Come se ne viene fuori ?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
Rispondi
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

c'è un errore dopo
Invece il suo giudizio sull'Idv di adesso qual è?
si ripetono alcuni paragrafi precedenti . [grazie per la segnalazione: corretto]

mettere insieme le manovre economiche di 17 anni di berlusconi e manco un anno di Monti ( quando eravamo nella C fino al collo) non mi pare tanto giusto ..ma vabbè.
quale era la grandissima maggioranza di Monti ? si è sempre mosso camminando sulle uova.
( sul resto sostanzialmente concordo : far pagare di più ai ceti più abbienti, fiscalità)

il paese è secondo me molto meno radicale di quello che sembra , è più incazzato ... altrimenti non ci sarebbe un tale livello di astensione o indecisi .

l'ultimo paragrafo è il più interessante
....a chi vuole costruire un'alternativa al governo Monti».
forse è chiaro solo a me ma l'alternativa da costruire è a Berlusconi non a Monti ,
sta già sganciando le bombe che toglie l'imu e compagnia bella.

non credo che un gruppo idv + sel + movimenti, ammesso che possa mettersi d'accordo su alcunchè, possa risultare vincente. troppo disomogeneo.
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Sono andato a guardarmi i punti programmatici sul sito di Renzi.

http://www.matteorenzi.it/idee

Sul fronte economico-finanziario ci sono numeri ben precisi.
una riduzione del debito al 107% del Pil entro il 2017 e un'ulteriore calo negli anni successivi attraverso un mix di interventi.

In particolare, sul versante degli asset del patrimonio è possibile ipotizzare:
1. la cessione di immobili pubblici per circa 72 miliardi di euro (alla quale deve accompagnarsi una indispensabile revisione delle procedure burocratiche e urbanistiche in assenza della quale ogni valorizzazione di questo patrimonio è impossibile);
2. la cessione di partecipazioni in aziende quotate e non quotate per circa 40 miliardi euro;
3. la capitalizzazione delle concessioni statali per circa 30 miliardi.
1. Una riduzione del 10% dei consumi intermedi (cioè acquisti di beni e servizi) per la spesa corrente. Base aggredibile: 120 miliardi. Obiettivo di risparmio: 12 miliardi all’anno
2. Una riduzione del 20-25% degli investimenti e dei trasferimenti alle imprese. Base aggredibile: 60-70 miliardi. Obiettivo di risparmio: 12-16 miliardi
3. Una riallocazione produttiva di 50% dei fondi europei. Base aggredibile: 15-20 miliardi. Obiettivo risparmio: 7-10 miliardi
4. Una riduzione dell’area del pubblico impiego, senza licenziamenti e senza esuberi, ma con estensione del part time, riduzione del numero dei dirigenti e limitazione del turn over, con esclusione della scuola, e migliore mobilità territoriale del dipendente pubblico. Obiettivo di risparmio 4 miliardi
5. Un recupero dell’evasione fiscale del 25-30 per cento. Base aggredibile: 120 miliardi. Obiettivo di risorse recuperate 30-36 miliardi.
Sul fronte degli investimenti:

http://www.matteorenzi.it/idee/10-idee/ ... i-italiani

Eppure i media dicono che non ha un programma. A me sembra che nessun altro abbia formulato proposte tanto precise, discutibili (ma vorrei vederne altre altrettanto precise in alternativa), ma precise.

Lasciando perdere le panzane berlusconiane (eliminazione dell'Imu, meno tasse per tutti, per poi dire che non si potrà fare per colpa dell'Europa), le proposte della sinistra sinceramente non le capisco.

Parlano di una politica per lo sviluppo (Keynes è come non mai di moda) contrapposta a quella del rigore, senza però precisare da dove prenderebbero le risorse, a parte la famosa patrimoniale che mi sembra il cappotto di Napoleone di Totò in Miseria e nobiltà.

La stessa critica feroce al cosiddetto pareggio di bilancio in costituzione, non capisco dove voglia parare: a continuare a far crescere il debito pubblico? E quant'altro oltre gli attuali 2.000 miliardi dovremmo lasciarne in eredità ai nostri poveri figli e nipoti?
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Il Paese allo sbando - 14

Perché siamo destinati inevitabilmente a finire male.



C.V.D.


Come risulta dal rapporto del CNEL il sistema produttivo italiano comincia a declinare sul finire degli anni ’70, con la governance del pentapartito in cui cominciava a prendere visione Becchino Craxi, l’affossatore del Psi.

Quando Becchino prenderà la guida del Paese il rendimento dei bot sale alla punta massima del 22 %

In quei tempi si è verificato che aziende anche con 1.500 dipendenti, chiudessero i battenti perché conveniva di più vivere di rendita con i bot che investire in azienda con tutte le rogne quotidiane del caso, dai pagamenti dei fornitori che non arrivavano, al mercato incerto, dalle pretese dei lavoratori e dei sindacati, dalle tasse, dalle normative per mettere in sicurezza l’azienda.

Da lì iniziò la rottura che spinse sempre di più il capitale d’investimento verso la finanza e la rendita. Una classe politica più che mediocre dedita al saccheggio dello Stato, non si curò di prendere i debiti contro provvedimenti mettendo inevitabilmente il Paese sul binario del declino.

Allora come oggi, fu completamente inutile fare presente cosa avrebbero generato nel tempo quelle politiche scellerate.

Gli italiani devono obbligatoriamente sempre e comunque toccare con mano per capire, perché anche se glielo spieghi non ci credono.

Come si ricava da questa tabella.

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Econ ... vita.shtml

la produttività del lavoro passa da 6,5 degli anni ’70 a 0,4 degli anni duemila.


Non c’è niente da fare, questa è un’orgia di mediocri che da quarant’anni affossa progressivamente il Paese con il concorso dei merli boccaloni che li votano.

Da qualsiasi parte ti giri ti accorgi che da questa situazione non se ne viene più fuori.

***


«PER RISALIRE ORA CI VOGLIONO RIFORME STRUTTURALI»
Dalla produttività ai salari
Rapporto sul declino italiano

Nella classifica delle maggiori economie mondiali il sistema nazionale è scivolato all'ultimo posto



ROMA - Eravamo i primi, siamo diventati gli ultimi. Negli anni Settanta l'Italia era al primo posto per crescita della produttività nell'industria rispetto ai principali Paesi nostri concorrenti nel mondo. Negli anni Duemila chiudiamo la classifica. Nel decennio 1970-1979 l'output per ora lavorata (valore aggiunto al costo dei fattori) del settore manifatturiero era cresciuto in Italia in media del 6,5% l'anno.
Meglio del Giappone (5,4%), dell'Olanda (5,2%), della Francia e della Germania (intorno al 4%) e molto meglio dei padroni del mondo, gli Stati Uniti (2,7%), e della culla della rivoluzione industriale, il Regno Unito (2,4%). Negli anni Ottanta gli inglesi erano però balzati al primo posto (sarà stata la cura Thatcher?) con una crescita della produttività del 4,4%, l'anno mentre l'Italia era scivolata in coda, dimezzando il ritmo precedente (dal 6,5% al 3,2%). Negli anni Novanta la leadership fu conquistata dagli Stati Uniti, grazie soprattutto alle innovazioni tecnologiche e informatiche (4,3% l'anno) e l'Italia rallentò ancora (2,6%). Ma è nel primo decennio del Duemila, cioè dopo l'introduzione dell'euro, che la produttività nel nostro Paese precipita a un misero 0,4% in media d'anno, contro l'1,8% della Germania, il 2,5% della Francia, il 2,8% dell'Olanda, il 3% del Regno Unito. E meglio di noi ha fatto anche la Spagna (1,5%). Bastano questi dati a illustrare la centralità del problema della produttività in Italia.

«La politica reagisca»
La tabella, come molte altre, è contenuta nelle 350 pagine del Rapporto sul mercato del lavoro, curato da Carlo Dell'Aringa, che martedì sarà presentato al Cnel, il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro presieduto da Antonio Marzano. Se l'Italia non trova un modo di rilanciare la produttività e quindi la competitività, dice il testo facendo eco alle tesi del governo Monti che chiede su questo anche uno sforzo a imprese e sindacati, possono aprirsi scenari preoccupanti. Soprattutto per i lavoratori: «Occorre che la politica sappia reagire» altrimenti si «potrebbero subire pressioni sulle dinamiche salariali», cioè il rischio è che la produttività venga recuperata tagliando le retribuzioni e si vada incontro a «lunghi periodi di stagnazione dell'attività economica». «Tale scenario - ammonisce il Cnel - come l'esperienza greca ha mostrato ha implicazioni di carattere sociale allarmanti». Servono quindi «riforme strutturali sulla crescita» anche se bisogna sapere che queste, prima che abbiano effetto sul prodotto interno lordo, richiedono «dei tempi, sovente molto lunghi».

Sviluppo frenato
La frenata della produttività dell'industria italiana ha tante cause. Gli anni Duemila hanno visto la globalizzazione dell'economia, l'aumento della competizione internazionale, l'introduzione dell'euro, che per l'Italia ha significato, tra l'altro, l'impossibilità di svalutare come avveniva prima con la lira. Tutto ciò ha provocato un «andamento ampiamente divergente fra le economie dell'area euro dei tassi di crescita del costo del lavoro per unità di prodotto» (Clup), cioè quanto costa produrre un bene o servizio. Nel primo decennio del Duemila questo costo è salito in media del 2,7% l'anno in Italia. In Germania appena dello 0,2%, in Olanda dello 0,5%, in Francia dello 0,6%. «La perdita di competitività dell'Italia rispetto alle altre economie dell'area euro è stata significativa, oltre il 2% all'anno. Un tale divario, cumulato in dieci anni, comporta una perdita complessiva di oltre il 20%, difficilmente sostenibile nel medio termine». Anche volendo ipotizzare una possibile leggera sovrastima della dinamica del Clup, come sostenuto da alcuni esperti, il differenziale rimarrebbe comunque alto, si sottolinea nel rapporto. Non si scappa: «Il nodo sta nel divario di crescita della produttività del settore manifatturiero rispetto alla Germania».

Salari bassi, ma crescono più dei tedeschi
Come recuperare competitività? Difficile ridurre il gap frenando la dinamica salariale in Italia, visto il basso livello medio delle retribuzioni, anche se va osservato che i salari reali (cioè al netto dell'inflazione) nel nostro Paese sono cresciuti nel primo decennio del Duemila in media dello 0,9% l'anno contro lo 0,5% della Germania, dove la concertazione tra le parti sociali si è tradotta in una «stagnazione dei salari reali durante l'intero scorso decennio». È vero che nell'ultimo biennio c'è stata una decelerazione dei salari in tutti i Paesi della «periferia europea», ma «risulta pure evidente la difficoltà a recuperare terreno rispetto alla Germania, che ha presentato anche nella fase più recente una crescita salariale irrisoria». Eppure, ammonisce il rapporto, «senza una svolta dal versante della produttività, potrebbero prevalere pressioni deflazionistiche sui salari e sui redditi interni, assecondate da politiche fiscali di segno restrittivo», che in fondo è un po' quello che sta avvenendo. Con quale esito? «Il rischio paventato negli scenari più pessimisti è che tali pressioni risultino di intensità tale da mettere in dubbio la stessa persistenza nella moneta unica».

Un circolo vizioso
Alla fine, spiegano gli esperti, ci troviamo in una sorta di circolo vizioso: servirebbero investimenti per rilanciare la crescita ma non ci sono risorse proprio perché c'è recessione. «È palese che ancora per diverso tempo i Paesi della periferia tenderanno a perdere terreno, dato che la crisi limita le opportunità per nuovi investimenti, un passaggio necessario per qualsiasi recupero di efficienza. La caduta degli investimenti caratterizza non solo il settore privato, ma anche il pubblico, visto che le esigenze di bilancio si traducono in minori risorse da destinare al rafforzamento della dotazione infrastrutturale. Si ricade quindi pienamente in una situazione che giustifica un allargamento del gap di produttività fra i paesi della periferia europea e le economie dell'area tedesca». Speriamo solo che le Cassandre si sbaglino.

Imprese e occupazione
Tralasciando le previsioni, vediamo invece come la recessione impatta sulle imprese e il lavoro. Secondo i dati di contabilità nazionale, ricorda il rapporto, «la crisi degli ultimi anni ha determinato un crollo dei margini delle imprese industriali, che non sono riuscite a trasferire interamente sui prezzi dei prodotti gli incrementi dei costi unitari, derivanti sopratutto dai rincari dei prezzi delle materie prime». E le imprese non possono aumentare i prezzi, si aggiunge, anche perché la domanda di consumo è bassa a causa della «vistosa caduta del potere d'acquisto delle famiglie». In questo quadro «gli investimenti dell'industria italiana stanno cadendo, segnando la formazione di un ritardo nella fase di upgrading tecnologico del nostro apparto produttivo e questo non potrà che ampliare le distanze rispetto alle economie dell'area tedesca, dove le imprese stanno investendo».

Il mercato del lavoro, secondo i ricercatori coordinati da Dell'Aringa, «non ha ancora risentito, se non in maniera marginale, della nuova recessione». Per ora le industrie hanno infatti reagito alla crisi con la cassa integrazione, che ha portato a una «caduta delle ore lavorate per occupato» mentre sta aumentando la quota di lavoratori a tempo parziale involontari, «ovvero coloro che lavorano part time perché non hanno trovato un lavoro a tempo pieno». Ma «in molti casi gli impianti sono ampiamente sottoutilizzati e questo non può a sua volta che influenzare negativamente l'andamento della produttività». E in prospettiva «vi è il rischio che le imprese si riorganizzino adattandosi ai nuovi livelli produttivi permanentemente più bassi, attraverso ristrutturazioni della produzione, o anche vere e proprie chiusure di stabilimenti». Inevitabile pensare alla Fiat.
Giovani senza lavoro

Nonostante tutto ciò, nel 2011, c'è stato un modesto aumento dell'occupazione: 96 mila posti in più rispetto al 2010, risultato di 110 mila donne in più e 14 mila uomini in meno. Ma gli occupati crescono soprattutto tra gli anziani. Nella fascia tra i 45 e i 64 anni si sono avuti 330 mila posti in più mentre in quella tra i 15 e i 34 anni si sono persi quasi 200 mila lavoratori. «Se poi si allarga lo sguardo a un periodo più ampio, confrontandosi con i livelli pre crisi del 2008, si osserva come si sia perso oltre un milione di occupati fino ai 34 anni». Dipende dal fatto che la società invecchia e quindi le classi d'età giovani sono meno numerose e dalla riforma delle pensioni che allunga la permanenza al lavoro (in prospettiva fino a 70 anni). Conclusione: «Se la crescita non ripartirà, a farne le spese saranno soprattutto i giovani, che si dovranno confrontare con un mercato del lavoro con poche opportunità per i nuovi entranti».

Enrico Marro
17 settembre 2012 | 7:44
© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.corriere.it/economia/12_sett ... 5e27.shtml
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Il Paese allo sbando - 15

Sono diventato fascista.



Una mattina, mi sono alzato e,…..non ho trovato l’invasor…..ma che sono diventato all’improvviso “fascista”.

Succede sempre così nei passaggi storici quando una società è marcita in maniera irreversibile. Questi punti di vista di Sposetti e di D’Alema, segnalano in modo inequivocabile che oramai non c’è più niente da fare.

Segnalano che siamo in un punto dell’elica del tritacarne in cui non puoi più tornare indietro e il tritacarne deve svolgere la sua funzione.

Siamo al si salvi chi può.

Le cellule cancerogene prima di uscire di scena sputano tutto il veleno che hanno in corpo. Non vogliono che altri raccontino le loro malefatte. Nella ex sinistra finta, come nella destra reale, si comportano tutti alla stessa maniera.


Pd, Sposetti: “Il Fatto Quotidiano? Un giornale fascista

“Vedo il Fatto Quotidiano tutte le mattine, ahimè. E’ un giornale fascista, scrive cose terribili“. Sono le parole pronunciate da Ugo Sposetti, deputato Pd ed ex tesoriere dei Ds, a “La Zanzara”, su Radio 24. “Il Fatto è fascista per tutto quello che scrive” – prosegue – “guardate quello che ha fatto contro il Quirinale“. Stuzzicato dai conduttori su una papabile definizione del giornale, l’esponente del Pd concorda sull’appellativo “manganello di carta”. Su Marco Travaglio il parlamentare dichiara: “Non voglio polemizzare con quel signore, non l’ho mai incontrato, vedo che ogni tanto scrive contro di me. Ma di puliti, onesti, belli e profumati non ce n’è uno solo al mondo. Lui fa il più puro di tutti…queste cose qua mi danno sempre una tristezza…”. E aggiunge: “Travaglio c’ha sempre la sentenza pronta, ha un atteggiamento insopportabile. Nel ’38 forse avrebbe indossato la divisa, basta vederlo quando lo chiamano in televisione”. Sposetti si vanta, inoltre, di essere stato uno dei pochi ad aver difeso il finanziamento pubblico dei partiti. “Negli ultimi anni sono stato massacrato con questa storia della casta solo perchè ho difeso i parlamentari e le istituzioni. In realtà, io sono stato eccessivamente coraggioso“. E puntualizza: “Sono stato quello che ha difeso di più il finanziamento pubblico dei partiti. E ancora lo difendo e ne sono assolutamente fiero. Vedrete questa campagna elettorale senza soldi”. Infine, il parlamentare rivela la sua prevedibile opinione su internet: “La rete non è democrazia, un controllo sulle cose che si dicono ci dev’essere” di Gisella Ruccia
18 settembre 2012
VIDEO
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/09/ ... ta/205123/
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

I COMMENTI DEI LETTORI DE IL FATTO QUOTIDIANO

Maria Giovanna Pani 22 minuto fa

Non mi pare che il Fatto sia fascista. Di sicuro so che il PD e i suoi non sono di sinistra.



GIUSEPPE PON. 25 minuto fa

Voglio partire dal fondo dell'articolo di Sposetti, "sul web ci vuole un controllo, che diamine, per forza sfugge al PD, al socio in affari PDL & compani, il PD. poi abituato sin dai tempi del Bolscevismo Togliattiano, i miglioristi di triste memoria si scandalizzano perchè cè totale libertà di parola, ma dove siamo? ma siamo certi che Stalin sia morto? Ci siamo persi qualcosa in questi anni? A ricordo di Sposetti la libertà di parola e altre libertà che potrebbero sfociare in LICENZIOSE cè già la legge che tutela e forse male sopratutto le querele che i potenti per zittire i giornalisti ficcanaso li denunciano con cifre iperboliche, se invece le leggi fossero eque e se il potente perde la causa, dovrebbe dare al querelato la cifra che ha chiesto, ne più e ne meno....
Che Ella difenda l'indifendibile è ovvio e ci mancherebbe i lacchè non li ha solo berlusconi, ci sono anche dall'altra parte dei sissignore, si dimentica il sig. Sposetti la quisquigliuzza che il finanziamento ai partiti politici è stata sonoramente bocciata con un REFERENDUM POPOLARE???.. Invece con il turpiloquio e nottetempo è stato approvato in parlamento il pseudo finanziamento ai partiti in pochissime ore poi avete preso un'aereo militare "C 130 HERCULES" e avete portatao il DOCUMENTO DA FIRMARE all'allora presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro , ad Atene, dove stava in visita ufficiale e l'ha firmata di getto e siete ripartiti come i quaranta ladroni atterando a Roma A NOTTE FONDA SENZA CHE I GIORNALISTI POTESSERO METTERE IN STAMPA la rapina, la truffa perpretata al popolo sovrano .. E vada per inciso che quello che pensa lei del finanziamento ai partiti è ININFLUENTE e sin'ora il Bolscevico e anche Fascista è lei...si RILEGGA LA COSTITUZIONE riguardante i partiti, poi ritorni che le darò una ripassata di quanto ha fagocitato il PD. e parlo solo di quello pseudo legalizzato per il resto ci sarà da ridere circa le mani pulite, intanto cominciate a farvi dei gargarismi, a breve e attraverso le procure se ne vedranno delle belle, Penati al confronto è un bambino che ha o avrebbe rubacchiato le caramelle..Insomma parleremo dell'azienda PD e non del partito...Quello che il Fattoquotidiano ha fatto contro il quirinale lo vada a scrivere e giri l'assegno al vostro socio inciucioso PANORAMA se quello che ha scritto non'è offensivo, turpiloquio e sopratutto RICATTO all'ennesima potenza, allora lei è cieco e sordo.
Quanto afferma di Travaglio non sto a difenderlo, ma ne aprofitto dove cè il passaggio della frase che lui sarebbe l'unico onesto e puro, non sto a sindacare il merito ma di certo non è colpa sua se nell'arco dei partiti rappresentati in parlamento sono tutt'altro che puri e onesti, mi permetta che non'è ha colpa alcuna..
Noto che da tempo siete ritornati alla propaganda asfittica degli anni 50 e cioè date dei fascisti a tutti coloro sono contro ai dettami PD. o bolsevici, per forza siete come gli zoppi e storpi che vi tirate in faccia le stampelle..Sposetti ma fate cassetta a ritornare su quei passi propagandistici?? Volete proprio si ritorni a ricordare a lor signori le FOIBE?? i vari triangoli della morte Emiliano-Romagnoli, le prodezze togliattiane dagli anni 1941 sino che ritornato in Italia dalla famosa clinica sul mar morto, gestita dal KGB con il cappotto di legno?? sig. Sposetti il web per voi deve essere e lo sarà drammatico, non solo per le verità più o meno drogate ma perchè HA MEMORIA COLCIFICATA VIVA E PIENA DI DOCUMENTI RUSSI interessantissimi, comunque se ella è stato un amministratore capirà al volo e non sto parlandi di finanziamenti occulti ma di morti e tanti, di tanti comunisti ITALIANI, che non sono più ritornati.... alla prossima




andromedariseagain 41 minuto fa

fassissti! Ma non sanno dire altro nel pd???? Se non lecchi il pd e non lo voti sei ... fassissta!



mimancapertini 41 minuto fa

sposettiii il fq non è fascista bensì ANTIFASCISTA! tu non sei un politico ma un parassita (antipolitico).
se ragioni così hai sbagliato mestiere, forse capisci di soldi (ex tesoriere) quindi sei un insignificante ed inutile politico italiano.non hai mai incontrato travaglio? puoi ascoltarlo sempre, puoi anche leggerlo e se non gli trovi ancora un difetto vuol dire che è specchiato. lei lo trova insopportabile, e chi se ne frega.cruciani è fascista.travaglio si base su dati di fatto, prove inoppugnabili quindi merita ascolto, considerazione ed ammirazione. Il mitico Marco Travaglio è un bene prezioso, ossessione del perfido conduttore che agisce da costola del pdl, in cerca di notorietà. sposetti, hai diritto di essere invidioso.......




e.dantes29 42 minuto fa

Quando Travaglio scriveva sull'Unità con l'articolo di "bananas" e se la prendeva con Berlusconi andava bene, ora che fa le pulci anche al PD è diventato fascista. Questi pseudo democratici fanno ridere. Fanno finta di non capire che Travaglio riporta solo le notizie di cui è a conoscenza mettendo a nudo tutte le contraddizioni dei politici senza fare sconto a nessuno: destra, sinistra, centro, su, giù ecc. ammesso che questi termini abbiano ancora un senso. Adesso vedono anche loro fascisti dappertutto come un certo "Cainano" che ogni volta che ci sono le elezioni si accorge che ci sono dei pericolosi comunisti in Italia. Ho l'impressione che neanche questa volta vinceranno le elezioni. Ma poi... vogliono veramente vincerle ? Non è che, dato il momento difficile, è più conveniente stare sulla riva del fiume ad aspettare che passi il cadavere del nemico.




andromedariseagain 42 minuto fa

da fasitidio a questi figuri chi parla dei ladri ....



Gian Franco Dominijanni 47 minuto fa

Ammesso e non concesso che il Fatto possa essere fascista, il PD cos'è?
Poi sostenere: “La rete non è democrazia, un controllo sulle cose che si dicono ci dev’essere” .
Questa è una affermazione democratica? Più fascista di così...
Evidentemente il concetto di dittatura trova parecchie interpretazioni, personalissime a quanto si evince in quel partito che si autodefinisce di centro-sinistra.
Questi signori dall'alto della loro ideologia retrograda intendono portare avanti fantomatici programmi di digitalizzazione. Ma per favore...
Sfugge forse che la rivoluzione tecnologica di questi anni porta con sé, una rivoluzione ancora più importante, la rivoluzione antropologica in cui in programmi controllati dall'alto non hanno e non avranno più senso, sono e saranno i fruitori dei servizi attraverso un incrocio di mezzi di comunicazione a fornire i contenuti.
Gli strumenti passivi o monodirezionali hanno i giorni contati, il futuro è nella interazione bidirezionale.




Gian Franco Dominijanni 47 minuto fa

Ammesso e non concesso che il Fatto possa essere fascista, il PD cos'è?
Poi sostenere: “La rete non è democrazia, un controllo sulle cose che si dicono ci dev’essere” .
Questa è una affermazione democratica? Più fascista di così...
Evidentemente il concetto di dittatura trova parecchie interpretazioni, personalissime a quanto si evince in quel partito che si autodefinisce di centro-sinistra.
Questi signori dall'alto della loro ideologia retrograda intendono portare avanti fantomatici programmi di digitalizzazione. Ma per favore...
Sfugge forse che la rivoluzione tecnologica di questi anni porta con sé, una rivoluzione ancora più importante, la rivoluzione antropologica in cui in programmi controllati dall'alto non hanno e non avranno più senso, sono e saranno i fruitori dei servizi attraverso un incrocio di mezzi di comunicazione a fornire i contenuti.
Gli strumenti passivi o monodirezionali hanno i giorni contati, il futuro è nella interazione bidirezionale.




Irnerio Solari 52 minuto fa

Cosa volevate che dicesse un esponente del PDmenoL? Ex tesoriere del medesimo? Mi piace il tono che usa, saccente, annoiato dalla vita... Insomma, sa tutto lui.



antiitaliano 54 minuto fa

Sono solo dei rincoglioniti alla fine, tipo l'aristocrazia Ancien Règime nel 1789.....



Lilly Manis 55 minuto fa

Il nostro FATTO QUOTIDIANO è F A S C I S T A ,e TRAVAGLIO si sente un puro, perchè hanno osato,e insistono nel fare sempre quelle dannate domande,a questi signoroni così trasparenti che basta solo guardarli in faccia,perchè uno si domandi < ma pechè gli fanno le domande?>.E non dimentichiamo che hanno osato pure massacrare il Quirinale!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!. Ma come si fa a fare tutte questa barbarie,quando c'è così tanta trasparenza?Fate come gli altri giornali,NASCONDETE TUTTO,così sarete onorati da tutti. GRANDISSIMO TRAVAGLIO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!GRANDISSIMO IL FATTO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!.



Valeriano Campigotto 56 minuto fa

Non so chi sia questo Sposetti, e nemmeno mi interessa saperlo. Voglio solo constatare che la Democrazia in Italia non esiste ancora. Non si da del fascista ad un giornale o ad un Signor Travaglio solo pecxhé dice cose che non ci piacciono. Dimostrami prima che non ha detto ho cercato la verità e poiu se puoi garantire il contrario scrivilo. l'offesa fatta solo per farla, e di questo si tratta significa solo che non hai altri argomenti. E delle sue parole Sposetti sia PD o PDL o di qualsiasi altro partito deve solo vergognarsi.
Purtroppo in Italia credono spesso al "re travicello" (vedi la maggior parte dei nostri politici il cui compito é solo fare rumore.




Bob Bukowsky 57 minuto fa

Heheheh.. se prendessero le sovvenzioni statali come tutti gli altri giornali di certo non si potrebbero permettere di essere così "fascisti".
Che stoici questi ragazzi del fatto, non sembrano neanche italiani.. continuate così.




Robertolanfranchi 59 minuto fa

Ciò che fa irritare gli "avversari" di Marco :
1) Non riescono a trovare "un qualcosa" da usargli contro, l'unica volta che ci hanno provato ha dimostrato, prove alla mano, la sua onestà;
2) ha una dialettica impeccabile (non certo come Ferrara ... ma è un giornalista?) che ti schianta se non sei preparato sull'argomento.
Bisogna dire che si sono evoluti: prima tutto era lecito perchè tutti rubavano. Adesso si trovano di fronte un uomo di specchiata moralità e lo vogliono trasformare in un fascista.
Insomma il termine fascista diventerà sinomino di persona onesta che denuncia le ruberie dei partiti...
Bel risultato!! Complementi!!




AntoCit 39 minuto fa in risposta a Robertolanfranchi

Concordo in pieno, anche se bisogna riconoscere che certe affermazioni, relativamente a Sposetti, gliele fanno dire i conduttori de La zanzara. Comunque è vero, il termine "fascista" stona in bocca a molta gente che per la loro storia politica dovrebbero sapere bene il significato di tale parola. Fa specie sentirla riferita a Travaglio in quanto le stesse cose le scriveva anche su l'Unità, e non molto tempo fa.




Ciuzzo 59 minuto fa

"""...un controllo sulle cose che si dicono ci dev'essere."" E perché non dici subito che ci deve essere la censura? E allora chi è il fascista?




angelo54 1 ora fa

E te chi sei,perche i veri giornalisti non ti devono controllare! Ti piace cruciani l'invettebrato?



angelo54 1 ora fa

Quando gli toccano i privilegi,gli brucia il culo.




Paolo -+Livorno 1 ora fa

Veramente stomachevole, chissà quanto soldi ha rubato da tesoriere...



Gianluca De Stefano 1 ora fa

Chi dice queste stupidaggini di certo o ha la coscienza sporca o protegge qualcuno...e ovvio;)!
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Purtroppo la memoria della rete è poca e occorre ricorrere a "Il Giornale"
Infatti, solo un anno prima che scoppiasse lo scandalo del finanziamento dei partiti e che gli stessi decidessero di dimezzare l'aliquota percepita sapendo che era ancora il doppio del necessario, Sposetti propose di aumentare ulteriormente i fondi destinati ai partiti.

Un'orgia indescrivibile.

Quando i Democraticivolevano raddoppiare i soldi pubblici ai partiti
L'anno scorso il pd Ugo Sposetti, ex cassiere dei Ds, ha presentato una proposta di legge per finanziare anche le fondazioni dei partiti raddoppiando così i rimborsi

Andrea Indini - Sab, 14/04/2012 - 17:30


Adesso è un accorato grido contro i riborsi elettorali che gonfiano le tasche ai partiti. Adesso è una corsa a sforbiciare la pioggia di soldi che ogni anno finiscono nelle tasche dei tesorieri. Ma un anno fa? Nel 2011, quando i casi Belsito e Lusi erano ancora lontani dai riflettori dei media, in parlamento si brigava per raddoppiare i gettiti sonanti per oliare gli ingranaggi dei partiti. E a organizzare la leva finanziaria ci pensava proprio quel Partito democratico che oggi accusa la Lega Nord, depreca l'andazzo capitolino e chiede immediate riforme.

È tutta una farsa. Il vice presidente del Senato Vannino Chiti si sbraccia per chiedere regole di "trasparenza" nel finanziamento pubblico ai partiti e anche la riduzione dei rimborsi. Il pd Pierluigi Castagnetti fa eco spiegando che i rimborsi elettorali ai partiti "vanno dimezzati perché non si può non tenere conto del momento di sacrifici che coinvolgono tutti gli italiani e del clima di estraneità alla politica che sta dilagando". A trarre le somme è il leader pd PierLuigi Bersani che auspica di ridurre "drasticamente" le quote dei rimborsi elettorali prevedendo che "lo Stato provveda solo a garanzia delle risorse base per la sopravvivenza dei partiti". Ma nel 2011 turava tutt'altra aria. A spulciare la prova della grande farsa democratica ci ha pensato Daw Blog raccontando come, in tempi non sospetti, la commissione Affari costituzionali a Montecitorio abbia discusso un progetto di legge per raddoppiare il finanziamento ai partito. Giusto, giusto un anno fa. Il primo firmatario del progetto di legge? Il democratico Ugo Sposetti, appunto.

Come fa notare Daw Blog, il progetta di legge presentata dall'ex tesoriere dei Ds ha subito fatto gola a tutti. Tanto che sono state apposte firme bipartisan. Dal Pd al Pdl, dai centristi dell’Udc ai dipietristi. Tutti d'accordo a raddoppiare i rimborsi finanziando anche le fondazioni dei partiti. Non appena gli scandali hanno iniziato a moltiplicarsi e i deputati si sono accorto della "crescente attenzione dell’opinione pubblica", ecco che è stata invertita la rotta.

http://www.ilgiornale.it/news/interni/q ... ci-ai.html
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Solamente per togliere i finanziamenti ai giornali perché comincino a tagliare le gambe a giornalisti come Porro, che comprendendo poco di politica industriale continua ad insistere per far chiudere il Sulcis, ci sarebbe da votare Grillo, perché gli altri non intendono far camminare i giornali con le proprie gambe.

Pagare giornalisti per dire cazzate è uno sport che deve cessare.

L’Ilva ha sempre pagato politici, sindacalisti, giornalisti e pure prelati. E’ per questo che in questi anni ha potuto continuare ha fare buoni guadagni e produrre morte.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

LE VEDOVE ROSSE DI MARPIONNE: IL MANAGER DI SFABBRICA ITALIA ERA UN MITO DELLA SINISTRA - D’ALEMA, FASSINO, VELTRONI, CHIAMPARINO BONANNI, BERTINOTTI E RENZI FACEVANO A GARA PER SLINGUAZZARE IL “SALVATORE DELL’ITALIA” - SOLO IL FURBO BERTYNIGHT ANNUSO’ (DA ESPERTO IN MATERIA) LA PUZZA DI CACHEMIRE AVARIATO E DOPO UN PO’ CAMBIO’ IDEA: “ROMITI GLI OPERAI VORREBBE DIVIDERLI. MARCHIONNE VORREBBE ELIMINARLI…”


Tommaso Labate per pubblicogiornale.it


FASSINO
A essere rude, è rude. E lo è sempre stato. «Ma la durezza di Sergio Marchionne», giurò Piero Fassino nell'agosto del 2010, «nasce da un disagio. Quello di non vedere riconosciuti i suoi sforzi per dare un futuro solido al gruppo». Per il sindaco di Torino, insomma, l'amministratore delegato della Fiat andava capito. Compreso. Aiutato. «Perché, vedrete», giurò Piero in un'intervista rilasciata a Panorama nell'afosa estate di due anni fa, «non lascerà l'Italia».


MASSIMO D'ALEMA
E dire che la malefica serpe del dubbio, il dubbio che quello di Fabbrica Italia fosse tutto un bluff, era venuto anche al giornalista che lo intervistava. «Dica la verità: non teme che Fabbrica Italia, cioè il progetto lanciato ad aprile, sia ormai finito in un cassetto?». Ma l'ex segretario niente. Certezze granitiche, solide, impossibili da scalfire. «No, francamente non lo credo e non me lo auguro. Credo al contrario - aggiunse Fassino - che ci sia un margine per negoziare con il sindacato e con il governo soluzioni coerenti con lo spirito del progetto di Fabbrica Italia». Lo stesso che, l'altro giorno, il rude Marchionne ha accantonato con un comunicato.


PIERO FASSINO
Ma non c'è solo Fassino tra quelli che, un tempo, si sarebbero definiti «compagni che sbagliano». Il primo uomo in rosso a finire impigliato nei tre (o sono quattro?) fili di cachemire dell'amministratore delegato della Fiat fu Fausto Bertinotti. All'allora presidente della Camera, correva l'anno 2006, bastò una mezza reprimenda che Marchionne aveva rivolto alla borghesia. Quindi, come un giocatore di poker alle prime armi, andò a vedere il punto. «Dobbiamo puntare sui borghesi buoni. Marchionne parla della risposta ai problemi dell'impresa. E non scaricando sui lavoratori e sul sindacato. Ma assumendola su di sé».

E visto che un il dieci-cento-mille Marchionne declinato sull'industria non bastava, ecco che Bertinotti decise di completare la sua folgorazione sulla via del Lingotto con un auspicio. Affidato, tra l'altro, a un'intervista alla Stampa. «In politica», disse l'allora terza carica dello Stato il 29 luglio 2007, «ci vorrebbe un Marchionne». E, come a rimarcare il concetto con la penna rossa, «se dice "abbiamo sbagliato" un grande imprenditore come Marchionne (...) lo stesso dovrebbe poter avvenire sul terreno politico». Certo, concluse il subcomandante Fausto, «ci vorrebbe che qui spuntasse qualche Marchionne...». Dove «qui», ovviamente, stava per la politica.



Come direbbe Giuliano Ferrara, lo sport del cretino è quello di inchiodare gli altri alle loro vecchie idee. Come a dire che sono i cretini non cambiano idea. Vero. Bertinotti, che cretino non lo è mai stato, ci mise qualche anno a battere ritirata espellendo il golfino marchionniano dall'arcipelago della socialdemocrazia. «Berlusconi è al crepuscolo. Ma poi c'è il marchionnismo», avvertì alla fine dell'estate del 2010.



SERGIO CHIAMPARINO
E poi, come a volerlo cospargere fino in fondo, il suo capo, di cenere: «Romiti gli operai vorrebbe dividerli. Marchionne vorrebbe eliminarli». Parole che tornano d'attualità oggi che il vecchio «Cesare» attacca frontalmente il nuovo «Sergio», animando quel derby interno al capitalismo italiano a cui s'è iscritto - dalla parte di Romiti e contro quella di Marchionne - anche Diego Della Valle.
Eppure c'è chi arrivato fino in fondo. C'è chi l'ha percorsa quasi tutta, la strada di considerare l'amministratore delegato della Fiat una «costola della sinistra». Nel gennaio del 2011, Walter Veltroni torna a lasciarsi andare a quel pragmatismo che sperimentato sperimentato nel 2007, quando proprio al Lingotto s'era presentato alla segreteria del Pd. «Marchionne ha posto con chiarezza, durezza e per tempo il problema. Ci vuole un contratto di lavoro costruito a ridosso dell'organizzazione aziendale».


RAFFAELE BONANNI
Perché è vero, aggiunse il leader della Cisl Raffaele Bonanni, «sarà brusco, sarà crudo, ma Marchionne è stato una fortuna per gli azionisti e i lavoratori della Fiat». E «grazie a Dio che c'è un abruzzese come Marchionne». Un dono divino che anche Massimo D'Alema aveva avuto modo di apprezzare ex tunc, nel 2009. «Ho sempre pensato», parola di lìder maximo, «che il destino della Fiat era quello di una forte internazionalizzazione in una fase caratterizzata dalla concentrazione della produzione di automobili». Quasi tutto in rima baciata. Tranne il finale dell'analisi dalemiana. Questo: «Marchionne lo sta facendo nel modo migliore».


In fondo, forse è tutta colpa dello strano sillogismo a cui un pezzo di sinistra ha creduto dopo aver visto Barack Obama posare in foto con Marchionne dopo avergli consegnato le chiavi più importanti della città di Detroit. «Sergio? È un liberal-radicale e io lo stimo», disse una volta uno dei suoi più accaniti sostenitori, Sergio Chiamparino. D'altronde, fu la domanda retorica dell'ex sindaco di Torino, «se la Fiat non fosse brava non avrebbe la Chrysler, no?».


MATTEO RENZI
Un errore in cui cadde anche Matteo Renzi, lesto nell'intestarsi a modo suo una difesa di Marchionne «senza se e senza ma». Perché, fu la premessa con cui l'ex sindaco di Firenze aprì una sua intervista all'Unità, «sono un po' tranchant, il politichese non lo mastico». Ergo, al netto del politichese, «io sto con Marchionne» (punto uno), «su lui ha investito Barack Obama» (punto due), «il primo diritto è lavorare» (punto tre). Peccato che i punti due e tre non fossero conciliabili con la prima. Come Marchionne ha dimostrato pochi giorni fa. Con la rudezza che anche gli amici gli hanno sempre attribuito.
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Però, chi l'avrebbe detto, la Fornero a Ballarò si è difesa bene.

Il povero Bersani, dopo aver visto i sondaggi di Pagnoncelli (che lo danno al 10% come premier preferito, dopo Monti, Renzi e.... Berlusconi!) stava finendo sotto la sedia.
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Immagine
Rispondi

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 13 ospiti