Ladri e ladroni. La storia infinita si ripete

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mariok

Re: Ladri e ladroni. La storia infinita si ripete

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Barbara Spinelli ha scritto:C’è poi il divieto di candidarsi, se sei condannato per corruzione con sentenza definitiva. Ma non si sa se il divieto scatti subito, e l’idea stessa della sentenza definitiva ha qualcosa di scandaloso. Perché resti candidabile dopo la prima, la seconda condanna? Un deputato, un assessore, un governatore, un sottosegretario sono presunti innocenti sino al terzo grado di giudizio, come ogni cittadino. Ma non sono cittadini qualsiasi. Dovendo dare l’esempio, hanno più obblighi: lo Stato non può esser affidato a onesti presunti.
Credo che la incandidabilità di chi è imputato (o peggio prescritto) sia ancora più giusta e opportuna di quella di un condannato in via definitiva. Nel secondo caso, al limite, c'è il principio costituzionale della riabilitazione, che dovrebbe garantire pari trattamento a chi ha "pagato il suo debito" ed ha dimostrato di essere recuperato alla legalità.

Chi invece ha ancora "pendenze" con la giustizia, oltre al giudizio morale, si trova in una obbiettiva posizione di conflitto di interessi con l'assolvimento di un incarico pubblico.



la Repubblica

Una legge vera contro i corrotti

17 ottobre 2012 - Barbara Spinelli

SE il ministro Severino davvero pensa che siamo davanti a una seconda Tangentopoli, e a crimini ancora più devastanti perché “lucrare sul denaro pubblico mentre ai cittadini vengono chiesti sacrifici è di una gravità inaudita”, allora bisogna che subito, senza dar tempo al tempo, il governo metta ai voti una legge contro la corruzione: una legge che impedisca questo delinquere che imperversa sfacciatamente, e che non è una seconda Tangentopoli ma un’unica storia criminale, che indisturbata persiste da vent’anni e perfino cresce.

Se gravità inaudita vuol dire qualcosa - inaudito è ciò di cui prima non s’era udito parlare, mai esistito - serve un’azione che sia all’altezza del responso: anch’essa inaudita, ha da essere un farmaco senza precedenti. Non devono più esistere un Parlamento, un Consiglio regionale, una Provincia nei quali nuotino squali: politici navigati e novizi, anziani e giovani, uomini di partito o d’affari, che si arricchiscono togliendo soldi a un’Italia impoverita. Che addirittura, come a Milano, negoziano con la ‘ndrangheta prebende, voti, posti, spartendo con lei i beni e il dominio della pòlis.

Paola Severino ha detto, giorni fa: “Ce lo chiede l’Europa”. È una frase che non andrebbe neanche pronunciata, perché questo sì è perdere sovranità e massima umiliazione. Possiamo delegare all’Europa parte della politica economica; non la nostra coscienza, la capacità di distinguere tra bene e male, lecito e illecito. È come se dicessimo che, bambini senz’ancora uso della ragione, non capiamo bene cosa sia il Decalogo (settimo comandamento compreso) e lo depositiamo nel grembo dell’Europa-genitore. A chi tentenna in Parlamento, e mercanteggia per salvare brandelli di impunità, il governo dovrebbe dire che sono gli italiani a esigere quel che già Eraclito riteneva imperativo: combattere per la legge come per le mura della città.

Se il governo avesse dimenticato cosa pensano gli italiani, guardi ai 300.000 cittadini che hanno firmato la petizione di Repubblica, perché giustizia sia fatta: hanno firmato non per una legge abborracciata ma per un nuovo inizio, per una scossa autentica. Osi riconoscere che questa non è Tangentopoli. È Tangentopoli mai interrotta; sta travolgendo istituzioni cruciali; è sfociata, a Nord, in un patto fra organi di Stato e mafie che non è più un episodio passato indagato dai giudici, ma un presente che ci avviluppa e uccide lo Stato.

Non è chiaro se l’esecutivo dei tecnici sia consapevole di questa domanda che sale dal basso. Se si renda conto dell’urgenza di una questione morale divenuta nel frattempo antropologica, economica, politica: biografia di una nazione, nauseante per tanti. L’impressione che dà è strana, più ancora della maggioranza che lo sorregge. Da settimane i governanti avanzano, indietreggiano, ogni tanto alzando la voce ma non la mano che intima l’altolà della sentinella. Sono puntigliosamente determinati quando parlano di conti, tasse. Paiono animati da una sorta di divina indifferenza all’immoralità che regna nella cosa pubblica, a una cultura dell’illegalità che in Lombardia secerne antichi connubi fra borghesia imprenditoriale, Stato, poteri pseudoreligiosi come Comunione e Liberazione. Poteri assecondati da una Chiesa che solo in apparenza ha smesso l’ingerenza politica dopo il crollo della Dc; che tollera o sostiene certi affarismi della Compagnia delle opere e certi patteggiamenti con le cooperative rosse. Che tace sull’infiltrazione, nel connubio, della criminalità organizzata. La vera sovranità da resuscitare è questa: lo Stato che riconquisti il territorio, e non permetta che gli sfuggano di mano roccaforti decisive (Lazio, Sicilia, Lombardia). È un secondo Risorgimento e una seconda Liberazione di cui abbiamo bisogno.
Già è stato troppo accontentato, il partito nato come Forza Italia non per superare Tangentopoli, ma per poterla più perfettamente perpetuare. La legge non reintroduce il falso in bilancio, svuotato da Berlusconi nel 2002: eppure il crac del San Raffaele cominciò proprio così. Non contempla un reato essenziale, l’autoriciclaggio: punito in gran parte d’Europa; reclamato, prima che da Bruxelles, dalla Banca d’Italia. Pietro Grasso, Procuratore nazionale antimafia, lo ripete dal 2010: la non punibilità dell’autoriciclaggio “frena le indagini, non consente di indagare su quanti, avendo commesso un reato, utilizzano i proventi del denaro sporco per investirlo in attività lecite e turbare l’economia”. Punirlo è “necessità assoluta”, ma - ha detto nel settembre scorso - “di tale necessità non riusciamo a convincere il legislatore”.

Lo stesso dicasi per il voto di scambio: nella legge è punibile se il politico lo paga in denaro, non se lo compra con assunzioni, appalti favori. Sul Corriere, Luigi Ferrarella ne deduce che Domenico Zambetti, l’assessore della Regione Lombardia arrestato con l’accusa di aver comprato 4000 voti dalla ‘ndrangheta, “non sarebbe neppure indagato per voto di scambio, se non avesse pagato in denaro”.

Troppe omissioni, nella legge presente, troppi favori: non è la muraglia di Eraclito. Sono elencati crimini punibili solo in teoria - traffico di influenze, concussione - visto che i trasgressori rischiano pene talmente ridotte che prestissimo otterranno la prescrizione. C’è poi il divieto di candidarsi, se sei condannato per corruzione con sentenza definitiva. Ma non si sa se il divieto scatti subito, e l’idea stessa della sentenza definitiva ha qualcosa di scandaloso. Perché resti candidabile dopo la prima, la seconda condanna? Un deputato, un assessore, un governatore, un sottosegretario sono presunti innocenti sino al terzo grado di giudizio, come ogni cittadino. Ma non sono cittadini qualsiasi. Dovendo dare l’esempio, hanno più obblighi: lo Stato non può esser affidato a onesti presunti.

La nomina di Monti voleva rappresentare una rottura anche morale, rispetto ai predecessori. Accennando alla lotta anticorruzione, il Presidente del consiglio ha denunciato “l’inerzia, comprensibile ma non scusabile, di alcune parti politiche”. Perché comprensibile? Perché questa deferenza verso parti politiche che non ci si azzarda nemmeno a nominare? Il rischio è che così facendo, l’esecutivo faccia il notaio delle stesse inerzie che critica. Che non trovi il coraggio di forzare il varo di una legge seria. Chi non è d’accordo va messo davanti all’opinione pubblica: dica a voce alta che vuole una storia italiana fondata su corruzione e mafie in espansione.

Non basta più essere esperti di spread, davanti a quel che accade. Non basta presentare l’evasione come nuovo discrimine di civiltà, se castigati sono i piccoli negozianti e non gli squali. Occorre lo sguardo tragico e lungo dello storico, non solo sugli ultimi vent’anni. Occorre rileggere quel che Pietro Calamandrei scrisse fin dal 1946, appena un anno dopo la Liberazione: lo spirito della Resistenza già era deperito, se per resistenza s’intende “la ribellione di ciascuno contro la propria cieca e dissennata assenza”, e “la sete di verità, di presenza, di fede nell’uomo”.

Già allora s’intuiva il disfacimento, e il pericolo non era “nel ritorno del fascismo: era in noi”. Era nella rinascita del disgusto della politica che aveva dato le ali a Mussolini; nel “desiderio di appartarsi, di lasciare la politica ai politicanti”. Oggi come ieri, è nell’attrazione esercitata da capipopolo dai nomi esoterici: Belzebù, Cavaliere, Celeste, e chissà come designeremo i prossimi. Calamandrei chiamò questo disgusto desistenza, contrapponendola alla tuttora necessaria resistenza. Non più eroica, ma pur sempre resistenza: “resistenza in prosa”. È tardi per simile resistenza? Non è tardi mai per divenire adulti, e sovrani nella coscienza. Per difendere le mura della legge e le sue sentinelle, come si difendono le mura della città
paolo11
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Re: Ladri e ladroni. La storia infinita si ripete

Messaggio da paolo11 »

Ci mettano la fiducia e pure sul falso in bilancio.
Hanno mdesso la fiducia su molte altre cose qui niente.
O i tecnici sono uguali dei politici oppure la mettano.
E il taglio dei parlamentari pronto per le prossime elezioni.
Ho visto ballarò.Mi chiedo se sono veritieri i sondaggi su Monti.Ora poteva pure mettere una padrimoniale.
Con chiunque parli qui nessuno ne parla bene.
E Questi vanno pure a messa.Tolgono soldi ai disabili eccc....Ma che cristiani del.......sono?.
Ciao
Paolo11
paolo11
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Re: Ladri e ladroni. La storia infinita si ripete

Messaggio da paolo11 »

Oggi il governo ha messo la fiducia contro la corruzione.Forse gli fischiavano le orecchie da parte dei cittadini e lo chiedeva Napolitano: "E' l'Europa .
Ciao
Paolo11
mariok

Re: Ladri e ladroni. La storia infinita si ripete

Messaggio da mariok »

Legge anticorruzione, Piercamillo Davigo: “L’elenco di ciò che manca è infinito”

Il consigliere della Corte di Cassazione - già magistrato di Mani Pulite - giudica con severità il ddl in fase di approvazione. La critica è su molti punti, dal dimezzamento delle pene previste nel caso di concussione per induzione alla difficoltà delle indagini ad hoc, per finire al mancato inserimento del reato di autoriciclaggio

di Beatrice Borromeo | 19 ottobre 2012

Altro che brodino, come il Financial Times ha definito la legge anticorruzione. Per Piercamillo Davigo, consigliere della Corte di Cassazione, “se uno è rigoroso, fa le cose diversamente”. A partire da un certo regalino che il magistrato di Mani Pulite proprio non si spiega.

Dottor Davigo, cosa la stupisce di più di questa legge?
Direi il fatto che hanno dimezzato le pene previste nel caso di concussione per induzione. Perché l’hanno fatto?

L’Ocse chiedeva da tempo all’Italia di punire il privato che paga il pubblico ufficiale, cioè il concussore, e questa legge lo prevede. Non basta?
No, perché così si aggira soltanto l’obbligo di punire chi dà denaro al funzionario pubblico, traendone vantaggi. Il concusso alla fine la fa franca. Viene punito, ma la pena è ridotta. E le norme favorevoli sono retroattive. Con il risultato che molti processi in Cassazione verranno annullati.

Meglio eliminare la retroattività?
No, meglio non ridurre le pene!

Quanto ci manca per essere conformi alle richieste dell’Europa?
Non so cosa fosse ottenibile, ma di certo l’Italia è ancora molto indietro rispetto agli altri Paesi europei. Se solo ci fosse la volontà, basterebbe procedere in modo molto più semplice, copiando le convenzioni internazionali. Così saremmo conformi di sicuro.

Cosa cambia per quanto riguarda il traffico di influenze, cioè quando i potenti si mettono d’accordo per darsi un aiuto (illecito) reciproco?
In questo caso il vero problema è che la pena edittale prevista per questo reato (cioè la reclusione a tre anni) non consente le intercettazioni telefoniche. Ma come pensano di scovare questi reati? Li scopriremo solo se ce li verranno a raccontare.

Almeno, però, hanno aumentato i termini per la prescrizione da 7 anni e mezzo a 11 per i reati di corruzione, concussione per induzione e traffico di influenze. Basterà per terminare in tempo i processi?
C’è un equivoco di fondo. Non sono i termini di prescrizione a essere necessariamente troppo brevi, il problema è che in Italia la prescrizione comincia a decorrere non dalla scoperta del reato, ma da quando il reato è stato commesso. E di solito non si becca il criminale in flagrante. E’ ridicolo: in altri paesi, una volta che il processo comincia, i termini per la prescrizione non decorrono più. Poi c’è un’altra questione.

Quale?
Da noi ci sono 35 mila fattispecie di reati penali, e invece di ridurle, questa legge le ha ulteriormente aumentate. Rendiamoci conto che anche se abolissimo il 90 per cento dei reati, ne resterebbero ancora migliaia.

Forse però andrebbe introdotto il reato di autoriciclaggio. Oggi quelli che, ricevute le mazzette, usano i soldi per acquisti e investimenti, non vengono puniti.
Il ministro Severino ha detto che non voleva ritardare i tempi del disegno di legge, che se ne occuperà a parte. Forse ha ragione. Però noto che l’autoriciclaggio è stato inserito nella lista dei reati persino in Vaticano…

Hanno anche evitato di reintrodurre il falso in bilancio, cancellato dal governo Berlusconi.
Lasciamo stare, l’elenco di quello che manca è infinito.

Cosa pensa invece dell’incandidabilità? I condannati in via definitiva a pene superiori ai 2 anni dovranno mollare la poltrona.
Già. Peccato che oltre il 90 per cento delle condanne, anche quelle per concussione, tra rito abbreviato e attenuanti generiche vanno pesantemente sotto i due anni. E poi basta che uno patteggi per evitare la condanna. E quindi l’incandidabilità.

Twitter: @BorromeoBea

da Il Fatto Quotidiano del 19 ottobre 2012
mariok

Re: Ladri e ladroni. La storia infinita si ripete

Messaggio da mariok »

Incandidabilità, specchio per le allodole

di Bruno Tinti | 19 ottobre 2012

Dopo la bella prova di sé che hanno dato governo e Parlamento con il ddl anticorruzione, adesso sembra si vogliano occupare della incandidabilità: i condannati non potranno fare gli onorevoli (ma va?). Ammesso che questa cosa veda mai la luce, si tratterà di uno specchietto per le allodole, come la legge anticorruzione.
1 – L’incandidabilità scatterebbe a seguito di una sentenza di condanna definitiva a pena maggiore di 2 anni di reclusione (ma si parla anche di 3).

2 – Omicidio, rapina e traffico di droga in genere sono sanzionati con pene superiori. Ma è difficile che i parlamentari commettano reati di questo tipo: hanno altri mezzi più sicuri per arricchirsi. Comunque, è vero, l’onorevole che ammazza la moglie non potrà più frequentare il Parlamento.

3 – I reati tipici di questa gente, come ognuno (e anche il governo) sa benissimo, sono concussione, corruzione, traffico di influenze, voto di scambio, falso in bilancio, frode fiscale, abuso in atti d’ufficio.

4 – A eccezione della concussione con violenza o minaccia (che non si verifica mai) tutti gli altri reati sono a prescrizione garantita. Bisogna arrivare a sentenza definitiva entro 10 anni e 8 mesi per la concussione per induzione ed entro 7 anni e mezzo per gli altri reati. Siccome le indagini, per questo genere di delitti, cominciano a distanza di qualche anno dal fatto (in media 3 o 4) gli anni che restano non sono sufficienti per celebrare i processi in Tribunale, Appello e Cassazione. Quindi la sentenza definitiva sarà: “Reato estinto per prescrizione”. Cioè che l’imputato ha commesso il reato ma non può essere condannato. Sicché niente sentenza definitiva di condanna e niente incandidabilità.

5 – Per il traffico di influenze e il voto di scambio non si possono fare le intercettazioni telefoniche. Senza di queste le indagini non partono nemmeno. I trafficanti sono uniti da un patto ferreo: nessuno denuncia l’altro perché andrebbe in prigione pure lui. Ne consegue che i processi che potrebbero portare a condanne definitive non si faranno. Niente incandidabilità.

6 – Il falso in bilancio non esiste più. Anzi esiste ma di fatto non è perseguibile; lo sanno anche i sassi. Quindi niente incandidabilità.

7 – Perché sussistano traffico di influenze, voto di scambio e abuso d’ufficio occorre che il premio dato o promesso al delinquente sia denaro o altro vantaggio patrimoniale. Insomma, soldi. Ma è ovvio che in questi casi di soldi non ne circolano. Il premio consiste nel fatto che oggi io aiuto te e domani tu aiuti me. Sono tutti “a disposizione”. Niente soldi, niente reato; niente reato, niente incandidabilità.

8 – Se, hai visto mai, a condanna definitiva si dovesse arrivare (si dice che le vie del Signore sono infinite, peccato che non sia vero) c’è sempre Santo (per restare in tema) patteggiamento. Ma non si patteggia a più di due anni perchè altrimenti niente sospensione condizionale, cioè galera immediata. Quindi niente incandidabilità.

Ma quando la smetteranno di prenderci per… il fondo dei pantaloni?

Il Fatto Quotidiano, 19 Ottobre 2012
mariok

Re: Ladri e ladroni. La storia infinita si ripete

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L’onda lunga di Antonio Bassolino

Mani sulla città, sulla Regione, sulla sanità, sui trasporti e sullo smaltimento rifiuti… Antonio Bassolino ha messo le mani ovunque… e lo sfascio si vede e si vive, quotidianamente, ancora.

Giunge oggi (25 ottobre 2012, ndr) la notizia dell’ennesimo rinvio a giudizio per il nullatenente ex-governatore campano (nel processo per l’inceneritore di Acerra fu accertato che il signor Bassolino non aveva alcunché a sé intestato). Danno erariale per 43 milioni di euro… pagato come sempre dal pantalone partenopeo, i cittadini.

Questa volta il canuto afragolese è in buona compagnia, rinviati a giudizio anche i sub-commissari all’emergenza rifiuti Angelo Vanoli ed Arcangelo Cesarano, l’ex-vicepresidente regionale Antonio Valiante, una decina di assessori tra cui due attuali parlamentari del PD, Teresa Armato e Maria Fortuna Incostante e l’attuale presidente del Cnr Luigi Nicolais.

Non si tratta di smaltimento rifiuti ma di bonifica, bonifica del litorale flegreo e dell’agro aversano…un lavoro affidato alla Jacorossi, senza gara pubblica ed in mancanza della certificazione Soa (certificazione che comprova le capacità tecniche per l’esecuzione dei lavori affidati) e benché ci fosse il parere contrario degli uffici ministeriali e dell’Anpa, l’agenzia per la protezione dell’ambiente.

Le indagini parlano di una serie di irregolarità a cominciare dai contratti stipulati, dai tempi di esecuzione stabiliti, dai risarcimenti pagati all’azienda appaltatrice sino agli stessi lavoratori coinvolti, tutti facenti parte degli Lsu (lavoratori socialmente utili), non utilizzati nei lavori, ma pagati regolarmente…sino alla cassa integrazione finale.

La parte di rilevanza penale di questa vicenda, scaturita dalle rivelazioni del boss Bidognetti, che affermava essere sotto il controllo della camorra ogni assegnazione per smaltimento rifiuti e/o bonifiche del territorio, fu archiviata…rimane quella prettamente civile/contabile.

Lascia una scia di strascichi giudiziari la triste e lunga stagione del signor Bassolino come “reggente” del martoriato territorio campano, una scia che ha lasciato dietro di sé i rimpianti per una ennesima “rivoluzione” mai attuata e le macerie di una gestione che ha ridotto la Campania a fanalino di coda del paese.

A prescindere dall’esito di questo ennesimo rinvio a giudizio dell’ex-governatore rimane, sul campo, la questione irrisolta di quel “sistema” di potere che nei lunghi anni della sua permanenza ha instaurato nella nostra regione e che continua a vivere e a “comandare”.

Un sistema di potere primo responsabile delle attuali e rinnovate difficoltà e che i “nuovi” amministratori, Caldoro e de Magistris, non hanno avuto il coraggio neanche di toccare.

Se si vuole veramente una rinascita della città e della Regione da lì bisogna cominciare…non saranno i processi a risolvere la questione Napoli e Campania…ci vuole quel coraggio e quel coinvolgimento attivo della gente onesta che sinora è mancato.

Fonte: http://www.ilpasquino.net/londa-lunga-d ... bassolino/
mariok

Re: Ladri e ladroni. La storia infinita si ripete

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Il Fatto Quotidiano di mercoledì 21 novembre 2012, pagina 3

"Niente ticket se sei parente della Polverini"

di Pacelli Valeria

"Niente ticket se sei parente della Polverini" INCHIESTA NELLA CAPITALE DOPO UNA DENUNCIA AL SANT'EUGENIO: "SALTAVANO ANCHE LE LISTE D'ATTESA" di Valeria Pacelli

Liste d'attesa non rispettate e visite mediche gratuite. Sono i privilegi che un primario dell'Asl dell'ospedale Sant'Eugenio di Roma avrebbe concesso a parenti e amici di alcuni personaggi, come dell'ex governatrice della Regione Lazio, Renata Polverini, del generale della Finanza Emilio Spaziante e del vice sindaco di Roma, Sveva Belviso. È su questo che adesso indaga la Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo, affidato al pm Stefano Palazzi, dopo aver ricevuto una denuncia anonima su questo che viene definito un "caso di malasanità e di affare truffaldino". Perché nella querela si parla anche di forniture che l'ospedale riceve sempre dalle stesse favorite aziende. Il cuore di questo meccanismo è un primario (non ancora indagato) dalle illustri amicizie. Grazie a lui la madre di Renata Polverini avrebbe "usufruito di fisioterapia ad opera del fisioterapista -riporta la denuncia- costretto a trattare la donna con i guanti bianchi. La cosa più grottesca è che il dott. accompagnava poi amabilmente per tutto l'ospedale la mamma della Polverini". Così dopo le polemiche sul soggiorno ad agosto scorso dell'ex governatrice del Lazio all'ospedale San-t'Andrea, adesso un anonimo addita la madre includendola tra chi "usufruisce di servizi pubblici ospedalieri senza prenotare, senza pagare alcun ticket solo a carico del contribuente. Si tratta di analisi del sangue, visite chirurgiche, urologiche, etc. medicinali ritirati dal reparto di ortopedia e forniti gratuitamente." UN PRIVILEGIO di cui si sarebbe servito anche il generale Emilio Spaziante che avrebbe "usufruito di numerosi piaceri in ambito medico. (..) ll generale o la sua compagna hanno bisogno di visite specialistiche, accertamenti diagnostici.. e il primario provvede a farglieli eseguire in tempi brevissimi e senza pagare alcun ticket. Con il tempo il generale Spaziante ha chiesto altri favori per colleghi della GdF." Ma il primario in questione sarebbe legato anche a Sveva Belviso, vicesindaco del comune di Roma, con delega anche alla Promozione alla Salute. "Il vicesindaco - continua la denuncia- ha eseguito ripetutamente analisi e accertamenti sia lei che i suoi familiari o amici ed il dott. è sempre pronto ad esaudire ogni richiesta compresa la fornitura gratuita di medicine prese dalla farmacia ospedaliera ovviamente gratis. (..) Un altro favore che fa alla Belviso è quello di mandare alcuni suoi medici sia del S. Eugenio che del CTO a fare visite gratuite nei centri anziani di Roma, in questo modo lei si fa pubblicità". Ma nella denuncia si parla anche di forniture. Il primario in questione acquisterebbe protesi sempre dalle stesse aziende, favorendole. Come la Wright, che fornisce protesi anca e ginocchio, o anche la Biotim, La Aston, La Bone, La Hartmann e la Hospital World. Ma c'è di più: perché vengono accettate solo le diagnosi curabili con queste protesi, tanto che più volte sarebbero stata improvvisamente cambiata la lista operatoria, a discapito di altri pazienti. Insomma, da una parte i cittadini vengono rifiutati, dall'altra c'è chi ha il diritto di prelazione, senza sborsare un euro. O almeno sono questo le accuse descritte nella denuncia che racconta uno spaccato vergognoso dell'Italia. Se fosse reale o meno, lo proveranno i magistrati che adesso indagano sul caso.

SOLITI NOTI Sarebbero stati favoriti anche il generale Spaziante e il vicesindaco Belviso. Tutto ruotava attorno a un primario ***
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