Re: Pianeta donna....
Inviato: 31/12/2012, 0:20
Da Wikipedia
Silvio Berlusconi
………………Ha iniziato la sua attività imprenditoriale nel campo dell'edilizia. Nel 1975 ha fondato la società finanziaria Fininvest e nel 1993 la società di produzione multimediale Mediaset.
Nell'ottobre dello stesso anno ha lanciato il movimento politico di centro-destra Forza Italia,[1] strutturatosi nel gennaio successivo[2] e confluito nel 2008 ne Il Popolo della Libertà.[3]
Edilizia
Dopo le prime saltuarie esperienze lavorative giovanili come cantante e intrattenitore sulle navi da crociera insieme all'amico Fedele Confalonieri[14] e come venditore porta a porta di scope elettriche insieme all'amico Guido Possa,[15]iniziò l'attività di agente immobiliare[16] e, nel 1961, fondò la Cantieri Riuniti Milanesi Srl insieme al costruttore Pietro Canali. Il primo acquisto immobiliare fu un terreno in via Alciati a Milano, per 190 milioni di lire, grazie alla fideiussione del banchiere Carlo Rasini (titolare e cofondatore della Banca Rasini, nella quale lavorava il padre di Silvio).[17]
Nel 1963 fonda la Edilnord Sas, in cui è socio d'opera accomandatario, mentre Carlo Rasini e il commercialista svizzeroCarlo Rezzonico sono soci accomandanti. In quest'azienda, Carlo Rezzonico fornisce i capitali attraverso la finanziariaFinanzierungsgesellschaft für Residenzen AG di Lugano.[18][19] Gli anonimi capitali della finanziaria svizzera vengono in parte depositati presso l'International Bank di Zurigo e pervengono alla Edilnord attraverso la Banca Rasini.[senza fonte]
Nel 1964, l'azienda di Berlusconi apre un cantiere a Brugherio per edificare una città modello da 4.000 abitanti. I primicondomini sono pronti già nel 1965, ma non si vendono con facilità.[20]
Nel 1968 nasce la Edilnord Sas di Lidia Borsani e C. (la Borsani è cugina di Berlusconi), generalmente chiamata Edilnord 2, che acquista 712 000 m² di terreni nel comune di Segrate, dove sorgerà Milano Due, a seguito alla dichiarazione del1971 con cui il consiglio dei Lavori Pubblici dichiara ufficialmente residenziale il suolo ed a seguito della concessione delle licenze edilizie da parte del comune di Segrate. La vicenda con cui ottenne a Roma il cambio di talune rotte aeree dell'aeroporto di Linate - le cui intollerabili onde sonore, superiori a 100 decibel, rendevano arrischiato l'investimento e difficoltosa la vendita degli appartamenti - fu ricostruita da Camilla Cederna come frutto di un'intensa attività di lobbying presso i Ministeri competenti.[21]
^^^
Questa è la versione ufficiale. In realtà la storia è differente, ed ovviamente non può essere pubblicata su Wikipedia.
Quando
Banca Rasini
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
.
La Banca Rasini era una piccola banca milanese, nata negli anni cinquanta ed inglobata nella Banca Popolare di Lodi nel 1992.
Il motivo principale della sua fama è che tra i suoi clienti principali si annoveravano i criminali Pippo Calò, Totò Riina, Bernardo Provenzano (al tempo, uomini guida della Mafia) e l'imprenditore e uomo politico Silvio Berlusconi, il cui padre Luigi Berlusconi vi lavorava come funzionario.
Le dichiarazioni di Michele Sindona sulla Banca Rasini la fanno citare più volte da Nick Tosches, un giornalista del The New York Times, nel suo libro I misteri di Sindona, e l'hanno resa nota tra gli studiosi internazionali che si occupano della storia della Mafia italiana.
Storia [modifica]
La "Banca Rasini Sas di Rasini, Ressi & C." viene fondata all'inizio degli anni cinquanta dai milanesi Carlo Rasini, Gian Angelo Rasini, Enrico Ressi, Giovanni Locatelli, Angela Maria Rivolta e Giuseppe Azzaretto.
Il capitale iniziale è di 100 milioni di lire. Sin dalle sue origini la banca è un punto di incontro di capitali lombardi (principalmente quelli della nobile famiglia milanese dei Rasini, proprietaria del feudo di Buccinasco) e palermitani (quelli provenienti da Giuseppe Azzaretto, uomo di fiducia di Giulio Andreotti in Sicilia).[1]
Nel 1970 Dario Azzaretto, figlio di Giuseppe, diviene socio della banca.
Sempre nel 1970, il procuratore della banca Luigi Berlusconi (padre di Silvio Berlusconi) ratifica un'operazione destinata ad avere un peso nella storia della Rasini: la banca acquisisce una quota della Brittener Anstalt, una società di Nassau legata alla Cisalpina Overseas Nassau Bank, nel cui consiglio d'amministrazione figurano nomi destinati a divenire famosi, come
Roberto Calvi,
Licio Gelli,
Michele Sindona e
monsignor Paul Marcinkus.
Nel 1973 la Banca Rasini diviene una S.p.a., ed il controllo passa dai Rasini agli Azzaretto. Il Consiglio di Amministrazione della Banca Rasini S.p.a. è costituito da Dario e Giuseppe Azzaretto, Mario Ungaro (avvocato romano e noto amico di Michele Sindona e Giulio Andreotti), Rosolino Baldani e Carlo Rasini.[1]
Ma nel 1974, nonostante l'ottima situazione finanziaria della Banca Rasini (che nell'ultimo anno aveva guadagnato oltre un quarto del suo capitale), Carlo Rasini lascia la banca fondata dalla sua famiglia, dimettendosi anche dal ruolo di consigliere.
Secondo gli analisti, le ragioni delle dimissioni di Carlo Rasini sono da cercarsi nella sua mancanza di fiducia verso il resto del Consiglio di Amministrazione, e degli Azzaretto in particolare.
Sempre nel 1974, Antonio Vecchione diviene Direttore Generale, ed in soli dieci anni il valore della banca esplode, passando dal miliardo di lire nel 1974 al valore stimato di circa 40 miliardi di lire nel 1984.
Il 15 febbraio 1983 la Banca Rasini sale agli onori della cronaca, per via dell'"Operazione San Valentino".
La polizia milanese effettua una retata contro gli esponenti di Cosa Nostra a Milano, e tra gli arrestati figurano numerosi clienti della Banca Rasini, tra cui Luigi Monti, Antonio Virgilio e Robertino Enea.
Si scopre che tra i correntisti miliardari della Rasini vi sono Totò Riina e Bernardo Provenzano.
Anche il direttore Vecchione e parte dei vertici della banca vengono processati e condannati, in quanto emerge il ruolo della Banca Rasini come strumento per il riciclaggio dei soldi della criminalità organizzata.
Dopo il 1983, Giuseppe Azzaretto cede la banca a Nino Rovelli. Nino Rovelli è un imprenditore (noto soprattutto per la vicenda Imi-Sir) e non ha esperienza nel settore bancario.
Nelle inchieste tuttora in corso sulla Banca Rasini, Nino Rovelli è spesso considerato un uomo che ha coperto la vera dirigenza della banca fino al 1992.
Tuttavia, non esistono evidenze al riguardo, né ipotesi sui nomi dei veri amministratori della Banca.
Nel 1992 la Banca Rasini viene inglobata nella Banca Popolare di Lodi, ma è solo nel 1998 che la Procura di Palermo mette sotto sequestro tutti gli archivi della banca.
I giudici di Palermo, anche a seguito delle rivelazioni di Michele Sindona (intervista del 1985 ad un giornalista americano, Nick Tosches) e di altri "pentiti", indicano la stessa banca Rasini come coinvolta nel riciclaggio di denaro di provenienza mafiosa.
Tra i correntisti della banca figurava anche Vittorio Mangano, il mafioso che lavorò nella villa di Silvio Berlusconi dal 1973 al 1975.
Legami con la mafia [modifica]
La Banca Rasini deve la sua fama tra gli studiosi della storia d'Italia, soprattutto alle dichiarazioni di Michele Sindona del 1984.
Quando il giornalista del New York Times, Nick Tosches, chiese a Sindona (poco prima della misteriosa morte di quest'ultimo): «Quali sono le banche usate dalla mafia?».
Sindona rispose: «In Sicilia il Banco di Sicilia, a volte. A Milano una piccola banca in Piazza dei Mercanti».
^^^^^^^^^
NB.
Negli anni ’70, a Sesto San Giovanni, in Viale Marelli apre, quasi di fronte all’edificio della posta centrale una filiale del Banco di Sicilia. Non erano quelli gli anni dell’esplosione degli istituti di credito come avviene ora che sembra di stare a Zurigo. Diventava quindi evidente chiedersi cosa ci faceva alla periferia di Milano una filiale del banco di Sicilia. Bastava essere malfidenti come il sottoscritto per tirare le conclusioni e fare 2 + 2.
Questa nota offre una tangibile prova che al Banco di Sicilia convenisse aprire una filiale nell’immediata periferia milanese a soli 500 m dalla fermata Sesto Marelli della MM e 500 m dalla fermata Sesto Rondò, in territorio limitrofo alla capitale lombarda. Un luogo che non richiamasse l’attenzione di chi si occupasse di Mafia SpA a Milano.
^^^
In effetti, le indagini successive alla retata dell'Operazione San Valentino dimostrarono ampiamente il ruolo della Banca Rasini nel riciclaggio dei soldi della mafia, ed i contatti dell'istituto coi più alti vertici mafiosi.
Il Commissario di Polizia Calogero Germanà ha ipotizzato che l'istituto, al pari della Banca Sicula di Trapani, fosse uno dei centri per il riciclaggio del denaro sporco di Cosa Nostra. [2]
Legami con la famiglia Berlusconi [modifica]
Tra i personaggi famosi con cui la Banca Rasini ebbe dei legami va citato l'imprenditore e uomo politico Silvio Berlusconi.
Il padre di Silvio Berlusconi, Luigi Berlusconi fu prima un impiegato alla Rasini, quindi procuratore con diritto di firma, ed infine assunse un ruolo direttivo all'interno della stessa[3].
La Banca Rasini, e Carlo Rasini in particolare, furono i primi finanziatori di Silvio Berlusconi all'inizio della sua carriera imprenditoriale.
Silvio e suo fratello Paolo Berlusconi avevano un conto corrente alla Rasini, così come numerose società svizzere che possedevano parte della Edilnord, la prima compagnia edile con cui Silvio Berlusconi iniziò a costruire la sua fortuna.
La Banca Rasini risulta anche nella lista di banche ed istituti di credito che gestirono il passaggio dei finanziamenti di 113 miliardi di lire (equivalenti ad oltre 300 milioni di euro nel 2006) che ricevette la Fininvest, il gruppo finanziario e televisivo di Berlusconi, tra il 1978 ed il 1983.
Il giornale inglese The Economist cita ripetutamente la Banca Rasini nel suo noto reportage su Silvio Berlusconi[4], sottolineando che Berlusconi ha effettuato transazioni illecite per mezzo della banca.
È stato infatti accertato che Silvio Berlusconi ha registrato presso la banca ventitré holding come negozi di parrucchiere ed estetista.
Anche per fare chiarezza su questi fatti nel 1998 l'archivio della banca è stato messo sotto sequestro.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
NB
Silvio e suo fratello Paolo Berlusconi avevano un conto corrente alla Rasini, così come numerose società svizzere che possedevano parte della Edilnord, la prima compagnia edile con cui Silvio Berlusconi iniziò a costruire la sua fortuna.
****
Così spiega in modo sbrigativo Wikipedia.
In realtà la Mafia Siciliana SpA dopo un periodo di riciclaggio al Nord, decise di iniziare anche da queste parti il sistema di investimenti piuttosto proficuo che gli aveva consentito di fare il salto di qualità in Sicilia. Investire nell’edilizia.
Ovvio che la Mafia Spa non fa mai direttamente queste operazioni per ragioni evidenti. Ed è per questo motivo che rende partecipe delle sue intenzioni il direttore Luigi Berlusconi, che non esiterà a proporre come “prestanome” il figlio Silvio.
Quelle che Wikipedia definisce:
“numerose società svizzere che possedevano parte della Edilnord”
In realtà si trattava di società svizzere della benemerita “Mafia SpA”
Sempre Wikipedia tratta così l’argomento per quanto riguarda Silvio Berlusconi:
Aspetti controversi dell'attività edilizia: i finanziamenti di origine ignota
Per avviare la sua attività imprenditoriale nel 1961 nel campo dell'edilizia Berlusconi ottenne una fideiussione dalla Banca Rasini, indicata da Michele Sindona e in diversi documenti della magistratura come la principale banca usata dalla mafianel nord Italia per il riciclaggio di denaro sporco e fra i cui clienti si potevano elencare Totò Riina, Bernardo Provenzano ePippo Calò.[29] Nella società fondata da lui e Pietro Canali impegnò 30 milioni di lire, provenienti, secondo quanto da lui affermato, dalla liquidazione anticipata di suo padre Luigi, procuratore della Banca Rasini. Il resto venne da una fideiussione fornita dalla stessa banca.[30
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Secondo la rivista americana Forbes, con un patrimonio personale stimato in 5,9 miliardi di dollari USA Berlusconi è, nel 2012, il sesto uomo più ricco d'Italia e il 169º più ricco del mondo.[5]
^^^^^^^^
NB
Berlusconi, secondo questi dati, dovrebbe essere rimesso immediatamente sulla poltrona di Palazzo Chigi, perché trattasi di vero mago della finanza.
Nel 1992 è alla canna del gas con oltre 7100 miliardi di lire in rosso. Tra debiti finanziari e commerciali.
Ora, qualcuno dovrà pur spiegare come un mago di questo livello abbia saputo tramutare una situazione debitoria di quel livello per poi diventare il sesto uomo più ricco d'Italia e il 169º più ricco del mondo.
Subito santo, subito a Palazzo Chigi per salvare l’Italia. Altro che il principiante Monti.
*****
Vittorio Mangano
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vittorio Mangano (Palermo, 18 agosto 1940 – Palermo, 23 luglio 2000) è stato uncriminale italiano pluriomicida legato a Cosa Nostra conosciuto - attraverso le cronache giornalistiche che hanno seguito le vicende processuali che lo hanno visto coinvolto - con il soprannome de "lo stalliere di Arcore", data l'attività che svolgeva presso la villa brianzola di Silvio Berlusconi.
Fu definito da Paolo Borsellino una delle "teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel Nord Italia"[1][2].
Biografia [modifica]
Nel 1957 abbandonò gli studi al terzo anno di istituto tecnico industriale; nel 1964 si sposò ed ebbe la prima figlia (la seconda nel 1967). Dal 1965 in poi entrò nelle cronache giudiziarie. Cinque anni prima di trasferirsi a Milano subì tre arresti e vari procedimenti penali per truffa, emissione di assegni a vuoto, ricettazione, lesioni volontarie, tentata estorsione; subisce le prime condanne[3]: per assegni a vuoto dalla Pretura di Milano (15 giorni di reclusione), per truffa dalla Corte d'appello di Palermo (1 anno e 4 mesi; pena condonata).[4]
Nel 1973 tramite Marcello Dell'Utri che l'aveva conosciuto anni prima venne assunto come "stalliere", con funzioni di amministratore, nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi, nella quale visse e lavorò fino al 1975. La Procura della Repubblica di Palermo sostiene che Dell'Utri era a conoscenza dei precedenti penali di Mangano. Al tempo in cui Dell'Utri, infatti, lasciò l'impiego in banca per diventare collaboratore di Berlusconi, e successivamente chiamò Mangano ad Arcore, la locale stazione dei Carabinieri ricevette un'informativa dai carabinieri palermitani che segnalava Mangano quale persona con precedenti giudiziari e Dell'Utri quale persona che ne era informata.[5]
Secondo Marco Travaglio, Mangano lasciò la villa di Arcore nel 1976 (a dire di Mangano di propria iniziativa), mentre Berlusconi con la famiglia si trasferì prima in Svizzera e poi in Spagna[6]. Lo stesso Berlusconi, in un'intervista al Corriere della Sera rilasciata nel 1994, dirà che "rapporti con la mafia ne ho avuti una volta soltanto, vent'anni fa, quando tentarono di rapire mio figlio Piersilvio, che allora aveva 5 anni: portai la mia famiglia in Spagna, e vissero lì molti mesi" e, in riferimento specifico a Mangano, aggiunse che "è lo stesso uomo che licenziammo non appena scoprimmo che si stava adoperando per organizzare il rapimento di un mio ospite, il principe di Santagata. E fu poco dopo che venne scoperto anche il tentativo di rapire mio figlio"[7].
Il 28 novembre 1986 una bomba esplose nella villa di Berlusconi in via Rovani a Milano, provocando pochi danni con lo sfondamento del cancello esterno. Berlusconi parlando al telefono con Dell'Utri accusò Mangano,[8][9] il quale in realtà si trovava in carcere in Sicilia a scontare una condanna (l'attentato è ascrivibile altresì alla mafia catanese, come risulta dalle dichiarazioni del pentito Antonino Galliano, un affiliato del clan della Noce).[10]
Tommaso Buscetta e Totò Contorno, durante il maxiprocesso di Palermo (1986-1987), lo indicarono come "uomo d'onore" appartenente a Cosa Nostra, nella "famiglia" di Pippo Calò, il capo della "famiglia" di Porta Nuova (della quale aveva fatto parte lo stesso Buscetta). Il mafioso Gaspare Spatuzza, ascoltato il 4 dicembre 2009 come testimone nel processo d'appello a Dell'Utri, descrive Mangano come vero e proprio capo mandamento di Porta Nuova durante gli anni delle stragi del 1992 e 1993.
Il nome di Mangano viene citato per la prima volta dal Procuratore della Repubblica Paolo Borsellino in un'intervista rilasciata il 21 maggio 1992[11] (due mesi prima di essere ucciso nell'attentato di via d'Amelio), riguardante i rapporti tra mafia, affari e politica. Borsellino affermò che Mangano era "uno di quei personaggi che erano i ponti, le teste di pontedell'organizzazione mafiosa nel Nord Italia".[1] [2] Il 19 luglio 2000 Mangano fu condannato in primo grado dalla Corte di Assise di Palermo all'ergastolo per il duplice omicidio di Giuseppe Pecoraro e Giovambattista Romano, quest'ultimo vittima della "lupara bianca" nel gennaio del 1995. Di questo secondo omicidio Mangano sarebbe stato l'esecutore materiale.[12]
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E in un quadro di criminalità organizzata, precedentemente nota prima della sua entrata in Forza Italia, il buon Gaetano Pecorella vuole farci credere di avere avuto un sussulto di coscienza solo dopo il caso Rubi Rompecorazones ???????
Evvabbè cornuti,…….ma anche obbligatoriamente mazziati?????
Silvio Berlusconi
………………Ha iniziato la sua attività imprenditoriale nel campo dell'edilizia. Nel 1975 ha fondato la società finanziaria Fininvest e nel 1993 la società di produzione multimediale Mediaset.
Nell'ottobre dello stesso anno ha lanciato il movimento politico di centro-destra Forza Italia,[1] strutturatosi nel gennaio successivo[2] e confluito nel 2008 ne Il Popolo della Libertà.[3]
Edilizia
Dopo le prime saltuarie esperienze lavorative giovanili come cantante e intrattenitore sulle navi da crociera insieme all'amico Fedele Confalonieri[14] e come venditore porta a porta di scope elettriche insieme all'amico Guido Possa,[15]iniziò l'attività di agente immobiliare[16] e, nel 1961, fondò la Cantieri Riuniti Milanesi Srl insieme al costruttore Pietro Canali. Il primo acquisto immobiliare fu un terreno in via Alciati a Milano, per 190 milioni di lire, grazie alla fideiussione del banchiere Carlo Rasini (titolare e cofondatore della Banca Rasini, nella quale lavorava il padre di Silvio).[17]
Nel 1963 fonda la Edilnord Sas, in cui è socio d'opera accomandatario, mentre Carlo Rasini e il commercialista svizzeroCarlo Rezzonico sono soci accomandanti. In quest'azienda, Carlo Rezzonico fornisce i capitali attraverso la finanziariaFinanzierungsgesellschaft für Residenzen AG di Lugano.[18][19] Gli anonimi capitali della finanziaria svizzera vengono in parte depositati presso l'International Bank di Zurigo e pervengono alla Edilnord attraverso la Banca Rasini.[senza fonte]
Nel 1964, l'azienda di Berlusconi apre un cantiere a Brugherio per edificare una città modello da 4.000 abitanti. I primicondomini sono pronti già nel 1965, ma non si vendono con facilità.[20]
Nel 1968 nasce la Edilnord Sas di Lidia Borsani e C. (la Borsani è cugina di Berlusconi), generalmente chiamata Edilnord 2, che acquista 712 000 m² di terreni nel comune di Segrate, dove sorgerà Milano Due, a seguito alla dichiarazione del1971 con cui il consiglio dei Lavori Pubblici dichiara ufficialmente residenziale il suolo ed a seguito della concessione delle licenze edilizie da parte del comune di Segrate. La vicenda con cui ottenne a Roma il cambio di talune rotte aeree dell'aeroporto di Linate - le cui intollerabili onde sonore, superiori a 100 decibel, rendevano arrischiato l'investimento e difficoltosa la vendita degli appartamenti - fu ricostruita da Camilla Cederna come frutto di un'intensa attività di lobbying presso i Ministeri competenti.[21]
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Questa è la versione ufficiale. In realtà la storia è differente, ed ovviamente non può essere pubblicata su Wikipedia.
Quando
Banca Rasini
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La Banca Rasini era una piccola banca milanese, nata negli anni cinquanta ed inglobata nella Banca Popolare di Lodi nel 1992.
Il motivo principale della sua fama è che tra i suoi clienti principali si annoveravano i criminali Pippo Calò, Totò Riina, Bernardo Provenzano (al tempo, uomini guida della Mafia) e l'imprenditore e uomo politico Silvio Berlusconi, il cui padre Luigi Berlusconi vi lavorava come funzionario.
Le dichiarazioni di Michele Sindona sulla Banca Rasini la fanno citare più volte da Nick Tosches, un giornalista del The New York Times, nel suo libro I misteri di Sindona, e l'hanno resa nota tra gli studiosi internazionali che si occupano della storia della Mafia italiana.
Storia [modifica]
La "Banca Rasini Sas di Rasini, Ressi & C." viene fondata all'inizio degli anni cinquanta dai milanesi Carlo Rasini, Gian Angelo Rasini, Enrico Ressi, Giovanni Locatelli, Angela Maria Rivolta e Giuseppe Azzaretto.
Il capitale iniziale è di 100 milioni di lire. Sin dalle sue origini la banca è un punto di incontro di capitali lombardi (principalmente quelli della nobile famiglia milanese dei Rasini, proprietaria del feudo di Buccinasco) e palermitani (quelli provenienti da Giuseppe Azzaretto, uomo di fiducia di Giulio Andreotti in Sicilia).[1]
Nel 1970 Dario Azzaretto, figlio di Giuseppe, diviene socio della banca.
Sempre nel 1970, il procuratore della banca Luigi Berlusconi (padre di Silvio Berlusconi) ratifica un'operazione destinata ad avere un peso nella storia della Rasini: la banca acquisisce una quota della Brittener Anstalt, una società di Nassau legata alla Cisalpina Overseas Nassau Bank, nel cui consiglio d'amministrazione figurano nomi destinati a divenire famosi, come
Roberto Calvi,
Licio Gelli,
Michele Sindona e
monsignor Paul Marcinkus.
Nel 1973 la Banca Rasini diviene una S.p.a., ed il controllo passa dai Rasini agli Azzaretto. Il Consiglio di Amministrazione della Banca Rasini S.p.a. è costituito da Dario e Giuseppe Azzaretto, Mario Ungaro (avvocato romano e noto amico di Michele Sindona e Giulio Andreotti), Rosolino Baldani e Carlo Rasini.[1]
Ma nel 1974, nonostante l'ottima situazione finanziaria della Banca Rasini (che nell'ultimo anno aveva guadagnato oltre un quarto del suo capitale), Carlo Rasini lascia la banca fondata dalla sua famiglia, dimettendosi anche dal ruolo di consigliere.
Secondo gli analisti, le ragioni delle dimissioni di Carlo Rasini sono da cercarsi nella sua mancanza di fiducia verso il resto del Consiglio di Amministrazione, e degli Azzaretto in particolare.
Sempre nel 1974, Antonio Vecchione diviene Direttore Generale, ed in soli dieci anni il valore della banca esplode, passando dal miliardo di lire nel 1974 al valore stimato di circa 40 miliardi di lire nel 1984.
Il 15 febbraio 1983 la Banca Rasini sale agli onori della cronaca, per via dell'"Operazione San Valentino".
La polizia milanese effettua una retata contro gli esponenti di Cosa Nostra a Milano, e tra gli arrestati figurano numerosi clienti della Banca Rasini, tra cui Luigi Monti, Antonio Virgilio e Robertino Enea.
Si scopre che tra i correntisti miliardari della Rasini vi sono Totò Riina e Bernardo Provenzano.
Anche il direttore Vecchione e parte dei vertici della banca vengono processati e condannati, in quanto emerge il ruolo della Banca Rasini come strumento per il riciclaggio dei soldi della criminalità organizzata.
Dopo il 1983, Giuseppe Azzaretto cede la banca a Nino Rovelli. Nino Rovelli è un imprenditore (noto soprattutto per la vicenda Imi-Sir) e non ha esperienza nel settore bancario.
Nelle inchieste tuttora in corso sulla Banca Rasini, Nino Rovelli è spesso considerato un uomo che ha coperto la vera dirigenza della banca fino al 1992.
Tuttavia, non esistono evidenze al riguardo, né ipotesi sui nomi dei veri amministratori della Banca.
Nel 1992 la Banca Rasini viene inglobata nella Banca Popolare di Lodi, ma è solo nel 1998 che la Procura di Palermo mette sotto sequestro tutti gli archivi della banca.
I giudici di Palermo, anche a seguito delle rivelazioni di Michele Sindona (intervista del 1985 ad un giornalista americano, Nick Tosches) e di altri "pentiti", indicano la stessa banca Rasini come coinvolta nel riciclaggio di denaro di provenienza mafiosa.
Tra i correntisti della banca figurava anche Vittorio Mangano, il mafioso che lavorò nella villa di Silvio Berlusconi dal 1973 al 1975.
Legami con la mafia [modifica]
La Banca Rasini deve la sua fama tra gli studiosi della storia d'Italia, soprattutto alle dichiarazioni di Michele Sindona del 1984.
Quando il giornalista del New York Times, Nick Tosches, chiese a Sindona (poco prima della misteriosa morte di quest'ultimo): «Quali sono le banche usate dalla mafia?».
Sindona rispose: «In Sicilia il Banco di Sicilia, a volte. A Milano una piccola banca in Piazza dei Mercanti».
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NB.
Negli anni ’70, a Sesto San Giovanni, in Viale Marelli apre, quasi di fronte all’edificio della posta centrale una filiale del Banco di Sicilia. Non erano quelli gli anni dell’esplosione degli istituti di credito come avviene ora che sembra di stare a Zurigo. Diventava quindi evidente chiedersi cosa ci faceva alla periferia di Milano una filiale del banco di Sicilia. Bastava essere malfidenti come il sottoscritto per tirare le conclusioni e fare 2 + 2.
Questa nota offre una tangibile prova che al Banco di Sicilia convenisse aprire una filiale nell’immediata periferia milanese a soli 500 m dalla fermata Sesto Marelli della MM e 500 m dalla fermata Sesto Rondò, in territorio limitrofo alla capitale lombarda. Un luogo che non richiamasse l’attenzione di chi si occupasse di Mafia SpA a Milano.
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In effetti, le indagini successive alla retata dell'Operazione San Valentino dimostrarono ampiamente il ruolo della Banca Rasini nel riciclaggio dei soldi della mafia, ed i contatti dell'istituto coi più alti vertici mafiosi.
Il Commissario di Polizia Calogero Germanà ha ipotizzato che l'istituto, al pari della Banca Sicula di Trapani, fosse uno dei centri per il riciclaggio del denaro sporco di Cosa Nostra. [2]
Legami con la famiglia Berlusconi [modifica]
Tra i personaggi famosi con cui la Banca Rasini ebbe dei legami va citato l'imprenditore e uomo politico Silvio Berlusconi.
Il padre di Silvio Berlusconi, Luigi Berlusconi fu prima un impiegato alla Rasini, quindi procuratore con diritto di firma, ed infine assunse un ruolo direttivo all'interno della stessa[3].
La Banca Rasini, e Carlo Rasini in particolare, furono i primi finanziatori di Silvio Berlusconi all'inizio della sua carriera imprenditoriale.
Silvio e suo fratello Paolo Berlusconi avevano un conto corrente alla Rasini, così come numerose società svizzere che possedevano parte della Edilnord, la prima compagnia edile con cui Silvio Berlusconi iniziò a costruire la sua fortuna.
La Banca Rasini risulta anche nella lista di banche ed istituti di credito che gestirono il passaggio dei finanziamenti di 113 miliardi di lire (equivalenti ad oltre 300 milioni di euro nel 2006) che ricevette la Fininvest, il gruppo finanziario e televisivo di Berlusconi, tra il 1978 ed il 1983.
Il giornale inglese The Economist cita ripetutamente la Banca Rasini nel suo noto reportage su Silvio Berlusconi[4], sottolineando che Berlusconi ha effettuato transazioni illecite per mezzo della banca.
È stato infatti accertato che Silvio Berlusconi ha registrato presso la banca ventitré holding come negozi di parrucchiere ed estetista.
Anche per fare chiarezza su questi fatti nel 1998 l'archivio della banca è stato messo sotto sequestro.
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Silvio e suo fratello Paolo Berlusconi avevano un conto corrente alla Rasini, così come numerose società svizzere che possedevano parte della Edilnord, la prima compagnia edile con cui Silvio Berlusconi iniziò a costruire la sua fortuna.
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Così spiega in modo sbrigativo Wikipedia.
In realtà la Mafia Siciliana SpA dopo un periodo di riciclaggio al Nord, decise di iniziare anche da queste parti il sistema di investimenti piuttosto proficuo che gli aveva consentito di fare il salto di qualità in Sicilia. Investire nell’edilizia.
Ovvio che la Mafia Spa non fa mai direttamente queste operazioni per ragioni evidenti. Ed è per questo motivo che rende partecipe delle sue intenzioni il direttore Luigi Berlusconi, che non esiterà a proporre come “prestanome” il figlio Silvio.
Quelle che Wikipedia definisce:
“numerose società svizzere che possedevano parte della Edilnord”
In realtà si trattava di società svizzere della benemerita “Mafia SpA”
Sempre Wikipedia tratta così l’argomento per quanto riguarda Silvio Berlusconi:
Aspetti controversi dell'attività edilizia: i finanziamenti di origine ignota
Per avviare la sua attività imprenditoriale nel 1961 nel campo dell'edilizia Berlusconi ottenne una fideiussione dalla Banca Rasini, indicata da Michele Sindona e in diversi documenti della magistratura come la principale banca usata dalla mafianel nord Italia per il riciclaggio di denaro sporco e fra i cui clienti si potevano elencare Totò Riina, Bernardo Provenzano ePippo Calò.[29] Nella società fondata da lui e Pietro Canali impegnò 30 milioni di lire, provenienti, secondo quanto da lui affermato, dalla liquidazione anticipata di suo padre Luigi, procuratore della Banca Rasini. Il resto venne da una fideiussione fornita dalla stessa banca.[30
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Secondo la rivista americana Forbes, con un patrimonio personale stimato in 5,9 miliardi di dollari USA Berlusconi è, nel 2012, il sesto uomo più ricco d'Italia e il 169º più ricco del mondo.[5]
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Berlusconi, secondo questi dati, dovrebbe essere rimesso immediatamente sulla poltrona di Palazzo Chigi, perché trattasi di vero mago della finanza.
Nel 1992 è alla canna del gas con oltre 7100 miliardi di lire in rosso. Tra debiti finanziari e commerciali.
Ora, qualcuno dovrà pur spiegare come un mago di questo livello abbia saputo tramutare una situazione debitoria di quel livello per poi diventare il sesto uomo più ricco d'Italia e il 169º più ricco del mondo.
Subito santo, subito a Palazzo Chigi per salvare l’Italia. Altro che il principiante Monti.
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Vittorio Mangano
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vittorio Mangano (Palermo, 18 agosto 1940 – Palermo, 23 luglio 2000) è stato uncriminale italiano pluriomicida legato a Cosa Nostra conosciuto - attraverso le cronache giornalistiche che hanno seguito le vicende processuali che lo hanno visto coinvolto - con il soprannome de "lo stalliere di Arcore", data l'attività che svolgeva presso la villa brianzola di Silvio Berlusconi.
Fu definito da Paolo Borsellino una delle "teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel Nord Italia"[1][2].
Biografia [modifica]
Nel 1957 abbandonò gli studi al terzo anno di istituto tecnico industriale; nel 1964 si sposò ed ebbe la prima figlia (la seconda nel 1967). Dal 1965 in poi entrò nelle cronache giudiziarie. Cinque anni prima di trasferirsi a Milano subì tre arresti e vari procedimenti penali per truffa, emissione di assegni a vuoto, ricettazione, lesioni volontarie, tentata estorsione; subisce le prime condanne[3]: per assegni a vuoto dalla Pretura di Milano (15 giorni di reclusione), per truffa dalla Corte d'appello di Palermo (1 anno e 4 mesi; pena condonata).[4]
Nel 1973 tramite Marcello Dell'Utri che l'aveva conosciuto anni prima venne assunto come "stalliere", con funzioni di amministratore, nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi, nella quale visse e lavorò fino al 1975. La Procura della Repubblica di Palermo sostiene che Dell'Utri era a conoscenza dei precedenti penali di Mangano. Al tempo in cui Dell'Utri, infatti, lasciò l'impiego in banca per diventare collaboratore di Berlusconi, e successivamente chiamò Mangano ad Arcore, la locale stazione dei Carabinieri ricevette un'informativa dai carabinieri palermitani che segnalava Mangano quale persona con precedenti giudiziari e Dell'Utri quale persona che ne era informata.[5]
Secondo Marco Travaglio, Mangano lasciò la villa di Arcore nel 1976 (a dire di Mangano di propria iniziativa), mentre Berlusconi con la famiglia si trasferì prima in Svizzera e poi in Spagna[6]. Lo stesso Berlusconi, in un'intervista al Corriere della Sera rilasciata nel 1994, dirà che "rapporti con la mafia ne ho avuti una volta soltanto, vent'anni fa, quando tentarono di rapire mio figlio Piersilvio, che allora aveva 5 anni: portai la mia famiglia in Spagna, e vissero lì molti mesi" e, in riferimento specifico a Mangano, aggiunse che "è lo stesso uomo che licenziammo non appena scoprimmo che si stava adoperando per organizzare il rapimento di un mio ospite, il principe di Santagata. E fu poco dopo che venne scoperto anche il tentativo di rapire mio figlio"[7].
Il 28 novembre 1986 una bomba esplose nella villa di Berlusconi in via Rovani a Milano, provocando pochi danni con lo sfondamento del cancello esterno. Berlusconi parlando al telefono con Dell'Utri accusò Mangano,[8][9] il quale in realtà si trovava in carcere in Sicilia a scontare una condanna (l'attentato è ascrivibile altresì alla mafia catanese, come risulta dalle dichiarazioni del pentito Antonino Galliano, un affiliato del clan della Noce).[10]
Tommaso Buscetta e Totò Contorno, durante il maxiprocesso di Palermo (1986-1987), lo indicarono come "uomo d'onore" appartenente a Cosa Nostra, nella "famiglia" di Pippo Calò, il capo della "famiglia" di Porta Nuova (della quale aveva fatto parte lo stesso Buscetta). Il mafioso Gaspare Spatuzza, ascoltato il 4 dicembre 2009 come testimone nel processo d'appello a Dell'Utri, descrive Mangano come vero e proprio capo mandamento di Porta Nuova durante gli anni delle stragi del 1992 e 1993.
Il nome di Mangano viene citato per la prima volta dal Procuratore della Repubblica Paolo Borsellino in un'intervista rilasciata il 21 maggio 1992[11] (due mesi prima di essere ucciso nell'attentato di via d'Amelio), riguardante i rapporti tra mafia, affari e politica. Borsellino affermò che Mangano era "uno di quei personaggi che erano i ponti, le teste di pontedell'organizzazione mafiosa nel Nord Italia".[1] [2] Il 19 luglio 2000 Mangano fu condannato in primo grado dalla Corte di Assise di Palermo all'ergastolo per il duplice omicidio di Giuseppe Pecoraro e Giovambattista Romano, quest'ultimo vittima della "lupara bianca" nel gennaio del 1995. Di questo secondo omicidio Mangano sarebbe stato l'esecutore materiale.[12]
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E in un quadro di criminalità organizzata, precedentemente nota prima della sua entrata in Forza Italia, il buon Gaetano Pecorella vuole farci credere di avere avuto un sussulto di coscienza solo dopo il caso Rubi Rompecorazones ???????
Evvabbè cornuti,…….ma anche obbligatoriamente mazziati?????