Napoli, inchiesta sulla Coppa America
sospetti sul catering e i charter per vip
di Leandro Del Gaudio A+ A- Stampa
NAPOLI - Sospetti sul catering e sul sistema di charter, ma anche sul tetto di stipendi e consulenze. Eccolo il libro nero dell’America’s cup, visto dalle conversazioni di manager e uomini d’affari, sull’asse Acn (azienda formata da enti pubblici e Camera di commercio ), Comune e Provincia per la seconda edizione dell’evento velico. Un mese dopo il blitz della Finanza, atti al Riesame, la Procura scopre le carte con il deposito di una informativa che racconta la pista battuta dall’aggiunto Francesco Greco e dai pm Graziella Arlomede e Marco Bottino.
Turbativa d’asta, l’accusa principale. C’è il sospetto di accordi sottobanco per gare e forniture: riflettori su Claudio De Magistris, fratello del sindaco tirato in ballo in una telefonata da Mario Hubler, direttore generale di Acn; e su Maurizio Maddaloni, per il quale pesano - a giudizio dei pm - gli interessi di due agenzie di viaggio intestate alla sorella nei charter per gli spettatori vip.
Chiaia salvatutti.
È il quattro marzo scorso, primo pomeriggio, sono passate poche ore dal crollo di palazzo Guevara, che ha paralizzato la Riviera di Chiaia, quando il capo di gabinetto Attilio Auricchio si confida con Mario Hubler. Attilio ha un piano - si legge agli atti - ed è il piano salva tutti. In che consiste? Nell’utilizzare il crollo come causa di forza maggiore per bloccare l’evento e spingere gli americani a restituire la caparra di tre milioni di euro (le «tre palletelle nostre», per dirla con Hubler), facendo leva sugli inevitabili sequestri di cantiere e edificio, ma anche sull’impossibilità di riaprire la strada.
È così che Auricchio dice a Hubler: il crollo del palazzo potrebbe essere l’occasione, «già mi hai capito a me», niente tappa, anche gli americani potrebbero essere d’accordo. Scrivono i finanzieri della Tributaria agli ordini del colonnello Nicola Altiero: «Una soluzione che non viene adottata, in conseguenza della consulenza dell’avvocato Antonio Nardone, che ne evidenzia la sua impraticabilità per mancanza di fondamento giuridico». Eppure, in quel pomeriggio di paura e tensione, le telefonate si susseguono in modo rapido, lì a pochi metri «dal fosso» che terrà in scacco decine di commercianti, con centinaia di persone a chiedere di «fare presto» e di ritornare alla normalità. Vicenda tutt’altro che a senso unico - è bene precisare - in cui Auricchio, Hubler e Nardone (difesi tra gli altri dai penalisti Riccardo Polidoro e Fabio Fulgeri) avranno modo di fornire la propria versione nel prosieguo delle indagini.
I fratelli Maddaloni. Un ruolo chiave quello di Maurizio Maddaloni, presidente della Camera di Commercio, socio di Acn, ma anche fratello di Loredana, rappresentante di due agenzie di viaggio che puntavano a gestire i biglietti per salire sui natanti e seguire l’evento via mare. Secondo la ricostruzione dei finanzieri, Maddaloni avrebbe investito due milioni di euro, ottenendo un cambio di rotta per la Acn: non più società di scopo (ad hoc per l’America’s cup), ma cabina di regìa dei grandi eventi a Napoli. Al telefono con un amico, Maddaloni si sfoga: «Non faccio ’o salvatore della patria, ’o soccorso tricolore, né la badante».
Eppure, gli inquirenti non hanno dubbi: «Loredana Maddaloni, sfruttando l’influenza del fratello, si adopera per il tramite di un socio a capo di un’altra agenzia di viaggio, per accaparrarsi il maggior numero di bandiere che valgono come permessi per trasferire gli spettatori nelle acque impegnate dalla gara». Tanto che poi al telefono, è Loredana Maddaloni ad ammonire che «è stato ottenuto l’ok, però quest’anno Maurizio è socio di Acn e quindi noi non possiamo comparire in niente». Difeso dal penalista Salvatore Pane, Maddaloni punta a dimostrare invece la correttezza della propria condotta nel corso dell’inchiesta.
De Magistris junior. È il catering per la serata inaugurale alla Mostra d’Oltremare a costare il coinvolgimento di Claudio, fratello del sindaco Luigi De Magistris. Mario Hubler al telefono con una tale Marilù (a sua volta referente di una ditta di eventi), parla di catering: «Lì c’è tutto un meccanismo... che riguarda anche Claudio... cose che a me... comincio a capire... fate quello che volete a me non me ne fotte proprio... io da questa storia degli eventi più lontano ci sto, meglio è». Difeso dal penalista Bruno Botti, Claudio De Magistris ha sempre sostenuto la mancanza di interessi personali in un evento per il quale era animato dall’esigenza che il servizio fosse all’altezza della situazione.
I baffi e i pontili. È uno dei punti controversi, di fronte ai pareri contrari posti dalla Soprintendenza nel 2013 alla realizzazione dei cosiddetti «baffi» di scogli nelle acque di via Caracciolo. Perché questa diversità di vedute da un anno all’altro? Stando alla ricostruzione dei militari, ce n’è addirittura per ipotizzare «elementi di criticità sulla correttezza delle autorizzazioni rilasciate nel 2012, quanto a basta a svolgere approfondimenti e verificare l’esistenza del reato di abuso d’ufficio».
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