Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Mediaset puó comprare la Sette? Sic
di Nicola D'Angelo | 15 settembre 2012
Dopo le voci di un possibile acquisto delle infrastrutture trasmissive di Telecom da parte di Mediaset, ora si rincorrono voci su un possibile acquisto della stessa La7 da parte dell’azienda di Silvio Berlusconi. Sarebbe possibile? La risposta è si!
Negli scorsi giorni ho parlato della necessità di una riforma della legge Gasparri, sostenendo che fino a che le sue norme non fossero state superate in Italia si sarebbe continuata a porre una ”questione televisiva”. Qualcuno ha sorriso. Dopo quest’ultima notizia dovrebbe farlo un pò meno. In base all’articolo 43 della legge Gasparri Mediaset puó acquistare La7 in quanto il limite antitrust indicato è che nessun soggetto puó avere ricavi superiori al 20% del totale del sistema integrato delle comunicazioni (cd Sic). Mediaset detiene nel calderone infinito del Sic circa il 13% dei ricavi per cui ben potrebbe in base alle vigenti norme acquisire la televisione del gruppo Telecom, che, visti i suoi ricavi, poco inciderebbe sull’incremento del 13% e comunque in una misura largamente inferiore alla soglia del 20%. Questo dice la legge Gasparri e le quantificazioni del Sic fatta dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (dati indicati da Agcom nell’ultima relazione al Parlamento).
Esiste poi un problema di concentrazione limitativa della concorrenza affidato alla vigilanza dell’Autorità Antitrust. Ma visti i precedenti non c’è da stare allegri. Per l’Agcm come per l’Agcom non é esistito in Italia un problema di posizioni dominanti nel mercato della televisione. Quanto al limite contenuto nello stesso articolo 43 della Gasparri sul numero dei programmi irradiabili (non più del 20% del totale), dopo le interpretazioni di Agcom sul monte complessivo dei canali, praticamente è come se non ci fosse. Neppure le abbondanti soglie massime per la raccolta pubblicitaria sarebbero ostative, giacchè nel Sic non si è individuato tra i mercati che lo compongono quello pubblicitario (stavolta davvero Sic!). Infine, ci sarebbe il limite massimo dei cinque mux per ciascun operatore. Ma c’è un dubbio mai chiarito: questo limite riguarda i soggetti che partecipano alla gara per l’assegnazione delle ulteriori frequenze (attualmente è scritto nelle norme sul beauty contest) ovvero è diventato un principio di sistema?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... ic/353293/
di Nicola D'Angelo | 15 settembre 2012
Dopo le voci di un possibile acquisto delle infrastrutture trasmissive di Telecom da parte di Mediaset, ora si rincorrono voci su un possibile acquisto della stessa La7 da parte dell’azienda di Silvio Berlusconi. Sarebbe possibile? La risposta è si!
Negli scorsi giorni ho parlato della necessità di una riforma della legge Gasparri, sostenendo che fino a che le sue norme non fossero state superate in Italia si sarebbe continuata a porre una ”questione televisiva”. Qualcuno ha sorriso. Dopo quest’ultima notizia dovrebbe farlo un pò meno. In base all’articolo 43 della legge Gasparri Mediaset puó acquistare La7 in quanto il limite antitrust indicato è che nessun soggetto puó avere ricavi superiori al 20% del totale del sistema integrato delle comunicazioni (cd Sic). Mediaset detiene nel calderone infinito del Sic circa il 13% dei ricavi per cui ben potrebbe in base alle vigenti norme acquisire la televisione del gruppo Telecom, che, visti i suoi ricavi, poco inciderebbe sull’incremento del 13% e comunque in una misura largamente inferiore alla soglia del 20%. Questo dice la legge Gasparri e le quantificazioni del Sic fatta dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (dati indicati da Agcom nell’ultima relazione al Parlamento).
Esiste poi un problema di concentrazione limitativa della concorrenza affidato alla vigilanza dell’Autorità Antitrust. Ma visti i precedenti non c’è da stare allegri. Per l’Agcm come per l’Agcom non é esistito in Italia un problema di posizioni dominanti nel mercato della televisione. Quanto al limite contenuto nello stesso articolo 43 della Gasparri sul numero dei programmi irradiabili (non più del 20% del totale), dopo le interpretazioni di Agcom sul monte complessivo dei canali, praticamente è come se non ci fosse. Neppure le abbondanti soglie massime per la raccolta pubblicitaria sarebbero ostative, giacchè nel Sic non si è individuato tra i mercati che lo compongono quello pubblicitario (stavolta davvero Sic!). Infine, ci sarebbe il limite massimo dei cinque mux per ciascun operatore. Ma c’è un dubbio mai chiarito: questo limite riguarda i soggetti che partecipano alla gara per l’assegnazione delle ulteriori frequenze (attualmente è scritto nelle norme sul beauty contest) ovvero è diventato un principio di sistema?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... ic/353293/
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Tv, Mediaset interessata all’acquisto di La7: con l’obiettivo di smantellare la rete
L'emittente di Mentana e soprattutto, nella prossima stagione, di Santoro, messa in vendita da Telecom Italia Media, potrebbe entrare nell'orbita berlusconiana. Da Cologno Monzese filtrano indiscrezioni sulle reali intenzioni del gruppo, anche per non incappare nei divieti dell'Antitrust. Le offerte, non vincolanti, devono essere depositate entro il 24 settembre
di Sara Nicoli | 15 settembre 2012
Quando si ha a che fare con le televisioni e il loro mercato, tutto in Italia si complica. E si sporca. Perché l’anomalia Berlusconi e il suo perenne conflitto d’interessi continuano ad avvelenare i pozzi della politica e della comunicazione. Di conseguenza, ogni notizia che riguardi gli assetti televisivi e della comunicazione tv del Paese diventa immediatamente carta politica. In questo caso, da giocare al tavolo delle prossime elezioni.
E il nuovo caso c’è già. La 7, emittente in vendita di Telecom Media Group, rete sotto il cui ombrello di diffusione nazionale hanno trovato rifugio, negli ultimi due anni, tutti i volti allontanati dell’ex Rai di Lorenza Lei e di Mauro Masi, da Michele Santoro a Serena Dandini, a Corrado Formigli passando anche per Enrico Mentana (che è stato, invece cacciato da Mediaset), è da ieri ufficialmente nel mirino anche di Mediaset e del fondo di private Equity Clessidra, gestito da un ex manager Mediaset e amministratore delegato Fininvest, Claudio Sposito. Una notizia pesante. La cui cronaca, in verità, è abbastanza spoglia, ma ci sono dettagli che vogliono dire tanto. Mediaset presenterà, il prossimo 24 settembre, giorno della chiusura dei termini stabilita dal venditore Telecom e dagli advisor, Mediobanca e Citigroup, una proposta di acquisto non vincolante per l’acquisizione della rete. Mediaset avrebbe un doppio livello d’interesse sul fronte La 7; la prima riguarderebbe l’emittente in sé e per sé, la seconda l’infrastruttura e le frequenze.
OBIETTIVO: AZZERARE LA RETE – Già. Perché non sta scritto da nessuna parte che una volta acquistata una rete televisiva nazionale poi il nuovo proprietario debba continuare a gestirla come è stato fatto fino a questo momento. Può anche decidere di smembrarla, farla a pezzi. Casomai, come ventilato negli uffici dell’ex Biscione di Cologno Monzese, di “chiudere” la tv generalista per non incorrere negli strali Antitrust, ma poi utilizzare a favore di una Mediaset in gravi ambasce economiche ed editoriali, gli asset infrastrutturali e le frequenze. A quanto si sostiene sempre a Cologno Monzese, infatti, nessuno vuole “diventare il nuovo proprietario de La 7”, anche perché questo farebbe incappare immediatamente nei vincoli antitrust. Il disegno strategico è diverso. Mediaset, attraverso i suoi “cavalli di Troia”, parteciperà all’asta per ottenere da Telecom la possibilità di “guardare dentro” il gruppo Telecom Italia Group. Una volta acquisite le informazioni sull’indebitamento, sulle infrastrutture, sui costi del personale e sul resto, a Mediaset valuteranno la possibilità di un’acquisizione. Ma con un fine; smantellare totalmente La 7 come emittente nazionale, acquisire le sue frequenze e utilizzare alcuni asset strategici per il potenziamento delle reti Mediaset. In questo modo, tra l’altro, Mediaset otterrebbe le frequenze Telecom a costi minori – secondo i calcoli di Cologno Monzese – di quelli che potrebbero essere sostenuti comprando le stesse frequenze dal mercato nazionale, nella famosa “asta” di Corrado Passera, di cui si attendono ancora le determinazioni finali. Un modo “tecnico” per aggirare un ostacolo e ottenere un potenziamento della capacità di diffusione del segnale senza incappare, per altro, negli strali dell’Antitrust. Se Mediaset, infatti, acquisisse La 7 e la mantenesse “in vita”, incapperebbe immediatamente nella scure dell’Autorità della Concorrenza e del Mercato. Se, invece, l’acquistasse per “rottamarla”, allora l’Antitrust avrebbe più problemi a censurarne l’operato: la legge Gasparri dice chiaramente che ciascun attore in campo delle telecomunicazioni non può detenere più di cinque multiplex, che è un tetto altissimo, che Mediaset non raggiungerebbe neppure con l’acquisizione delle frequenze de La 7. Certo, i risvolti legali sono tutti da studiare, ma il tentativo verrà fatto senz’altro.
IL RUOLO DELLA POLITICA – Comunque, al di là delle strategie economiche e strutturali sul tappeto, la mossa dell’impero televisivo del Cavaliere contro La 7 ha anche valenze strategiche politiche molto importanti. Con la proposta di acquisto non vincolante che verrà presentata il 24 (ieri Mediaset ha preferito non commentare l’indiscrezione veicolata a tarda sera da Radiocor, l’agenzia di stampa di Confindustria) Mediaset farà anche un’operazione di disturbo nei confronti di soggetti che, almeno sulla carta, potrebbero “interferire” con l’attuale – granitico e immobile – panorama televisivo nazionale, diventando nuovi proprietari di un’emittente che, se lasciata sviluppare così com’è adesso, potrebbe trasformarsi in un potenziale avversario, anche sulla breve distanza, non tanto sul fronte della programmazione, quanto su quello dell’acquisizione di fette sostanziose di “torta pubblicitaria” nazionale. E si sa, ci sono solo due cose che interessano al Cavaliere: la pubblicità e mettere il bavaglio a chi può politicamente danneggiarlo attraverso trasmissioni scomode. In questo caso, i due fronti combaciano perfettamente. Soprattutto alla luce del fatto che a La 7 sta per accendere nuovamente le luci sul programma “Servizio Pubblico” di Michele Santoro.
IL CASO SANTORO – Qualunque operatore televisivo “sano”, infatti, considera Santoro una “macchina per fare soldi”, sul fronte dell’audience e della pubblicità. Va ricordato che nell’ultima stagione Rai di Annozero, Santoro totalizzava il 20% di share, come se ogni giovedì – tanto per fare un esempio – su Raidue la tv pubblica avesse deciso di trasmettere il festival di Sanremo. Il ritorno di Santoro su La 7, dunque, è senza dubbio considerato motivo di interesse sul fronte del mercato televisivo, un “evento” capace di sparigliare anche gli attuali equilibri pubblicitari. La Rai, com’è tristemente noto e per volere del precedente consiglio di amministrazione gestito da Lorenza Lei, ha di fatto chiuso la finestra informativa del giovedì sera mettendo al posto di Santoro un programmino di intrattenimento molto soft condotto da Sua Altezza Reale Filiberto di Savoia. La tv pubblica, insomma, ha lasciato il campo della concorrenza (anche pubblicitaria) del giovedì, serata in cui dovrebbe debuttare proprio Santoro su La 7, raccogliendo il testimone da Corrado Formigli. E proprio a ridosso del momento più caldo della campagna elettorale.
Insomma, par di capire che l’asta su La 7 abbia messo appetito ai sodali del Cavaliere su più fronti. Anche quello di mettere Santoro nelle condizioni di non nuocere. Non c’è anche dubbio sul fatto che gli altri possibili acquirenti considerino Santoro un elemento di interesse, anche economico, per far crescere l’emittente. Del resto, i soggetti che hanno manifestato interesse per la La 7 sono oltre dieci (il gruppo Cairo, Discovery Channel, solo per dirne due) mentre sui multiplex sono in corsa Ei Towers (la società controllata da Mediaset che gestisce i ripetitori del Biscione) e gli spagnoli di Abertis. Tra questi è presente anche un investitore asiatico. Per tutta Telecom Italia Media, infine, tra gli altri figura anche il fondo di private equity Clessidra, gestito da un ex manager e amministratore delegato Fininvest, Claudio Sposito.
I “PALETTI” DELLA GASPARRI – Si apre, dunque, una partita complessa e tutta da giocare, sia sul fronte politico che su quello economico e di sistema delle telecomunicazioni. Con la grande incognita dell’Antitrust che si staglia all’orizzonte. E’ bene ricordare, comunque, che sulla carta i gruppi televisivi non possono controllare più di cinque multiplex a testa e la raccolta pubblicitaria allargata conteggiata dal cosiddetto Sic (sistema integrato delle telecomunicazioni) della legge Gasparri pone un tetto al 20%. Sono osservazioni che l’ad di Telecom Italia Franco Bernabè avrebbe fatto presente ai dirigenti di Mediaset quando nelle settimane scorse hanno manifestato l’idea di partecipare alla gara. Ma l’idea del Biscione, come abbiamo raccontato, pare aver già valutato e superato anche questo problema.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... te/353276/
L'emittente di Mentana e soprattutto, nella prossima stagione, di Santoro, messa in vendita da Telecom Italia Media, potrebbe entrare nell'orbita berlusconiana. Da Cologno Monzese filtrano indiscrezioni sulle reali intenzioni del gruppo, anche per non incappare nei divieti dell'Antitrust. Le offerte, non vincolanti, devono essere depositate entro il 24 settembre
di Sara Nicoli | 15 settembre 2012
Quando si ha a che fare con le televisioni e il loro mercato, tutto in Italia si complica. E si sporca. Perché l’anomalia Berlusconi e il suo perenne conflitto d’interessi continuano ad avvelenare i pozzi della politica e della comunicazione. Di conseguenza, ogni notizia che riguardi gli assetti televisivi e della comunicazione tv del Paese diventa immediatamente carta politica. In questo caso, da giocare al tavolo delle prossime elezioni.
E il nuovo caso c’è già. La 7, emittente in vendita di Telecom Media Group, rete sotto il cui ombrello di diffusione nazionale hanno trovato rifugio, negli ultimi due anni, tutti i volti allontanati dell’ex Rai di Lorenza Lei e di Mauro Masi, da Michele Santoro a Serena Dandini, a Corrado Formigli passando anche per Enrico Mentana (che è stato, invece cacciato da Mediaset), è da ieri ufficialmente nel mirino anche di Mediaset e del fondo di private Equity Clessidra, gestito da un ex manager Mediaset e amministratore delegato Fininvest, Claudio Sposito. Una notizia pesante. La cui cronaca, in verità, è abbastanza spoglia, ma ci sono dettagli che vogliono dire tanto. Mediaset presenterà, il prossimo 24 settembre, giorno della chiusura dei termini stabilita dal venditore Telecom e dagli advisor, Mediobanca e Citigroup, una proposta di acquisto non vincolante per l’acquisizione della rete. Mediaset avrebbe un doppio livello d’interesse sul fronte La 7; la prima riguarderebbe l’emittente in sé e per sé, la seconda l’infrastruttura e le frequenze.
OBIETTIVO: AZZERARE LA RETE – Già. Perché non sta scritto da nessuna parte che una volta acquistata una rete televisiva nazionale poi il nuovo proprietario debba continuare a gestirla come è stato fatto fino a questo momento. Può anche decidere di smembrarla, farla a pezzi. Casomai, come ventilato negli uffici dell’ex Biscione di Cologno Monzese, di “chiudere” la tv generalista per non incorrere negli strali Antitrust, ma poi utilizzare a favore di una Mediaset in gravi ambasce economiche ed editoriali, gli asset infrastrutturali e le frequenze. A quanto si sostiene sempre a Cologno Monzese, infatti, nessuno vuole “diventare il nuovo proprietario de La 7”, anche perché questo farebbe incappare immediatamente nei vincoli antitrust. Il disegno strategico è diverso. Mediaset, attraverso i suoi “cavalli di Troia”, parteciperà all’asta per ottenere da Telecom la possibilità di “guardare dentro” il gruppo Telecom Italia Group. Una volta acquisite le informazioni sull’indebitamento, sulle infrastrutture, sui costi del personale e sul resto, a Mediaset valuteranno la possibilità di un’acquisizione. Ma con un fine; smantellare totalmente La 7 come emittente nazionale, acquisire le sue frequenze e utilizzare alcuni asset strategici per il potenziamento delle reti Mediaset. In questo modo, tra l’altro, Mediaset otterrebbe le frequenze Telecom a costi minori – secondo i calcoli di Cologno Monzese – di quelli che potrebbero essere sostenuti comprando le stesse frequenze dal mercato nazionale, nella famosa “asta” di Corrado Passera, di cui si attendono ancora le determinazioni finali. Un modo “tecnico” per aggirare un ostacolo e ottenere un potenziamento della capacità di diffusione del segnale senza incappare, per altro, negli strali dell’Antitrust. Se Mediaset, infatti, acquisisse La 7 e la mantenesse “in vita”, incapperebbe immediatamente nella scure dell’Autorità della Concorrenza e del Mercato. Se, invece, l’acquistasse per “rottamarla”, allora l’Antitrust avrebbe più problemi a censurarne l’operato: la legge Gasparri dice chiaramente che ciascun attore in campo delle telecomunicazioni non può detenere più di cinque multiplex, che è un tetto altissimo, che Mediaset non raggiungerebbe neppure con l’acquisizione delle frequenze de La 7. Certo, i risvolti legali sono tutti da studiare, ma il tentativo verrà fatto senz’altro.
IL RUOLO DELLA POLITICA – Comunque, al di là delle strategie economiche e strutturali sul tappeto, la mossa dell’impero televisivo del Cavaliere contro La 7 ha anche valenze strategiche politiche molto importanti. Con la proposta di acquisto non vincolante che verrà presentata il 24 (ieri Mediaset ha preferito non commentare l’indiscrezione veicolata a tarda sera da Radiocor, l’agenzia di stampa di Confindustria) Mediaset farà anche un’operazione di disturbo nei confronti di soggetti che, almeno sulla carta, potrebbero “interferire” con l’attuale – granitico e immobile – panorama televisivo nazionale, diventando nuovi proprietari di un’emittente che, se lasciata sviluppare così com’è adesso, potrebbe trasformarsi in un potenziale avversario, anche sulla breve distanza, non tanto sul fronte della programmazione, quanto su quello dell’acquisizione di fette sostanziose di “torta pubblicitaria” nazionale. E si sa, ci sono solo due cose che interessano al Cavaliere: la pubblicità e mettere il bavaglio a chi può politicamente danneggiarlo attraverso trasmissioni scomode. In questo caso, i due fronti combaciano perfettamente. Soprattutto alla luce del fatto che a La 7 sta per accendere nuovamente le luci sul programma “Servizio Pubblico” di Michele Santoro.
IL CASO SANTORO – Qualunque operatore televisivo “sano”, infatti, considera Santoro una “macchina per fare soldi”, sul fronte dell’audience e della pubblicità. Va ricordato che nell’ultima stagione Rai di Annozero, Santoro totalizzava il 20% di share, come se ogni giovedì – tanto per fare un esempio – su Raidue la tv pubblica avesse deciso di trasmettere il festival di Sanremo. Il ritorno di Santoro su La 7, dunque, è senza dubbio considerato motivo di interesse sul fronte del mercato televisivo, un “evento” capace di sparigliare anche gli attuali equilibri pubblicitari. La Rai, com’è tristemente noto e per volere del precedente consiglio di amministrazione gestito da Lorenza Lei, ha di fatto chiuso la finestra informativa del giovedì sera mettendo al posto di Santoro un programmino di intrattenimento molto soft condotto da Sua Altezza Reale Filiberto di Savoia. La tv pubblica, insomma, ha lasciato il campo della concorrenza (anche pubblicitaria) del giovedì, serata in cui dovrebbe debuttare proprio Santoro su La 7, raccogliendo il testimone da Corrado Formigli. E proprio a ridosso del momento più caldo della campagna elettorale.
Insomma, par di capire che l’asta su La 7 abbia messo appetito ai sodali del Cavaliere su più fronti. Anche quello di mettere Santoro nelle condizioni di non nuocere. Non c’è anche dubbio sul fatto che gli altri possibili acquirenti considerino Santoro un elemento di interesse, anche economico, per far crescere l’emittente. Del resto, i soggetti che hanno manifestato interesse per la La 7 sono oltre dieci (il gruppo Cairo, Discovery Channel, solo per dirne due) mentre sui multiplex sono in corsa Ei Towers (la società controllata da Mediaset che gestisce i ripetitori del Biscione) e gli spagnoli di Abertis. Tra questi è presente anche un investitore asiatico. Per tutta Telecom Italia Media, infine, tra gli altri figura anche il fondo di private equity Clessidra, gestito da un ex manager e amministratore delegato Fininvest, Claudio Sposito.
I “PALETTI” DELLA GASPARRI – Si apre, dunque, una partita complessa e tutta da giocare, sia sul fronte politico che su quello economico e di sistema delle telecomunicazioni. Con la grande incognita dell’Antitrust che si staglia all’orizzonte. E’ bene ricordare, comunque, che sulla carta i gruppi televisivi non possono controllare più di cinque multiplex a testa e la raccolta pubblicitaria allargata conteggiata dal cosiddetto Sic (sistema integrato delle telecomunicazioni) della legge Gasparri pone un tetto al 20%. Sono osservazioni che l’ad di Telecom Italia Franco Bernabè avrebbe fatto presente ai dirigenti di Mediaset quando nelle settimane scorse hanno manifestato l’idea di partecipare alla gara. Ma l’idea del Biscione, come abbiamo raccontato, pare aver già valutato e superato anche questo problema.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Al Tg7 delle 20,30, interviene direttamente Mentana per spiegare come stanno le cose sulla vendita della 7.
Il direttore per ultimo spiega che Mediaset non è la “Cayenna” né “Guantanamo”, ci ha lavorato per tanti anni. Ma la divergenza che ha portato alla rottura è stata :
1) LA NOTIZIA CHE DEVE ESSERE MANDATA IN ONDA E QUELLA CHE NON DEVE ESSERE MANDATA IN ONDA
2) L’INTERVISTA A QUEL PERSONAGGIO CHE DEVE ESSERE FATTA, OPPURE NON FATTA.
*
Nelle democrazie liberali i media non hanno nessuna esitazione nel pubblicare le notizie,..è il loro mestiere.
Ma esistono ancora le democrazie liberali?
Noi invece siamo ancora ad un livello più basso. Esiste ancora la democrazia in Italia?
I politici abusano del termine “democrazia”, come sono fissati su parole chiave alla Peppino del famoso : “Ho detto tutto”. Oggi abusano in continuazione delle parole: democrazia, mantra, è una risorsa, bene comune.
Quarto potere (sociologia)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Si usa denominare quarto potere la capacità dei mass media di influenzare le opinioni e le scelte dell'elettorato. È questo un uso metaforico del termine potere, ispirato alla teoria giuridica della separazione dei poterifondamentali (legislativo, giudiziario, esecutivo) dello Stato.
Una delle prime figure di spicco ad esercitare un'influenza per mezzo delle proprie testate giornalistiche fu il magnate della stampa e della cellulosa William Hearst, cui si ispirò Orson Welles per il personaggio di Charles Foster Kane nel suo film Quarto potere.
Il concetto emerse con la diffusione della stampa e l'enorme diffusione della televisione, che è diventata l'unica fonte di informazione per la stragrande maggioranza della popolazione dei paesi democratici, ha reso ancora più attuale il problema del riconoscimento costituzionale.
I rischi principali per la democrazia in seguito ad un uso improprio di questo potere, sono costituiti dal controllo politico dei mezzi di informazione e dall'accentramento di essi nelle mani di un ristretto gruppo di persone (solitamente grandi aziende). In questi due casi infatti, considerando che coloro che controllano i media tendono in genere a filtrare le informazioni che sono in contrasto con i propri interessi, si avrebbe una mancanza di pluralismo, e si ostacolerebbe quindi la possibilità dei cittadini-elettori di formarsi delle opinioni informate e di attuare delle scelte informate. Ciò premesso, il quarto potere (come per i tre classici poteri) dovrebbe essere separato dagli altri.
Il direttore per ultimo spiega che Mediaset non è la “Cayenna” né “Guantanamo”, ci ha lavorato per tanti anni. Ma la divergenza che ha portato alla rottura è stata :
1) LA NOTIZIA CHE DEVE ESSERE MANDATA IN ONDA E QUELLA CHE NON DEVE ESSERE MANDATA IN ONDA
2) L’INTERVISTA A QUEL PERSONAGGIO CHE DEVE ESSERE FATTA, OPPURE NON FATTA.
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Nelle democrazie liberali i media non hanno nessuna esitazione nel pubblicare le notizie,..è il loro mestiere.
Ma esistono ancora le democrazie liberali?
Noi invece siamo ancora ad un livello più basso. Esiste ancora la democrazia in Italia?
I politici abusano del termine “democrazia”, come sono fissati su parole chiave alla Peppino del famoso : “Ho detto tutto”. Oggi abusano in continuazione delle parole: democrazia, mantra, è una risorsa, bene comune.
Quarto potere (sociologia)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Si usa denominare quarto potere la capacità dei mass media di influenzare le opinioni e le scelte dell'elettorato. È questo un uso metaforico del termine potere, ispirato alla teoria giuridica della separazione dei poterifondamentali (legislativo, giudiziario, esecutivo) dello Stato.
Una delle prime figure di spicco ad esercitare un'influenza per mezzo delle proprie testate giornalistiche fu il magnate della stampa e della cellulosa William Hearst, cui si ispirò Orson Welles per il personaggio di Charles Foster Kane nel suo film Quarto potere.
Il concetto emerse con la diffusione della stampa e l'enorme diffusione della televisione, che è diventata l'unica fonte di informazione per la stragrande maggioranza della popolazione dei paesi democratici, ha reso ancora più attuale il problema del riconoscimento costituzionale.
I rischi principali per la democrazia in seguito ad un uso improprio di questo potere, sono costituiti dal controllo politico dei mezzi di informazione e dall'accentramento di essi nelle mani di un ristretto gruppo di persone (solitamente grandi aziende). In questi due casi infatti, considerando che coloro che controllano i media tendono in genere a filtrare le informazioni che sono in contrasto con i propri interessi, si avrebbe una mancanza di pluralismo, e si ostacolerebbe quindi la possibilità dei cittadini-elettori di formarsi delle opinioni informate e di attuare delle scelte informate. Ciò premesso, il quarto potere (come per i tre classici poteri) dovrebbe essere separato dagli altri.
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Bari, 16 set. (TMNews) - Silvio Berlusconi è salito a bordo della crociera organizzata dal quotidiano di famiglia "Il Giornale", sulla MCS "Divina" da Venezia a Bari dove sbarcherà oggi, di fatto tornando in pubblico dopo quasi tre mesi di assenza. E, soprattutto, interrompendo quel 'tempo per riflettere' che meno di ventiquattrore prima, citando nientemeno che la Bibbia, aveva rivendicato per giustificare il suo peraltro stra previsto forfait con i giovani di Atreju.
Arrivando a Venezia su un motoscafo modello James Bond, il Cavaliere si è ovviamente ben guardato dal dire se scenderà o meno in campo per la sesta volta. Ma ha confermato che la decisione dipende in buona parte dalle regole del gioco, in primis dalla legge elettorale, e dagli "sviluppi" di una situazione che, al momento, dice, appare "molto confusa e molto frazionata". "È necessario dare al Paese - ha detto - una guida che sia effettivamente tale, che possa intervenire per rendere, attraverso il cambiamento della Costituzione, governabile il Paese" e che "non prosegua questa politica che ci porta irreversibilmente verso la recessione".
Molto altro, magari anche di più esplicito su quanto maturato in questi tre mesi di evanescenza, Berlusconi potrà dire oggi quando sarà intervistato sulla nave da Sallusti di fronte a una platea 'ristretta' formata dai vertici del quotidiano di famiglia e dai passeggeri che hanno deciso di staccare un nient'affatto economico biglietto pur di rivedere Silvio, magari con quei chili in meno che dovrebbe aver perso in questi mesi di dieta e jogging o nella settimana a base di brodo di pollo trascorsa in Kenya chez Briatore.
stiamo sereni, quelli del Pd hanno un futuro come medium , come sanno far ricomparire loro fantasmi e divinità sumere manco il dottor Venkman .
berlusconi torna? "non lo so, se mi conviene sì, altrimenti no, probabilmente ni ".
bisogna dire che è coerente, il motivo è sempre quello: farsi i ...gli interessi...suoi .
ha una faccia tosta e un coraggio spaventosi, osa perfino utilizzare una nave da crociera con tutta la simbologia negativa che evoca adesso la parola " capitano" ... qualsiasi altro politico avrebbe detto: su una nave? ma siete pazzi?
ecco appunto.
bibbia, costituzione, navi, motoscafi, 007, dieta , kenya... e secondo me si è fatto dare pure una stiratina al viso ....gli elementi del D day ci sono tutti , se i medium gli favoriscono la legge elettorale siamo morti, nella mia epigrafe scriveteci " non fioroni ma opere di bene".
Arrivando a Venezia su un motoscafo modello James Bond, il Cavaliere si è ovviamente ben guardato dal dire se scenderà o meno in campo per la sesta volta. Ma ha confermato che la decisione dipende in buona parte dalle regole del gioco, in primis dalla legge elettorale, e dagli "sviluppi" di una situazione che, al momento, dice, appare "molto confusa e molto frazionata". "È necessario dare al Paese - ha detto - una guida che sia effettivamente tale, che possa intervenire per rendere, attraverso il cambiamento della Costituzione, governabile il Paese" e che "non prosegua questa politica che ci porta irreversibilmente verso la recessione".
Molto altro, magari anche di più esplicito su quanto maturato in questi tre mesi di evanescenza, Berlusconi potrà dire oggi quando sarà intervistato sulla nave da Sallusti di fronte a una platea 'ristretta' formata dai vertici del quotidiano di famiglia e dai passeggeri che hanno deciso di staccare un nient'affatto economico biglietto pur di rivedere Silvio, magari con quei chili in meno che dovrebbe aver perso in questi mesi di dieta e jogging o nella settimana a base di brodo di pollo trascorsa in Kenya chez Briatore.
stiamo sereni, quelli del Pd hanno un futuro come medium , come sanno far ricomparire loro fantasmi e divinità sumere manco il dottor Venkman .
berlusconi torna? "non lo so, se mi conviene sì, altrimenti no, probabilmente ni ".
bisogna dire che è coerente, il motivo è sempre quello: farsi i ...gli interessi...suoi .
ha una faccia tosta e un coraggio spaventosi, osa perfino utilizzare una nave da crociera con tutta la simbologia negativa che evoca adesso la parola " capitano" ... qualsiasi altro politico avrebbe detto: su una nave? ma siete pazzi?
ecco appunto.
bibbia, costituzione, navi, motoscafi, 007, dieta , kenya... e secondo me si è fatto dare pure una stiratina al viso ....gli elementi del D day ci sono tutti , se i medium gli favoriscono la legge elettorale siamo morti, nella mia epigrafe scriveteci " non fioroni ma opere di bene".
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
La7: l'editoriale di Mentana
«Mediaset ci compra? Se succede me ne vado» - da La7
http://video.corriere.it/la7-editoriale ... b762be71b6
«Mediaset ci compra? Se succede me ne vado» - da La7
http://video.corriere.it/la7-editoriale ... b762be71b6
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
L'amarcord di Berlusconi
Berlusconi spiega l'economia incolpando l'Europa.
di Gea Scancarello - L'aria di mare ossigena il cervello e scioglie i pensieri.
Così Silvio Berlusconi, dal buen retiro della crociera con i lettori del Giornale, rispondendo alle domande dell'intervistatore Alessandro Sallusti, ha rispolverato un po' di ricette per uscire dalla crisi economica.
Il mix è quello noto: un po' di promesse e un po' di stoccate. Per mettere fuori gioco tutti: dall'Europa a Matteo Renzi, passando per Beppe Grillo.
La partenza, inevitabile, è un vecchio cavallo di battaglia: «Nella percezione della crisi il fattore psicologico è fondamentale».
Certo, un'idea un po' più difficile da digerire dopo mesi di crescita della disoccupazione e con le previsioni per il Prodotto interno loro del terzo trimestre 2012 in caduta libera del 2,9%.
LA COLPA DELLA UE. Ma il Cavaliere ha anche spiegato che se il Paese non esce dalle secche è colpa dell'Europa. O meglio delle «norme del fiscal compact [che] impediscono la crescita».
E le responsabilità pesano su Angela Merkel (altrimenti nota come la Culona): «La Germania non consente che la Bce batta moneta e questo è un mattone che pesa in maniera tragica», ha spiegato l'ex premier. Sistemata la cancelliera, è passato al compare di sorrisini, Nicolas Sarkozy: una persona «la cui arroganza vince sull'intelligenza». «Presto la Francia finirà come noi», ha profetizzato il Cav, «soprattutto con una guida di sinistra».
FONDO ESM NON FUNZIONERÀ. «Io», ha aggiunto Berlusconi, «sono tra i più dubbiosi sul fatto che l'Esm funzionerà» perché «richiede una maggioranza dell'80%». L'ex premier ha puntato anche il dito contro le richieste che vengono imposte agli Stati per avere aiuti: «la riduzione del debito pubblico di 5 punti l'anno, per noi si tratterebbe di un rientro di 40-50 miliardi l'anno che è una cosa impossibile».
Ma il momento amarcord di Berlusconi, che si è lanciato in ricordi dei suoi successi imprenditoriali e della sua giovinezza, è continuato con un altro grande classico. «Senza abbassare la pressione fiscale non si esce dalla recessione». E allora ecco il coup de théâtre dal sapore antico: «Aboliremo l'Imu», ha dichiarato il Cavaliere, ricordando l'annuncio sull'Ici al foto finish della campagna elettorale contro Romano Prodi, perché «la casa è il pilastro su cui ogni famiglia fonda il suo futuro».
ENDORSEMENT A RENZI. Insomma, Berlusconi ne ha avuto per tutti. Anche per Matteo Renzi che, secondo l'ex premier: «Porta avanti le nostre idee, sotto le insegne del Pd». E se dovesse vincere le primarie «il Pd diventa finalmente un partito socialdemocratico».
Un endorsement rinnovato. Che serve però, a volere pensare male, a mettere in difficoltà lo stesso Renzi, che molti a sinistra definiscono troppo vicini alla destra.
GRILLO RECITA UN COPIONE. Negativo, invece il giudizio, su Grillo: «Uno straordinario attore comico, ma sta ancora facendo quel mestiere. Non ci s'improvvisa amministratori di un Paese o di una città».
«Qualcuno», ha aggiunto il Cavaliere, «gli scrive il copione e lui recita come ha fatto tutta la vita».
L'ex premier ha chiarito di sentire «sempre il dovere di non consegnare il Paese alla sinistra». Ha ribadito che la sua discesa in campo dipenderà dalle modifiche al sistema di voto: «Il mio ruolo cambierà in base alla legge elettorale che ci sarà». E infine ha approfittato dell'occasione per rilanciare uno dei suoi grandi cavalli di battaglia: la necessità di «modificare la Costituzione».
Domenica, 16 Settembre 2012
http://www.lettera43.it/politica/mare-p ... 564689.htm
Berlusconi spiega l'economia incolpando l'Europa.
di Gea Scancarello - L'aria di mare ossigena il cervello e scioglie i pensieri.
Così Silvio Berlusconi, dal buen retiro della crociera con i lettori del Giornale, rispondendo alle domande dell'intervistatore Alessandro Sallusti, ha rispolverato un po' di ricette per uscire dalla crisi economica.
Il mix è quello noto: un po' di promesse e un po' di stoccate. Per mettere fuori gioco tutti: dall'Europa a Matteo Renzi, passando per Beppe Grillo.
La partenza, inevitabile, è un vecchio cavallo di battaglia: «Nella percezione della crisi il fattore psicologico è fondamentale».
Certo, un'idea un po' più difficile da digerire dopo mesi di crescita della disoccupazione e con le previsioni per il Prodotto interno loro del terzo trimestre 2012 in caduta libera del 2,9%.
LA COLPA DELLA UE. Ma il Cavaliere ha anche spiegato che se il Paese non esce dalle secche è colpa dell'Europa. O meglio delle «norme del fiscal compact [che] impediscono la crescita».
E le responsabilità pesano su Angela Merkel (altrimenti nota come la Culona): «La Germania non consente che la Bce batta moneta e questo è un mattone che pesa in maniera tragica», ha spiegato l'ex premier. Sistemata la cancelliera, è passato al compare di sorrisini, Nicolas Sarkozy: una persona «la cui arroganza vince sull'intelligenza». «Presto la Francia finirà come noi», ha profetizzato il Cav, «soprattutto con una guida di sinistra».
FONDO ESM NON FUNZIONERÀ. «Io», ha aggiunto Berlusconi, «sono tra i più dubbiosi sul fatto che l'Esm funzionerà» perché «richiede una maggioranza dell'80%». L'ex premier ha puntato anche il dito contro le richieste che vengono imposte agli Stati per avere aiuti: «la riduzione del debito pubblico di 5 punti l'anno, per noi si tratterebbe di un rientro di 40-50 miliardi l'anno che è una cosa impossibile».
Ma il momento amarcord di Berlusconi, che si è lanciato in ricordi dei suoi successi imprenditoriali e della sua giovinezza, è continuato con un altro grande classico. «Senza abbassare la pressione fiscale non si esce dalla recessione». E allora ecco il coup de théâtre dal sapore antico: «Aboliremo l'Imu», ha dichiarato il Cavaliere, ricordando l'annuncio sull'Ici al foto finish della campagna elettorale contro Romano Prodi, perché «la casa è il pilastro su cui ogni famiglia fonda il suo futuro».
ENDORSEMENT A RENZI. Insomma, Berlusconi ne ha avuto per tutti. Anche per Matteo Renzi che, secondo l'ex premier: «Porta avanti le nostre idee, sotto le insegne del Pd». E se dovesse vincere le primarie «il Pd diventa finalmente un partito socialdemocratico».
Un endorsement rinnovato. Che serve però, a volere pensare male, a mettere in difficoltà lo stesso Renzi, che molti a sinistra definiscono troppo vicini alla destra.
GRILLO RECITA UN COPIONE. Negativo, invece il giudizio, su Grillo: «Uno straordinario attore comico, ma sta ancora facendo quel mestiere. Non ci s'improvvisa amministratori di un Paese o di una città».
«Qualcuno», ha aggiunto il Cavaliere, «gli scrive il copione e lui recita come ha fatto tutta la vita».
L'ex premier ha chiarito di sentire «sempre il dovere di non consegnare il Paese alla sinistra». Ha ribadito che la sua discesa in campo dipenderà dalle modifiche al sistema di voto: «Il mio ruolo cambierà in base alla legge elettorale che ci sarà». E infine ha approfittato dell'occasione per rilanciare uno dei suoi grandi cavalli di battaglia: la necessità di «modificare la Costituzione».
Domenica, 16 Settembre 2012
http://www.lettera43.it/politica/mare-p ... 564689.htm
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Il ritornello è sempre lo stesso.
Toglierà l'Imu (che non funziona così come è, ma se la levi devi anche tappare il buco, con l'Ici non lo fece, non lo farà nemmeno stavolta, siamo sempre ai miracoli fiscali). E parecchia gente ci cascherà ancora.
Non so bene quanto vogliano cascarci alcuni esponenti del suo partito, però.
Ci sarà da ridere vedendo quelli che vorrebbero un altro candidato ingoiare e fare finta di apprezzare ancora una volta il Salvatore.
Ovvio che poi le sue televisioni ricominceranno con la macchina della propaganda.
Toglierà l'Imu (che non funziona così come è, ma se la levi devi anche tappare il buco, con l'Ici non lo fece, non lo farà nemmeno stavolta, siamo sempre ai miracoli fiscali). E parecchia gente ci cascherà ancora.
Non so bene quanto vogliano cascarci alcuni esponenti del suo partito, però.
Ci sarà da ridere vedendo quelli che vorrebbero un altro candidato ingoiare e fare finta di apprezzare ancora una volta il Salvatore.
Ovvio che poi le sue televisioni ricominceranno con la macchina della propaganda.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Oh. E' chiaro che il tentativo di prendere La7 (il che metterebbe fine alle trasmissioni di Santoro, lerner, Gruber eccetera) dimostra come voglia usare l'informazione ancora come un cavallo di Troia.
Ma non c'è una antitrust?
E il governoc he ne pensa? Niente, non farà niente per impedirglielo. Una informazione assrviota sta facendo comodo a monti come lo faceva al caimano.
E, in fondo, monti è sostenuto anche dal caimano.
Il silenzio del governo è imbarazzante, ma non mi stupisco. L'informazione sta dando già ora uno spettacolo vergognoso, non facendo domande scomode.
Ma non c'è una antitrust?
E il governoc he ne pensa? Niente, non farà niente per impedirglielo. Una informazione assrviota sta facendo comodo a monti come lo faceva al caimano.
E, in fondo, monti è sostenuto anche dal caimano.
Il silenzio del governo è imbarazzante, ma non mi stupisco. L'informazione sta dando già ora uno spettacolo vergognoso, non facendo domande scomode.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Mi ha telefonato Berlusconi per dirmi: tu non c’entri niente con questo scandalo, vai avanti nella tua battaglia di pulizia. Vuol dire che si è reso conto che nel Pdl qualche mela marcia c’è
Pdl a rischio scissione, Berlusconi vede gli ex An a Palazzo Grazioli
Giornata di incontri per l'ex premier che cerca di scongiurare la fuga degli ex colonnelli di Gianfranco Fini. E tra le ipotesi da mettere sul tavolo spunta anche la candidatura di Renata Polverini a Palazzo Chigi
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 19 settembre 2012
Pd e Pdl passano al regolamento di conti. Da un lato in casa democratica è scoppiata la grana Vendola/primarie, con la richiesta di 30 onorevoli di escludere il leader di Sel dalla competizione per “incompatibilità programmatica”. Dall’altro, nel Popolo della Libertà si torna a parlare insistentemente di scissione, con gli ex An da una parte e Forza Italia dall’altra. Il Cavaliere, tornato ieri nella Capitale, si ritroverà i nodi da sciogliere questa sera alle 19, quando gli ex colonnelli di Gianfranco Fini (Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri e Giorgia Meloni in testa) si presenteranno a Palazzo Grazioli per incontrare lui e, con ogni probabilità, lo stato maggiore del partito. Punto di partenza, lo scandalo che ha investito la giunta Polverini e che l’ha portata a un passo dalle dimissioni.
Mentre l’opposizione continua a insistere per una uscita di scena della governatrice, tuttavia, il partito difende a spada tratta l’ex segretario dell’Ugl. Lei stessa – intervistata dal Messaggero – ha detto di avere ancora il sostegno personale di Silvio Berlusconi. “Vanno cacciati i mercanti dal tempio del Pdl – ha detto - certamente Fiorito è una persona da mandare fuori. E quanto agli altri, che non sono indagati, il Pdl deve valutare se questo è il momento giusto per liberare il partito da qualsiasi tensione e lotta intestina”. Con il segretario Angelino Alfano, ha detto la presidente della Regione Lazio, “siamo in totale sintonia su questa vicenda. Mi ha telefonato Berlusconi per dirmi: tu non c’entri niente con questo scandalo, vai avanti nella tua battaglia di pulizia. Vuol dire che si è reso conto che nel Pdl qualche mela marcia c’è”.
Cerca di raffreddare i toni anche Altero Matteoli. Per l’ex ministro di An non c’è “nessuna intenzione di fare un altro partito. Una parte di ex An paventa questo, ma io non ci credo”. Matteoli assicura che resterà nel Pdl e dall’interno continuerà a fare la battaglia per le sue idee e i suoi valori. L’ex ministro si rivolge agli ex di An che pensano di creare un nuovo soggetto politico perché delusi delle gestione di via dell’Umiltà: “Dico a loro che devono stare dentro e aiutare a far funzionare il meglio possibile il Pdl. Si è scritto - ha detto parlando con l’agenzia Adnkronos – che Berlusconi vuole cambiare nome e simbolo del Pdl. Francamente – replica – è un dibattito che non mi affascina. Se Berlusconi, comunque, propone il cambiamento del nome, per me va bene, non è quello che mi preoccupa. Io sono convinto che il Pdl si deve presentare alle prossime elezioni con un programma preciso con 5-6 punti qualificanti su cui battere durante la campagna elettorale”. Eppure, neanche Matteoli se la sente di smentire i dissapori dei colonnelli, stanchi di essere additati dentro il partito come “capro espiatorio” di ogni disaccordo e della mancata integrazione tra le anime del Pdl. Una piccola rivincita “postuma” per Gianfranco Fini, da sempre additato a ostacolo di una completa fusione delle anime del Pdl.
Ma tra le ipotesi di scissione e i tentativi di riappacificazione, a via dell’Umiltà prende piede anche una terza via, apparentemente degna di scenari da fantapolitica: trasformare lo scandalo del Lazio in opportunità politica. Berlusconi potrebbe – dicono autorevoli fonti vicine all’ex presidente del Consiglio – convincere Renata Polverini a dimettersi subito – la “resa” sarebbe già stata comunicata agli assessori – e continuare la propria opera “moralizzatrice” nel ruolo di candidato del centrodestra a Palazzo Chigi.
Il nome della Polverini – preferito alla stessa Giorgia Meloni, la più filo B. tra gli ex An, ma troppo giovane e inesperta – leverebbe le castagne dal fuoco all’ex premier su diversi fronti. In primis eviterebbe la frattura definitiva del partito, orfano del ‘quid’ che Angelino Alfano non è mai riuscito a mettere. Dall’altro eviterebbe al premier una nuova discesa in campo, 18 anni e quattro governi dopo dopo la prima. Senza contare la presa che la governatrice avrebbe sull’intellighenzia Udc, il cui peso è determinante per sperare di vincere le prossime elezioni, quale che sia il sistema elettorale.
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
cioè fa candidare premier una che sta passando attraverso l'ennesimo scandalo di ostriche e champagne ( che ancora non si sa dove porta) ? povero Angelino , troppa pena mi sta facendo
certo che se davvero recuperano l'udc Bersani è meglio che si va a nascondere a vladivostok.
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