THE CATHOLIC QUESTION
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Dovrebbero vergognarsi sia i politici che i cittadini per il caso Eluana Englaro
Quelli che volevano tenerla in vita come un vegetale mi fanno Schi...
E i sacerdoti pure con il caso di welby.Non volendo fargli il funerale in chiesa.
Nel compenso tenevano a Roma in una chiesa uno della banda della Magliana.
Falsi cristiani siete.
Ciao
Paolo11
Quelli che volevano tenerla in vita come un vegetale mi fanno Schi...
E i sacerdoti pure con il caso di welby.Non volendo fargli il funerale in chiesa.
Nel compenso tenevano a Roma in una chiesa uno della banda della Magliana.
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Paolo11
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
paolo11 ha scritto:Dovrebbero vergognarsi sia i politici che i cittadini per il caso Eluana Englaro
Quelli che volevano tenerla in vita come un vegetale mi fanno Schi...
E i sacerdoti pure con il caso di welby.Non volendo fargli il funerale in chiesa.
Nel compenso tenevano a Roma in una chiesa uno della banda della Magliana.
Falsi cristiani siete.
Ciao
Paolo11
Paolino,.. hai provocato il Vaticano e monsignor Colombo ti ha subito risposto.
Martini, monsignor Colombo: “Morte strumentalizzata per squallidi fini”
Il sacerdote, bioeticista e docente universitario, a Radio Vaticana spiega che il rifiuto del cardinale all'accanimento terapeutico "è stato paragonato ad altri episodi, in particolare quelli che hanno riguardato Eluana Englaro e Piergiorgio Welby. Ma si tratta di un paragone del tutto arbitrario e per nulla fondato, né medicalmente, né moralmente”
di Giovanna Trinchella
| 1 settembre 2012 |Commenti (0)
Radio Vaticana non ci sta. La voce della Santa Sede non ha apprezzato il laico coro di elogi, da Mina Welby a Beppino Englaro e i tanti commenti anche su Twitter, per la scelta del cardinal Carlo Maria Martini di non essere sottoposto ad accanimento terapeutico e intervista monsignor Roberto Colombo che parla di una “strumentalizzazione per fini squallidi” della morte del cardinale. ”Un paragone del tutto arbitrario e per nulla fondato, né medicalmente né moralmente” quello tra il cardinale Carlo Maria Martini e i casi di Eluana Englaro e Piergiorgio Welby ragiona il sacerdote docente alla Facoltà di Medicina dell’Ospedale Gemelli di Roma. Il genetista e bioeticista commenta così il grande rilievo dato da stampa e tv sul rifiuto del cardinale, a metà agosto, di essere alimentato tramite sondino dopo che l’ultima crisi l’aveva reso non più in grado di deglutire cibi, né solidi né liquidi. Una scelta determinata dall’avvicinarsi ormai imminente della morte di cui Martini, 85 anni, malato del morbo di Parkinson da sedici anni, era pienamente cosciente.
“Ci pare che la morte di una grande figura, come il cardinale Martini, sia stata strumentalizzata per fini diversi che possiamo immaginare, ma che vogliamo giudicare come davvero squallidi. Il cardinale Martini soffriva da oltre dieci anni di una malattia neurodegenerativa, il morbo di Parkinson, che vede la comparsa periodica di crisi che, con il tempo, tendono ad aggravarsi – spiega -. Da quanto ha dichiarato il suo medico personale, il professor Gianni Pezzoli, si è verificata un’ultima crisi particolarmente grave a metà agosto, e il cardinale non è stato più in grado di deglutire cibi, né solidi né liquidi. Si è allora prospettata l’eventualità di una alimentazione per via enterale, attraverso un sondino. Il cardinale ha scelto di non farsi praticare questo trattamento considerato l’avvicinarsi ormai imminente del termine della sua vita. Questo – prosegue – è stato paragonato ad altri episodi, in particolare quelli che hanno riguardato Eluana Englaro e Piergiorgio Welby. Ma si tratta di un paragone del tutto arbitrario e per nulla fondato, né medicalmente, né moralmente”.
Illustrando le differenze tra i vari casi, secondo mons. Colombo dice “dobbiamo dire, innanzi tutto, che l’accanimento terapeutico si configura come un intervento medico non più adeguato alla reale situazione del malato, perché ormai sproporzionato ai risultati che si potrebbero sperare, oppure perché appare troppo gravoso per le sue condizioni. Invece, nel caso della giovane Eluana, essa versava in una situazione clinica che era del tutto differente; non era in agonia, né stava per entrarvi, e per il suo stato clinico, la nutrizione enterale era perfettamente appropriata. Anche nel caso di Piergiorgio Welby, su richiesta dello stesso paziente, il respiratore gli venne staccato ben 45 anni dopo l’inizio della patologia; anche in questo caso, Welby, non si trovava in prossimità della morte. Si è dunque trattato di un’eutanasia volontaria”. Secondo la Dottrina della Chiesa, ricorda ancora Colombo, “la rinuncia all’accanimento terapeutico non vuol dire procurarsi la morte o procurare la morte ad una persona. Si accetta semplicemente di non poterla impedire. Spetta al paziente, se ne è cosciente, in dialogo con il proprio medico e con le persone che lo assistono, decidere quando e come sospendere determinati trattamenti o non iniziarne altri all’approssimarsi del termine della propria esistenza terrena”. “Da quanto sappiamo – conclude il bioeticista -, il cardinale Martini ha voluto sempre essere informato, in modo pieno e completo, sulla propria condizione di salute per poter prendere delle decisioni che fossero coerenti con la sua visione profonda ed evangelica della vita, e anche di fronte all’ultimo istante di essa, alla sua morte”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... ni/339997/
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Martini, ex terrorista Balducchi: “Lui ci ascoltò. Per noi unica sponda”
A Radio Vaticana l'uomo ricorda la consegna delle armi da parte dei terroristi delle Brigate Rosse all’arcivescovado di Milano il 13 giugno dell’84. Qualche giorno prima, l'intervistato, accusato di banda armata, dal carcere di San Vittore aveva scritto al cardinale per chiedere l’intervento della Chiesa: "Lui rispose, non me l'aspettavo"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 1 settembre 2012 | Commenti (0)
. L’ex terrorista Ernesto Balducchi ricorda alla Radio Vaticana quell’evento memorabile, la consegna delle armi da parte dei terroristi delle Brigate Rosse all’arcivescovado di Milano il 13 giugno dell’84. Qualche giorno prima, il 27 maggio, lo stesso Balducchi, accusato di banda armata, dal carcere di San Vittore aveva scritto al cardinale Martini per chiedere l’intervento della Chiesa in una sorta di mediazione per la ripresa del dialogo con lo Stato.
“Noi avevamo già maturato un giudizio negativo sull’esperienza della lotta armata – racconta Balducchi -, però ci trovavamo di fronte un muro abbastanza compatto di opinione che non era disponibile a qualsiasi forma di dialogo, e quindi ad accettare anche questo giudizio critico e questa ‘uscità ideologica dal campo della lotta armata. Parlare con qualcuno – e di fatto, lui venne anche a Natale dell’83 a San Vittore – ci ha confortato in questo. Devo dire che poi ogni volta che lui toccava quegli argomenti – e che la cosa veniva riportata dalla stampa – notavamo che le nostre istanze erano ascoltate, erano recepite”, prosegue.
Sul perché della scelta proprio di Martini come interlocutore per un gesto così importante come la consegna delle armi, Balducchi spiega che “avevamo seguito un suo intervento ad un convegno – mi pare del 1983 – sulla dimensione sociale del peccato. Cioè, illuminava un p0′ l’aspetto sociale, la dimensione sociale del peccato e quindi il suo legame con l’ingiustizia, fondamentalmente. Ecco. Allora scrissi una lettera a Martini. Mi rispose, non me l’aspettavo. E a quel punto ho incominciato a mettere a fuoco quello che avrebbe potuto essere un dialogo anche concreto”. Inoltre la Chiesa, in particolare la Chiesa milanese, “per noi era l’unica sponda che avevamo e a cui potevamo accedere – sottolinea l’ex terrorista rosso -. Il resto erano le Procure della Repubblica che però esigevano nomi, cognomi, dati e fatti, per poi accedere alla cosiddetta legge dei pentiti, ma non era questo che a noi interessava”. Ora, con la morte del cardinale Martini, aggiunge Balducchi, “abbiamo perso un grande riferimento culturale. L’attenzione al problema della giustizia nel mondo: questa era la cosa che anche per la mia esperienza è stata importante
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... da/339927/
A Radio Vaticana l'uomo ricorda la consegna delle armi da parte dei terroristi delle Brigate Rosse all’arcivescovado di Milano il 13 giugno dell’84. Qualche giorno prima, l'intervistato, accusato di banda armata, dal carcere di San Vittore aveva scritto al cardinale per chiedere l’intervento della Chiesa: "Lui rispose, non me l'aspettavo"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 1 settembre 2012 | Commenti (0)
. L’ex terrorista Ernesto Balducchi ricorda alla Radio Vaticana quell’evento memorabile, la consegna delle armi da parte dei terroristi delle Brigate Rosse all’arcivescovado di Milano il 13 giugno dell’84. Qualche giorno prima, il 27 maggio, lo stesso Balducchi, accusato di banda armata, dal carcere di San Vittore aveva scritto al cardinale Martini per chiedere l’intervento della Chiesa in una sorta di mediazione per la ripresa del dialogo con lo Stato.
“Noi avevamo già maturato un giudizio negativo sull’esperienza della lotta armata – racconta Balducchi -, però ci trovavamo di fronte un muro abbastanza compatto di opinione che non era disponibile a qualsiasi forma di dialogo, e quindi ad accettare anche questo giudizio critico e questa ‘uscità ideologica dal campo della lotta armata. Parlare con qualcuno – e di fatto, lui venne anche a Natale dell’83 a San Vittore – ci ha confortato in questo. Devo dire che poi ogni volta che lui toccava quegli argomenti – e che la cosa veniva riportata dalla stampa – notavamo che le nostre istanze erano ascoltate, erano recepite”, prosegue.
Sul perché della scelta proprio di Martini come interlocutore per un gesto così importante come la consegna delle armi, Balducchi spiega che “avevamo seguito un suo intervento ad un convegno – mi pare del 1983 – sulla dimensione sociale del peccato. Cioè, illuminava un p0′ l’aspetto sociale, la dimensione sociale del peccato e quindi il suo legame con l’ingiustizia, fondamentalmente. Ecco. Allora scrissi una lettera a Martini. Mi rispose, non me l’aspettavo. E a quel punto ho incominciato a mettere a fuoco quello che avrebbe potuto essere un dialogo anche concreto”. Inoltre la Chiesa, in particolare la Chiesa milanese, “per noi era l’unica sponda che avevamo e a cui potevamo accedere – sottolinea l’ex terrorista rosso -. Il resto erano le Procure della Repubblica che però esigevano nomi, cognomi, dati e fatti, per poi accedere alla cosiddetta legge dei pentiti, ma non era questo che a noi interessava”. Ora, con la morte del cardinale Martini, aggiunge Balducchi, “abbiamo perso un grande riferimento culturale. L’attenzione al problema della giustizia nel mondo: questa era la cosa che anche per la mia esperienza è stata importante
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... da/339927/
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Caro camillobenso.Non mi aspettavo certamente cose diverse dalla chiesa.Io ho avvisato la moglie se dovesse.....e non fossi in grado di comunicare mi lasci andare.
Ciao
Paolo11
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Paolo11
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Martini, un uomo per tutte le stagioni
“Il potere logora chi non ce l’ha” è il noto aforisma di Giulio Andreotti. Però possiamo concludere in tutta tranquillità dopo aver osservato chi ha gestito il potere nelle varie istituzioni in questo ultimo mezzo secolo, che “Il potere logora anche chi ce l’ha”. E l’occasione per poterlo sostenere ce la offre Ferruccio De Bortoli in conclusione di questo apprezzabile articolo:
Sarebbe un gesto altamente simbolico per l'unità della Chiesa, persino rivoluzionario, se lunedì in Duomo, per l'estremo saluto, ci fosse anche Benedetto XVI
Ma Benedetto XVI ieri a Milano non c’era. La Chiesa romana indietro di 200 anni e forse più, non poteva nella sua estrema arroganza ammettere la grandezza dell’ex Arcivescovo di Milano, la fastidiosa coscienza che insinuava costantemente il potere romano.
Le parole di circostanza per celebrare la dipartita dell’amato”fratello” in questo caso non bastano, ci volevano i fatti. Ma l’umiltà non sta certamente di casa nelle stanze romane dell’Oltretevere.
Lo stesso dicasi per Napolitano, che a parole è altamente celebrativo nelle ricorrenze non mancando mai di inviare messaggi e messaggini, ma nei fatti è altrettanto vuoto come il Pontefice che sta dall’altra parte del Tevere. Il corazziere 1 che legge tutti i giorni la rassegna stampa, non può non avergli fatto notare che nei tagli montiani si è praticamente azzerata la Dia, l’organizzazione interforze voluta fortemente da Falcone per combattere la mafia. Ergo, le sue esortazioni a combattere la mafia, in occasione della celebrazione dei trent’anni dall’uccisione del generale Dalla Chiesa, sono completamente vuote. Bastava che alzasse quel telefono con cui si è messo nei guai, per dire a Monti: “No quei tagli che azzerano la Dia non si fanno”. Un suggerimento all’inesperto Monti.
***
MARTINI, LA SCOMPARSA DI UN PADRE
Il mendicante con la porpora
Ferruccio de Bortoli
Se lo avesse voluto, magari attenuando qualche sua posizione riformatrice, avrebbe potuto varcare il soglio pontificio. Ma a Roma preferì Gerusalemme. E al potere, gli studi e la gente. Martini non è stato soltanto un grande arcivescovo di Milano, negli anni difficili del terrorismo e dello sgretolamento morale della Prima Repubblica. Non è stato soltanto il tenace promotore della cattedra dei non credenti, il teologo raffinato e anticonformista, l'oppositore creativo pur nella disciplina delle gerarchie ecclesiastiche. È stato soprattutto un padre comprensivo in una società che di padri ne ha sempre meno, pur avendone un disperato bisogno.
Nessuno avrebbe mai immaginato che l'algido rettore gesuita, scelto da Giovanni Paolo II alla fine degli anni Settanta come successore di Sant'Ambrogio, così aristocratico e apparentemente freddo, avrebbe parlato al cuore di tutti, non solo dei fedeli, con tanta concreta semplicità. Delle molte lettere alle quali Martini rispose, negli anni in cui tenne la sua rubrica sul Corriere , fino al giugno scorso, rubrica che spiacque a Roma, ne vorrei ricordare una sola. Di un non credente, convinto però che «quella cosa bellissima che è la vita non ha potuto crearla nessun altro che un essere straordinario». Martini rispose così: «Nonostante la differenza tra il mio credere e la sua mancanza di fede siamo simili, lo siamo come uomini nello stupore davanti al creato e alla vita». Sono parole bellissime che disegnano il senso profondo di un destino comune.
E interrogano la nostra coscienza, un «muscolo», diceva Martini, che va allenato. Nel suo libro Le età della vita , il cardinale ricordava un proverbio indiano che divide la nostra esistenza in quattro parti. Nella prima si studia, nella seconda si insegna, nella terza si riflette. E nella quarta? Si mendica, anche senza accorgercene. Il mendicante con la porpora ha avuto l'umiltà di dismettere i suoi abiti curiali e di condividere con noi timori e fatiche. E come un padre ha tentato di aiutarci a sciogliere i dubbi che ci assalgono «la notte, quando l'oscurità affina i sensi e l'immaginazione».
A rispondere a quelle domande sui valori della vita che assomigliano a tanti «sassi che cadono nel buio del pozzo» e ad insegnarci, da grande comunicatore qual era, le insostituibili virtù del dialogo e dell'ascolto. In Conversazioni notturne a Gerusalemme , scritto con Georg Sporschill, Martini affrontò molti argomenti scomodi per la stessa Chiesa: dalla contraccezione all'adozione dei single , dalla comunione per i divorziati alle tematiche del fine vita, forse tra le cause del suo isolamento ecclesiastico. E il rifiuto finale di un accanimento terapeutico, quasi un testamento biologico, farà discutere e riflettere.
Nell'ultimo colloquio che avemmo, Martini, ormai senza voce, soffriva per gli scandali che scuotevano la Chiesa (indietro di 200 anni, dice nell'ultima intervista che pubblichiamo) e, pur su posizioni diverse, manifestava tutto il suo affetto e la sua vicinanza al Pontefice.
Sarebbe un gesto altamente simbolico per l'unità della Chiesa, persino rivoluzionario, se lunedì in Duomo, per l'estremo saluto, ci fosse anche Benedetto XVI.
1 settembre 2012 | 8:24
http://www.corriere.it/editoriali/12_se ... 60f4.shtml
“Il potere logora chi non ce l’ha” è il noto aforisma di Giulio Andreotti. Però possiamo concludere in tutta tranquillità dopo aver osservato chi ha gestito il potere nelle varie istituzioni in questo ultimo mezzo secolo, che “Il potere logora anche chi ce l’ha”. E l’occasione per poterlo sostenere ce la offre Ferruccio De Bortoli in conclusione di questo apprezzabile articolo:
Sarebbe un gesto altamente simbolico per l'unità della Chiesa, persino rivoluzionario, se lunedì in Duomo, per l'estremo saluto, ci fosse anche Benedetto XVI
Ma Benedetto XVI ieri a Milano non c’era. La Chiesa romana indietro di 200 anni e forse più, non poteva nella sua estrema arroganza ammettere la grandezza dell’ex Arcivescovo di Milano, la fastidiosa coscienza che insinuava costantemente il potere romano.
Le parole di circostanza per celebrare la dipartita dell’amato”fratello” in questo caso non bastano, ci volevano i fatti. Ma l’umiltà non sta certamente di casa nelle stanze romane dell’Oltretevere.
Lo stesso dicasi per Napolitano, che a parole è altamente celebrativo nelle ricorrenze non mancando mai di inviare messaggi e messaggini, ma nei fatti è altrettanto vuoto come il Pontefice che sta dall’altra parte del Tevere. Il corazziere 1 che legge tutti i giorni la rassegna stampa, non può non avergli fatto notare che nei tagli montiani si è praticamente azzerata la Dia, l’organizzazione interforze voluta fortemente da Falcone per combattere la mafia. Ergo, le sue esortazioni a combattere la mafia, in occasione della celebrazione dei trent’anni dall’uccisione del generale Dalla Chiesa, sono completamente vuote. Bastava che alzasse quel telefono con cui si è messo nei guai, per dire a Monti: “No quei tagli che azzerano la Dia non si fanno”. Un suggerimento all’inesperto Monti.
***
MARTINI, LA SCOMPARSA DI UN PADRE
Il mendicante con la porpora
Ferruccio de Bortoli
Se lo avesse voluto, magari attenuando qualche sua posizione riformatrice, avrebbe potuto varcare il soglio pontificio. Ma a Roma preferì Gerusalemme. E al potere, gli studi e la gente. Martini non è stato soltanto un grande arcivescovo di Milano, negli anni difficili del terrorismo e dello sgretolamento morale della Prima Repubblica. Non è stato soltanto il tenace promotore della cattedra dei non credenti, il teologo raffinato e anticonformista, l'oppositore creativo pur nella disciplina delle gerarchie ecclesiastiche. È stato soprattutto un padre comprensivo in una società che di padri ne ha sempre meno, pur avendone un disperato bisogno.
Nessuno avrebbe mai immaginato che l'algido rettore gesuita, scelto da Giovanni Paolo II alla fine degli anni Settanta come successore di Sant'Ambrogio, così aristocratico e apparentemente freddo, avrebbe parlato al cuore di tutti, non solo dei fedeli, con tanta concreta semplicità. Delle molte lettere alle quali Martini rispose, negli anni in cui tenne la sua rubrica sul Corriere , fino al giugno scorso, rubrica che spiacque a Roma, ne vorrei ricordare una sola. Di un non credente, convinto però che «quella cosa bellissima che è la vita non ha potuto crearla nessun altro che un essere straordinario». Martini rispose così: «Nonostante la differenza tra il mio credere e la sua mancanza di fede siamo simili, lo siamo come uomini nello stupore davanti al creato e alla vita». Sono parole bellissime che disegnano il senso profondo di un destino comune.
E interrogano la nostra coscienza, un «muscolo», diceva Martini, che va allenato. Nel suo libro Le età della vita , il cardinale ricordava un proverbio indiano che divide la nostra esistenza in quattro parti. Nella prima si studia, nella seconda si insegna, nella terza si riflette. E nella quarta? Si mendica, anche senza accorgercene. Il mendicante con la porpora ha avuto l'umiltà di dismettere i suoi abiti curiali e di condividere con noi timori e fatiche. E come un padre ha tentato di aiutarci a sciogliere i dubbi che ci assalgono «la notte, quando l'oscurità affina i sensi e l'immaginazione».
A rispondere a quelle domande sui valori della vita che assomigliano a tanti «sassi che cadono nel buio del pozzo» e ad insegnarci, da grande comunicatore qual era, le insostituibili virtù del dialogo e dell'ascolto. In Conversazioni notturne a Gerusalemme , scritto con Georg Sporschill, Martini affrontò molti argomenti scomodi per la stessa Chiesa: dalla contraccezione all'adozione dei single , dalla comunione per i divorziati alle tematiche del fine vita, forse tra le cause del suo isolamento ecclesiastico. E il rifiuto finale di un accanimento terapeutico, quasi un testamento biologico, farà discutere e riflettere.
Nell'ultimo colloquio che avemmo, Martini, ormai senza voce, soffriva per gli scandali che scuotevano la Chiesa (indietro di 200 anni, dice nell'ultima intervista che pubblichiamo) e, pur su posizioni diverse, manifestava tutto il suo affetto e la sua vicinanza al Pontefice.
Sarebbe un gesto altamente simbolico per l'unità della Chiesa, persino rivoluzionario, se lunedì in Duomo, per l'estremo saluto, ci fosse anche Benedetto XVI.
1 settembre 2012 | 8:24
http://www.corriere.it/editoriali/12_se ... 60f4.shtml
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
La Chiesa dopo Martini? Dite la vostra
Don Gallo: 'Poco ascoltato, come Gesù'
Il fondatore della comunità di San Benedetto al Porto: "Era poco considerato dalla gerarchia che vuole una piramide assoluta fatta di misoginia e sessuofobia, con l'ossessione per la difesa della vita"
MILANO, MIGLIAIA DI PERSONE PER L'ADDIO AL CARDINALE "PROGRESSISTA"
Una grande folla di credenti e non ha dato l’ultimo saluto al cardinale Carlo Maria Martini. Poco prima del funerale, davanti al Duomo di Milano, “Uomo da marciapiede” ha chiesto un commento ai passanti sulla testimonianza “progressista” di questa eminente figura di religioso, e in particolare sui contenuti della sua ultima intervista: davvero la Chiesa cattolica è rimasta indietro di 200 anni, come sosteneva l’arcivescovo del capoluogo meneghino? Davvero ha bisogno di una “scossa” profonda per ritornare allo spirito del Vangelo, come spiega don Andrea Gallo (intervista di Giovanna Trinchella) E voi come la pensate? Dite la vostra nei commenti e votando la risposta che vi convince di più
di Piero Ricca e Francesca Martelli
***
Martini, don Gallo: “Poco ascoltato da una Chiesa ossessionata da difesa della vita”
Don Andrea Gallo ricorda il cardinale come "uomo tra gli uomini", di "strappi necessari un po' alla Savonarola" e di una "spiritualità profonda". "Ricordo ancora una brigatista che uscì da San Vittore. La incontrai, aveva il rosario al collo le chiesi come mai e le mi disse che Martini era stato lì e aveva portato il rosario e nessuno l'aveva rifiutato"
di Giovanna Trinchella
| 3 settembre 2012 | Commenti (13)
“Era un uomo tra gli uomini, questo era il suo segreto. Come Gesù. Nel Vangelo si dice siate il sale e siate il lievito e lui lo era. Anche se era poco ascoltato dalla gerarchia che vuole mantere una piramide gerarchica assoluta. Fatta di misoginia e sessuofobia e con una ossessione della difesa della vita. L’amore di Dio ha le braccia aperte. Martini è una testimonianza vera, cristiana, anche il suo lento sacrificio lo è. Diceva che la chiesa era indietro di 200 anni. Bisogna dire basta di avere paura di non aver coraggio”. Don Andrea Gallo, 84 anni, sacerdote fondatore della comunità San Benedetto al Porto, voce libera da sempre, ricorda così l’arcivescovo emerito di Milano, morto venerdì dopo sedici anni di morbo di Parkinson. Al funerale del cardinale che poteva diventare Papa hanno partecipato migliaia di persone.
“La Chiesa può, deve proporre nel rispetto l’incontro la partecipazione democratica anche su argomenti come l’accanimento terapeutico e l’eutanasia. Bisogna approfondire. La Chiesa deve stimolare, suscitare laboratori culturali scientifici. Non deve partire da un punto non negoziabile perché questo significa solo oppressione dell’uomo. Ed è assolutamente impossibile perché questo non è il messaggio di Gesù. Lo dico, con grande amarezza, io appartengo alla Chiesa e sono addolorato, ma così non risponde alla sua stessa dottrina. Spero – argomenta – che di fronte alla morte di Martini, al suo lento sacrificio sentano uno stimolo e ne riconoscano il grido. Perché così non hanno la bussola di Gesù”. Un merito che invece Martini, vescovo del dialogo e paladini dei diritti civili, aveva senza alcun dubbio: “Un uomo che ha vissuto tra gli uomini, che si è fatto uomo come Gesù“. Don Gallo cita altri preti amati dalla gente come era amatissimo Martini, salutato solo oggi da 20 mila persone: “Don Milani, don Mazzi, don Turoldo, don Rossetti”; preti scomodi come forse lo era Martini, aperto al mondo laico e non solo. Anche se il torinese biblista era “un porporato” la cui scelta di rifiutare l’accanimento terapeutico ha fatto discutere. ”Idratazione e alimentazione forzata. Lo chiesi a Bagnasco qualche tempo fa – racconta don Andrea – mi disse non è accanimento. Ma se parti da quel punto dove vai?”
Martini invece “ha richiamato la Chiesa con amore, con la parola di Dio. Parlò di mini concilio, di ordinariato femminile, di contraccettivi … Uno che sceglie la fede deve particarla nel mondo moderno altrimenti diventa fede cieca. Martini è su questa scia, nel rispetto del volere dei credenti. E non dimentichiamo che lui era l’arcivescovo che aveva aperto la cattedra ai non credenti. Aveva un senso di Dio, come Papa Luciani. Dio è amore, Dio è padre, Dio è madre. Mi ha colpito vedere il volto di Martini sul maxi schermo prima della partita Inter Roma” riflette don Gallo pensando alla popolarità che il sacerdote, uomo coltissimo e studioso infaticabile della Bibbia, ha dimostrato di avere tra fedeli e non, tra credenti e non. E parla don Gallo di “strappi necessari, un po’ alla Savonarola. Lui non ha mai taciuto. Aveva una spiritualità profonda e sceglieva il messaggio di Gesù. Ricordo ancora una brigatista che uscì da San Vittore. La incontrai, aveva il rosario al collo le chiesi come mai e le mi disse che Martini era stato lì e aveva portato il rosario e nessuno l’aveva rifiutato”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... ta/341541/
Don Gallo: 'Poco ascoltato, come Gesù'
Il fondatore della comunità di San Benedetto al Porto: "Era poco considerato dalla gerarchia che vuole una piramide assoluta fatta di misoginia e sessuofobia, con l'ossessione per la difesa della vita"
MILANO, MIGLIAIA DI PERSONE PER L'ADDIO AL CARDINALE "PROGRESSISTA"
Una grande folla di credenti e non ha dato l’ultimo saluto al cardinale Carlo Maria Martini. Poco prima del funerale, davanti al Duomo di Milano, “Uomo da marciapiede” ha chiesto un commento ai passanti sulla testimonianza “progressista” di questa eminente figura di religioso, e in particolare sui contenuti della sua ultima intervista: davvero la Chiesa cattolica è rimasta indietro di 200 anni, come sosteneva l’arcivescovo del capoluogo meneghino? Davvero ha bisogno di una “scossa” profonda per ritornare allo spirito del Vangelo, come spiega don Andrea Gallo (intervista di Giovanna Trinchella) E voi come la pensate? Dite la vostra nei commenti e votando la risposta che vi convince di più
di Piero Ricca e Francesca Martelli
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Martini, don Gallo: “Poco ascoltato da una Chiesa ossessionata da difesa della vita”
Don Andrea Gallo ricorda il cardinale come "uomo tra gli uomini", di "strappi necessari un po' alla Savonarola" e di una "spiritualità profonda". "Ricordo ancora una brigatista che uscì da San Vittore. La incontrai, aveva il rosario al collo le chiesi come mai e le mi disse che Martini era stato lì e aveva portato il rosario e nessuno l'aveva rifiutato"
di Giovanna Trinchella
| 3 settembre 2012 | Commenti (13)
“Era un uomo tra gli uomini, questo era il suo segreto. Come Gesù. Nel Vangelo si dice siate il sale e siate il lievito e lui lo era. Anche se era poco ascoltato dalla gerarchia che vuole mantere una piramide gerarchica assoluta. Fatta di misoginia e sessuofobia e con una ossessione della difesa della vita. L’amore di Dio ha le braccia aperte. Martini è una testimonianza vera, cristiana, anche il suo lento sacrificio lo è. Diceva che la chiesa era indietro di 200 anni. Bisogna dire basta di avere paura di non aver coraggio”. Don Andrea Gallo, 84 anni, sacerdote fondatore della comunità San Benedetto al Porto, voce libera da sempre, ricorda così l’arcivescovo emerito di Milano, morto venerdì dopo sedici anni di morbo di Parkinson. Al funerale del cardinale che poteva diventare Papa hanno partecipato migliaia di persone.
“La Chiesa può, deve proporre nel rispetto l’incontro la partecipazione democratica anche su argomenti come l’accanimento terapeutico e l’eutanasia. Bisogna approfondire. La Chiesa deve stimolare, suscitare laboratori culturali scientifici. Non deve partire da un punto non negoziabile perché questo significa solo oppressione dell’uomo. Ed è assolutamente impossibile perché questo non è il messaggio di Gesù. Lo dico, con grande amarezza, io appartengo alla Chiesa e sono addolorato, ma così non risponde alla sua stessa dottrina. Spero – argomenta – che di fronte alla morte di Martini, al suo lento sacrificio sentano uno stimolo e ne riconoscano il grido. Perché così non hanno la bussola di Gesù”. Un merito che invece Martini, vescovo del dialogo e paladini dei diritti civili, aveva senza alcun dubbio: “Un uomo che ha vissuto tra gli uomini, che si è fatto uomo come Gesù“. Don Gallo cita altri preti amati dalla gente come era amatissimo Martini, salutato solo oggi da 20 mila persone: “Don Milani, don Mazzi, don Turoldo, don Rossetti”; preti scomodi come forse lo era Martini, aperto al mondo laico e non solo. Anche se il torinese biblista era “un porporato” la cui scelta di rifiutare l’accanimento terapeutico ha fatto discutere. ”Idratazione e alimentazione forzata. Lo chiesi a Bagnasco qualche tempo fa – racconta don Andrea – mi disse non è accanimento. Ma se parti da quel punto dove vai?”
Martini invece “ha richiamato la Chiesa con amore, con la parola di Dio. Parlò di mini concilio, di ordinariato femminile, di contraccettivi … Uno che sceglie la fede deve particarla nel mondo moderno altrimenti diventa fede cieca. Martini è su questa scia, nel rispetto del volere dei credenti. E non dimentichiamo che lui era l’arcivescovo che aveva aperto la cattedra ai non credenti. Aveva un senso di Dio, come Papa Luciani. Dio è amore, Dio è padre, Dio è madre. Mi ha colpito vedere il volto di Martini sul maxi schermo prima della partita Inter Roma” riflette don Gallo pensando alla popolarità che il sacerdote, uomo coltissimo e studioso infaticabile della Bibbia, ha dimostrato di avere tra fedeli e non, tra credenti e non. E parla don Gallo di “strappi necessari, un po’ alla Savonarola. Lui non ha mai taciuto. Aveva una spiritualità profonda e sceglieva il messaggio di Gesù. Ricordo ancora una brigatista che uscì da San Vittore. La incontrai, aveva il rosario al collo le chiesi come mai e le mi disse che Martini era stato lì e aveva portato il rosario e nessuno l’aveva rifiutato”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... ta/341541/
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
L'ADDIO A MARTINI
«Chiesa indietro di 200 anni »
L'ultima intervista: «Perché non si scuote, perché abbiamo paura?»
Padre Georg Sporschill, il confratello gesuita che lo intervistò in Conversazioni notturne a Gerusalemme , e Federica Radice hanno incontrato Martini l'8 agosto: «Una sorta di testamento spirituale. Il cardinale Martini ha letto e approvato il testo».
Come vede lei la situazione della Chiesa?
«La Chiesa è stanca, nell'Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l'apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi. Queste cose però esprimono quello che noi siamo oggi? (...) Il benessere pesa. Noi ci troviamo lì come il giovane ricco che triste se ne andò via quando Gesù lo chiamò per farlo diventare suo discepolo. Lo so che non possiamo lasciare tutto con facilità. Quanto meno però potremmo cercare uomini che siano liberi e più vicini al prossimo. Come lo sono stati il vescovo Romero e i martiri gesuiti di El Salvador. Dove sono da noi gli eroi a cui ispirarci? Per nessuna ragione dobbiamo limitarli con i vincoli dell'istituzione».
Chi può aiutare la Chiesa oggi?
«Padre Karl Rahner usava volentieri l'immagine della brace che si nasconde sotto la cenere. Io vede nella Chiesa di oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di impotenza. Come si può liberare la brace dalla cenere in modo da far rinvigorire la fiamma dell'amore? Per prima cosa dobbiamo ricercare questa brace. Dove sono le singole persone piene di generosità come il buon samaritano? Che hanno fede come il centurione romano? Che sono entusiaste come Giovanni Battista? Che osano il nuovo come Paolo? Che sono fedeli come Maria di Magdala? Io consiglio al Papa e ai vescovi di cercare dodici persone fuori dalle righe per i posti direzionali. Uomini che siano vicini ai più poveri e che siano circondati da giovani e che sperimentino cose nuove. Abbiamo bisogno del confronto con uomini che ardono in modo che lo spirito possa diffondersi ovunque».
Che strumenti consiglia contro la stanchezza della Chiesa?
«Ne consiglio tre molto forti. Il primo è la conversione: la Chiesa deve riconoscere i propri errori e deve percorrere un cammino radicale di cambiamento, cominciando dal Papa e dai vescovi. Gli scandali della pedofilia ci spingono a intraprendere un cammino di conversione. Le domande sulla sessualità e su tutti i temi che coinvolgono il corpo ne sono un esempio. Questi sono importanti per ognuno e a volte forse sono anche troppo importanti. Dobbiamo chiederci se la gente ascolta ancora i consigli della Chiesa in materia sessuale. La Chiesa è ancora in questo campo un'autorità di riferimento o solo una caricatura nei media? Il secondo la Parola di Dio. Il Concilio Vaticano II ha restituito la Bibbia ai cattolici. (...) Solo chi percepisce nel suo cuore questa Parola può far parte di coloro che aiuteranno il rinnovamento della Chiesa e sapranno rispondere alle domande personali con una giusta scelta. La Parola di Dio è semplice e cerca come compagno un cuore che ascolti (...). Né il clero né il Diritto ecclesiale possono sostituirsi all'interiorità dell'uomo. Tutte le regole esterne, le leggi, i dogmi ci sono dati per chiarire la voce interna e per il discernimento degli spiriti. Per chi sono i sacramenti? Questi sono il terzo strumento di guarigione. I sacramenti non sono uno strumento per la disciplina, ma un aiuto per gli uomini nei momenti del cammino e nelle debolezze della vita. Portiamo i sacramenti agli uomini che necessitano una nuova forza? Io penso a tutti i divorziati e alle coppie risposate, alle famiglie allargate. Questi hanno bisogno di una protezione speciale. La Chiesa sostiene l'indissolubilità del matrimonio. È una grazia quando un matrimonio e una famiglia riescono (...). L'atteggiamento che teniamo verso le famiglie allargate determinerà l'avvicinamento alla Chiesa della generazione dei figli. Una donna è stata abbandonata dal marito e trova un nuovo compagno che si occupa di lei e dei suoi tre figli. Il secondo amore riesce. Se questa famiglia viene discriminata, viene tagliata fuori non solo la madre ma anche i suoi figli. Se i genitori si sentono esterni alla Chiesa o non ne sentono il sostegno, la Chiesa perderà la generazione futura. Prima della Comunione noi preghiamo: "Signore non sono degno..." Noi sappiamo di non essere degni (...). L'amore è grazia. L'amore è un dono. La domanda se i divorziati possano fare la Comunione dovrebbe essere capovolta. Come può la Chiesa arrivare in aiuto con la forza dei sacramenti a chi ha situazioni familiari complesse?»
Lei cosa fa personalmente?
«La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Comunque la fede è il fondamento della Chiesa. La fede, la fiducia, il coraggio. Io sono vecchio e malato e dipendo dall'aiuto degli altri. Le persone buone intorno a me mi fanno sentire l'amore. Questo amore è più forte del sentimento di sfiducia che ogni tanto percepisco nei confronti della Chiesa in Europa. Solo l'amore vince la stanchezza. Dio è Amore. Io ho ancora una domanda per te: che cosa puoi fare tu per la Chiesa?».
Georg Sporschill SJ, Federica Radice Fossati Confalonieri
1 settembre 2012 (modifica il 3 settembre 2012)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/cronache/12_sett ... d8dd.shtml
«Chiesa indietro di 200 anni »
L'ultima intervista: «Perché non si scuote, perché abbiamo paura?»
Padre Georg Sporschill, il confratello gesuita che lo intervistò in Conversazioni notturne a Gerusalemme , e Federica Radice hanno incontrato Martini l'8 agosto: «Una sorta di testamento spirituale. Il cardinale Martini ha letto e approvato il testo».
Come vede lei la situazione della Chiesa?
«La Chiesa è stanca, nell'Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l'apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi. Queste cose però esprimono quello che noi siamo oggi? (...) Il benessere pesa. Noi ci troviamo lì come il giovane ricco che triste se ne andò via quando Gesù lo chiamò per farlo diventare suo discepolo. Lo so che non possiamo lasciare tutto con facilità. Quanto meno però potremmo cercare uomini che siano liberi e più vicini al prossimo. Come lo sono stati il vescovo Romero e i martiri gesuiti di El Salvador. Dove sono da noi gli eroi a cui ispirarci? Per nessuna ragione dobbiamo limitarli con i vincoli dell'istituzione».
Chi può aiutare la Chiesa oggi?
«Padre Karl Rahner usava volentieri l'immagine della brace che si nasconde sotto la cenere. Io vede nella Chiesa di oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di impotenza. Come si può liberare la brace dalla cenere in modo da far rinvigorire la fiamma dell'amore? Per prima cosa dobbiamo ricercare questa brace. Dove sono le singole persone piene di generosità come il buon samaritano? Che hanno fede come il centurione romano? Che sono entusiaste come Giovanni Battista? Che osano il nuovo come Paolo? Che sono fedeli come Maria di Magdala? Io consiglio al Papa e ai vescovi di cercare dodici persone fuori dalle righe per i posti direzionali. Uomini che siano vicini ai più poveri e che siano circondati da giovani e che sperimentino cose nuove. Abbiamo bisogno del confronto con uomini che ardono in modo che lo spirito possa diffondersi ovunque».
Che strumenti consiglia contro la stanchezza della Chiesa?
«Ne consiglio tre molto forti. Il primo è la conversione: la Chiesa deve riconoscere i propri errori e deve percorrere un cammino radicale di cambiamento, cominciando dal Papa e dai vescovi. Gli scandali della pedofilia ci spingono a intraprendere un cammino di conversione. Le domande sulla sessualità e su tutti i temi che coinvolgono il corpo ne sono un esempio. Questi sono importanti per ognuno e a volte forse sono anche troppo importanti. Dobbiamo chiederci se la gente ascolta ancora i consigli della Chiesa in materia sessuale. La Chiesa è ancora in questo campo un'autorità di riferimento o solo una caricatura nei media? Il secondo la Parola di Dio. Il Concilio Vaticano II ha restituito la Bibbia ai cattolici. (...) Solo chi percepisce nel suo cuore questa Parola può far parte di coloro che aiuteranno il rinnovamento della Chiesa e sapranno rispondere alle domande personali con una giusta scelta. La Parola di Dio è semplice e cerca come compagno un cuore che ascolti (...). Né il clero né il Diritto ecclesiale possono sostituirsi all'interiorità dell'uomo. Tutte le regole esterne, le leggi, i dogmi ci sono dati per chiarire la voce interna e per il discernimento degli spiriti. Per chi sono i sacramenti? Questi sono il terzo strumento di guarigione. I sacramenti non sono uno strumento per la disciplina, ma un aiuto per gli uomini nei momenti del cammino e nelle debolezze della vita. Portiamo i sacramenti agli uomini che necessitano una nuova forza? Io penso a tutti i divorziati e alle coppie risposate, alle famiglie allargate. Questi hanno bisogno di una protezione speciale. La Chiesa sostiene l'indissolubilità del matrimonio. È una grazia quando un matrimonio e una famiglia riescono (...). L'atteggiamento che teniamo verso le famiglie allargate determinerà l'avvicinamento alla Chiesa della generazione dei figli. Una donna è stata abbandonata dal marito e trova un nuovo compagno che si occupa di lei e dei suoi tre figli. Il secondo amore riesce. Se questa famiglia viene discriminata, viene tagliata fuori non solo la madre ma anche i suoi figli. Se i genitori si sentono esterni alla Chiesa o non ne sentono il sostegno, la Chiesa perderà la generazione futura. Prima della Comunione noi preghiamo: "Signore non sono degno..." Noi sappiamo di non essere degni (...). L'amore è grazia. L'amore è un dono. La domanda se i divorziati possano fare la Comunione dovrebbe essere capovolta. Come può la Chiesa arrivare in aiuto con la forza dei sacramenti a chi ha situazioni familiari complesse?»
Lei cosa fa personalmente?
«La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Comunque la fede è il fondamento della Chiesa. La fede, la fiducia, il coraggio. Io sono vecchio e malato e dipendo dall'aiuto degli altri. Le persone buone intorno a me mi fanno sentire l'amore. Questo amore è più forte del sentimento di sfiducia che ogni tanto percepisco nei confronti della Chiesa in Europa. Solo l'amore vince la stanchezza. Dio è Amore. Io ho ancora una domanda per te: che cosa puoi fare tu per la Chiesa?».
Georg Sporschill SJ, Federica Radice Fossati Confalonieri
1 settembre 2012 (modifica il 3 settembre 2012)
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http://www.corriere.it/cronache/12_sett ... d8dd.shtml
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
«La Chiesa è stanca, nell'Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l'apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi. Queste cose però esprimono quello che noi siamo oggi? (...) Il benessere pesa>>.
Padre Carlo Maria Martini
***
La prima riflessione a quanto sostiene Carlo Maria Martini, è che la destra è distruzione. Distruzione ovunque.
La Chiesa è stanca in Occidente perché nell’Oltretevere e nell’ “amata” Italia, quando prevale la destra va a tutto a rotoli.
La Chiesa cattolica risorge grazie a Papa Roncalli nel suo breve pontificato tra il 1958 e il 1963, che doveva essere nelle intenzioni dei cardinaloni un Papa di transizione e invece è un fulmine a ciel sereno che scuote la Chiesa cattolica. Indice un Concilio in una Chiesa dormiente sotto il potere di Pacelli e dei suoi predecessori, e la sua personalità di pastore più che gestore del potere romano conquista il mondo. Sono i laici e i non credenti a guardare a Lui come l’uomo giusto al posto giusto. Questo naturalmente ha generato rancori a destra nella solita Chiesa della gestione del potere. Quella di Roncalli è stata una figura autorevole a livello mondiale tanto che durante la crisi dei missili a Cuba nel 1962, il suo intervento fu determinante. Le cronache ufficiali riportano il suo messaggio lanciato dalla Radio Vaticana a favore della pace. Mentre le cronache più informate, riportano di una telefonata diretta di Roncalli a premier russo Kruscev. Due ore dopo le navi sovietiche in prossimità di Cuba voltavano la prua per fare ritorno nelle basi sovietiche. Furono giorni duri quelli della crisi dei missili a Cuba perché si temeva la terza guerra mondiale.
Il 7 marzo dell’anno successivo, promuovendo un’apertura verso L’Unione sovietica, Roncalli ricevette in udienza privata la figlia e il genero di Kruscev. Un gigante della Chiesa cattolica che ancora la destra tenta di disconoscere e che ha subito cominciato a smantellare la sua opera dopo la sua morte.
E’ una mia convinzione personale non suffragata da nessun documento ufficiale, è solo l’analisi del comportamento che ha tenuto da quando era semplice prete a Bergamo quando operava a favore dei lavoratori, indipendentemente dal colore politico, fino al patriarcato di Venezia, sempre con particolare attenzione al mondo del lavoro, che credo che Giovanni Roncalli nell’urna abbia sempre votato socialista.
Tanto, nella cabina elettorale Dio ti vede ma il Papa no.
Continua.
Padre Carlo Maria Martini
***
La prima riflessione a quanto sostiene Carlo Maria Martini, è che la destra è distruzione. Distruzione ovunque.
La Chiesa è stanca in Occidente perché nell’Oltretevere e nell’ “amata” Italia, quando prevale la destra va a tutto a rotoli.
La Chiesa cattolica risorge grazie a Papa Roncalli nel suo breve pontificato tra il 1958 e il 1963, che doveva essere nelle intenzioni dei cardinaloni un Papa di transizione e invece è un fulmine a ciel sereno che scuote la Chiesa cattolica. Indice un Concilio in una Chiesa dormiente sotto il potere di Pacelli e dei suoi predecessori, e la sua personalità di pastore più che gestore del potere romano conquista il mondo. Sono i laici e i non credenti a guardare a Lui come l’uomo giusto al posto giusto. Questo naturalmente ha generato rancori a destra nella solita Chiesa della gestione del potere. Quella di Roncalli è stata una figura autorevole a livello mondiale tanto che durante la crisi dei missili a Cuba nel 1962, il suo intervento fu determinante. Le cronache ufficiali riportano il suo messaggio lanciato dalla Radio Vaticana a favore della pace. Mentre le cronache più informate, riportano di una telefonata diretta di Roncalli a premier russo Kruscev. Due ore dopo le navi sovietiche in prossimità di Cuba voltavano la prua per fare ritorno nelle basi sovietiche. Furono giorni duri quelli della crisi dei missili a Cuba perché si temeva la terza guerra mondiale.
Il 7 marzo dell’anno successivo, promuovendo un’apertura verso L’Unione sovietica, Roncalli ricevette in udienza privata la figlia e il genero di Kruscev. Un gigante della Chiesa cattolica che ancora la destra tenta di disconoscere e che ha subito cominciato a smantellare la sua opera dopo la sua morte.
E’ una mia convinzione personale non suffragata da nessun documento ufficiale, è solo l’analisi del comportamento che ha tenuto da quando era semplice prete a Bergamo quando operava a favore dei lavoratori, indipendentemente dal colore politico, fino al patriarcato di Venezia, sempre con particolare attenzione al mondo del lavoro, che credo che Giovanni Roncalli nell’urna abbia sempre votato socialista.
Tanto, nella cabina elettorale Dio ti vede ma il Papa no.
Continua.
Re: THE CATHOLIC QUESTION
Fisco: Imu per la Chiesa? Propositi andati in fumo
di: Roberto Sommella Pubblicato il 04 settembre 2012| Ora 11:32
La grande beffa, mentre milioni di italiani si apprestano a pagare la seconda e la terza rata della tassa sugli immobili decisa dal governo Monti. Manca l'atto amministrativo del Tesoro.
Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Milano Finanza - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
Milano - Va in scena la grande beffa dell'Imu dovuta dalla Chiesa. Mentre milioni di italiani si preparano a versare la seconda e la terza rata della nuova Ici che porterà quest'anno nelle casse dello stato una ventina di miliardi, è letteralmente sparito dai radar parlamentari il regolamento con cui il governo avrebbe dovuto finalmente mettere nero su bianco le nuove modalità di pagamento dell'imposta sugli immobili per enti religiosi, fondazioni, partiti e in alcuni casi anche sindacati.
Eppure a fine febbraio scorso, dopo molte polemiche nella maggioranza dell'esecutivo Monti, sembrava risolta l'annosa questione dell'esenzione Ici per mense, parrocchie e affini.
«La Chiesa pagherà finalmente l'Imu», dichiaravano trionfanti i giornali. In effetti, la Commissione Industria del Senato aveva approvato un emendamento al decreto Cresci-Italia che eliminava l'esenzione dell'Imposta municipale unica alla Chiesa Cattolica e a tutti gli enti commerciali, tra i quali associazioni, fondazioni e partiti, prospettando nuovi introiti annuali per le casse erariali tra 100 milioni e 2 miliardi.
La norma, che modifica la vecchia legge del 1992, prevede che siano sottoposti a tassazione tutti gli immobili all'interno dei quali si svolgano attività commerciali; in particolare si fissa l'esenzione per gli immobili nei quali si svolga «un'attività esclusivamente non commerciale», mentre per quegli immobili dove l'attività commerciale non sia esclusiva, ma comunque prevalente, sono state abrogate tutte le norme che volevano l'esenzione dal pagamento dell'Imu.
Ma la legge approvata dal Parlamento nell'inverno scorso non è immediatamente utilizzabile, manca un passaggio fondamentale. «Le rendite catastali dichiarate o attribuite in base al periodo precedente producono effetto fiscale a partire dal 1° gennaio 2013», si legge al comma 2 dell'articolo 91 bis del Cresci-Italia che fissa appunto le modalità di pagamento, «nel caso in cui non sia possibile procedere ai sensi del precedente comma 2, a partire dal 1° gennaio 2013, l'esenzione si applica in proporzione all'utilizzazione non commerciale dell'immobile quale risulta da apposita dichiarazione. Con successivo decreto del ministro dell'Economia entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono stabilite le modalità e le procedure relative alla predetta dichiarazione e gli elementi rilevanti ai fini dell'individuazione del rapporto proporzionale».
In altri termini, manca proprio l'atto amministrativo del Tesoro che stabilisca effettivamente quando l'attività «dichiarata» non profit di chiese, partiti e fondazioni è da considerarsi esclusivamente non commerciale e quanto debba essere versato al Fisco. Non un dettaglio secondario: senza il decreto del ministro Grilli la nuova Ici è una pistola caricata a salve, o meglio, a salmi.
di: Roberto Sommella Pubblicato il 04 settembre 2012| Ora 11:32
La grande beffa, mentre milioni di italiani si apprestano a pagare la seconda e la terza rata della tassa sugli immobili decisa dal governo Monti. Manca l'atto amministrativo del Tesoro.
Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Milano Finanza - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
Milano - Va in scena la grande beffa dell'Imu dovuta dalla Chiesa. Mentre milioni di italiani si preparano a versare la seconda e la terza rata della nuova Ici che porterà quest'anno nelle casse dello stato una ventina di miliardi, è letteralmente sparito dai radar parlamentari il regolamento con cui il governo avrebbe dovuto finalmente mettere nero su bianco le nuove modalità di pagamento dell'imposta sugli immobili per enti religiosi, fondazioni, partiti e in alcuni casi anche sindacati.
Eppure a fine febbraio scorso, dopo molte polemiche nella maggioranza dell'esecutivo Monti, sembrava risolta l'annosa questione dell'esenzione Ici per mense, parrocchie e affini.
«La Chiesa pagherà finalmente l'Imu», dichiaravano trionfanti i giornali. In effetti, la Commissione Industria del Senato aveva approvato un emendamento al decreto Cresci-Italia che eliminava l'esenzione dell'Imposta municipale unica alla Chiesa Cattolica e a tutti gli enti commerciali, tra i quali associazioni, fondazioni e partiti, prospettando nuovi introiti annuali per le casse erariali tra 100 milioni e 2 miliardi.
La norma, che modifica la vecchia legge del 1992, prevede che siano sottoposti a tassazione tutti gli immobili all'interno dei quali si svolgano attività commerciali; in particolare si fissa l'esenzione per gli immobili nei quali si svolga «un'attività esclusivamente non commerciale», mentre per quegli immobili dove l'attività commerciale non sia esclusiva, ma comunque prevalente, sono state abrogate tutte le norme che volevano l'esenzione dal pagamento dell'Imu.
Ma la legge approvata dal Parlamento nell'inverno scorso non è immediatamente utilizzabile, manca un passaggio fondamentale. «Le rendite catastali dichiarate o attribuite in base al periodo precedente producono effetto fiscale a partire dal 1° gennaio 2013», si legge al comma 2 dell'articolo 91 bis del Cresci-Italia che fissa appunto le modalità di pagamento, «nel caso in cui non sia possibile procedere ai sensi del precedente comma 2, a partire dal 1° gennaio 2013, l'esenzione si applica in proporzione all'utilizzazione non commerciale dell'immobile quale risulta da apposita dichiarazione. Con successivo decreto del ministro dell'Economia entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono stabilite le modalità e le procedure relative alla predetta dichiarazione e gli elementi rilevanti ai fini dell'individuazione del rapporto proporzionale».
In altri termini, manca proprio l'atto amministrativo del Tesoro che stabilisca effettivamente quando l'attività «dichiarata» non profit di chiese, partiti e fondazioni è da considerarsi esclusivamente non commerciale e quanto debba essere versato al Fisco. Non un dettaglio secondario: senza il decreto del ministro Grilli la nuova Ici è una pistola caricata a salve, o meglio, a salmi.
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... -41976062/
Anche qui c'è la notizia.
Figuriamoci se i bocconiani sarebbero andati a toccare gli intere$$i del vaticano.
Anche qui c'è la notizia.
Figuriamoci se i bocconiani sarebbero andati a toccare gli intere$$i del vaticano.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
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