L’appello di 12 giuristi.
L’appello di 12 giuristi.
L’appello di 12 giuristi. “Il Parlamento blocchi la riforma costituzionale”
1 giugno 2012
Libertà e Giustizia fa proprio l’appello dei 12 giuristi, che denunciano all’opinione pubblica la gravità di questa iniziativa per i pregiudizi che può arrecare alle istituzioni della Repubblica e si rivolgono a tutti i parlamentari perché rinuncino a portare avanti una modifica tanto pericolosa del sistema costituzionale.
Con una inammissibile precipitazione il Senato ha approvato in commissione un disegno di legge di riforma costituzionale che s´intende portare in aula già martedì prossimo. Ma la Costituzione non può essere profondamente mutata senza una vera discussione pubblica, senza che i cittadini adeguatamente informati possano far sentire la loro voce. E´ inaccettabile che la richiesta di partecipazione, così forte ed evidente proprio in questo momento, venga ignorata proprio quando si vuole addirittura modificare l´intero edificio costituzionale. I cittadini, che negli ultimi tempi sono tornati a guardare con fiducia alla Costituzione, non possono essere messi di fronte a fatti compiuti.
Offrendo ad una opinione pubblica offesa da prevaricazioni e prepotenze un´esigua riduzione del numero dei parlamentari, che passerebbero da 630 a 508 alla Camera e da 315 a 254 al Senato, si vuol cogliere l´occasione per alterare pericolosamente l´assetto dei poteri istituzionali (la riduzione dei parlamentari può essere affidata ad una legge costituzionale a sé stante, senza stravolgere la Costituzione). Viene attribuita una posizione assolutamente centrale al Presidente del Consiglio, mortificando il Parlamento e ridimensionando in maniera radicale la funzione di garanzia del Presidente della Repubblica. Il Parlamento è conculcato nelle sue stesse funzioni e nella sua libertà, fino a poter essere sciolto dallo stesso Presidente del Consiglio, nel caso votasse contro una sua legge sul quale fosse stata posta e negata la fiducia. L´intreccio tra sfiducia costruttiva e potere del Presidente del Consiglio di chiedere lo scioglimento delle Camere attribuisce a quest´ultimo un improprio strumento di pressione e rende marginale il ruolo del Presidente della Repubblica. I problemi del bicameralismo vengono aggravati, il procedimento legislativo complicato. Gli equilibri costituzionali sono profondamente alterati, cancellando garanzie e bilanciamenti propri di un sistema democratico. E ora si propone di passare da una repubblica parlamentare ad una presidenziale, di mutare dunque la stessa forma di governo, addirittura con un emendamento che sarà presentato in aula all´ultimo momento.
I firmatari di questo documento denunciano all´opinione pubblica la gravità di questa iniziativa per i pregiudizi che può arrecare alle istituzioni della Repubblica e si rivolgono a tutti i parlamentari perché rinuncino a portare avanti una modifica tanto pericolosa del sistema costituzionale.
Umberto Allegretti, Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare, Luigi Ferrajoli, Gianni Ferrara, Domenico Gallo, Raniero La Valle, Alessandro Pace, Alessandro Pizzorusso, Eligio Resta, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky
Ti chiediamo di firmare il nostro appello
http://www.libertaegiustizia.it/2012/06 ... tuzionale/
1 giugno 2012
Libertà e Giustizia fa proprio l’appello dei 12 giuristi, che denunciano all’opinione pubblica la gravità di questa iniziativa per i pregiudizi che può arrecare alle istituzioni della Repubblica e si rivolgono a tutti i parlamentari perché rinuncino a portare avanti una modifica tanto pericolosa del sistema costituzionale.
Con una inammissibile precipitazione il Senato ha approvato in commissione un disegno di legge di riforma costituzionale che s´intende portare in aula già martedì prossimo. Ma la Costituzione non può essere profondamente mutata senza una vera discussione pubblica, senza che i cittadini adeguatamente informati possano far sentire la loro voce. E´ inaccettabile che la richiesta di partecipazione, così forte ed evidente proprio in questo momento, venga ignorata proprio quando si vuole addirittura modificare l´intero edificio costituzionale. I cittadini, che negli ultimi tempi sono tornati a guardare con fiducia alla Costituzione, non possono essere messi di fronte a fatti compiuti.
Offrendo ad una opinione pubblica offesa da prevaricazioni e prepotenze un´esigua riduzione del numero dei parlamentari, che passerebbero da 630 a 508 alla Camera e da 315 a 254 al Senato, si vuol cogliere l´occasione per alterare pericolosamente l´assetto dei poteri istituzionali (la riduzione dei parlamentari può essere affidata ad una legge costituzionale a sé stante, senza stravolgere la Costituzione). Viene attribuita una posizione assolutamente centrale al Presidente del Consiglio, mortificando il Parlamento e ridimensionando in maniera radicale la funzione di garanzia del Presidente della Repubblica. Il Parlamento è conculcato nelle sue stesse funzioni e nella sua libertà, fino a poter essere sciolto dallo stesso Presidente del Consiglio, nel caso votasse contro una sua legge sul quale fosse stata posta e negata la fiducia. L´intreccio tra sfiducia costruttiva e potere del Presidente del Consiglio di chiedere lo scioglimento delle Camere attribuisce a quest´ultimo un improprio strumento di pressione e rende marginale il ruolo del Presidente della Repubblica. I problemi del bicameralismo vengono aggravati, il procedimento legislativo complicato. Gli equilibri costituzionali sono profondamente alterati, cancellando garanzie e bilanciamenti propri di un sistema democratico. E ora si propone di passare da una repubblica parlamentare ad una presidenziale, di mutare dunque la stessa forma di governo, addirittura con un emendamento che sarà presentato in aula all´ultimo momento.
I firmatari di questo documento denunciano all´opinione pubblica la gravità di questa iniziativa per i pregiudizi che può arrecare alle istituzioni della Repubblica e si rivolgono a tutti i parlamentari perché rinuncino a portare avanti una modifica tanto pericolosa del sistema costituzionale.
Umberto Allegretti, Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare, Luigi Ferrajoli, Gianni Ferrara, Domenico Gallo, Raniero La Valle, Alessandro Pace, Alessandro Pizzorusso, Eligio Resta, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky
Ti chiediamo di firmare il nostro appello
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Re: L’appello di 12 giuristi.
Firmato
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Re: L’appello di 12 giuristi.
Testo inviato alla Presidenza della Repubblica
Egregio Dott. Marra
Nutro forti dubbi che questa doglianza possa arrivare direttamente alla visione diretta del Capo dello Stato, ma invio ugualmente cosa penso in merito all’appello lanciato da 12 giuristi:
Umberto Allegretti, Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare, Luigi Ferrajoli, Gianni Ferrara, Domenico Gallo, Raniero La Valle, Alessandro Pace, Alessandro Pizzorusso, Eligio Resta, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky
comparso su il quotidiano “La Repubblica” in data 1 giugno 2012, dal titolo:
L’appello di 12 giuristi. “Il Parlamento blocchi la riforma costituzionale”
**
Egregio Presidente della Repubblica italiana,
Giorgio Napolitano
In merito alla riforma costituzionale approvata in Commissione al Senato riguardante la riforma costituzionale che mira ad attribuire al Presidente del Consiglio poteri tali che mortificando il Parlamento ridimensionano in maniera radicale la funzione di garanzia del Presidente della Repubblica, mi premuro di farLe osservare che questo Parlamento che per due volte ha votato la conferma al fatto che la signorina Ruby Rubacuori è la nipote di Mubarak, e che si è retto fino al novembre 2011, grazie alla compravendita di parlamentari, non può essere abilitato a trattare dispositivi costituzionali di questo livello.
Pertanto, nel caso specifico, di fronte a questa macro inadeguatezza, o il Capo dello Stato scioglie le Camere affinché un nuovo Parlamento possa riprendere la materia in oggetto, oppure, il Capo dello Stato anticipi ufficialmente che non firmerà mai nulla di questo genere.
Con ossequio,
A.Hopkins
Egregio Dott. Marra
Nutro forti dubbi che questa doglianza possa arrivare direttamente alla visione diretta del Capo dello Stato, ma invio ugualmente cosa penso in merito all’appello lanciato da 12 giuristi:
Umberto Allegretti, Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare, Luigi Ferrajoli, Gianni Ferrara, Domenico Gallo, Raniero La Valle, Alessandro Pace, Alessandro Pizzorusso, Eligio Resta, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky
comparso su il quotidiano “La Repubblica” in data 1 giugno 2012, dal titolo:
L’appello di 12 giuristi. “Il Parlamento blocchi la riforma costituzionale”
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Egregio Presidente della Repubblica italiana,
Giorgio Napolitano
In merito alla riforma costituzionale approvata in Commissione al Senato riguardante la riforma costituzionale che mira ad attribuire al Presidente del Consiglio poteri tali che mortificando il Parlamento ridimensionano in maniera radicale la funzione di garanzia del Presidente della Repubblica, mi premuro di farLe osservare che questo Parlamento che per due volte ha votato la conferma al fatto che la signorina Ruby Rubacuori è la nipote di Mubarak, e che si è retto fino al novembre 2011, grazie alla compravendita di parlamentari, non può essere abilitato a trattare dispositivi costituzionali di questo livello.
Pertanto, nel caso specifico, di fronte a questa macro inadeguatezza, o il Capo dello Stato scioglie le Camere affinché un nuovo Parlamento possa riprendere la materia in oggetto, oppure, il Capo dello Stato anticipi ufficialmente che non firmerà mai nulla di questo genere.
Con ossequio,
A.Hopkins
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Re: L’appello di 12 giuristi.
Firmato
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: L’appello di 12 giuristi.
Ho firmato. Non si capisce, anche quando pare che facciano qualche cosa di decente, per quale ragione non si impediscono questi colpi di mano, come l'inserimento del potere del presidente del consiglio di sciogliere le camere.
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Re: L’appello di 12 giuristi.
Mesi fa Gustavo Zagrebelsky disse che questo parlamento (compresi gli eletti del PD ed ex-IDV) non è degno di riformare la costituzione e che quindi qualsiasi ritocco agli art.li andava sottoposto a referendum confermativo.cielo 70 ha scritto:Ho firmato. Non si capisce, anche quando pare che facciano qualche cosa di decente, per quale ragione non si impediscono questi colpi di mano, come l'inserimento del potere del presidente del consiglio di sciogliere le camere.
Io aggiungerei che il livello di discredito raggiunto dal parlamento dalla vicenda De Gregorio al senato accusato di aver "rubato alla stato" di cui osa appropriarsi della funzione legislativa e dalla vicenda "nomine authorities" fatta con bieco sistema spartitorio, non consente di indulgere oltre.
Mandiamo tutti a casa .... compreso i dalemoni!!
Bye
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Re: L’appello di 12 giuristi.
RIFORME
Semi presidenzialismo e nuovo Csm
il Pdl presenta i suoi emendamenti
Arriva a Palazzo Madama la proposta del Popolo delle Libertà. Novità anche per il Consiglio dei ministri che sarebbe presieduto dal Capo dello Stato. Il presidente del Pd, Rosy Bindi: "E' solo un diversivo, non vogliono cambiare la legge elettorale"
ROMA - Semi presidenzialismo e nuovo Csm. Il Pdl ha depositato al Senato gli emendamenti per la riforma costituzionale in senso semipresidenzialista. E c'è una novità: ai cinque emendamenti annunciati nelle scorse settimane, già noti, se ne è aggiunto un sesto che prevede che il Presidente della Repubblica non presiederà più il Csm. Il Consiglio superiore della magistratura sarà invece presieduto dal primo presidente della Corte di Cassazione. Negli emendamenti del Pdl è previsto infatti che il Presidente della Repubblica presieda anche il Consiglio dei ministri. E quindi, per evitare "conflitti di interesse" tra il potere giudiziario e quello esecutivo, ecco la nuova proposta.
Il "nuovo" Presidente della Repubblica. Gli emendamenti sono a tutti a firma del capogruppo a palazzo Madama, Maurizio Gasparri, e del vice, Gaetano Quagliariello. I primi cinque non contengono novità rispetto agli annunci e sono già stati formalizzati in aula. Il sesto sarà presentato nelle prossime ore. Si tratta di "una norma di coordinamento per evitare che possa crearsi un conflitto tra poteri". Questa la posizione di Gaetano Quagliariello. Che aggiunge: "Il Presidente della Repubblica presiederà anche il Consiglio dei ministri e sarebbe implicato, anche se indirettamente, nel potere esecutivo. Per evitare conflitti tra poteri, ossia quello esecutivo e quello giudiziario, abbiamo pensato il nuovo emendamento". E sono tredici gli articoli
della Carta Costituzionale che, in caso di approvazione degli emendamenti pidiellini, saranno modificati. Tra le novità, oltre all'elezione diretta del presidente della Repubblica, la durata del mandato che scende a cinque anni con la possibilità di essere rieletto una sola volta.
Il Pd: "Solo un diversivo". "Non c'è il tempo, e per quanto mi riguarda neanche la voglia, per fare la riforma in senso presidenzialista". Lo afferma Rosy Bindi a margine di un'iniziativa organizzata da Libertà e Giustizia. Una questione di tempi: "A otto mesi dalla fine di una legislatura così tormentata, non si cambia la costituzione in maniera così profonda: il centrodestra continua a mettere dei diversivi perchè non vuole cambiare la legge elettorale". Per la Bindi, "un governo parlamentare forte è sicuramente più adeguato a rispondere alle esigenze di rappresentatività e di decisione di cui ha bisogno la democrazia in Italia e in Europa". Poi la priorità dei democratici: cancellare il Porcellum: "Dobbiamo utilizzare il tempo che abbiamo davanti per cambiare la legge elettorale ed eventualmente per la diminuzione del numero dei parlamentari".
L'Idv: "Proposte inammissibili". Gli emendamenti del Pdl, "a nostro avviso sono inammissibili, un obbrobrio giuridico. E farebbe bene Schifani a non farli mettere per nulla in discussione". E' quanto dice il presidente dell'Idv a Palazzo Madama, Felice Belisario. Inoltre, "non si può modificare la Costituzione con un emendamento presentato all'ultimo minuto in aula e dopo 15 anni che Silvio Berlusconi e i suoi hanno sgovernato".
(11 giugno 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HREC2-2
Semi presidenzialismo e nuovo Csm
il Pdl presenta i suoi emendamenti
Arriva a Palazzo Madama la proposta del Popolo delle Libertà. Novità anche per il Consiglio dei ministri che sarebbe presieduto dal Capo dello Stato. Il presidente del Pd, Rosy Bindi: "E' solo un diversivo, non vogliono cambiare la legge elettorale"
ROMA - Semi presidenzialismo e nuovo Csm. Il Pdl ha depositato al Senato gli emendamenti per la riforma costituzionale in senso semipresidenzialista. E c'è una novità: ai cinque emendamenti annunciati nelle scorse settimane, già noti, se ne è aggiunto un sesto che prevede che il Presidente della Repubblica non presiederà più il Csm. Il Consiglio superiore della magistratura sarà invece presieduto dal primo presidente della Corte di Cassazione. Negli emendamenti del Pdl è previsto infatti che il Presidente della Repubblica presieda anche il Consiglio dei ministri. E quindi, per evitare "conflitti di interesse" tra il potere giudiziario e quello esecutivo, ecco la nuova proposta.
Il "nuovo" Presidente della Repubblica. Gli emendamenti sono a tutti a firma del capogruppo a palazzo Madama, Maurizio Gasparri, e del vice, Gaetano Quagliariello. I primi cinque non contengono novità rispetto agli annunci e sono già stati formalizzati in aula. Il sesto sarà presentato nelle prossime ore. Si tratta di "una norma di coordinamento per evitare che possa crearsi un conflitto tra poteri". Questa la posizione di Gaetano Quagliariello. Che aggiunge: "Il Presidente della Repubblica presiederà anche il Consiglio dei ministri e sarebbe implicato, anche se indirettamente, nel potere esecutivo. Per evitare conflitti tra poteri, ossia quello esecutivo e quello giudiziario, abbiamo pensato il nuovo emendamento". E sono tredici gli articoli
della Carta Costituzionale che, in caso di approvazione degli emendamenti pidiellini, saranno modificati. Tra le novità, oltre all'elezione diretta del presidente della Repubblica, la durata del mandato che scende a cinque anni con la possibilità di essere rieletto una sola volta.
Il Pd: "Solo un diversivo". "Non c'è il tempo, e per quanto mi riguarda neanche la voglia, per fare la riforma in senso presidenzialista". Lo afferma Rosy Bindi a margine di un'iniziativa organizzata da Libertà e Giustizia. Una questione di tempi: "A otto mesi dalla fine di una legislatura così tormentata, non si cambia la costituzione in maniera così profonda: il centrodestra continua a mettere dei diversivi perchè non vuole cambiare la legge elettorale". Per la Bindi, "un governo parlamentare forte è sicuramente più adeguato a rispondere alle esigenze di rappresentatività e di decisione di cui ha bisogno la democrazia in Italia e in Europa". Poi la priorità dei democratici: cancellare il Porcellum: "Dobbiamo utilizzare il tempo che abbiamo davanti per cambiare la legge elettorale ed eventualmente per la diminuzione del numero dei parlamentari".
L'Idv: "Proposte inammissibili". Gli emendamenti del Pdl, "a nostro avviso sono inammissibili, un obbrobrio giuridico. E farebbe bene Schifani a non farli mettere per nulla in discussione". E' quanto dice il presidente dell'Idv a Palazzo Madama, Felice Belisario. Inoltre, "non si può modificare la Costituzione con un emendamento presentato all'ultimo minuto in aula e dopo 15 anni che Silvio Berlusconi e i suoi hanno sgovernato".
(11 giugno 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HREC2-2
Re: L’appello di 12 giuristi.
E quando mai no! Speriamo che non facciano qualche altro pasticcio sulla testa di noi elettori!Anche il Partito democratico, che pure da tempo propone il maggioritario a doppio turno alla francese, non sembra aver trovato una posizione unitaria.
La Russa al Pdl: «Se non si vota il presidenzialismo me ne vado»
MERCOLEDÌ 13 GIUGNO 2012 10:24
Dopo l’“appello dei professori” pubblicato sul Corriere della Sera, l’idea di una riforma presidenziale dello Stato (avanzata anche da Berlusconi e appoggiata da Futuro e libertà e Italia Futura) diventa oggetto di dibattito all’interno dei partiti, segno che forse stavolta qualcosa si muove. Anche il Partito democratico, che pure da tempo propone il maggioritario a doppio turno alla francese, non sembra aver trovato una posizione unitaria.
E così se da una parte il capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro, propone di ritirare gli emendamenti e «collaborare ad una legge costituzionale che preveda un referendum di indirizzo per far decidere gli elettori nel 2013», dall’altra Rosi Bindi (che del Pd è presidente) replica così: «Sogno o son desta? Non ricordo che la direzione di venerdì scorso abbia preso in considerazione la proposta di un referendum d'indirizzo sulla forma di governo».
E non si fa attendere la replica del Pdl, con Ignazio La Russa che bolla la proposta della senatrice Finocchiaro come «un modo di insabbiare la riforma». Il Pd, chiede l’ex ministro della Difesa, «si assuma la responsabilità di dire un sì o un no in maniera chiara». Parole rivolte anche al suo partito, visti i tentennamenti con cui viene affrontato il tema delle riforme. «Se dovessero mancare i numeri da parte del Pdl io, come altri, non staremo in un partito che rifiuta il presidenzialismo». Finalmente una scusa per “rifare la destra”?
http://www.ilfuturista.it/primo-piano/l ... -vado.html
Re: L’appello di 12 giuristi.
LeG Ravenna
Difendere la Costituzione: Necessità? L’ultima delle illusioni?
18 giugno 2012 - Nessun Commento »
Maria Paola Patuelli *
Da quando ci si è accorti, nonostante il silenzio dei partiti e dei media, dei lavori in corso in Parlamento per “riformare” in modo drastico – di nuovo – la Costituzione, molte voci si sono levate, per informare e per mettere in discussione.
Segnalo azioni a mio avviso rilevanti.
Il Convegno dei Comitati Dossetti per la Costituzione il 12 maggio scorso a Bologna, con giuristi e costituzionalisti che hanno avanzato dubbi, perplessità o radicale dissenso. Unica voce a favore quella del senatore Vitali. Ma, del suo intervento, ricordo solo questo concetto: con l’antipolitica crescente i partiti debbono battere un colpo, debbono pur fare qualcosa. Ma “che cosa”? Passare dalla Repubblica parlamentare al premierato forte, alla Repubblica presidenziale, al rafforzamento dei poteri del governo? In questi angosciosi anni berlusconiani, quali sono le leggi che Berlusconi non ha potuto fare, e in fretta? Per non dire di esiti referendari del tutto chiari – come quello del 2006, che ha bloccato lo stravolgimento della Costituzione, o quello per l’acqua pubblica del 2011 – che l’attuale “sistema” politico sta cercando di vanificare. Ulteriore conferma che un grave svuotamento della democrazia – come l’abbiamo conosciuta dal dopoguerra ad oggi – è in atto.
Il recente appello di 12 giuristi e costituzionalisti che, in sostanza, dice: fermatevi, non potete procedere nelle attuali condizioni e con queste modalità ad alcuna riforma costituzionale. Limitatevi a porre rimedio all’incostituzionale Porcellum, con una nuova legge elettorale rispettosa della volontà popolare, come la raccolta di firme dello scorso anno ha dimostrato, con quasi un milione e mezzo di firme raccolte.
Anche a Ravenna, promosso dai Comitati in Difesa della Costituzione della provincia, da ARCI, da Libertà e Giustizia e dal Movimento Federalista europeo, con tante altre importanti collaborazioni, l’8 giugno scorso abbiamo creato uno spazio pubblico di informazione, discussione, confronto.
Avevamo invitato la costituzionalista Lorenza Carlassare, il senatore Idv Pancho Pardi, Ceccanti e Vassallo, che non hanno potuto accogliere l’invito, e l’on. Gabriele Albonetti, deputato locale del Pd, che aveva accettato. Ma si è ammalato il giorno stesso. Peccato. Non è facile, ormai, confrontarsi con i Partiti.
Mi auguro che almeno Zagrebelsky e Bonsanti ci riescano, nell’incontro con Bersani il prossimo 29 giugno a Milano.
Ma la serata ravennate ha dimostrato due cose: che la pubblica opinione (la sala era più che piena) ha sete di informazione e che non intende più dare deleghe in bianco.
Carlassare e Pardi hanno chiarito le loro posizioni fortemente critiche in merito alla riforma in atto, le stesse sentite a Bologna.
La nostra Costituzione ha disegnato una Repubblica dei cittadini e affidato ai partiti un ruolo “democratico” di mediatori; dovrebbero, cioè, facilitare la partecipazione dei cittadini. E il Parlamento dovrebbe essere il luogo privilegiato della mediazione di interessi anche divergenti. In una Repubblica parlamentare, come è quella italiana, non può essere che così.
Ma oggi stiamo vivendo una democrazia dei cittadini o dei partiti?
La Costituzione va adeguata per consentire a chi governa di governare comunque, o vale la pena governare attuando la “attuale” costituzione?
Il mondo, per come sta andando, non solo in Italia, ci può consentire il lusso di tenerci questa Costituzione? O dobbiamo adeguarla allo svuotamento democratico in atto? Nodi cruciali, soprattutto in questo nostro paese, dove la Costituzione è stata applicata poco e male anche in periodi storici meno dirompenti.
La nostra conclusione, a Ravenna almeno, è di “resistere” nel volere una Repubblica dei cittadini e una Repubblica con governo parlamentare. Vorremmo capire meglio – come ha chiesto in un efficace intervento Alessandro Messina – le ragioni dei partiti che, evidentemente pessimisti, pensano che sia impossibile, in Italia, governare con il consenso, e ritengono quindi necessario rafforzare il potere di chi governa, cambiando anche la Costituzione e la natura della nostra Repubblica.
Ma la vera priorità non sarebbe invece – fatta una legge elettorale costituzionalmente orientata.- “riempire” il Parlamento – anche con una forte riduzione del numero dei parlamentari, unico segnale accettabile, anche se ambiguo nelle sue ragioni – di persone, donne e uomini, all’altezza della Costituzione, e di valore umano, culturale, politico non inferiore a quello delle e dei Costituenti, pur in un contesto storico mutato?
E’, questa, l’ultima delle illusioni, perché l’antropologia culturale e politica diffusa nei partiti, oltre che nella società, è talmente difforme dalla Costituzione che è più facile e realistico cambiare la Costituzione anziché cercare di attuarla?
E come rispondere a chi – anche nella opinione pubblica attenta e partecipe – fa notare che difendere la Costituzione è assai problematico, visto che la realtà italiana ne è già fuori, nelle leggi, nel mondo del lavoro, nello svuotamento di molti diritti, nella mortificazione della scuola pubblica, nell’indebolimento del welfare, ormai, in molte realtà italiane, residuale e assistenziale?
Tutti temi che sono stati affrontati nella serata ravennate, sia da Carlassare e Pardi che nell’intenso dialogo fra relatori e pubblico presente.
Temi che abbiamo in buona misura sentito risuonare anche nell’incontro promosso a Roma, il 12 giugno, dall’Associazione nazionale “Salviamo la Costituzione”, sia nella commemorazione del nostro rimpianto presidente, Oscar Luigi Scalfaro – dal quale abbiamo tutte e tutti imparato che non si debbono fare solo le battaglie che siamo sicuri di vincere, come ha ricordato Sandra Bonsanti, e che perseveranza e fiducia non debbono mai venire meno, neppure nei momenti più duri – che, a seguire, nel seminario di approfondimento sulle riforme costituzionali in discussione al Senato.
Valerio Onida e Alessandro Pace, presidente del Comitato scientifico della Associazione, hanno espresso senza mezzi termini un netto dissenso, con argomenti di forma e di sostanza, che l’Associazione valuterà nel direttivo già convocato per il prossimo 19 giugno. Lo stesso Bassanini, più aperto a ipotesi di riforma, ripropone comunque, come prioritaria, la messa in sicurezza della Costituzione con una modifica dell’art.138, per rendere sempre possibile il ricorso al Referendum. Un passo dell’intervento di Bassanini ha rafforzato in noi interrogativi già emersi nel convegno ravennate. Bassanini ci dice che le attuali riforme sarebbero una “razionalizzazione difensiva”. Credo valga la pena chiarire. I partiti hanno, a mio avviso, il dovere civile e politico di farlo. Da cosa va difesa la Repubblica? Da mali peggiori di quelli che abbiamo visto in questi drammatici e interminabili anni? La disperazione sociale crescente ci fa disperare di potere chiamare a raccolta il “popolo sovrano” per difendere “questa” democrazia parlamentare? Allora, i partiti che indicano la prossima come una legislatura “costituente”, quale Repubblica intendono disegnare? Intendono riscrivere del tutto la Costituzione?
E come va eletta una assemblea costituente, se non a suffragio universale rigorosamente proporzionale?
In ogni caso la Costituzione, senza dubbio alcuno, va mantenuta nelle mani del popolo, che deve dire l’ultima parola, e nelle coscienze di chi è in Parlamento, senza vincolo di mandato. Già sappiamo che l’on. Zampa, deputata Pd di Bologna, non intende dare il suo sostegno a queste modifiche costituzionali, e, sempre in occasione del seminario del 12 giugno, sia Bachelet che Zaccaria, deputati Pd, hanno resa pubblica la loro intenzione di non votare le riforme costituzionali se saranno mantenute le caratteristiche fino ad oggi configurate.
Vedremo.
* Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna
http://www.libertaegiustizia.it/2012/06 ... illusioni/
Difendere la Costituzione: Necessità? L’ultima delle illusioni?
18 giugno 2012 - Nessun Commento »
Maria Paola Patuelli *
Da quando ci si è accorti, nonostante il silenzio dei partiti e dei media, dei lavori in corso in Parlamento per “riformare” in modo drastico – di nuovo – la Costituzione, molte voci si sono levate, per informare e per mettere in discussione.
Segnalo azioni a mio avviso rilevanti.
Il Convegno dei Comitati Dossetti per la Costituzione il 12 maggio scorso a Bologna, con giuristi e costituzionalisti che hanno avanzato dubbi, perplessità o radicale dissenso. Unica voce a favore quella del senatore Vitali. Ma, del suo intervento, ricordo solo questo concetto: con l’antipolitica crescente i partiti debbono battere un colpo, debbono pur fare qualcosa. Ma “che cosa”? Passare dalla Repubblica parlamentare al premierato forte, alla Repubblica presidenziale, al rafforzamento dei poteri del governo? In questi angosciosi anni berlusconiani, quali sono le leggi che Berlusconi non ha potuto fare, e in fretta? Per non dire di esiti referendari del tutto chiari – come quello del 2006, che ha bloccato lo stravolgimento della Costituzione, o quello per l’acqua pubblica del 2011 – che l’attuale “sistema” politico sta cercando di vanificare. Ulteriore conferma che un grave svuotamento della democrazia – come l’abbiamo conosciuta dal dopoguerra ad oggi – è in atto.
Il recente appello di 12 giuristi e costituzionalisti che, in sostanza, dice: fermatevi, non potete procedere nelle attuali condizioni e con queste modalità ad alcuna riforma costituzionale. Limitatevi a porre rimedio all’incostituzionale Porcellum, con una nuova legge elettorale rispettosa della volontà popolare, come la raccolta di firme dello scorso anno ha dimostrato, con quasi un milione e mezzo di firme raccolte.
Anche a Ravenna, promosso dai Comitati in Difesa della Costituzione della provincia, da ARCI, da Libertà e Giustizia e dal Movimento Federalista europeo, con tante altre importanti collaborazioni, l’8 giugno scorso abbiamo creato uno spazio pubblico di informazione, discussione, confronto.
Avevamo invitato la costituzionalista Lorenza Carlassare, il senatore Idv Pancho Pardi, Ceccanti e Vassallo, che non hanno potuto accogliere l’invito, e l’on. Gabriele Albonetti, deputato locale del Pd, che aveva accettato. Ma si è ammalato il giorno stesso. Peccato. Non è facile, ormai, confrontarsi con i Partiti.
Mi auguro che almeno Zagrebelsky e Bonsanti ci riescano, nell’incontro con Bersani il prossimo 29 giugno a Milano.
Ma la serata ravennate ha dimostrato due cose: che la pubblica opinione (la sala era più che piena) ha sete di informazione e che non intende più dare deleghe in bianco.
Carlassare e Pardi hanno chiarito le loro posizioni fortemente critiche in merito alla riforma in atto, le stesse sentite a Bologna.
La nostra Costituzione ha disegnato una Repubblica dei cittadini e affidato ai partiti un ruolo “democratico” di mediatori; dovrebbero, cioè, facilitare la partecipazione dei cittadini. E il Parlamento dovrebbe essere il luogo privilegiato della mediazione di interessi anche divergenti. In una Repubblica parlamentare, come è quella italiana, non può essere che così.
Ma oggi stiamo vivendo una democrazia dei cittadini o dei partiti?
La Costituzione va adeguata per consentire a chi governa di governare comunque, o vale la pena governare attuando la “attuale” costituzione?
Il mondo, per come sta andando, non solo in Italia, ci può consentire il lusso di tenerci questa Costituzione? O dobbiamo adeguarla allo svuotamento democratico in atto? Nodi cruciali, soprattutto in questo nostro paese, dove la Costituzione è stata applicata poco e male anche in periodi storici meno dirompenti.
La nostra conclusione, a Ravenna almeno, è di “resistere” nel volere una Repubblica dei cittadini e una Repubblica con governo parlamentare. Vorremmo capire meglio – come ha chiesto in un efficace intervento Alessandro Messina – le ragioni dei partiti che, evidentemente pessimisti, pensano che sia impossibile, in Italia, governare con il consenso, e ritengono quindi necessario rafforzare il potere di chi governa, cambiando anche la Costituzione e la natura della nostra Repubblica.
Ma la vera priorità non sarebbe invece – fatta una legge elettorale costituzionalmente orientata.- “riempire” il Parlamento – anche con una forte riduzione del numero dei parlamentari, unico segnale accettabile, anche se ambiguo nelle sue ragioni – di persone, donne e uomini, all’altezza della Costituzione, e di valore umano, culturale, politico non inferiore a quello delle e dei Costituenti, pur in un contesto storico mutato?
E’, questa, l’ultima delle illusioni, perché l’antropologia culturale e politica diffusa nei partiti, oltre che nella società, è talmente difforme dalla Costituzione che è più facile e realistico cambiare la Costituzione anziché cercare di attuarla?
E come rispondere a chi – anche nella opinione pubblica attenta e partecipe – fa notare che difendere la Costituzione è assai problematico, visto che la realtà italiana ne è già fuori, nelle leggi, nel mondo del lavoro, nello svuotamento di molti diritti, nella mortificazione della scuola pubblica, nell’indebolimento del welfare, ormai, in molte realtà italiane, residuale e assistenziale?
Tutti temi che sono stati affrontati nella serata ravennate, sia da Carlassare e Pardi che nell’intenso dialogo fra relatori e pubblico presente.
Temi che abbiamo in buona misura sentito risuonare anche nell’incontro promosso a Roma, il 12 giugno, dall’Associazione nazionale “Salviamo la Costituzione”, sia nella commemorazione del nostro rimpianto presidente, Oscar Luigi Scalfaro – dal quale abbiamo tutte e tutti imparato che non si debbono fare solo le battaglie che siamo sicuri di vincere, come ha ricordato Sandra Bonsanti, e che perseveranza e fiducia non debbono mai venire meno, neppure nei momenti più duri – che, a seguire, nel seminario di approfondimento sulle riforme costituzionali in discussione al Senato.
Valerio Onida e Alessandro Pace, presidente del Comitato scientifico della Associazione, hanno espresso senza mezzi termini un netto dissenso, con argomenti di forma e di sostanza, che l’Associazione valuterà nel direttivo già convocato per il prossimo 19 giugno. Lo stesso Bassanini, più aperto a ipotesi di riforma, ripropone comunque, come prioritaria, la messa in sicurezza della Costituzione con una modifica dell’art.138, per rendere sempre possibile il ricorso al Referendum. Un passo dell’intervento di Bassanini ha rafforzato in noi interrogativi già emersi nel convegno ravennate. Bassanini ci dice che le attuali riforme sarebbero una “razionalizzazione difensiva”. Credo valga la pena chiarire. I partiti hanno, a mio avviso, il dovere civile e politico di farlo. Da cosa va difesa la Repubblica? Da mali peggiori di quelli che abbiamo visto in questi drammatici e interminabili anni? La disperazione sociale crescente ci fa disperare di potere chiamare a raccolta il “popolo sovrano” per difendere “questa” democrazia parlamentare? Allora, i partiti che indicano la prossima come una legislatura “costituente”, quale Repubblica intendono disegnare? Intendono riscrivere del tutto la Costituzione?
E come va eletta una assemblea costituente, se non a suffragio universale rigorosamente proporzionale?
In ogni caso la Costituzione, senza dubbio alcuno, va mantenuta nelle mani del popolo, che deve dire l’ultima parola, e nelle coscienze di chi è in Parlamento, senza vincolo di mandato. Già sappiamo che l’on. Zampa, deputata Pd di Bologna, non intende dare il suo sostegno a queste modifiche costituzionali, e, sempre in occasione del seminario del 12 giugno, sia Bachelet che Zaccaria, deputati Pd, hanno resa pubblica la loro intenzione di non votare le riforme costituzionali se saranno mantenute le caratteristiche fino ad oggi configurate.
Vedremo.
* Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna
http://www.libertaegiustizia.it/2012/06 ... illusioni/
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