MOVIMENTO 5 STELLE
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
UNA DICHIARAZIONE DI GUERRA
Raffaele DeDominicis Ex magistrato della Corte dei Conti, è il nuovo
assessore al Bilancio della Capitale: “Non esistono problemi irrisolvibili”
“La festa è finita, o lavorano
o li caccio immediatamente”
» VALERIA PACELLI
La festa è finita”. L’avvertimento
è di Raffaele
De Dominicis, il
nuovo assessore al
bilancio del Comune di Roma.
Nominato ieri dal sindaco
Virginia Raggi, dopo che il
suo predecessore Marcello
Minenna ha lasciato solo pochi
giorni fa, insieme al capo
di gabinetto Carla Raineri e
ai vertici delle due municipalizzate
Ama (rifiuti) e Atac
(trasporti).
Il 4 marzo scorso, De Dominicis
inaugurava l’an no
giudiziario della Corte dei
Conti del 2016 e adesso si ritrova
a dover mettere le mani
nei bilanci della Capitale:
circa 13 miliardi di debiti affidati
alla gestione commissariale,
oltre 234 milioni
fuori bilancio, secondo l’Oref,
l’organo di revisione economico
finanziario. Fino
a due mesi fa, De Dominicis
ha guidato i magistrati contabili
del Lazio, mentre indagavano
sul danno erariale
di Mafia Capitale ma anche
su quello dei lavori (fatti a
metà o non fatti) della Metro
C di Roma.
Dottor De Dominicis, da
magistrato diventa politico?
No, io sono un tecnico. Ho
accettato questo incarico di
assessore al Bilancio per spirito
di servizio per Roma, una
città che se lo merita. Ma
soprattutto ho accettato con
uno spirito assolutamente
laico.
Si spieghi meglio.
Nel senso che ho un solo precedente
in politica, con Marco
Pannella, leader dei radicali
(scomparso a maggio
scorso, ndr), con il quale ero
amico.
Come è arrivata questa nomina?
Tramite un avvocato che conosce
sia il sindaco della Capitale,
Virginia Raggi, che
me. Il primo cittadino ha fatto
dei controlli sulla mia attività
lavorativa di questi anni
e ha deciso che sono la persona
giusta.
Il suo non sarà un lavoro facile:
si trova in mano bilanci
di una città che ha un debito
da 13 miliardi.
Il punto è un altro. Per un'amministrazione
come
quella della Capitale d'Italia,
la lettura dei bilanci non
vuol dire nulla. Ciò che conta
è la capacità dei tecnici di fare
un corretto uso del bilancio.
Il responsabile amministrativo
politico è colui che
conosce le norme che si applicano
per orientare il corretto
uso del bilancio, quindi
dare i corretti indirizzi a chi
poi deve applicarli. Per adesso
non conosco i dettagli
della situazione di Roma.
Ma so che non ci sono mai
problemi irrisolvibili. Ci sono,
probabilmente, situazioni
debitorie. Ma ciò che bisogna
fare è capire cosa in
tutti questi anni non ha funzionato.
Poi agiremo di conseguenza.
Qual è la prima cosa che farà?
Convocherò i dirigenti nel
settore di competenza e dirò
loro chiaramente che con
me la festa è finita. Io sono un
procuratore, ma anche un
professore universitario.
Vado in giunta con la competenza
che ho. Adesso le
cose sono cambiate: chi non
lavora, verrà cacciato. Su
questo non si scherza.
Adesso però la giunta si ritrova
in una situazione abbastanza
particolare: dopo
le dimissioni del capo di gabinetto,
del suo predecessore
al Bilancio e dei vertici
di Ama e Atac. C’è anche il
problema dell'assessore
all'Ambiente Paola Muraro,
indagata dalla Procura
di Roma.
Questi sono problemi del
sindaco Virginia Raggi. Voglio
essere sincero: il Movimento
cinque stelle é un sodalizio
vergine, con pochi
(se li ha) scheletri nell'armadio.
Non è un partito compromesso.
Questo agevola
anche il lavoro di una persona
come me che viene dalla
magistratura.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DALLA TERZA PAGINA DEL FATTO OGGI IN EDICOLA
Raffaele DeDominicis Ex magistrato della Corte dei Conti, è il nuovo
assessore al Bilancio della Capitale: “Non esistono problemi irrisolvibili”
“La festa è finita, o lavorano
o li caccio immediatamente”
» VALERIA PACELLI
La festa è finita”. L’avvertimento
è di Raffaele
De Dominicis, il
nuovo assessore al
bilancio del Comune di Roma.
Nominato ieri dal sindaco
Virginia Raggi, dopo che il
suo predecessore Marcello
Minenna ha lasciato solo pochi
giorni fa, insieme al capo
di gabinetto Carla Raineri e
ai vertici delle due municipalizzate
Ama (rifiuti) e Atac
(trasporti).
Il 4 marzo scorso, De Dominicis
inaugurava l’an no
giudiziario della Corte dei
Conti del 2016 e adesso si ritrova
a dover mettere le mani
nei bilanci della Capitale:
circa 13 miliardi di debiti affidati
alla gestione commissariale,
oltre 234 milioni
fuori bilancio, secondo l’Oref,
l’organo di revisione economico
finanziario. Fino
a due mesi fa, De Dominicis
ha guidato i magistrati contabili
del Lazio, mentre indagavano
sul danno erariale
di Mafia Capitale ma anche
su quello dei lavori (fatti a
metà o non fatti) della Metro
C di Roma.
Dottor De Dominicis, da
magistrato diventa politico?
No, io sono un tecnico. Ho
accettato questo incarico di
assessore al Bilancio per spirito
di servizio per Roma, una
città che se lo merita. Ma
soprattutto ho accettato con
uno spirito assolutamente
laico.
Si spieghi meglio.
Nel senso che ho un solo precedente
in politica, con Marco
Pannella, leader dei radicali
(scomparso a maggio
scorso, ndr), con il quale ero
amico.
Come è arrivata questa nomina?
Tramite un avvocato che conosce
sia il sindaco della Capitale,
Virginia Raggi, che
me. Il primo cittadino ha fatto
dei controlli sulla mia attività
lavorativa di questi anni
e ha deciso che sono la persona
giusta.
Il suo non sarà un lavoro facile:
si trova in mano bilanci
di una città che ha un debito
da 13 miliardi.
Il punto è un altro. Per un'amministrazione
come
quella della Capitale d'Italia,
la lettura dei bilanci non
vuol dire nulla. Ciò che conta
è la capacità dei tecnici di fare
un corretto uso del bilancio.
Il responsabile amministrativo
politico è colui che
conosce le norme che si applicano
per orientare il corretto
uso del bilancio, quindi
dare i corretti indirizzi a chi
poi deve applicarli. Per adesso
non conosco i dettagli
della situazione di Roma.
Ma so che non ci sono mai
problemi irrisolvibili. Ci sono,
probabilmente, situazioni
debitorie. Ma ciò che bisogna
fare è capire cosa in
tutti questi anni non ha funzionato.
Poi agiremo di conseguenza.
Qual è la prima cosa che farà?
Convocherò i dirigenti nel
settore di competenza e dirò
loro chiaramente che con
me la festa è finita. Io sono un
procuratore, ma anche un
professore universitario.
Vado in giunta con la competenza
che ho. Adesso le
cose sono cambiate: chi non
lavora, verrà cacciato. Su
questo non si scherza.
Adesso però la giunta si ritrova
in una situazione abbastanza
particolare: dopo
le dimissioni del capo di gabinetto,
del suo predecessore
al Bilancio e dei vertici
di Ama e Atac. C’è anche il
problema dell'assessore
all'Ambiente Paola Muraro,
indagata dalla Procura
di Roma.
Questi sono problemi del
sindaco Virginia Raggi. Voglio
essere sincero: il Movimento
cinque stelle é un sodalizio
vergine, con pochi
(se li ha) scheletri nell'armadio.
Non è un partito compromesso.
Questo agevola
anche il lavoro di una persona
come me che viene dalla
magistratura.
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DALLA TERZA PAGINA DEL FATTO OGGI IN EDICOLA
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
dalla prima pagina del Fatto:
COMITATO DELL’EX PREMIER “Impegno civile”
D’Alema e la sinistra del No:
“I M5S non sono populisti”
COMITATO DELL’EX PREMIER “Impegno civile”
D’Alema e la sinistra del No:
“I M5S non sono populisti”
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
L’INCHIESTA E LA BUGIA
» MARCO TRAVAGLIO
Quasi sempre, per un politico o un amministratore pubblico, avere un’indagine a carico è molto più grave che dire una bugia.
Nel caso di Paola Muraro, ex consulente dell’Ama e da due mesi assessore all’Ambiente della giunta Raggi, è vero il contrario: la sua bugia è peggio dell’inchiesta per presunti reati ambientali e concorso in abuso d’ufficio.
Il nostro giornale l’ha intervistata due volte, il 2 agosto e il 4 settembre.
Ed entrambe le volte la Muraro ha raccontato frottole: non solo a noi e ai nostri lettori, ma a tutti i cittadini, ai quali aveva
il dovere di dire la verità.
Quella verità che ieri ha finalmente ammesso nell’audizione davanti alla commissione Ecomafie, quando un commissario
le ha sbattuto in faccia una comunicazione della Procura che attesta come l’assessora abbia saputo fin dal 18 luglio di essere
stata iscritta nel registro degli indagati dal 21 aprile almeno per la parte dei presunti reati ambientali (e non – pare – per il
concorso in abuso).
Lo ha saputo perché lei stessa, tramite il suo legale, aveva chiesto di conoscere la sua posizione in base al l’articolo 335 del Codice di procedura penale.
E i pm le avevano risposto che c’era un fascicolo a suo nome.
A quel punto, come ha rivelato a sua volta Virginia Raggi, la Muraro ha informato la sindaca che, in una riunione con lei e con l’allora capo di gabinetto Carla Raineri, si era riservata di prendere una decisione non appena fossero rese note le carte con le accuse a suo carico: non trattandosi di un avviso di garanzia, ma di una semplice iscrizione nel registro, i fatti addebitati alla Muraro sono tuttora ignoti.
E quelli che si leggono sui giornali –i mancati controlli sul malfunzionamento di alcuni impianti di smaltimento e trattamento
dei rifiuti di Roma, che avrebbero favorito il perpetuarsi del monopolio del re della monnezza Manlio Cerroni – non sono
certo sufficienti per giustificare le dimissioni di un assessore.
Bastava che, dopo aver avvertito la sindaca, la Muraro avesse detto la verità: non tanto al M5S (a cui non è iscritta), quanto ai
cittadini attraverso i giornali che la intervistavano.
Soprattutto se è vero –e non c’è motivo di dubitarne, fino a prova contraria –quel che va ripetendo da due mesi: e cioè che si è sempre comportata correttamente, non ha nulla da nascondere, ha segnalato ai vertici Ama tutte le storture che andava scoprendo nella fogna di Rifiutopoli, dunque sono altri a doversi preoccupare.
Invece, il 2 agosto, quando il nostro Luca De Carolis le domandò “Teme di essere indagata?”, rispose: “Ho piena
fiducia nella magistratura”.
Cioè svicolò.
SEGUE A PAGINA 20
Ma fu più precisa e tranchant due giorni fa, quando ormai la notizia della sua iscrizione era uscita dalla Procura e molti giornali la scrivevano.
Domanda del Fatto: “Assessore, si scrive e si sussurra di un possibile avviso di garanzia per lei”. Risposta: “Non ho ricevuto
nulla e non mi risulta nulla”.
Che non avesse ricevuto nulla è vero: l’avviso di garanzia non c’è mai stato.
Ma che non le risultasse nulla è falso: l’iscrizione le risultava eccome, infatti l’ha ammesso in Parlamento ieri, quando non poteva più negarlo.
Che cosa le costava dire subito “sì, so di essere iscritta nel registro degli indagati, spero di essere sentita presto dai magistrati per chiarire la mia posizione”?
Nessuno, a parte qualche doppio pesista peloso e qualche giustizialista a corrente alternata dell’u lti ma ora, le avrebbe chiesto di dimettersi.
Lo stillicidio di voci e indiscrezioni che pende da due \ mesi sul suo capo si sarebbe interrotto.
E lei avrebbe potuto continuare a ripulire Roma, come ha iniziato a fare in queste settimane con buoni risultati dopo l’emergenza ereditata dalle disastrose gestioni precedenti.
Invece ora quell’inchiesta della Procura, doverosa ma – per il poco che se ne sa – tutt’altro che infamante, diventa molto imbarazzante proprio perché la Muraro la conosceva e, mentendo, la negava.
E le bugie dei politici e dei pubblici amministratori sono sempre inaccettabili.
Tanto più in una giunta a 5Stelle che ha sempre predicato non solo l’onestà (che, riguardo alla Muraro, non è in discussione fino a prova del contrario), ma anche la trasparenza (che invece è stata platealmente calpestata).
Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti è stato sospeso ed è tuttora appeso a una procedura di espulsione per aver taciuto
al Movimento e ai concittadini un avviso di garanzia per abuso d’ufficio (l’inchiesta riguarda anche lì una vicenda non infamante: la nomina dei nuovi vertici del Teatro Regio; ed è nata dall’esposto di un senatore del Pd).
Il caso della Muraro è diverso per tre motivi: l’a s s e ssora è un tecnico esterno, dunque non risponde alle regole del Movimento; ha informato la sindaca Raggi; e non ha ricevuto avvisi, ma ha “soltanto”saputo di un’iscrizione.
Probabilmente la Raggi ha sottovalutato il caso o non ha voluto costringere la Muraro a rivelare una notizia ancora riservata in piena bufera, anche se avrebbe fatto molto meglio a farlo.
E la Muraro aveva persino il diritto di non parlarne e di non rispondere sul punto alle domande dei giornalisti.
Ma, quando ha accettato di rispondere –per esempio – al Fatto, doveva dire la verità. Invece non l’ha fatto e
ora dovrebbe trarne le conseguenze, cioè dimettersi.
Non per l’inchiesta, che nessuno sa che esito avrà e, non riguardando tangenti, appalti truccati, mafiosità o altre accuse infamanti, non è roba da dimissioni, almeno fino all’ev en tua lerinvio a giudizio.
Ma per la bugia.
Che, fatte le debite proporzioni, è come Talleyrand (o Fouché) definì la decisione di Napoleone di far rapire e giustiziare
il duca di Enghien.
“È stata peggio di un crimine: è stata un errore”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
» MARCO TRAVAGLIO
Quasi sempre, per un politico o un amministratore pubblico, avere un’indagine a carico è molto più grave che dire una bugia.
Nel caso di Paola Muraro, ex consulente dell’Ama e da due mesi assessore all’Ambiente della giunta Raggi, è vero il contrario: la sua bugia è peggio dell’inchiesta per presunti reati ambientali e concorso in abuso d’ufficio.
Il nostro giornale l’ha intervistata due volte, il 2 agosto e il 4 settembre.
Ed entrambe le volte la Muraro ha raccontato frottole: non solo a noi e ai nostri lettori, ma a tutti i cittadini, ai quali aveva
il dovere di dire la verità.
Quella verità che ieri ha finalmente ammesso nell’audizione davanti alla commissione Ecomafie, quando un commissario
le ha sbattuto in faccia una comunicazione della Procura che attesta come l’assessora abbia saputo fin dal 18 luglio di essere
stata iscritta nel registro degli indagati dal 21 aprile almeno per la parte dei presunti reati ambientali (e non – pare – per il
concorso in abuso).
Lo ha saputo perché lei stessa, tramite il suo legale, aveva chiesto di conoscere la sua posizione in base al l’articolo 335 del Codice di procedura penale.
E i pm le avevano risposto che c’era un fascicolo a suo nome.
A quel punto, come ha rivelato a sua volta Virginia Raggi, la Muraro ha informato la sindaca che, in una riunione con lei e con l’allora capo di gabinetto Carla Raineri, si era riservata di prendere una decisione non appena fossero rese note le carte con le accuse a suo carico: non trattandosi di un avviso di garanzia, ma di una semplice iscrizione nel registro, i fatti addebitati alla Muraro sono tuttora ignoti.
E quelli che si leggono sui giornali –i mancati controlli sul malfunzionamento di alcuni impianti di smaltimento e trattamento
dei rifiuti di Roma, che avrebbero favorito il perpetuarsi del monopolio del re della monnezza Manlio Cerroni – non sono
certo sufficienti per giustificare le dimissioni di un assessore.
Bastava che, dopo aver avvertito la sindaca, la Muraro avesse detto la verità: non tanto al M5S (a cui non è iscritta), quanto ai
cittadini attraverso i giornali che la intervistavano.
Soprattutto se è vero –e non c’è motivo di dubitarne, fino a prova contraria –quel che va ripetendo da due mesi: e cioè che si è sempre comportata correttamente, non ha nulla da nascondere, ha segnalato ai vertici Ama tutte le storture che andava scoprendo nella fogna di Rifiutopoli, dunque sono altri a doversi preoccupare.
Invece, il 2 agosto, quando il nostro Luca De Carolis le domandò “Teme di essere indagata?”, rispose: “Ho piena
fiducia nella magistratura”.
Cioè svicolò.
SEGUE A PAGINA 20
Ma fu più precisa e tranchant due giorni fa, quando ormai la notizia della sua iscrizione era uscita dalla Procura e molti giornali la scrivevano.
Domanda del Fatto: “Assessore, si scrive e si sussurra di un possibile avviso di garanzia per lei”. Risposta: “Non ho ricevuto
nulla e non mi risulta nulla”.
Che non avesse ricevuto nulla è vero: l’avviso di garanzia non c’è mai stato.
Ma che non le risultasse nulla è falso: l’iscrizione le risultava eccome, infatti l’ha ammesso in Parlamento ieri, quando non poteva più negarlo.
Che cosa le costava dire subito “sì, so di essere iscritta nel registro degli indagati, spero di essere sentita presto dai magistrati per chiarire la mia posizione”?
Nessuno, a parte qualche doppio pesista peloso e qualche giustizialista a corrente alternata dell’u lti ma ora, le avrebbe chiesto di dimettersi.
Lo stillicidio di voci e indiscrezioni che pende da due \ mesi sul suo capo si sarebbe interrotto.
E lei avrebbe potuto continuare a ripulire Roma, come ha iniziato a fare in queste settimane con buoni risultati dopo l’emergenza ereditata dalle disastrose gestioni precedenti.
Invece ora quell’inchiesta della Procura, doverosa ma – per il poco che se ne sa – tutt’altro che infamante, diventa molto imbarazzante proprio perché la Muraro la conosceva e, mentendo, la negava.
E le bugie dei politici e dei pubblici amministratori sono sempre inaccettabili.
Tanto più in una giunta a 5Stelle che ha sempre predicato non solo l’onestà (che, riguardo alla Muraro, non è in discussione fino a prova del contrario), ma anche la trasparenza (che invece è stata platealmente calpestata).
Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti è stato sospeso ed è tuttora appeso a una procedura di espulsione per aver taciuto
al Movimento e ai concittadini un avviso di garanzia per abuso d’ufficio (l’inchiesta riguarda anche lì una vicenda non infamante: la nomina dei nuovi vertici del Teatro Regio; ed è nata dall’esposto di un senatore del Pd).
Il caso della Muraro è diverso per tre motivi: l’a s s e ssora è un tecnico esterno, dunque non risponde alle regole del Movimento; ha informato la sindaca Raggi; e non ha ricevuto avvisi, ma ha “soltanto”saputo di un’iscrizione.
Probabilmente la Raggi ha sottovalutato il caso o non ha voluto costringere la Muraro a rivelare una notizia ancora riservata in piena bufera, anche se avrebbe fatto molto meglio a farlo.
E la Muraro aveva persino il diritto di non parlarne e di non rispondere sul punto alle domande dei giornalisti.
Ma, quando ha accettato di rispondere –per esempio – al Fatto, doveva dire la verità. Invece non l’ha fatto e
ora dovrebbe trarne le conseguenze, cioè dimettersi.
Non per l’inchiesta, che nessuno sa che esito avrà e, non riguardando tangenti, appalti truccati, mafiosità o altre accuse infamanti, non è roba da dimissioni, almeno fino all’ev en tua lerinvio a giudizio.
Ma per la bugia.
Che, fatte le debite proporzioni, è come Talleyrand (o Fouché) definì la decisione di Napoleone di far rapire e giustiziare
il duca di Enghien.
“È stata peggio di un crimine: è stata un errore”.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
“Via Muraro, De Dominicis, Romeo e Marra”
Pugno di ferro del direttorio M5S sulla Raggi
Diktat dopo la bugia della sindaca sull’assessore indagato. E lei “accetta le condizioni sui suoi consiglieri”
Nove ore vertice tra responsabili nazionali e romani. Da Morra a Lezzi: “Ora rimediare gli errori fatti”
Politica
Un incontro teso, serrato e a tratti durissimo quello che per nove ore ha visto protagonisti i membri del direttorio nazionale M5S e quelli del mini-direttorio romano. Con una conclusione condivisa e molto netta per la sindaca di Roma Virginia Raggi: dovrà rinunciare ai suoi consiglieri Marra e Romeo e agli assessori Muraro e De Dominicis, nominato appena due giorni fa, entrambi al centro di polemiche, la prima perché ha taciuto di essere indagata (coperta dalla sindaca), il secondo per le prime dichiarazioni-gaffe a poche ore dalla nomina. Ma c’è chi punta più in alto. “Il direttorio? Si dimettano per incapacità di gestione del Movimento”, dice il sindaco di Parma Pizzarotti
^^^^^^^
Roma, direttorio M5s chiede a Raggi passo indietro Muraro e De Dominicis. Via anche Marra e Romeo
Politica
di F. Q. | 6 settembre 2016
COMMENTI (13)
Rinunciare ai fedelissimi e ritirare le deleghe anche agli assessori Paola Muraro e Raffaele De Dominicis. Usa il pugno di ferro il direttorio del Movimento 5 Stelle nei confronti della sindaca Virginia Raggi. È un vero e proprio diktat quello che arriva dall’incontro tra il direttorio (composto dai deputati Di Battista, Di Maio, Ruocco, Sibilia e Fico) e il mini direttorio del Movimento 5 Stelle (Perilli, Taverna, Vignaroli e Castaldo) alla Camera. Una riunione fiume, durata più di nove ore, alla fine della quale sono arrivate richieste dettagliata per la sindaca della Capitale: via i fedelissimi e gli assessori finiti nella bufera. I fedelissimi sono Raffaele Marra, vice capo di gabinetto e Salvatore Romeo, capo della segreteria politica. Come anticipato dall’Adnkronos Raggi avrebbe dato garanzie in tal senso. La richiesta di fare fuori Marra e Romeo sarebbe stata avanzata anche da Beppe Grillo. Raggi, assicura la stessa agenzia di stampa, avrebbe dato garanzie in tal senso.
Ma non solo. Perché il direttorio e il mini-direttorio avrebbero chiesto alla sindaca di ripensare alla nomina del neo assessore al Bilancio Raffaele De Dominicis, ufficializzata soltanto due giorni fa. L’incarico affidato all’ex magistrato della Corte dei conti è finito a al centro delle polemiche per i riferimenti fatti dallo stesso assessore allo studio Sammarco. Anche sull’assessore all’Ambiente Paola Muraro, direttorio e mini direttorio hanno chiesto a Raggi una riflessione. Nella riunione ancora in corso a Monecitorio, “i nodi stanno venendo al pettine. Roma deve ripartire al meglio” fanno sapere all’Adnkronos i vertici. Da qui, le richieste alla sindaca. Direttorio e mini-direttorio assicurano inoltre “massima unità, stiamo procedendo insieme”.
Se Raggi dovesse accettare le richieste sarebbe un vero e proprio azzeramento quello che andrà in onda in Campidoglio, il secondo in pochi giorni tra l’altro, dopo che il primo settembre si erano dimessi in cinque, dando vita a quella che è probabilmente la settimana più dura nella storia il Movimento 5 Stelle
Pugno di ferro del direttorio M5S sulla Raggi
Diktat dopo la bugia della sindaca sull’assessore indagato. E lei “accetta le condizioni sui suoi consiglieri”
Nove ore vertice tra responsabili nazionali e romani. Da Morra a Lezzi: “Ora rimediare gli errori fatti”
Politica
Un incontro teso, serrato e a tratti durissimo quello che per nove ore ha visto protagonisti i membri del direttorio nazionale M5S e quelli del mini-direttorio romano. Con una conclusione condivisa e molto netta per la sindaca di Roma Virginia Raggi: dovrà rinunciare ai suoi consiglieri Marra e Romeo e agli assessori Muraro e De Dominicis, nominato appena due giorni fa, entrambi al centro di polemiche, la prima perché ha taciuto di essere indagata (coperta dalla sindaca), il secondo per le prime dichiarazioni-gaffe a poche ore dalla nomina. Ma c’è chi punta più in alto. “Il direttorio? Si dimettano per incapacità di gestione del Movimento”, dice il sindaco di Parma Pizzarotti
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Roma, direttorio M5s chiede a Raggi passo indietro Muraro e De Dominicis. Via anche Marra e Romeo
Politica
di F. Q. | 6 settembre 2016
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Rinunciare ai fedelissimi e ritirare le deleghe anche agli assessori Paola Muraro e Raffaele De Dominicis. Usa il pugno di ferro il direttorio del Movimento 5 Stelle nei confronti della sindaca Virginia Raggi. È un vero e proprio diktat quello che arriva dall’incontro tra il direttorio (composto dai deputati Di Battista, Di Maio, Ruocco, Sibilia e Fico) e il mini direttorio del Movimento 5 Stelle (Perilli, Taverna, Vignaroli e Castaldo) alla Camera. Una riunione fiume, durata più di nove ore, alla fine della quale sono arrivate richieste dettagliata per la sindaca della Capitale: via i fedelissimi e gli assessori finiti nella bufera. I fedelissimi sono Raffaele Marra, vice capo di gabinetto e Salvatore Romeo, capo della segreteria politica. Come anticipato dall’Adnkronos Raggi avrebbe dato garanzie in tal senso. La richiesta di fare fuori Marra e Romeo sarebbe stata avanzata anche da Beppe Grillo. Raggi, assicura la stessa agenzia di stampa, avrebbe dato garanzie in tal senso.
Ma non solo. Perché il direttorio e il mini-direttorio avrebbero chiesto alla sindaca di ripensare alla nomina del neo assessore al Bilancio Raffaele De Dominicis, ufficializzata soltanto due giorni fa. L’incarico affidato all’ex magistrato della Corte dei conti è finito a al centro delle polemiche per i riferimenti fatti dallo stesso assessore allo studio Sammarco. Anche sull’assessore all’Ambiente Paola Muraro, direttorio e mini direttorio hanno chiesto a Raggi una riflessione. Nella riunione ancora in corso a Monecitorio, “i nodi stanno venendo al pettine. Roma deve ripartire al meglio” fanno sapere all’Adnkronos i vertici. Da qui, le richieste alla sindaca. Direttorio e mini-direttorio assicurano inoltre “massima unità, stiamo procedendo insieme”.
Se Raggi dovesse accettare le richieste sarebbe un vero e proprio azzeramento quello che andrà in onda in Campidoglio, il secondo in pochi giorni tra l’altro, dopo che il primo settembre si erano dimessi in cinque, dando vita a quella che è probabilmente la settimana più dura nella storia il Movimento 5 Stelle
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
ROMA CITTA CAPITALE E IL RUOLO DI UN GIOVANE SINDACO DI PROVINCIA
io non faccio parte del mov.5 stelle, ma essendo un seconturnista voto il mov. al secondo turno, posso dire la mia. l idea di una assemblea nazionale e condivisibile, la questione è la relazione di potere che hanno i meetup locali e nazionale. non servono a parlare servono a comandare e a controllare il potere politico. e allora lanciamo la parola TUTTO IL POTERE AI MEETUP. per quanto riguarda roma il sindaco di parma fa bene ad intervenire. il problema non sono le correnti, ma lo scontro tra tecnica e politica. senza una visione politica ,senza una visione di una nuova società , senza una ideologia on road, la tecnica diventa neutra. una giunta di bravi tecnici la puo fare il pd o forza italia. o fratelli d italia. a parma beppe contestava l inceneritore, a roma beppe non contesta nulla. vuol dire che va tutto bene. la più grande rivoluzione per torino e questa , la sindachessa e la più grande esperta a livello mondiale di calcolo del valore patrimoniale dei calciatori. quindi se trasformiamo i cittadini torinesi un milione in un milione di calciatori, e li iscriviamo nel bilancio comunale torino diventa la citta più ricca al mondo, per fare cosa ? ovvio per giocare a pallone. insomma parma insegna a beppe grillo che L ANALISI POLITICA è UN PROCESSO DIALETTICO anche nelle contraddizioni . il sindaco di parma invece di parlare di correnti che poi non farebbero male, se pensanti deve costringere il ragioniere beppe grillo a fare il presidente delle società partecipate del comune di roma e porre la questione della COGESTIONE di queste aziende da parte dei lavoratori, deve convincere dario fo a divenire il presidente di CINECITTA, dei beni culturali dei musei e delle biblioteche. e lanciare la candidatura del prof. galloni a ministro dello sviluppo dello stato roma capitale, il futuro del sindaco di parma e passare le notti a roma a fare il tipografo, stampare MONETA COMPLEMENTARE. caro sindaco il problema non sono le correnti, magari esistessero se fossero luoghi di dibattitto, il problema e la mancanza di storia , la mancanza di politica la mancanza di idee, quindi tocca a te partire dalla piccola e provinciale parma e lanciare la MARCIA SU ROMA.
io non faccio parte del mov.5 stelle, ma essendo un seconturnista voto il mov. al secondo turno, posso dire la mia. l idea di una assemblea nazionale e condivisibile, la questione è la relazione di potere che hanno i meetup locali e nazionale. non servono a parlare servono a comandare e a controllare il potere politico. e allora lanciamo la parola TUTTO IL POTERE AI MEETUP. per quanto riguarda roma il sindaco di parma fa bene ad intervenire. il problema non sono le correnti, ma lo scontro tra tecnica e politica. senza una visione politica ,senza una visione di una nuova società , senza una ideologia on road, la tecnica diventa neutra. una giunta di bravi tecnici la puo fare il pd o forza italia. o fratelli d italia. a parma beppe contestava l inceneritore, a roma beppe non contesta nulla. vuol dire che va tutto bene. la più grande rivoluzione per torino e questa , la sindachessa e la più grande esperta a livello mondiale di calcolo del valore patrimoniale dei calciatori. quindi se trasformiamo i cittadini torinesi un milione in un milione di calciatori, e li iscriviamo nel bilancio comunale torino diventa la citta più ricca al mondo, per fare cosa ? ovvio per giocare a pallone. insomma parma insegna a beppe grillo che L ANALISI POLITICA è UN PROCESSO DIALETTICO anche nelle contraddizioni . il sindaco di parma invece di parlare di correnti che poi non farebbero male, se pensanti deve costringere il ragioniere beppe grillo a fare il presidente delle società partecipate del comune di roma e porre la questione della COGESTIONE di queste aziende da parte dei lavoratori, deve convincere dario fo a divenire il presidente di CINECITTA, dei beni culturali dei musei e delle biblioteche. e lanciare la candidatura del prof. galloni a ministro dello sviluppo dello stato roma capitale, il futuro del sindaco di parma e passare le notti a roma a fare il tipografo, stampare MONETA COMPLEMENTARE. caro sindaco il problema non sono le correnti, magari esistessero se fossero luoghi di dibattitto, il problema e la mancanza di storia , la mancanza di politica la mancanza di idee, quindi tocca a te partire dalla piccola e provinciale parma e lanciare la MARCIA SU ROMA.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
ANALISI
Un sindaco, un leader, la credibilità: così il Movimento 5 Stelle rischia tutto
Il terrore di passare per un partito come gli altri. Le responsabilità di Luigi Di Maio, che sapeva dell’inchiesta e ha taciuto, come Raggi e Muraro. Il M5S vive le sue ore più difficili e chiede alla sindaca di Roma di resettare giunta e segreteria. E in campo deve scendere anche Beppe Grillo
DI LUCA SAPPINO
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L’obiettivo è dimostrare che il Movimento 5 stelle non è un partito come tutti gli altri. Dimostrare, insomma, che non è come invece sembra. Per questo, dopo più di dieci ore di conclave, con Beppe Grillo e Davide Casaleggio in collegamento telefonico, il direttorio del Movimento ha chiesto a Virginia Raggi di azzerare la sua segreteria politica, con la rimozione di Raffaele Marra e Salvatore Romeo, e di salutare l’assessore all’ambiente Paola Muraro e pure Raffaele De Dominicis, l’assessore al bilancio arrivato in sostituzione del dimissionario Minenna, che non farebbe così però neanche in tempo ad insediarsi.
Virginia Raggi per il momento però ha puntato i piedi, almeno su Muraro, costringendo tutti a un’altra giornata di passione, riunioni e trattative - esattamente come capita negli altri partiti, esattamente come capitava al Pd con Ignazio Marino. Uscire dal caso Muraro, d’altronde, non si può pensare sia così facile. Anche perché oltre a voler dimostrare quanto siano saldi i principi di trasparenza del Movimento, obiettivo del direttorio - in una tregua armata tra cordate e gelosie, con però esponenti come Pizzarotti e Lombardi che chiedono una nuova organizzazione - è quello di preservare la figura di Luigi Di Maio. Che ora balla pure lui.
Anche questo obiettivo è però difficile, soprattutto alla luce di quanto scrive Repubblica, che ha letto gli sms con cui Paola Taverna prima e Massimo Castaldo poi, eurodeputato laureato in legge, aggiornano il responsabile nazionale degli Enti locali del Movimento, Di Maio, sulla situazione romana, sul fascicolo che la procura ha aperto su Paola Muraro, fascicolo della cui esistenza sindaca e assessore erano a conoscenza dalla metà di luglio. E Luigi Di Maio, quindi, dal 4 agosto. E lo aggiornano con dettagli, pare, spiegati con una certa precisione da Castaldo.
La difesa punta invece a sostenere che il candidato premier in pectore del Movimento sapesse, sì, ma che avesse capito che si trattava di un fascicolo aperto dopo l’audizione in procura dell’ex Ad di Ama Daniele Fortini, nel pieno della guerra tra questo e Muraro. È difficile, però, perché l’indagine, come noto, è stata avviata ad aprile, prima ancora che si votasse per le elezioni. Ma niente, l’idea è di fare un po’ come Muraro, che quando in commissione ecomafie è venuta fuori la notizia dell’inchiesta e quando la procura stessa ha specificato di averlo comunicato alla diretta interessata, ha spiegato che ai giornalisti lei ha continuato a dire di non saperne nulla perché questi le chiedevano - dice - di un avviso di garanzia e non di una generica inchiesta.
Virginia è rimasta asserragliata in Campidoglio fino a notte fonda, e così i giorni di passione del Movimento diventano due, nell’attesa - peraltro - che l’Anac di Raffaele Cantone esprima oggi il parere sulla delibera di nomina di Romeo, dopo essersi già espressa sul caso Raineri, una delle tante crisi che affronta Raggi in queste ore. Con Beppe Grillo che alla fine è costretto a scendere a Roma, cosa che sarebbe dovuta avvenire già lunedì, in realtà, se poi il garante e capo politico del Movimento non avesse cambiato idea. Solo due giorni fa si pensava di poter ancora far rientrare tutto tenendo un profilo basso, restando in vacanza, come Grillo, o evitando le interviste televisive come fatto da Di Maio. Non è così, evidentemente.07 settembre 2016
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
Un sindaco, un leader, la credibilità: così il Movimento 5 Stelle rischia tutto
Il terrore di passare per un partito come gli altri. Le responsabilità di Luigi Di Maio, che sapeva dell’inchiesta e ha taciuto, come Raggi e Muraro. Il M5S vive le sue ore più difficili e chiede alla sindaca di Roma di resettare giunta e segreteria. E in campo deve scendere anche Beppe Grillo
DI LUCA SAPPINO
L’obiettivo è dimostrare che il Movimento 5 stelle non è un partito come tutti gli altri. Dimostrare, insomma, che non è come invece sembra. Per questo, dopo più di dieci ore di conclave, con Beppe Grillo e Davide Casaleggio in collegamento telefonico, il direttorio del Movimento ha chiesto a Virginia Raggi di azzerare la sua segreteria politica, con la rimozione di Raffaele Marra e Salvatore Romeo, e di salutare l’assessore all’ambiente Paola Muraro e pure Raffaele De Dominicis, l’assessore al bilancio arrivato in sostituzione del dimissionario Minenna, che non farebbe così però neanche in tempo ad insediarsi.
Virginia Raggi per il momento però ha puntato i piedi, almeno su Muraro, costringendo tutti a un’altra giornata di passione, riunioni e trattative - esattamente come capita negli altri partiti, esattamente come capitava al Pd con Ignazio Marino. Uscire dal caso Muraro, d’altronde, non si può pensare sia così facile. Anche perché oltre a voler dimostrare quanto siano saldi i principi di trasparenza del Movimento, obiettivo del direttorio - in una tregua armata tra cordate e gelosie, con però esponenti come Pizzarotti e Lombardi che chiedono una nuova organizzazione - è quello di preservare la figura di Luigi Di Maio. Che ora balla pure lui.
Anche questo obiettivo è però difficile, soprattutto alla luce di quanto scrive Repubblica, che ha letto gli sms con cui Paola Taverna prima e Massimo Castaldo poi, eurodeputato laureato in legge, aggiornano il responsabile nazionale degli Enti locali del Movimento, Di Maio, sulla situazione romana, sul fascicolo che la procura ha aperto su Paola Muraro, fascicolo della cui esistenza sindaca e assessore erano a conoscenza dalla metà di luglio. E Luigi Di Maio, quindi, dal 4 agosto. E lo aggiornano con dettagli, pare, spiegati con una certa precisione da Castaldo.
La difesa punta invece a sostenere che il candidato premier in pectore del Movimento sapesse, sì, ma che avesse capito che si trattava di un fascicolo aperto dopo l’audizione in procura dell’ex Ad di Ama Daniele Fortini, nel pieno della guerra tra questo e Muraro. È difficile, però, perché l’indagine, come noto, è stata avviata ad aprile, prima ancora che si votasse per le elezioni. Ma niente, l’idea è di fare un po’ come Muraro, che quando in commissione ecomafie è venuta fuori la notizia dell’inchiesta e quando la procura stessa ha specificato di averlo comunicato alla diretta interessata, ha spiegato che ai giornalisti lei ha continuato a dire di non saperne nulla perché questi le chiedevano - dice - di un avviso di garanzia e non di una generica inchiesta.
Virginia è rimasta asserragliata in Campidoglio fino a notte fonda, e così i giorni di passione del Movimento diventano due, nell’attesa - peraltro - che l’Anac di Raffaele Cantone esprima oggi il parere sulla delibera di nomina di Romeo, dopo essersi già espressa sul caso Raineri, una delle tante crisi che affronta Raggi in queste ore. Con Beppe Grillo che alla fine è costretto a scendere a Roma, cosa che sarebbe dovuta avvenire già lunedì, in realtà, se poi il garante e capo politico del Movimento non avesse cambiato idea. Solo due giorni fa si pensava di poter ancora far rientrare tutto tenendo un profilo basso, restando in vacanza, come Grillo, o evitando le interviste televisive come fatto da Di Maio. Non è così, evidentemente.07 settembre 2016
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
A parte la tua ironia simpatica, Antonio che alternativa poteva avere il popolo romano se non quella di votare i pentastellati? Certo, ora il movimento paga sia l'inesperienza che il passaggio da movimento a partito politico e queste non sono cose da niente.aaaa42 ha scritto:ROMA CITTA CAPITALE E IL RUOLO DI UN GIOVANE SINDACO DI PROVINCIA
io non faccio parte del mov.5 stelle, ma essendo un seconturnista voto il mov. al secondo turno, posso dire la mia. l idea di una assemblea nazionale e condivisibile, la questione è la relazione di potere che hanno i meetup locali e nazionale. non servono a parlare servono a comandare e a controllare il potere politico. e allora lanciamo la parola TUTTO IL POTERE AI MEETUP. per quanto riguarda roma il sindaco di parma fa bene ad intervenire. il problema non sono le correnti, ma lo scontro tra tecnica e politica. senza una visione politica ,senza una visione di una nuova società , senza una ideologia on road, la tecnica diventa neutra. una giunta di bravi tecnici la puo fare il pd o forza italia. o fratelli d italia. a parma beppe contestava l inceneritore, a roma beppe non contesta nulla. vuol dire che va tutto bene. la più grande rivoluzione per torino e questa , la sindachessa e la più grande esperta a livello mondiale di calcolo del valore patrimoniale dei calciatori. quindi se trasformiamo i cittadini torinesi un milione in un milione di calciatori, e li iscriviamo nel bilancio comunale torino diventa la citta più ricca al mondo, per fare cosa ? ovvio per giocare a pallone. insomma parma insegna a beppe grillo che L ANALISI POLITICA è UN PROCESSO DIALETTICO anche nelle contraddizioni . il sindaco di parma invece di parlare di correnti che poi non farebbero male, se pensanti deve costringere il ragioniere beppe grillo a fare il presidente delle società partecipate del comune di roma e porre la questione della COGESTIONE di queste aziende da parte dei lavoratori, deve convincere dario fo a divenire il presidente di CINECITTA, dei beni culturali dei musei e delle biblioteche. e lanciare la candidatura del prof. galloni a ministro dello sviluppo dello stato roma capitale, il futuro del sindaco di parma e passare le notti a roma a fare il tipografo, stampare MONETA COMPLEMENTARE. caro sindaco il problema non sono le correnti, magari esistessero se fossero luoghi di dibattitto, il problema e la mancanza di storia , la mancanza di politica la mancanza di idee, quindi tocca a te partire dalla piccola e provinciale parma e lanciare la MARCIA SU ROMA.
Se non hanno esperienza , la faranno nel campo tanto chi pensava di averla ha combinato un bel casini.
Per quanto riguarda invece il passaggio da movimento a partito politico ritengo questo il problema più grosso per i pentastellati.
Era inevitabile che a questo punto saltassero fuori queste compatibilità e che alcuni "furbacchioni" cercassero di monopolizzare il partito spostandolo chi a dx e chi a sinistra.
Tutto inevitabile in un movimento in cui potevano "alloggiare" tutti coloro che avevano qualche motivo di protesta secondo il loro modo di intenderela loro politica.
Cosa sara' adesso dell'ex movimento ? Questa e' la vera domanda sulla quale dovremmo riflettere moooolto.
Non e' una simpatica situazione non solo per i 5s ma per tutta la politica italiana.
Anche nella migliore di ipotesi che trovassero una soluzione, questa sarebbe una toppa momentanea xhe non potrebbe reggere per molto.
continua....
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
pancho ha scritto:A parte la tua ironia simpatica, Antonio che alternativa poteva avere il popolo romano se non quella di votare i pentastellati? Certo, ora il movimento paga sia l'inesperienza che il passaggio da movimento a partito politico e queste non sono cose da niente.aaaa42 ha scritto:ROMA CITTA CAPITALE E IL RUOLO DI UN GIOVANE SINDACO DI PROVINCIA
io non faccio parte del mov.5 stelle, ma essendo un seconturnista voto il mov. al secondo turno, posso dire la mia. l idea di una assemblea nazionale e condivisibile, la questione è la relazione di potere che hanno i meetup locali e nazionale. non servono a parlare servono a comandare e a controllare il potere politico. e allora lanciamo la parola TUTTO IL POTERE AI MEETUP. per quanto riguarda roma il sindaco di parma fa bene ad intervenire. il problema non sono le correnti, ma lo scontro tra tecnica e politica. senza una visione politica ,senza una visione di una nuova società , senza una ideologia on road, la tecnica diventa neutra. una giunta di bravi tecnici la puo fare il pd o forza italia. o fratelli d italia. a parma beppe contestava l inceneritore, a roma beppe non contesta nulla. vuol dire che va tutto bene. la più grande rivoluzione per torino e questa , la sindachessa e la più grande esperta a livello mondiale di calcolo del valore patrimoniale dei calciatori. quindi se trasformiamo i cittadini torinesi un milione in un milione di calciatori, e li iscriviamo nel bilancio comunale torino diventa la citta più ricca al mondo, per fare cosa ? ovvio per giocare a pallone. insomma parma insegna a beppe grillo che L ANALISI POLITICA è UN PROCESSO DIALETTICO anche nelle contraddizioni . il sindaco di parma invece di parlare di correnti che poi non farebbero male, se pensanti deve costringere il ragioniere beppe grillo a fare il presidente delle società partecipate del comune di roma e porre la questione della COGESTIONE di queste aziende da parte dei lavoratori, deve convincere dario fo a divenire il presidente di CINECITTA, dei beni culturali dei musei e delle biblioteche. e lanciare la candidatura del prof. galloni a ministro dello sviluppo dello stato roma capitale, il futuro del sindaco di parma e passare le notti a roma a fare il tipografo, stampare MONETA COMPLEMENTARE. caro sindaco il problema non sono le correnti, magari esistessero se fossero luoghi di dibattitto, il problema e la mancanza di storia , la mancanza di politica la mancanza di idee, quindi tocca a te partire dalla piccola e provinciale parma e lanciare la MARCIA SU ROMA.
Se non hanno esperienza , la faranno nel campo tanto chi pensava di averla ha combinato un bel casini.
Per quanto riguarda invece il passaggio da movimento a partito politico ritengo questo il problema più grosso per i pentastellati.
Era inevitabile che a questo punto saltassero fuori queste compatibilità e che alcuni "furbacchioni" cercassero di monopolizzare il partito spostandolo chi a dx e chi a sinistra.
Tutto inevitabile in un movimento in cui potevano "alloggiare" tutti coloro che avevano qualche motivo di protesta secondo il loro modo di intenderela loro politica.
Cosa sara' adesso dell'ex movimento ? Questa e' la vera domanda sulla quale dovremmo riflettere moooolto.
Non e' una simpatica situazione non solo per i 5s ma per tutta la politica italiana.
Anche nella migliore di ipotesi che trovassero una soluzione, questa sarebbe una toppa momentanea xhe non potrebbe reggere per molto.
continua....
un salutone
M5s, Pizzarotti pensa alla leadership
Credo che sia giunto il momento di fare un salto di qualità, non ci si può inventare
buoni amministratori da un giorno all'altro, dal niente alla più difficile e complicata città da amministrare quale è appunto Roma.
Credo sia molto più semplice fare il parlamentare, quindi il M5S ha perso una buona opportunità trascurando chi , come Pizzarotti, ha fatto esperienza nei comuni anche piccoli.
Se Pizzarotti non rientra nel movimento a pieno titolo e non si definiscono chiaramente alcune regole e alcuni obiettivi da raggiungere nelle città che il M5S amministra, potrebbe trovare facilmente una sponda a sinistra.
Civati e Pizzarotti personalmente non si conosono, ma entrambi non hanno mai fatto mistero di apprezzarsi reciprocamente. Una vicinanza politica che Grillo e Casaleggio hanno sempre visto come fumo negli occhi. E che secondo gli ortodossi più convinti ora potrebbe venire finalmente allo scoperto.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
Se qualcuno si ricorda della Moratti! lei licenzio tutti e mise i suoi.Questo doveva fare la Raggi.Azzerare il tutto e mettere persone di suoi fiducia in qualsiasi settore.Ormai comincio ad essere maligno non vorrei che il problema delle immondizie nella capitate fosse organizzato da partiti avversari.Quindi vigilare anche di notte chi va a scaricare finestre eccc....e multe.Qui nella mia zona se ti trovano a scaricare cose fuori dal tuo quartiere filano le multe salate.Lo si sapeva che il M5S non aveva vita facile con i partiti tradizionali abituati a compromessi eccccc..
Ciao
Paolo11
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Paolo11
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