Il manifesto per una nuova politica

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aaaa42
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Re: Il manifesto per una nuova politica

Messaggio da aaaa42 »

E tu pensi che nella società odierna raccoglieresti un sufficiente consenso mettendo alla base del tuo manifesto una impronta socialista o marxista ?
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in Francia e in Germania SI.
i socialisti marxisti in Italia ?
sono brave persone alcune vanno a messa, sono tranquille posate studiano pensano.
in Italia vincono i grillini, personalmente se si votasse oggi io voteri Grillini.
in questo momento i sondaggi ' riservati' danno ai grillini il 33 %, ma sono in forte aumento.
iospero
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Re: Il manifesto per una nuova politica

Messaggio da iospero »

aaaa42 ha scritto:E tu pensi che nella società odierna raccoglieresti un sufficiente consenso mettendo alla base del tuo manifesto una impronta socialista o marxista ?
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in Francia e in Germania SI.
i socialisti marxisti in Italia ?
sono brave persone alcune vanno a messa, sono tranquille posate studiano pensano.
in Italia vincono i grillini, personalmente se si votasse oggi io voteri Grillini.
in questo momento i sondaggi ' riservati' danno ai grillini il 33 %, ma sono in forte aumento.
E' da un po' di tempo che scrivo che se nessuno nel centrosinistra si renderà conto che tante delle cose sostenute dal movimento " 5 Stelle" e in particolare del controllo tramite una democrazia diretta di quanto devono fare gli eletti, probabilmente , nonostante le pecche di Grillo " dominus unico" ,
porterà via ai partiti del centrosinistra una bella percentuale di voti.
aaaa42
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Re: Il manifesto per una nuova politica

Messaggio da aaaa42 »

Benecomunisti, che passione (Il Manifesto)


Articolo di Rossana Rossanda del 5.04.2012

Ecco il primo soggetto politico che toglie senz’altro di mezzo il conflitto sociale: è quello proposto dal documento di Firenze e Napoli, pubblicato sul manifesto del 29 marzo e argomentato il giorno dopo da Marco Revelli. Come Revelli, altri amici e compagni vi hanno rapidamente aderito.

È un “soggetto senza progetto”.

La sua idea di società, alquanto mal ridotta dai traffici di Berlusconi e dalla contabilità di Monti, non va oltre la vasta quanto vaga esigenza di far esprimere in forme dirette la società civile, la quale è fatta di tutto fuorché dallo stato, dalle istituzioni e dagli attori della politica.

Da tutti e da ciascuno di noi – padroni e dipendenti, banche e depositari e speculatori, uomini e donne, ricchi e poveri, nord e sud – in quanto messi in grado di esprimersi con la scheda sui loro bisogni e le soluzioni per risolverli. Quindi una democrazia più diffusa, una rete di relazioni svincolata dal ceto politico, non più solo “rappresentativa” di qualcuno ma “partecipata” da cittadini che non rilasciano deleghe.

Questo modello non è quello della Costituzione del 1948, che punta sui partiti come corpi intermedi, mediatori fra cittadini e stato, luoghi di elaborazione degli interessi diversi di una società complessa. I partiti – è la premessa del documento – non godono più di alcuna fiducia degli italiani, chiusi come sono in se stessi e nelle loro diatribe, mancando di ogni trasparenza anche quando, raramente, non sono sospettabili di frodi. Essi costituiscono l’impermeabile e impenetrabile “Palazzo” di pasoliniana memoria, e l’ombra o penombra che vi domina sono il miglior brodo di coltura per germi di ogni tipo. Metterli sotto pressione e controllo dal basso è l’operazione di igiene che si impone, nonché cortocircuitarli quando si può chiamare a un referendum.

Per il “nuovo soggetto” questo – trasparenza e apertura ai cittadini – è il vero problema del paese. Occorre sfondare le mura di quelli che non sono più corpi “intermedi” ma corpi “separati”, e come tali non sono in grado né di capire né di comunicare con l’Italia, per cui si prevede un massiccio voltare loro le spalle con l’astensione. Il nuovo soggetto promette di essere l’opposto, tutto un’iniziativa di apertura delle barriere e di messa a confronto degli uni con gli altri, insomma un partito non partito ma sostitutivo dei partiti.

Per fare che cosa, oltre che questa operazione di schiarimento delle acque? Non è detto. Certo ci sono in Italia gigantesche inuguaglianze di condizioni materiali, di cultura e di status ma l’esprimersi di tutti sui “beni comuni”, le abolirà o ridurrà attraverso la presa di parola dei più deboli. Non scomodiamo dunque Marx, né il movimento operaio, né il vecchio concetto di lotta di classe, e tanto meno l’utopia pericolosa che ha portato ai defunti “socialismi reali”. Non che il capitalismo sia morto, anzi non ha mai così totalmente dominato il pianeta, ma si tratta – se ho ben capito – di proteggere la gente dalle sue crisi stabilendo un vasto terreno di beni fuori mercato. Agganciandosi ai Comuni in quanto – lo dice la parola stessa – essi sono l’istanza elettiva più vicina al territorio e quindi in grado di controllarlo ed esserne controllata.

Il “nuovo soggetto politico” non si perde sull’analisi dello stato e dei poteri forti, politici ed economici. Né nelle teorie sociali del movimento operaio o, all’opposto, del liberismo: le prime neppure le nomina, al secondo i beni comuni, terreno di convinzione generale, tagliano le unghie. In questo senso il documento di Firenze presenta una tranquilla riedizione della spontaneità, l’universalmente umano bastante a se stesso, che il ’68 aveva portato avanti polemicamente ma adesso, rifiutando assalti al cielo troppo pericolosi, sarebbe in condizione di attuarsi attraverso una saggia rete di relazioni e consultazione popolare permanente.

Di avversari il “nuovo soggetto” non ha che la privatizzazione di beni comuni, contro la quale si batte ma non meno che contro la statalizzazione o il loro “restar pubblico” nelle forme attuali, di “merce non ancora messa in vendita”. Che sia intrinseco al capitale il trasformare tutto in merce, umani compresi, non interessa il “nuovo soggetto”; esso sospetta anzi che questa tesi sia un residuo delle culture politiche del Novecento, inchiodate sul conflitto capitale-proletariato.

Così come non scava troppo in quello fra uomini e donne, concedendo la parità di valore tra la razionalità che sarebbe maschile, e l’emozione o la passione che sarebbero femminili. Alle passioni ed emozioni finora si affidava soltanto il populismo, ora entrerebbero fra i parametri del politico moderno. Anche l’ecologia troverebbe vantaggio in questa filosofia: chi può negare che il pianeta sul quale siamo appollaiati sia un bene comune? E i beni comuni possono essere molti.

Non è più forse il caso dei pascoli, ma non è bene comune che l’Italia produca automobili, meglio se elettriche? Basta persuaderne Marchionne e Landini. Che il voto dell’uno conti da solo nelle relazioni industriali quanto il voto di tutti i seguaci dell’altro (anzi in ogni caso di più, perché sua è la proprietà) è un dato di sistema sul quale non vale la pena di soffermarsi. Così come su alcuni diritti – al posto di lavoro o alla casa, e alla scuola, alla sanità, alla cultura, rimasti ottativi anche nella Carta del 1948. Chi non li desidera? Ma non evochiamo le idee fisse novecentesche. È vero che le vicende e le trasformazioni della proprietà, per non parlare del mercato, avvengono così lontano dal nostro sguardo da parere; al documento di Firenze, testualmente, «astratti».

È evidente che alle spalle del “nuovo soggetto” sta l’esito delle ultime elezioni parziali, e del referendum sull’acqua, avvenuti perlopiù fuori dal circuito dei partiti e considerati quindi come uno schiaffo loro assestato da parte della società civile. Che essi non abbiano scalfito il muro dei poteri forti, al nuovo soggetto politico non importa: non era nel suo obiettivo. Né che a Berlusconi sia seguita non già una spinta di sinistra, ma il liberismo oltranzista del governo Monti. Colpa della politica – si dice -, come se non fosse l’opinione pubblica ad avere votato ben tre volte il primo, senza protestare per l’indecente legge che ne canalizzava e blindava a suo favore il voto anche se non era di maggioranza. E quindi incapace di liberarsene.

Giusto, ma chi si vorrebbe liberare di Monti? La Fiom, le sinistre radicali già messe fuori dalle Camere, i nostalgici del marxismo o almeno di una forte regolazione del capitale, come la sottoscritta. Monti, un po’ feroce ma onestissimo, ci fa fare, con Merkel e Sarkozy, buona figura all’estero. Che vogliamo di più?
iospero
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Re: Il manifesto per una nuova politica

Messaggio da iospero »

Siamo realisti e

partecipiamo senza bandiere alle assemblee per un nuovo soggetto politico solo se con la democrazia diretta la maggioranza dei cittadini potrà avere la sovranità che le spetta come previsto dalla Carta Costituzionale.
pinorosso
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Re: Il manifesto per una nuova politica

Messaggio da pinorosso »

Buon giorno a tutti, sono molto contento che si sia aperta questa discussione, per parte mia al momento mi limito a sottolineare due aspetti il primo e che ritengo fondamentale la nascita di un nuovo soggetto che sparigli, partendo dal basso (comuni) una partitica impantanata senza progetto politico.
Il secondo aspetto, da molti trscurato che io ritengo fondamentale, è l'aspirazione ad un movimento che va oltre il nostro singolo stato e tenta di unire le nuove esigenze comuni ai cittadini degli altri stati europei, i quali anche se in modo più softh, vivono la stessa sfiducia nella proposta politica attuale, in particolare in Spagna vi è un grande fermento innovativo.
Io stò contribuendo a livello locale ad iniziare questa nuova avventura e noto molto interesse.
Trovo molto interessante l'idea di aprire questo forum alla discussione, contribuendo così con le nostre idee alla nascita del soggetto nuovo. Se i moderatori lo ritengono utile protrei segnalare il forum al Prof. Revelli .
A presto
Pino
"La libertà è il bene individuale per eccellenza, la giustizia è il bene sociale per eccellenza" Norberto Bobbio
pancho
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Re: Il manifesto per una nuova politica

Messaggio da pancho »

pinorosso ha scritto:Buon giorno a tutti, sono molto contento che si sia aperta questa discussione, per parte mia al momento mi limito a sottolineare due aspetti il primo e che ritengo fondamentale la nascita di un nuovo soggetto che sparigli, partendo dal basso (comuni) una partitica impantanata senza progetto politico.
Il secondo aspetto, da molti trscurato che io ritengo fondamentale, è l'aspirazione ad un movimento che va oltre il nostro singolo stato e tenta di unire le nuove esigenze comuni ai cittadini degli altri stati europei, i quali anche se in modo più softh, vivono la stessa sfiducia nella proposta politica attuale, in particolare in Spagna vi è un grande fermento innovativo.
Io stò contribuendo a livello locale ad iniziare questa nuova avventura e noto molto interesse.
Trovo molto interessante l'idea di aprire questo forum alla discussione, contribuendo così con le nostre idee alla nascita del soggetto nuovo. Se i moderatori lo ritengono utile protrei segnalare il forum al Prof. Revelli .
A presto
Pino
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Se i moderatori lo ritengono utile protrei segnalare il forum al Prof. Revelli
A mio avviso e' piu' che utile. Anzi, ci porterebbe a livelli di discussione alta e quindi allargare la ns. platea di discussione.

un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
mariok

Re: Il manifesto per una nuova politica

Messaggio da mariok »

pancho ha scritto:
pinorosso ha scritto:Buon giorno a tutti, sono molto contento che si sia aperta questa discussione, per parte mia al momento mi limito a sottolineare due aspetti il primo e che ritengo fondamentale la nascita di un nuovo soggetto che sparigli, partendo dal basso (comuni) una partitica impantanata senza progetto politico.
Il secondo aspetto, da molti trscurato che io ritengo fondamentale, è l'aspirazione ad un movimento che va oltre il nostro singolo stato e tenta di unire le nuove esigenze comuni ai cittadini degli altri stati europei, i quali anche se in modo più softh, vivono la stessa sfiducia nella proposta politica attuale, in particolare in Spagna vi è un grande fermento innovativo.
Io stò contribuendo a livello locale ad iniziare questa nuova avventura e noto molto interesse.
Trovo molto interessante l'idea di aprire questo forum alla discussione, contribuendo così con le nostre idee alla nascita del soggetto nuovo. Se i moderatori lo ritengono utile protrei segnalare il forum al Prof. Revelli .
A presto
Pino
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Se i moderatori lo ritengono utile protrei segnalare il forum al Prof. Revelli
A mio avviso e' piu' che utile. Anzi, ci porterebbe a livelli di discussione alta e quindi allargare la ns. platea di discussione.

un salutone da Juan
Sono d'accordo anch'io

Aggiungo che se ci sono altri soggetti interessati ad uno specifico tema, possiamo dedicare loro un apposito forum.

Un po' come abbiamo tentato di fare con la "galassia radicale" anche se purtroppo con scarso successo in termini di partecipazione :(
iospero
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Re: Il manifesto per una nuova politica

Messaggio da iospero »

Cita:
Se i moderatori lo ritengono utile protrei segnalare il forum al Prof. Revelli
A mio avviso e' piu' che utile. Anzi, ci porterebbe a livelli di discussione alta e quindi allargare la ns. platea di discussione.
Condivido in pieno , è sempre proficuo confrontarsi con chi dovrebbe saperne di più
pancho
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Re: Il manifesto per una nuova politica

Messaggio da pancho »

Politici da buttare, non solo in Italia

Guardate Calearo, uno squisito regalo alla politica e al popolo italiano da parte dell’insuperabile genio Walter Veltroni. Questo signore, già noto come industriale emergente del Nord-Est, non più contento di sfruttare solo i suoi operai, ha evidentemente deciso di passare al parassitismo in grande stile e dichiara platealmente che non andrà più alla Camera ma continuerà a percepire il relativo emolumento perché “deve pagare il mutuo”. La Porsche del soggetto, ci rivela, ha targa slovacca per non pagare le spese. Un bell’esempio di spirito civico, non c’è che dire. E per finire un tocco di omofobia: i gay che si baciano gli fanno schifo perché lui è un uomo normale e gli piacciono le donne.

Eppure, non c’è motivo per pensare che Calearo sia peggiore di tanti altri. Anzi, bisogna riconoscergli quantomeno il pregio della sincerità. Il difetto è nel sistema. Una legge elettorale che consente ai segretari di scegliere i candidati ha prodotto questo ed altri mostri. La nostra classe politica, la peggiore in assoluto della nostra storia, che si accinge ad eliminare in modo arrogante le ultime garanzie del lavoro in preda alla crisi. Alla faccia della Costituzione e in particolare del suo art. 1. Né questo difetto verrà superato dalla nuova legge elettorale in gestazione, che non prevede il ritorno alle preferenze, proprio per non intaccare in alcun modo il potere di designazione delle segreterie dei partiti.

Inutile peraltro prenderci in giro. Questi politici sono in certa misura lo specchio di una società corrotta, la nostra. C’è una peculiarità tutta italiana ad esempio in fatto di evasione fiscale. Le operazioni in grande stile a Cortina o altrove lasceranno con ogni probabilità il tempo che trovano. Ci vogliono misure radicali e una profonda ristrutturazione del modo di essere e di operare del fisco, per assicurare al pubblico le entrate sempre più necessarie. E bisogna ovviamente evitare che queste entrate siano devolute de plano ai creditori.Così pure quella del pareggio di bilancio è una follia imposta all’Europa (ma non a se stessa) dalla Germania, che vede nel monetarismo alla Merkel il migliore strumento per mantenere il suo dominio sul continente.

Ma il problema dell’iniquità fiscale non è ovviamente solo italiano e non consiste solo nell’evasione fiscale, ma nella tassazione del reddito, ad esempio per quanto riguarda la predisposizione delle aliquote. Parole chiare al riguardo le ha dette, con riferimento al sistema belga, il funzionario dell’Ufficio imposte Marco Van Hees, il quale ha rivelato che, tanto per fare un esempio, un’impresa come ArcelorMittal, che dichiara un utile di 1,3 miliardi di euro, paga un’imposta di 496 euro, pari a un’aliquota effettiva dello 0,000038%. Ma c’è da ritenere che anche altrove le cose non vadano meglio. Si guardino gli Stati Uniti e il noto caso del miliardario Warren Buffett, che paga meno tasse della sua segretaria…

Un sistema iniquo, segnato da fortissime sperequazioni. Che fare per cambiarlo? E’ solo nella politica che si trovano le soluzioni, ma in una politica del tutto opposta a quella attuale. Partendo dall’Italia, va definitivamente delegittimato e superato questo sistema politico basato sull’autoperpetuazione di una classe politica totalmente subalterna all’iniquità e anzi partecipe di essa per motivi di bassa lega personale. Qualità morale e intellettuale, zero, con pochissime eccezioni.

Ho sottoscritto l’appello per un soggetto politico nuovo redatto da Ugo Mattei, Marco Revelli e altre/i, che, come sintetizzato sul manifesto di domenica, pone l’esigenza di tre importanti rotture: con il modello di partito novecentesco accentrato, burocratico e scarsamente trasparente, con il modello neoliberista europeo e con la visione “ristretta”della politica,nonché quella del riconoscimento dell’importanza dei comportamenti e delle passioni. Tutto è politica e va promossa e garantita la partecipazione democratica contro le pulsioni autoritarie insite nell’attuale sistema.

Ma non basta un appello. Occorre che si parta da qui per un rinnovamento profondo della politica esistente a partire dalle fondamentali esigenze dell’unità e della democrazia. E di un programma politico che consenta di porre fine allo scempio attuale. Mandando a casa una classe politica vergognosamente inadeguata e parassitaria. Risanando anche la nostra società, a partire, laddove necessario, da una profonda autocritica…

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... ia/201464/
Risanando anche la nostra società, a partire, laddove necessario, da una profonda autocritica…
Autocritica che il mondo intellettuale si deve fare per aver lasciato che in tutti questi anni succedesse quello che ora stiamo cercando di eliminare. In altri tempi questo mondo(intellettuale) era il motore propulsivo di una societa' in continuo movimento progressista mentre ora ci troviamo nel piu' bel mezzo di una stasi politica che il popolo ora sente di non essergli piu' rappresentativa.

Bene ora sentire tutto questo ma non mi e' sufficiente.

Chi e' stato scottato puo' provare ora un certo piacere sentire tutto questo ma sicuramente lo vivra' con un certo distacco fino a quanto non si sentira' come prima persona essere al centro di questo processo.
Fin'ora non ho sentito alcuna autocritica e questo mi mette un po' all'erta.

un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
mariok

Re: Il manifesto per una nuova politica

Messaggio da mariok »

paolo ferrero ha scritto:Guardo con speranza alle esperienze del Front de Gauche o di Izquerda Unida e mi piacerebbe pensare che qualcosa di simile sia possibile farlo anche in Italia.
Un'altra bella federazione dal 6-7% (sempre gli stessi). Come "nuova politica" non male!



Facciamo fronte, alla francese (Paolo Ferrero su Il Manifesto)

Articolo di Paolo Ferrero del 11.04.2012

Il Manifesto per un nuovo soggetto politico pubblicato qualche giorno fa ha il merito di aver aperto il dibattito su un problema politico intorno al quale di arrovelliamo e ci dividiamo da anni. Ne sono indice le reazioni di De Magistris, Castellina, Rossanda e altri, di cui condivido gran parte delle critiche. Non ritengo però che i dissensi debba no oscurare la necessità di discutere del problema centrale posto dal Manifesto stesso.

Innanzitutto a me pare necessario costruire un nuovo spazio pubblico della democrazia, che si ponga l’obiettivo di diffondere il potere e non di concentrarlo.

Così come ritengo necessario costruire un nuovo soggetto politico – di sinistra – che metta l’accento sull’inclusione, sulla struttura confederale e non piramidale. Ovviamente ritengo necessarie anche tante altre cose: che nell’attuale furibonda lotta di classe scatenata dall’alto occorra schierarsi da una parte; che occorra dar vita ad una soggettività politica che si opponga al neoliberismo con l’obiettivo di uscire da sinistra dalla crisi; che occorre rovesciare il disegno costituente del governo Monti dando vita ad una opposizione costituente.

Ritengo cioè necessario costruire una sinistra di alternativa che determini un processo di aggregazione politica ma anche un processo di costruzione di una soggettività di massa, che superi l’atomizzazione e l’isolamento, la disperazione sociale. Non si tratta cioè solo di costruire un nuovo soggetto politico, si tratta di aggregare un sentire comune più largo, un “nuovo movimento operaio”. Esemplificando occorre fare in tutta Italia quello che è stato fatto in Val di Susa, dove l’opposizione alla TAV è stata il punto di partenza per la costruzione di una nuova soggettività sociale e politica che non esisteva prima. Un processo costituente per l’appunto, che uscendo dalla asfissiante dialettica tra berlusconiani ed antiberlusconiani, scompagini le carte interloquendo a 360 ̊ con quel 90% di popolazione italiana che viene colpita dalla crisi.

Condivido quindi l’esigenza di dar vita ad un processo di aggregazione antiliberista basato sulla partecipazione non burocratica e sul protagonismo dei soggetti.

Una soggettività politica di tal fatta, per essere efficace, deve avere dimensioni quantitativamente maggiori rispetto alle attuali forze politiche di sinistra ma anche caratteristiche qualitativamente diverse dai progetti finora in campo. Anche per questo non può avere le caratteristiche classiche del partito. Oggi i modi e le forme in cui gli uomini e le donne fanno politica è assai variegata e non è possibile ricomprendere questa articolazione attraverso la sola forma partito. Il problema è costruire una forma politica unitaria antiliberista che rispetti i percorsi e le autonomie – individuali e collettive – e le valorizzi costruendo una sinergia tra di esse. Per questo condivido l’idea di una soggettività politica confederata, articolata e – aggiungo io – unitaria. Per centinaia di migliaia di uomini e donne oggi è pensabile far politica solo all’interno di un soggetto che sia percepito come unitario. A me pare che i processi rivoluzionari latinoamericani – che segnano indubbiamente il punto più avanzato di lotta per l’uscita dal neoliberismo – parlino di questo: non l’idea del partito unico ma la costruzione di fronti, coalizioni, convergenze. Lo stesso linguaggio parlano alcune delle esperienze più interessanti che si possano incontrare in Europa: da Izquierda Unida in Spagna al Front de Gauche Apriamo un confronto sul nuovo soggetto politico, a partire dalle differenze.

Per approdare a un modello simile al Front de gauche o a Izquierda Unida, che tenga insieme forze di sinistra e movimenti francese, che si sta caratterizzando come la vera novità politica delle presidenziali d’oltralpe e che fa esplicito riferimento all’esperienza latinoamericana. In tutte queste esperienze – di cui segnalo l’internità all’esperienza della Sinistra Europea – convivono partiti, associazioni, movimenti, singole persone che trovano nella formula del “fronte” una appartenenza non soffocante. Uomini e donne, compagni e compagne che trovano uno spazio comune di cui sentono un grande bisogno, senza che questa appartenenza diventi totalizzante, esclusiva. In qualche modo occorre costruire una forma organizzata che abbia soglie d’ingresso “più basse” di quelle di un partito e possa quindi avere una efficacia maggiore nell’organizzazione di una partecipazione politica di massa.

Se questo è vero, è necessario rivolgere questa proposta politica al complesso dei soggetti che in questi anni si sono mossi a sinistra. Sul piano sociale penso ai lavoratori e alle lavoratrici che hanno animato in conflitto di classe in Italia. Penso al popolo dell’acqua pubblica e dei beni comuni.

Penso ai precari del movimento No Debito come al popolo NO TAV. Così come sul piano politico penso alle forze politiche che si oppongono al governo Monti, dall’IdV a Sel alla Federazione della Sinistra e a tutte le formazioni alla sua sinistra. Per costruire un nuovo soggetto politico che non sia l’ennesimo partito tra gli altri, occorre allargare la sfera dei soggetti sociali e politici a cui la proposta è rivolta. Non può lasciare fuori dalla porta la questione di classe e la Fiom, così come non può non coinvolgere le forze politiche che oggi fanno politica a sinistra. Se il punto fondante di un nuovo soggetto è la densità partecipata di un nuovo spazio pubblico, le modalità della sua costruzione non possono che essere coerenti con questo principio. Sottolineo il carattere radicalmente democratico che dovrebbe contraddistinguere una soggettività politica come quella che propongo. Le centinaia di migliaia di uomini e donne che potenzialmente potrebbero ritrovarsi in un soggetto unitario della sinistra antiliberista devono poter decidere sul serio, sulla base del principio “una testa un voto” e anche attraverso strumenti di democrazia diretta come il referendum sulle scelte fondamentali.

Da ultimo il problema del pluralismo nella costruzione del nuovo soggetto politico. Come ho sottolineato, condivido il punto centrale della proposta pur senza condividere il manifesto nel suo insieme. Voglio però sottolineare che le differenze che vedo – e anche quelle che intravedo – sono molto rilevanti ma non tali da indurmi a ritenere impossibile il progetto di un percorso comune nel suo carattere partecipato e quindi unitario. La scommessa che abbiamo di fronte oggi non è quella di mettere insieme chi la pensa nello stesso modo su tutto. Questo ha dato vita ad una miriade di organizzazioni ad al contemporaneo ridursi degli appartenenti alle stesse. La scommessa odierna è quella di costruire – sulla base di una prospettiva antiliberista uno spazio pubblico plurale in grado di portare al confronto e all’impegno politico quelle centinaia di migliaia di persone che oggi vogliono impegnarsi. Non vedo contraddizioni al fatto che a questo processo possano partecipare gli iscritti e le iscritte a Rifondazione Comunista, i sindaci e i movimenti No Tav della Val di Susa, i compagni e le compagne delle diverse sinistre sindacali o gli scout che hanno partecipato alla campagna per l’acqua pubblica. Occorre costruire un progetto unitario a cui ognuno ed ognuna possa partecipare a partire dalla propria esperienza e della propria organizzazione. Da comunista mi sono battuto contro la liquidazione di Rifondazione Comunista; lavoro per lo sviluppo del suo progetto politico, per la sua qualificazione e per la crescita della sua dimensione di partito sociale. Non vedo contraddizione tra questo impegno e la possibilità di portare il nostro punto di vista dentro una soggettività più larga. Il punto di fondo oggi consiste nell’accettazione della parzialità di ogni nostra esperienza politica e quindi la comprensione della necessità della coalizione, dell’aggregazione plurale, che definisca l’essenziale che ci unisce per lasciare fuori dalla porta quello che ci divide. Sottolineo questo aspetto perché sono troppo numerosi i tentativi falliti di costruire il soggetto politico “nuovo” per poi riprodurre il peggio dei vizi politici che vogliamo superare. Io penso che il difetto stia nel manico: solo una forma politica articolata e rispettosa delle differenze – di posizioni ma anche di modi e ambiti di fare politica – può oggi determinare un processo di aggregazione antiliberista. Ogni altro processo che si ponga in modo esclusivo e non inclusivo come il “vero” soggetto nuovo ed unitario, è destinato a ricostruire recinti che producono frustrazioni più che liberare soggettività.

A partire da queste considerazioni la proposta che avanzo è quella di aprire una discussione tra i promotori del manifesto, i soggetti politici esistenti e tutti i compagni e le compagne interessati ad una prospettiva unitaria. Ritengo infatti che la cosa più ridicola che può succedere a sinistra sia la proposizione di diversi progetti unitari tra loro in concorrenza.

Guardo con speranza alle esperienze del Front de Gauche o di Izquerda Unida e mi piacerebbe pensare che qualcosa di simile sia possibile farlo anche in Italia.
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