Re: GRECIA-ELEZIONI POLITICHE 2012
Inviato: 05/05/2012, 23:11
ALLA VIGILIA DELLE POLITICHE
Grecia al voto, ma rischia un'altra paralisi
In Parlamento potrebbero entrare 8-10 partiti e la «grande coalizione» sarà difficile tra pro e contro Bce e Unione Europea
Antonio Ferrari
ATENE - Mai un'elezione greca era stata seguita con tanto interesse e apprensione non soltanto in Europa, ma in tutto il mondo. I mercati del pianeta sanno già che un risultato incerto o confuso può provocare una nuova tempesta finanziaria, mentre un esito nel segno della stabilità verrebbe accolto con un po' di fiducia. In sostanza, i greci devono scegliere tra chi accetta il «memorandum» degli impegni presi con la Bce, l'Unione europea e il Fondo monetario, e chi non ne vuole assolutamente sapere. La tensione, che per qualcuno sembra autentica paura, è il vero tiranno di queste ore, in un Paese sfiancato da quasi cinque anni di recessione, e spaventato dal proprio destino.
PARLAMENTO - Le uniche notizie sicure per ora sono due: la geografia del Parlamento (300 seggi) cambierà radicalmente, con l'ingresso complessivo di almeno otto, se non dieci partiti; e gli indecisi sono tanti. Decisamente troppi. Basterebbe un elemento per consentire almeno una prima riflessione: i due maggiori partiti greci, il socialista Pasok e il centro destra di Nuova democrazia alle ultime elezioni avevano complessivamente il 78 per cento dei voti, con il netto vantaggio del partito di centro-sinistra; oggi, seppur con ruoli capovolti, cioè con il vantaggio di Nuova democrazia, i due partiti, assieme, prenderebbero (secondo i sondaggi) meno del 40 per cento.
GRANDE COALIZIONE - Sarebbe quindi insufficiente persino una «grande coalizione» ( abbastanza innaturale in un Paese di forti passioni) per raggiungere i 151 seggi necessari per governare. Si renderebbe necessario, a quel punto, allargare la coalizione ad altri partiti assai poco inclini ad accettare, condividere, e pagare il prezzo politico e sociale di nuovi durissimi sacrifici. La crisi, in un Paese in bancarotta tecnica ma per adesso salvato dal baratro e imbucato in un salvagente alla periferia dell'eurozona, è così devastante da aver prodotto un fenomeno distruttivo: la spaccatura di tutti i tradizionali partiti, che hanno perduto una o due costole, con la sola eccezione dei comunisti del Kke, permeati da nostalgie staliniste.
ESTREMISMI - Il Kke navigava attorno al 10 per cento dei consensi e non è cambiato, perchè i sondaggi gli danno più o meno lo stesso risultato. Tutti gli altri partiti hanno subito decurtazioni: Nuova democrazia, che alla sua destra aveva soltanto i nazionalisti del Laos, ha visto la nascita di altre due formazioni, gli intransigenti demagoghi del movimento Greci Indipendenti e gli estremisti di Alba d'Oro, un gruppo che si riconosce in molti capitoli della dottrina nazista. Nella Grecia che ha conosciuto l'onta e la vergogna della dittatura militare dal 1967 al 1974 pensare che Alba d'Oro entri comodamente in parlamento con quasi il 6 per cento dei voti provoca ben più di un brivido.
Sostenitrice del Pasok (Reuters)
PASOK PERDE PEZZI - Il Pasok ha continuato a perdere pezzi, e dal 44 per cento del 2009 potrebbe prendere adesso poco più del 16. L'ultima ferita è stata provocata dal partito Dimar di Fotis Kuvelis, che da una parte ha raccolto tutti gli stanchi e i delusi dai socialisti, e dall'altra sta spolpando la Coalizione di sinistra, che oggi si chiama Syriza, da cui Dimar proviene. Le liti nella grande famiglia della sinistra, una costante non solo europea, sono anche qui durissime. Forse, tra tante divisioni, potrebbero avvantaggiarsi i verdi e anche il piccolo partito liberale dell'ex ministro degli esteri Dora Bakojannis, in corsa per superare quel 3 per cento necessario per entrare in Parlamento.
VOTO INCERTO - Voto più confuso, quindi, è quasi impossibile immaginare. C'è chi si affida alla speranza, chi a un miracolo. Il Pasok, in crisi di leadership e di candidature credibili, presenta come capolista degli eletti onorari (che non hanno dovuto fare campagna) non un politico, ma l'eroe nazionale e plurimedagliato alle Olimpiadi nel sollevamento pesi. E' Pirros Dimas, greco-albanese, amato da tutti ed emblema di un'integrazione vincente. Per un partito come il Pasok che si richiama ancora ai valori della sinistra, è stata una scelta comprensibile.
5 maggio 2012 | 22:07
Grecia al voto, ma rischia un'altra paralisi
In Parlamento potrebbero entrare 8-10 partiti e la «grande coalizione» sarà difficile tra pro e contro Bce e Unione Europea
Antonio Ferrari
ATENE - Mai un'elezione greca era stata seguita con tanto interesse e apprensione non soltanto in Europa, ma in tutto il mondo. I mercati del pianeta sanno già che un risultato incerto o confuso può provocare una nuova tempesta finanziaria, mentre un esito nel segno della stabilità verrebbe accolto con un po' di fiducia. In sostanza, i greci devono scegliere tra chi accetta il «memorandum» degli impegni presi con la Bce, l'Unione europea e il Fondo monetario, e chi non ne vuole assolutamente sapere. La tensione, che per qualcuno sembra autentica paura, è il vero tiranno di queste ore, in un Paese sfiancato da quasi cinque anni di recessione, e spaventato dal proprio destino.
PARLAMENTO - Le uniche notizie sicure per ora sono due: la geografia del Parlamento (300 seggi) cambierà radicalmente, con l'ingresso complessivo di almeno otto, se non dieci partiti; e gli indecisi sono tanti. Decisamente troppi. Basterebbe un elemento per consentire almeno una prima riflessione: i due maggiori partiti greci, il socialista Pasok e il centro destra di Nuova democrazia alle ultime elezioni avevano complessivamente il 78 per cento dei voti, con il netto vantaggio del partito di centro-sinistra; oggi, seppur con ruoli capovolti, cioè con il vantaggio di Nuova democrazia, i due partiti, assieme, prenderebbero (secondo i sondaggi) meno del 40 per cento.
GRANDE COALIZIONE - Sarebbe quindi insufficiente persino una «grande coalizione» ( abbastanza innaturale in un Paese di forti passioni) per raggiungere i 151 seggi necessari per governare. Si renderebbe necessario, a quel punto, allargare la coalizione ad altri partiti assai poco inclini ad accettare, condividere, e pagare il prezzo politico e sociale di nuovi durissimi sacrifici. La crisi, in un Paese in bancarotta tecnica ma per adesso salvato dal baratro e imbucato in un salvagente alla periferia dell'eurozona, è così devastante da aver prodotto un fenomeno distruttivo: la spaccatura di tutti i tradizionali partiti, che hanno perduto una o due costole, con la sola eccezione dei comunisti del Kke, permeati da nostalgie staliniste.
ESTREMISMI - Il Kke navigava attorno al 10 per cento dei consensi e non è cambiato, perchè i sondaggi gli danno più o meno lo stesso risultato. Tutti gli altri partiti hanno subito decurtazioni: Nuova democrazia, che alla sua destra aveva soltanto i nazionalisti del Laos, ha visto la nascita di altre due formazioni, gli intransigenti demagoghi del movimento Greci Indipendenti e gli estremisti di Alba d'Oro, un gruppo che si riconosce in molti capitoli della dottrina nazista. Nella Grecia che ha conosciuto l'onta e la vergogna della dittatura militare dal 1967 al 1974 pensare che Alba d'Oro entri comodamente in parlamento con quasi il 6 per cento dei voti provoca ben più di un brivido.
Sostenitrice del Pasok (Reuters)
PASOK PERDE PEZZI - Il Pasok ha continuato a perdere pezzi, e dal 44 per cento del 2009 potrebbe prendere adesso poco più del 16. L'ultima ferita è stata provocata dal partito Dimar di Fotis Kuvelis, che da una parte ha raccolto tutti gli stanchi e i delusi dai socialisti, e dall'altra sta spolpando la Coalizione di sinistra, che oggi si chiama Syriza, da cui Dimar proviene. Le liti nella grande famiglia della sinistra, una costante non solo europea, sono anche qui durissime. Forse, tra tante divisioni, potrebbero avvantaggiarsi i verdi e anche il piccolo partito liberale dell'ex ministro degli esteri Dora Bakojannis, in corsa per superare quel 3 per cento necessario per entrare in Parlamento.
VOTO INCERTO - Voto più confuso, quindi, è quasi impossibile immaginare. C'è chi si affida alla speranza, chi a un miracolo. Il Pasok, in crisi di leadership e di candidature credibili, presenta come capolista degli eletti onorari (che non hanno dovuto fare campagna) non un politico, ma l'eroe nazionale e plurimedagliato alle Olimpiadi nel sollevamento pesi. E' Pirros Dimas, greco-albanese, amato da tutti ed emblema di un'integrazione vincente. Per un partito come il Pasok che si richiama ancora ai valori della sinistra, è stata una scelta comprensibile.
5 maggio 2012 | 22:07