Pianeta donna....
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Re: Pianeta donna....
Intervista a Catherine Deneuve
«Il mio motore è il desiderio»
Di Paolo Calcagno 19 novembre 2013
«Tempus fugit», «giovinezza» pure, ma quando il fascino supera il logorio della bellezza allora nasce il mito, incancellabile. E incancellabile rimarrà l’impronta che ha marcato sullo schermo la Deneuve. Per quanto «algida», «diafana», e via di seguito con il repertorio delle definizioni di comodo riferite alle apparenze, Catherine «c’est sì bon» nei suoi 100 film, come ha ricordato il montaggio di Romeo Conte, sabato sera, all’inaugurazione del San Marino Film Festival, dove la star francese è salita sul palco per ritirare il Titano d’oro alla Carriera, salutata da una standing ovation lunga quanto un’interminabile dichiarazione d’amore.
Una cascata di ammirazione e di affetto, come con la Loren l’anno scorso, alla prima edizione del Festival: bella e simpatica, allora è possibile? «È difficilissimo: prima o poi, la bellezza ha sempre uno scotto da pagare».
Ed eccola Catherine con i suoi 100 volti delle sue memorabili interpretazioni: smarrita e inarrivabile nel capolavoro di Buñuel, Belle de jour (poi, bissato con Tristana ); determinata e irriducibile accanto a Depardieu («È l’uomo che avrei voluto essere», aveva detto di lei il grande Gerard che l’ha riavuta affianco nel recente Obelix ) ne L’ultimo metrò di Truffaut, «uomo che amava le donne» e che amò anche lei con acuta tenerezza («Deneuve? La sua paura non è di essere guardata, ma di essere scoperta nella sua vera identità»); ironica e collerica «donna bianca» con il nostro Mastroianni che, poi, divenne «il suo» Marcello, papà della figlia Chiara; già «ex fatale» nel film di Monicelli e in quello di Lars von Trier per il quale si era umilmente autocandidata dopo essere rimasta folgorata da Le onde del destino; vampiro elegante e saffico per Tony Scott in Miriam si sveglia a mezzanotte, del quale è memorabile la sequenza erotica con Susan Sarandon (ma pare che a girarla fosse la sua controfigura); di nuovo audacemente in preda a slanci lesbici, avvinghiata a Fanny Ardant in 8 donne e un mistero, di Ozon, premiata con l’Orso d’argento a Berlino (assieme alle altre protagoniste) che va ad aggiungersi alla Palma d’oro di Cannes, alla Coppa Volpi di Venezia e alla nomination ingiustamente privata dell’Oscar per Indocina.
La «parade» del direttore artistico del San Marino Film Festival ci mostra persino una Deneuve ai più sconosciuta, giovanissima partner di Nino Castelnuovo in un musical in cui rivela eccellenti doti di cantante.
Una carriera immensa: qual è il film che ha amato di più?
«Non è una scelta che mi va di fare. Posso dire che il più caro, per me, forse, rimane Les Parapluies de Cherbourg , di Jacques Demy, con il quale ebbi una relazione personale davvero importante».
Ha lavorato spesso in Italia: c’è qualche differenza tra il nostro cinema e quello francese?
«In Italia, si discute molto del film che si sta girando e le scene si ripetono tante volte. E, poi, c’è un umore generale che è unico e che mi ha fatto, davvero, bene. Quello che non capisco è questo vostro bisogno di doppiare le voci, non solo quelle degli attori stranieri. Per fortuna, c’è stato qualche ripensamento. Altrimenti, non avremmo conosciuto la voce rauca e così ricca di sensualità di Claudia Cardinale».
Si ritrova nel cinema di oggi che guarda sempre di più alla Tv e che subisce le trasformazioni della tecnologia?
«Sono del parere che non bisogna avere nostalgia del passato. È vero che il cinema si avvicina alla televisione, eccetera, ma l’evoluzione tecnologica e la tv hanno bisogno di un buon cinema e, certo, non faranno sparire i bravi sceneggiatori e i registi di talento. Finché ci saranno loro, assieme ad attori veramente capaci, il cinema durerà ancora a lungo».
Il mese scorso ha compiuto 70 anni: come reagisce al passare del tempo?
«Il mio motore è il desiderio. Mi sento audace come quando avevo 20 annni. Ho sempre cercato di andare fino in fondo a tutte le cose, non per provocazione ma per curiosità».
Nelle sale parigine sta spopolando con il film «Elle s’en va», di Emmanuelle Bercot e già si prepara a girare due nuovi film, con Techinè e Benoit Jacquot. Intanto, l’European Film Academy le ha reso omaggio con il Premio alla Carriera 2013. Come vive l’elezione a leggenda e a sogno dello schermo?
«Essere attore non è un mestiere duro: è un modo di vivere, ma non è così faticoso come il lavoro di tutti i giorni della gente comune. Noi siamo molto fortunati, siamo dei privilegiati. Io una leggenda? I miei film mi sembrano così lontani che non riesco a vivere come un sogno l’immagine di me stessa: tutta questa ammirazione non fa parte della mia vita di tutti i giorni».
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Re: Pianeta donna....
Pubblicità
Violenza sulle donne, la campagna shock
N° 14 foto
http://espresso.repubblica.it/foto/2013 ... 1.145988#8
Arriverà a gennaio alle fermate degli autobus di tutta Italia, ma si è già fatta notare. È l'ultima campagna di Pubblicità Progresso contro la violenza sulle donne, intitolata "Punto su di te". Sui manifesti si trova il ritratto di una ragazza e un messaggio da continuare: "dopo gli studi mi piacerebbe...", "vorrei che mio marito...". Sono bastate 48 ore perché i fumetti venissero riempiti dagli insulti più volgari, come mostra un video della stessa Fondazione. «Era il nostro obiettivo», spiega Alberto Contri, presidente di Pubblicità Progresso: «Far capire che la discriminazione è ancora diffusa e radicata nella fascia media della popolazione, che è poi quella che deve cambiare testa rispetto al problema». Un'esca per suscitare gli istinti peggiori. «La campagna vuole dirci: "Guarda, lo schifo in cui le donne devono vivere"», ribatte sul suo blog la semiologa Giovanna Cosenza: «Ma in realtà ripropone – per l’ennesima volta, a sua volta – un ennesimo rituale di degradazione delle donne».
Nei manifesti che arriveranno sui muri a gennaio gli insulti saranno coperti dal logo della campagna e da un invito ad andare sul sito web per trovare strumenti per segnalare le offese (compresi i contenuti violenti che si trovano in Rete), insieme ai contatti di tutte le associazioni che lavorano sul tema.
«Non possiamo illuderci di cambiare gli stereotipi con uno spot», commenta Contri: «Per questo invitiamo ad andare oltre». Lo faranno i ragazzi, se la tendenza è invece quella di coprire le donne di commenti volgari? «Sono convinto di sì», risponde Contri: «Anche perché la campagna si farà sentire su più canali. Con concorsi, iniziative nelle scuole e una canzone creata apposta da alcuni autori italiani, che arriverà a un concerto il cui ricavato andrà in borse di studio per ragazze».
L'Espresso pubblica ora in anteprima alcuni scatti che saranno censurati nella campagna ufficiale perché troppo volgari, ma che rendono bene l'idea di quello che il progetto vuole raccontare. Ovvero quanto sia semplice e spontaneo, per troppi, prendere un pennarello e insultare le donne.
di Francesca Sironi
Violenza sulle donne, la campagna shock
N° 14 foto
http://espresso.repubblica.it/foto/2013 ... 1.145988#8
Arriverà a gennaio alle fermate degli autobus di tutta Italia, ma si è già fatta notare. È l'ultima campagna di Pubblicità Progresso contro la violenza sulle donne, intitolata "Punto su di te". Sui manifesti si trova il ritratto di una ragazza e un messaggio da continuare: "dopo gli studi mi piacerebbe...", "vorrei che mio marito...". Sono bastate 48 ore perché i fumetti venissero riempiti dagli insulti più volgari, come mostra un video della stessa Fondazione. «Era il nostro obiettivo», spiega Alberto Contri, presidente di Pubblicità Progresso: «Far capire che la discriminazione è ancora diffusa e radicata nella fascia media della popolazione, che è poi quella che deve cambiare testa rispetto al problema». Un'esca per suscitare gli istinti peggiori. «La campagna vuole dirci: "Guarda, lo schifo in cui le donne devono vivere"», ribatte sul suo blog la semiologa Giovanna Cosenza: «Ma in realtà ripropone – per l’ennesima volta, a sua volta – un ennesimo rituale di degradazione delle donne».
Nei manifesti che arriveranno sui muri a gennaio gli insulti saranno coperti dal logo della campagna e da un invito ad andare sul sito web per trovare strumenti per segnalare le offese (compresi i contenuti violenti che si trovano in Rete), insieme ai contatti di tutte le associazioni che lavorano sul tema.
«Non possiamo illuderci di cambiare gli stereotipi con uno spot», commenta Contri: «Per questo invitiamo ad andare oltre». Lo faranno i ragazzi, se la tendenza è invece quella di coprire le donne di commenti volgari? «Sono convinto di sì», risponde Contri: «Anche perché la campagna si farà sentire su più canali. Con concorsi, iniziative nelle scuole e una canzone creata apposta da alcuni autori italiani, che arriverà a un concerto il cui ricavato andrà in borse di studio per ragazze».
L'Espresso pubblica ora in anteprima alcuni scatti che saranno censurati nella campagna ufficiale perché troppo volgari, ma che rendono bene l'idea di quello che il progetto vuole raccontare. Ovvero quanto sia semplice e spontaneo, per troppi, prendere un pennarello e insultare le donne.
di Francesca Sironi
Re: Pianeta donna....
..fantastico ....adesso gli forniamo un ulteriore modalità di sfogarsi e liberare gli istinti più beceri, o facilitiamo il coming out degli introversi.
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Re: Pianeta donna....
(ANSA) - NAPOLI, 21 DIC - E' stata più forte del coma in cui versa la madre, Carolina Sepe, dal 25 agosto dopo essere stata colpita alla testa da un proiettile: Maria Liliana è venuta alla luce nell'ospedale Cardarelli di Napoli dove la mamma è ricoverata in stato vegetativo.
A Lauro (Avellino), la guardia giurata Domenico Aschettino, durante una lite per futili motivi, sparò uccidendo il padre di Carolina, Vincenzo, e ferendo, oltre la donna, il fratello, la nonna (che morì il 28 ottobre) e la madre. (ANSA).
A Lauro (Avellino), la guardia giurata Domenico Aschettino, durante una lite per futili motivi, sparò uccidendo il padre di Carolina, Vincenzo, e ferendo, oltre la donna, il fratello, la nonna (che morì il 28 ottobre) e la madre. (ANSA).
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Re: Pianeta donna....
Le conseguenze della fame sul volto di una donna
La campagna di Manos Unidas contro povertà e sfruttamento - rcd
In questo video, le conseguenze della fame, della miseria, dell'ingiustizia sul volto di una bella donna. Si chiama 'Effetti della povertà' (#efectosdelapobreza) la campagna di Manos Unidas che mostra quanto la fame, lo sfruttamento, le malattie e le ingiustizie incidano sul volto che ne è vittima. In 40 secondi, lo spot mostra cosa vuol dire invecchiare precocemente per mancanza di cibo, di acqua, di assistenza sanitaria. Protagonista, l'attrice spagnola Inma Cuesta. Lo slogan dell'iniziativa è «La vita passa per tutti, ma non per tutti passa nello stesso modo». (Rcd - Corriere Tv)
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http://video.corriere.it/video-consegue ... 1c0c3b83cf
La campagna di Manos Unidas contro povertà e sfruttamento - rcd
In questo video, le conseguenze della fame, della miseria, dell'ingiustizia sul volto di una bella donna. Si chiama 'Effetti della povertà' (#efectosdelapobreza) la campagna di Manos Unidas che mostra quanto la fame, lo sfruttamento, le malattie e le ingiustizie incidano sul volto che ne è vittima. In 40 secondi, lo spot mostra cosa vuol dire invecchiare precocemente per mancanza di cibo, di acqua, di assistenza sanitaria. Protagonista, l'attrice spagnola Inma Cuesta. Lo slogan dell'iniziativa è «La vita passa per tutti, ma non per tutti passa nello stesso modo». (Rcd - Corriere Tv)
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http://video.corriere.it/video-consegue ... 1c0c3b83cf
Re: Pianeta donna....
Kyenge e figlie servono pranzo a mensa
Al Centro Astalli dei gesuiti a Roma
25 dicembre, 17:29
(ANSA) - ROMA, 25 DIC - Il ministro per l'Integrazione Cécile Kyenge ha passato il Natale servendo il pranzo, insieme alle due figlie, in una mensa per profughi, al Centro Astalli di Roma gestito dai gesuiti. Dopo aver indossato un grembiule, dei guanti e un cappellino bianco, il ministro ha servito la pasta agli ospiti in attesa, mentre le figlie Giulia e Maisha hanno tagliato panettoni e pandori e distribuito le arance. Al pranzo era presente anche il marito del ministro, Domenico Grispino.
Al Centro Astalli dei gesuiti a Roma
25 dicembre, 17:29
(ANSA) - ROMA, 25 DIC - Il ministro per l'Integrazione Cécile Kyenge ha passato il Natale servendo il pranzo, insieme alle due figlie, in una mensa per profughi, al Centro Astalli di Roma gestito dai gesuiti. Dopo aver indossato un grembiule, dei guanti e un cappellino bianco, il ministro ha servito la pasta agli ospiti in attesa, mentre le figlie Giulia e Maisha hanno tagliato panettoni e pandori e distribuito le arance. Al pranzo era presente anche il marito del ministro, Domenico Grispino.
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Re: Pianeta donna....
Anche con la legge sul femminicidio la strage continua.
Ci vuole qualcosa di più.
ERA SCOMPARSA DA GIOIA DEL COLLE IL GIORNO DI SANTO STEFANO
Strangolata dal compagno per gelosia
e lui confessa:«Colpa di Facebook»
È stato lui a far ritrovare il cadavere. Non sopportava
che lei si fosse iscritta da qualche tempo al social network
http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... 6833.shtml
Ci vuole qualcosa di più.
ERA SCOMPARSA DA GIOIA DEL COLLE IL GIORNO DI SANTO STEFANO
Strangolata dal compagno per gelosia
e lui confessa:«Colpa di Facebook»
È stato lui a far ritrovare il cadavere. Non sopportava
che lei si fosse iscritta da qualche tempo al social network
http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... 6833.shtml
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Re: Pianeta donna....
Il caso di Caterina la ragazza con il sorriso killer.
Un’arma potente delle donne è il sorriso, forse molte di loro non lo sanno. Il sorriso può stendere.
Caterina, la ragazza affetta da una combinazione di alcune patologie rare, all’attenzione dei media in questi giorni, possiede questo sorriso. Oltre esprimere dal viso una fortissima voglia di vivere.
*
ALL’INTERNO DELL’OSPEDALE DELL’UNIVERSITÀ DI PADOVA, BLINDATO
Il medico di Caterina: «Nel suo caso
i test sugli animali sono stati vitali»
Andrea Vianello, direttore di fisiopatologia respiratoria: «Appunto perché si tratta di malattie rare, ci vuole la sperimentazione»
PADOVA - «Ricerca, sperimentazione? Vitali, indispensabili, in questi casi». Taglia corto Andrea Vianello, direttore di fisiopatologia respiratoria, all’ospedale dell’università di Padova. Il suo reparto, di eccellenza a livello nazionale, è al “monoblocco” (policlinico), al decimo piano; tra le sue pazienti, la degente più nota d’Italia, almeno in questo momento: si tratta di Caterina Simonsen, la 25enne studentessa di Veterinaria a Bologna che, anche pensando alla propria storia, si è detta, sul web, a favore «dei test sugli animali, necessari alla vera ricerca». Apriti cielo: offese a go-go dagli animalisti. E non solo: anche minacce, e anche “retroattive”: «Potevi morire a 9 anni».
Il reparto è “blindato”. Sì, ci sono le decorazioni di Natale, e l’albero con le sue lucette intermittenti. Ma nei corridoi non si entra. Il personale è “appostato”: «Lei chi è?». L’unica zona accessibile è la sala d’attesa, con il monitor per guardare la Tv. D’altra parte, siamo in pneumologia: anche i medici girano con la mascherina. E poi, anche i pazienti, famosi o sconosciuti, hanno diritto alla propria privacy. E, durante il giro dei dottori tra i degenti, una catena di metallo chiude materialmente l’accesso ai corridoi. Non si passa. Il medico di turno (d’altra parte è domenica) dice che non può dire niente. Per fortuna, dopo un po’, compare Vianello, che la mette così: «La situazione clinica di Caterina non è semplice; non si tratta solo di una affezione polmonare, ma dall’incidenza di tre o quattro altre patologie che ne complicano il decorso». Insomma, non una polmonite qualsiasi; ma la buona notizia è che «seppure in un contesto complesso, Caterina sta un po’ meglio».
Il fatto è che la ragazza soffre per la combinazione di alcune patologie “rare”. Secondo l’Ue, sono quelle che, nella popolazione generale, hanno una prevalenza inferiore alla soglia dello 0,05%. «Un tempo - continua Vianello - venivano dette “orfane”». Orfane? «Poco appetibili alla ricerca sperimentale e clinica. Così rimanevano poco conosciute; e si curavano, quando si poteva, con più difficoltà. Ora, si assiste a una generale inversione di tendenza. Si pensi alla Sla (sclerosi laterale amiotrofica): è una malattia rara, ma anche un nome noto al grande pubblico. Grazie alla ricerca, ai media e a altri fattori». Insomma, Vianello la mette così: «Appunto perché si tratta di malattie rare, ci vuole la sperimentazione. E qui il ruolo dell’università è di assoluto rilievo».
Il direttore non entra nella polemica “animalista”, e cioè nella controversia sull’utilizzo degli animali nei test di laboratorio. «Dico solo che esistono dei protocolli riconosciuti (e una legge, la 96 del 2013, che regola il fenomeno; ndr) che prevedono fasi diverse nella sperimentazione; in alcune l’utilizzo di animali è la norma. Si pensi alla distrofia di Duchenne (patologia muscolare dell’infanzia, ndr). Come si può fare, altrimenti?». Insomma, attualmente non sembrano esserci alternative. Ma come l’ha presa, Caterina, l’ondata di indignazione animalista nei suoi confronti? Ringrazia su Facebook chi la sta difendendo. «Mai offendere, mai augurare brutte cose, riflettere prima di scrivere, verificare l’attendibilità delle fonti». Quanto a Vianello, la vede così: «Penso che tutto questo stress psicofisico non le faccia bene».
29 dicembre 2013
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Marco De’ Francesco
http://www.corriere.it/salute/13_dicemb ... 7691.shtml
Un’arma potente delle donne è il sorriso, forse molte di loro non lo sanno. Il sorriso può stendere.
Caterina, la ragazza affetta da una combinazione di alcune patologie rare, all’attenzione dei media in questi giorni, possiede questo sorriso. Oltre esprimere dal viso una fortissima voglia di vivere.
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ALL’INTERNO DELL’OSPEDALE DELL’UNIVERSITÀ DI PADOVA, BLINDATO
Il medico di Caterina: «Nel suo caso
i test sugli animali sono stati vitali»
Andrea Vianello, direttore di fisiopatologia respiratoria: «Appunto perché si tratta di malattie rare, ci vuole la sperimentazione»
PADOVA - «Ricerca, sperimentazione? Vitali, indispensabili, in questi casi». Taglia corto Andrea Vianello, direttore di fisiopatologia respiratoria, all’ospedale dell’università di Padova. Il suo reparto, di eccellenza a livello nazionale, è al “monoblocco” (policlinico), al decimo piano; tra le sue pazienti, la degente più nota d’Italia, almeno in questo momento: si tratta di Caterina Simonsen, la 25enne studentessa di Veterinaria a Bologna che, anche pensando alla propria storia, si è detta, sul web, a favore «dei test sugli animali, necessari alla vera ricerca». Apriti cielo: offese a go-go dagli animalisti. E non solo: anche minacce, e anche “retroattive”: «Potevi morire a 9 anni».
Il reparto è “blindato”. Sì, ci sono le decorazioni di Natale, e l’albero con le sue lucette intermittenti. Ma nei corridoi non si entra. Il personale è “appostato”: «Lei chi è?». L’unica zona accessibile è la sala d’attesa, con il monitor per guardare la Tv. D’altra parte, siamo in pneumologia: anche i medici girano con la mascherina. E poi, anche i pazienti, famosi o sconosciuti, hanno diritto alla propria privacy. E, durante il giro dei dottori tra i degenti, una catena di metallo chiude materialmente l’accesso ai corridoi. Non si passa. Il medico di turno (d’altra parte è domenica) dice che non può dire niente. Per fortuna, dopo un po’, compare Vianello, che la mette così: «La situazione clinica di Caterina non è semplice; non si tratta solo di una affezione polmonare, ma dall’incidenza di tre o quattro altre patologie che ne complicano il decorso». Insomma, non una polmonite qualsiasi; ma la buona notizia è che «seppure in un contesto complesso, Caterina sta un po’ meglio».
Il fatto è che la ragazza soffre per la combinazione di alcune patologie “rare”. Secondo l’Ue, sono quelle che, nella popolazione generale, hanno una prevalenza inferiore alla soglia dello 0,05%. «Un tempo - continua Vianello - venivano dette “orfane”». Orfane? «Poco appetibili alla ricerca sperimentale e clinica. Così rimanevano poco conosciute; e si curavano, quando si poteva, con più difficoltà. Ora, si assiste a una generale inversione di tendenza. Si pensi alla Sla (sclerosi laterale amiotrofica): è una malattia rara, ma anche un nome noto al grande pubblico. Grazie alla ricerca, ai media e a altri fattori». Insomma, Vianello la mette così: «Appunto perché si tratta di malattie rare, ci vuole la sperimentazione. E qui il ruolo dell’università è di assoluto rilievo».
Il direttore non entra nella polemica “animalista”, e cioè nella controversia sull’utilizzo degli animali nei test di laboratorio. «Dico solo che esistono dei protocolli riconosciuti (e una legge, la 96 del 2013, che regola il fenomeno; ndr) che prevedono fasi diverse nella sperimentazione; in alcune l’utilizzo di animali è la norma. Si pensi alla distrofia di Duchenne (patologia muscolare dell’infanzia, ndr). Come si può fare, altrimenti?». Insomma, attualmente non sembrano esserci alternative. Ma come l’ha presa, Caterina, l’ondata di indignazione animalista nei suoi confronti? Ringrazia su Facebook chi la sta difendendo. «Mai offendere, mai augurare brutte cose, riflettere prima di scrivere, verificare l’attendibilità delle fonti». Quanto a Vianello, la vede così: «Penso che tutto questo stress psicofisico non le faccia bene».
29 dicembre 2013
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Marco De’ Francesco
http://www.corriere.it/salute/13_dicemb ... 7691.shtml
Re: Pianeta donna....
Una volta tanto parliamo non solo di cronaca nera.
Aziende più affidabili se guidate da donne, per il 53% non ci sono rischi commerciali
Ricerca Cribis-Crif: con il board "rosa" rispettati fornitori e scadenze
di AGNESE ANANASSO
Le donne sono più affidabili degli uomini se si parla di affari. Da un'indagine condotta da Cribis D&B - società del Gruppo Crif - sull'intero universo delle imprese italiane, con dati aggiornati a ottobre, le imprese guidate dalle donne risultano commercialmente più sicure nel pagamento dei fornitori e nel rispetto delle varie scadenze. All'aumentare delle quote rosa tra i top manager diminuisce il rischio di insolvenza: se ai piani alti le donne sono più del 50% l'azienda è più ligia agli impegni presi con i fornitori, quando si scende sotto il 10% aumenta il grado di rischio.
Senza considerare le differenze di genere nei board aziendali, le imprese italiane che presentano una rischiosità commerciale di basso livello sono pari al 43%, medio al 46%, alto all'11%. E per rischiosità commerciale si intende la possibilità di non pagare i fornitori nei prossimi 12 mesi.
I dati cambiano però se nei board ci sono le donne: la bassa rischiosità scende al 40% se queste rappresentano meno del 10% dei componenti, si alza, sfiorando il 50% dove le quote rosa si attestano tra il 26 e il 50% e addirittura sale al 53% quando le donne sono la maggioranza (tra il 51 e il 75%). In quest'ultimo caso il 35% delle aziende si trova nel commercio al dettaglio, seguito dai servizi commerciali e alla persona (26%) e dall'agricoltura (il 14%). Tutti settori caratterizzati da aziende piccole o piccolissime.
"Una conferma dell'analisi deriva anche dalla natura giuridica che mostra come,
sempre considerando le aziende con presenza femminile maggiore del 50%, il 68% è rappresentato da ditte individuali - spiega Marco Preti, amministratore delegato di Cribis D&B - Non abbiamo elementi per dare una spiegazione strutturata sul perché le aziende con un board ad alto tasso femminile siano più affidabili, ma è innegabile che le realtà guidate da donne mostrano una maggiore attenzione a onorare gli impegni presi e una gestione più oculata dell'attività rispetto alle aziende guidate da uomini. Questi elementi hanno probabilmente consentito alle imprese "rosa" di gestire meglio le difficoltà generate dalla crisi economica". Infatti negli ultimi cinque anni, secondo i dati di Confartigianato, il numero delle lavoratrici indipendenti italiane (imprenditrici, lavoratrici autonome, libere professioniste) è diminuito del 6,7%, contro il 9,1% degli uomini. Mentre le donne a capo di imprese con dipendenti sono addirittura aumentate di quasi 29mila unità, pari all'8% .
Tornando al fattore affidabilità e analizzando l'anzianità delle aziende "si nota una distribuzione equilibrata tra imprese giovani (il 21% ha iniziato l'attività nel 2011 o dopo), imprese medie (il 42% tra il 2001 e il 2010) e aziende storiche - dice Preti - Unendo questo dato ai settori di appartenenza (commercio e servizi), dove il tasso di chiusura e apertura di nuove aziende è più elevato, c'è un'ulteriore conferma dell'affidabilità di quelle guidate da donne".
(08 gennaio 2014)
Aziende più affidabili se guidate da donne, per il 53% non ci sono rischi commerciali
Ricerca Cribis-Crif: con il board "rosa" rispettati fornitori e scadenze
di AGNESE ANANASSO
Le donne sono più affidabili degli uomini se si parla di affari. Da un'indagine condotta da Cribis D&B - società del Gruppo Crif - sull'intero universo delle imprese italiane, con dati aggiornati a ottobre, le imprese guidate dalle donne risultano commercialmente più sicure nel pagamento dei fornitori e nel rispetto delle varie scadenze. All'aumentare delle quote rosa tra i top manager diminuisce il rischio di insolvenza: se ai piani alti le donne sono più del 50% l'azienda è più ligia agli impegni presi con i fornitori, quando si scende sotto il 10% aumenta il grado di rischio.
Senza considerare le differenze di genere nei board aziendali, le imprese italiane che presentano una rischiosità commerciale di basso livello sono pari al 43%, medio al 46%, alto all'11%. E per rischiosità commerciale si intende la possibilità di non pagare i fornitori nei prossimi 12 mesi.
I dati cambiano però se nei board ci sono le donne: la bassa rischiosità scende al 40% se queste rappresentano meno del 10% dei componenti, si alza, sfiorando il 50% dove le quote rosa si attestano tra il 26 e il 50% e addirittura sale al 53% quando le donne sono la maggioranza (tra il 51 e il 75%). In quest'ultimo caso il 35% delle aziende si trova nel commercio al dettaglio, seguito dai servizi commerciali e alla persona (26%) e dall'agricoltura (il 14%). Tutti settori caratterizzati da aziende piccole o piccolissime.
"Una conferma dell'analisi deriva anche dalla natura giuridica che mostra come,
sempre considerando le aziende con presenza femminile maggiore del 50%, il 68% è rappresentato da ditte individuali - spiega Marco Preti, amministratore delegato di Cribis D&B - Non abbiamo elementi per dare una spiegazione strutturata sul perché le aziende con un board ad alto tasso femminile siano più affidabili, ma è innegabile che le realtà guidate da donne mostrano una maggiore attenzione a onorare gli impegni presi e una gestione più oculata dell'attività rispetto alle aziende guidate da uomini. Questi elementi hanno probabilmente consentito alle imprese "rosa" di gestire meglio le difficoltà generate dalla crisi economica". Infatti negli ultimi cinque anni, secondo i dati di Confartigianato, il numero delle lavoratrici indipendenti italiane (imprenditrici, lavoratrici autonome, libere professioniste) è diminuito del 6,7%, contro il 9,1% degli uomini. Mentre le donne a capo di imprese con dipendenti sono addirittura aumentate di quasi 29mila unità, pari all'8% .
Tornando al fattore affidabilità e analizzando l'anzianità delle aziende "si nota una distribuzione equilibrata tra imprese giovani (il 21% ha iniziato l'attività nel 2011 o dopo), imprese medie (il 42% tra il 2001 e il 2010) e aziende storiche - dice Preti - Unendo questo dato ai settori di appartenenza (commercio e servizi), dove il tasso di chiusura e apertura di nuove aziende è più elevato, c'è un'ulteriore conferma dell'affidabilità di quelle guidate da donne".
(08 gennaio 2014)
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