Re: L’appello di 12 giuristi.
Inviato: 20/06/2012, 13:34
Ma quando la smetteranno di raccontarsi e raccontarci frottole su questa banda di bucanieri che è l'attuale parlamento.E’ un peccato che considerazioni di politichetta entrino in questa discussione” ha detto Zanda secondo cui “il rischio è di mandare al macero un accordo importante, frutto del clima nato intorno alla maggioranza che sostiene il governo Monti
Riforme, taglio dei deputati rinviato. “Partiamo dal Senato federale”
La richiesta è arrivata dal capogruppo della Lega a Palazzo Madama e ha trovato il sostegno del Pdl. Per il senatore del Pd Luigi Zanda si tratta di “baratto” tra le proposte del Carroccio e il semipresidenzialismo voluto dal centrodestra
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 20 giugno 2012Commenti (33)
Una proposta che nasce dai banchi della Lega e che al centrosinistra suona come un “baratto”. Nonché come al ritorno dell’asse tra i due ex alleati dello scorso governo. Durante l’esame delle riforme costituzionali il presidente dei senatori del Carroccio Federico Bricolo ha chiesto di accantonare l’articolo 1 sulla riduzione dei deputati e passare subito ai voti sull’articolo 2 che riguarda il Senato federale. Una iniziativa che l’aula ha approvato con 154 sì, 128 no e 5 astenuti ed è stata condivisa anche dal vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello. Contro la proposta invece si sono espressi il relatore Carlo Vizzini, il senatore del Pd Luigi Zanda che ha parlato di “baratto” tra le proposte del Carroccio e il semipresidenzialismo del Pdl. E al voto su quest’ultimo emendamento potrebbe materializzarsi la stessa ‘vecchia maggioranza’.
”Stanno barattando la forma di Stato con il Senato federale. Tutto è finalizzato all’accordo tra Pdl e Lega. E’ un peccato che considerazioni di politichetta entrino in questa discussione” ha detto Zanda secondo cui “il rischio è di mandare al macero un accordo importante, frutto del clima nato intorno alla maggioranza che sostiene il governo Monti e basato sul principio che le grandi regole del gioco, della nostra democrazia, si cambiano insieme, solo a larghissima maggioranza”. In particolare, ha sottolineato, “su questo accordo così ‘alto’ è intervenuto uno strappo consistente, con la presentazione di emendamenti del Pdl sul semipresidenzialismo che la Presidenza del Senato ha ritenuto ammissibili quando, in tutta evidenza, non lo sono. Così facendo – ha spiegato – favorisce la modifica della forma dello Stato per emendamento e accetta di farlo in coda di legislatura, con tempi strettissimi, improbabili, nei quali passano con fatica persino le leggi ordinarie”. Zanda poi attacca sul ritorno dell’asse Pdl- Lega perché il rinvio della discussione di oggi sui tagli dei deputati dimostra che “la vecchia maggioranza si è ricompattata” e i due partiti “in articulo mortis, si ritrovano e barattano il semipresidenzialismo con il Senato federale, il tutto con il placet di Schifani che ammette emendamenti inammissibili e accoglie la richiesta di rinviare il voto sulla riduzione del numero dei deputati”. E conclude con la certezza del ritorno di quella “maggioranza che sosteneva il governo Berlusconi”, certo che “questa richiesta di rinvio è uno scambio finalizzato all’accordo tra Pdl e Lega”. Per il senatore dell’Idv Luigi Li Gotti ”si è introdotta una variante che è finalizzata a non fare la riforma”. Li Gotti si è poi rivolto a Pdl e Lega: ”Non c’entrano niente la forma distato o quella di governo – ha detto-. Qui si sta parlando della riduzione dei deputati. Siete d’accordo o no? O avete un problema di posti? Se avete problema di posti ditelo”.
A difendere l’accantonamento dell’articolo 1 per decidere sul Senato federale è invece intervenuto il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri:“Si è definita politichetta quella che invece è un’alta istanza riformatrice”, ha ribattuto. E anche Bricolo si è difeso dalle accuse di Zanda: “Noi giochiamo a carte scoperte, non abbiamo paura di cambiare la Costituzione ma dalla Commissione è uscita una riformetta”. Per il capogruppo Udc al Senato, Gianpiero D’Alia, “se passa il semipresidenzialismo non sarà con la maggioranza dei 2/3 e quindi sarà necessario il referendum confermativo, quindi non si farà alcuna riforma. Noi vogliamo discutere di semipresidenzialismo ma farlo in Commissione”.