Re: Pianeta donna....
Inviato: 19/11/2013, 18:33
Intervista a Catherine Deneuve
«Il mio motore è il desiderio»
Di Paolo Calcagno 19 novembre 2013
«Tempus fugit», «giovinezza» pure, ma quando il fascino supera il logorio della bellezza allora nasce il mito, incancellabile. E incancellabile rimarrà l’impronta che ha marcato sullo schermo la Deneuve. Per quanto «algida», «diafana», e via di seguito con il repertorio delle definizioni di comodo riferite alle apparenze, Catherine «c’est sì bon» nei suoi 100 film, come ha ricordato il montaggio di Romeo Conte, sabato sera, all’inaugurazione del San Marino Film Festival, dove la star francese è salita sul palco per ritirare il Titano d’oro alla Carriera, salutata da una standing ovation lunga quanto un’interminabile dichiarazione d’amore.
Una cascata di ammirazione e di affetto, come con la Loren l’anno scorso, alla prima edizione del Festival: bella e simpatica, allora è possibile? «È difficilissimo: prima o poi, la bellezza ha sempre uno scotto da pagare».
Ed eccola Catherine con i suoi 100 volti delle sue memorabili interpretazioni: smarrita e inarrivabile nel capolavoro di Buñuel, Belle de jour (poi, bissato con Tristana ); determinata e irriducibile accanto a Depardieu («È l’uomo che avrei voluto essere», aveva detto di lei il grande Gerard che l’ha riavuta affianco nel recente Obelix ) ne L’ultimo metrò di Truffaut, «uomo che amava le donne» e che amò anche lei con acuta tenerezza («Deneuve? La sua paura non è di essere guardata, ma di essere scoperta nella sua vera identità»); ironica e collerica «donna bianca» con il nostro Mastroianni che, poi, divenne «il suo» Marcello, papà della figlia Chiara; già «ex fatale» nel film di Monicelli e in quello di Lars von Trier per il quale si era umilmente autocandidata dopo essere rimasta folgorata da Le onde del destino; vampiro elegante e saffico per Tony Scott in Miriam si sveglia a mezzanotte, del quale è memorabile la sequenza erotica con Susan Sarandon (ma pare che a girarla fosse la sua controfigura); di nuovo audacemente in preda a slanci lesbici, avvinghiata a Fanny Ardant in 8 donne e un mistero, di Ozon, premiata con l’Orso d’argento a Berlino (assieme alle altre protagoniste) che va ad aggiungersi alla Palma d’oro di Cannes, alla Coppa Volpi di Venezia e alla nomination ingiustamente privata dell’Oscar per Indocina.
La «parade» del direttore artistico del San Marino Film Festival ci mostra persino una Deneuve ai più sconosciuta, giovanissima partner di Nino Castelnuovo in un musical in cui rivela eccellenti doti di cantante.
Una carriera immensa: qual è il film che ha amato di più?
«Non è una scelta che mi va di fare. Posso dire che il più caro, per me, forse, rimane Les Parapluies de Cherbourg , di Jacques Demy, con il quale ebbi una relazione personale davvero importante».
Ha lavorato spesso in Italia: c’è qualche differenza tra il nostro cinema e quello francese?
«In Italia, si discute molto del film che si sta girando e le scene si ripetono tante volte. E, poi, c’è un umore generale che è unico e che mi ha fatto, davvero, bene. Quello che non capisco è questo vostro bisogno di doppiare le voci, non solo quelle degli attori stranieri. Per fortuna, c’è stato qualche ripensamento. Altrimenti, non avremmo conosciuto la voce rauca e così ricca di sensualità di Claudia Cardinale».
Si ritrova nel cinema di oggi che guarda sempre di più alla Tv e che subisce le trasformazioni della tecnologia?
«Sono del parere che non bisogna avere nostalgia del passato. È vero che il cinema si avvicina alla televisione, eccetera, ma l’evoluzione tecnologica e la tv hanno bisogno di un buon cinema e, certo, non faranno sparire i bravi sceneggiatori e i registi di talento. Finché ci saranno loro, assieme ad attori veramente capaci, il cinema durerà ancora a lungo».
Il mese scorso ha compiuto 70 anni: come reagisce al passare del tempo?
«Il mio motore è il desiderio. Mi sento audace come quando avevo 20 annni. Ho sempre cercato di andare fino in fondo a tutte le cose, non per provocazione ma per curiosità».
Nelle sale parigine sta spopolando con il film «Elle s’en va», di Emmanuelle Bercot e già si prepara a girare due nuovi film, con Techinè e Benoit Jacquot. Intanto, l’European Film Academy le ha reso omaggio con il Premio alla Carriera 2013. Come vive l’elezione a leggenda e a sogno dello schermo?
«Essere attore non è un mestiere duro: è un modo di vivere, ma non è così faticoso come il lavoro di tutti i giorni della gente comune. Noi siamo molto fortunati, siamo dei privilegiati. Io una leggenda? I miei film mi sembrano così lontani che non riesco a vivere come un sogno l’immagine di me stessa: tutta questa ammirazione non fa parte della mia vita di tutti i giorni».