erano in prima fila con la bandiera rossa, con le trombette e con i tamburi.

Quelli che usavano le mani verso coloro che erano riottosi e titubanti verso lo sciopero.

Poi, ha riscontrato un certo sfilamento. Piano piano, erano diventati silenziosi.

La domanda quindi era d’obbligo nel chiedere il perché di così tanto mutamento.

Perché avevano comprato la casa o perché stavano pagando le rate.

E allora? – chiese l’amico.

<<Allora c’è che i comunisti ti vogliono portare via la casa>>

Erano stati comunisti fino a quando erano in affitto, è bastato un semplice gradino per passare dall’altra parte.

Lo stesso dicasi per i “maiosti” dell’epoca che a scuola mi facevano un mazzo tanto perché non aderivo al loro modo di vedere la politica.

Una decina d’anni dopo sono diventati piccoli imprenditori, e da comunisti convinti, figli di comunisti nel periodo fascista, sono diventati leghisti o berlusconiani.

Su questo c’è molto da riflettere sulla classe lavoratrice.

Come bisogna riflettere sul fenomeno del trasformismo come ho riportato oggi in altro 3d.

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