Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Economia - 1
Crisi, per Cgia fallite oltre 46 mila imprese: “Troppi ritardi nei pagamenti”
L’Italia è l’unico paese ad aver registrato un aumento - da 8 a 45 giorni - nei pagamenti tra privati. Nel pubblico la situazione è "drammatica"; mediamente nel nostro paese servono 180 giorni, mentre in Francia le aziende vengono saldate dopo 65 giorni, in Gran Bretagna dopo 43 giorni, in Germania il saldo avviene dopo appena 36 giorni
di Redazione Il Fatto Quotidiano
29 agosto 2012 | Commenti (56)
Dall’inizio della crisi alla fine di giugno di quest’anno, i fallimenti in Italia hanno sfiorato le 46.400 unità. E’ la stima della Cgia di Mestre che rileva come tra questi poco meno di 14.400 (poco più del 30%) siano maturati a causa dell’impossibilità, da parte delle aziende, di incassare in tempi ragionevoli le proprie spettanze. L’associazione dei piccoli artigiani veneta ricorda che secondo i dati di Intrum Justitia, la percentuale di aziende che in Europa falliscono a causa dei ritardi dei pagamenti è pari al 25% del totale. Dato che nel nostro Paese i ritardi superano la media europea di circa 30 giorni, la Cgia ha stimato che la media italiana di aziende che falliscono a causa dei ritardi si attesta intorno al 31% del totale.
“Indubbiamente – rileva la Cgia – anche la crisi economica ha contribuito ad aggravare questa situazione, anche se, tra i principali Paesi dell’Unione europea, l’Italia è l’unico ad aver registrato, tra il 2008 ed i primi mesi del 2012, un aumento dei tempi effettivi di pagamento: + 8 giorni nelle transazioni commerciali tra le imprese private, + 45 giorni nei rapporti tra Pubblica amministrazione ed imprese. Drammatica la situazione per quelle attività che lavorano per lo Stato centrale o per le Autonomie locali. Se in Italia il pagamento avviene mediamente dopo 180 giorni, in Francia le aziende vengono saldate dopo 65 giorni, in Gran Bretagna dopo 43 giorni, mentre in Germania il pagamento avviene dopo appena 36 giorni”.
“Nonostante il Governo Monti abbia messo in campo alcune misure che entro la fine di quest’anno dovrebbero sbloccare una parte dei pagamenti che i privati avanzano dalla Pubblica amministrazione – commenta Giuseppe Bortolussi, Segretario della Cgia di Mestre – è necessario che venga recepita quanto prima la direttiva europea contro il ritardo nei pagamenti. La mancanza di liquidità sta facendo crescere il numero degli sfiduciati, ovvero di quegli imprenditori che hanno deciso di non ricorrere all’aiuto di una banca. E’ un segnale preoccupante – conclude Bortolussi – che rischia di indurre molte aziende a rivolgersi a forme illegali di accesso al credito, con il pericolo che ciò dia luogo ad un incremento dell’usura e del numero di infiltrazioni malavitose nel nostro sistema economico”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ti/337190/
Crisi, per Cgia fallite oltre 46 mila imprese: “Troppi ritardi nei pagamenti”
L’Italia è l’unico paese ad aver registrato un aumento - da 8 a 45 giorni - nei pagamenti tra privati. Nel pubblico la situazione è "drammatica"; mediamente nel nostro paese servono 180 giorni, mentre in Francia le aziende vengono saldate dopo 65 giorni, in Gran Bretagna dopo 43 giorni, in Germania il saldo avviene dopo appena 36 giorni
di Redazione Il Fatto Quotidiano
29 agosto 2012 | Commenti (56)
Dall’inizio della crisi alla fine di giugno di quest’anno, i fallimenti in Italia hanno sfiorato le 46.400 unità. E’ la stima della Cgia di Mestre che rileva come tra questi poco meno di 14.400 (poco più del 30%) siano maturati a causa dell’impossibilità, da parte delle aziende, di incassare in tempi ragionevoli le proprie spettanze. L’associazione dei piccoli artigiani veneta ricorda che secondo i dati di Intrum Justitia, la percentuale di aziende che in Europa falliscono a causa dei ritardi dei pagamenti è pari al 25% del totale. Dato che nel nostro Paese i ritardi superano la media europea di circa 30 giorni, la Cgia ha stimato che la media italiana di aziende che falliscono a causa dei ritardi si attesta intorno al 31% del totale.
“Indubbiamente – rileva la Cgia – anche la crisi economica ha contribuito ad aggravare questa situazione, anche se, tra i principali Paesi dell’Unione europea, l’Italia è l’unico ad aver registrato, tra il 2008 ed i primi mesi del 2012, un aumento dei tempi effettivi di pagamento: + 8 giorni nelle transazioni commerciali tra le imprese private, + 45 giorni nei rapporti tra Pubblica amministrazione ed imprese. Drammatica la situazione per quelle attività che lavorano per lo Stato centrale o per le Autonomie locali. Se in Italia il pagamento avviene mediamente dopo 180 giorni, in Francia le aziende vengono saldate dopo 65 giorni, in Gran Bretagna dopo 43 giorni, mentre in Germania il pagamento avviene dopo appena 36 giorni”.
“Nonostante il Governo Monti abbia messo in campo alcune misure che entro la fine di quest’anno dovrebbero sbloccare una parte dei pagamenti che i privati avanzano dalla Pubblica amministrazione – commenta Giuseppe Bortolussi, Segretario della Cgia di Mestre – è necessario che venga recepita quanto prima la direttiva europea contro il ritardo nei pagamenti. La mancanza di liquidità sta facendo crescere il numero degli sfiduciati, ovvero di quegli imprenditori che hanno deciso di non ricorrere all’aiuto di una banca. E’ un segnale preoccupante – conclude Bortolussi – che rischia di indurre molte aziende a rivolgersi a forme illegali di accesso al credito, con il pericolo che ciò dia luogo ad un incremento dell’usura e del numero di infiltrazioni malavitose nel nostro sistema economico”.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Economia - 2
A Napoli flop dei saldi, almeno 1.200 negozi a rischio chiusura
Video
http://video.ilsole24ore.com/Radio24/Au ... n-diretta/
Napoli (TMNews) - A Napoli non sono bastati nemmeno i saldi sui saldi. La crisi economica, la scarsa disponibilità di denaro, la stagione nera per i commercianti rischia di essere davvero pesante per l'economia del capoluogo partenopeo dove secondo Confcommercio, da settembre rischiano la chiusura definitiva almeno 1.200 attività commerciali. Le associazioni dei commercianti avevano previsto un calo delle vendite quantificabile in circa il 20%, una previsione che si è rivelata veritiera e in alcuni casi addirittura ottimistica perché le vendite sono diminuite fino a sfiorare il 40 e anche il 50% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Per i negozianti, tuttavia, la colpa non è solo della crisi.
A Napoli flop dei saldi, almeno 1.200 negozi a rischio chiusura
Video
http://video.ilsole24ore.com/Radio24/Au ... n-diretta/
Napoli (TMNews) - A Napoli non sono bastati nemmeno i saldi sui saldi. La crisi economica, la scarsa disponibilità di denaro, la stagione nera per i commercianti rischia di essere davvero pesante per l'economia del capoluogo partenopeo dove secondo Confcommercio, da settembre rischiano la chiusura definitiva almeno 1.200 attività commerciali. Le associazioni dei commercianti avevano previsto un calo delle vendite quantificabile in circa il 20%, una previsione che si è rivelata veritiera e in alcuni casi addirittura ottimistica perché le vendite sono diminuite fino a sfiorare il 40 e anche il 50% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Per i negozianti, tuttavia, la colpa non è solo della crisi.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Economia - 3
17 maggio 2012 10:31
Confcommercio: a Milano chiudono 25 negozi al giorno
Milano – Momento difficile per il commercio milanese. I dati Confcommercio, diffusi nella giornata di ieri, mostrano infatti che nel 2011 hanno aperto i battenti 3.542 esercizi commerciali, contro i 4.121 del 2009. Il dato assume un aspetto ancora più negativo se si considera che negli ultimi tre mesi dello scorso anno, hanno chiuso 2.232 punti vendita. Il che significa circa 25 negozi al giorno. Una situazione legata evidentemente alla crisi economica globale. Nel corso del 2011, ad esempio, nel capoluogo lombardo i consumi alimentari sono calati del 4,6%. Da qui la decisione di Confcommercio di chiedere alla Giunta Pisapia un’aliquota Imu agevolata, tra lo 0,46% e lo 0,61% per negozi, botteghe artigiane e locali pubblici. Dal canto suo, la Giunta intende applicarne una dell’1,06%, equiparando così i negozi alle seconde case. (n.c)
http://www.alimentando.info/retail/conf ... al-giorno/
17 maggio 2012 10:31
Confcommercio: a Milano chiudono 25 negozi al giorno
Milano – Momento difficile per il commercio milanese. I dati Confcommercio, diffusi nella giornata di ieri, mostrano infatti che nel 2011 hanno aperto i battenti 3.542 esercizi commerciali, contro i 4.121 del 2009. Il dato assume un aspetto ancora più negativo se si considera che negli ultimi tre mesi dello scorso anno, hanno chiuso 2.232 punti vendita. Il che significa circa 25 negozi al giorno. Una situazione legata evidentemente alla crisi economica globale. Nel corso del 2011, ad esempio, nel capoluogo lombardo i consumi alimentari sono calati del 4,6%. Da qui la decisione di Confcommercio di chiedere alla Giunta Pisapia un’aliquota Imu agevolata, tra lo 0,46% e lo 0,61% per negozi, botteghe artigiane e locali pubblici. Dal canto suo, la Giunta intende applicarne una dell’1,06%, equiparando così i negozi alle seconde case. (n.c)
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Re: Come se ne viene fuori ?
Economia - 4
In un clima disastrato come questo l'aver portato alla cifra simbolica di 1 euro il costo dell'apertura di una Srl, è una delle cose più ridicole mai sentite in economia quando le condizioni generali del Paese sono quelle che si registrano in Italia.
Le aziende chiudono per fallimento ed altre chiudono per evitare per evitare il fallimento. Manca liquidità, non circola il contante, la gente non compera perché non ha disponibilità per comprare. Di questa semplicissima regola dell'ABC dell'economia, una regola che dura da 6.000, è a conoscenza della popolazione adulta italiana stimabile intorno alle 40 milioni di unità.
Gli unici che non sono al corrente di questa regola di economia sono gli economisti e i tecnici del governo Monti.
Siamo sicuri che conoscono l'economia elementare, che a Milano le sà anca quel che mena el gess,..cioè l'imbianchino. Che alla Bocconi non ci è mai entrato ma ci è passato davanti almeno una trentina di volte.
Giovani, al via la prima società a 1 euro. “Ma la banca chiede la garanzia di papà”
Nel milanese, due sorelle di 20 e 22 anni hanno sfruttato l'opportunità offerta dal decreto liberalizzazioni del governo Monti. Ma per la neonata azienda di design votata all'export resta il problema dell'accesso al credito. E degli affitti troppo alti
di Luigi Franco
| 4 settembre 2012 | Commenti (69)
Aprire una società al costo di un caffè, o quasi. E’ la nuova opportunità per i giovani under 35, grazie all’istituzione delle srl semplificate: un solo euro di capitale sociale, anziché 10mila o più, e con la firma dal notaio un nuovo imprenditore è nato. E fa niente se poi, in tempi di crisi, per pagare i primi fornitori o un minimo di attrezzature chiedi un prestito in banca e lì fanno spallucce. Stefania e Serena Pasquali, due sorelle di Corsico, nell’hinterland milanese, hanno deciso di provarci lo stesso: “Parteciperemo ai bandi regionali o europei per l’imprenditoria giovanile e femminile. Ci finanzieremo così”, assicurano.
Sono loro le prime in Italia ad avere sfruttato le nuove regole inserite dal governo Monti nel decreto sulle liberalizzazioni di gennaio, nel tentativo di favorire i giovani imprenditori. Ci sono voluti sette mesi e alla fine sono arrivati anche i decreti attuativi. Così settimana scorsa Serena (22 anni, a sinistra nella foto) e Stefania (20 anni, a destra nella foto) sono corse dal notaio per siglare il modello standard di atto costitutivo predisposto dal ministero. E la nuova società è nata: si chiama ‘La casa delle fate’, come i quattro negozi che i loro genitori hanno già a Bologna, Parma, Bergamo e Vigevano. Sono figlie d’arte, le due sorelle: tra un esame di Relazioni Pubbliche allo Iulm per Serena e uno alla facoltà di Economia in Bicocca per Stefania, in passato hanno lavorato nei punti vendita dove mamma e papà commercializzano oggetti di design per la casa. Ma ora vogliono staccarsi, “essere indipendenti”. E aprire altri negozi simili, da gestire da sole. “Prima in Italia, poi anche all’estero – spiega Serena -. Di sicuro negli Stati Uniti, perché lì c’è un mercato ampio che dà spazio a nuove idee e a prodotti di design”.
Ora la società è formalmente costituita. Per il primo negozio puntano su Milano e la ricerca di un locale da affittare è già partita. Solo che qui iniziano i primi problemi: “I costi sono molto alti”. E tutti i limiti della nuova forma societaria vengono fuori: in banca non concedono certo prestiti a un’impresa che sul piatto mette in garanzia appena un euro di patrimonio. “Per noi dovrebbero garantire i genitori”, proprio quello che le due sorelle non vogliono, alla ricerca come sono della loro indipendenza. “Ci hanno già regalato il loro marchio e la loro storia – spiega Stefania -. Ora tocca a noi”.
“Quello delle società a un euro è un primo passo positivo per i giovani. Ma tutto rischia di essere inutile, se non ci saranno cambiamenti che facilitino l’accesso al credito”, ammette Serena. Insomma, per dar vita a una nuova attività non bastano una buona idea e un solo euro. Serena e Stefania proveranno a vincere qualcuno dei bandi che Regione Lombardia e Unione europea mettono a disposizione di giovani donne imprenditrici. E su questo la società a responsabilità limitata semplificata qualche vantaggio lo dà: “Altrimenti per cercare di ottenere un finanziamento avremmo dovuto costituire una srl normale. Ma noi non avevamo un capitale nostro”.
Con il notaio gratis, a loro sono bastati 368 euro tra imposta di registro e diritti camerali. E poi un euro di capitale sociale. Chi l’ha messo? “Cinquanta centesimi a testa”, risponde Serena. “No, in realtà l’ha messo mia sorella – smentisce Stefania -. Dice così per farmi fare bella figura. Siamo molto affiatate: lei è più portata per l’organizzazione e per le cose quadrate. Io ho una passione incredibile per l’allestimento di vetrine e per il design: delle due sono quella creativa”. Il sogno ora qual è? “Creare negozi che siano apprezzati dalla gente e che a noi consentano di fare un minimo di utili”, inizia Serena. “Girare il mondo – aggiunge Stefania – scoprire un prodotto, in Thailandia magari, commercializzarlo qui e farlo crescere”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... pa/342066/
In un clima disastrato come questo l'aver portato alla cifra simbolica di 1 euro il costo dell'apertura di una Srl, è una delle cose più ridicole mai sentite in economia quando le condizioni generali del Paese sono quelle che si registrano in Italia.
Le aziende chiudono per fallimento ed altre chiudono per evitare per evitare il fallimento. Manca liquidità, non circola il contante, la gente non compera perché non ha disponibilità per comprare. Di questa semplicissima regola dell'ABC dell'economia, una regola che dura da 6.000, è a conoscenza della popolazione adulta italiana stimabile intorno alle 40 milioni di unità.
Gli unici che non sono al corrente di questa regola di economia sono gli economisti e i tecnici del governo Monti.
Siamo sicuri che conoscono l'economia elementare, che a Milano le sà anca quel che mena el gess,..cioè l'imbianchino. Che alla Bocconi non ci è mai entrato ma ci è passato davanti almeno una trentina di volte.
Giovani, al via la prima società a 1 euro. “Ma la banca chiede la garanzia di papà”
Nel milanese, due sorelle di 20 e 22 anni hanno sfruttato l'opportunità offerta dal decreto liberalizzazioni del governo Monti. Ma per la neonata azienda di design votata all'export resta il problema dell'accesso al credito. E degli affitti troppo alti
di Luigi Franco
| 4 settembre 2012 | Commenti (69)
Aprire una società al costo di un caffè, o quasi. E’ la nuova opportunità per i giovani under 35, grazie all’istituzione delle srl semplificate: un solo euro di capitale sociale, anziché 10mila o più, e con la firma dal notaio un nuovo imprenditore è nato. E fa niente se poi, in tempi di crisi, per pagare i primi fornitori o un minimo di attrezzature chiedi un prestito in banca e lì fanno spallucce. Stefania e Serena Pasquali, due sorelle di Corsico, nell’hinterland milanese, hanno deciso di provarci lo stesso: “Parteciperemo ai bandi regionali o europei per l’imprenditoria giovanile e femminile. Ci finanzieremo così”, assicurano.
Sono loro le prime in Italia ad avere sfruttato le nuove regole inserite dal governo Monti nel decreto sulle liberalizzazioni di gennaio, nel tentativo di favorire i giovani imprenditori. Ci sono voluti sette mesi e alla fine sono arrivati anche i decreti attuativi. Così settimana scorsa Serena (22 anni, a sinistra nella foto) e Stefania (20 anni, a destra nella foto) sono corse dal notaio per siglare il modello standard di atto costitutivo predisposto dal ministero. E la nuova società è nata: si chiama ‘La casa delle fate’, come i quattro negozi che i loro genitori hanno già a Bologna, Parma, Bergamo e Vigevano. Sono figlie d’arte, le due sorelle: tra un esame di Relazioni Pubbliche allo Iulm per Serena e uno alla facoltà di Economia in Bicocca per Stefania, in passato hanno lavorato nei punti vendita dove mamma e papà commercializzano oggetti di design per la casa. Ma ora vogliono staccarsi, “essere indipendenti”. E aprire altri negozi simili, da gestire da sole. “Prima in Italia, poi anche all’estero – spiega Serena -. Di sicuro negli Stati Uniti, perché lì c’è un mercato ampio che dà spazio a nuove idee e a prodotti di design”.
Ora la società è formalmente costituita. Per il primo negozio puntano su Milano e la ricerca di un locale da affittare è già partita. Solo che qui iniziano i primi problemi: “I costi sono molto alti”. E tutti i limiti della nuova forma societaria vengono fuori: in banca non concedono certo prestiti a un’impresa che sul piatto mette in garanzia appena un euro di patrimonio. “Per noi dovrebbero garantire i genitori”, proprio quello che le due sorelle non vogliono, alla ricerca come sono della loro indipendenza. “Ci hanno già regalato il loro marchio e la loro storia – spiega Stefania -. Ora tocca a noi”.
“Quello delle società a un euro è un primo passo positivo per i giovani. Ma tutto rischia di essere inutile, se non ci saranno cambiamenti che facilitino l’accesso al credito”, ammette Serena. Insomma, per dar vita a una nuova attività non bastano una buona idea e un solo euro. Serena e Stefania proveranno a vincere qualcuno dei bandi che Regione Lombardia e Unione europea mettono a disposizione di giovani donne imprenditrici. E su questo la società a responsabilità limitata semplificata qualche vantaggio lo dà: “Altrimenti per cercare di ottenere un finanziamento avremmo dovuto costituire una srl normale. Ma noi non avevamo un capitale nostro”.
Con il notaio gratis, a loro sono bastati 368 euro tra imposta di registro e diritti camerali. E poi un euro di capitale sociale. Chi l’ha messo? “Cinquanta centesimi a testa”, risponde Serena. “No, in realtà l’ha messo mia sorella – smentisce Stefania -. Dice così per farmi fare bella figura. Siamo molto affiatate: lei è più portata per l’organizzazione e per le cose quadrate. Io ho una passione incredibile per l’allestimento di vetrine e per il design: delle due sono quella creativa”. Il sogno ora qual è? “Creare negozi che siano apprezzati dalla gente e che a noi consentano di fare un minimo di utili”, inizia Serena. “Girare il mondo – aggiunge Stefania – scoprire un prodotto, in Thailandia magari, commercializzarlo qui e farlo crescere”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... pa/342066/
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Re: Come se ne viene fuori ?
La certificazione Ue dei merli italiani
Come già riportato in precedenza, Giulio Tremonti ha avuto successo nella sua esperienza professionale con il suo studio di consulente tributarista in Milano. In poche parole, consigliava i metodi per pagare meno tasse. Ma certamente sapeva come piazzare i soldi dei clienti all’estero. Tra i suoi clienti per tanti anni Sivio Berlusconi.
Diventa ovvio quindi che da ministro del MEF, quando si tratta di far rientrare in Italia i soldi nascosti all’estero applica una penale del 5 %. Mica era così fesso da penalizzare i suoi clienti.
Per quanto riguarda la trattativa per recuperare i fondi di italiani depositati nelle banche svizzere non è di certo un fulmine di guerra nel chiudere la trattativa il più presto possibile con i fabbricanti degli orologi a cucù. La tira alla lunga tanto che diventa un eredità di Monti che si comporta esattamente come 3Monti. Il Professore della Bocconi tira il tutto il più lungo possibile per dare tutto il tempo possibile ai depositari di trasferire i fondi altrove.
Eppure ci sono tanti merli scemi che continuano a lodare l’operato di Monti.
La Grecia sta tentando di concludere, ma anche lì come per il Bel Paese esiste la forte necessità di fare fessi i merli scemi. Scrive Il Fatto Quotidiano:
Recuperare capitali in Svizzera?
La Grecia cerca l'accordo
L'obiettivo del nuovo governo è di recuperare circa cinque miliardi di euro da un tesoro presunto di 30 miliardi.
Il rischio però è che, dopo la scoppio della crisi, in questi mesi il denaro sia già stato portato in altri paradisi fiscali molto meno accessibili
di Francesco De Palo
Il problema spinoso dura dalla notte dei tempi, da oltre seimila anni. La popolazione che abita questo pianeta si divide in due grandi categorie.
I FURBI E I FESSI.
Se poi i furbi tricolori sanno che i fessi tricolori sono di questo tipo è un invito a nozze millenario.
Nun me dicit' niente, nun vogl' sapè niente, nun me chiammat'... E soprattutto... nun rumpit' e pall che oggi è mercoledì... m'aggia rilassà!
Che poi è lo specchio dell'Italia brontolona che si duole dei furbi che li fanno fessi.
Come già riportato in precedenza, Giulio Tremonti ha avuto successo nella sua esperienza professionale con il suo studio di consulente tributarista in Milano. In poche parole, consigliava i metodi per pagare meno tasse. Ma certamente sapeva come piazzare i soldi dei clienti all’estero. Tra i suoi clienti per tanti anni Sivio Berlusconi.
Diventa ovvio quindi che da ministro del MEF, quando si tratta di far rientrare in Italia i soldi nascosti all’estero applica una penale del 5 %. Mica era così fesso da penalizzare i suoi clienti.
Per quanto riguarda la trattativa per recuperare i fondi di italiani depositati nelle banche svizzere non è di certo un fulmine di guerra nel chiudere la trattativa il più presto possibile con i fabbricanti degli orologi a cucù. La tira alla lunga tanto che diventa un eredità di Monti che si comporta esattamente come 3Monti. Il Professore della Bocconi tira il tutto il più lungo possibile per dare tutto il tempo possibile ai depositari di trasferire i fondi altrove.
Eppure ci sono tanti merli scemi che continuano a lodare l’operato di Monti.
La Grecia sta tentando di concludere, ma anche lì come per il Bel Paese esiste la forte necessità di fare fessi i merli scemi. Scrive Il Fatto Quotidiano:
Recuperare capitali in Svizzera?
La Grecia cerca l'accordo
L'obiettivo del nuovo governo è di recuperare circa cinque miliardi di euro da un tesoro presunto di 30 miliardi.
Il rischio però è che, dopo la scoppio della crisi, in questi mesi il denaro sia già stato portato in altri paradisi fiscali molto meno accessibili
di Francesco De Palo
Il problema spinoso dura dalla notte dei tempi, da oltre seimila anni. La popolazione che abita questo pianeta si divide in due grandi categorie.
I FURBI E I FESSI.
Se poi i furbi tricolori sanno che i fessi tricolori sono di questo tipo è un invito a nozze millenario.
Nun me dicit' niente, nun vogl' sapè niente, nun me chiammat'... E soprattutto... nun rumpit' e pall che oggi è mercoledì... m'aggia rilassà!
Che poi è lo specchio dell'Italia brontolona che si duole dei furbi che li fanno fessi.
Re: Come se ne viene fuori ?
Breve storia di una generazione
"Eravamo ragazzi e ci dicevano: “Studiate, sennò non sarete nessuno nella vita”. Studiammo. Dopo aver studiato ci dissero: “Ma non lo sapete che la laurea non serve a niente? Avreste fatto meglio a imparare un mestiere!”. Lo imparammo. Dopo averlo imparato ci dissero: “Che peccato però, tutto quello studio per finire a fare un mestiere?”. Ci convinsero e lasciammo perdere. Quando lasciammo perdere, ...rimanemmo senza un centesimo. Ricominciammo a sperare, disperati. Prima eravamo troppo giovani e senza esperienza. Dopo pochissimo tempo eravamo già troppo grandi, con troppa esperienza e troppi titoli. Finalmente trovammo un lavoro, a contratto, ferie non pagate, zero malattie, zero tredicesime, zero Tf, zero sindacati, zero diritti. Lottammo per difendere quel non lavoro. Non facemmo figli - per senso di responsabilità - e crescemmo. Così ci dissero, dall’alto dei loro lavori trovati facilmente negli anni ’60, con uno straccio di diploma o la licenza media, quando si vinceva facile davvero: “Siete dei bamboccioni, non volete crescere e mettere su famiglia”. E intanto pagavamo le loro pensioni, mentre dicevamo per sempre addio alle nostre. Ci riproducemmo e ci dissero: “Ma come, senza una sicurezza nè un lavoro con un contratto sicuro fate i figli? Siete degli irresponsabili”. A quel punto non potevamo mica ucciderli. Così emigrammo. Andammo altrove, alla ricerca di un angolo sicuro nel mondo, lo trovammo, ci sentimmo bene. Ci sentimmo finalmente a casa. Ma un giorno, quando meno ce lo aspettavamo, il “Sistema Italia” fallì e tutti si ritrovarono col culo per terra. Allora ci dissero: “Ma perchè non avete fatto nulla per impedirlo?”. A quel punto non potemmo che rispondere: “Andatevene affanculo!”. (Breve storia di una generazione)
segnalazione di Paolo G.
http://www.beppegrillo.it/2012/09/breve_storia_di.html
"Eravamo ragazzi e ci dicevano: “Studiate, sennò non sarete nessuno nella vita”. Studiammo. Dopo aver studiato ci dissero: “Ma non lo sapete che la laurea non serve a niente? Avreste fatto meglio a imparare un mestiere!”. Lo imparammo. Dopo averlo imparato ci dissero: “Che peccato però, tutto quello studio per finire a fare un mestiere?”. Ci convinsero e lasciammo perdere. Quando lasciammo perdere, ...rimanemmo senza un centesimo. Ricominciammo a sperare, disperati. Prima eravamo troppo giovani e senza esperienza. Dopo pochissimo tempo eravamo già troppo grandi, con troppa esperienza e troppi titoli. Finalmente trovammo un lavoro, a contratto, ferie non pagate, zero malattie, zero tredicesime, zero Tf, zero sindacati, zero diritti. Lottammo per difendere quel non lavoro. Non facemmo figli - per senso di responsabilità - e crescemmo. Così ci dissero, dall’alto dei loro lavori trovati facilmente negli anni ’60, con uno straccio di diploma o la licenza media, quando si vinceva facile davvero: “Siete dei bamboccioni, non volete crescere e mettere su famiglia”. E intanto pagavamo le loro pensioni, mentre dicevamo per sempre addio alle nostre. Ci riproducemmo e ci dissero: “Ma come, senza una sicurezza nè un lavoro con un contratto sicuro fate i figli? Siete degli irresponsabili”. A quel punto non potevamo mica ucciderli. Così emigrammo. Andammo altrove, alla ricerca di un angolo sicuro nel mondo, lo trovammo, ci sentimmo bene. Ci sentimmo finalmente a casa. Ma un giorno, quando meno ce lo aspettavamo, il “Sistema Italia” fallì e tutti si ritrovarono col culo per terra. Allora ci dissero: “Ma perchè non avete fatto nulla per impedirlo?”. A quel punto non potemmo che rispondere: “Andatevene affanculo!”. (Breve storia di una generazione)
segnalazione di Paolo G.
http://www.beppegrillo.it/2012/09/breve_storia_di.html
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Re: Come se ne viene fuori ?
Tutti insieme appassionatamente verso l’abisso. (1)
Monti: "Italia presto fuori dalla crisi. Ripresa non si vede ma è dentro di noi". Gli alberghi sono pieni, i luoghi di villeggiatura sono pieni, per viaggiare in aereo bisogna prenotare…..
Le rassicurazioni di Monti: “La crisi è passata ora possiamo rilassarci”
Il presidente del Consiglio conclude il suo tour asiatico con un lungo discorso davanti a una platea di oltre duemila persone. E rilancia la solidità dell'Italia e dei suoi fondamentali economici
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 2 aprile 2012
Cerchiamo di non dimenticare questo berlusconismo di ritorno.
ECONOMIA
Monti: "Italia presto fuori dalla crisi
Ripresa non si vede ma è dentro di noi"
Ottimismo del premier al Tg Norba 24. "Siamo ripartiti, ma non lo si vede dai numeri. Un anno fa rischiavamo il tracollo, oggi siamo tra i Paesi che decidono". Legge elettorale: "E' urgente per dare stabilità al governo. Esigenza percepita anche all'estero". "Un mio bis? Altri penseranno al dopo"
Lo leggo dopo
ROMA - A Palazzo Chigi si è svolto il confronto tra il governo e i rappresentanti delle imprese per discutere "della produttività e della competitività per la crescita e l'occupazione". Prima dell'incontro, Squinzi ha parlato di "autunno bollente" e ha detto chiaramente cosa gli industriali si aspettano dall'esecutivo: "provvedimenti concreti" per rimettere in moto consumi e produttività, individuando nella detassazione dei salari 1 una misura chiave.
In un'intervista al Tg Norba 24, il presidente del Consiglio ha rimesso la palla nel campo avversario. "Molto della sorte dei lavoratori, degli imprenditori e del Paese" è nelle mani delle parti sociali italiane "e non solo e non tanto nelle mani del governo". Secondo Monti, finora "poco è stato fatto in materia di costo del lavoro per unità di prodotto, innovazione nei meccanismi di determinazione di salari, recuperi di produttività, tutte cose che sono fondamentali per rendere più competitiva l'economia italiana, per fare occupazione, soprattutto giovanile e soprattutto nel Mezzogiorno". 'Il governo - ha sottolineato Monti - ha cercato di mettere in ordine la finanza pubblica, in buona parte riuscendoci. Ha fatto riforme che toccava al governo promuovere o fare, come la riforma delle pensioni, la riforma del mercato del lavoro".
"La ripresa è dentro di noi". Nel corso dell'intervista, il premier ha dispensato ottimismo su una ripresa italiana che "non la si vede nei numeri - ha affermato Monti - ma io invito a constatare che la ripresa, se riflettiamo un attimo, è dentro di noi ed è una cosa che adesso è alla portata del nostro Paese e credo anche che arriverà presto".
"Siamo ripartiti", ha aggiunto Monti, rispondendo a una domanda relativa al fatto che il clima di ripresa quest'anno non si avverte. "Io sono molto lieto di questa occasione di intervento a Bari alla Fiera del Levante (venerdì il premier sarà nel capoluogo pugliese per l'inaugurazione della 76° edizione). Pensiamo a un anno fa, all'inaugurazione della precedente Fiera. Bari guarda alla Grecia, Paese che tutti amiamo e dal quale tutti abbiamo preso tanto culturalmente e storicamente. Un anno fa non eravamo ancora ben consapevoli, ma rischiavamo di essere travolti da una crisi finanziaria come era avvenuto al di là del mare".
"Quest'anno - ha sottolineato il premier - tale prospettiva è decisamente allontanata, siamo tra i Paesi che decidono insieme in Europa come risolvere il problema greco, siamo reinseriti in un circuito di decisioni, siamo rispettati. Questo non è piovuto dal cielo, questo è stato il risultato di una presa di coscienza da parte della classe politica, da parte del governo, da parte dei cittadini della necessità di mettere su una base più sicura l'economia italiana, di togliere alcune deviazioni rispetto alla saldezza di lungo periodo. Questo naturalmente ha comportato, ed era inevitabile, dei sacrifici".
Europa a ritmi serrati. Monti ha rilevato come, dopo l'accordo europeo di giugno, "è cambiato quasi tutto perché l'avere raggiunto, dopo un non facile e lungo negoziato, un accordo unanime per quanto riguarda le nuove modalità di governance dell'Eurozona, ha voluto dire che è stato riconosciuto che squilibri eccessivi in termini di spread troppo elevati compromettono non solo i conti del Paese, che paga tassi di interessi troppo alti, ma anche il funzionamento nell'Eurozona della politica monetaria".
"E' stato in quel vertice - ha sottolineato il premier - che è avvenuto il primo riconoscimento di questo guaio. E sulla base di questa dichiarazione la Banca Centrale Europea si è mossa per trovare, e li sta finalizzando, gli strumenti per intervenire dentro il suo mandato. Ed è importantissimo che stia dentro il suo mandato perché questo interessa alla Germania come all'Italia e come alla Francia. E quindi trovo piuttosto positivamente sorprendente, conoscendo i ritmi di lavoro dell'Europa, che è una macchina complessa, e tenendo conto che c'è stato anche il periodo delle vacanze, che già siamo lanciati in un settembre operativo nella attuazione di quelle delibere di fine giugno".
"Urgente una legge elettorale". Nel corso dell'intervista, Monti ha sottolineato l'urgenza di una legge elettorale "che dia stabilità al governo del Paese e questo è un auspicio che viene anche dall'estero". "Io - ha premesso il premier - non sono propriamente un tecnico delle istituzioni politiche, un tecnico di legge elettorale. In Italia e a Roma non mancano, non manca certo il know how, anzi se mai ce n'è troppo".
Monti ha quindi chiarito di non aver mai espresso preferenze, ma di aver echeggiato le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per avere presto "una buona legge elettorale". "E questo - ha sottolineato Monti -, io che sono costretto a dialogare molto anche con gli altri Paesi, lo sento come un'esigenza molto percepita all'estero dove, bontà loro, sono per lo più positivi su quello che in questi mesi si è fatto in Italia, ma non amano avere una totale incertezza su quello che accadrà dopo".
"All'estero - ha aggiunto il presidente del Consiglio - non interessa tanto sapere chi governerà dopo, ma se la politica in Italia recupererà un grado di responsabilità e di capacità decisionale come quella che è necessaria per governare un paese moderno e uscire definitavamente da una situazione di crisi. Da questo punto di vista una legge elettorale che dia voce ai cittadini, alle scelte dei cittadini e che consenta il formarsi di governi in grado di governare e non necessariamente composti da un numero elevatissimo di forze, poi inconciliabili tra loro nell'azione di governo, sono aspetti che il buon senso italiano e il buon senso straniero vorrebbe vedere in una legge elettorale".
"Monti-bis? Decideranno altri". Rispondendo alla domanda se sia possibile un governo Monti-bis dopo le elezioni della prossima primavera, il premier non ha offerto certezze: "Mi sembra che sia meglio che io mi sforzi di contribuire fino all'ultimo minuto al buon andamento del governo Monti, non bis, e poi altri penseranno a cosa vorranno che succeda dopo".
(05 settembre 2012)
La Repubblica
Monti: "Italia presto fuori dalla crisi. Ripresa non si vede ma è dentro di noi". Gli alberghi sono pieni, i luoghi di villeggiatura sono pieni, per viaggiare in aereo bisogna prenotare…..
Le rassicurazioni di Monti: “La crisi è passata ora possiamo rilassarci”
Il presidente del Consiglio conclude il suo tour asiatico con un lungo discorso davanti a una platea di oltre duemila persone. E rilancia la solidità dell'Italia e dei suoi fondamentali economici
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 2 aprile 2012
Cerchiamo di non dimenticare questo berlusconismo di ritorno.
ECONOMIA
Monti: "Italia presto fuori dalla crisi
Ripresa non si vede ma è dentro di noi"
Ottimismo del premier al Tg Norba 24. "Siamo ripartiti, ma non lo si vede dai numeri. Un anno fa rischiavamo il tracollo, oggi siamo tra i Paesi che decidono". Legge elettorale: "E' urgente per dare stabilità al governo. Esigenza percepita anche all'estero". "Un mio bis? Altri penseranno al dopo"
Lo leggo dopo
ROMA - A Palazzo Chigi si è svolto il confronto tra il governo e i rappresentanti delle imprese per discutere "della produttività e della competitività per la crescita e l'occupazione". Prima dell'incontro, Squinzi ha parlato di "autunno bollente" e ha detto chiaramente cosa gli industriali si aspettano dall'esecutivo: "provvedimenti concreti" per rimettere in moto consumi e produttività, individuando nella detassazione dei salari 1 una misura chiave.
In un'intervista al Tg Norba 24, il presidente del Consiglio ha rimesso la palla nel campo avversario. "Molto della sorte dei lavoratori, degli imprenditori e del Paese" è nelle mani delle parti sociali italiane "e non solo e non tanto nelle mani del governo". Secondo Monti, finora "poco è stato fatto in materia di costo del lavoro per unità di prodotto, innovazione nei meccanismi di determinazione di salari, recuperi di produttività, tutte cose che sono fondamentali per rendere più competitiva l'economia italiana, per fare occupazione, soprattutto giovanile e soprattutto nel Mezzogiorno". 'Il governo - ha sottolineato Monti - ha cercato di mettere in ordine la finanza pubblica, in buona parte riuscendoci. Ha fatto riforme che toccava al governo promuovere o fare, come la riforma delle pensioni, la riforma del mercato del lavoro".
"La ripresa è dentro di noi". Nel corso dell'intervista, il premier ha dispensato ottimismo su una ripresa italiana che "non la si vede nei numeri - ha affermato Monti - ma io invito a constatare che la ripresa, se riflettiamo un attimo, è dentro di noi ed è una cosa che adesso è alla portata del nostro Paese e credo anche che arriverà presto".
"Siamo ripartiti", ha aggiunto Monti, rispondendo a una domanda relativa al fatto che il clima di ripresa quest'anno non si avverte. "Io sono molto lieto di questa occasione di intervento a Bari alla Fiera del Levante (venerdì il premier sarà nel capoluogo pugliese per l'inaugurazione della 76° edizione). Pensiamo a un anno fa, all'inaugurazione della precedente Fiera. Bari guarda alla Grecia, Paese che tutti amiamo e dal quale tutti abbiamo preso tanto culturalmente e storicamente. Un anno fa non eravamo ancora ben consapevoli, ma rischiavamo di essere travolti da una crisi finanziaria come era avvenuto al di là del mare".
"Quest'anno - ha sottolineato il premier - tale prospettiva è decisamente allontanata, siamo tra i Paesi che decidono insieme in Europa come risolvere il problema greco, siamo reinseriti in un circuito di decisioni, siamo rispettati. Questo non è piovuto dal cielo, questo è stato il risultato di una presa di coscienza da parte della classe politica, da parte del governo, da parte dei cittadini della necessità di mettere su una base più sicura l'economia italiana, di togliere alcune deviazioni rispetto alla saldezza di lungo periodo. Questo naturalmente ha comportato, ed era inevitabile, dei sacrifici".
Europa a ritmi serrati. Monti ha rilevato come, dopo l'accordo europeo di giugno, "è cambiato quasi tutto perché l'avere raggiunto, dopo un non facile e lungo negoziato, un accordo unanime per quanto riguarda le nuove modalità di governance dell'Eurozona, ha voluto dire che è stato riconosciuto che squilibri eccessivi in termini di spread troppo elevati compromettono non solo i conti del Paese, che paga tassi di interessi troppo alti, ma anche il funzionamento nell'Eurozona della politica monetaria".
"E' stato in quel vertice - ha sottolineato il premier - che è avvenuto il primo riconoscimento di questo guaio. E sulla base di questa dichiarazione la Banca Centrale Europea si è mossa per trovare, e li sta finalizzando, gli strumenti per intervenire dentro il suo mandato. Ed è importantissimo che stia dentro il suo mandato perché questo interessa alla Germania come all'Italia e come alla Francia. E quindi trovo piuttosto positivamente sorprendente, conoscendo i ritmi di lavoro dell'Europa, che è una macchina complessa, e tenendo conto che c'è stato anche il periodo delle vacanze, che già siamo lanciati in un settembre operativo nella attuazione di quelle delibere di fine giugno".
"Urgente una legge elettorale". Nel corso dell'intervista, Monti ha sottolineato l'urgenza di una legge elettorale "che dia stabilità al governo del Paese e questo è un auspicio che viene anche dall'estero". "Io - ha premesso il premier - non sono propriamente un tecnico delle istituzioni politiche, un tecnico di legge elettorale. In Italia e a Roma non mancano, non manca certo il know how, anzi se mai ce n'è troppo".
Monti ha quindi chiarito di non aver mai espresso preferenze, ma di aver echeggiato le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per avere presto "una buona legge elettorale". "E questo - ha sottolineato Monti -, io che sono costretto a dialogare molto anche con gli altri Paesi, lo sento come un'esigenza molto percepita all'estero dove, bontà loro, sono per lo più positivi su quello che in questi mesi si è fatto in Italia, ma non amano avere una totale incertezza su quello che accadrà dopo".
"All'estero - ha aggiunto il presidente del Consiglio - non interessa tanto sapere chi governerà dopo, ma se la politica in Italia recupererà un grado di responsabilità e di capacità decisionale come quella che è necessaria per governare un paese moderno e uscire definitavamente da una situazione di crisi. Da questo punto di vista una legge elettorale che dia voce ai cittadini, alle scelte dei cittadini e che consenta il formarsi di governi in grado di governare e non necessariamente composti da un numero elevatissimo di forze, poi inconciliabili tra loro nell'azione di governo, sono aspetti che il buon senso italiano e il buon senso straniero vorrebbe vedere in una legge elettorale".
"Monti-bis? Decideranno altri". Rispondendo alla domanda se sia possibile un governo Monti-bis dopo le elezioni della prossima primavera, il premier non ha offerto certezze: "Mi sembra che sia meglio che io mi sforzi di contribuire fino all'ultimo minuto al buon andamento del governo Monti, non bis, e poi altri penseranno a cosa vorranno che succeda dopo".
(05 settembre 2012)
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Re: Come se ne viene fuori ?
Tutti insieme appassionatamente verso l’abisso. (2)
“Italia presto fuori dalla crisi”
Diversamente dalla incomprensibile e ingiustificata tifoseria da stadio dei bucanieri berluscones prima, e dei bucanieri montiani di questi mesi, quello che conta nell’analisi, sono i dati.
E i dati sono questi.
Crisi, salgono disoccupazione (+14,8%), cig (+9,6%) e fallimenti
Mastrapasqua: "Il confronto tendenziale conferma l’andamento critico degli ultimi mesi". De Bernardis (Cerved): “L'alto numero di fallimenti della prima metà dell’anno riflette il momento critico del nostro sistema produttivocon una recessione iniziata nella seconda metà del 2011 che sta investendo un sistema di imprese già indebolito"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 5 settembre 2012
Commenti (19)
Nei primi sette mesi dell’anno sono state presentate all’Inps 763.256 domande per l’indennità di disoccupazione, con un aumento del 14,8% rispetto allo stesso periodo del 2011 (664.989).
Lo rileva l’Inps precisando che a luglio le domande arrivate all’Istituto sono state 175.825, con un incremento dell’1,42% rispetto a luglio 2011.
Le domande di mobilità presentate a luglio 2012 sono state invece 10.819 (-2,44% tendenziale), per un totale che nei primi sette mesi dell’anno ammonta a 79.193 richieste (+7,72%).
In salita anche la Cassa integrazione, con 706,5 milioni di ore autorizzate nei primi 8 mesi del 2012. L’aumento annuo è del 9,6 per cento.
In particolare ad agosto sono state autorizzate 67 milioni di ore con un aumento del 18,7% su agosto 2011.
Rispetto a luglio, invece, il dato è in calo del 42,1% rispettando, secondo l’Istituto di previdenza, l’andamento degli ultimi anni, che vede in agosto un calo fisiologico della cassa integrazione rispetto al mese precedente: nel 2011, la diminuzione era stata del 29,6% (56,5 milioni di ore ad agosto contro 80,2 milioni a luglio). Anche perché molte aziende italiane ad agosto chiudono per ferie.
Tanto che il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, sottolinea che i dati di agosto “scontano la stagionalità, per cui il confronto congiunturale ha poco rilievo. Resta invece significativo il confronto tendenziale, che conferma l’andamento critico degli ultimi mesi: nei primi otto mesi dell’anno siamo quasi al 10% in più di richieste di cig”. Per un totale di 706,5 milioni a fronte dei 644,5 milioni dello stesso periodo 2011.
Nel dettaglio, gli interventi di cassa integrazione ordinaria (cigo) ad agosto sono aumentati del 52,5% rispetto ad agosto 2011 e diminuiti del 68,4% rispetto a luglio (da 34,5 a 10,9 milioni di ore). L’incremento tendenziale di agosto è attribuibile in larga misura alle autorizzazioni riguardanti il settore industria (8,5 milioni), aumentate del 74,4% rispetto ad un anno fa (4,9 milioni), mentre più contenuto è l’aumento relativo al settore edile (+4,7%). Nei primi otto mesi del 2012 sono stati autorizzati 212 milioni di ore cassa ordinaria con un aumento del 45,6% rispetto allo stesso periodo del 2011.
Gli interventi straordinari (cigs) del mese scorso ammontano invece a 26,2 milioni di ore, con un aumento del 3,5% rispetto ai 25,3 milioni dell’anno prima. In calo anche l’andamento degli otto mesi che registra una diminuzione dell’8,4 per cento. Per gli interventi in deroga (cigd), infine, ad agosto sono state autorizzate 29,9 milioni di ore con un aumento del 24,7% rispetto ai 24 milioni di agosto 2011. Le ore autorizzate in deroga sono invece diminuite del 18,1% rispetto a luglio 2012 (36,6 milioni). Complessivamente, nel periodo gennaio-agosto 2012 sono state autorizzate 238,6 milioni di ore di cassa in deroga, con un incremento dell’8,7% rispetto allo stesso periodo 2011.
Strettamente collegato al tema occupazionale, quello dell’andamento delle imprese. Secondo i dati appena diffusi dal Cerved, nella prima metà dell’anno sono state aperte 6500 procedure fallimentari, un numero più alto rispetto allo stesso periodo del 2011, anno record per i fallimenti, nonostante il secondo trimestre abbia evidenziato una contrazione del 3,2% sul 2011 a quota 3.300 procedure. Non solo. L’Osservatorio sulla crisi d’impresa Cerved Group, parla anche di un ”preoccupante ritorno dei concordati preventivi” cresciuti dell’11,6% su base annua.
Quasi tre quarti delle procedure riguardano le società di capitali, la forma giuridica che ha sofferto maggiormente durante la crisi e che ha evidenziato un aumento dei default del 4,6% nei primi sei mesi del 2012.
Le altre forme hanno registrato invece un dato in diminuzione del 7,3% tra le società di persone e 9,8% tra quelle individuali. Sull’andamento di questo semestre pesano soprattutto i fallimenti delle costruzioni, +4,8%, dei servizi, +1,2% e degli altri settori, +9,5%, mentre continua la discesa delle procedure nel comparto dell’industria, -8,6%.
Il dato del Nord Est invece, che torna ai livelli di due anni fa, beneficia soprattutto dei miglioramenti registrati in Veneto, -13,2% e in Emilia- Romagna, -10,2%.
“L’alto numero di fallimenti della prima metà dell’anno riflette il momento critico del nostro sistema produttivo – spiega Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved – con una recessione iniziata nella seconda metà del 2011 che sta investendo un sistema di imprese già indebolito dalla prima fase della crisi, seguita da una ripresa troppo debole e breve”.
L’incremento dei default – solo calmierato nel secondo trimestre – è stato accompagnato da una nuova fiammata dei concordati preventivi, la procedura con cui l’imprenditore può tentare di trovare un accordo con i suoi creditori per evitare il fallimento e superare il momento di crisi.
Di fatto, nella prima metà dell’anno le domande di concordato sono tornate a crescere a ritmi preoccupanti: tra marzo e giugno si contano 312 concordati, +17% rispetto al secondo trimestre 2011, che portano così a 575 il totale delle procedure aperte nei primi sei mesi dell’anno, contro le 518 dell’anno scorso (+11,6%).
“I concordati preventivi, pur coinvolgendo un numero meno significativo di imprese rispetto ai fallimenti, sono un termometro importante dello stato di difficoltà delle aziende: da un lato perchè coinvolgono imprese mediamente più grandi e quindi con effetti più negativi su occupazione e indotto, dall’altro perchè, reagendo prima alla congiuntura possono anticipare un ulteriore peggioramento sul fronte dei fallimenti”, conclude De Bernardis.
“Italia presto fuori dalla crisi”
Diversamente dalla incomprensibile e ingiustificata tifoseria da stadio dei bucanieri berluscones prima, e dei bucanieri montiani di questi mesi, quello che conta nell’analisi, sono i dati.
E i dati sono questi.
Crisi, salgono disoccupazione (+14,8%), cig (+9,6%) e fallimenti
Mastrapasqua: "Il confronto tendenziale conferma l’andamento critico degli ultimi mesi". De Bernardis (Cerved): “L'alto numero di fallimenti della prima metà dell’anno riflette il momento critico del nostro sistema produttivocon una recessione iniziata nella seconda metà del 2011 che sta investendo un sistema di imprese già indebolito"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 5 settembre 2012
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Nei primi sette mesi dell’anno sono state presentate all’Inps 763.256 domande per l’indennità di disoccupazione, con un aumento del 14,8% rispetto allo stesso periodo del 2011 (664.989).
Lo rileva l’Inps precisando che a luglio le domande arrivate all’Istituto sono state 175.825, con un incremento dell’1,42% rispetto a luglio 2011.
Le domande di mobilità presentate a luglio 2012 sono state invece 10.819 (-2,44% tendenziale), per un totale che nei primi sette mesi dell’anno ammonta a 79.193 richieste (+7,72%).
In salita anche la Cassa integrazione, con 706,5 milioni di ore autorizzate nei primi 8 mesi del 2012. L’aumento annuo è del 9,6 per cento.
In particolare ad agosto sono state autorizzate 67 milioni di ore con un aumento del 18,7% su agosto 2011.
Rispetto a luglio, invece, il dato è in calo del 42,1% rispettando, secondo l’Istituto di previdenza, l’andamento degli ultimi anni, che vede in agosto un calo fisiologico della cassa integrazione rispetto al mese precedente: nel 2011, la diminuzione era stata del 29,6% (56,5 milioni di ore ad agosto contro 80,2 milioni a luglio). Anche perché molte aziende italiane ad agosto chiudono per ferie.
Tanto che il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, sottolinea che i dati di agosto “scontano la stagionalità, per cui il confronto congiunturale ha poco rilievo. Resta invece significativo il confronto tendenziale, che conferma l’andamento critico degli ultimi mesi: nei primi otto mesi dell’anno siamo quasi al 10% in più di richieste di cig”. Per un totale di 706,5 milioni a fronte dei 644,5 milioni dello stesso periodo 2011.
Nel dettaglio, gli interventi di cassa integrazione ordinaria (cigo) ad agosto sono aumentati del 52,5% rispetto ad agosto 2011 e diminuiti del 68,4% rispetto a luglio (da 34,5 a 10,9 milioni di ore). L’incremento tendenziale di agosto è attribuibile in larga misura alle autorizzazioni riguardanti il settore industria (8,5 milioni), aumentate del 74,4% rispetto ad un anno fa (4,9 milioni), mentre più contenuto è l’aumento relativo al settore edile (+4,7%). Nei primi otto mesi del 2012 sono stati autorizzati 212 milioni di ore cassa ordinaria con un aumento del 45,6% rispetto allo stesso periodo del 2011.
Gli interventi straordinari (cigs) del mese scorso ammontano invece a 26,2 milioni di ore, con un aumento del 3,5% rispetto ai 25,3 milioni dell’anno prima. In calo anche l’andamento degli otto mesi che registra una diminuzione dell’8,4 per cento. Per gli interventi in deroga (cigd), infine, ad agosto sono state autorizzate 29,9 milioni di ore con un aumento del 24,7% rispetto ai 24 milioni di agosto 2011. Le ore autorizzate in deroga sono invece diminuite del 18,1% rispetto a luglio 2012 (36,6 milioni). Complessivamente, nel periodo gennaio-agosto 2012 sono state autorizzate 238,6 milioni di ore di cassa in deroga, con un incremento dell’8,7% rispetto allo stesso periodo 2011.
Strettamente collegato al tema occupazionale, quello dell’andamento delle imprese. Secondo i dati appena diffusi dal Cerved, nella prima metà dell’anno sono state aperte 6500 procedure fallimentari, un numero più alto rispetto allo stesso periodo del 2011, anno record per i fallimenti, nonostante il secondo trimestre abbia evidenziato una contrazione del 3,2% sul 2011 a quota 3.300 procedure. Non solo. L’Osservatorio sulla crisi d’impresa Cerved Group, parla anche di un ”preoccupante ritorno dei concordati preventivi” cresciuti dell’11,6% su base annua.
Quasi tre quarti delle procedure riguardano le società di capitali, la forma giuridica che ha sofferto maggiormente durante la crisi e che ha evidenziato un aumento dei default del 4,6% nei primi sei mesi del 2012.
Le altre forme hanno registrato invece un dato in diminuzione del 7,3% tra le società di persone e 9,8% tra quelle individuali. Sull’andamento di questo semestre pesano soprattutto i fallimenti delle costruzioni, +4,8%, dei servizi, +1,2% e degli altri settori, +9,5%, mentre continua la discesa delle procedure nel comparto dell’industria, -8,6%.
Il dato del Nord Est invece, che torna ai livelli di due anni fa, beneficia soprattutto dei miglioramenti registrati in Veneto, -13,2% e in Emilia- Romagna, -10,2%.
“L’alto numero di fallimenti della prima metà dell’anno riflette il momento critico del nostro sistema produttivo – spiega Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved – con una recessione iniziata nella seconda metà del 2011 che sta investendo un sistema di imprese già indebolito dalla prima fase della crisi, seguita da una ripresa troppo debole e breve”.
L’incremento dei default – solo calmierato nel secondo trimestre – è stato accompagnato da una nuova fiammata dei concordati preventivi, la procedura con cui l’imprenditore può tentare di trovare un accordo con i suoi creditori per evitare il fallimento e superare il momento di crisi.
Di fatto, nella prima metà dell’anno le domande di concordato sono tornate a crescere a ritmi preoccupanti: tra marzo e giugno si contano 312 concordati, +17% rispetto al secondo trimestre 2011, che portano così a 575 il totale delle procedure aperte nei primi sei mesi dell’anno, contro le 518 dell’anno scorso (+11,6%).
“I concordati preventivi, pur coinvolgendo un numero meno significativo di imprese rispetto ai fallimenti, sono un termometro importante dello stato di difficoltà delle aziende: da un lato perchè coinvolgono imprese mediamente più grandi e quindi con effetti più negativi su occupazione e indotto, dall’altro perchè, reagendo prima alla congiuntura possono anticipare un ulteriore peggioramento sul fronte dei fallimenti”, conclude De Bernardis.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Tutti insieme appassionatamente verso l’abisso. (3)
“Italia presto fuori dalla crisi”
Sempre per la nuova fiction tricolore “Italia presto fuori dalla crisi”, che fa impazzire i montiani.
LA REVISIONE DELLE STIME
Ocse, il Pil italiano calerà del 2,4%
Nella Ue 116 milioni di cittadini a rischio povertà
L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha nuovamente rivisto al ribasso le previsioni sulla crescita economica dell'Italia, stimando una recessione del 2,4 per cento sul Pil 2012 a fronte del meno 1,7 per cento previsto lo scorso maggio. L'Italia è il peggiore Paese del G7. Diffusi anche i dati sul mercato del lavoro: 1,3 milioni di giovani senza posto. Per agevolare la crescita la Bce deve tagliare i tassi. Nella Ue, 116 milioni di persone a rischio povertà
MILANO - L'Ocse ha abbassato a -2,4% le stime per il Pil italiano nel 2012 dal -1,7% indicato lo scorso maggio. Il peggiore Paese del G7. E nell'Unione europea sono 116 milioni i cittadini a rischio povertà. La nuova previsione - che ancora una volta è la peggiore tra i paesi del G7 - è contenuta nella 'valutazione interinale' di settembre che l'organizzazione diffonde a cavallo tra i due rapporti economici semestrali. L'Ocse stima una flessione annualizzata del Pil italiano del 2,9% sia nel secondo (Eurostat 1 ha però certificato oggi per il secondo trimestre un -2,4%) sia nel terzo trimestre di quest'anno, dopo -3,3% nel primo e prevede un calo di -1,4% nel quarto. L'interim assessment abbassa anche le previsioni per la Germania (+0,8% nel 2012 da +1,2% indicato a maggio), la Francia (+0,1% da +0,6%) e soprattutto per il Regno Unito che scivola in recessione (-0,7% da +0,5%), anche se il rapporto avverte che l'impatto delle Olimpiadi potrebbe non essere stato preso in considerazione completamente. Scendono, sia pure in minore misura, le stime per gli Usa (+2,3% da +2,4%), mentre migliorano quelle per il Giappone (+2,2% da +2%). Nell'insieme il Pil del G7 dovrebbe crescere dell'1,4% nel 2012, come nel 2011.
La crisi dell'area euro "resta il rischio maggiore per l'economia globale ed è quindi necessaria un'azione politica più forte che dia maggiore fiducia nell'unione monetaria". Secondo l'Ocse, l'economia del pianeta si è indebolita rispetto alla scorsa primavera a causa della recessione della zona euro, i cui effetti si fanno sentire sia sulle economie dei paesi industrializzati, sia sui paesi non-Ocse attraverso i canali del commercio e della fiducia. La domanda dei consumatori, alle prese con un calo di fiducia e la risistemazione dei bilanci, resta debole in molti paesi e sta rallentando anche la crescita degli investimenti delle imprese, eccetto che in Giappone dove continua la ricostruzione post-terremoto. Nell'area euro, la debolezza della periferia si sta riversando anche sui paesi 'core'. La perdita di slancio nell'area del G7 "potrebbe persistere nella seconda metà di quest'anno". Gli Stati Uniti sono "un'eccezione con una crescita relativamente più forte", che riflette anche il miglioramento delle condizioni del mercato immobiliare. L'incertezza sulle attuali previsioni resta elevata, avverte l'Ocse. Un peggioramento della crisi dell'area euro potrebbe avere "significative ricadute sulla domanda globale" e se negli Usa non si riuscirà ad evitare il 'fiscal cliff', il picco fiscale provocato dalla scadenza di sgravi dell'era Bush alla fine di quest'anno, la ripresa già debole potrebbe deragliare. Oltre tutto, i prezzi del petrolio sono risaliti nonostante la debolezza dell'attività e restano molto sensibili al rischio geopolitico e di interruzioni delle forniture.
Tagliare i tassi e rafforzare acquisto di bond. Secondo l'Ocse, la politica monetaria dovrebbe essere ancora a favore della crescita in tutte le principali economie, soprattutto nell'Eurozona. Qui la Bce dovrebbe tagliare ulteriormente i tassi di interesse: "Dove l'attività è debole e l'inflazione sotto controllo, i tassi devono essere tagliati se sono ancora sopra lo zero" così come, aggiunge l'Ocse, "i programmi di acquisto di asset dovrebbero essere rafforzati". E nelle maggiori economie emergenti le politiche espansive dovrebbero continuare e, in alcuni casi, fornire ulteriore sostegno. Nell'Eurozona spiegano gli analisti Ocse, proprio nel giorno in cui la Bce tiene la sua riunione di routine per decidere la propria politica monetaria, "il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale deve essere abbassato". La Bce, sostengono, "dovrebbe prendere in considerazione ulteriori azioni per aiutare a normalizzare la trasmissione della politica monetaria nei paesi vulnerabili", in linea con il proprio mandato. "E' cruciale arginare i timori" di uscita di paesi dall'Eurozona e ciò può essere "conseguito con interventi sul mercato obbligazionario da parte della Bce che riportino gli spread entro una gamma giustificata dai fondamentali del mercato". L'Ocse suggerisce altri provvedimenti per affrontare il circolo vizioso che mina la stabilità dell'Eurozona. Per quanto riguarda le banche in particolare "sono cruciali il pieno riconoscimento dei prestiti non performing, che si realizza attraverso una vigilanza comune, e la disponibilità di fondi pubblici di tutta l'area per la ricapitalizzazione". Inoltre, secondo gli esperti, sono "anche cruciali" ulteriori progressi "verso l'unione bancaria - comprese le garanzie sui depositi a livello dell'area euro" e un regime comune per il trattamento dei problemi del sistema bancario.
Anche negli Stati uniti, secondo il rapporto interinale dell'Ocse, "dovrebbe esserci un ulteriore allentamento monetario se il mercato del lavoro dovesse peggiorare ancora", considerato anche l'inasprimento fiscale atteso nel 2013. In Giappone la costante flessione dell'inflazione implica che la Banca centrale giapponese dovrebbe intraprendere ulteriori misure di supporto, inclusa un'espansione del programma di acquisti di asset. In Cina l'inflazione è scesa al punto che alcuni provvedimenti adottati per moderarla potrebbero essere annullati, magari accompagnando quest'azione con il varo di misure tese a impedire un surriscaldamento dei mercati immobiliari.
I senza lavoro e il rischio povertà. Il "continuo peggioramento della situazione del lavoro" è "la maggiore preoccupazione" in una Europa in cui "116 milioni di persone sono a rischio di povertà", ha messo nero su bianco la Commissione europea nel documento predisposto per la conferenza 'Jobs 4 Europe'. Nel testo si denuncia che, oltre all'aumento della disoccupazione (arrivata all'11,2% nell'Eurozona), "il lavoro è diventato anche più precario": "Quasi il 94% dei lavori creati nel 2011 sono part-time e il 42,5% dei giovani ha contratti a tempo determinato".In Italia ci sono 1,3 milioni di giovani senza lavoro, e il numero continua a crescere. Lo denuncia sempre l'Ocse, nell'ultimo rapporto sulla disoccupazione giovanile diffuso in occasione di 'Jobs 4 Europe', la conferenza sulle politiche a sostegno della creazione di lavoro in Ue organizzata dalla Commissione europea a Bruxelles. Nel primo quadrimestre del 2012 era senza un impiego il 21,2% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, ben oltre la media Ue (13,6%). Un fenomeno che, stando ai dati, negli ultimi cinque anni è cresciuto sempre di più. Ad aprile 2007 erano infatti 975.000 Gli under 25 senza lavoro, aumentati a 1,1 milioni ad aprile 2011 e arrivati a quota 1,3 milioni ad aprile 2012.
"In tutti i paesi e specialmente nell'area euro le riforme del mercato del lavoro sono cruciali per accelerare la crescita a breve termine dell'occupazione", ha spiegato l'Ocse nell'interim economic assessment, nel quale si precisa che le riforme del mercato del lavoro servono anche a "facilitare l'aggiustamento salariale e a ridurre il rischio che la disoccupazione aumenti". Inoltre l'Ocse indica tra le riforme necessarie anche quella del mercato dei prodotti e le liberalizzazioni nel settore del commercio e dei servizi professionali.
(06 settembre 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA
La Repubblica
“Italia presto fuori dalla crisi”
Sempre per la nuova fiction tricolore “Italia presto fuori dalla crisi”, che fa impazzire i montiani.
LA REVISIONE DELLE STIME
Ocse, il Pil italiano calerà del 2,4%
Nella Ue 116 milioni di cittadini a rischio povertà
L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha nuovamente rivisto al ribasso le previsioni sulla crescita economica dell'Italia, stimando una recessione del 2,4 per cento sul Pil 2012 a fronte del meno 1,7 per cento previsto lo scorso maggio. L'Italia è il peggiore Paese del G7. Diffusi anche i dati sul mercato del lavoro: 1,3 milioni di giovani senza posto. Per agevolare la crescita la Bce deve tagliare i tassi. Nella Ue, 116 milioni di persone a rischio povertà
MILANO - L'Ocse ha abbassato a -2,4% le stime per il Pil italiano nel 2012 dal -1,7% indicato lo scorso maggio. Il peggiore Paese del G7. E nell'Unione europea sono 116 milioni i cittadini a rischio povertà. La nuova previsione - che ancora una volta è la peggiore tra i paesi del G7 - è contenuta nella 'valutazione interinale' di settembre che l'organizzazione diffonde a cavallo tra i due rapporti economici semestrali. L'Ocse stima una flessione annualizzata del Pil italiano del 2,9% sia nel secondo (Eurostat 1 ha però certificato oggi per il secondo trimestre un -2,4%) sia nel terzo trimestre di quest'anno, dopo -3,3% nel primo e prevede un calo di -1,4% nel quarto. L'interim assessment abbassa anche le previsioni per la Germania (+0,8% nel 2012 da +1,2% indicato a maggio), la Francia (+0,1% da +0,6%) e soprattutto per il Regno Unito che scivola in recessione (-0,7% da +0,5%), anche se il rapporto avverte che l'impatto delle Olimpiadi potrebbe non essere stato preso in considerazione completamente. Scendono, sia pure in minore misura, le stime per gli Usa (+2,3% da +2,4%), mentre migliorano quelle per il Giappone (+2,2% da +2%). Nell'insieme il Pil del G7 dovrebbe crescere dell'1,4% nel 2012, come nel 2011.
La crisi dell'area euro "resta il rischio maggiore per l'economia globale ed è quindi necessaria un'azione politica più forte che dia maggiore fiducia nell'unione monetaria". Secondo l'Ocse, l'economia del pianeta si è indebolita rispetto alla scorsa primavera a causa della recessione della zona euro, i cui effetti si fanno sentire sia sulle economie dei paesi industrializzati, sia sui paesi non-Ocse attraverso i canali del commercio e della fiducia. La domanda dei consumatori, alle prese con un calo di fiducia e la risistemazione dei bilanci, resta debole in molti paesi e sta rallentando anche la crescita degli investimenti delle imprese, eccetto che in Giappone dove continua la ricostruzione post-terremoto. Nell'area euro, la debolezza della periferia si sta riversando anche sui paesi 'core'. La perdita di slancio nell'area del G7 "potrebbe persistere nella seconda metà di quest'anno". Gli Stati Uniti sono "un'eccezione con una crescita relativamente più forte", che riflette anche il miglioramento delle condizioni del mercato immobiliare. L'incertezza sulle attuali previsioni resta elevata, avverte l'Ocse. Un peggioramento della crisi dell'area euro potrebbe avere "significative ricadute sulla domanda globale" e se negli Usa non si riuscirà ad evitare il 'fiscal cliff', il picco fiscale provocato dalla scadenza di sgravi dell'era Bush alla fine di quest'anno, la ripresa già debole potrebbe deragliare. Oltre tutto, i prezzi del petrolio sono risaliti nonostante la debolezza dell'attività e restano molto sensibili al rischio geopolitico e di interruzioni delle forniture.
Tagliare i tassi e rafforzare acquisto di bond. Secondo l'Ocse, la politica monetaria dovrebbe essere ancora a favore della crescita in tutte le principali economie, soprattutto nell'Eurozona. Qui la Bce dovrebbe tagliare ulteriormente i tassi di interesse: "Dove l'attività è debole e l'inflazione sotto controllo, i tassi devono essere tagliati se sono ancora sopra lo zero" così come, aggiunge l'Ocse, "i programmi di acquisto di asset dovrebbero essere rafforzati". E nelle maggiori economie emergenti le politiche espansive dovrebbero continuare e, in alcuni casi, fornire ulteriore sostegno. Nell'Eurozona spiegano gli analisti Ocse, proprio nel giorno in cui la Bce tiene la sua riunione di routine per decidere la propria politica monetaria, "il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale deve essere abbassato". La Bce, sostengono, "dovrebbe prendere in considerazione ulteriori azioni per aiutare a normalizzare la trasmissione della politica monetaria nei paesi vulnerabili", in linea con il proprio mandato. "E' cruciale arginare i timori" di uscita di paesi dall'Eurozona e ciò può essere "conseguito con interventi sul mercato obbligazionario da parte della Bce che riportino gli spread entro una gamma giustificata dai fondamentali del mercato". L'Ocse suggerisce altri provvedimenti per affrontare il circolo vizioso che mina la stabilità dell'Eurozona. Per quanto riguarda le banche in particolare "sono cruciali il pieno riconoscimento dei prestiti non performing, che si realizza attraverso una vigilanza comune, e la disponibilità di fondi pubblici di tutta l'area per la ricapitalizzazione". Inoltre, secondo gli esperti, sono "anche cruciali" ulteriori progressi "verso l'unione bancaria - comprese le garanzie sui depositi a livello dell'area euro" e un regime comune per il trattamento dei problemi del sistema bancario.
Anche negli Stati uniti, secondo il rapporto interinale dell'Ocse, "dovrebbe esserci un ulteriore allentamento monetario se il mercato del lavoro dovesse peggiorare ancora", considerato anche l'inasprimento fiscale atteso nel 2013. In Giappone la costante flessione dell'inflazione implica che la Banca centrale giapponese dovrebbe intraprendere ulteriori misure di supporto, inclusa un'espansione del programma di acquisti di asset. In Cina l'inflazione è scesa al punto che alcuni provvedimenti adottati per moderarla potrebbero essere annullati, magari accompagnando quest'azione con il varo di misure tese a impedire un surriscaldamento dei mercati immobiliari.
I senza lavoro e il rischio povertà. Il "continuo peggioramento della situazione del lavoro" è "la maggiore preoccupazione" in una Europa in cui "116 milioni di persone sono a rischio di povertà", ha messo nero su bianco la Commissione europea nel documento predisposto per la conferenza 'Jobs 4 Europe'. Nel testo si denuncia che, oltre all'aumento della disoccupazione (arrivata all'11,2% nell'Eurozona), "il lavoro è diventato anche più precario": "Quasi il 94% dei lavori creati nel 2011 sono part-time e il 42,5% dei giovani ha contratti a tempo determinato".In Italia ci sono 1,3 milioni di giovani senza lavoro, e il numero continua a crescere. Lo denuncia sempre l'Ocse, nell'ultimo rapporto sulla disoccupazione giovanile diffuso in occasione di 'Jobs 4 Europe', la conferenza sulle politiche a sostegno della creazione di lavoro in Ue organizzata dalla Commissione europea a Bruxelles. Nel primo quadrimestre del 2012 era senza un impiego il 21,2% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, ben oltre la media Ue (13,6%). Un fenomeno che, stando ai dati, negli ultimi cinque anni è cresciuto sempre di più. Ad aprile 2007 erano infatti 975.000 Gli under 25 senza lavoro, aumentati a 1,1 milioni ad aprile 2011 e arrivati a quota 1,3 milioni ad aprile 2012.
"In tutti i paesi e specialmente nell'area euro le riforme del mercato del lavoro sono cruciali per accelerare la crescita a breve termine dell'occupazione", ha spiegato l'Ocse nell'interim economic assessment, nel quale si precisa che le riforme del mercato del lavoro servono anche a "facilitare l'aggiustamento salariale e a ridurre il rischio che la disoccupazione aumenti". Inoltre l'Ocse indica tra le riforme necessarie anche quella del mercato dei prodotti e le liberalizzazioni nel settore del commercio e dei servizi professionali.
(06 settembre 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Re: Come se ne viene fuori ?
Monti vede una luce in fondo al tunnel della crisi. Sono i disoccupati che si danno fuoco
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 6 settembre 2012 | Commenti (2)
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