riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancellati.
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
letto su un blog,in rima "baciata" :
"la riforma Fornero...ci accompagna al cimitero"
"la riforma Fornero...ci accompagna al cimitero"
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
dal blog di Cesare Damiano:
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maurizio, on venerdì, 2 marzo 2012 at 15:23 said:
"Ma, per favore, almeno tacete !!!
io, nato il 13 gennaio 1952,
con domanda di pensione già presentata e protocollata a novembre 2011,
andrò in pensione, se sarò vivo, 5 anni e 7 mesi più tardi.
Vi rendete conto che uno come me,
da 42 anni elettore del PCI, PDS, Ulivo, PD,
deve adesso sperare nel ricorso presentato dalla Lega alla Cassazione.
--------------------------- --------------
Oltretutto sono sicuro che una riforma più graduale e più equa avrebbe portato allo stesso gradimento in Europa.
Veramente non riesco a comprendere come abbiate potuto permettere una barbarie del genere."
http://cesaredamiano.wordpress.com/2012 ... /#comments
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maurizio, on venerdì, 2 marzo 2012 at 15:23 said:
"Ma, per favore, almeno tacete !!!
io, nato il 13 gennaio 1952,
con domanda di pensione già presentata e protocollata a novembre 2011,
andrò in pensione, se sarò vivo, 5 anni e 7 mesi più tardi.
Vi rendete conto che uno come me,
da 42 anni elettore del PCI, PDS, Ulivo, PD,
deve adesso sperare nel ricorso presentato dalla Lega alla Cassazione.
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Oltretutto sono sicuro che una riforma più graduale e più equa avrebbe portato allo stesso gradimento in Europa.
Veramente non riesco a comprendere come abbiate potuto permettere una barbarie del genere."
http://cesaredamiano.wordpress.com/2012 ... /#comments
Ultima modifica di shiloh il 12/03/2012, 8:33, modificato 1 volta in totale.
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
dal blog di Cesare Damiano:
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Isa, on domenica, 11 marzo 2012 at 19:02 said:
Quello che ha fatto il pd alle generazioni nate negli anni 50/60,
votando una riforma profondamente ingiusta e inutilmente crudele, è di una gravità inaudita!
Eppure era proprio tra i 50/60enni che il pd trovava i più numerosi consensi.
In futuro quale sarà il bacino elettorale del pd ?
Una cosa è certa:
tutti coloro che non sono interessati al problema delle pensioni (per età, per condizioni sociali ecc…) hanno ben più convincenti rappresentanti politici;
gli altri, le vittime del massacro,
si stanno guardando intorno per cercare di uscire da questa intollerabile situazione e non dimenticheranno mai quello che è stato fatto ai loro danni.
http://cesaredamiano.wordpress.com/2012 ... /#comments
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Isa, on domenica, 11 marzo 2012 at 19:02 said:
Quello che ha fatto il pd alle generazioni nate negli anni 50/60,
votando una riforma profondamente ingiusta e inutilmente crudele, è di una gravità inaudita!
Eppure era proprio tra i 50/60enni che il pd trovava i più numerosi consensi.
In futuro quale sarà il bacino elettorale del pd ?
Una cosa è certa:
tutti coloro che non sono interessati al problema delle pensioni (per età, per condizioni sociali ecc…) hanno ben più convincenti rappresentanti politici;
gli altri, le vittime del massacro,
si stanno guardando intorno per cercare di uscire da questa intollerabile situazione e non dimenticheranno mai quello che è stato fatto ai loro danni.
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
I veri motivi della
riforma delle pensioni
Alla puntata di stamattina di Agorà-Brontolo su Rai3
(tema: pensioni)
l’On. Colaninno (Pd) e l’On. Cazzola (Pdl)
hanno fatto due interventi largamente sovrapponibili nel senso e,
a mio avviso, entrambi largamente deprecabili nella sostanza.
l’On. Colaninno ha esordito difendendo la riforma delle pensioni in quanto
“Non dobbiamo dimenticare che questa riforma avviene da una parte per un ritardo che abbiamo accumulato…. e anche il fatto che ci siamo trovati a dicembre con il rischio che addirittura l’Italia saltasse insieme non solo alle pensioni ma ai risparmi e al futuro e quindi questa riforma è arrivata per un accumulo di ritardo e anche per il rischio di un collasso finanziario… senza questa riforma, la pensione, probabilmente non c’era più per nessuno… senza la correzione dei conti pubblici, che non è solo un fatto previdenziale… stavamo ri-tracciando con qualche mese di distanza quello che stava avvenendo nella vicina Grecia… questi interventi, che possiamo anche definire brutali, hanno consentito al nostro paese di uscire dal cono del fallimento e del collasso… siamo usciti dalla sala di rianimazione e di coma profondo”.
L’On. Cazzola, invece, ci ha detto:
“Credo che il Governo abbia usato le pensioni per mandare un segnale forte ai mercati e in Europa perché, diciamo, il sistema in sé non aveva grossi problemi di riequilibrio però, ecco, quando un paese usa la mano severa sulle pensioni, acquista credito sui mercati internazionali, cioè in realtà questa pensione (intendeva riforma ndr) è stato un segnale politico forte che il governo Monti ha voluto mandare ai mercati”.
Cari lettori,
vi invito a fare un investimento in tempo e a rileggere accuratamente le due dichiarazioni, che ho riportato testualmente;
finalmente emergono, a denti stretti, i veri motivi della riforma delle pensioni fatta di corsa e pure male e che sono molto meno nobili degli intendimenti di equo allineamento dei trattamenti pensionistici tra anziani e giovani o di messa in sicurezza del sistema previdenziale, che cercarono di “venderci” Monti e Fornero.
Colaninno non entra nel merito della valutazione della solidità o meno del precedente sistema pensionistico;
butta lì un “accumulo di ritardo” senza spiegare su cosa fossimo in ritardo, dato che ora siamo in largo anticipo rispetto a Germania e Francia,
tanto per fare un esempio.
In generale, si limita a giustificare la riforma
(ed evidentemente così anche l’approvazione data dal Pd)
sventolando i rischi del “se non…”, alludendo a situazioni greche e a possibile tracollo finanziario, nulla di nuovo sotto il sole:
sin dall’inizio la leva utilizzata per far digerire ai cittadini una riforma non necessaria, frettolosa e iniqua è stata quella della paura del “se non…”.
Cazzola, viceversa, si è lasciato fuggire persino un accenno alla non necessarietà della riforma dal punto di vista dell’assetto del sistema previdenziale,
parlando di un sistema che “in sé non aveva grossi problemi di riequilibrio”
e indicando che il reale motivo ispiratore era quello di acquistare credibilità sul mercato internazionale. In parole (mie) povere,
gli scalpi di pensionati e pensionandi sono stati usati come merce di scambio per lo spread;
nulla di nuovo sotto il sole:
la mitologia ci insegna che già tremila anni fa Atene doveva inviare ogni anno sette fanciulli e sette fanciulle a Creta, per tenere placato il Minotauro il quale, per inciso,
mi sembra meno mostruoso del “Mercato ultralibero” e della “Finanza speculativa”.
Queste dichiarazioni fresche di giornata non fanno che confermarmi nel mio giudizio originale,
che espressi a caldo in un articolo del 17 Dicembre 2011 su questo blog “Perché proprio le pensioni?”,
che invito chi ne avesse voglia ad andare a rileggere e cioè che i contributi in mano all’Inps siano stati visti come un bene facile facile da razziare per mettere un po’ in sesto i conti e che il “mercato” si sazi volentieri delle distruzioni del welfare.
Come ultima considerazione, vorrei soffermarmi un attimo sulla voluta astensione dei nostri politici dalle loro responsabilità.
Infatti non basta, a mio avviso, indicare che sussistevano condizioni finanziarie pesanti o che il mercato chiedeva la riforma, per giustificare la decisione, che è squisitamente politica, di intervenire proprio sulle pensioni.
E’ vero che Trichet e Draghi già nello scorso agosto avevano fatto una scorretta invasione di campo entrando nel merito del “cosa” fare in Italia, tuttavia la posizione di un Governo che si rispetti dovrebbe essere quella di tutelare la sovranità nazionale decidendo in autonomia dove intervenire e, se non ci pensa il Governo, dovrebbe ricordarglielo il Parlamento.
Perché, in presenza di un sistema già stabile,
come dichiarato oggi anche da Cazzola e come già tutti sapevano a parte coloro che non volevano saperlo, decidere se “uscire dalla sala rianimazione”
(per dirla con Colaninno)
prelevando i contributi dei pensionandi e de-indicizzando le pensioni sopra i 1.500 euro anziché istituire una patrimoniale, eliminare le province, è una decisione eminentemente po-li-ti-ca di cui almeno il parlamento, i partiti, devono assumersi la responsabilità, dato che il Governo, come noto, è tecnico e composto di non eletti.
Credo che a questa fuga dalle proprie responsabilità i nostri politici dovrebbero essere richiamati severamente,
magari da un Capo dello Stato;
e credo anche che i cittadini e le parti sociali avrebbero il dovere e non solo il diritto, di pretendere che ciò avvenga.
Intanto registriamo l’impudenza da un lato di chi continua a giustificare l’iniquità con la pretesa equità e dall’altro di chi a cose fatte rivela i veri motivi ma continua a sfuggire dalla responsabilità delle proprie scelte.
Sic transit gloria mundi.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... ni/196782/
riforma delle pensioni
Alla puntata di stamattina di Agorà-Brontolo su Rai3
(tema: pensioni)
l’On. Colaninno (Pd) e l’On. Cazzola (Pdl)
hanno fatto due interventi largamente sovrapponibili nel senso e,
a mio avviso, entrambi largamente deprecabili nella sostanza.
l’On. Colaninno ha esordito difendendo la riforma delle pensioni in quanto
“Non dobbiamo dimenticare che questa riforma avviene da una parte per un ritardo che abbiamo accumulato…. e anche il fatto che ci siamo trovati a dicembre con il rischio che addirittura l’Italia saltasse insieme non solo alle pensioni ma ai risparmi e al futuro e quindi questa riforma è arrivata per un accumulo di ritardo e anche per il rischio di un collasso finanziario… senza questa riforma, la pensione, probabilmente non c’era più per nessuno… senza la correzione dei conti pubblici, che non è solo un fatto previdenziale… stavamo ri-tracciando con qualche mese di distanza quello che stava avvenendo nella vicina Grecia… questi interventi, che possiamo anche definire brutali, hanno consentito al nostro paese di uscire dal cono del fallimento e del collasso… siamo usciti dalla sala di rianimazione e di coma profondo”.
L’On. Cazzola, invece, ci ha detto:
“Credo che il Governo abbia usato le pensioni per mandare un segnale forte ai mercati e in Europa perché, diciamo, il sistema in sé non aveva grossi problemi di riequilibrio però, ecco, quando un paese usa la mano severa sulle pensioni, acquista credito sui mercati internazionali, cioè in realtà questa pensione (intendeva riforma ndr) è stato un segnale politico forte che il governo Monti ha voluto mandare ai mercati”.
Cari lettori,
vi invito a fare un investimento in tempo e a rileggere accuratamente le due dichiarazioni, che ho riportato testualmente;
finalmente emergono, a denti stretti, i veri motivi della riforma delle pensioni fatta di corsa e pure male e che sono molto meno nobili degli intendimenti di equo allineamento dei trattamenti pensionistici tra anziani e giovani o di messa in sicurezza del sistema previdenziale, che cercarono di “venderci” Monti e Fornero.
Colaninno non entra nel merito della valutazione della solidità o meno del precedente sistema pensionistico;
butta lì un “accumulo di ritardo” senza spiegare su cosa fossimo in ritardo, dato che ora siamo in largo anticipo rispetto a Germania e Francia,
tanto per fare un esempio.
In generale, si limita a giustificare la riforma
(ed evidentemente così anche l’approvazione data dal Pd)
sventolando i rischi del “se non…”, alludendo a situazioni greche e a possibile tracollo finanziario, nulla di nuovo sotto il sole:
sin dall’inizio la leva utilizzata per far digerire ai cittadini una riforma non necessaria, frettolosa e iniqua è stata quella della paura del “se non…”.
Cazzola, viceversa, si è lasciato fuggire persino un accenno alla non necessarietà della riforma dal punto di vista dell’assetto del sistema previdenziale,
parlando di un sistema che “in sé non aveva grossi problemi di riequilibrio”
e indicando che il reale motivo ispiratore era quello di acquistare credibilità sul mercato internazionale. In parole (mie) povere,
gli scalpi di pensionati e pensionandi sono stati usati come merce di scambio per lo spread;
nulla di nuovo sotto il sole:
la mitologia ci insegna che già tremila anni fa Atene doveva inviare ogni anno sette fanciulli e sette fanciulle a Creta, per tenere placato il Minotauro il quale, per inciso,
mi sembra meno mostruoso del “Mercato ultralibero” e della “Finanza speculativa”.
Queste dichiarazioni fresche di giornata non fanno che confermarmi nel mio giudizio originale,
che espressi a caldo in un articolo del 17 Dicembre 2011 su questo blog “Perché proprio le pensioni?”,
che invito chi ne avesse voglia ad andare a rileggere e cioè che i contributi in mano all’Inps siano stati visti come un bene facile facile da razziare per mettere un po’ in sesto i conti e che il “mercato” si sazi volentieri delle distruzioni del welfare.
Come ultima considerazione, vorrei soffermarmi un attimo sulla voluta astensione dei nostri politici dalle loro responsabilità.
Infatti non basta, a mio avviso, indicare che sussistevano condizioni finanziarie pesanti o che il mercato chiedeva la riforma, per giustificare la decisione, che è squisitamente politica, di intervenire proprio sulle pensioni.
E’ vero che Trichet e Draghi già nello scorso agosto avevano fatto una scorretta invasione di campo entrando nel merito del “cosa” fare in Italia, tuttavia la posizione di un Governo che si rispetti dovrebbe essere quella di tutelare la sovranità nazionale decidendo in autonomia dove intervenire e, se non ci pensa il Governo, dovrebbe ricordarglielo il Parlamento.
Perché, in presenza di un sistema già stabile,
come dichiarato oggi anche da Cazzola e come già tutti sapevano a parte coloro che non volevano saperlo, decidere se “uscire dalla sala rianimazione”
(per dirla con Colaninno)
prelevando i contributi dei pensionandi e de-indicizzando le pensioni sopra i 1.500 euro anziché istituire una patrimoniale, eliminare le province, è una decisione eminentemente po-li-ti-ca di cui almeno il parlamento, i partiti, devono assumersi la responsabilità, dato che il Governo, come noto, è tecnico e composto di non eletti.
Credo che a questa fuga dalle proprie responsabilità i nostri politici dovrebbero essere richiamati severamente,
magari da un Capo dello Stato;
e credo anche che i cittadini e le parti sociali avrebbero il dovere e non solo il diritto, di pretendere che ciò avvenga.
Intanto registriamo l’impudenza da un lato di chi continua a giustificare l’iniquità con la pretesa equità e dall’altro di chi a cose fatte rivela i veri motivi ma continua a sfuggire dalla responsabilità delle proprie scelte.
Sic transit gloria mundi.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... ni/196782/
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
Non credo che l'esigua somma ricavata dalla riforma delle pensioni possa risanare i conti italiani.
E questo è un dato di fatto.
Ho sempre creduto che questa riforma, come l'articolo 18, sia una riforma ideologica reazionaria.
Il grave problema è che il PD l'ha votata, negando la sua natura di tutela dei diritti.
E questo è un dato di fatto.
Ho sempre creduto che questa riforma, come l'articolo 18, sia una riforma ideologica reazionaria.
Il grave problema è che il PD l'ha votata, negando la sua natura di tutela dei diritti.
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
Fornero ministra
a dispetto dei santi
Il ministro Fornero sta a grandi passi varcando i limiti.
Dopo avere massacrato
(termine che, anticipo, mi rifiuto di considerare eccessivo)
il nostro sistema pensionistico, presente e futuro, rifiutando qualsiasi forma di confronto e inviando messaggi tanto unilaterali e senza contraddittorio quanto irrealistici circa la equità e la ricaduta positiva sui giovani delle idee, che si è levata dalla testa, sta ora armeggiando a quella che lei chiama riforma del mercato del lavoro ma che assomiglia, perlomeno per quanto trapela fin qui, a una riduzione di massima degli ammortizzatori sociali abbinata a un tentativo di rendere i licenziamenti totalmente discrezionali, anche se con indennizzi.
Già sin qui ci sarebbe a mio avviso materia per chiederne, anzi pretenderne, le dimissioni e, ove non ci siano, dare luogo a una protesta coordinata, efficace e a tempo indeterminato fino a che qualcuno non la restituisca alla sua professione; tanto prima tanto meglio.
E se il Governo fa quadrato bisognerebbe chiedere che se ne andasse in toto;
prevengo le obiezioni di chi dice che ci ha salvato dall’angoscia dello spread e dal fallimento in stile greco:
se il salvataggio deve ridursi alla emarginazione di alcuni,
alla ulteriore distribuzione sbilanciata della ricchezza,
alla consegna di maggior potere nelle mani dei potenti gruppi finanziari,
allora meglio il fallimento collettivo,
dal quale ripartire,
forse, con pari opportunità e con una valuta non assoggettata ai desiderata di una nazione straniera.
Fatto questo inciso, per tornare alla Fornero, esiste anche un grave problema di forma, oltre a quello di sostanza;
infatti la suddetta non perde quasi mai occasione per impartire lezioncine al popolo che però non è composto di studenti ma di persone con autonomia di pensiero e di opinioni
(basterebbe citare gli “spaghetti al pomodoro” ai quali si dedicherebbero assiduamente i vagabondi italiani se non ci pensasse lei a tenerli a stecchetto senza sussidi di disoccupazione)
e ultimamente mena vanto del fatto che la sua riforma sia osteggiata da tutte le parti sociali, indicando che proprio per questo motivo sarebbe una buona riforma;
testualmente ha dichiarato, a Che tempo che fa:
“Sono positiva sul lavoro che stiamo facendo; le piccole imprese si lamentano, Confindustria si lamenta, il sindacato variamente si lamenta. Questo dimostra che stiamo lavorando nell’interesse del Paese”.
Insomma, le parti sociali che rappresentano lavoratori e grandi e piccole imprese
(cioè tutto il mondo produttivo)
dicono che la riforma
(notare bene: del loro mondo)
non andrebbe bene;
lo dicono anche i coltivatori diretti, gli artigiani e i commercianti e la Fornero da questo desume di stare facendo l’interesse del paese;
domando:
quale paese, di grazia?
E su che cosa si basa questa affermazione che a rigor di logica sembra un sillogismo al contrario?
Vedo una pericolosissima sequela di presupponenze nelle dichiarazioni pubbliche della Fornero ancor prima che nelle sue riforme della cui arroganza pagheremo i conti per un paio di generazioni;
mi sembra di vedere all’opera qualcuno che persegue, tenacemente, lo riconosco, un progetto del quale si è innamorata e che vuole portare a termine,
costi quel che costi e senza curarsi dei danni collaterali,
contro ogni indicazione diversa, a “dispetto dei Santi”; a meno che , dietrologicamente, non si volesse pensare a progetti eterodiretti.
Ciliegina sulla torta, la Fornero ha proseguito:
“(serve) un più facile accesso e un’uscita non bloccata:
finché alcuni dentro hanno l’uscita bloccata è più difficile entrare per chi è fuori”
una frase che presa da sola ha il grave deficit di considerare il mondo del lavoro a quantità di posti bloccata
(il ché, data la depressività delle manovre è perfino ottimistico),
ma che,
abbinata all’avere imposto la permanenza in attività dei lavoratori fino a 66 anni (70 in prospettiva),
diventa una contraddizione tale da far dubitare che in realtà la Fornero non ce la racconti quasi mai tutta:
vuoi vedere che lo scopo di tutte le varie riforme è banalmente quello di rimpinguare le casse dello stato tout court ?
Pensiamoci bene:
miliardi all’anno dalla riforma delle pensioni,
i Tfr degli statali trattenuti per 24 mesi o più,
gli ammortizzatori sociali ridotti;
il tutto crea un fiume di denaro da cittadini e imprese verso lo Stato che può così “fare ammuina” su altre riduzioni.
Doveva cambiare tutto e non sta cambiando niente ?
Ah no, qualcosa è cambiato:
oltre ad essere vieppiù tartassati siamo anche trattati da minus habens a cui si possono raccontare favole;
senza lieto fine, ovviamente.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... ti/198576/
a dispetto dei santi
Il ministro Fornero sta a grandi passi varcando i limiti.
Dopo avere massacrato
(termine che, anticipo, mi rifiuto di considerare eccessivo)
il nostro sistema pensionistico, presente e futuro, rifiutando qualsiasi forma di confronto e inviando messaggi tanto unilaterali e senza contraddittorio quanto irrealistici circa la equità e la ricaduta positiva sui giovani delle idee, che si è levata dalla testa, sta ora armeggiando a quella che lei chiama riforma del mercato del lavoro ma che assomiglia, perlomeno per quanto trapela fin qui, a una riduzione di massima degli ammortizzatori sociali abbinata a un tentativo di rendere i licenziamenti totalmente discrezionali, anche se con indennizzi.
Già sin qui ci sarebbe a mio avviso materia per chiederne, anzi pretenderne, le dimissioni e, ove non ci siano, dare luogo a una protesta coordinata, efficace e a tempo indeterminato fino a che qualcuno non la restituisca alla sua professione; tanto prima tanto meglio.
E se il Governo fa quadrato bisognerebbe chiedere che se ne andasse in toto;
prevengo le obiezioni di chi dice che ci ha salvato dall’angoscia dello spread e dal fallimento in stile greco:
se il salvataggio deve ridursi alla emarginazione di alcuni,
alla ulteriore distribuzione sbilanciata della ricchezza,
alla consegna di maggior potere nelle mani dei potenti gruppi finanziari,
allora meglio il fallimento collettivo,
dal quale ripartire,
forse, con pari opportunità e con una valuta non assoggettata ai desiderata di una nazione straniera.
Fatto questo inciso, per tornare alla Fornero, esiste anche un grave problema di forma, oltre a quello di sostanza;
infatti la suddetta non perde quasi mai occasione per impartire lezioncine al popolo che però non è composto di studenti ma di persone con autonomia di pensiero e di opinioni
(basterebbe citare gli “spaghetti al pomodoro” ai quali si dedicherebbero assiduamente i vagabondi italiani se non ci pensasse lei a tenerli a stecchetto senza sussidi di disoccupazione)
e ultimamente mena vanto del fatto che la sua riforma sia osteggiata da tutte le parti sociali, indicando che proprio per questo motivo sarebbe una buona riforma;
testualmente ha dichiarato, a Che tempo che fa:
“Sono positiva sul lavoro che stiamo facendo; le piccole imprese si lamentano, Confindustria si lamenta, il sindacato variamente si lamenta. Questo dimostra che stiamo lavorando nell’interesse del Paese”.
Insomma, le parti sociali che rappresentano lavoratori e grandi e piccole imprese
(cioè tutto il mondo produttivo)
dicono che la riforma
(notare bene: del loro mondo)
non andrebbe bene;
lo dicono anche i coltivatori diretti, gli artigiani e i commercianti e la Fornero da questo desume di stare facendo l’interesse del paese;
domando:
quale paese, di grazia?
E su che cosa si basa questa affermazione che a rigor di logica sembra un sillogismo al contrario?
Vedo una pericolosissima sequela di presupponenze nelle dichiarazioni pubbliche della Fornero ancor prima che nelle sue riforme della cui arroganza pagheremo i conti per un paio di generazioni;
mi sembra di vedere all’opera qualcuno che persegue, tenacemente, lo riconosco, un progetto del quale si è innamorata e che vuole portare a termine,
costi quel che costi e senza curarsi dei danni collaterali,
contro ogni indicazione diversa, a “dispetto dei Santi”; a meno che , dietrologicamente, non si volesse pensare a progetti eterodiretti.
Ciliegina sulla torta, la Fornero ha proseguito:
“(serve) un più facile accesso e un’uscita non bloccata:
finché alcuni dentro hanno l’uscita bloccata è più difficile entrare per chi è fuori”
una frase che presa da sola ha il grave deficit di considerare il mondo del lavoro a quantità di posti bloccata
(il ché, data la depressività delle manovre è perfino ottimistico),
ma che,
abbinata all’avere imposto la permanenza in attività dei lavoratori fino a 66 anni (70 in prospettiva),
diventa una contraddizione tale da far dubitare che in realtà la Fornero non ce la racconti quasi mai tutta:
vuoi vedere che lo scopo di tutte le varie riforme è banalmente quello di rimpinguare le casse dello stato tout court ?
Pensiamoci bene:
miliardi all’anno dalla riforma delle pensioni,
i Tfr degli statali trattenuti per 24 mesi o più,
gli ammortizzatori sociali ridotti;
il tutto crea un fiume di denaro da cittadini e imprese verso lo Stato che può così “fare ammuina” su altre riduzioni.
Doveva cambiare tutto e non sta cambiando niente ?
Ah no, qualcosa è cambiato:
oltre ad essere vieppiù tartassati siamo anche trattati da minus habens a cui si possono raccontare favole;
senza lieto fine, ovviamente.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... ti/198576/
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
Sapete cosa posso dire :Sia in centrosinistra che il centrodestra .Si sono dimostrati dei vigliacchi incompetenti ecc........
Non hanno neanche avuto il coraggio di proporsi loro un governo di unita Nazionale.Con il governo Prodi Silvio lo aveva proposto. Ieri sera la Fornero da Fazio a detto una cosa.Questo governo speravate vi portasse le caramelle.Siamo stati chiamati a fare quello che che i partiti non sono stati in grado di fare.Quindi sono obsoleti.
Una cosa è certa Hanno perso tutti la faccia per quanto mi riguarda.
Ciao
Paolo11
Non hanno neanche avuto il coraggio di proporsi loro un governo di unita Nazionale.Con il governo Prodi Silvio lo aveva proposto. Ieri sera la Fornero da Fazio a detto una cosa.Questo governo speravate vi portasse le caramelle.Siamo stati chiamati a fare quello che che i partiti non sono stati in grado di fare.Quindi sono obsoleti.
Una cosa è certa Hanno perso tutti la faccia per quanto mi riguarda.
Ciao
Paolo11
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
Piano piano ci stiamo avvicinando alla Grecia e Potogallo Chi ha viso presa diretta di Iagona ci sono molte similitudini che ci portano verso quei paesi.
Ciao
Paolo11
Ciao
Paolo11
Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
Ho visto il servizio sulla sanità in Campania: vergognoso! 1 miliardo di euro di buco sui medicinali. L'ospedale del mare che doveva essere pronto nel 2009 lo sarà forse nel 2015, ovviamente a costi raddoppiati. Ed oggi si scopre che è stato costruito in zona ad altissimo inquinamento!
Il centrosinistra di Bassolino non è estraneo a tutto questo. E malgrado i ripetuti commissariamenti il gruppo dirigente del PD in Campania è ancora quello!
Il centrosinistra di Bassolino non è estraneo a tutto questo. E malgrado i ripetuti commissariamenti il gruppo dirigente del PD in Campania è ancora quello!
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
Caro mariok.si ho visto pure quello.E mai possibile che in questa nazione nessuno paghi.Un ospedale mai finito.E dei geni lo hanno costruito vicino al VesuvioIl centrosinistra di Bassolino non è estraneo a tutto questo. E malgrado i ripetuti commissariamenti il gruppo dirigente del PD in Campania è ancora quello!mariok ha scritto:Ho visto il servizio sulla sanità in Campania: vergognoso! 1 miliardo di euro di buco sui medicinali. L'ospedale del mare che doveva essere pronto nel 2009 lo sarà forse nel 2015, ovviamente a costi raddoppiati. Ed oggi si scopre che è stato costruito in zona ad altissimo inquinamento!
BRAVI BRAVI meritate dei calci sul sedere.E poi aqbbiamo i primari di ortopedia che dicono vieni nella mia clinica che ti operiamo subito PAGANDO SENZA FATTURA.
E POI SI FANNO PURE RIMBORSARE LA PRESTAZIONE SANITARIA ULSS:Ma qunti ladri abbiamo in Italia nessuno che controlli i bilanci ecc....In Inghilterra queste cose non avvengono lo spiegava un Italiano in Inghilterra.
Ciao
Paolo11
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